18 April, 2024
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Il Nurarcheofestival approda sabato 7 settembre a Portoscuso, alle 22.00, nell’Antica Tonnara di Su Pranu, con Eneide, da Virgilio, di e con Gianluigi Tosto, attore allievo di Orazio Costa, con all’attivo molte esperienze e collaborazioni importanti (ha studiato anche danza moderna), che da diversi anni ha orientato il suo lavoro verso la narrazione e la recitazione poetica, ponendo molta attenzione alla musicalità del verso e della parola e alla loro relazione con la musica arcaica strumentale. In questo contesto rientrano gli spettacoli sui poemi omerici, Iliade e Odissea (già rappresentati con successo al NAF), e sul poema virgiliano (la traduzione utilizzata è quella di Enzo Cetrangolo), che costituiscono la trilogia “Il Canto e la Memoria”.

Ginaluigi Tosto nelle sue note – anche se il tentativo di replicare in versione latina alcuni modelli narrativi di Omero è del tutto evidente. Ma gli episodi migliori del poeta di Mantova sono proprio quelli meno raffrontabili con il modello greco, quelli che scaturiscono in maniera del tutto originale dalla sensibilità sua e dell’epoca più moderna che egli incarna… I personaggi favoriti di Virgilio sembrano essere decisamente i perdenti, quelli destinati a un tragico epilogo. Ecco allora emergere in maniera potente la figura della regina Didone, o quella del principe rutulo Turno, entrambi vittime di un Fato che li condanna fin dall’inizio della storia. Oppure assistiamo al commovente episodio di Eurialo e Niso, condannati dalla loro giovane esuberanza e da una amicizia che non si ferma neppure davanti alla morte. Nonostante l’evidente intento celebrativo dell’opera, lo stesso Enea ci colpisce non tanto nelle scene in cui viene celebrata la sua eroicità, quanto in quelle in cui viene mostrata la sua fragilità umana, come nella sua narrazione della caduta di Troia, o nell’imbarazzo della sua fuga da Didone… Alla delicatezza dei suoni dei cimbali, delle piccole campane e di alcune leggere percussioni, adatti alla dimensione interiore e notturna della prima parte dello spettacolo, si contrappone il suono metallico, netto e spietato di due grandi gong nella parte centrale, che evocano e sostengono la presenza degli dèi. Per lasciare poi il posto ai suoni di guerra del grande tamburo sciamanico tibetano, che si alternano ai fruscii della notte e delle profondità dell’animo (sonagli e corde) negli episodi di Eurialo e Niso e della morte di Turno.»

Dal Sulcis all’Oristanese: La vedova scalza, da Salvatore Niffoi, è lo spettacolo che sbarcherà, sempre domani, 7 settembre, a Villa Verde, alle 19.00, nel villaggio nuragico di Brunku ‘e S’omu. Con Carla Orrù protagonista e la regia di Virginia Siriu (produzione Theandric), la messa in scena, tratta dall’omonimo romanzo di Salvatore Niffoi, vincitore del Premio Campiello 2006, accompagna gli spettatori lungo un percorso catartico che dalla cieca violenza sfocia nel suo rifiuto. La vendetta, la sopraffazione, l’onore da lavare col sangue sono gli ingombranti concetti che vengono messi in dubbio.

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L’undicesima edizione di “Nurarcheofestival“, la rassegna organizzata dal Crogiuolo, sotto la direzione artistica di Rita Atzeri, approda domani, giovedì 29 agosto, in Marmilla: a Villanovaforru, alle 19.00, ad accendere la sera al Nuraghe Genna Maria sarà lo spettacolo “Le mille e una Notte”. Di e con Paolo Panaro (produzione Compagnia Diaghilev), bravo attore pugliese, allievo di Orazio Costa, con diverse importanti esperienze alle spalle (con Luca Ronconi, per esempio), “Le Mille e una Notte”, di autore anonimo, come è noto, narra le vicende del re di Persia e di Shahrazad. Il re, avendo scoperto che la moglie gli è infedele, la uccide e prende la tragica decisione di dividere il suo letto ogni notte con una donna diversa per poi ucciderla all’alba. L’orribile catena si spezzerà solo quando Shahrazad, per evitare quello stesso destino, userà lo stratagemma di raccontare al re una favola ogni notte. Shahrazad racconterà di un sarto che invita a cena un gobbo che muore però all’improvviso mentre sono a tavola. Il sarto per salvare la sua vita dall’accusa di omicidio racconta al re della Cina la storia di un giovane claudicante. Il giovane, a sua volta, racconta di come un invadente e molesto barbiere gli abbia rovinato la vita. Il barbiere, per discolparsi dalle accuse del giovane, racconta del tranello ordito da un perfido gruppo di donne ai danni di un suo fratello. Le storie vengono fuori le une dalle altre ma alla fine Shahrazad romperà il sigillo delle incastonature ed il Libro delle Notti si chiuderà alle prime luci dell’alba.

Le narrazioni sceniche di Paolo Panaro – che nelle scorse edizioni ha già portato al NAF con successo “Il racconto di Enea”, adattato dall’Eneide di Virgilio, e il “Viaggio di Ulisse”, da Omero, Ovidio, Plutarco – attingono al patrimonio dei capolavori della letteratura mondiale: un repertorio fatto di poemi, racconti, romanzi che hanno superato il vaglio dei secoli, giunti a noi con la potenza poetica ed espressiva che solo un classico può esprimere. Un lavoro concentrato sulla forza della parola che diventa suono, sulla poesia che prende corpo in scena, sulla capacità fascinatoria che essa ha sul pubblico, sul suo essere punto di arrivo e culmine della plurimillenaria storia del teatro e delle letterature occidentali. Le narrazioni di Panaro, da solo sotto i riflettori, senza l’ausilio di alcuna scenografia, vestito di un semplice abito neutro, sono il risultato di questo lungo viaggio nel mondo della letteratura di ieri e di oggi: dal racconto della guerra di Troia alla follia di Orlando, dalle “Mille e una Notte”, appunto, alle novelle del Boccaccio, dai più appassionanti romanzi russi dell’Ottocento fino all’immensa prosa della Recherche di Proust.

Alle 18.00 è prevista la visita guidata del nuraghe a cura della Coop. Turismo in Marmilla.

Ancora domani, 29 agosto, a Silius nella Casa Lecis, alle 22.00, “Ventuno”, di e con Monica Porcedda (produzione La Cernita). L’attrice e regista, autrice di opere prodotte grazie alla raccolta di interviste e testimonianze sul filone della memoria e dell’immigrazione, propone un racconto ispirato al numero “ventuno”. Al quale, secondo le credenze popolari, sono collegate le azioni coraggiose, il mantenere le promesse e la parola data. E per uno strano segno del destino sono legate la vita di Lussorio, santo “arriscadu e balente” (intrepido e valoroso) a cui tutti gli abitanti di Oliena sono devoti, e quella di Giuseppe, che lascia il paese per inseguire un sogno proprio una sera del 21 di agosto, mentre tra gare di poesia, balli, canti, musiche e preghiere tutti festeggiano il santo.

DIAGHILEV_Paolo Panaro_Orlando furioso 28.2.12
foto ©Vito Mastrolonardo-Bari

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foto ©Vito Mastrolonardo-Bari

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foto ©Vito Mastrolonardo-Bari

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Ancora un’importante ospitalità nazionale ad arricchire il cartellone del NurArcheoFestival, la rassegna che sposa teatro e archeologia, organizzata dal Crogiuolo e diretta da Rita Atzeri. Gianluigi Tosto, dopo il successo dello scorso anno, riporta in scena al NAF, sabato 1 settembre, alle 20.00, la “sua” Iliade nell’area archeologica di S’Ortali e su Monte a Tortolì. L’attore allievo di Orazio Costa, con all’attivo molte esperienze e collaborazioni importanti (ha studiato anche danza moderna), da alcuni anni ha orientato il suo lavoro verso la narrazione e la recitazione poetica, ponendo molta attenzione alla musicalità del verso e della parola e alla loro relazione con la musica arcaica strumentale. In questo contesto rientrano gli spettacoli sui poemi omerici, Iliade e Odissea, e sul poema virgiliano, Eneide, che costituiscono la trilogia “Il Canto e la Memoria”. Nell’Iliade di Omero (la traduzione utilizzata è soprattutto quella di Vincenzo Monti, forse la più evocativa secondo Tosto), i sentimenti non conoscono mezze misure e da tale integrità scaturisce la struttura netta, decisa, a tinte forti, della narrazione. L’ira di Achille, la superbia e l’arroganza di Agamennone, la celebrazione della potenza dell’esercito greco, la cruenza delle battaglie, lo slancio giovanile di Patroclo, l’eroismo di Ettore, il dolore di Priamo: tutto assume dimensioni epiche e un sapore ancestrale, quasi primitivo, ogni situazione esprime un sentimento nella sua totalità.

La voce dell’attore incarna i personaggi omerici ed esprime emotivamente i ritmi della narrazione. Il suono di guerra del djembé accompagna la lite fra Achille e Agamennone; mazze di ferro ritmano le cruente battaglie fra i due eserciti; il gong annuncia l’intervento sempre decisivo degli dei; i campanellini indiani fanno emergere dal mare Teti, la madre di Achille, e la innalzano in cielo al cospetto di Giove; la ciotola tibetana evoca il sogno di Agamennone o celebra le esequie funebri di Ettore.

Alle 18.30 è in programma la visita guidata al sito a cura della coop. Irei.

Iliade verrà riproposto domenica 2 settembre, alle 21.30, al Nuraghe Seruci di Gonnesa. Un unico biglietto di 10 euro comprenderà la visita guidata al nuraghe, prevista per le 19.30, e lo spettacolo. Dopo la visita del sito al tramonto sarà offerta una degustazione di prodotti tipici locali (info e prenotazioni: Ufficio del Turismo di Gonnesa – 392 7503172).  

Sempre domenica 2, alle 20.00, ancora in scena Deinas, testo di Clara Murtas e regia di Rita Atzeri, che verrà rappresentato a Ilbono, nell’area archeologica di Scerì (alle 18.30 la visita guidata a cura della coop. Irei).

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Il NurArcheoFestival torna nel Sulcis, dove domani, sabato 9 settembre, a Portoscuso, nell’antica Tonnara di Su Pranu, Gianluigi Tosto porta in scena, alle 21.30, la “sua” Iliade, altra produzione nazionale in prima assoluta regionale. Tosto (già presente con successo al NurArcheoFestival lo scorso anno con l’Odissea), attore allievo di Orazio Costa, con all’attivo molte esperienze e collaborazioni importanti (ha studiato anche danza moderna), da alcuni anni ha orientato il suo lavoro verso la narrazione e la recitazione poetica, ponendo molta attenzione alla musicalità del verso e della parola e alla loro relazione con la musica arcaica strumentale. In questo contesto rientrano gli spettacoli sui poemi omerici, Iliade e Odissea, e sul poema virgiliano, Eneide, che costituiscono la trilogia “Il Canto e la Memoria”.

Nell’Iliade di Omero (la traduzione utilizzata è soprattutto quella di Vincenzo Monti, forse la più evocativa secondo Tosto), i sentimenti non conoscono mezze misure e da tale integrità scaturisce la struttura netta, decisa, a tinte forti, della narrazione. L’ira di Achille, la superbia e l’arroganza di Agamennone, la celebrazione della potenza dell’esercito greco, la cruenza delle battaglie, lo slancio giovanile di Patroclo, l’eroismo di Ettore, il dolore di Priamo: tutto assume dimensioni epiche e un sapore ancestrale, quasi primitivo, ogni situazione esprime un sentimento nella sua totalità.

La voce dell’attore incarna i personaggi omerici ed esprime emotivamente i ritmi della narrazione. Il suono di guerra del djembé accompagna la lite fra Achille e Agamennone; mazze di ferro ritmano le cruente battaglie fra i due eserciti; il gong annuncia l’intervento sempre decisivo degli dèi; i campanellini indiani fanno emergere dal mare Teti, la madre di Achille, e la innalzano in cielo al cospetto di Giove; la ciotola tibetana evoca il sogno di Agamennone o celebra le esequie funebri di Ettore.

Sempre domani, 9 settembre, ma a Tortolì, nell’area archeologica S’ortali e su Monte, viene proposto il nuovo allestimento de “L’uomo che sognava gli struzzi”, di Bepi Vigna, sceneggiatore, regista e direttore del Centro Internazionale del Fumetto, con la regia di Rita Atzeri. Una coproduzione fra Il Crogiuolo e Nues, il festival internazionale dei fumetti e dei cartoni nel Mediterraneo, che vede in scena Antonio Luciano, i pupazzi di Alessandra Fadda, con le musiche di Marco Argiolas al sax e al clarinetto.

Prima, alle 20.30, viene presentato l’omonimo libro di Vigna, novità editoriale targata Centro Internazionale del Fumetto di Cagliari, illustrato da Giovannella Monaco, in arte GioMo. Dopo l’incontro con gli autori andrà in scena lo spettacolo tratto dal racconto.

Si narra una storia di cento anni fa, quando nel 1910, in piena Belle Époque, in uno sperduto paesino sardo, il maestro elementare Peppino Meloni ha un’idea curiosa: allevare degli struzzi per venderne le piume, molto usate nella moda del tempo per ornare i cappelli e confezionare i boa esibiti dalle dive del teatro. Peppino riesce a realizzare il sogno e per qualche anno gli affari vanno bene, ma poi scoppia la guerra e tutto sembra finire. Meloni è però un sognatore caparbio e così trasforma il suo allevamento in uno “struzzodromo”, dove abili fantini in groppa agli struzzi si affrontano in spericolate ed emozionanti gare. Inizia così un’avventura che porterà Peppino, suo figlio Franceschino, il fantino Periccu, e gli struzzi, a esibirsi nelle principali città europee: Vienna, Parigi, Bruxelles. La forma scelta è quella di uno spettacolo teatrale che, pur con qualche licenza, racconta avvenimenti realmente accaduti e parla di personaggi veri di cui a distanza di tanti anni si è sbiadito il ricordo.
Alle 19 è in programma la  visita guidata al sito di S’Ortali e su Monte a cura della Cooperativa Irei.

Domenica 10 settembre, a Villa Verde, nel complesso nuragico di Brunk’e s’Omu (loc. Mitza Margiani) viene riproposto alle 19.00 Deinas, testo di Clara Murtas e regia di Rita Atzeri.