19 April, 2024
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E’ stato inaugurato stamane il sistema interattivo di canto a tenore e ballo del Museo Multimediale di Bitti.

Sono stati gli alunni della quinta classe elementare dell’istituto comprensivo di Bitti Giuseppe Musio i primi a sperimentare, questa mattina, il nuovo sistema interattivo. Doppia inaugurazione per la rinnovata struttura: la mattina dedicata alla sperimentazione da parte degli studenti, e il pomeriggio il taglio del nastro con le autorità, il sindaco Giuseppe Ciccolini e gli ideatori e realizzatori dei nuovi contenuti multimediali. Il progetto è stato infatti promosso e gestito da tre partner vincitori del bando regionale Domos de sa Cultura, destinato ai progetti mirati alla valorizzazione degli elementi ed espressioni del patrimonio culturale immateriale della Sardegna, e finanziato attraverso il POR FESR 2014 – 2020 Azione: 3.3.2.

I tre soggetti sono: Mommotty srl (giovane casa di produzione cagliaritana attiva nel mondo dell’audiovisivo e del cinema), Istelai società cooperativa (opera nel settore dei servizi turistico culturali portando avanti attività volte al recupero delle tradizioni di Bitti ed è gestore del Museo), e Produzioni Sardegna di Nicole Nieddu (ditta specializzata nelle produzioni audiovisive e multimediali e nell’organizzazione e gestione di eventi di carattere culturale e folklorico). La direzione artistica è di Francesco Casu, mentre Marco Lutzu è responsabile scientifico del progetto, entrambi autori del precedente museo multimediale.

Il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini. «Oggi inauguriamo uno spazio più ricco di contributi e di nuove tecnoligie utili ad avvicinare cittadini e appassionati verso le antiche melodie della nostra terra». Così il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini, che ha aggiunto: «Sentiamo forte la responsabilità, insieme alle tante comunità della Sardegna accomunate da questa tradizione, nel valorizzare e tramandare il vecchio canto dei pastori. Questo non è il Museo di Bitti, ma di tutti gli appassionati di etnomusicologia del mondo».

Il direttore artistico Francesco Casu. «Il Museo multimediale diventa la casa di tutti i tenores della Sardegna, un luogo dove esperire immersivamente la musica, in una dimensione esperienziale dove il visitatore scopre l’ancestrale mondo del canto a tenore in maniera diretta. La didattica si innesta quindi dentro una esperienza, si alleggerisce dalla teoria e diventa più fruibile e immediata. La poesia, il ballo, l’esperienza del corpo e tutte le componenti si mettono in gioco, infatti, attraverso le installazioni interattive che fanno in modo che si crei una attiva partecipazione, rendendo il museo un luogo vivo e sempre nuovo».

Il responsabile scientifico ed etnomusicologo Marco Lutzu. «E’ stato di fondamentale importanza per questo progetto il lavoro di squadra: insieme alle altre figure professionali coinvolte abbiamo cercato di sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie per proporre ai visitatori una divulgazione scientifica accattivante nelle modalità di presentazione, rigorosa, nei contenuti. I visitatori del Museo potranno fare un viaggio alla scoperta della storia e delle peculiarità musicali del canto a tenore, del suo rapporto con la poesia e con la danza, dell’importanza sociale che questo affascinante genere di canto riveste a Bitti e in tutte le comunità dell’isola in cui viene ancora oggi praticato».

Come funziona il rinnovato Museo di Bitti. I Tenores oggi diventano ancora più interattivi grazie all’evolversi delle tecnologie e il visitatore può esperire il canto corale a quattro voci maschili entrando nel cerchio del canto. All’interno del Museo si trovano quattro grandi schermi verticali, montati su una struttura di design, che richiama la postura dei quattro cantori, che trasmettono attraverso una interfaccia touch selezionabile una antologia di repertori e di diversi gruppi rappresentativi di tutta l’area geografica dove questa particolarissima forma canora ha tradizione. Una volta selezionato il canto attraverso un touch-pad compaiono sui quattro schermi – disposti intorno al visitatore – i quattro cantori che intonano il canto con un effetto audio-visivo avvolgente. Non solo: vi è la possibilità di selezionare come una sorta di direttore d’orchestra le singole parti di ciascuna voce.

Sa oche, su bassu, sa contra e sa mesa oche vivono sia separatamente sia “in ensemble” in tempo reale, attraverso gli schermi touch-screen, dove si può attivare o fermare la traccia audiovisiva sempre sincronizzata. Così si scompone e si ricompone la tessitura delle voci esplorandone le peculiarità delle modalità esecutive.

Il legame tra il canto a tenore e la comunità: cantos e ballos, la festa. Esiste un legame profondissimo e indissolubile tra il canto a tenore e la comunità, le sue feste, la dimensione del ballo. Infatti, nella tradizione bittese, durante le feste solenni come su Meraculu o sa Annossata i tenores animavano con le loro voci ritmate i passi del ballo: su ballu lestru, su dillu, su passu torrau, che rivivono in una delle sezioni dedicate del museo, attraverso una installazione dotata di un sistema appositamente progettato di ballo interattivo. Una pedana dà la possibilità di delimitare un’area per il ballo, e si invita il visitatore a entrare nei passi. I tenores di Bitti cominciano a cantare scandendo ritmicamente la danza che compare visivamente: una coppia di ballerini interpreta i passi tipici del ballo tradizionale. Il visitatore, grazie a una apposita interfaccia, è invitato a imitare i passi all’interno della struttura fonico-ritmica dell’esecuzione. Ma non finisce qui, infatti, il sistema digitale interattivo rileva i passi e le posture del ballerino-visitatore, e attribuisce uno “score”, un punteggio, che compare in tempo reale creando una dinamica di messa alla prova condivisa.

I luoghi del canto e il Sistema Oculus. Il canto a tenore non nasce sui palchi, ma nel gusto di stare insieme, è un linguaggio intimo di partecipazione. Il Museo multimediale da oggi la possibilità di essere come “teletrasportati” nei contesti originari del canto attraverso il sistema immersivo oculus. Il visitatore potrà indossare il visore oculus e selezionare differenti occasioni di canto. Il bar con gli amici dove abitualmente si canta tra un bicchiere e l’altro di buon vino da degustare, “lo spuntino” che generalmente trova spazio nella casa in campagna o nell’azienda agricola di uno degli stessi tenores o dei loro amici, dove tra una prelibatezza e l’altra si canta. Sono stati registrati anche i Tenores nelle strade del paese, in sas cantonadas de sa bidda, dove non è raro trovare i tenores che cantano le serenate alle innamorate o il canto festoso durante la notte.

App georeferenziata. Una app dedicata al canto a Tenore dove il racconto dei canto si snoda tra le viuzze del paese. Un viaggio diacronico e sincronico dove il visitatore esce dal museo e respira il canto e i luoghi più belli del paese. Ma anche i personaggi del passato bittese rivivono in questa app con Bachisio Bandinu che ci racconta il grande antropologo Michelangelo Pira di fronte alla sua casa natale.

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I tenores diventano sempre più interattivi grazie al progetto per il rinnovamento del Museo Multimediale del canto a tenore di Bitti, che sarà presentato durante una conferenza stampa dedicata, venerdì 10 gennaio 2020, alle ore 10.30, nella sala del secondo piano dell’assessorato regionale della Pubblica Istruzione, Viale Trieste 186.
Alla conferenza stampa saranno presenti l’assessore regionale
Andrea Biancareddu, o un suo rappresentante istituzionale, il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini, il direttore artistico del progetto Francesco Casu, il responsabile scientifico Marco Lutzu, e i tre partners del progetto, realizzato grazie al bando regionale “Domos de sa Cultura”: Mommotty srl, Istelai Società Cooperativa e Produzioni Sardegna di Nicole Nieddu.

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Un patrimonio dell’Umanità, certificato dall’Unesco. Un patrimonio immateriale, ma non per questo meno importante o sentito dalle comunità. Si parlerà di questo l’11 gennaio a Seneghe a Sa domo de sa Poesia: ovvero del rapporto che intercorre tra la poesia scritta e orale in lingua sarda e la tradizionale polifonia della Sardegna, riconosciuta appunto nella lista dei patrimoni immateriali dell’umanità dell’Unesco.

Il seminario, organizzato dall’associazione culturale Perda Sonadora, nasce come attività congiunta tra le Domos de sa Cultura di Seneghe e di Bitti, entrambe nate grazie al sostegno della Regione Autonoma della Sardegna (bando Domos de sa cultura, sostegno finanziario alle imprese operanti nel settore culturale e creativo per progetti mirati alla valorizzazione degli elementi ed espressioni del patrimonio culturale immateriale della Sardegna POR FESR 2014-2020 Azione: 3.3.2.).

A Seneghe ha sede la Domo de sa poesia, nata per la la tutela e promozione della poesia sarda in tutte le sue espressioni. La domo di Bitti ospita invece il rinnovato Museo Multimediale sul canto a tenore (che sarà presentata durante una conferenza stampa – da convocare – a Cagliari il 10 gennaio 2020).

Programma del seminario

Relatori:

Mario Cubeddu: Il ruolo del poeta nella società seneghese

Sebastiano Pilosu: Sa boghe de sa poesia

Marco Lutzu: I codici incrociati: testo e musica nel canto a tenore

Antonio Maria Cubadda: L’evoluzione della poesia nel canto seneghese

Interventi Musicali:

Su cuntrattu de Antoni Maria Cubadda di Seneghe

Durante l’evento verrà presentato anche il nuovo allestimento del Museo Multimediale del Canto a Tenore di Bitti, rinnovato nei contenuti e arricchito da nuove tecnologie di ultima generazione.

Saranno presenti il direttore artistico Francesco Casu e i partner del progetto Nicola Contini (Mommotty Srl), Francesco Coloru (Istelai soc.coop.), Nicole Nieddu (Produzioni Sardegna).

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I tenores diventano sempre più interattivi grazie al progetto per il rinnovamento del Museo Multimediale del canto a tenore di Bitti, che sarà presentato durante una conferenza stampa dedicata, venerdì 10 gennaio 2020 alle ore 10.30, nella sala del secondo piano dell’assessorato regionale della Pubblica Istruzione, Viale Trieste 186.
Alla conferenza stampa saranno presenti l’assessore regionale
Andrea Biancareddu, o un suo rappresentante istituzionale, il sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini, il direttore artistico del progetto Francesco Casu, il responsabile scientifico Marco Lutzu, e i tre partners del progetto, realizzato grazie al bando regionale “Domos de sa Cultura”: Mommotty srl, Istelai Società Cooperativa e Produzioni Sardegna di Nicole Nieddu.

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Dopo l’esito positivo dell’anteprima di “Ballus”, 19° Incontro internazionale del Folklore, tenutosi giovedì 18 luglio, allo Spazio DomOSC (in via Newton, 12 – piano superiore edificio Room Club), giovedì 25 luglio, dalle 20,30 si svolgerà la seconda serata dedicata alle feste popolari. In cartellone, l’anteprima del Matrimonio Mauritano – Sa Coia Maurreddina, giunto alla sua 51ª edizione e presentato oggi, presso DomOSC, a Cagliari, dalla presidente della Proloco Ilaria Forresu e l’assessore della Pubblica Istruzione, Politiche Sociali, Beni Culturali, Cultura Simona Garau.

La serata comprende prevede suoni, canti e balli popolari locali di alcuni gruppi folk sulcitani e la degustazione del piatto tipico “Pecora a cassola” stufato di pecora tagliata a piccoli pezzi, cucinata a fuoco lento, con pomodori secchi, cipolle, carote, sedano, foglie di alloro e pelati.

Durante l’evento saranno proiettati alcuni video con i Visuals di Marco Quondamatteo.

A presenziare e presentare la serata: Ottavio Nieddu, Nicole Nieddu, Roberto De Martis, Ilaria Nina Zedda, Marco Lutzu, Aquilone Di Viviana, Video Gum, Produzioni Sardegna, Cristian Urru. Inoltre, parteciperanno gli sposi della scorsa edizione, oltre ad una coppia che vestirà gli abiti della cerimonia nuziale.

Il costo della serata con degustazione è di 10 euro.

L’evento storico sulcitano che si svolgerà successivamente a Santadi dal 1° al 4 agosto 2019 con un fittissimo programma che comprenderà musica, mostre, letture, concerti e degustazioni in attesa del rito di domenica 4 agosto, in cui gli sposi coroneranno il loro sogno d’amore in una rievocazione degli usi e costumi tradizionali, una cornice unica sapientemente animata e organizzata dall’operosità della Pro Loco di Santadi.

«Ci occupiamo dello svolgimento dell’evento in tutti i suoi aspetti. Come ogni anno, abbiamo invitato numerosi gruppi folk; abbiamo scelto i cavalieri; preparato il corteo nuziale con le traccas e, infine, organizzato mostre e spettacoli – racconta entusiasta e frizzante, la giovane presidente della Pro Loco Ilaria Forresu -. Gli sposi sono di due ragazzi di Carbonia ormai in Friuli da molto tempo, Stefania e Flavio (32 e 36 anni), ma hanno deciso di tornare nella loro terra e sposarsi secondo quest’antico rito. Noi daremo loro gli abiti nuziali, confezionati su misura dai nostri sarti con stoffe e tessuti scelti insieme.»

La manifestazione, così come la conosciamo oggi, de “Sa Coia Maurreddina” nasce nel 1968 grazie all’iniziativa di un gruppo di cittadini di Santadi i quali erano intenzionati a riproporre il matrimonio di un tempo ormai perduto, rievocando usanze e tradizioni quasi del tutto scomparse, ma ancora sentite dalla comunità sulcitana.

«Le prime edizioni sono state celebrate in giugno. Col passare degli anni, sia per una questione turistica, sia per consentire ai lavoratori di andare in ferie e tornare finalmente in paese, la festa è stata spostata ad agosto», aggiunge Ilaria Forresu.

«Inizieremo con la vestizione degli sposi a “Sa Domu Antiga” una casa meravigliosa di inizi ‘900 dove prepareremo gli sposi.

Verranno poi prelevati dalle traccas che saranno a disposizione per lo sposo, la sposa, i testimoni e autorità (i sindaci dei paesi degli sposi). Tutte le traccas saranno adornate dai cittadini di Santadi e sono un simbolo della vita contadina.

Inizialmente, la messa veniva celebrata su un palco installato appositamente per l’occasione, mentre oggi ci si è spostati di fronte al sagrato della chiesa di San Nicolò di Bari dove viene officiato il rito tradizionale della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, benché questo matrimonio abbia origini pagane. Dalla casa sino alla chiesa, gli sposi saranno scortati dagli invitati, dai cavalieri e dai suonatori di launeddas

Una festa che coinvolge i cittadini, i turisti (sia esteri sia dello stesso circondario) oltre ai parenti e agli amici della coppia.

Dopo il Rito dell’Acqua e de Sa Gratzia, eseguito dalle madri degli sposi, le quali preparano anche il piatto con grano, fiori e monete che verrà spaccato come gesto benaugurante. Dopo il ricevimento si tornerà al centro del paese per proseguire la festa con balli e canti, mentre ai presenti verranno distribuiti dolci tipici e le torte nuziali.

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Domani, martedì 23 luglio, alle ore 11.00, presso lo spazio omonimo in via Newton 12 (piano superiore edificio Room Club), a Cagliari, verrà presentata una nuova anteprima promossa DOMOSC (Domo de sa Cultura di Cagliari).

Il progetto Domo de sa Cultura nasce con il proposito di diffondere e divulgare il patrimonio materiale ed immateriale della Sardegna, portando – all’interno della Domosc – le anteprime di alcuni eventi di grande rilevanza del territorio del Sud Sardegna, importanti riferimenti per la comunità da un punto di vista storico e culturale.

Dopo l’esito positivo del primo evento dedicato a Ballus – 19° incontro internazionale del folklore, lo spazio ospiterà l’anteprima di un’altra festa popolare, quella dedicata al “Matrimonio Mauritano di Santadi” arrivata alla sua 51ª edizione.

Durante la mattinata, verrà presentato il programma della manifestazione, le attività collaterali e sarà introdotta una panoramica sull’evento, la sua storia ed il territorio.

Saranno presenti alla conferenza i promotori del progetto Ilaria Nina Zedda, direttrice artistica e organizzativa, regista teatrale e nel direttivo de “L’Aquilone di Viviana” – capofila del progetto – Nicole Nieddu di “Produzioni Sardegna” e coordinatrice artistica; i conduttori delle serate Ottavio Nieddu, Giuliano Marongiu e Roberto Tangianu; il Sindaco di Santadi Elio Sundas e la presidente della Pro Loco di Santadi Ilaria Forresu.