25 April, 2024
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Venerdì mattina, presso la Sede del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cagliari, alla presenza del soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, dottoressa Maura Picciau, il maggiore Paolo Montorsi ha presentato il resoconto dell’attività operativa del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cagliari, relativa all’anno 2018.

In particolare i risultati operativi sono stati qualificati dal recupero di circa 3.000 beni culturali, tra cui reperti archeologici, beni archivistico/librari, oggetti ecclesiastici e opere d’arte contraffatte. Sono questi i settori in cui si è maggiormente indirizzato l’impegno del Nucleo che parallelamente ha provveduto all’individuazione degli autori dei reati perseguiti, attività che ha permesso di denunciare all’Autorità Giudiziaria complessivamente 52 persone.

Tra le operazioni di rilievo già concluse, si segnalano:

– il recupero e sequestro di 596 reperti archeologici nell’ambito delle attività di controllo, svolte in collaborazione con i funzionari archeologi dellaSoprintendenza di Cagliari, finalizzate alla regolarizzazione della posizione di privati, detentori di tali beni.

Tra i reperti, provenienti da due distinte collezioni private, spiccano per particolare interesse storico-scientifico alcuni bronzetti di epoca nuragica, gioielli e vasellame di vario tipo riconducibili alle culture nuragica, punica e romana.

 – il sequestro, eseguito presso un ignaro antiquario di Cagliari, di 39 beni ecclesiastici asportati nel mese di marzo 2018 dalla chiesa campestre di “Centro 2 Sassu” di Arborea. I manufatti sono stati restituiti alla comunità parrocchiale nel mese di settembre, mentre la persona che li aveva venduti all’antiquario è stata denunciata all’Autorità Giudiziaria per ricettazione. Tra gli oggetti recuperati spiccano per valore devozionale alcune statue in gesso, raffiguranti immagini sacre.

– il recupero e la restituzione all’Archivio Storico Diocesano di Cagliari di un documento d’archivio del 1592, contenente il Processo Canonico intitolato “Informacion recebida sobre la invencion y milagros de la santa imagen de la santissima virgen de buenayre”, unitamente alla traduzione in italiano di fine ‘800 – inizi ‘900, con cui l’Arcidiocesi di Cagliari riconobbe ufficialmente lastoria ed i miracoli attribuiti alla statua di Nostra Signora di Bonaria, attualmente custodita nell’omonima Basilica.

I due recuperi, frutto della oramai consolidata osmosi operativa tra il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cagliari e l’Arma territoriale locale, avvalorano l’importanza dell’opera di sensibilizzazione che le articolazioni del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale compiono quotidianamente con i responsabili degli Uffici Diocesani, anche attraverso la divulgazione, ai parroci, della pubblicazione “Linee Guida Per La Tutela Dei Beni Culturali Ecclesiastici”, realizzata dal Comando nel 2014 che, oltre a contenere consigli pratici per la difesa dei beni ecclesiastici da eventi predatori, diffonde e valorizza le iniziative di inventariazione e censimento delle Diocesi che, con grande impegno, stanno conducendo in ordine al proprio patrimonio culturale.

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Domani, 31 maggio, alle ore 9.30, a Cagliari, presso la sede del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, ubicata in via dei Salinieri 22-24 (fronte Stadio Amsicora), il maggiore Paolo Montorsi, alla presenza del soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, dottoressa Maura Picciau, presenterà alla stampa i dati relativi all’attività operativa regionale del 2018 nonché le fasi salienti di due distinte attività d’indagine che hanno consentito il recupero complessivo di 596 reperti archeologici sardi.

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Il prossimo 14 maggio, alle ore 10.30, a Cagliari, presso la sede dell’Arcidiocesi, ubicata in questa via Monsignor Cogoni n. 9, il maggiore Paolo Montorsi, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cagliari, alla presenza dell’arcivescovo di Cagliari, S.E.R. mons. Arrigo Miglio, presenterà alla stampa le fasi salienti di una attività d’indagine che ha consentito il recupero di un prezioso documento d’archivio del XVI secolo, trafugato negli anni ‘70 del XX secolo dall’Archivio Storico Diocesano.

Nora.

Nora.

Nora 6LOCANDINA

Venerdì 19 giugno, a Cagliari, dalle 16.30 alle 19.00, nella Sala Settecentesca della Biblioteca Universitaria via Università, si terrà il quarto appuntamento del progetto “Alla ricerca della storia perduta”, organizzato dalla Presidenza FAI Sardegna, dalla Delegazione e dal FAI Giovani di Cagliari. Il romanzo e la ricerca che tematizzano la storia sono uno strumento per una diffusa pedagogia sul paesaggio ma anche per una didattica della storia in cui quella locale e comunitaria sia parte del vissuto collettivo.

Una narrazione che veicoli vicende, personaggi, modalità con cui si è costruito il particolare habitat – frutto dell’osmosi tra natura e storia – che fa dell’isola una regione tra le più importanti dal punto di vista ambientale e culturale. Per gli scrittori e le scrittrici di Sardegna protagonisti dell’attuale scena letteraria l’isola troneggia per la vasta declinazione non solo di personaggi ma di luoghi, dal naturalistico all’archeologico, dall’urbano all’agropastorale: una didattica parallela a quella scolastica, ma più incisiva.

Dalla fine del Settecento la più efficace pedagogia sulla storia e sulla geografia è stato il romanzo. Non solo quello riferito alle piccole patrie, ma più latamente a quello che sarà il futuro paesaggio italiano, così come i viaggiatori europei lo rivelarono al mondo.

Il quarto appuntamento di Alla ricerca della storia perduta non parte da un romanzo – come le altre volte – ma da un’impressionante ricerca raccolta in un volume, Il Museo Coloniale di Roma (1904-1971), di Francesca Gandolfo (Gangemi Editore). Il protagonista è un museo speciale e con esso una storia che riguarda anche la Sardegna e un personaggio che con l’isola ha avuto un rapporto tutto da studiare. È una sezione avvincente del libro, anzi, romanzesca. Si tratta del Tesoro archeologico della Libia che Gennaro Pesce, archeologo napoletano soprintendente reggente in Libia e nel secondo dopoguerra docente dell’Università di Cagliari e soprintendente archeologo, portò a Roma nel 1942.

Nei primi anni sessanta il tesoro fu riconsegnato ai libici e custodito nella Banca Commerciale Nazionale di Bengasi fino al maggio del 2011 quando, durante gli scontri tra i lealisti di Gheddafi e gli insorti del Consiglio Nazionale Transitorio, fu trafugato. Al Cairo ricomparve qualche moneta d’oro. Poi il silenzio.

Nell’inquietante nuovo scenario mediterraneo i reperti archeologici sono diventati merce di scambio commerciale, ideologico e politico. Attualmente il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale, tra i più specializzati nel mondo, sta dando la caccia a quell’immane tesoro.

Nel corso della serata, organizzata dal FAI, si percorrerà un itinerario complesso quanto suggestivo, spesso ignorato nell’attività didattica, eppure fondamentale anche per la Sardegna, quale fu il secondo dopoguerra. Ne parleranno Gianluca Scroccu e Franco Masala. Nell’isola tale periodo fu straordinariamente ricco di personaggi che è necessario far conoscere alla comunità. Alcuni sono sardi illustri, altri si fecero tali e contribuirono alla ricostruzione e trasformazione della società sarda.

Tra questi Gennaro Pesce, di cui traccerà un ritratto Raimondo Zucca, che dopo gli scavi e gli studi sulla Cirenaica, di cui parlerà Attilio Mastino, approdò in Sardegna.

Arrivò in un luogo denso di esperienze nel settore archeologico. Vi avevano operato Antonio Taramelli, e successivamente Doro Levi, Massimo Pallottino, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Ercole Contu e Giovanni Lilliu, con cui Pesce nell’agosto del 1949 diede vita a Venezia all’insuperata mostra sui bronzetti nuragici che poi girò per tutta l’Europa. L’archeologia sarda si declinò al plurale e divenne anche fenicia, punica, romana. Gli scavi a Tharros e a Nora lo esplicitano.

La serata sarà arricchita dalla presenza di Rafaele Pesce, figlio dell’illustre archeologo, curatore del suo archivio, che sta contribuendo ad acclarare, tra le altre, le vicende del Tesoro Archeologico della Libia, di cui tratteranno anche Paolo Montorsi, il Comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Sassari, e Franca Gandolfo autrice del volume su cui è imperniata la serata.