25 April, 2024
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Consiglio regionale 90

Il presidente Ganau ha aperto la seduta e prima di procedere con il punto all’ordine del giorno Dl 382/A: “Variazione del bilancio per l’esercizio finanziario 2016 e del bilancio pluriennale 2016-2018”  ha letto un messaggio per la Giornata mondiale di lotta contro l’Aids. «Credo sia doveroso, in apertura dei lavori di quest’Aula, ricordarlo anche per l’alto valore simbolico che questa giornata continua ad avere, nonostante negli ultimi trent’anni i risultati positivi hanno trasformato quella che era una condanna a morte in una malattia cronica gestibile – almeno per chi segue il trattamento e ha la fortuna di accedere alle cure. Eppure oggi più di ieri è necessario non abbassare la guardia. È di soli pochi giorni fa la stima del Centro Europeo di Controllo delle Malattie e dell’Oms Europa, secondo la quale nel nostro Continente ci sono almeno 122mila persone sieropositive che non sanno di esserlo, circa uno su sette del totale degli infetti. Secondo il rapporto – ha proseguito Ganau – nel 2015 ci sono state 30mila nuove notifiche di casi, ma nonostante il numero sia in linea con le cifre stimate negli ultimi anni, ciò che deve preoccupare è il tempo stimato fra l’infezione e la diagnosi, circa quattro anni, un lasso di tempo troppo alto con metà dei pazienti che scopre di essere sieropositivo quando l’infezione è in fase avanzata.

L’Hiv continua ad essere una minaccia considerato che una persona su sette non sa di essere infetta. Queste persone non hanno accesso alle terapie salvavita e possono continuare a trasmettere il virus agli altri. Da un’indagine condotta dalla Lila, la Lega italiana lotta contro l’Aids, il 20 per cento degli studenti delle scuole cagliaritane, soprattutto tra i 16 e i 18 anni, dichiara di non avere rapporti protetti. È necessario dunque continuare o forse addirittura riprendere a fare prevenzione, perché ci siamo dimenticati dell’esistenza di un’infezione che si trasmette per via sessuale e che andrebbe invece riconosciuta precocemente. Credo – ha concluso il presidente – sia anche questo il compito delle Istituzioni che rappresentiamo, informare e ricordare che di AIDS  purtroppo si muore ancora troppo,  a distanza di 33 anni dall’individuazione del virus».

L’Aula è quindi passata all’esame del Dl 382/A con la discussione dell’emendamento soppressivo parziale n.7=114=218.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto favorevole per evitare la soppressione dell’organismo creato dalla Regione per la gestione dei fondi comunitari. Sulla stessa linea Marco Tedde secondo il quale è incomprensibile la cancellazione di un soggetto creato pochi mesi fa: «L’ Isola è sempre più povera, il 15% dei sardi vive sotto la soglia di sussistenza – ha detto Tedde – eppure si decide di cancellare un organismo che sarebbe servito a spendere meglio le risorse».

Per Alessandra Zedda (Forza Italia) la Giunta continua con la politica del gambero: «Registriamo che non avete fatto nulla in tema di fondi comunitari».

Giudizio condiviso da Paolo Truzzu (Fdi): «Nel 2016 avete riservato lodi sperticate all’istituzione di un soggetto capace di gestire al meglio le risorse comunitarie e di separare i fondi europei da quelli statali e regionali – ha detto il consigliere di minoranza – ora si torna indietro mentre altre regioni vanno invece avanti. Si continua a procedere a tentoni e non si sfruttano le occasioni».

Paradossale, secondo Angelo Carta (Psd’Az), il fatto che la minoranza cerchi di salvare un organismo creato dalla maggioranza nel 2016. «Alla base sembra esserci una questione di risparmio di risorse pubbliche – ha rimarcato Carta – non è così. Perché non lasciare questo organismo e verificare se riesce ad accelerare procedure farraginose come quelle legate alla programmazione territoriale che sconta forti ritardi?».

Il consigliere Christian Solinas, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che nessuna variazione può essere approvata dopo il 30 novembre secondo le disposizioni del decreto legislativo n. 118. «E’ legittimo procedere? – ha chiesto Solinas – è utile che gli Uffici si pronuncino».

A Solinas ha risposto il presidente Ganau: «Si può procedere – ha detto – perché il termine non è prescrittivo».

Posto in votazione l’emendamento n.7=114=218 è stato respinto con 22 voti contrari e 19 a favore. Disco rosso anche per l’emendamento soppressivo n 8=115=197=221 (28 votanti, 24 no e 3 sì). Sull’esito della votazione, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto la verifica del numero legale. Il presidente Ganau ha invitato i segretari a procedere alla verifica ricordando che il numero legale viene stabilito dal numero dei votanti più il richiedente.

Stabilita la presenza del numero legale, si è passati all’esame dell’emendamento soppressivo n. 9=116=224 con il quale si chiede di cancellare il comma 5 dell’articolo uno, disposizione che autorizza il ripiano del deficit del sistema sanitario con 120 milioni di euro per il 2016.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario: «Non capisco perché si debba intervenire ancora – ha detto Locci – la Sardegna continua a pagare i farmaci innovativi che lo Stato rimborsa a tutte le altre regioni. Il Patto della Salute vale solo per gli altri, noi non contiamo nulla».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) il comma in discussione rappresenta il cuore del provvedimento: «Il vostro programma elettorale diceva che il deficit della sanità sarebbe stato azzerato, così non è stato – ha detto Tedde – intanto la Commissione d’Inchiesta non riesce a funzionare perché le Asl non consegnano i documenti. Tutto questo è scandaloso. Nella sanità cresce il costo del personale del 53%, aumentano le consulenze, i Commissari fanno i ducetti, bandiscono concorsi dove si può fare mobilità e pongono in essere atti che meriterebbero ben altre attenzioni».

Per Paolo Truzzu (FdI), il comma 5 è la testimonianza del fallimento totale della Giunta: «Avremmo dovuto realizzare 60 milioni di risparmi e se ne spendono invece 120 milioni in più. E’ assurdo pagare i farmaci innovativi, i comuni intanto non hanno i vaccini e i genitori sono costretti a pagarli».

Giorgio Oppi (Udc) ha parlato di quadro desolante della sanità. «Il disavanzo è intorno ai 400 milioni di euro. Mi meraviglia che per i farmaci innovativi non sia stato chiesto il rimborso – ha detto Oppi – la spesa farmaceutica ospedaliera aumenta. La Sardegna è al primo posto nella classifica nazionale. Segnalo che se il Mater Olbia fosse entrato in funzione il deficit sarebbe stato ancora più consistente».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha segnalato la difficile situazione del Brotzu. «Le lamentele sono continue, ci sono medici facenti funzioni e infermieri con turni massacranti. La gente ci chiede cosa stiamo facendo – ha affermato Tocco – è il momento di rivalutare tutta la strategia sanitaria».

Per il capogruppo dell’Udc Gigi Rubiu lo stanziamento è una semplice anticipazione, il deficit sarà maggiore. Intanto si va avanti con concorsi, assunzioni e altre attività poco edificanti per la politica sarda. «La Asl 7 ha acquistato un’autoemoteca da 200mila euro senza i bagni per medici e pazienti. Si può continuare a fare queste cose? Dov’è finita la politica?».

Voto favorevole ha annunciato anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha criticato la gestione delle Asl sarde: «Risulta che da alcune Asl sono partiti carichi di materiali non utilizzati per essere smaltiti. In realtà sarebbero stati riciclati e rivenduti. Mi auguro che ci sia un’inchiesta della magistratura – ha tuonato Dedoni – non è vero che 90 dei 120milioni stanziati per coprire il disavanzo andranno all’elisoccorso, servono invece per coprire le porcherie che avete messo in campo. E’ ora di approfondire seriamente la questione».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha rilevato la difficoltà ad affrontare un argomento delicato come quello della sanità. «I commissari erano stati prorogati il 30 dicembre del 2015 per 3 mesi con l’obiettivo di procedere al risanamento del sistema. Alcuni sono andati fuori dalla tangente, non si riesce a contenere il deficit. La sanità sarda è uno schifo».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha definito “schizofrenico e poco rispettoso” il modo di legiferare adottato dalla maggioranza. «Occorre capire prima ciò che si vuole fare senza procedere a cambiamenti in corsa – ha detto Zedda – quando si fanno le leggi la fretta è sempre una cattiva consigliera».

Secondo Oscar Cherchi (Forza Italia) il disavanzo certifica il fallimento della Giunta. «Stamattina sono stato all’ospedale di Oristano – ha detto Cherchi – i direttori parlano sotto voce. Le critiche sono fortissime e riguardano il sistema di gestione della sanità che guarda solo al personale medico e paramedico e non ai pazienti».

Per Michele Cossa (Riformatori) si è sottostimato il fabbisogno. «Le spese della sanità sono difficilmente comprimibili. In questi anni di commissariamento la spesa non è diminuita e i servizi sono enormemente peggiorati. Gli ospedali sono pieni di amministrativi e carenti di infermieri, vengono conferiti incarichi e consulenze, si fanno concorsi di dubbia utilità. Tutti i giorni assistiamo a provvedimenti di sapore clientelare. La Giunta è connivente».

Mario Floris (Uds) ha lamentato l’assenza in Aula dell’assessore alla Sanità richiamando l’articolo 60 del Regolamento. «Gli assessori possono e devono partecipare alle sedute dell’Assemblea – ha detto Mario Floris – è ora di far rispettare il Regolamento».

Secondo Christian Solinas (Psd’Az) «sarebbe stato utile leggere la relazione tecnica sulla quantificazione degli oneri finanziari. Il problema è che aumenta la spesa sanitaria e diminuiscono le prestazioni. La percezione è quella di una sanità peggiore: i dati certificati da Agenas ci dicono che il risultato di gestione della sanità, arrivato nel 2012 a un attivo di 14 milioni di euro, è impazzito nel 2015 con 212 milioni di deficit. Se oggi chiudessimo il conto saremmo a quasi 400 milioni di disavanzo e i conti peggioreranno con l’istituzione dell’Azienda Unica».

Posto in votazione l’emendamento n.9=116=224 è stato bocciato con 27 voti contrari e 19 a favore.

Sull’emendamento 227 è intervenuto l’on. Angelo Carta (Psdaz), che ha detto: «Dobbiamo mettere i piedi per terra ed evitare pezze di fine anno sulla Sanità. Per questo esprimo il voto favorevole». 

Anche l’on. Paolo Truzzu  (Fli) si è espresso a favore dell’emendamento e ha detto: «E’ vero che la spesa sanitaria è sostanzialmente incomprimibile, come ha ricordato l’on. Cossa. Ma un po’ di compressione si può fare, evitando gli sprechi. In ogni caso ci vogliono scelte diverse e non atteggiamenti schizofrenici come quelli della Regione». 

Per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) «ci troveremo un disavanzo sanitario per il primo semestre 2016 di 184 milioni. I conti dell’assessorato alla Sanità sono solo operazioni ma non danno nessun risultato positivo. Noi teniamo sotto controllo i numeri, anche per una ragione: voi eravate i maghi della riduzione della spesa sanitaria. Si è visto quanto siete bravi».

L’on. Marco Tedde (Forza Italia) ha espressamente parlato di «sistema fuori controllo, in una sorta di piano inclinato sul quale la sanità sarda sta scivolando in un deficit strutturale e con commissari che non rispettano le direttive politiche dell’assessore».

Per l’on. Michele Cossa (Riformatori), presentatore dell’emendamento, «lo spirito della nostra iniziativa è chiaro: vogliamo capire perché come mai la spesa sanitaria vale la metà del bilancio regionale nonostante ciò mediamente la qualità del servizio sanitario continua a calare. Dobbiamo spostare verso i servizi le risorse finanziarie che attualmente vengono destinate, sbagliando, ad altri fini. C’è una Tac inutilizzata al Brtozu? Verificatelo, per piacere. Chi ha disposto quell’acquisto? Scopritelo e fatelo sapere non solo al Consiglio regionale».

Per il leader dell’Udc, on. Giorgio Oppi, «le frottole hanno vita breve. Ai primi del 2018 vedremo conseguenze di questo vostro atteggiamento con i licenziamenti nella sanità privata. E ancora: che senso ha fare i concorsi dei primari al Brotzu se è vero, come dite, che al Brotzu ci sono 64 primari in più? E che senso ha eliminare il Cup sempre del Brotzu, per una vendetta personale, quando quel servizio è fondamentale?».

Per l’on. Gianluigi Rubiu (Udc) «il voto all’emendamento è favorevole perché i tagliatori di teste e di servizi non fanno altro che creare nei territori una pessima gestione della Sanità. Ci viene da pensare che questi commissari, che non rispondono alla politica, rispondano ad altri. Questa è la vostra sanità, alla quale non basteranno mai i denari».

Per l’on. Roberto Deriu (Pd) «la comprimibilità della spesa è un tema interessante ma la giunta regionale non deve arrendersi in nessun modo al pensiero che la spesa sanitaria sia davvero incomprimibile, già oggi. Una politica di bilancio rigorosa deve prevedere la revisione della spesa attuale».

L’emendamento 227 è stato respinto.

A seguire, sull’emendamento 10 (Pittalis e più), soppressivo totale dell’articolo 1 comma 6, il sardista Angelo Carta ha preso la parola: «Quale ricerca e innovazione tecnologica si sta producendo con i 700 mila euro che state destinando all’Istituto zoo profilattico? Da qui il mio voto favorevole». Stessa opinione per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia): «Non bastano le azioni di riqualificazione della spesa, bisogna anche valutare il merito dell’amministrazione delle risorse». 

L’emendamento 10 è stato respinto.

Sull’emendamento 11, soppressivo del comma 7 dell’articolo 1 (primo firmatario l’on. Pittalis, Forza Italia), è intervenuto l’on. Truzzu (Fli), che ha detto: «Leggo che è il Consiglio regionale chiamato ad attivare il servizio di elisoccorso, nelle more della attivazione dell’Agenzia dell’emergenza urgenza?. Ma che senso ha? Così si combinano i pasticci e con tre basi si lascia comunque scoperta la Sardegna centrale. Chi state garantendo buttando questi soldi dalla finestra?».

Sulle stesse note l’on. Locci (FI), che si è augurato «che gli elicotteri volino in Sardegna, visto che il futuro sistema sanitario sarà basato sulle reti di cura. Non vorrei che tutto questo fosse uno spot per qualificare questa legge di variazione di bilancio».

Per il sardista Angelo Carta «il comma 7, che parla dell’elisoccorso, non ha una corrispondenza nella relazione della Giunta. Questo a dimostrazione che la fretta non è mai una buona consigliera». Contrario anche l’on. Marco Tedde (Forza Italia) secondo cui «è chiaro che la gestione della Sanità sarda è alla stregua di un piccolo staterello di Bananas. Qualcuno ha già deciso per il direttore generale dell’Areu. Questo treno della Sanità sta deragliando, colleghi: accendete i fari».

L’on. Giorgio Oppi (Udc) ha detto: «I tempi dell’elisoccorso sono molto lunghi di quelli preventivati, anche perché il personale deve essere formato per quel tipo di servizio. Occhio a seconda di come viene impostata la gara».

L’emendamento 11 è stato respinto.

L’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha chiesto il voto segreto sugli emendamenti 12, 119 e 230. Il Consiglio ha respinto gli emendamenti e poi a seguire ha respinto anche gli emendamenti 13, 14, 48, 49, 122.

Successivamente il Consiglio ha esaminato l’emendamento 122, che è stato respinto.

Sull’emendamento 191, riguardante i lavoratori dei beni culturali il sardista Angelo Carta ha parlato di un «argomento importante per decine di giovani impegnati nella gestione di beni archeologici che negli anni hanno acquisito significative professionalità, tuttavia è necessario sostenere i Comuni che bandiscono gare senza nessuna copertura per effetto delle continue proroghe dal 2004; il Consiglio e la Giunta devono farsi carico di questo problema».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha anch’egli sollecitato «una soluzione definitiva per i lavoratori (circa 850) del sistema archeologico e dei beni culturali in modo da inserirli stabilmente in questo circuito e superare la logica delle proroghe annuali; è un tema da riprendere utilizzando una delibera della commissione Cultura votata all’unanimità nella XII legislatura»

Il relatore della legge Franco Sabatini (Pd) ha condiviso la preoccupazione dei consiglieri, affermando che «il problema va affrontato ho proposta di legge quasi pronta per trovare una soluzione definitiva ed auspico che ne arrivino altre, l’importante è superare un lungo periodo di incertezza».

Il consigliere Paolo Zedda dei Rossomori ha definito «giuste e fondate le osservazioni dei consiglieri intervenuti in precedenza, perché la questione dei beni culturali è per la Sardegna un tema centrale, dall’organizzazione del settore che è molto frammentato all’inquadramento dei lavoratori». «Anche il nostro gruppo – ha concluso – presenterà a breve una proposta di legge».

Messo ai voti l’emendamento è stato respinto dall’Aula, insieme ad altri presentati dall’opposizione. Approvato invece l’emendamento soppressivo parziale n. 104 (Paolo Zedda e più) con parere favorevole della Giunta che limita al 2017 lo stanziamento di 1.6 milioni per il sistema scolastico, a fronte della previsione originaria che estendeva l’intervento anche alle annualità 2018 e 2019.

Subito dopo il Consiglio ha esaminato un’altra serie di emendamenti presentati dalla minoranza, che sono stati respinti.

Sugli emendamenti n. 41, 160 e 298 riguardanti i debiti fuori bilancio il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha affermato che «in parte sono dovuti all’applicazione del Dlgs n.118 che obbliga tutto il sistema Regione a farli emergere ma in molti casi si tratta di scelte dei dirigenti che cercao di schivare le loro responsabilità, inoltre mancano molte relazioni per cui siamo contrari ad un intervento».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha parlato di un problema «molto particolare», annunciando che il suo gruppo non parteciperà al voto «non solo per motivi politici ma anche tecnico-amministrativi».

Anche Christian Solinas, sardista, ha annunciato la sua decisione di non partecipare al voto, sottolineando che «una norma nazionale del 2012 ha definitivamente stabilito che il parere del collegio sindacale sui debiti fuori bilancio è obbligatorio, mentre nella documentazione che ci è stata sottoposta noi non abbiamo né pareri nè istruttorie».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha condiviso le tesi dei consiglieri intervenuti, precisando che «il collegio sindacale è indispensabile per la Regione e per lo stesso Consiglio che deve poter votare in modo consapevole e informato e, in ogni caso, sono emersi debiti anche per fattispecie espressamente vietate».

A nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha riconosciuto che quello dei debiti fuori bilancio è «argomento delicato che richiede chiarimenti». «E’ la prima volta – ha detto – che il Consiglio è chiamato a pronunciarsi su questa materia sia per effetto del bilancio armonizzato che del Dlgs 118 che giustamente prevede più trasparenza e controlli; nel nostro caso tuttavia la certificazione è data dai nostri uffici che ne assumono la responsabilità, che invece non ricade sul Consiglio che vota il provvedimento». «Nel merito – ha concluso – si tratta in parte di questioni sono vecchie e in parte recenti, tutte comunque situazioni legittime; per quanto riguarda l’istituzione del collegio sindacale la Sardegna non è obbligata essendo una regione speciale ma lo istituirà ugualmente con le norme di attuazione».

Il capo gruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che le dichiarazioni dell’assessore Paci «hanno confermato le preoccupazioni dell’opposizione perché e non c’è il dubbio che il voto del Consiglio copra in qualche modo attività illegittime o irregolari, ma il Consiglio non può essere l’ombrello per queste situazioni, anche perché non ha nemmeno gli strumenti per poterle valutare; peraltro il voto legislativo potrebbe essere non esente da responsabilità». «Per noi – ha concluso – è meglio rinviare, altrimenti usciamo dall’Aula».

Successivamente il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori l’emendamento è stato messo in votazione ma è mancato il numero legale. Il presidente ha quindi tolto la seduta. I lavori del Consiglio sono ripresi nel pomeriggio.

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Consiglio regionale 71

E’ proseguito ieri, in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge n. 382/A su “Variazioni del bilancio per l’esercizio finanziario 2016 e del bilancio pluriennale 2016/2018”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 1 (Disposizioni finanziarie) del DL n. 382/A – Giunta regionale – Variazione del bilancio 2916 e del bilancio pluriennale 2026-2018.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, sull’ordine dei lavori, ha ricordato la sua richiesta di votazione nominale «coerente con le previsioni del regolamento nella materia della programmazione finanziaria».

Il presidente Ganau ha precisato che, nel caso della variazione di bilancio, la votazione nominale non è richiesta ma prevista solo negli atti collegati alla manovra finanziaria.

Il capo gruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che «se la disciplina applicata è quella del bilancio il principio va applicato sempre, mentre nel caso è stato applicato nei termini per le relazioni ma non per la richiesta di votazione nominale».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha dichiarato che «se si tratta di una variazione di bilancio la norma che si deve applicare è quella relativa al bilancio».

Il presidente Ganau ha confermato la sua interpretazione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha protestato segnalando che alcuni suoi emendamenti sono stati respinti perché in ritardo rispetto alla scadenza delle 12.00. Ma se il Consiglio è finito dopo le 14.00, a suo giudizio, gli emendamenti dovevano essere accolti.

Il presidente Ganau ha replicato precisando che il termine era stato fissato dalla conferenza dei capigruppo ed inoltre, nel caso di specie, mancava la firma del capo gruppo.

Il consigliere Truzzu ha ribadito che la discussione era in corso e quindi dovevano essere accettati, come del resto era stato fatto in precedenza.

Il presidente Ganau ha dato lettura delle disposizioni regolamentari applicate.

Il consigliere Christian Solinas (Psd’Az) ha ricordato la sua questione pregiudiziale sui debiti fuori bilancio che «devono essere corredati dal parere del collegio sindacale, mentre sugli atti c’è una relazione priva di firme e pertanto non si può esprimere un voto». Il consigliere ha sollecitato una risposta alla questione sollevata ricordando anche che gli atti riguardano non acquisti di beni e servizi ma copertura di disavanzi.

L’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha affermato che «la Regione non ha ancora collegio di revisori, anche se la pratica è stata istruita col parere favorevole della Corte dei conti e si è in attesa del parere del ministero dell’Economia». «Nel frattempo – ha aggiunto l’assessore – si procede con gli uffici interni secondo una scelta della Regione e non delle partecipate; come dimostrano gli atti inviati alla commissione, i debiti sono certificati e con copertura finanziaria».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha osservato che, oltre alla relazione dei revisori, «mancano le relazioni delle società interessate che fanno parte integrante della documentazione sottoposta al Consiglio, quindi l’opposizione non parteciperà al voto per evitare richieste di danno erariale».

La commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Sull’ordine dei lavori, il capo gruppo di Sel Daniele Cocco ha richiamato l’attenzione della Giunta e del Consiglio sulla scadenza dei contratti degli infermieri che lavorano negli istituti di pena. Bisogna provvedere immediatamente, ha sollecitato Cocco, «per la stabilizzazione dei lavoratori che hanno operato per almeno 3 anni (anche se in realtà molti lavorano da più di 10) ed evitare i licenziamenti».

Il capo gruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha condiviso le argomentazioni del consigliere Cocco ed ha segnalato «la situazione di emergenza di 20 lavoratori a tempo determinate della ex provincia di Nuoro poi transitati nella nuova Agenzia del Lavoro». «Accade però – ha rilevato Pittalis – che l’ex provincia sta assumendo lavoratori interinali esterni violando una legge regionale; su questo la Giunta deve intervenire immediatamente e comunque manderò una nota scritta riservandomi ogni altra iniziativa».

Ancora sull’ordine dei lavori, il capo gruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha messo in evidenza che, in base a quanto previsto dal comma 24 dell’art.1, «si determina una grave situazione di incertezza per 54 lavoratori della miniera Tres Montis che fa capo alla Fluorite Silus del presidente del Cagliari Tommaso Giulini». Occorre perciò sapere, ha concluso, «se questi lavoratori saranno a carico della Regione».

Dando inizio alla discussione generale sull’art.1 la consigliera Daniela Forma (Pd) ha sottoposto all’Aula la questione della «copertura del bonus 2016 per le famiglie numerose, problema già emerso in commissione Sanità alla presenza dell’assessore». «Il bonus – ha ricordato la Forma – «è stato trasferito ai Comuni e consente un importante sostegno a famiglie con almeno 4 figli ed un Isee sotto i 20.000 euro, misura fondamentale già sperimentata positivamente nel 2014 e nel 2015». Ora i fondi non ci sono più, la lamentato esponente del Pd, «perché sono stati trasferiti sul Reis (reddito di inclusione sociale), che peraltro nessuno intende mettere in discussione ma il bonus deve essere coperto perché atteso da tante famiglie sarde (107.000 secondo la Caritas) e rappresenta una prima risposta al crollo della natalità in Sardegna, certificato dalle Acli, dall’Istat e dalla Caritas». «Auspico dunque – ha concluso – l’accoglimento di questa proposta».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, è intervenuto per segnalare che l’emendamento a cui ha fatto riferimento la consigliera Forma non è presente tra quelli consegnati ai consiglieri ed ha ricevuto, a tal riguardo, le rassicurazioni della presidenza dell’assemblea sulla stampa e la consegna dei blocchi contenenti le proposte di modifiche al disegno di legge 382.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci ha parlato di “manovra di assestamento camuffata da variazione di bilancio” ed ha sottolineato come “manchino” 129 milioni di entrate rispetto alle previsioni a suo tempo fatte dall’assessore del Bilancio.

L’esponente della minoranza ha quindi denunciato che si trovino coperture finanziarie per le più svariate questioni (funzionamento uffici Confindustria e Confapi) ad incominciare dai circa 3 milioni e 400mila euro destinate alla copertura dei costi per servizi delle camere di commercio, mentre si tralasciano le coperture importanti per il bonus famiglia o per le gestioni dei siti archeologici o museali.

«Sono queste le priorità che indicate – ha affermato Locci – e molte di queste scelte sembrano fatte al di fuori di quest’Aula e al di fuori dalla politica».

Il consigliere sulcitano ha quindi citato con tono critico la mancata risoluzione della vicenda dell’ex Ipab  San Giovanni di Ploaghe («mi auguro che lo stanziamento di oltre 3 milioni di euro non serva per coprire qualche esposizione con qualche importante istituto di credito isolano») e gli stanziamenti alle province «perché ormai sono a totale carico della finanza regionale».

Il consigliere di Forza Italia, Edoardo Tocco, ha incentrato il suo intervento sull’istituzione del servizio dell’elisoccorso e ha ricordato il dibattito che in proposito si è tenuto nella commissione Sanità: «È un tema particolarmente sentito nell’Isola anche alla luce dei tagli nei servizi della Sanità in diversi territori della Sardegna».

«Serve un monitoraggio dei tempi di attivazione del servizio» – ha insistito l’esponente della minoranza che ha concluso con un riferimento allo stanziamento di oltre 18 milioni di euro alla città metropolitana di Cagliari per il  reclutamento di personale – «questo provvedimento la dice lunga sulle lacune della vostra programmazione».

La vice capogruppo di Fi, Alessandra Zedda, ha parlato di “variazioni atipiche di bilancio” in quanto si introducono anche “nuove norme” che certificano il proseguire con “una cattiva programmazione che persevera negli errori”. Tali carenze, a giudizio della consigliera di minoranza, penalizza quei settori dove sono più evidenti le situazioni di crisi e di difficoltà come è quello del welfare («per mesi si sono registrate lamentele  e proteste dei sofferenti mentali che hanno denunciato ritardi nei contributi e nelle pensioni»).

Alessandra Zedda ha quindi mosso rilievi critici sulle politiche della Sanità e su quelle che ha definito “prebende” inserite nella variazione di bilancio («avete inserito persino un Pip») ed ha invece mostrato favore per gli stanziamenti per l’accorpamento delle Zir e l’intervento per l’ex Fluorite di Silius.

La consigliera di Forza Italia ha concluso denunziando la riduzione dei fondi per la ricerca scientifica: «Avete snaturato la legge n. 7 del 2007 e preannuncio la richiesta dei dati sull’applicazione della stessa e sull’impiego dei fondi».

Nella discussione generale all’articolo 1 è poi intervenuto  Marco Tedde (Forza Italia) che  ha detto che questo disegno di legge è una piccola legge di bilancio e non certo una variazione. Per questo sarebbe stata opportuna la presenza di Pigliaru. «Il presidente della Regione ha tempo solo – ha aggiunto Tedde – per fare la campagna referendaria  e per calpestare a piè pari le prerogative dei consiglieri regionali come ha fatto sull’ordine del giorno su Tossilo». L’esponente di Forza Italia ha poi criticato il grande ritardo con cui questo DL arriva in Aula. «Oggi – ha sottolineato – avremmo dovuto  discutere i documenti finanziari del  2017 e non  variazioni relative all’anno in corso. Secondo Tedde la maggioranza pensa solo al marketing politico e non ai problemi dei sardi». 

Per Paolo Truzzu (Misto) l’articolo 1 è la dimostrazione dell’assenza della politica. «Bene ha fatto – ha sottolineato Truzzu – la consigliera Daniela Forma a sollevare il problema del bonus famiglia che ancora una volta ci ha messo davanti all’apatia della maggioranza su alcune questioni come quello della povertà. Per il consigliere del gruppo misto questa variazione di bilancio è fatta di prebende, non affronta il tema della famiglia e non esiste la capacità di fare programmazione politica».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha criticato l’articolo 1 che, dal punto di vista tecnico, non  rispetta la tecnica legislativa. Un articolo composto da  43 commi non può rispondere al principio di semplificazione amministrativa né tanto meno a quello di semplificazione legislativa. «Non si capisce – ha aggiunto Cherchi – come degli assessori tecnici possano dare una  dimostrazione contraria a quella  che ci si aspettava da professori che vivono di teoria. Il risultato è che l’articolo 1 è un insieme di argomenti che dovevano  essere suddivisi in più articoli». Per Cherchi questo DL non è una variazione di bilancio, è una legge “marchetta” che regala soldi a pioggia solo ed esclusivamente a chi  è utile alla maggioranza. Il consigliere azzurro si è soffermato sul comma 15 dell’articolo 1 dove si parla di consorzi di bonifica. «E’ un comma strano – ha concluso – introdotto proprio il giorno dopo rispetto all’approvazione in quest’aula di una legge sull’argomento».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha parlato di “silenzio assordante” della maggioranza. «Questa legge – ha detto – è un insieme di attività illusionistiche. E’ una legge orribile fatta di tecnicismi in cui alla fine emergerà l’autolesionismo». Per l’esponente dei Riformatori sardi è scandaloso che non si trovino i fondi a favore delle famiglie numerose. Inoltre, tra confusione, tecnicismi e inutilità si fa il gioco delle tre carte: da una parte si tolgono i fondi, dall’altra si rimettono.

Ha quindi preso la parola il consigliere del Partito dei Sardi, Augusto Cherchi, che ha detto di condividere l’impostazione della legge ma, allo stesso tempo, ha espresso perplessità su alcuni commi dell’articolo 1.

Il consigliere sovranista si è soffermato in particolare sul contenuto dei commi 5, 7 e 8 (copertura del disavanzo della sanità, istituzione del servizio di elisoccorso e stanziamento per l’Ipab SGB di Ploaghe). «In Commissione ci siamo astenuti su queste disposizioni – ha ricordato Cherchi – sulla copertura del debito della Sanità del 2015 non riusciamo ancora a capire dove si andranno a reperire le risorse. Manca inoltre una previsione coerente del debito presunto per il 2016. E’ inutile prevedere una spesa se poi questa va a crescere».

Sul comma 7, Cherchi ha detto di condividere l’istituzione del servizio di elisoccorso, «avrei preferito però una discussione più ampia, un servizio così importante doveva avere una dignità diversa rispetto a un semplice comma in una variazione di bilancio». Perplessità da parte di Cherchi anche sulla decisione di dislocare le basi dell’elisoccorso nei tre principali aeroporti della Sardegna. «Noi abbiamo già fatto un errore spostando la base dell’elisoccorso dei Vigili del Fuoco da Abbasanta ad Alghero – ha sottolineato l’esponente della maggioranza – oggi moltiplichiamo per tre la dispersione del servizio, è uno spreco di risorse. Spero che il discorso lo si affronterà meglio quando si parlerà dell’organizzazione complessiva del 118».

Oscar Cherchi, infine, ha espresso dubbi sul contenuto del comma 8: «Si propone uno stanziamento di oltre 3 milioni di euro a favore della Asl di Sassari per lo svolgimento delle funzioni trasferite in seguito alla soppressione dell’Ipab SGB di Ploaghe – ha detto il consigliere del PdS – i lavoratori vanno tutelati ma occorre agire con prudenza. Esistevano avanzi per 6,9 milioni di euro rappresentati da oneri dello Stato che non sono stati utilizzati per la SGB. Si chiedeva che venissero assegnati alla Asl ma non risulta che ciò sia avvenuto. Quello delle Ipab è un problema serio che va affrontato e risolto con le dovute coperture finanziarie e le dovute cautele».

Alberto Randazzo (Forza Italia), rivolgendosi all’assessore agli Affari Generali, Gianmario Demuro, ha chiesto chiarimenti sulle progressioni verticali e orizzontali dei dipendenti degli enti locali. «Volete anticipare anche voi le promesse che si fanno oggi in campagna elettorale? Non vorrei essere preso in giro: la legge che abbiamo recentemente approvato non prevedeva nuovi oneri per la Regione».

Randazzo ha poi suggerito alla Giunta di utilizzare meglio le opportunità dei bandi per il turismo (“due milioni di euro rischiano di non essere spesi”) e di evitare provvedimenti rivolti a singoli comuni per la soluzione di vertenze industriali come accaduto per la miniera di Silius. Il consigliere azzurro, infine, ha sollecitato la Giunta a trasferire più celermente ai consiglieri le informazioni sulle singole questioni.

Christian Solinas (Psd’Az) è tornato su alcune questioni sollevate durante la discussione generale riguardo all’esigenza di verificare la legittimità delle procedure adottate per il riconoscimento in legge di debiti fuori bilancio. «Ci sono adempimenti che andrebbero espletati. Chi ha presentato la legge ha ritenuto di qualificare i debiti per acquisizione di beni e servizi – ha detto Solinas – la giurisprudenza richiede l’esatta indicazione in delibera dell’arricchimento tratto da quella spesa. Se si opera diversamente si adottano iniziative di spesa autonome e scoordinate scaricandone le conseguenze sulla Regione. In questo modo, si determina una situazione di permanente precarietà finanziaria e si assorbono debiti che nascono da una carenza di procedure da parte di enti e partecipate. Noi siamo autorizzati a riconoscere come debiti fuori bilancio quelli finalizzati alla ricapitalizzazione a alla copertura del disavanzo degli enti. L’acquisto di beni e servizi è invece a carico di chi ha deliberato la spesa. Gli enti e le partecipate, fino a prova contraria, sono dotati di autonomia gestionale e finanziaria».

Solinas si è poi soffermato sulle disposizioni dell’art. 51 del decreto legislativo n. 118 che vieta le variazione di bilancio dopo il 30 novembre. «Molti commi della legge che discutiamo prevedono norme intruse, nuove disposizioni di spesa e l’istituzione di un nuovo servizio come l’elisoccorso. Si tratta di norme sostanziali che potevano essere previste altrimenti».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ripreso una parte dell’intervento del consigliere Augusto Cherchi per rilanciare «la questione della partecipazione al dibattito anche da parte della maggioranza, che finora ha mantenuto la consegna del silenzio mentre invece si è dimostrato che ha qualcosa da dire». Entrando nel merito della legge, Attilio Dedoni ha sottolineato l’importanza dei commi 5 7 e 8 affrontando in modo critico il problema del nuovo servizio di elisoccorso che, a suo avviso, «amplifica a dismisura la marginalità delle zone interne e movimenta una massa ingente di risorse che non si potranno spendere in tempi brevi». «Analogo discorso – ha aggiunto – si può fare per le Ipab che non dovevano determinare costi aggiuntivi per la Regione che invece ci sono e sono rilevanti; l’impressione è che l’assessore, in molte circostanze, non abbia detto tutta la verità e di questo lo chiameremo a rispondere».

Su delega del capogruppo il consigliere del Pds Roberto Desini, che ha premesso di condividere l’impianto generale del provvedimento, ha ripreso alcune considerazioni del collega Augusto Cherchi, anch’egli con riferimento al comma 8 relativo alla sanità ed al salvataggio dell’Ipab San Giovanni Battista. Una operazione che, a giudizio di Desini, «ha profili di illegittimità come avevamo segnalato, sia perché il personale transitava da un contratto privatistico ad uno di natura pubblica, sia perché non era dimostrato che il passaggio potesse avvenire a costo zero, come conferma lo stesso assestamento di bilancio con cui si stanziano 3.6 milioni per l’anno 2016, dato che si affianca ad un evidente surplus di operatori e fisioterapisti rispetto alla Asl di Sassari». «Il problema della sanità – ha detto ancora il consigliere del Pds – non si sta affrontando nel modo giusto ed infatti il piano di rientro non produce i risultati positivi attesi, perciò bisogna subito voltare pagina superando questo schifo che impedisce l’attivazione di vere politiche per il lavoro: su questo non guarderò in faccia nessuno anche se appartiene alla maggioranza».

Il consigliere Angelo Carta, sardista, ha detto che «la discussione che si sta sviluppando dimostra che il Consiglio si trova di fronte ad una legge non banale, al punto da mettere alla prova la stessa tenuta della maggioranza». Il consigliere ha poi esaminato il contenuto della legge sostenendo che «il testo dei singoli commi fa emergere tutte le criticità di una legge piena di contraddizioni: da una parte si annunciano risorse e dall’altra si fa un altro mutuo, da un lato la spesa della sanità viene definita sotto controllo eppure si anticipano al 2016 fondi previsti per il 2017». «Inoltre – ha proseguito Carta – è anche una legge per molti aspetti incomprensibile con una serie di rimandi a leggi precedenti in una specie di gioco dell’oca che è tutto il contrario della semplificazione, argomento oggetto di una legge appena approvata dall’Aula». I settori sui quali si vuole intervenire non trarranno alcun beneficio, ha affermato ancora Carta, da questo provvedimento: «Né l’agricoltura, con contributi pesantissimi e vessatori senza nessuna risorsa a carico dei consorziati, né la buona amministrazione con i debiti fuori bilancio privi di documenti che li giustificano, né le popolazioni colpite dall’alluvione che dopo tre anni stanno ancora aspettando il ristoro dei danni subiti da privati, mentre molti hanno avuto le aziende distrutte e ad altri sono state fatte proposte di indennizzo irrisorie, né le zone franche ancora al palo proprio in quei Comuni». «Insomma –ha concluso l’esponente del Psd’Az – è una legge disorganica che fa alcune piccole cose senza una visione dei gravi problemi della Sardegna e dimostra la lontananza del governo regionale dalla realtà; oggi a Nuoro è stato fissato il crono programma per gli interventi di rilancio, ci vorranno 715 e di questo passo finirà la legislatura».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha detto che quella in discussione è «una legge importante ma non certo ispirata alla semplificazione tanto sbandierata dalla maggioranza, è invece un provvedimento che occulta con una certa abilità alcuni obiettivi che non si possono dichiarare apertamente, in realtà poi non è una variazione di bilancio ma un provvedimento omnibus pieno di rattoppi in questo o quel settore». «L’esempio di questo modo di fare – ha detto ancora Rubiu – è nella sanità, un settore che non funziona, costa moltissimo, produce nuovi debiti e cerca di realizzare un progetto sbagliato nonostante l’indicazione di grandi manager venuti dall’esterno». «Ma in generale – ha aggiunto – contiene troppe paghette fra le quali il contributo agli ippodromi per spese di manutenzioni straordinarie affidate ad Argea che fra l’altro deve occuparsi di agricoltura, la duplicazione degli interventi per i consorzi di bonifica, i fondi alla provincia di Nuoro o del Sud dove si aumenta del 30% il costo dei passaggi di proprietà, in definitiva una lunga serie di provvedimenti che provocheranno ulteriori danni alla Sardegna ed ai giovani disoccupati».

«Tutti i sostenitori del sì vogliono convincere i sardi a suicidarsi». Così il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha aperto il suo intervento provocando la reazione di alcuni consiglieri della maggioranza. «Mi spiace – ha aggiunto il leader di Fi – comunicarvi che queste sono le parole dell’assessore Paolo Maninchedda riportate da un’agenzia di stampa». «Parole sacrosante – ha proseguito Pietro Pittalis – che pongono un problema politico, infatti, a fronte di un presidente della Giunta schierato col fronte del sì, l’assessore dei Lavori pubblici certifica il suicido politico del presidente della Regione e della sua Giunta». L’esponente della minoranza ha definito quella del Sì al referendum «una scelta sciagurata che mortifica l’autonomia e la Sardegna» e ha parlato di «una Giunta che soccombe davanti all’avanzata neocentralista del governo nazionale».

Il capogruppo ha quindi criticato il provvedimento all’esame dell’Aula («è un provvedimento vuoto e non affronta alcuno dei temi che preoccupano le famiglie sarde» ed ha quindi stigmatizzato le recenti dichiarazioni rilasciate dall’assessore del Lavoro, Mura, a proposito dei crescenti livelli di povertà («l’assessore Mura dice che sulla povertà la Regione ha messo in campo 22 corsi di istruzione formazione triennali in tutto il territorio») affermando che tali dichiarazioni possono essere fatte da «chi è si dimostra un irresponsabile o da persone che non hanno contezza di ciò che accade fuori dal palazzo».

Pietro Pittalis ha insistito sull’assenza di interventi  per attenuare gli effetti della crisi sul sistema economico sardo e sulle famiglie: «Ma avete toccato il fondo con i “patti farsa” che siglate in giro per i territori della Sardegna».

Il consigliere Fi ha quindi criticato duramente l’esecutivo per i ritardi con i quali si procede a Nuoro («a distanza di due anni avete prodotto solo un crono programma») ed ha concluso definendo la variazione di bilancio “una delusione”.

L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha riconosciuto in apertura del suo intervento la complessità del provvedimento in discussione («è un provvedimento complesso e difficile da comprendere e anche io ho avuto problemi a capire») ma ha precisato che tale problema di trasparenza non riguarda la condotta della Giunta quanto «la complessità di un provvedimento di questo genere».

Nel merito del disegno di legge, il vice presidente della Giunta ha sottolineato che si propone «una variazione di bilancio che prevede 130 milioni di entrate in meno (per effetto di un ciclo macroeconomico meno intenso di quello che era stato preventivato) e seppur obbligati al pareggio di bilancio non dobbiamo fare tagli».

«Controbilanciamo il ciclo economico non favorevole – ha spiegato Paci – senza fare tagli e anticipiamo 120 milioni per la sanità (significano pagamenti più celeri alle imprese) e in più mettiamo in campo interventi su politiche sociali, sui precari, sui lavoratori, sui consorzi di bonifica, sulla liquidazione delle Zir (interventi attesi dal 2008).»

«Tra le cose “che non ci piacciono” – così le ha definite il vice di Pigliaru – ci sono anche gli oltre 3 milioni di euro per l’assorbimento dell’ex Ipab: «Stiamo però risolvendo un tema spinoso con decine di lavoratori che rischiavano di restare senza un lavoro».

L’assessore Raffaele Paci ha quindi concluso riepilogando “le risposte importanti” contenute nel provvedimento ed ha formulato un appello rivolto all’intero Consiglio: «Le critiche che sono state rivolte dalla minoranza sono legittime e corrette e alcune le condivido nella sostanza (ad incominciare dai ritardi nella programmazione territoriale e nelle procedure) ma chiedo all’Aula di procedere più rapidamente nell’approvazione del testo di legge perché i tempi di attuazione delle disposizioni in esso contenute sono lunghe e i beneficiari delle misure in esso contenute non sono né la Giunta, né la maggioranza ma le imprese e i cittadini sardi».

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha quindi posto in votazione gli emendamenti soppressivi totali n. 1=112=208 ed ha concesso la parola al consigliere Mario Floris (Uds-Misto) che ha espresso apprezzamento per l’intervento dell’assessore Paci ma ha posto in evidenza come il provvedimento in discussione non sia in linea con le disposizioni contenute nella recente legge approvata in materia di trasparenza e semplificazione.

Sono intervenuti a favore, per dichiarazione di voto, sull’emendamento 1 (che vuole sopprimere l’articolo 1): Ignazio Locci (FI) che ha detto che queste variazioni non si conciliano con le esigenze della Sardegna; Marco Tedde (FI) che ha detto di apprezzare l’autocritica dell’assessore Raffaele Paci; Oscar Cherchi (FI) che ha ribadito di non condividere la tecnica legislativa e il contenuto dell’articolo 1; Gianluigi Rubiu (Udc) che  ha sottolineato la sua contrarietà all’articolo 1 che è un articolo omnibus, inadeguato e inapplicabile. Questo articolo deve essere reso comprensibile; Paolo Truzzu (misto) che ha detto che non si può avere la presunzione di chiedere alla minoranza di approvare in fretta un provvedimento che non è condivisibile; Luigi Crisponi (Riformatori) che ha apprezzato sia la sincerità dell’assessore Paci sia di quei consiglieri di maggioranza che hanno criticato parti di questo disegno di legge; Alessandra Zedda (FI) che ha ribadito che  questo articolo è difficile e la minoranza non può essere a favore di chi vuole fare indebitare i sardi o non palesa comportamenti sleali; Angelo Carta (Psd’Az) che ha affermato  che dopo l’intervento dell’assessore Paci c’è stata una svolta politica nei rapporti tra giunta e Consiglio; Edoardo Tocco (FI) che ha sottolineato che l’assessore Paci si è addossato le colpe di tutta la giunta; Attilio Dedoni (Riformatori sardi) che ha assicurato che farà ricorso contro gli allegati che mancano e ha chiesto di far tornare il provvedimento in commissione; Alberto Randazzo (FI) che ha criticato l’assessore Paci che non può giustificare l’ingiustificabile. Non si possono trovare scorciatoie per finanziare singoli settori; Pietro Pittalis (FI), infine, ha detto che questo primo comma è talmente tecnico che pone problemi anche di comprensione.

Messo in votazione l’emendamento 1 (uguale al 112 e 208)  è stato bocciato (presenti 43, sì 16, no 27).

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 5=209.  Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto di intervenire sull’ordine dei lavori avanzando la richiesta di interrompere la seduta visto l’orario raggiunto o, in alternativa, la convocazione della conferenza dei capigruppo per decidere su come procedere. Il presidente ha accolto la richiesta e convocato la conferenza.

Al termine dell’incontro il presidente Ganau ha sospeso la seduta.

Al rientro in Aula il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento n. 5=209.

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci, favorevole, ha affermato che a suo avviso è sbagliato esaminare una variazione di bilancio senza disporre del consuntivo 2015 e del documento di parifica della Corte dei conti. Per Locci si tratta inoltre di una operazione che non tiene conto dei problemi reali della Sardegna.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, favorevole, ha detto che il comma 1 dell’articolo è condivisibile ma poi, «letto assieme a tutti gli altri dà la dimensione di una norma che non merita di entrare nell’ordinamento regionale e trascura le esigenze più urgenti della Regione: sanità, urbanistica, agricoltura».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), favorevole, ha ricordato che nella relazione della Giunta al bilancio di previsione «si parlava di certezza nelle entrate mentre ad oggi lo Stato ha versato circa 4 miliardi rispetto agli 8 spettanti alla Sardegna, un risultato del tutto negativo anche in rapporto a quanto ottenuto da altre Regioni autonome».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha chiesto al presidente in via pregiudiziale, «se sono state allegate le relazioni dei revisori contabili degli enti che hanno creato passività e, in caso affermativo, perché non sono stati distribuiti anche alla minoranza».

Il presidente Ganau ha ricordato che il testo è esaminato dalla commissione e gli allegati non c’erano.

Angelo Carta, sardista, ha condiviso la questione pregiudiziale aggiungendo che «nell’insieme il provvedimento appare disordinato e contraddittorio e non migliorerà la vita dei sardi».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha accusato la maggioranza di atteggiamento arrogante e, nel merito, ha osservato che la legge «è frutto della scelta sbagliata di applicare immediatamente il bilancio armonizzato, scelta che ha fatto saltare il sistema sia della Regione che delle Autonomie locali».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha criticato radicalmente la legge che «ha il titolo di disposizioni finanziarie ma in realtà ne contiene molte altre e questo problema non può essere ulteriormente eluso interpretando il regolamento ad uso e consumo della maggioranza; il testo andava rispedito al mittente».

Il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco, che in precedenza aveva apprezzato le aperture dell’assessore Paci, ha detto di essersi ricreduto dopo la rigidità mostrata dalla maggioranza. «Su un argomento del genere sarebbe stato necessario un confronto di ben altro livello e qualità, con attenzione ai problemi della Sardegna».

Messo in votazione l’emendamento è stato respinto con 13 voti favorevoli e 28 contrari.

Sull’emendamento 210, che intende sopprimere al comma 1 dell’articolo 1 le parole “a decorrere dall’esercizio finanziario 2017”, sono intervenuti a favore: Marco Tedde (FI) che ha detto che l’articolo 1 è un pasticcio, un’accozzaglia di provvedimenti senza armonizzazione; Paolo Truzzu (Misto) che  ha espresso delusione sulla capacità di spesa dei fondi europei da parte di questa giunta; Gianluigi Rubiu (Udc) che ha ricordato che anche il comma 1 dell’articolo 1 evidenzia che si tratta di una legge pasticciata che crea inutili illusioni e aspettative; Attilio Dedoni (Riformatori) che ha confermato la richiesta di acquisire tutta la documentazione allegata al diisegno di legge in esame; Angelo Carta (Psd’Az) che ha sottolineato la complessità di ogni comma di questo provvedimento; Pietro Pittalis (FI) che ha detto che la notte non porta Consiglio, sta solo determinando una situazione rispetto alla quale la maggioranza si deve assumere le sue responsabilità. Il provvedimento – ha detto – è inadeguato e la minoranza lo sta evidenziando; Alberto Randazzo (FI) che ha detto che questa Giunta rappresenta un treno che sta deragliando. Oggi la maggioranza ci sta sequestrando inutilmente in quest’aula. Contro ì’emendamento si è espresso Daniele Secondo Cocco (SEL) che è intervenuto sulla situazione degli infermieri delle carceri del Nuorese. I commissari non possono agire senza tener conto degli indirizzi di giunta e consiglio. «Chiediamo all’assessore – ha detto – una presa di posizione su questo argomento».

L’emendamento 210 è stato bocciato (votanti 39, favorevoli 12, contrari 27).

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 211.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha rilevato che il combinato disposto dell’emendamento in votazione e quello precedentemente respinto non modifica il comma 1 dell’articolo1 ma lo rende più scorrevole. Secondo Carta «non si tratta di emendamenti distruttivi ma chiarificatori»

Marco Tedde (Forza Italia) si è detto dispiaciuto per il dibattito monco. «Il silenzio della maggioranza rappresenta un vulnus che si ripercuoterà nei rapporti consiliari dei prossimi messi – ha detto Tedde – oggi si è violato un patto. Avremmo voluto discutere con voi per migliorare la proposta ma non ci siamo riusciti».

Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il voto favorevole all’emendamento e si è associato alle osservazioni fatte dal collega Daniele Cocco sulla situazione degli OO.SS. degli istituti penitenziari di Nuoro e Isili. «I commissari delle Asl continuano a fare ciò che vogliono – ha detto Truzzu – una situazione alla quale la Regione non riesce a porre rimedio».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha ribadito la sua contrarietà alla legge in discussione. «Noi cerchiamo di migliorarne la lettura, cerchiamo di entrare in modo dettagliato su tutti gli articoli – ha detto Rubiu – è indispensabile apportare alcune modifiche al testo. Il termine del 30 novembre è ormai saltato, è un fallimento per la maggioranza. A questo punto è meglio prendersi il tempo necessario per migliorare il testo».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha rivolto un invito alla maggioranza per evitare di continuare con un dibattito muscolare. «Meglio fermarsi e rimandare la discussione alla prossima settimana».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato l’importanza dell’emendamento che permette di recepire le disposizioni della legge di stabilità 2015. «L’articolo 1 non è coerente con la legislazione regionale – ha rimarcato Pittalis – il riferimento al disavanzo del 2014 non è attinente o forse c’è qualcosa che mi sfugge».

A Pittalis ha replicato l’assessore della Programmazione Raffaele Paci: «La Regione ha avuto accesso alla liquidità per il pagamento di 135 milioni di euro agli enti locali. L’articolo in discussione spiega le modalità di contabilizzazione – ha detto Paci – è una norma ponderata che permette di non avere problemi successivi. Da economista riconosco che c’è un po’ di irrazionalità ma questo provvedimento è urgente. Credo che ci siano ancora i margini per una mediazione. Non è possibile rimandare l’approvazione alla prossima settimana, c’è il rischio di fare danni seri ai comuni».

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, ha respinto l’invito dell’assessore: «Noi cerchiamo di aprire gli occhi alla maggioranza – ha detto Dedoni – capisco che si voglia mettere fretta. Noi non vogliamo ostacolare nessuno, se siamo in queste condizioni la responsabilità è della sua maggioranza. Siamo disponibili a lavorare anche venerdì e sabato ma su basi serie».

Messo in votazione l’emendamento n. 211 è stato respinto con 28 voti contrari e 13 a favore. 

Sull’emendamento 6 (uguale al 113, al 206, al 21),   che intende sopprimere il comma 2 dell’articolo 1, sono intervenuti: a favore Ignazio Locci (FI) che ha ricordato che questo emendamento è un moto di rabbia per protestare contro la lentezza della spesa; Angelo Carta (Psd’Az) che ha detto che il comma 2 serve alla giunta per aumentare il mutuo. Se è vero, come dice la Giunta, che la vertenza entrate sta portando nuovi fondi non si vede perché si deve autorizzare la giunta ad indebitare ancora i sardi; Marco Tedde (FI) che ritiene che la giunta e la maggioranza abbiano perso un’occasione d’oro per arrivare a dicembre non con una variazione di bilancio ma con il bilancio stesso. «Oggi abbiamo un provvedimento relativo al 2016 che riguarda ritagli, questo disegno di legge – ha concluso – è un bestiario normativo ed  è improponibile; Paolo Truzzu (Misto) che ha sostenuto che «siamo davanti a una situazione di carenza di programmazione. C’è una lentezza esasperante nella spesa dovuta alle lungaggini burocratiche. Il mutuo in realtà noi non avremmo mai dovuto contrarlo, la rete infrastrutturale sarda non può essere fatta con i soldi regionali»; Gianluigi Rubiu (Udc) che sostiene che  il comma 2 è “sfacciato”. Non possiamo accettare una cosa di questo genere, c’è un limite a tutto.

Per Giuseppino Pinna (Udc), ancora una volta, in tutta questa contrapposizione hanno perso i sardi; Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto che il mutuo contratto per i primi due anni non ha dato esito importante nella spesa. Questo mi preoccupa. Se è vero che non abbiamo opere infrastrutturali adeguate io credo che sarebbe opportuno spendere i denari che abbiamo, la spesa è necessaria per creare le strutture. L’emendamento 6 è stato bocciato (votanti 40, sì 12, no 28).

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento soppressivo parziale n. 214. Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha messo in evidenza l’importanza della proposta che punta ad evitare un ulteriore indebitamento della Sardegna. «Non si capisce – ha detto – perché si voglia ricorrere ad altri mutui se la Regione non riesce a spendere i soldi».

Gianluigi Rubiu (Udc) ha annunciato il voto favorevole così come il collega Paolo Truzzu (FdI) che ha rilevato come il mancato tiraggio del mutuo sia derivato dall’assenza di un piano strategico per le opere di infrastrutturazione che ha determinato un rallentamento della spesa. «Siamo arrivati a un indebitamento di circa 1,2 miliardi di euro che si ripercuoterà sulle generazioni future».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) l’emendamento va a incidere sul “ravanello normativo” proposto dalla maggioranza. «Si cerca di mettere delle toppe al tessuto finanziario ma si rischia di peggiorare la situazione – ha affermato Tedde – occorre essere cauti perché ci sono norme in continuo divenire che impongono un aggiornamento. Si corre troppo per la voglia di fare bella figura. Fermiamoci un attimo a riflettere».

Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha rivolto un monito all’Aula sul corretto utilizzo delle risorse dei mutui. «Se analizziamo l’utilizzo dei denari delle Asl troviamo delle storture. Due tir di materiali mai utilizzati sono stati portati via dalle Asl. Quei soldi sono del popolo sardo. Se non si tamponano queste cose andrà via la metà del bilancio regionale».

Messo in votazione l’articolo 214 è stato respinto con 28 no e 13 sì.

Il presidente Ganau ha quindi dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno questa mattina, alle 10.30.

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Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli del disegno di legge n. 382 sulle variazioni del bilancio per l’esercizio finanziario 2016 e del bilancio pluriennale 2016/2018 ai sensi dell’articolo 51 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il DL n. 382/A – Giunta regionale – Variazione del bilancio 2916 e del bilancio pluriennale 2026-2018. Per l’illustrazione del provvedimento il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza Franco Sabatini, del Pd.

Sabatini ha definito in apertura molto positiva la decisione dei capigruppo di discutere provvedimento questa mattina, «un provvedimento che ha natura certamente tecnica ma che contiene molti elementi sociali di grande utilità concreta per i cittadini della Sardegna». Rivolgo quindi un appello ad opposizione, ha concluso Sabatini, «per una sollecita approvazione della legge».

Per la minoranza, il relatore Paolo Truzzu (Fdi-An) ha affermato che «tecnicamente si sta gestendo un avanzo di circa 289 milioni ed una massa finanziaria di poco superiore a 300 ed occorre chiedersi da dove vengono queste risorse, forse dalla capacità del governo regionale di controllare spesa o forse dalla crescita dell’economia sarda ma la realtà è profondamente diversa». Questi soldi, ha spiegato Truzzu, «provengono dall’imputazione diversa di somme future assegnando al 2016 somme inserite nei bilanci 2017 e 2018, cioè se non li avessimo avuti si sarebbe determinato un buco nei conti della Regione». Quanto al loro utilizzo, Truzzu ha ricordato che «gran parte della somma, 130 milioni, sono causati da minori entrate e in effetti il rapporto Bankitalia sull’economia sarda dice la nostra piccola ripresa economica è evaporata fatta eccezione per piccoli numeri di turismo e servizi, mentre cala il numero degli occupati perché i giovani rinunciano a cercare lavoro». Inoltre, ha aggiunto il relatore di minoranza, «altri 120 vanno alla sanità, dato preoccupante in linea con una stima del fabbisogno 2016 attorno ai 400 milioni in più, a dimostrazione del fatto che il piano di rientro ha mancato le previsioni e non ha prodotto nulla; infine, gli ultimi 20/30 milioni sono destinati in parte al sociale e in parte ad alcune mancette per cose un po’ particolari». In sintesi, per Truzzu «emerge un quadro non confortante della situazione generale delle entrate in contraddizione con le rassicurazioni del governo regionale e infatti c’è molta differenza fra un accertato di 8 miliardi ed un riscosso che, a novembre, è di circa la metà». Ciò significa, ha concluso Truzzu, «che siamo di fronte ad un fallimento tecnico e anche politico, appesantito dai continui litigi della maggioranza».

Aprendo il dibattito, il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha richiamato un passaggio dei lavori in commissione sul Dl 382, «definito dalla Giunta regionale una variazione di bilancio ma in realtà si tratta di un assestamento, significa che sono saltati tutti gli indicatori della programmazione regionale da Def in poi e quindi, accanto alle questioni tecniche ci sono molte questioni politiche e molte norme intruse, scelte che esprimono al massimo livello l’indirizzo di governo della maggioranza». Intanto, ha sostenuto Locci, «c’è stata una colpevole sottovalutazione delle entrate della Regione, che calano per 130 milioni, altro che più 350 nel 2017, e non si può giustificare questo dato negativo con l’applicazione del principio del bilancio armonizzato». Sulla sanità, ha aggiunto il consigliere, «c’è una proiezione di 184 milioni di disavanzo nel 2016 e stanno emergendo i trucchi contabili di questo settore come in quello delle politiche sociali dove è ormai certo che non si possono utilizzare i fondi europei». Insomma, ha concluso Locci, «il quadro non consente valutazioni positive e il dato politico di fondo è che la vertenza entrate non si è affatto conclusa».

Sempre per Forza Italia, il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco ha sottolineato che «ancora una volta l’opposizione è qui in Aula nonostante la fretta della maggioranza, segno che noi facciamo per intero la nostra parte nell’interesse della comunità regionale». Affrontando il contenuto della manovra, Tocco ha affermato che «contiene aspetti molto critici che non consentono di dare risposte ai cittadini, soprattutto, nella sanità; stiamo anticipando al 2016 120 milioni previsti per il 2017 e questa è una cartina di tornasole del fatto che le strutture sanitarie sono sempre in una situazione drammatica, che è fallito il piano di rientro ed è peggiorata la qualità dei servizi». A questo punto, ha sintetizzato Tocco, «delle due l’una: o le entrate sono state sovra stimate o crescita dell’economia sarda è stata molto bassa; il problema è che la maggioranza sistema le sue cose e tampona qua e là ma la Sardegna ha sviluppo di sviluppo e crescita e soprattutto di immaginare una prospettiva per il futuro».

Ancora per Forza Italia, il vice capogruppo Marco Tedde ha detto di vedere la cornice del dibattito «molto grigia perché la maggioranza ha disatteso il patto stabilito con l’opposizione, che invece lo ha rispettati accettando la modifica del calendario dei lavori; forse avete problemi nuovi  ma dovevate pensarci prima perché ai sardi non interessano certe esigenze politiche di qualche partito». Tornando al dibattito, Tedde ha messo l’accento sul fatto che «la Giunta prosegue in un lavoro incessante di marketing politico con annunci, conferenze stampa e propaganda che impedisce di vedere le cose come sono dopo 36 mesi di governo del centro sinistra». Il dato politicamente più significativo, a giudizio di Tedde, «è che i problemi non sono affrontati, come dimostrato dalla situazione disastrosa dei trasporti (svuotamento ct2 e conseguente impoverimento di ct1, sostegno low cost, abbandono Ryanair dalla fine del 2015, incognite dopo la vendita delle quote aeroporto di Alghero dove si è registrata una perdita di 350.000 passeggeri e di centinaia di milioni) e della sanità la cui gestione fortemente politicizzata ha salvato le poltrone dei commissari senza ridurre le spese». Tutto questo, ha concluso, «lo dovranno pagare le famiglie e le imprese sarde». 

Mario Floris (Uds), rivolto al presidente Ganau, è tornato sulla seduta di ieri: «E’ successo un fatto increscioso – ha detto il decano dei consiglieri regionali – lei mi ha tolto la parola mentre intervenivo sull’ordine dei lavori e lo ha fatto in modo barbaro. Ciò è  intollerabile se fatto a danno di una persona mite che ha fatto della sacralità delle istituzioni la ragione della propria vita. Lei ha il dovere di tutelare le prerogative dei consiglieri. Se chiediamo il rispetto del Regolamento lo dobbiamo fare fino in fondo a partire dall’osservanza degli orari delle sedute. Lei non aveva il diritto di togliermi al parola, spieghi perché si è comportato in questo modo».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), tornando sull’argomento in discussione, ha definito “anomala” la variazione di bilancio proposta dalla Giunta. «Credo che nel testo ci siano delle norme intruse – ha sostenuto Cherchi – questo aspetto deve essere approfondito per capire se abbiamo di fronte un testo congruo o se invece rischia di essere impugnato dal Governo e cassato dalla Corte Costituzionale».

L’esponente della minoranza ha poi criticato i contenuti del provvedimento, a partire dai debiti fuori bilancio: «Ci sono ancora molti dubbi, non è chiaro quali e quanti siano – ha rimarcato Cherchi – nel provvedimento mancano inoltre strumenti di programmazione e sono assenti gli investimenti. Siamo ormai a fine anno, credo che le risorse della Finanziaria dovranno essere riprogrammate».

Il consigliere azzurro si è poi soffermato sul tema del lavoro: «La Finanziaria non conteneva misure per favorire la ripresa dell’occupazione, soprattutto giovanile. Durante la discussione della manovra fui accusato dal presente della Commissione Bilancio che difese strenuamente la legge. Nei primi sei mesi del 2016 non è successo niente, anzi, l’occupazione è calata».

Cherchi, infine, ha ricordato alla Giunta la manifestazione di protesta dei sindaci sardi contro i vincoli di bilancio evidenziando il profondo malessere vissuto dagli amministratori locali: «Basta scaricare le responsabilità sul passato – ha concluso Cherchi – occorre pensare al futuro e dare speranze ai territori. La vertenza entrate è stata condotta in modo sbagliato. Occorre tirare fuori un cuore di sardità, indipendenza e specialità per andare uniti e compatti e ottenere il dovuto dallo Stato».

Stefano Tunis (Forza Italia), dopo aver lamentato l’assenza in aula del presidente Pigliaru, ha sottolineato la coerenza tra le idee proposte all’esterno dalla Giunta e l’utilizzo degli strumenti economici e finanziari: «Non ci si poteva aspettare altro da un presidente impegnato nella campagna referendaria. Pigliaru certifica l’inutilità della nostra specialità, interpreta il momento e prova a mandare in soffitta la nostra autonomia».

Secondo Tunis, la Giunta non prende in considerazione la situazione economica della Sardegna. «La nostra economia è intimamente legata alla qualità e quantità della spesa pubblica – ha detto il consigliere di minoranza – cresce se la spesa funziona bene. Nella programmazione c’erano poche politiche di sviluppo, ci saremmo aspettati che in fase di variazione di bilancio si ponesse mano a strumenti decisivi. Così non è stato, le politiche ininfluenti della Giunta si ripercuotono sul mondo del lavoro».

Tunis ha poi accusato la Giunta di subire le politiche nazionali: «Il Job Act non ha prodotto effetti positivi al Sud. La riforma del mercato del lavoro va contro il principio di sussidiarietà, ha attecchito solo nelle regioni che hanno un’economia forte. Noi dobbiamo essere protagonisti delle nostre scelte».

Il consigliere azzurro ha infine rivolto un invito all’esecutivo: «Occorre fare meglio da qui alla fine della legislatura. Raccogliete le disponibilità che arrivano dai banchi dell’opposizione – ha concluso Tunis – noi ci siamo, uscite dall’atteggiamento ottuso e condividete con l’Assemblea l’individuazione di politiche che possano dare lustro alla nostra economia».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha criticato l’impostazione del documento entrando nel dettaglio delle disposizioni: «Si stanziano oltre 90 milioni di euro per l’istituzione dell’elisoccorso, un progetto importante che passa allegramente tra le pieghe del documento senza una approfondita discussione – ha detto Crisponi – avremmo voluto capire come sono state distribuite le risorse per un’attività così importante per i territori. L’istituzione dell’Areus prevedeva di ubicare l’organizzazione del 118 nel centro Sardegna, questo non è avvenuto. Il nuorese sembra destinato a rimanere ai margini».

Il consigliere dei Riformatori ha poi criticato la decisione di stanziare i fondi per il servizio del 118 fino al 2024. «Si programma per nove anni mentre per il funzionamento della Biblioteca Satta di Nuoro si stanziano 358mila euro per una sola annualità. Si tratta di carità pelosa, di una mancia per una delle più prestigiose istituzioni culturali dell’Isola».

Il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu (Misto) è ritornato sulla vertenza entrate per evidenziare che in altre Regioni a Statuto speciale sono stati “liberati” i cosiddetti accantonamenti («così è accaduto in Valle D’Aosta») mentre «l’atteggiamento remissivo della Giunta nei confronti del Governo fa sì che alla Sardegna manchino risorse per oltre un miliardo di euro».

L’esponente della minoranza ha quindi criticato la condotta del presidente della Regione in riferimento alla campagna referendaria («va in giro ad affermare che la riforma rafforza la specialità») e ha posto l’accento sull’aumento dei costi per le consulenze, e per la crescita dei dirigenti a fronte della riduzione dei dipendenti.

Paolo Truzzu ha contestato anche la proposta delle Giunta per la contrazione di un nuovo mutuo per far fronte al pregresso: «Perché si indebitano i sardi se davvero ci sono in cassa le risorse che la Giunta ha più volte annunciato come risultato della collaborazione con il governo?

Il consigliere Fd’I ha parlato di “autentico fallimento politico e tecnico” in riferimento alla programmazione regionale: non sono garantiti i tempi né sono stati centrati gli obiettivi. «Basta con lo storitelling che significa raccontare storie, basta dunque raccontare storie e si affrontino davvero i problemi della Sardegna».

La vice capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha sottolineato la scarsa presenza e la poca partecipazione in Aula nell’esame di provvedimento che ha definito “in ritardo, dovuto e anche mascherato”. «Mascherato – ha spiegato la consigliera – perché si attendeva una manovra di assestamento e invece arrivano variazioni di bilancio».

L’esponente della minoranza ha accusato l’assessore Paci di aver sottovalutato le conseguenze degli atteggiamenti politici verso il Governo e di aver commesso un grave errore con la sottoscrizione del patto sulle entrate. La consigliera Fi ha quindi criticato la scelta della contrazione di un mutuo ed ha denunciato che a fronte degli 8 miliardi di euro che la Regione avrebbe dovuto avere in cassa se ne contano solo 4 miliardi: «Noi, avevamo avvisato il presidente e l’assessore che serviva una particolare attenzione con la ragioneria generale dello Stato».

Una ulteriore sottolineatura critica ha riguardato la decisione del ritiro dei ricorsi pendenti sulla vertenza entrate («le Regioni che le hanno mantenuti in essere oggi hanno visto liberati gli accantonamenti») ed ha accusato la Giunta di voler realizzare un hub per i migranti al porto Canale di Cagliari invece di dare seguito all’istituzione del punto franco doganale.

«Pagate in ritardo l’ultima tranche del fondo unico ai Comuni – ha concluso Alessandra Zedda – non si spendono i fondi comunitari, non siete in grado di attenuare i disagi delle famiglie né di sostenere le imprese, la situazione dei trasporti e della sanità è drammatica, avete dunque fallito su tutti i fronti e non vi resta altra scelta se non quella di andare a casa».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha lamentato la scarsa partecipazione al dibattito dei consiglieri di maggioranza e la distorta rappresentazione dei fatti di quanto accade nell’Aula del Consiglio regionale.

«La variazione di bilancio che proponete – ha tuonato l’esponente della minoranza – nascondono significative marchette e presentano una serie di norme intruse che in quanto tali dovrebbero cassate dal testo».

Dedoni ha quindi criticato l’impegno del presidente della Regione nella campagna referendaria a sostegno del “Sì”: «Ormai il presidente della Giunta lo fa Paci mentre Pigliaru è sempre più assente dai fatti concreti del governo regionale».

Il consigliere dei Riformatori ha criticato anche le scelte inerenti la dislocazione dei servizi dell’elisoccorso («l’elisoccorso non copre le zone dove il sistema sanitario difetta e dove più difficili sono i collegamenti viari») ed ha concluso il suo intervento preannunciando altri interventi in sede di esame del provvedimento.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha evidenziato i ritardi nella presentazione delle variazioni di bilancio («siamo fuori tempo massimo e siamo costretti a votare un provvedimento così complesso in breve tempo») ed ha accusato la Giunta di perseguire il tentativo di «mettere una serie di pezze e di marcare marchette».

L’esponente della minoranza ha quindi ricordato le dichiarazioni rese dall’assessore Paci e dal presidente Pigliaru in ordine all’accresciuta disponibilità di risorse finanziarie per effetto dei patti sottoscritti con il governo ed ha polemicamente domandato: «Dove sono i 600 milioni e tutte le altre risorse che avete strombazzato sulla stampa se oggi ravvisate la necessità di contrarre un nuovo mutuo per far fonte al pregresso in bilancio?».

Il consigliere dei Quattro Mori ha quindi riferito di aver ottenute dagli amministratori delle province l’esatto ammontare delle risorse sottratte dal governo tra il 2012 e il 2016 per Rca auto e imposta sulle trascrizioni. «Alla provincia di Sassari sono stati sottratti 108 milioni di euro, a quella di Nuoro 45 milioni, al Medio Campidano 26 milioni, 23 a Carbonia Iglesias, a Oristano 22 e a Cagliari 121 milioni, per un totale che supera i 348 milioni di euro in quattro anni».

Il consigliere Carta ha quindi polemicamente affermato che quanto stanziato nel Patto per Cagliari dal presidente del Consiglio dei ministri (168 milioni di euro) lo scorso 17 novembre è solo una piccola parte dei 348 milioni di euro che lo Stato ha sottratto alle province sarde («Quanto potrà durare questo l’inganno del governo italiano ai sardi?)»

«Rigettiamo questi inganni – ha concluso il capogruppo Psd’Az – e una maggioranza supina e succube di un governo ladro».

Il capo gruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha dichiarato che «con l’assestamento entriamo nel vivo dei problemi della Sardegna, sanità, trasporti, lavoro, che la maggioranza tratta in gravissimo ritardo e con una superficialità allarmante, scrivendo una brutta pagina della politica sarda». Rubiu ha poi espresso forte preoccupazione «per l’aumento crescente della disoccupazione che colpisce molti sardi ma soprattutto il 48% dei giovani», lamentando però che «tale preoccupazione non sembra toccare il governo regionale, tanto è vero che ha voluto chiudere i bilanci con un mutuo di 500 milioni in 40 anni e approvare la legge di stabilità a metà anno come nel 2016: una visione di Sardegna imbarazzante». Quanto alle cifre, ha aggiunto Rubiu, «i 130 milioni a copertura di minori entrate ed altri 130 per la sanità dimostrano che segno che non ci si rende conto di quanto accade fuori dal palazzo».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis si è detto non sorpreso dal mancato intervento dei consiglieri di maggioranza a testimonianza di una situazione in cui «il compito lo detta la Giunta e la maggioranza esegue, salvo lamentarsi a posteriori ma inutilmente nei territori con una totale e supina acquiescenza, lo stesso conformismo mostrato da una parte della stampa in occasione della campagna elettorale referendaria con cui ministri e maggiorenti di partito impegnati a convincere i sardi ad accettare la sconfitta della loro autonomia». Ci saremmo aspettati anche un atteggiamento diverso dal presidente della Regione, ha protestato Pittalis, «che invece continua a stendere sempre tappeti rossi per essere deriso e umiliato, condotta inaccettabile tanto più perché è entrato a piedi uniti nella campagna elettorale». Soffermandosi sulle recenti analisi economiche relative alla Sardegna, il capogruppo di Forza Italia ha sostenuto che «di fronte ai dati economici del rapporto Crenos sulla disoccupazione e soprattutto su quella giovanile, con un Pil all’ultimo posto in Italia ed al 222° posto su 270 Regioni europee, bisogna chiedersi il perché e trovare immediatamente risposte». Forse, ha ipotizzato Pittalis, «è stato commesso un errore nel ritirare i ricorsi contro lo Stato e forse i patti che si stanno firmando in giro per la Sardegna sono solo virtuali e rimandano tutto ad un futuro lontano, per esempio a Nuoro la Giunta è venuta nel dicembre del 2014, poi a luglio del 2015 si è firmato il patto e proprio oggi le principali associazioni del territorio sono a colloquio per chiedere conto dei ritardi non col presidente ma col suo capo di gabinetto». E’quindi urgente, ad avviso del consigliere, «una operazione-verità che però non può essere quella di questa manovrina di bilancio che inganna ancora una volta la gente ed i territori».

Replicando a nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha riconosciuto di avere un compito “difficile” e pur annunciando di volersi attenere al merito della legge, ha ammesso il ritardo con cui è stato presentato il provvedimento. Un ritardo, ha spiegato, «dovuto all’ingresso della Regione nel sistema del bilancio armonizzato che ha comportato una rivoluzione copernicana delle procedure amministrative ed informatiche che sono totalmente cambiate, determinando a cascata lo slittamento di tutti gli atti collegati». All’interno di questi nuovi processi di programmazione, ha proseguito Paci, «sono emersi squilibri nel ciclo pluriennale rendendo quindi necessarie alcune a correzioni, allineando entrate e spese nei prossimi anni». Nel dettaglio, l’assessore ha evidenziato per il 2016 la somma di 93 milioni in più dovuti alla gestione positiva mutui e minore tiraggio del piano infrastrutture e circa 130 milioni di compensazione della riduzione delle entrate rispetto alle previsioni pari a meno del 2% su Irpef ed Irap attribuibile all’andamento negativo del ciclo economico pur in quadro complessivo di aumento delle entrare». Quanto alla sanità, ha chiarito Paci, «i 120 milioni spostati dal 2017 al 2016 derivano ad un disavanzo pregresso e non corrente, fermo restando che sulla sanità andiamo avanti nel piano di risanamento e nella riforma ma va ricordato che stiamo pagando spese importantissime come farmaci innovativi per almeno 50 milioni (ex epatite C) sulle quali abbiamo aperto un confronto con lo Stato». Riteniamo cioè, ha precisato l’assessore, «che lo Stato debba riconoscerci come diritto di cittadinanza ed è incredibile che Sardegna non sia inclusa nel fondo nazionale di 500 milioni per i farmaci innovativi». Il resto, ha detto Paci avviandosi alla conclusione, «va a copertura di una serie di emergenze, dalle politiche sociali al sistema idrico, della  gestione liquidatoria delle ex Zir alle ex province ai laboratori, alla biblioteca Satta di Nuoro». Sarebbe interessante, ha detto infine l’assessore della Programmazione, «affrontare compiutamente il tema delle entrate ma la partita degli accantonamenti non è chiusa; abbiamo già impugnato due norme dello Stato su questa materia e il confronto continua come sulla sanità perché se si modificano in senso aggiuntivo i Lea (livelli centrali di assistenza) devono essere riconosciuti anche alla Sardegna».

Il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la discussione generale e chiamato la votazione sul passaggio agli articoli.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha posto una questione pregiudiziale chiedendo di rinviare il testo in Commissione per eliminare le norme intruse: «Occorre garantire gli equilibri di bilancio come previsto dalla legge – ha detto Locci – evitiamo nuove indicazioni di spesa non previste».

Contro l’ipotesi del rinvio in Commissione è intervenuto il presidente della Commissione Franco Sabatini: «il Dl della Giunta – ha detto – interviene  per garantire gli equilibri di bilancio».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha invece sostenuto la proposta di Locci: «La pregiudiziale è a garanzia di tutto il Consiglio, il testo in discussione è un assestamento e non una variazione di bilancio. Ci sono norme che devono essere escluse. Per questo è necessario un lavoro in Commissione per ripulire il testo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione proposta di rinvio in Commissione che è stata respinta dal Consiglio.

Per dichiarazioni di voto sul passaggio agli articoli è quindi intervenuta la consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda: «Paci ha spiegato tecnicamente le difficoltà del bilancio – ha detto Zedda – ma chi ci illustra la ragione politica delle vostre scelte? Chi ci dice perché avete previsto alcune poste e altre no?. In Consiglio si fa politica».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario al passaggio agli articoli. «Non ci sono i presupposti giuridici per proseguire nell’esame della proposta. C’è una limitazione della sovranità consiliare, la programmazione economica e finanziaria deve essere riportata in Consiglio».

Marco Tedde (Forza Italia) ha parlato di dibattito malato: «Da parte del centrosinistra c’è un silenzio assoluto. Per la maggioranza tutto va bene anche se nel territorio si dice ben altro. Per questo abbiamo necessità di intervenire anche sulle virgole per analizzare tutti gli aspetti del provvedimento. Ciò che sorprende è l’assenza del presidente della Regione impegnato in una campagna referendaria molto dura. Pigliaru anziché stare in Aula va in giro per la Sardegna a braccetto di qualche ministro a promettere grandi risultati e a sponsorizzare il Sì. Non è il modo migliore di governare un’Isola che attraversa un momento molto difficile e non riesce ad agganciare la ripresa. Non c’è un’idea di Sardegna e non si sa cosa fare per uscire dalla crisi».

Voto contrario al passaggio agli articoli ha annunciato anche Oscar Cherchi (Forza Italia): «Voto no – ha detto Cherchi – perché nel provvedimento ci sono norme intruse e l’Aula snobba il ruolo dell’opposizione senza ascoltare rilievi e suggerimenti».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha detto di non aver nulla da dire sotto il profilo tecnico-burocratico, altro discorso invece dal punto di vista politico: «E’ un documento che non soddisfa l’opposizione ma avrebbe comunque meritato più attenzione da parte della maggioranza che invece ha scelto la linea del silenzio. E’ possibile che si muovano risorse pesantissime per la sanità e non si individui una misura a favore delle famiglie numerose? Non si capisce l’assenza di dibattito su questioni che toccano i gangli vitali delle famiglie, del lavoro e delle imprese».

Contro il passaggio agli articoli si è espresso anche Paolo Truzzu (FdI): «E’ vero che c’era in sospeso il giudizio della Corte dei Conti sulla parificazione del bilancio – ha detto – ma il documento poteva comunque essere messo a disposizione della Commissione, invece si arriva come al solito all’ultimo momento».
Sul 118, Truzzu ha fatto notare che altre regioni come Friuli, Lombardia e Lazio hanno approvato la variazione di bilancio a luglio.

Un’altra questione pregiudiziale è stata avanzata dal consigliere sardista Christian Solinas: «Nel documento manca la relazione del collegio sindacale sui debiti fuori bilancio – ha detto Solinas – non credo che la Regione abbia costituito un proprio collegio. Può essere votato un testo di legge senza la certificazione del collegio sindacale? Pare inoltre che esistano le certificazioni degli enti che hanno contratto i debiti ma non sono presenti negli allegati».

Stessa valutazione da parte del capogruppo del Psd’Az Angelo Carta: «Solinas ha evidenziato uno dei vulnus del provvedimento sul quale sarebbe necessario un pronunciamento degli Uffici – ha affermato Carta – Paci ha spiegato i motivi del ritardo omettendo il più importante: anche in questa variazione di bilancio c’è stato un assalto alla diligenza. L’assessore ha cercato di spiegare che non c’erano risorse disponibili. Per questo il documento è arrivato in ritardo».

Giovanni Satta (Uds), pur apprezzando le dichiarazioni di Paci, ha segnalato il cattivo funzionamento del Consiglio e delle commissioni: «E’ da due mesi che il Consiglio non lavora per problemi interni alla maggioranza – ha detto Satta – in Aula si chiede ai consiglieri del centrosinistra di non intervenire. Succede la stessa cosa che si è verificata nella discussione della riforma sanitaria. Il consigliere viene messo in condizioni di non discutere».

Edoardo Tocco (Forza Italia)  ha parlato di disinteresse da parte della Giunta e della maggioranza. «Si stanno canalizzando decine di milioni di euro per la sanità ma ciò che manca è un programma».

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha definito “irritante”  l’atteggiamento della tenuto dalla maggioranza in sede di dibattito in Aula ed ha illustrato i dati che, a suo giudizio, dimostrano la scarsa efficacia dell’azione della Giunta soprattutto in riferimento ai temi e alle questioni attinenti la Sanità.

Anche il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto contrario e ha ringraziato l’assessore Paci «per aver ammesso responsabilità sul ritardo nella presentazione della variazione di bilancio.

Il consigliere dell’Uds, Mario Floris (Misto) ha annunciato voto contrari ed ha svolto alcune considerazioni critiche “sull’illusione del presidenzialismo” e sui rischi per l’Autonomia speciale sarda («siamo gli uni contro gli altri e abbiamo una legge elettorale schifezza che ci dà un presidente eletto dal popolo senza progetto politico e che opera in una struttura che è la stessa di quando il presidente lo eleggeva il Consiglio»).

Il consigliere Udc, Giuseppe Pinna ha annunciato voto contrario e rimarcato i ritardi nella presentazione della variazione di bilancio («ma l’assessore Paci non è l’unico colpevole»), seguito dal capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, che ha fatto proprie alcune considerazione dei suoi colleghi Mario Floris (Uds) e Christian Solinas (Psd’Az). Ha annunciato voto contrario anche il consigliere Fi, Alberto Randazzo che ha colto l’occasione anche per lamentare il ritardo con il quale la Giunta e le commissioni procedono nelle informazioni ai consiglieri.

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha ribadito il voto negativo dei gruppi dell’opposizione ed ha denunciato alcune incongruenze tra il provvedimento in discussione e le norme approvate in materia di semplificazione. Pittalis ha quindi rivolto la richiesta al presidente del Consiglio, perché ai sensi dell’articolo 78 del regolamento interno, siano concessi ulteriori minuti a disposizione dei consiglieri per gli interventi sull’articolo 1 del Dl 382 vista la complessità della formulazione del testo che conta ben 43 commi di legge.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, è intervenuto per spiegare le ragioni per le quali le forze della maggioranza non hanno svolto interventi in sede di dibattito in Aula: «Non è una mancanza di rispetto verso il Consiglio ma soltanto una scelta dettata dalla necessità di procedere con l’approvazione del testo nei tempi più rapidi possibile»

Il consigliere dei democratici ha quindi spiegato come nel testo di legge siano contenuti provvedimenti a sostegno delle categorie più svantaggiate e più deboli della società e tipiche dell’assistenza sociale.

«Rivolgo dunque l’appello – ha concluso Pietro Cocco – perché ci sia un’accelerazione nell’approvazione del provvedimento».

Posto in votazione l’Aula ha dato il via libera all’esame degli articoli e il presidente del Consiglio ha dichiarato di accogliere la richiesta formulata dal capogruppo Fi, Pietro Pittalis, perché ai sensi dell’articolo 78 del regolamento interno, sia esteso a 10 minuti il tempo entro il quale svolgere gli interventi sull’articolo 1 del Dl 382.

Il presidente Ganau ha quindi dichiarati conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione della Terza commissione alle 15 e 15 e dell’Aula alle 16 e 15.

Consiglio regionale A1

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Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge 366/A contenente norme in materia di agricoltura e modifiche alla legge regionale 23 maggio 2008, n. 6 (Legge-quadro in materia di consorzi di bonifica) e alla legge regionale 9 marzo 2015, n. 5 (legge finanziaria 2015).

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il DL n. 382/A – Giunta regionale – Variazione del bilancio 2916 e del bilancio pluriennale 2026-2018.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto all’Aula la modifica dell’ordine del giorno per passare alla discussione del DL n. 366/A – Giunta regionale – Norme varie in materia di agricoltura-Modifiche alla legge regionale 6/2008 (legge quadro in materia di consorzi di bonifica) e alla legge regionale 5/2015 (Legge finanziaria 2015). Il Consiglio ha approvato la proposta e successivamente il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il presidente della commissione Agricoltura Luigi Lotto (Pd) per l’illustrazione dei contenuti della legge.

Nel suo intervento, Lotto ha affermato che «si tratta di un disegno di legge che interviene su diverse materie ma in particolare dei consorzi di bonifica, dai piani di riordino fondiario di competenza degli stessi consorzi che poi dovranno essere inseriti nel piano regionale, ai problemi legati alla predisposizione dei bilanci stralciando la posizione dei consorzi dall’applicazione del bilancio armonizzato ad una serie di agevolazioni nel processo di risanamento finanziario, attraverso la dilazione trentennale delle perdite ed il recupero dei ruoli non riscossi in dieci anni». La legge, in sintesi, inizia secondo Lotto «ad affrontare alcune problematiche centrali dei consorzi, non tutte, perché poi dovrà intervenire il Consiglio in modo organico».

Il capogruppo Gianluigi Rubiu dell’Udc, relatore di minoranza, ha ricordato in apertura che «il tessuto dell’economia agricola è estremamente fragile anche per le incertezze dei piano regionali di sviluppo nonostante le potenzialità; un contesto che modifica questa situazione solo in minima parte, nonostante i consorzi offrano servizi fondamentali nel campo delle infrastrutture idrauliche ed irrigue e della difesa del territorio». Va bene quindi, ha proseguito Rubiu, «sollevare i consorzi dagli obblighi pesanti del bilancio armonizzato più aderente alla loro natura di enti pubblici economici e indicare nuove prospettive per la gestione di residui e ruoli che rappresenteranno per i consorzi una vera e propria vertenza entrate ma non si può tacere della grande lacuna di questa legge che, alla fine, si riduce ad un provvedimento-tampone, non risolve i problemi, elude responsabilità e non crea le condizioni per il superamento definitivo dell’inefficienza di queste strutture».

Aprendo la discussione generale il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha condiviso alcuni passaggi della relazione di minoranza osservando che «nel complesso la legge è una occasione persa perché sarebbe stata più opportuna una analisi approfondita della situazione mentre si è preferito ancora e per l’ennesima volta tappare qualche falla». «A titolo personale – ha precisato Tedde – occorre chiedersi se i consorzi hanno ancora un senso o se sia meglio trasferire le loro funzioni; resta il fatto che comunque ossatura normativa di questi organismi risale al 1933 ed è obsoleta perché il mondo è cambiato, i consorzi hanno avuto un grande ruolo ma negli ultimi anni si è registrata una fase involutiva che va invertita». «E’vero – ha ricordato Tedde – che la competenza su questa materia è dello Stato ed esistono iniziative per trasferire le loro funzioni agli Enti locali anche in forma associata, però resta il fatto che con questa legge il problema si affronta comunque poco e solo in superficie, lasciando inalterato il problema generale di sostenibilità non solo economica». Se non interveniamo ora in modo organico, ha avvertito Tedde, «dovremmo comunque farlo nei prossimi mesi, riprendendo fra l’altro l’intesa Stato Regioni che non è stata attuata e prevedeva compiti più ampi in materia di sicurezza ambientale».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha ricordato la legge regionale 6/2008 che fu una prima riforma importante anche se ora «quella legge va aggiornata, perché oggi c’è una situazione drammatica e in qualche modo la proposta attuale è l’unica percorribile in questo momento di grave crisi per l’agricoltura sarda». «Ci sono consorzi – ha segnalato Solinas – che hanno diversificato la loro attività in direzione della protezione civile e della realizzazione di dighe per la gestione della risorsa idro- elettrica e poi si sono ritrovati con enormi buchi di bilancio». La strada maestra, ad avviso di Solinas, «resta quella della riforma organica ed il Consiglio ha il dovere di intervenire, ma in questa fase è importante impegnarsi su cose concrete e fattibili come la ma dilazione dei debiti, per la quale nella categoria c’è grande attesa per la massa degli interessi passivi; il Consiglio deve insomma dare un segnale senza dimenticare che bisogna continuare sulla strada delle riforme organiche».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha affermato che «è sbagliato rinviare per l’ennesima volta una legge organica sui consorzi che meritano alcune opportunità e, sotto questo profilo, è interessante il riferimento alla situazione nazionale dove i consorzi sono sostenuti non solo dai consorziati ma dal sistema pubblico, perché gli interventi di sistemazione idraulica sono di interesse generale, certamente funzionali alle buone colture ma utilissimi anche alle amministrazioni locali per i piani di protezione civile». «I conti dei consorzi hanno una situazione debitoria pesante e gli enti sono di fatto bloccati – ha concluso Dedoni – e proprio per questo bisogna andare fino in fondo sulla via del rinnovamento, della semplificazione, dell’efficienza, al contrario di come fa la maggioranza che in sede di assestamento prevede comunque una tantum oltre 30 milioni di interventi per i consorzi, lasciando per l’ennesima volta lasciare le cose a metà».

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu ha rimarcato l’assenza di una completa revisione delle norme che regolano la gestione dei consorzi di bonifica ed ha sottolineato come l’urgenza del provvedimento derivi dalla situazione in cui versa il consorzio di Oristano «commissariato da più di 20 anni e con 17 milioni di passivo».

Gianluigi Rubiu ha contestato in particolare le disposizioni contenute nell’articolo 2 del Dl 366 laddove si prevede un indebitamento trentennale per fare fronte alle passività dei consorzi («il debito appesantirà i conti dell’intero comparto agricolo») ed ha affermato che i costi degli impianti irrigui dovrebbero pesare sull’intera comunità e non già soltanto su consorziati. «Serve dunque una riforma vera – ha concluso l’esponente della minoranza – che porti al rilancio del settore agricolo».

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha ricordato il confronto tenuto in sede di commissione e pur riconoscendo l’esigenza di una profonda revisione della legge 6 del 2008, ha posto in evidenza  l’esigenza di disporre nell’immediato di una visione chiara e organica delle gestioni consortili. «Le strutture consortili – ha dichiarato l’assessore – non sono al momento in grado di fornire dati utili alla conoscenza del sistema delle manutenzioni delle reti ed il quadro appare disomogeneo e diseguale soprattutto in riferimento alla tenuta contabile». Per tali ragioni, a giudizio della Falchi, è opportuno introdurre le disposizioni contenute nel provvedimento in discussione perché consentono di fare chiarezza e permettono di ottenere utili elementi per realizzare la riforma dei consorzi di bonifica.

«Chiarezza – ha spiegato l’assessore – soprattutto sui bilanci perché al momento non c’è un sistema unico e omogeneo per la tenuta dei conti che sarà invece approvato con un’apposita delibera di giunta.»

La componente l’esecutivo ha quindi posto l’accento sull’accertamento dei residui al fine di garantire un costo sostenibile dell’acqua e della gestione degli impianti. L’assessore dell’Agricoltura ha quindi dichiarato che è obiettivo della Giunta “restituire i consorzi ai consorziati”, cioè porre fine alla lunga stagione dei commissari nominati dalla Regione.

Conclusa la discussione generale l’Aula con 33 favorevoli su 34 votanti ha approvato il passaggio all’esame degli articoli e il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha preso la parola una volta aperta la discussione sull’articolo 1 (Modifiche all’articolo 4 della legge regionale n. 6 del 2008. Piano regionale di bonifica e riordino fondiario).

L’esponente della minoranza ha prima replicato al suo collega del Pd, Antonio Solinas («non è vero che nella passata legislatura la legge 6 non è stata modificata perché il Consiglio l’ha fatto per ben sei volte») e poi ha ricordato che se la priorità è l’omogeneizzazione dei bilanci «non serve approvare una legge ma basta una delibera della Giunta».

Oscar Cherchi ha quindi preannunciato il voto di astensione ed ha ricordato polemicamente all’assessore Falchi che in veste di presidente della Confagricoltura lamentava l’assenza di certezza sul costo dell’acqua per i consorziati dell’oristanese: «Ora domando, a distanza di tre anni dalla nomina ad assessore dell’Agricoltura vi è la certezza del costo dell’acqua nei consorzi di bonifica della Sardegna?».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto- Fd’I) ha ricordato la recente approvazione della legge per la semplificazione per affermare che le norme contenute nel Dl 366 all’articolo 1 introducono nuove lungaggini: «Il riferimento al regio decreto è improprio e non serve la delibera di giunta ma basta un decreto dell’assessorato per approvare il riordino fondiario».

Il presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto (Pd), ha riconosciuto l’opportunità di una revisione più profonda della legge 6 del 2008 ma ha evidenziato la necessità di procedere con l’approvazione delle norme in discussione («aiutano i consorzi di bonifica ad avere una gestione più oculata». Lotto ha quindi replicato al capogruppo Udc, Rubiu («non possiamo affermare che i costi dei consorzi possano essere scaricati su tutti i cittadini») ed ha auspicato che si smetta di considerare i consorzi come “enti su cui scaricare problematiche sociali del territorio” e si lavori invece al rilancio dell’agricoltura.

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha manifestato contrarietà a qualsiasi forma di intervento finanziario da parte della Regione: «E’ sbagliato ripianare i debiti della cattiva gestione con le risorse pubbliche».

Posto in votazione, l’articolo 1 è stato approvato con 33 favorevoli e un contrario e l’Aula ha dato il via libera anche all’articolo 2 (Modifiche all’articolo 17
della legge regionale n. 6 del 2008. Contabilità dei consorzi di bonifica) con 34 favorevoli e un solo voto contrario.

Sull’articolo 3 è intervenuto,  Gianluigi Rubiu (Udc) che ha preannunciato il voto di astensione, contestando la norma che consente l’ indebitamento dei consorziati per 30 anni. «Cinque anni fa – ha dichiarato il capogruppo dell’opposizione – l’attuale assessore quando assessore non lo era definiva una porcheria la legge 6 del 2008 e sosteneva che i debiti sarebbero dovuti essere ripianati con fondi regionali e non con esborsi dei consorziati». Rubiu ha quindi concluso il suo intervento replicando al suo collega Anedda (Misto): «La Regione, al contrario di quanto sostiene Anedda, non mette un euro per ripianare le passività dei consorzi di bonifica».

Il presidente della commissione Agricoltura e relatore di maggioranza, Luigi Lotto (Pd) è intervenuto per ribadire che è corretto prevedere che «chi è rimasto indietro nel pagamento dei canoni debba farsene carico». Lotto ha concluso il suo breve intervento ricordando lo stanziamo di tre milioni in favore della Sfirs per consentire ai consorzi la dilazione dei pagamenti delle passività.

Ha quindi chiesto la parola l’assessore all’agricoltura Elisabetta Falchi per un chiarimento sull’art. 3. «Con questa norma si offre agli agricoltori la possibilità di pagare i debiti pregressi in più annualità. E’ un provvedimento di sostegno al comparto – ha detto l’assessore – purtroppo per anni il costo dell’acqua non è stato comunicato agli agricoltori, questo è il vero dramma. Con l’approvazione del Disegno di legge si potrà pagare in modo graduale. I Consorzi, inoltre, potranno attivare un fondo di garanzia per consentire agli agricoltori di ottenere dei prestiti».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’articolo 3 che è passato con  28 voti favorevoli e uno contrario.

Successivamente l’Aula ha approvato in rapida successione anche gli articoli 4 “Istituzione di fondi di garanzia per il comparto della pesca e dell’acquacoltura e per i consorzi di bonifica della Sardegna”; 5 “Finanziamento della quota regionale di concorso interessi”; 6 “Modifica dell’articolo 13 della legge regionale n. 5 del 2015 (Interventi a favore del settore vitivinicolo)” e 7 “Abrogazioni”. Tutti gli articoli hanno ottenuto 32 voti a favore e uno contrario.

Sull’articolo 8 “Norma finanziaria” l’assessore al Bilancio Raffaele Paci ha proposto una modifica nella dicitura del capitolo sulla copertura finanziaria. La proposta ha ottenuto il parere favorevole del Consiglio. Via libera anche all’articolo 8 con 32 sì e un no e all’articolo 9 “Entrata in vigore” con lo stesso risultato nella votazione.

Si è quindi passati al voto finale: la legge è stata approvata con 32 voti favorevoli e 2 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sul secondo punto all’ordine del giorno “Variazioni del bilancio per l’esercizio finanziario 2016 e del bilancio pluriennale 2016/2018”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione della seduta che è stata accordata. Il presidente Ganau ha poi convocato la Conferenza dei Capigruppo. Al termine dell’incontro il presidente ha dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio riprenderà i lavori domani mattina alle 10.30.

Consiglio regionale 90

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In Consiglio regionale si è svolta oggi la seduta Statutaria. La seduta si è aperta sotto la presidenza del vicepresidente del Consiglio regionale Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, ha preso la parola il presidente della Regione Francesco Pigliaru per le dichiarazioni sul “Patto per la Sardegna” ai sensi dell’articolo 120 del Regolamento.

Il presidente Pigliaru, in premessa, ha espresso soddisfazione per l’opportunità  di illustrare il provvedimento firmato lo scorso 22 luglio con il premier Renzi, uno strumento importante per lo sviluppo dell’Isola – secondo il presidente – che introduce diversi elementi di novità nei rapporti tra Stato e Regione: «Ci saremmo potuti accontentare di un miglioramento della programmazione congiunta delle risorse del Fondo europeo per lo sviluppo e la coesione, come altre regioni hanno fatto. Il Patto è molto di più di questa ordinaria metodologia di programmazione. Abbiamo ottenuto risorse aggiuntive che vanno oltre i 1500 milioni di euro (12,9% della quota parte della Sardegna del FSC). Risorse che serviranno per affrontare problemi strutturali ancora irrisolti».

Per Pigliaru le risorse del Patto dovranno essere utilizzate per provare a risolvere il problema dell’insularità che rappresenta oggi il principale vincolo allo sviluppo dell’Isola. «E’ un problema ancora più sentito oggi nell’era di internet. Oggi il gap dei trasporti con il resto dell’Italia è persino peggiorato. Si pensi alle forme di mobilità flessibile come il car sharing o il bla bla car meccanismi difficilmente utilizzabili senza un sistema di connessione efficiente».

Il presidente della Regione ha quindi ricordato i contenuti del dossier consegnato al premier Renzi il 28 maggio del 2015: «Anziché fare un elenco di lamentazioni nel dossier abbiamo cercato di misurare, nel modo più preciso possibile, i costi dell’insularità. Ci siamo focalizzati su tre aspetti: continuità territoriale, mobilità interna  ed energia».

Sulla continuità, Pigliaru ha ricordato che lo Stato ha riconosciuto alla Sardegna un contributo annuale, in via sperimentale, di 30 milioni di euro (120 nel quadriennio) da utilizzare per cercare di costruire un modello migliore.

Sulla mobilità interna (ferro e strade), per la prima volta, la Regione partecipa in modo paritario alla programmazione. «Abbiamo avviato il confronto con le Ferrovie e l’Anas con l’obiettivo di intervenire sulle infrastrutture per migliorare la rete e avvicinare tra loro i grandi punti strategici della Sardegna, come i tre aeroporti, e rendere decenti i tempi di percorrenza. Sul ferro ci sono nel Patto 225 milioni di euro che si sommano a investimenti già programmati per 120 milioni. Cosa si farà? Alcune risorse potranno essere spese subito per mettere in sicurezza i passaggi a livello e adeguarli alle nuove tecnologie. Altre serviranno per interventi sul materiale rotabile in modo da consentire ai treni di viaggiare meglio ed eliminare i disagi. Ci saranno infine interventi strutturali per la modifica dei tracciati con l’obiettivo di ridurre a poco più di due ore il tragitto da Cagliari a Sassari e a due ore e venti quello da Cagliari a Olbia con tre sole fermate. Ciò che interessa è il rinnovato interesse per il ferro. Quanto alle strade – ha proseguito Pigliaru – sono disponibili 162 milioni di fondi europei di cui 50 per la manutenzione ordinaria. Altri 435 milioni sono stati individuati nel contratto di servizio dell’Anas 2016-2017 per interventi che riguardano la SS 554, la Olbia-Palau e la manutenzione straordinaria sulla rete viaria. In totale sul trasporto gommato saranno disponibili 597 milioni di euro».

Sul fronte energetico, il presidente ha sottolineato l’importanza degli impegni assunti dal Governo per favorire la metanizzazione dell’Isola. «Lo Stato si impegna a finanziare la dorsale sarda, punto essenziale del progetto di metanizzazione – ha detto Pigliaru – abbiamo inoltre pattuito una garanzia contro il rischio di un aumento improvviso del prezzo del metano. In caso di rincaro dei prezzi lo Stato garantirà le compensazioni per consentire ai sardi di avere il metano allo stesso costo del resto d’Italia. L’intervento complessivo per l’energia è di 1,5 miliardi di euro».

Francesco Pigliaru, infine, si è soffermato sul Fsc ordinario: «Ci sono interventi per infrastrutture sociali, sanità, istruzione, ambiente, dissesto idrogeologico, ammortizzatori sociali, turismo e cultura – ha affermato il capo dell’esecutivo – la strategia adottata è stata quella di privilegiare il completamento di programmazioni regionali già definite, come il programma regionale di sviluppo. 36 milioni serviranno per la metropolitana Sassari, 20 milioni per il collaudo della linea ferroviaria Senorbì-Sassari. Sulla sanità l’investimento è di 200 milioni di euro: 75 per il Policlinico di Monserrato, 100 il completamento del complesso del complesso ospedaliero di Sassari, 25 per il Brotzu».

Tra gli altri interventi, Pigliaru ha ricordato quelli per l’istruzione (oltre 80 milioni per completare gli interventi sull’edilizia scolastica, 50 milioni per le università di Sassari); per il settore idrico (50 milioni per messa in sicurezza di alcune dighe. 68 milioni per la riduzione delle perdite nelle condotte, altri milioni per il sistema irriguo); per il superamento del rischio idrogeologico da alluvione (circa 90); per la bonifiche dall’amianto di strutture pubbliche abbandonate (15). Particolare attenzione sarà poi riservata alle azioni per combattere lo spopolamento delle zone interne attraverso i fondi per la programmazione territoriale che ammontano a circa 15 milioni di euro. Ci sono, inoltre, 24 milioni per sbloccare la situazione dei cantieri de La Maddalena.

Pigliaru, infine, ha ricordato che altri 168 milioni saranno destinati al Patto per la Città Metropolitana di Cagliari che sarà firmato prossimamente e per il quale ci sono già stati diversi incontri tecnici.

Ha quindi preso la parola il consigliere dell’UDS Mario Floris che, nel suo intervento, ha espresso forti perplessità sui contenuti del Patto per la Sardegna, definendolo “Pacco per la Sardegna”. Floris ha poi rivolto un invito alla riflessione su quale percorso intraprendere per risolvere le difficoltà che attanagliano tutti i settori della società sarda. «Non entro nel merito dei filoni di spesa che potrebbero anche essere condivisibili – ha detto Floris – non è questo il problema, il nodo è il patto che Renzi e il Governo hanno riservato all’intero Mezzogiorno sottraendo gran parte delle risorse inizialmente stanziate dal fondo di coesione europea. Quel fondo è stato rifinanziato dalla legge di stabilità con oltre 54 miliardi, di questi sono rimasti solo 25 miliardi di cui 13 destinati al Sud e alle Isole, riservando 12 miliardi alla presidenza del Consiglio dei Ministri e alla cabina di regia. Al Patto per la Sardegna rimarrà una misera fetta, appena 1,5 miliardi, il 12,9% del Fondo, appena il 3% della cifra originaria».

Secondo Floris, il Patto è solo “un pannicello caldo” che tiene la Sardegna in una condizione di subalternità. «La vera partita da risolvere è quella delle entrate, una battaglia appena accennata -– ha concluso Floris – i partiti nazionalitari presenti in Consiglio e nella maggioranza dovrebbero prendere coraggio e affrontare con fermezza questa battaglia».

Per Marco Tedde (Forza Italia) il Patto non affronta il problema dell’insularità. «Ci pare invece un’operazione di grande riciclo finanziario, una sorta di illecito politico, un vero e proprio pacco per la Sardegna – ha detto Tedde – ricordiamo che nella relazione al Def il ministro Padoan aveva previsto di spendere 13 miliardi di euro per il Sud. Renzi ha assunto invece impegni per 22 miliardi. Non sappiamo come abbia fatto a raddoppiare le risorse e cosa succederà».

Secondo Tedde, il Patto è solo un’operazione di marketing: «I fondi aggiuntivi per ora sono solo promessi, sono di gran lunga inferiori a quelli prospettati. Le risorse ordinarie invece le stiamo aspettando da tempo. La verità è che non si è affrontato il vero nodo: i costi dell’insularità ammontano a circa 600 milioni all’anno. Non vengono ricompresi nel Patto né risarciti. Il vero dramma dei sardi è l’isolamento». Il consigliere azzurro ha quindi puntato l’attenzione ai problemi del sistema dei trasporti (low cost e Ct2) lamentando il mancato coinvolgimento del Consiglio nella partita che ha portato alla firma del Patto: «C’è poco da gioire. Non avete coinvolto l’Assemblea. Non si può relegare i consiglieri a un ruolo di semplici alzatori di mano. Il risultato è opaco. Serve la continuità territoriale passeggeri e merci che renda davvero la Sardegna un’appendice dell’Italia. Il Patto invece ricicla stanziamenti vecchi, si fa un semplice restyling e un po’ di gazzosa. Complessivamente è una gigantesca operazione truffaldina di cui è vittima tutto il Mezzogiorno. E’ il risultato dello scippo del FSC: 17 miliardi tolti al Sud e destinati ad altro (banda larga, cultura e ricerca)».

Tedde si è poi soffermato sui 38 milioni di euro per l’ampliamento dell’inceneritore di Tossilo: «E’ una beffa – ha detto l’esponente della minoranza – si finanzia un’opera nonostante una sentenza del Tar che ha annullato il procedimento e nonostante un odg del Consiglio regionale che prevedeva di subordinare il progetto Tossilo al piano regionale dei rifiuti. Il presidente intende rispettare la sentenza del Tar e il deliberato del Consiglio?».

Un accenno, infine, sulla governance: «Nel Patto, la Regione viene relegata in un cantuccio – ha concluso Tedde – la gestione è tutta dello Stato, non si tratta di un Patto ma di un pacco».

Dopo l’on. Tedde ha preso la parola l’on. Truzzu (Fdi), che ha detto: «Siamo davanti a un remake e non è la prima volta che ci raccontano che lo Stato è sul punto di riconoscerci chissà quali risorse. Purtroppo abbiamo visto che non è così. I numeri ci danno da pensare, perché a leggerli bene scopriamo che questi soldi ci spettavano in gran parte o sono comunque già nostri. Le risorse nuove sono pari a 90 milioni, secondo i nostri conti. Lo Stato si sta impegnando a finanziare la  dorsale del metano ma come si impegna si può anche disimpegnare, lo abbiamo visto in altre circostanze. Nel frattempo da quest’anno i sardi pagano ancora più caro il gpl nel 2016: e meno male che dovevamo essere compensati per la mancanza del metano!. L’oratore ha aggiunto che il Comitato di indirizzo che dovrebbe monitorare questo accordo è in larga parte composto da rappresentanti del Governo centrale: con queste premesse quale gap creato dall’insularità dovremmo riuscire a superare? Non è con queste poche risorse che risolveremo i problemi: la Sicilia e la Puglia hanno preso 5 miliardi di euro, la Campania 9 e 4 la Basilicata, che pure non ha i nostri abitanti».

Per l’on. Locci (Forza Italia) «il Patto per la Sardegna è roba vecchia che non serve manco ad occupare le pagine dei giornali sardi. E in ogni caso in questa iniziativa non è stato coinvolto né il Consiglio regionale né i territori né gli enti locali, che sono la vera espressione dei territori. Non è un Patto per la Sardegna questo ma la decisione del Governo che la Regione sta subendo, al di là dei colori di chi governo. Siamo al fallimento del principio di leale collaborazione. Forse tra quindici anni saremo ancora qui a parlare di questo accordo e se anche non voglio essere distruttivo, se anche non voglio sminuire questo accordo, sono convinto che i sardi non abbiano l’anello al naso e non si ritrovino in questa pianificazione».

 Per l’on. Roberto Deriu (Pd) «un uomo coraggioso non è uno che non ha paura ma uno che vince le sue paure. Il presidente Pigliaru temeva di incontrare ostacoli nel suo processo di riforma della Sardegna. Temeva difficoltà amministrative e organizzative davanti al suo grande piano di sviluppo e di occupazione della Sardegna, in un quadro di sostenibilità ambientale. Questo spiega alcune norme del Patto che impegnano lo Stato a stare a fianco della Regione nell’esecuzione del Patto e nella spesa degli investimenti. E’ un circuito di grande lealtà istituzionale e di impegno quello promosso dal presidente Pigliaru, non una scelta del giorno per giorno. Questo è un piano che ha un’ambizione storica: la modernizzazione dell’Isola, supportata da enormi risorse finanziarie, enormi anche rispetto alla capacità che a oggi le strutture amministrative della Regione hanno mostrato». Per l’esponente nuorese del Pd  “far ripartire un ciclo virtuoso di collaborazione non sarà facile ma qui si giudica lo sforzo della trattativa con lo Stato, di un negoziato che non ha nascosto alla controparte i parametri oggettivi. Oggi abbiamo un orizzonte operativo”.

Forza Italia è intervenuta anche con il consigliere regionale Stefano Tunis, secondo cui “alcuni degli elementi soggettivi appena evidenziati dall’on. Deriu dovranno essere stralciati. Lo stesso presidente Pigliaru cita il suo interlocutore come Matteo Renzi, sul piano personale: non si è trattato di un rapporto  tra due istituzioni ma tra due persone. E che ne sarà di questo patto quando una sola delle due persone non sarà più alla guida della sua istituzione, come noi ci auguriamo? Un pezzo di lavoro, certo, è stato fatto: è importante ricordare che la Sardegna è un’isola, vuol dire che è stata riconosciuta l’insularità.  Ma il merito della discussione è errato e i numeri espressi sono insufficienti rispetto ai problemi di questa martoriata isola. Superare il gap dell’insularità vuol dire che un sardo deve poter arrivare in Italia e girarla agli stessi prezzi, cioè a 50 euro in tutta Italia. E questo ai sardi oggi non è consentito. Per non parlare dei costi dei trasporti merci”.

L’on. Luigi Lotto (Pd) ha ironizzato sulla “vena di ottimismo e di fiducia del precedente intervento. Eppure è da tanto che in Sardegna non si parla di un Patto con il governo centrale. Ma l’accordo di oggi, tra il presidente della Regione e il capo del Governo, che sono persone ma rappresentano istituzioni, indica i problemi della Sardegna e crea le premesse perché si inizi a risolvere le questioni. A cominciare dal metano e dalla continuità territoriale. Solo se si costruiscono le condizioni e se sono presenti le risorse saremo davvero in grado di affrontare realisticamente i problemi della Sardegna. Questo è un accordo importante e il fatto che ci siano i soldi è la più importante garanzia: spetta anche a noi adesso dimostrare che sappiamo spenderli”.  

Per i Riformatori è intervenuto l’on. Michele Cossa: “Vorrei condividere la gioia dell’onorevole Lotto e l’entusiasmo dell’onorevole Deriu ma francamente non ci riesco. Siamo davanti al solito doppione di somme rimescolate, di numeri vecchi, presentato come un Patto totalmente nuovo. Non me la prendo con il presidente Pigliaru ma con quell’impareggiabile venditore di fumo che risponde al nome di Matteo Renzi. Nel 2017 ci risulta che arriveranno 281 milioni e di questi più di 200 sono per il fondo di sviluppo e coesione, già peraltro finanziato. Dunque, già in mano nostra. Dove sono le risorse aggiuntive? Quali sono? I trenta milioni di euro per la continuità territoriale? Ma quello è un nostro diritto, che deve essere garantito agli stessi costi degli altri italiani”. Per l’oratore “il tema vero, se lo Stato ci vuole così bene, sono le risorse che ci trattiene con gli accantonamenti. Quei soldi ci devono essere restituiti, altrimenti nessun Patto avrà mai senso”.

Sempre per il Pd l’on. Antonio Solinas ha detto: “In passato il confronto con lo Stato non si è registrato ma oggi ne discutiamo. Un accordo tra istituzioni che vanno oltre le persone che le rappresentano. Ci sta tutta la polemica della minoranza, certo, ma il risultato è davvero questo ed è anche il caso che vi mettiate d’accordo tra voi. La sfida di oggi è spendere velocemente queste risorse e mi aspettavo che l’opposizione ci stimolasse sul punto. Dobbiamo far correre la burocrazia regionale e in settimana discuteremo proprio una proposta di legge incentrata sull’accelerazione della spesa  della Regione”. L’oratore ha detto che “è innegabile una sfida, quella di una continuità territoriale efficiente. Anche l’agricoltura è una grande opportunità, se la mettiamo nelle condizione di essere competitiva, realizzando le infrastrutture che i consorzi di bonifica attendono da troppo tempo”.

Il capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, ha svolto un intervento a tratti critico nei confronti del presidente della Giunta in riferimento “al merito e al metodo” adottato per la stesura del “Patto per la Sardegna” («molte cose le condividiamo ma altre ci lasciano perplessi»). L’esponente della maggioranza ha quindi lamentato lo scarso coinvolgimento delle forze di governo e dell’intero Consiglio nella stesura del patto («come forza di maggioranza abbiamo saputo dell’esistenza del documento solo a margine di un incontro e senza che ci sia stata la condivisione delle forze politiche nelle sedi opportune»).

Usula ha affermato di condividere alcuni rilievi critici mossi dalla minoranza consiliare in ordine al tema dei rifiuti con particolare riferimento al finanziamento destinato a Tossilo. Il capogruppo Rossomori ha inoltre insistito sulla incertezza delle risorse («sono risorse vere o si tratta di promesse dello Stato?») ed ha domandato: «Che cosa significa che le risorse verranno assegnate sulla base della reale disponibilità?». Usula ha ribadito le linee guida degli interventi secondo i Rossomori: «Sovranità e lavoro, le due cose sono inscindibili perché salvaguardare la sovranità significa avere la consapevolezza di quali settori sviluppare per la crescita e l’occupazione». Il capogruppo del centrosinistra ha quindi definito “scarsi” i trenta milioni indicati nel “patto” per il comparto dell’agroalimentare ed ha auspicato più risorse dalla programmazione territoriale, per il settore e per il recupero e riutilizzo di terre pubbliche e demaniali, per il patrimonio edilizio pubblico, per centri storici, per il  risparmio energetico. Usula ha concluso dichiarando che lo “spopolamento” rappresenta la vera piaga della Sardegna.

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha affermato in premessa del suo intervento che “le risorse aggiuntive sono sempre gradite ma il problema è come spenderle”. L’esponente della maggioranza ha auspicato una regia unica nella spendita delle risorse e non una semplice suddivisione di fondi tra i diversi assessorati.  «Le risorse – ha dichiarato il capogruppo – devono essere spese alla presenza di piani industriali settoriali ed utilizzate sotto il controllo del presidente della Giunta».

Il capogruppo Upc-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha affermato che “il bicchiere non è mezzo pieno o mezzo vuoto, perché il bicchiere è stato riempito con tre miliardi di euro ed è su questo che bisogna ragionare”.  L’esponente della maggioranza ha espresso un giudizio positivo sull’operato del presidente della Giunta («ha saputo illustrare al governo il gap Sardegna per compensare i costi dell’insularità») ed ha auspicato un confronto sul merito degli interventi che attengono questioni fondamentali come le infrastrutture, la continuità territoriale e i collegamenti ferroviari. Zanchetta ha quindi rimarcato l’entità delle risorse per la metanizzazione dell’Isola ed ha posto l’accento sulla necessità di approfondimenti per il cosiddetto sistema del mare: «E’ una risorsa che rischia di essere compromessa e che dobbiamo avere la capacità di governare anche con riferimento al turismo e all’ambiente». Il capogruppo del centrosinistra ha concluso con un riferimento agli interventi attesi alla Maddalena («bisogna riappropriarsi dei siti dell’ ex G8») ed in Gallura («mi auguro che la strada Olbia-Arzachena-Palau-Santa Teresa sia considerata un’opera primaria»).

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha definito il confronto in Aula “un ragionamento sciapo come d’altronde lo è il cosiddetto Patto per la Sardegna”. L’esponente della minoranze ha ripreso i rilievi critici mossi dal consigliere Usula in ordine allo scarso coinvolgimento del Consiglio sui contenuti del documento e quelli del decano dell’Aula, Mario Floris, per affermare che “il presidente del Consiglio Renzi, anche in Sardegna, vende le cose che non ha”.

Dedoni ha domandato con tono polemico dove siano “le risorse aggiuntive di cui si parla” ed ha definito “un errore” l’aver ritirato, a suo tempo, i ricorsi sulla vertenza entrate.  Il consigliere dei Riformatori ha poi svolto considerazioni non positive in ordine alla politica dei trasporti ed alle scelte che, a suo giudizio, penalizzerebbero gli scali aeroportuali minori di Oristano e Tortolì («Bisogna far funzionare tutti e cinque gli aeroporti della Sardegna»).

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha invece difeso l’operato del presidente della Regione e i contenuti del “Patto per la Sardegna” rimarcandone la coerenza con quanto approvato dal Consiglio in occasione del via libera al piano regionale di sviluppo. «Questo – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – è un patto serio e non abbiamo mai smesso di contestare il governo sulla vertenza entrare, dove dobbiamo tenere sempre alta l’attenzione». Daniele Cocco ha escluso “passi indietro” nel confronto con lo Stato: «I problemi della Sardegna non si possono risolvere col patto ma questo è un inizio che va di pari passo con le riforme che abbiamo messo in campo». Il capogruppo di Sel ha concluso ricordando gli impegni per le zone interne e esprimendo favore per il “master plan delle zone interne” («il problema vero resta  lo spopolamento e su questo serve agire attraverso il rilancio dell’azione della giunta e con le risorse del bilancio regionale»).

Dopo il capogruppo di Sel Daniele Secondo Cocco è intervenuto Christian Solinas (Psd’az) che ha ricordato che durante la seduta di esordio in aula della giunta Pigliaru, il presidente aveva fatto appello alla sobrietà. Solinas ha chiesto al presidente della Regione, proprio in virtù di questa sobrietà, di prendere le distanze da questa “soap opera da propaganda”. Io non credo – ha detto Solinas – che questo patto per la Sardegna possa essere una risposta al dossier presentato dalla giunta Pigliaru al governo nazionale. L’esponente sardista è stato molto critico nei confronti del  presidente del Consiglio dei ministri. Per Solinas, Renzi ha fatto una grande opera teatrale presentando 8 patti per le regioni e 8 patti per altrettante città. E la  Sardegna non può partecipare a questa farsa. Le risorse sbandierate  vere e  aggiuntive sono poco più di  8 milioni. Poca cosa anche rispetto al piano di azione e coesione del 2011. Se delle risorse devono essere assegnate alla regione Sardegna – ha continuato Solinas – devono essere risorse libere non fondi che devono servire per finanziare gli enti dello Stato. Quindi, per il consigliere dei quattro mori , un’operazione di verità sui conti va fatta ed è necessario un impegno straordinario. 

Roberto Desini (Partito dei sardi) ha sottolineato che questo è il primo governo regionale che rivendica l’insularità. Non c’è più un confronto con il governo al rialzo con il cappello in mano ma c’è la consapevolezza che l’insularità può essere un elemento su cui costruire il futuro della nostra terra. E’ necessario però cercare di invertire la rotta, cambiare mentalità ed atteggiamento. Spesso – ha continuato Desini – sono stati sottoscritti patti, protocolli e intenti che  non sono stati messi in pratica perché facevano parte di un libro dei sogni. Questa volta, per la prima volta, abbiamo parlato di bisogni. Certo, non si può abbassare la guardia, è necessario controllare perché il patto  sia attuato. Noi crediamo in questa sfida. Cogliamo questa occasione. 

Gianluigi Rubiu (Udc Sardegna)  ha detto che il termine patto significa “fare la pace” . Il patto è un  accordo tra due persone:  tra il  delinquente e l’ offeso.  Quindi è un accordo stretto con lo Stato patrigno.  Il fatto nuovo  – ha aggiunto ironicamente –  è che finalmente ci siamo resi conto che la Sardegna è un’isola. Con tutte le difficoltà che questo comporta. L’esponente dell’Udc è stato molto critico con questo accordo. Con questo patto abbiamo fatto un passo indietro perché negli anni 80 la Sardegna si è confrontata con lo Stato con intese istituzionali. Oggi non c’è stata concertazione, si è firmato un patto tra due persone. Non vorremmo che questo “patto” diventi un “pacco” messo in piedi con risorse virtuali. Questo patto è irrealizzabile e non riuscirà in questo mandato a realizzare le grandi opere previste. La preoccupazione maggiore è che questo patto rimanga solo un’elencazione di promesse.

Pietro Cocco (Pd) ha invitato tutti a tenere un profilo composto. Mentre noi parliamo di numeri – ha detto – i consiglieri della minoranza si dividono tra chi ha un approccio vittimista (che non porta da nessuna parte) e un approccio da guerriero. La nostra scelta è stata quella di stringere un patto,   cioè un accordo tra il presidente Renzi e il presidente Pigliaru. Ma questo è solo l’inizio di un percorso che porterà a mettere in piedi progetti e a fare opere concrete.

Pietro Pittalis (Forza Italia) ha lamentato la mancanza di una concertazione preventiva. Per il capogruppo di Forza Italia l’unico dato certo è che questo patto è uno strumento che serve a Matteo Renzi per firmare “patti patacca”. Ragionare su delle risorse che sono già nostre – ha detto – è inutile. Per Pittalis in questo patto è chiarissima la esautorazione del ruolo e delle funzioni del governo sardo. Noi non ci stiamo – ha concluso – a contrabbandare come nuove risorse che appartengono già ai sardi. Tutte le risorse sono fondi  già assegnati. Ma quindi di cosa andiamo a vantarci? Non possiamo vantarci di cose che non ci sono. Si nota solo la logica dello stanziamento. Se i sovranisti sono contenti di essere la stampella del governo Renzi, facciano pure.

«Siamo in tempi di politica post fattuale, cioè di una politica che tende ad ignorare i fatti e oggi abbiamo avuto un bell’esempio di questa politica con gli interventi della minoranza». Così il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, nel corso del suo intervento in sede di replica, ha respinto le critiche mosse dai rappresentanti della minoranza consiliare. «I fatti – ha proseguito il capo dell’esecutivo – in questo momento sono numeri reali ed è inutile fare i calcoli col bilancino dei fondi Fsc ignorando il dato fondamentale e cioè che i 1.500 milioni di euro sono solo una parte delle risorse definite nel patto, perché si deve parlare di oltre di tre miliardi di euro». Il presidente della Giunta ha quindi elencato le risorse contenute nel documento sottoscritto con il Governo: «Oltre ai 1500 sui fondi Fsc, ci sono i 600 milioni per le strade, i 125 per le ferrovie, i 400 milioni della dorsale per il metano, un miliardo e mezzo di euro di risorse aggiuntive per garantire l’identico prezzo del metano in Sardegna rispetto al costo sostenuto nel resto dell’Italia».

Il presidente Pigliaru ha poi evidenziato che nella precedente legislatura la quota di fondi Fsc arrivati effettivamente in Sardegna è stata pari al 10% e che la Giunta da lui presieduta ha innalzato di oltre 2 punti percentuali tale importo, così come tra  il 2009 e il 2014 non si sono registrati stanziamenti statali per la continuità territoriale, per il metano o le ferrovie.

Il governatore ha quindi ricordato che si è quantificato il costo dell’insularità («600 milioni di euro, 400 dei quali imputabili al maggior costo dell’energia per l’assenza del metano») ed ha evidenziato la novità presente nel patto rappresentata dalla possibilità offerta alla Regione di “entrare nella definizione dei contratti di servizio con Anas e Rfi”.

Quanto alla certezza delle risorse, il presidente della Giunta ha affermato che entro il 2017 devono essere spesi circa 300 milioni di euro e che gli stanziamenti sono già stati deliberati dal Cipe (delibere n. 25 e 26) e che si è in attesa della “bollinatura” della Corte dei Conti.

Terminato il tempo a disposizione per la replica, il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione del Consiglio per domani, martedì 4 ottobre alle 11.00, con all’ordine del giorno  il Dl 254 “Norme sulla qualità della regolazione e di semplificazione dei procedimenti amministrativi”.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

 

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Il Consiglio regionale ha approvato le mozioni sulle misure urgenti per alleviare i danni causati dagli incendi estivi alle aziende agricole, sull’istituzione di una struttura tecnico-organizzativa autonoma potenziata in materia di pesca, acquacoltura e molluschicoltura e contro la realizzazione degli impianti termodinamici a Decimoputzu e Gonnosfanadiga.

E’ stata bocciate, invece, la mozione sul primo bilancio alla lotta agli incendi sul territorio regionale.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n.240 – Congiu e più – “sulle misure urgenti per alleviare il danno patito dalle imprese agricole insediate nei territori percorsi dagli incendi nelle giornate dell’1, 2 e 5 luglio 2016; attivazione di strumenti finanziari e buon acquisto di materie prime per l’alimentazione del bestiame”. Il presidente ha dato la parola al consigliere Gianfranco Congiu (Pds) per illustrarne il contenuto.

Nel suo intervento Congiu ha sottolineato che «la mozione non fa leva sui sentimenti e non punta a suscitare emozioni ma ha lo scopo di intervenire su un argomento che purtroppo in Sardegna si ripropone in modo ciclico, non con un risarcimento già previsto dalla normativa vigente quanto con strumenti innovativi ed utili per alleviare chi ha perduto la sua unica fonte di reddito, nel caso dell’azienda agricola il nutrimento per gli animali». «Per questo – ha sostenuto – auspico un dibattito sul livello di cura che dobbiamo mettere in campo per le popolazioni colpite, senza dimenticare che, oltre all’efficienza del sistema di contrasto agli incendi che ha dato buoni risultati, occorre trovare una strada per fornire aiuti immediati». Quello dei voucher può essere un esempio, ha precisato in conclusione, «fermo restando che occorre garantire la sopravvivenza di settori produttivi vitali per la Sardegna con particolare riferimento alla ruralità che, nel passato, aveva attorno un vero e proprio sistema pubblico e privato che lo sosteneva mentre dopo è stata progressivamente messa ai margini, una tendenza che è necessario invertire».

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame della mozione n. 252 – Crisponi e più – Crisponi e più – “sul primo bilancio della lotta agli incendi sul territorio regionale”. Il presidente ha dato la parola al consigliere Michele Cossa (Riformatori sartdi) per illustrarla.

Cossa ha parlato della recente stagione degli incendi evidenziando la sua preoccupazione «non solo per i danni causati alle attività agricole ma anche per impatto del fenomeno su importanti attività turistiche in diverse zone della Sardegna e, di conseguenza, sulla sicurezza percepita da turisti con ripercussioni negative sul piano dell’immagine della Sardegna». «Inoltre – ha proseguito – emerge una situazione difficile del comparto forestale dove il 30% del personale risulta inabile al servizio e in generale la pianta organica presenta una età media molto avanzata, e va sottolineato in questo contesto anche il ritardo con cui è stata stipulata la convenzione con Vigili del Fuoco». «In generale – ha riassunto Cossa – siamo di fronte ad un sistema sottoposto ad una forte pressione ed occorre quindi una riflessione sulla stagione antincendio 2016, sia per la quantificazione dei danni economici ai territori che per una stima degli indennizzi alle popolazioni colpite, con un focus particolare sull’apparato di telerilevamento che in vent’anni (e nonostante la spesa di ben 27 milioni di euro, a cifre attuali) non ha prodotto niente di concreto perché è stata sostanzialmente abbandonato dalla Regione e comunque mai entrato davvero in funzione; anche su questo aspetto è necessaria chiarezza, nel momento in cui si ragiona su cosa fare il per prossimo anno».

Subito dopo è stata illustrata l’interpellanza n. 235/A con primo firmatario il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu.

Il capogruppo dell’Udc, dopo aver ricordato che la discussione dell’interpellanza a distanza di oltre due messi dalla sua presentazione «lascia il tempo che trova», ha messo l’accento sulla necessità di «dati precisi tema sulla stagione appena conclusa, caratterizzata da gravi incendi che, soprattutto nel mese di luglio, hanno colpito diverse zone della Sardegna con danni incalcolabili estesi su migliaia di ettari di terreno». Proprio oggi, ha continuato Rubiu, «il presidente regionale dell’ordine degli agronomi parla di doppio danno, sia al bosco ed al legnatico che soprattutto all’ambiente, parlando a questo proposito di guerra persa dalla politica». Comunque, a giudizio del capogruppo dell’Udc, «sono inaccettabili i ritardi ed i disservizi sull’attività dei Canadair che prima erano di stanza in Sardegna presso l’aeroporto di Elmas per sottolineare la necessità di proteggere adeguatamente la nostra Regione, la prima in Italia per superficie coperta da boschi». Il sistema regionale di prevenzione, ha concluso, «presenta molte falle, nel coordinamento e perfino nelle attrezzature impiegate come le pompe, con danni immateriali e reali di dimensioni incalcolabili che attendono risposte concrete, nel quadro di una urgente riflessione su quanto occorre fare in futuro».

Prendendo la parola nella discussione generale, il consigliere Pier Mario Manca (Sdl) ha affermato che in questo settembre «cominciamo a vedere sulla un paesaggio che inizia ad assumere il colore verde dopo le grandi distese nere dell’estate» Il fuoco, ha lamentato, «è purtroppo una piaga che non riusciamo a debellare contro la quale ci siamo sempre impegnati a fondo anche con leggi che hanno introdotto sui terreni percorsi dal fuoco il divieto di pascolo per 10 anni, oltre a misure per la macro e la micro fauna, dimenticando però che sopra quei terreni ci sono le aziende e gli uomini che ci lavorano, persone ed animali sopravvissuti che meritano la massima attenzione della Regione». E’vero, ha riconosciuto, «che non si può proclamare lo stato di calamità naturale in presenza di incendi dolosi ma dobbiamo comunque trovare soluzioni e dare una risposta pubblica alla catena di solidarietà naturale cui da sempre assistiamo nelle nostre campagne, sia pure limitatamente al nutrimento degli animali». Manca ha concluso auspicando «la creazione di un fondo per accompagnare le aziende colpite dagli incendi fino al cambiamento della stagione e del clima; non sono cifre enormi e non si tratta certo aiuti di Stato, e questo scopo potrebbe essere utilizzata anche la misura 5 del Piano di sviluppo rurale (Psr)».

Il consigliere dell’Udc Gianni Tatti ha dichiarato che «ogni estate diciamo sempre le stesse cose guardando i nostri paesaggi devastati dagli incendi ed è ora che le istituzioni diano un segnale tangibile del loro operato nell’interesse dei cittadini, soprattutto nei confronti di coloro che hanno perso tutto». Quest’estate, ha protestato Tatti, «lo spiegamento di forze della Regione non è stato all’altezza della situazione, sia per scarso coordinamento che problematiche legate a tensioni locali, nonostante tutti gli operatori meritino il convinto plauso della comunità regionale per gli sforzi che hanno profuso». Tutta, ha detto Tatti in conclusione, «va bene fronteggiare le situazioni straordinarie con strumenti straordinari ma dobbiamo investire di più sulla prevenzione, lavorando tutti assieme su molti fronti, cominciando dalla conoscenza e dall’informazione, per arrivare ad una Sardegna salvata non da aerei ma da nuova coscienza dei sardi».

Il consigliere Roberto Desini (Pds) ha condiviso in apertura i contenuti della mozione del collega Congiu aggiungendo però che, «al di là di questo la politica deve prendere esempio dall’atteggiamento di molti allevatori sardi che hanno espresso solidarietà con gli operatori colpiti dagli incendi; noi invece siamo in ritardo, dobbiamo fare autocritica e moltiplicare i nostri sforzi per ricostruire il tessuto economico dei territori colpiti dal fuoco».

Replicando a nome della Giunta l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano ha dichiarato che «nonostante i clamori e le eccezionali difficoltà meteo, la stagione 2016 appare molto simile a quella di anni precedenti, fatta eccezione per le temperature molto superiori alla media segnalate da ben 4 avvisi meteo seguiti da eventi molto gravi accompagnati da straordinarie ondate di calore». Quella 2016 è stata fortunatamente una stagione di incendi senza vittime, ha detto ancora l’assessore cogliendo l’occasione per ringraziare i 4 operatori rimasti feriti, «ma con danni rilevanti: 2495 incendi su una superficie di 11600 ettari di cui 3100 di boschi, soprattutto a luglio ed agosto in corrispondenza con eccezionali ondate di calore». Tuttavia, ha precisato l’assessore Spano, «i raffronti col passato vanno fatti non con una singola annata ma con una finestra storica più ampia che indica l’evoluzione del fenomeno; sotto questo profilo va ricordato che, rispetto al periodo 1998-2015 si registra una diminuzione del 35% dei terreni percorsi dal fuoco, del 33% per le aree boscate e del 30% sull’estensione media dei singoli incendi, indicatore principale dell’efficienza del sistema, che nel ’98 era di 10 ettari ed oggi è scesa a 4.65, segno che la macchina regionale ha funzionato, fermo restando che non esiste il rischio zero in giornate eccezionali dal punto di vista meteorologico». La Spano ha citato in proposito le vicende del luglio 2009 con 35000 ettari di terreno percorsi dal fuoco, ben 17 incendi su aree superiori ai 100 ettari, fenomeni che purtroppo hanno fatto registrare anche vittime.

Per quanto riguarda il dispositivo antincendio della Regione, l’assessore dell’Ambiente ha ribadito la validità del Piano triennale antincendi con uomini, mezzi (11 elicotteri affiancati dal nuovo Superpuma, un elicottero dello Stato, 3 Canadair affiancati da altri aerei di supporto) e risorse di tutto rispetto. Quest’anno, ha proseguito, «il sistema ha mostrato un miglioramento della capacità di prevedere il fenomeno su un’area divisa in 26 zone di allerta territoriale in grado di trasmettere tempestivamente le informazioni necessarie ad ogni componente del sistema; va ricordata inoltre l’attività investigativa del Corpo forestale che ha portato la Magistratura ad avviare indagini nei confronti di 434 persone». Quanto ai danni, ha aggiunto, «la stima sarà completata entro l’anno». Sul telerilevamento, ha evidenziato infine l’assessore, «il sistema ha mostrato fin da subito  una inefficienza strutturale e generato una lunga serie di falsi allarmi ed i relativi sono stati inoltrati alla Corte dei conti».

L’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi, dal canto suo, ha spiegato che «la richiesta di interventi di soccorso è oggettivamente limitata dai regolamenti comunitari e dal regime de minimis in presenza incendi dolosi; tuttavia, come nel 2009, la strada dei voucher da destinare alle aziende per l’acquisto dei foraggi nel periodo compreso fra l’incendio e la fine stagione, al più faremo una delibera».

Il sede di replica il consigliere Gianfranco Congiu (Pds) ha valutato positivamente l’apertura dell’assessore Falchi a favore di un intervento straordinario e transitorio, sottolineando che, a suo avviso, «la deroga ai regolamenti comunitari è praticabile, auspico perciò un intervento legislativo del Consiglio, finalizzato non al risarcimento ma alla garanzia della minima sussistenza in un periodo transitorio come misura tampone».

Intervenendo sempre per replicare, il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha espresso «perplessità sul taglio delle risposte fornite dall’assessore dell’Ambiente, in alcuni passaggi sopra le righe ed immotivati rispetto al contenuto della nostra mozione, perché chi amministra deve tener conto del principio di continuità amministrativa che prescinde da ruoli ricoperti». Alcuni dati, inoltre, secondo Cossa «sono troppo generici e inadeguati; sul telerilevamento, in particolare, forse è vera la cosa dei falsi allarmi ed è tardi per ristabilire responsabilità ma resta comunque lo scandalo dei 27 milioni buttati al vento, sarebbe poi utile ragionare sulla tecnologia di oggi».

Ancora in replica il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha detto di sentirsi «trascinato nella polemica dall’intervento dell’assessore; io non ho il torcicollo e guardo avanti ed altrettanto deve fare lei che deve preoccuparsi di costruire, mentre qui siamo al ridicolo». La sue risposte, ha concluso Rubiu rivolgendosi all’assessore, «non sono comunque esaurienti perché manca riferimento puntuale alla prevenzione che può essere sviluppata anche con la tecnologia ma a condizione di saperla usare e di investire risorse adeguate»: Rubiu ha chiesto infine una breve sospensione per verificare la possibilità di predisporre un ordine del giorno congiunto.

La richiesta è stata accolta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che, non essendo pervenuto alcun ordine del giorno, occorre mettere in votazione le mozioni presentate.

La mozione n. 250 – Congiu e più – è stata approvata con 29 voti favorevoli.

La mozione n. 252 – Crisponi e più – è stata respinta con 29 voti contrari 

L’Aula è passata poi all’esame della mozione 232 (Congiu) sulla necessità di una struttura tecnica in materia di pesca.

L’on. Congiu (Pds) ha elencato i numeri del settore della pesca in Sardegna e ha aggiunto: “Ci sono diecimila famiglie e c’è la nostra cultura e tradizione dietro la pesca sarda. Non possiamo non salutare con favore l’impegno della Regione per rivendicare misure finanziarie e fondi europei destinati al sostegno delle aziende ittiche. Grazie a quei fondi la marineria siciliana è diventata la prima marineria italiana”. Per l’oratore “è necessario spendere le risorse a disposizione e non è facile visto che il settore pesca è dentro l’assessorato all’Agricoltura e non è la migliore collocazione. La pianta organica del servizio pesca oggi sconta mancanza di personale e tutto il sistema di agenzie che sostiene l’agricoltura non trova un correlativo per la filiera ittica. Questo mi ha indotto a chiedere che venga istituito un dipartimento, u’agenzia, un secondo assessorato perché no?, a sostegno della pesca. Il management della Regione va specializzato”.

Per la Giunta ha risposto l’assessore Elisabetta Falchi, che ha detto: “E’ necessario promuovere la pesca sostenibile e l’acquacoltura, siamo d’accordo. Ed è necessario sviluppare anche la pesca in laguna, non solo nella fascia costiera, rafforzando le filiere produttive e il marchio del pescato insieme alle organizzazioni degli operatori. Gli strumenti finanziari ci sono in bilancio insieme ai fondi europei e una nuova direzione dell’assessorato avrebbe un senso importante visto che la struttura attuale è insufficiente e non consente di governare al meglio i problemi. Dunque, un’unica adeguata regia nell’Amministrazione è la risposta più efficace la problema indicato nella mozione”.

L’on. Congiu si è detto soddisfatto e il presidente ha messo in votazione la mozione, che l’Aula ha approvato.

L’Aula ha affrontato poi la mozione 250 (Usula e più) sul progetto di impianto termodinamico tra Decimoputzu e Villasor. Per l’esponente del Partito dei sardi “c’è un’intera comunità sarda che si oppone a questi progetti, che trova anche nella minoranza una forte sensibilità, non solo su quell’impianto ma anche sul progetto analogo tra Gonnosfanadiga e Villacidro”.

La mozione nasce dal “clamore che ha suscitato in Sardegna la contrapposizione di un’azienda agricola di Decimoputzu alla multi nazione che sta cercando di impadronirsi delle terre di questi agricoltori e allevatori. Anche sotto il profilo umano questa vicenda è terribile, senza che dobbiamo parlare del fatto che questa azienda familiare, con migliaia di capi di bestiame, produce, dà posti di lavoro diretti e indiretti, riceve per questo anche il contributo regionale.  Ecco, non dovremmo essere costrutti a occuparci di aziende come queste, che riaffermano il loro semplice diritto di lavorare la propria terra da generazioni. Non è un’opportunità offerta a dei poveri pastori questo impianto termodinamico: siamo di fronte a predatori che si mostrano benefattori. E’ una vecchia storia”.

L’on. Usula ha ricordato la contrarietà formale della Regione al progetto e ha detto: “Questo intervento presuppone una sottrazione di 269 ettari, una superficie superiore ai centri abitati di Decimoputzu e Villasor. La massima istituzione della Sardegna deve dare un segnale chiaro agli ascari e alle multinazionali che li mandano. Qui in ballo è il nostro diritto di decidere sulla nostra terra, che non può essere scavalcato da un cosiddetto “interesse nazionale”o di Stato che deve prevalere su quello dei sardi. Se questo tentativo riuscirà ben altri inevitabili scippi saranno perpetrati sull’Isola. Non ne abbiamo già abbastanza in Sardegna di territori espropriati, di territori da bonificare? Chiedo alla Giunta di impedire con ogni azione gli interventi di Villasor e Gonnosfanadiga”. 

Ha quindi preso la parola il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) che nel suo intervento, interamente svolto in lingua sarda, ha bocciato senza mezzi termini il progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico a Flumini Mannu in una zona agricola situata tra i comuni di Villasor e Decimoputzu. “La famiglia Cualbu lavora qui terreni da oltre 100 anni, si è trasferita da Fonni per lavorare la terra, ha messo in piedi una florida azienda agricola mantenendo, allo stesso tempo, un legame profondo con il paese d’origine. La loro – ha detto Zedda – è una filosofia di vita, il loro rapporto con la terra è quasi sacro. Tutto questo è oggi messo a rischio».

Zedda ha poi ricordato i pronunciamenti di Regione, Ministero e comuni interessati contrari al progetto: «Contro la volontà delle popolazioni si invoca il principio dell’interesse superiore nazionale, ma non esiste nessuna ragione di Stato – ha affermato il consigliere di maggioranza – è un progetto che non serve a nessuno. In Europa non ci sono altri esempi di questo tipo. In Sardegna non ci sono le condizioni climatiche ideali per realizzare un progetto di questa portata, andrebbe bene in Africa, non nella nostra Isola. La Regione chieda l’applicazione della legge e rivendichi la sua potestà esclusiva in materia».

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha riaffermato il convinto sostegno alla mozione ed ha spiegato di aver proposto l’integrazione al documento nella parte che fa riferimento all’impianto termodinamico solare di Gonnosfanadiga – Villacidro. «Un progetto gemello a quello di Flumini Mannu – ha affermato l’esponente della maggioranza – che ha registrato nel corso degli anni la contrarietà delle popolazioni e della amministrazioni locali». «Non abbiamo posizioni preconcette contro le rinnovabili – ha concluso Rossella Pinna – ma non siamo terra di conquista per le multinazionali dell’energia e per questo chiediamo alla giunta di far valere le competenze della Regione».

Il consigliere del Pds, Augusto Cherchi, ha confermato pieno convinto e sostegno alla mozione ma  ha chiesto che venisse posta in votazione la formulazione originaria del dispositivo originario del documento,  laddove si impegna il presidente della Giunta ad impugnare il provvedimento del ministero dell’Ambiente. «Non c’è alcun interesse di Stato – ha affermato l’esponente della maggioranza – per giustificare l’esproprio di un terreno agricolo di un privato e la Regione deve opporsi a tale eventualità».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori ha manifestato l’opportunità di procedere con l’approvazione di un documento che manifestasse la solidarietà del Consiglio regionale per gli amministratori locali, alla luce dell’ultimo attentato contro quelli di Orotelli nel nuorese.

Il presidente di turno dell’assemblea, Eugenio Lai, ha ricordato la possibilità di presentare, prima della conclusione del dibattito, documenti da sottoporre all’attenzione dell’Aula, ed ha quindi concesso la parola al consigliere del Partito dei sardi, Piermario Manca che ha argomentato il sostegno alla mozione n. 120. L’esponente della maggioranza ha parlato, in riferimento alla decisione del ministero dell’Ambiente di esprimere parere favorevole all’impianto di Gonnosfanatiga – Villasor, di un vero e proprio “esproprio di Stato”. «Se passa questo progetto – ha affermato – vuol dire che lo Stato nega il diritto alla proprietà privata in Sardegna ed è per questo che la Giunta deve opporsi fermamente».

Intervenendo sull’argomento, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato di condividere il contenuto della mozione ma ha posto in evidenza l’incongruenza delle dichiarazioni rilasciate dal direttore di Agris a proposito di una possibile collaborazione con la multinazionale che ha proposto l’impianto termo solare. «Mettetevi d’accordo tra di voi – ha tuonato l’esponente della minoranza perché con una nota ufficiale un direttore nominato dall’assessore dell’Agricoltura si esprime favorevolmente sul progetto di Flumini Mannu».  «Rimuovete quel direttore – ha affermato Pittalis oppure c’è qualcosa che non torna nei vostri comportamenti». Il capogruppo dell’opposizione ha quindi polemizzato con l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, per una presunta mancanza di rispetto nei confronti dell’Aula e dei consiglieri per alcuni atteggiamenti di scherno che sarebbero stati indirizzati allo stesso Pittalis nel corso del suo intervento.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha confermato la contrarietà di tutta la maggioranza al progetto della Flumini Mannu limited.

L’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, ha quindi ripercorso l’iter del procedimento per quanto di competenza del suo assessorato ha ricordato il parere negativo perché valutato come “intervento non coerente con gli indirizzi pianificatori della Regione”.  L’assessore ha quindi sottolineato,  l’approvazione dell’atteso piano energetico ed ha definito “il progetto non  coerente con tale piano e con la sua strategia”.

L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha definito “informali” le interlocuzioni intercorse tra l’agenzia Agris e la società proponente l’impianto di Flumini Mannu ed ha precisato che la disponibilità ad un’eventuale collaborazione manifestata dal direttore dell’agenzia regionale era subordinata alla realizzazione nel rispetto delle norme di tale impianto. «Riaffermo – ha concluso l’assessore – che le terre agricole devono essere sempre salvaguardate e preservate».

L’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano, ha evidenziato il ruolo di raccordo dell’assessorato da lei diretto ed ha ricordato che con la proceduta della “VIA nazionale” non è più l’assessorato regionale  a compiere le valutazioni. «Abbiamo prodotto tre pareri al ministero – ha dichiarato la Spano – in cui puntualmente abbiamo esposto perplessità e criticità del progetto di Gonnosfanadiga». L’assessore ha quindi spiegato che al parere favorevole del ministero dell’Ambiente si contrappone quello negativo del ministero dei Beni ambientali e che quindi la decisione finale sul progetto della Flumini Mannu spetterà al consiglio dei ministri. «La decisione in sede governativa non è stata ancora assunta – ha concluso Spano – ed è per questo che la Regione potrà solo porre in essere tutte le azioni che evidenzino contrarietà a tale progetto».

In sede di replica il primo firmatario della mozione, Emidio Usula (Soberania e Indipendenza) si è detto soddisfatto delle rassicurazioni offerte dalla Giunta ed ha auspicato un no netto al progetto e alle pretese del governo per l’esercizio della clausola di supremazia.

Voto favorevole hanno dichiarato il consigliere del Pd, Alessandro Collu (gruppo Soberania e Indipendentzia) e Paolo Truzzu (Fd’I-Misto).

Posta in votazione la mozione n. 120 (testo originario e senza modifiche) è stata approvata all’unanimità con 51 votanti favorevoli.

L’Aula è quindi passata all’esame delle mozioni n. 253 (Cappellacci e più) e 220 (Agus e più) e dell’interpellanza 149/A (Locci e più) tutte incentrate sul tema dell’accoglienza dei migranti.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, illustrando la mozione n. 253 ha voluto subito sgombrare il campo da ogni forma di pregiudizio: «Quando si parla di migranti si parla di persone, di uomini e donne, bambini e anziani ai quali va tutto il nostro rispetto e la nostra considerazione – ha detto l’esponente della minoranza – ciò che occorre chiedersi è se quello che si è fatto e continua a farsi è servito o ha invece aumentato i problemi dei migranti».

Pittalis ha ricordato le difficoltà affrontate dal sistema degli enti locali sui cui è stata scaricata gran parte delle responsabilità dell’accoglienza: «Tutto nasce da una sottovalutazione del problema, dal fatto di aver affidato la soluzione all’Europa della finanza e delle banche e non all’Europa dei popoli – ha affermato Pittalis – i risultati sono sotto gli occhi di tutti: mancano 600 milioni di euro per far fronte alle spese sostenute dalle associazioni oltre ai fondi che servono, di mese in mese, per affrontare le emergenze. Ci sono, inoltre, 235mila migranti che aspettano l’occasione per venire in Italia. Solo il Governo Renzi sembra non accorgersi di questo».

Secondo il capogruppo di Forza Italia «la Sardegna rischia di subire la situazione invece di essere coprotagonista nella gestione dell’emergenza. Il governo deve coinvolgere le autonomie locali. La recente nomina di Fassino a capo dell’autorità per la gestione dell’accoglienza non autorizza a dire che c’è l’attenzione verso gli enti locali. E’ la solita furbata per rasserenare le anime dissenzienti all’interno del proprio partito».

Pittalis, infine, ha ricordato che in 13 mesi sono arrivati in Sardegna oltre 9000 migranti, tra cui moltissimi minori. «Il sistema dell’accoglienza è al collasso. Tutto grava sulle spalle di forze dell’ordine, sindaci e volontari oltre che della Chiesa sarda. Le quote sono saltate. Un sistema senza controlli rischia di tradire la finalità umanitaria e di favorire la tratta delle persone aumentando il numero dei morti in mare. Serve un’azione più energica della Giunta – ha concluso Pittalis – il presidente della Regione non può correre il rischio di essere indicato come responsabile dei problemi di ordine pubblico e di un dissidio sociale che si aggrava».

Il presidente Lai ha quindi dato la parola al consigliere Francesco Agus (Sel) per l’illustrazione della mozione n. 220. «E’ un tema serio, non possono essere tutelati toni da bar – ha esordito Agus – i migranti fuggono dalle guerre, è questa l’unica alternativa alla morte certa. Ecco perché bisogna concentrarsi sulle soluzioni possibili evitando di creare confusione».

Secondo Agus «sulla Sardegna grava un peso che non può sostenere, si rischia di peggiorare una situazione già difficile per i migranti e per le comunità che li accolgono. La nostra Isola è confine di un territorio più ampio, non può sopportare da sola questa responsabilità. Il tema va inquadrato in un contesto più ampio che riguarda i rapporti tra continenti. L’Europa non può lasciare da sola la Sardegna e la Sardegna non può lasciare soli i comuni».

Il consigliere di Sel ha quindi espresso forti critiche sull’attuale sistema di accoglienza gestito dalle prefetture. «Si è rivelato fallimentare – ha detto Agus – c’è necessita di un patto nazionale sottoscritto da Stato, Regione e Comuni. La Regione se ne faccia carico. Continuare a considerare il problema come un’emergenza è sbagliato. Serve una nuova politica di integrazione. Non è più accettabile assistere allo scarica barile che aggrava la situazione e alimenta i populismi».

Agus ha quindi invocato il superamento delle logiche emergenziali attraverso un piano organico dell’accoglienza che trasferisca le competenze dalle prefetture alla Regione. «La semplice accoglienza non basta più per situazioni che durano mesi o anni. La Regione deve spingere per l’approvazione in Parlamento del disegno di legge per i minori non accompagnati. La situazione sta esplodendo. La carenza di normativa fa sì che i minori siano a totale carico degli enti locali. I comuni non sono più in grado di far fronte alle necessità».

Si è poi passati all’esame dell’interpellanza 149/A che il primo firmatario, Ignazio Locci, ha dato per letta.

Ha quindi preso la parola il consigliere Franco Sabatini (Pd) che, dopo aver ricordato alcuni fatti di cronaca nera che hanno visto coinvolti migranti arrivati in Sardegna, ha sottolineato l’esistenza di un disagio sociale da affrontare con attenzione. «Chi parla di invasioni di migranti alimenta l’intolleranza – ha detto Sabatini – la questione è complessa è ha bisogno di soluzioni adeguate. Oggi il tema è regolato dalla convenzione di Dublino del 1990 che disciplina la competenza per le domande di asilo. La Convenzione afferma che i rifugiati non possono scegliere liberamente la destinazione ma questa compete allo Stato che fa la prima accoglienza. L’Europa ha chiesto di rivedere la Convenzione ma gli Stati membri si rifiutano. Per questo motivo gli immigrati non vogliono essere identificati. Non lo fanno per arroganza ma perché hanno in testa altre mete. Se si fanno identificare hanno più difficoltà a raggiungere le nazioni dove hanno parenti e amici».

Sabatini, in conclusione, ha invitato a distinguere tra prima accoglienza e permanenza. «In Sardegna ci sono stati 12.000 arrivi nel triennio e attualmente sono presenti 5.000 migranti. La nostra Isola ha il tasso di uscita più alto, chi arriva da noi non vuole rimanere. E’ falso sostenere che non stiamo rispettando le quote assegnate del 2,9%».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) la Sardegna rischia di diventare terra di confino per “poveri cristi” che scappano dalla guerra o dalla fame. «Noi siamo per la solidarietà ma i migranti devono essere accolti come si deve – ha sostenuto Tedde – la macchina dell’accoglienza è invece collassata: i sindaci sono lasciati soli, gli immobili utilizzati per ospitare i migranti sono privi di agibilità e senza servizi igienici adeguati. Situazioni indegne di uno stato civile».

Il consigliere azzurro ha poi rimarcato la necessità di verificare puntualmente chi ha diritto allo status di rifugiato. «In Sardegna sono arrivati 1.400 migranti in più rispetto alle quote previste,  i rifugiati sono pochissimi. Sarebbe stato molto meglio realizzare centri di accoglienza in Nord Africa. In questo modo si sarebbe potuta verificare meglio la legittimità della richiesta dello status di rifugiato. Questo avrebbe risolto molti problemi ma Renzi non ci pensa. Siamo convinti che Regione debba esercitare un ruolo più determinato – ha concluso Tedde – non siamo contro la Regione ma credo che il presidente Francesco Pigliaru debba decidere che cosa fare e cosa chiedere per accogliere degnamente i rifugiati e dare sostegno ai sindaci».

Critico anche il consigliere Paolo Truzzu (FdI) secondo il quale sul fronte dell’accoglienza sono state fatte scelte illogiche: « Quale futuro vogliamo dare ai nostri giovani? – ha chiesto Truzzu -. Finora sono stati spesi 90 milioni di euro di fondi statali per un’integrazione che non ci sarà mai. In questo modo ignoriamo la disperazione dei nostri giovani costretti ad emigrare. Non ci occupiamo di sviluppo ma di assistenza, si alimenta l’odio e il contrasto sociale».

Secondo Truzzu, occorre quindi ragionare per «dare risposte agli immigrati ma anche ai sardi mettendo fine alla politica degli aiuti senza controlli in una terra che non riesce a produrre lavoro nemmeno per i propri figli. Nonostante ciò – ha concluso Truzzu – sento esponenti della giunta e dei sindacati auspicare più presenza degli immigrati per contrastare lo spopolamento. Il problema dei migranti non si risolve qui ma in Africa».

Il presidente Lai ha quindi dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori alle 16.30.

Consiglio regionale 54

 

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Il Consiglio regionale ha approvato gli “Interventi sul capitale della società di gestione dell’aeroporto di Alghero SOGEAAL Spa”. La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha rivolto a nome dell’Assemblea un messaggio di solidarietà e vicinanza alle popolazioni dell’Italia centrale colpite dal terremoto del 24 agosto scorso, esprimendo cordoglio per le vittime e familiari, compresi alcuni sardi. L’Aula ha poi osservato un minuto di silenzio.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «la presenza del presidente della Regione e dell’assessore dei Trasporti deve consentire al Consiglio di andare di là di alcune pur pregevoli inchieste giornalistiche e verificare la fondatezza di questioni di grande rilevanza per i sardi». «Mi riferisco – ha spiegato Pittalis – alla notizia della modifica dell’accordo fra Alitalia e Regione attraverso la quale si corrisponde un contributo alla compagnia, mentre la legge prevede che non ci siano oneri a carico della Regione; vogliamo sapere quindi chi ha pagato 1.6 milioni, con quali fondi e sulla base di quale norme, perché siamo in presenza di un fatto gravissimo». La seconda questione, ha concluso Pittalis, «riguarda la legge regionale approvata prima dell’estate che prevedeva, entro il 31 agosto, la nomina dei nuovi vertici della Asl unica e delle altre aziende sanitarie nell’ambito del processo di fusione previsto per il 2016; ebbene, di queste nomine non c’è traccia nel sito istituzionale della Regione e vorremo capire cosa sta succedendo, perché di fatto la sanità sarda è da oggi senza governo e su questo è urgente fare chiarezza».

Il presidente Ganau, dopo aver ricordato che l’intervento del consigliere Pittalis non può essere qualificato formalmente come “sull’ordine dei lavori”, ha invitato il capogruppo di Forza Italia ad approfondire gli argomenti sollevati, se lo riterrà opportuno, gli strumenti regolamentari.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n. 349/A – Giunta regionale – Interventi sul capitale della società di gestione dell’aeroporto di Alghero (Sogeaal Spa).

Per illustrare i contenuti del provvedimento il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il consigliere Salvatore Demontis del Pd.

Nel suo intervento Demontis ha premesso che «non è in discussione il problema generale della privatizzazione ma quello di una società di gestione che ha generato perdite per oltre un terzo del capitale sociale e va quindi ricostituito per tornare dentro i parametri fissati dalla concessione. Le alternative in campo – ha aggiunto Demontis – sono due: la ricapitalizzazione oggetto del provvedimento in esame o la messa in liquidazione, ipotesi che comporterebbe la revoca della concessione ed aprirebbe la strada ad una gara internazionale sulla gestione globale dello scalo al termine di una prevedibile gestione commissariale nelle more dell’espletamento delle procedure di gara». «La ricapitalizzazione cui stiamo procedendo – ha detto ancora il consigliere del Pd – richiede un piano industriale in grado di indicare le prospettive di ripresa della società, resta piuttosto da chiarire la legittimità di una ricapitalizzazione inquadrata nel ritorno alla redditività della società per effetto di capitale pubblico perché, se la risposta fosse positiva, si potrebbe riflettere su gara di contenuto diverso ad esempio sulla base di una aggiudicazione finalizzata a premiare il progetto migliore, fermo restando che anche nella fase attuale non siamo di fronte ad una svendita ed il mercato farà il prezzo».

Quanto alla mancata trasparenza che avrebbe accompagnato il piano industriale, Demontis ha ricordato che «in realtà si tratta di un mezzo teorico per la ricapitalizzazione e in caso di aggiudicazione gara sarà poi vincitore a predisporre una propria pianificazione; molto più opportuno, invece, riflettere sul peso del 28% delle azioni che resterà alla Regione».

Per la minoranza il relatore Giovanni Satta (Misto) ha affermato che «la commissione si è limitata ad una presa d’atto della ricapitalizzazione resa obbligata dal codice civile, per cui molte polemiche di questi giorni andavano casomai fatte prima, piuttosto servono alcuni chiarimenti su andamento gara che ha avuto un iter molto complesso e per molti aspetti discutibile, in un contesto di continui rumors sui nomi delle società possibili vincitrici della gara, cosa di dubbia legittimità che fra l’altro va contro la regola della par condicio dei partecipanti». «Come opposizione – ha concluso – ci siamo astenuti sia per quanto detto in precedenza sia perché la copertura finanziaria del provvedimento proviene dalla continuità territoriale con grave danno per i sardi, scelta che non condividiamo».

Al termine delle relazioni di maggioranza e opposizione, il presidente Ganau ha aperto la discussione generale dando la parola al consigliere di Forza Italia Marco Tedde.

L’esponente azzurro, in apertura del suo intervento, ha voluto ricordare lo sforzo finanziario affrontato dalla Regione per garantire la gestione e il funzionamento dello scalo di Alghero. «Tra investimenti e ricapitalizzazioni, la Regione ha speso circa 90 milioni di euro. Oggi discutiamo della privatizzazione della società di gestione e non possiamo farlo senza conoscere nei dettagli i termini della questione. Lo scorso 2 agosto abbiamo respinto la richiesta di portare il provvedimento in aula con procedura d’urgenza, oggi ribadiamo il concetto: non si può discutere al buio senza conoscere i documenti. La Regione ha rifiutato di trasmetterci gli atti sul Piano industriale per l’aeroporto di Alghero, un rifiuto che lede le prerogative dei consiglieri».

Marco Tedde ha poi contestato il principio del “pari passu” richiamato nel Dl della Giunta secondo il quale la ricapitalizzazione della società di gestione deve essere contestuale alla privatizzazione. «Si richiama la normativa nazionale e i pronunciamenti della magistratura contabile – ha detto Tedde – ma il principio “pari passu” non si applica a questa fattispecie. La legge di stabilità impedisce il soccorso finanziario alle imprese decotte. E’ invece possibile intervenire, come dice la Corte dei Conti, quando esiste un programma di sviluppo, il salvataggio è consentito quando ci sono prospettive a prescindere dalla privatizzazione». A questo proposito, il consigliere di Forza Italia ha ricordato che esiste un piano industriale presentato dalla Sogeaal che prevede perdite di 2,5 milioni di euro nel prossimo biennio e utili per 19 milioni di euro per gli anni successivi. «Questa è la condizione per il salvataggio – ha sottolineato Tedde – il bando inoltre presenta un altro problema: quando si costituiscono società pubblico-private con prevalenza di capitale privato è indispensabile l’evidenza pubblica. In questo caso il progetto dell’offerente è relegato in un cantuccio, si conoscerà solo dopo. Con un euro in più l’offerente potrà gestire le sorti di un intero territorio».

Secondo Tedde, infine, non c’è nessuna garanzia che la Regione concorderà in futuro gli indirizzi sulla gestione dello scalo algherese: «In una Regione dove non esiste un piano dei Trasporti il privato diventerà, inevitabilmente, il dominus». 

Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù ha fornito i dati sul traffico aereo nell’Aeroporto di Fertilia: «C’è stato un calo del 19% nei primi mesi 2016 – ha detto Orrù – le ripercussioni sul territorio sono gravissime, si sono persi circa 80 milioni di euro. Tutto questo nonostante le sollecitazioni arrivate alla Giunta per scongiurare l’abbandono di Ryanair. L’assessore Deiana ha voluto proseguire la lotta contro i mulini a vento».

Secondo Orrù, la decisione della compagnia irlandese di rinunciare ai collegamenti con Alghero ha creato un forte disagio a tutti i sardi che si muovono per motivi di lavoro, di studio o per cure mediche. «Non siete stati in grado nemmeno di ascoltare i consigli dei vostri compagni di partito come Soru. Si è preferita la logica del non fare».

Sulla privatizzazione della Sogeaal, Orrù ha detto di non essere contrario: «Ciò che non mi convince è la fretta della Giunta. Servono garanzie di chiarezza e trasparenza. Prima di procedere alla privatizzazione occorre garantire il rientro di Ryanair  e predisporre un Piano regionale dei Trasporti».

Peppino Pinna (Udc) si è detto d’accordo con la decisione di procedere alla privatizzazione dell’aeroporto di Alghero. «E’ un progetto di cui si discute da anni, la vicenda Ryanair e l’attesa per la decisione di Bruxelles ha condizionato l’operazione – ha rimarcato Pinna – la privatizzazione è un passaggio obbligato, ciò che contesto è che la copertura finanziaria venga garantita con i fondi della C2. In questo modo sarà definitivamente affossata la continuità territoriale verso gli scali minori».

Anche per Paolo Truzzu (FdI) il Disegno di legge della Giunta non può essere discusso senza avere a disposizione tutte le informazioni del caso. «Le società hanno il dovere di presentare il piano industriale. Perché il Consiglio non può conoscere quello sull’aeroporto di Alghero? Ci chiedete di decidere su un Piano che non conosciamo. Il problema non è discutere sé si debba o non si debba fare la privatizzazione ma farlo in modo consapevole».

Paolo Truzzu ha stigmatizzato la mancanza di trasparenza nell’operazione: «Non conosciamo il piano industriale, né la decisione della Commissione Europea sui finanziamenti alle low cost – ha detto l’esponente di FdI –  all’Europa non interessa se la gestione sia pubblica o privata ma che sia conveniente e possa generare utili. Ecco perché è difficile dare un voto positivo a questo provvedimento».

Truzzu infine ha rimarcato la differenza di atteggiamento assunto dalla maggioranza sul caso Igea:  «Perché non è stata privatizzata? Perché Alghero sì e Igea no? Dov’è la differenza? C’è troppa segretezza – ha concluso il consigliere di minoranza – non siamo disponibili a votare questo provvedimento».

Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere del Psd’Az Christian Solinas: «C’è modo e modo di fare le privatizzazioni – ha detto Solinas – questa viene fatta al buio. Si stabilisce per legge quale sia il valore di acquisizione (circa 9 milioni da parte dei privati). Il numero è l’esito di una valutazione più ampia, il Consiglio ha bisogno di una riflessione di senso compiuto per fare le migliori valutazioni».

Il consigliere sardista ha poi avanzato una proposta alternativa: «Perché non ragionare tutti insieme su soluzioni diverse come l’affitto dell’azienda. Se un privato può acquistare per circa 9 milioni, un affitto lo si potrebbe fare con un canone di 1,2 milioni. La proprietà sarebbe pubblica e il capitale privato».

Christian Solinas, infine, pur riconoscendo la necessità di trovare una soluzione in tempi rapidi ha auspicato una decisione ponderata: «Non siamo oggi nelle condizioni di fare una valutazione compiuta e prendere decisioni su un pezzo importante del patrimonio della Regione che ha rilevanza strategica per lo sviluppo del Nord Ovest. La soluzione – ha concluso l’esponente del Psd’Az – non può essere liberarsi di alcuni settori, meglio mantenerli in mano pubblica rendendoli più efficienti».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha ricordato la recente richiesta di documenti negata ai consiglieri regionali ed ha parlato di una “privatizzazione al buio” rivolgendosi al presidente del Consiglio perché le  richieste di informazioni da parte dei consiglieri siano considerata funzionali allo svolgimento del loro ufficio politico e non già una pratica di semplice accesso agli atti.

A giudizio di Ignazio Locci i dubbi della minoranza sulla ricapitalizzazione e sulla privatizzazione della Sogeaal non sono stati chiariti neppure dall’intervento del relatore della maggioranza  ed ha insistito sul fatto che restano in campo “aspetti tutti politici”: la volontà della Regione di mantenere il controllo della società di gestione dell’aeroporto di Alghero, la valenza strategica dello scalo e più in generale dalla volontà di “avere voce in capitolo con i cosiddetti signori del cielo”.

«Ci dispiace – ha affermato il consigliere di Forza Italia – che non esistano più i comunisti di una volta, perché di certo  avrebbero difeso le quote di partecipazione pubblica nella società di gestione dell’aeroporto del Nord Ovest ed in ogni caso permangono tutte le nostre perplessità sul provvedimento e sulle modalità di coinvolgimento delle amministrazioni locali nei futuri assetti societari della Sogeaal».

Il presidente della IV^ commissione, Antonio Solinas (Pd), ha ricordato la strategicità dello scalo algherese ma ha evidenziato lo storico sbilancio nei conti societari che ha causato cinque interventi di ricapitalizzazione da parte della Regione («nella scorsa legislatura ben 20 milioni di euro»). «Serve, dunque, intervenire – ha proseguito il consigliere della maggioranza – e con questa legge vogliamo ripianare le perdite e procedere di pari passo con la privatizzazione della Sogeaal».

Antonio Solinas ha replicato alle critiche relative alla poca chiarezza ed ha affermato che il «vero piano industriale sarà redatto dai soci privati che deterranno la maggioranza azionaria delle quote».

In riferimento al 28% di quote che dovrebbero essere riservate alla Regione, l’esponente del Pd ha mostrato favore per la partecipazione delle alle amministrazioni locali interessate. «O procediamo con la privatizzazione – ha concluso Antonio Solinas – oppure non facciamo gli interessi della Sardegna e le critiche per l’impiego di parte delle risorse destinate alla cosiddetta Ct2 sono strumentali».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha lamentato il perdurare di dubbi ed una generale scarsa chiarezza «non solo sul caso di Alghero ma su tutto ciò che attiene la politica dei trasporti nell’Isola» L’esponente della minoranza ha parlato di una “Sardegna isolata” ed ha lamentato forti penalizzazione per l’economia ed in particolare per il comparto turistico.

Il consigliere dei Riformatori sardi ha quindi insistito sulle cinque ricapitalizzazioni che hanno registrato l’intervento della Regione («trenta milioni nelle ultime due legislature») per affermare con nettezza che serve ricercare le responsabilità da parte di chi ha amministrato nel corso degli anni la società di gestione dello scalo algherese («possibile che nessuno risponda per questi buchi?»).

L’onorevole Attilio Dedoni ha concluso dichiarando il favore dei Riformatori per la privatizzazione della Sogeaal ma ha affermato: «Non andiamo avanti con la benda negli occhi senza sapere che cosa c’è dietro il caso Alghero».

Dedoni ha quindi ricordato le sue recenti affermazioni in Aula riguardo le indiscrezioni per l’interesse della società F2i (nel cda siede il presidente della Fondazione Sardegna, Antonello Cabras) ed ha aggiunto: «Mi risulta che già pensino a vendere quote ad altri operatori».

In conclusione del suo intervento l’esponete della minoranza ha ricordato l’esperienza della Regione corsa, dove i 4 scali in mano pubblica sono tutti operativi e producono utili.

Il consigliere del gruppo Misto Fabrizio Anedda ha premesso che sul provvedimento in discussione «non pesa nessuna questione ideologica ma anzi una forte attenzione alla gestione degli asset pubblici della Regione e, sotto questo profilo, va comparata la situazione di Alghero con quella degli altri due scali sardi». «Alghero – ha aggiunto Anedda – ha creato passivi per 40 milioni mentre gli altri due scali sono attivi, la compagine azionaria è prevalentemente privata a Cagliari ed Olbia mentre ad Alghero è totalmente pubblica, emergono poi gravi squilibri fra volumi di traffico e numero dei dipendenti, introiti generali e ricavi non aviation, numeri inequivocabili che fanno emergere incapacità gestionali evidenti». La scelta della privatizzazione, a giudizio di Anedda, «è quindi obbligata per evitare la messa in liquidazione fermo restando che poi i privati dovranno mettere mano profondamente alla gestione; è un peccato piuttosto che non ci si stata una cordata di imprenditori sardi che pure lamentano problemi a carenze, ed occorre chiedersi se la privatizzazione è un affare perché gli imprenditori sardi non si presentano, forse perché vogliono fare profitti senza affrontare il rischio di impresa».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha sottolineato che «siamo pressati da tempo su una vicenda che affonda le sue radici nel passato, ma non va dimenticato che la mobilitazione forte di territori ed amministratori locali ha permesso di ottenere dal governo il ritiro delle tasse aeroportuali pur essendoci ancora molto da fare perchè non tutto è risolto». A nostro giudizio non c’è chiarezza, ha lamentato Usula, «su Alghero come hub di Ryanair, sull’apertura a nuovi vettori, sul piano industriale, sul ruolo Alghero nel panorama aeroportuale sardo, mancano linee guida che portino ad un nuovo ed efficiente sistema regionale ed un piano dei trasporti all’altezza dei tempi, delle attese degli operatori economici e di tutti i sardi». «La società di gestione dell’aeroporto di Alghero – ha aggiunto ancora il consigliere – è in crisi gravissima e la ricapitalizzazione è d’obbligo, restano però dubbi sul futuro e sullo spazio della Regione e dei Comuni, che potrebbe essere marginale rispetto ad una esigenza di controllo pubblico che per noi è essenziale come la salvaguardia dei posti di lavoro; il rilancio dello scalo, insomma, deve avvenire in un quadro di regole chiare, condivise e sostenibili con una regia regionale compatibile con la presenza del privato; sotto questo profilo diciamo no ad ingerenze di soggetti con obiettivi non chiari e chiediamo che le scelte siano al servizio del territorio e dei cittadini, perché di questo saremo tutti chiamati a rispondere».

Il consigliere Luigi Lotto (Pd), intervenendo in qualità di capogruppo, ha messo l’accento sul fatto che «l’aeroporto di Alghero negli ultimi 15 anni ha fatto importanti investimenti per migliorare la sua efficienza complessiva e creare il contesto migliore per accrescere i suoi introiti ed individuare nuove opportunità per non ripetere gli errori del passato che sono riconducibili a tutta la politica, però ora dobbiamo essere conseguenti». «E’vero – ha sostenuto – che la società poteva essere amministrata meglio e che la Regione più attenta, ma adesso dobbiamo agire perché oggi non ci sono le condizioni per risanare una società a controllo pubblico come la Sogeaal, oggi c’è un piano industriale ma se non privatizziamo non ci sarà più, per cui dobbiamo puntare a sviluppare una prospettiva nuova con un cambio di rotta che veda i privati coinvolti ma la Regione fortemente interessata; in questo senso va apprezzata l’apertura della Regione ad un ruolo degli Enti locali non nella gestione ma nel controllo della stessa, perché l’aeroporto è una infrastruttura fondamentale per il territorio».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha espresso soddisfazione «per la conversione della sinistra alle politiche liberali ed ai processi di privatizzazione perfino col comunista doc come il collega Fabrizio Anedda, segno che la storia va avanti e ci dà ragione, però va ricordato che anche i più accessi liberali e liberisti distinguono fra privatizzazione e privatizzazione e questa che viene proposta è al buio ed appare orientata ad altri scopi e ad altri interessi che non sono quelli del territorio, mentre secondo noi si può fare con gara seria ad evidenza pubblica e non tracciando l’identikit dell’aggiudicatario». «Perché – ha protestato Pittalis – bisogna uscire dalla contraddizione: se si sostiene che la gestione pubblica genera perdite allora bisogna privatizzare anche la sanità mentre il problema è andare alla radice delle perdite; su questa vicenda e sulla politica dei trasporti in generale, dal treno veloce a Tirrenia, dalla Ryanair alla convenzione generosa con Alitalia fatta con risorse dei sardi e contro la legge, non faremo sconti rispetto ad un modo di agire che colloca l’assessore al di fuori non solo della società sarda ma della stessa maggioranza e della Giunta». «Su Alghero – ha precisato il capogruppo di Forza Italia – invitiamo la maggioranza alla prudenza, ad accogliere l’invito dello stesso relatore di maggioranza di separare le questioni della ricapitalizzazione da quelle della privatizzazione, a considerare le cose dette ieri dallo stesso Soru con buon senso rispetto ad un progetto che, oltre che contraddittorio appare sospetto, carico di nubi e di ombre».

Chiusa la discussione generale, a nome della Giunta è intervenuto l’assessore dei Trasporti Massimo Deiana, che ha voluto in apertura «rispondere ai quesiti e dissipare incertezze perché le cose sono molto chiare, senza interessi nascosti e senza andare contro la legge; la Sogeaal ha una concessione di 40 anni fino al 20147, ed è quindi un asset importante per Regione, è stata ricapitalizzata con copertura delle perdite per 5 volte dal 2003 con oltre 20 milioni di euro e deve avere almeno 7 milioni di capitale mentre, nel 2014, ne aveva appena 2 pari al 28% delle azioni, situazione per cui il codice civile impone la ricostituzione della quota minima del capitale sociale o il suo abbattimento che però non è possibile a pena della decadenza della concessione». Di qui, ha proseguito, «la delibera di ricapitalizzazione parziale che sottopone al mercato il resto delle quote, secondo un procedimento vagliato ed avallato da tutti i soggetti interessati: Regione, Enac e Ministero dei Trasporti». Secondo Deiana, inoltre, «è vero che il processo si sarebbe potuto svolgere in tempi molto rapidi ma bisogna ricordare che, nel maggio 2015, nessuno ha presentato offerte perché pendeva la procedura di infrazione che avrebbe vanificato l’investimento, pericolo poi scongiurato solo recentemente per effetto della recente pronuncia dell’Unione europea». «Ora – ha concluso – si aprono nuove prospettive, con diversi soggetti che hanno già manifestato interesse ed altri che si potranno aggiungere nel quadro del il procedimento gestito da Sogeaal».

Dopo la replica dell’assessore Deiana il Consiglio è passato alla fase delle dichiarazioni di voto sul passaggio agli articoli.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde si è detto «costernato» dalle dichiarazioni dell’assessore Deiana «che nulla tolgono od aggiungono ai dati di fatto che abbiamo sottoposto all’Aula, non ci sono state politiche di sostegno al low cost, ed invece abbiamo assistito all’addizionale sui diritti aeroportuali ed al disimpegno dalla continuità territoriale, un disegno complessivo per marginalizzare e deprezzare l’aeroporto di Alghero». Tedde ha concluso contestando con forza l’applicazione obbligatori del principio del pari passo (cioè la contestualità di ricapitalizzazione e privatizzazione) citando a sostengo una recente sentenza della corte dei conti della Puglia secondo la quale «sono consentiti gli interventi di salvataggio in presenza di un piano industriale che preveda, nel medio e lungo periodo, il ritorno all’economicità delle società di gestione».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia Giancarlo Carta che, rivolto ai banchi della maggioranza, ha contestato l’atteggiamento tenuto in Aula dalla sinistra: «Nessuno di voi sembra avere dubbi né mostra preoccupazione riguardo ai lavoratori della Sogeaal – ha detto Carta – da quello che trapela sembrerebbero esserci degli esuberi. Il Nord Sardegna non può permettersi di perdere nemmeno un posto di lavoro. La preoccupazione dovrebbe essere di tutti, ma voi della maggioranza siete proni a una decisione che arriva da altri tavoli. Una sinistra che si rispetti dovrebbe preoccuparsi della sorte dei lavoratori».

Subito dopo il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato.

Si è poi aperta la discussione sull’articolo 1 “Interventi sul capitale della SOGEAAL Spa” e sull’emendamento soppressivo parziale presentato dal consigliere di Forza Italia Marco Tedde.

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’emendamento sul quale il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto il voto segreto. L’emendamento è stato respinto con 27 no e 19 sì.

Successivamente l’Aula ha approvato, a scrutinio palese, l’articolo 1.

Via libera, in rapida successione, anche agli articoli 2 “Norma finanziaria” e 3 “Entrata in vigore”.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della legge. Prima di procedere alle operazioni di voto, il consigliere Pietro Pittalis, a nome del gruppo di Forza Italia, ha comunicato la decisione di abbandonare l’Aula: «Non ci prestiamo a un pasticcio evidente che la legge determina – ha detto Pittalis – non vogliamo avere nemmeno la responsabilità di un no, perché non vogliamo essere in nessun modo corresponsabili sugli effetti negativi che la legge determinerà per il territorio e per i lavoratori».

Questo l’esito del voto: presenti 29, votanti 28, voti a favore 26, contrari 2.

La conferenza dei capigruppo, riunita al termine della seduta, ha deciso che il Consiglio si riunirà martedì 13 settembre, alle 10,30. All’ordine del giorno il testo unificato “Norme generali in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa”. Da lunedì riprenderà il lavoro delle commissioni consiliari.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

E’ stato costituito in Consiglio regionale il Comitato per il NO al referendum costituzionale.

«Aderendo alla proposta dei governatori di Liguria e Lombardia Giovanni Toti e Roberto Maroni e dei parlamentari Giorgia Meloni e Raffaele Fitto abbiamo costituito anche nel Consiglio regionale della Sardegna il Comitato per il No al referendum costituzionale» ha dichiarato consigliere del gruppo Misto-Fdi Paolo Truzzu precisando che, dal punto di vista del centro-destra, «il No alla riforma è riferito al merito, perché noi vogliamo il cambiamento e ci schieriamo dalla parte degli innovatori, siamo per esempio per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e per consentire ai cittadini di esprimersi, attraverso una consultazione referendaria, sulle scelte dell’Unione europea».

«Per quanto riguarda la Sardegna – ha aggiunto – è chiaro che la vittoria del Si metterebbe a rischio la nostra autonomia regionale, consentendo allo Stato di decidere in modo esclusivo su importanti materia di interesse regionale, dall’energia ai trasporti; sarebbe bene che, su questo punto, il Consiglio regionale facesse sentire la sua voce.»

Per il consigliere Marcello Orrù, nel comitato del No in rappresentanza del Movimento cristiano-Forza popolare, «le riforme costituzionali si fanno quando Governo e Parlamento hanno una legittimazione popolare piena (come accadde nel ’48) e questo non è il nostro caso; inoltre il Senato diventerebbe una sorta di circolo di sindaci del Pd con una rappresentanza regionale del tutto squilibrata, soprattutto a danno della Sardegna».

Secondo Giancarlo Carta, consigliere di Forza Italia, «è stato una grave errore del centro-sinistra non impostare la riforma costituzionale cercando il consenso più ampio in Parlamento delle opposizioni e delle forze politiche; ne è venuta fuori una riforma centralista che, fra l’altro, comprime ulteriormente il ruolo dei Comuni. Noi invece – ha aggiunto – siamo per il federalismo municipale, vogliamo che i Comuni tornino ad essere protagonisti perché rappresentano le istituzioni più vicine ai cittadini ed ai loro problemi di ogni giorno».

Annunciando la costituzioni di Comitati per il No in tutti i Comuni della Sardegna ed un programma di iniziative sul territorio Paolo Truzzu ha ricordato infine che, in termini reali, «nel nuovo Senato la Sardegna passerebbe da 9 senatori a 3, il taglio più consistente (in rapporto alla popolazione) fra le Regioni a Statuto speciale».

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Il reddito di cittadinanza e contrasto della povertà con l’istituzione del fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza è legge regionale. Il Consiglio regionale, infatti, questa sera ha approvato

In avvio di seduta, prima del parere sugli emendamenti all’art.1 (Principi e finalità) il relatore del provvedimento Luca Pizzuto (Sel) ha chiesto una breve sospensione della seduta, che è stata accordata.

Alla ripresa dei lavori, il relatore e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti. I presentatori hanno ritirato gli emendamenti soppressivi parziali

Il Consiglio ha poi approvato l’art.1. Con riferimento all’art. 2 (Reddito di inclusione sociale) è stato approvato l’emendamento sostitutivo totale n.113 Pizzuto e più) che specifica le condizioni per l’accesso al reddito di inclusione sociale. Con l’emendamento sostitutivo parziale n. 102 (Truzzu e più) corretto da una integrazione orale formulata dal consigliere Luigi Ruggeri (Pd) è stata introdotta la possibilità di sostituire parzialmente il sussidio economico con un buono acquisto di beni e servizi. Via libera dell’Aula anche ad una integrazione orale del relatore Pizzuto (Sel) alle azioni di contrasto alla povertà finalizzate alla lotta allo spopolamento nei Comuni con meno di 15.000 abitanti, con una attenzione particolare ai giovani con meno di 40 anni. All’art. 3 (requisiti e condizioni di accesso) è stato approvato l’emendamento sostitutivo parziale proposto dal consigliere Pier Mario Manca (Sd) che modifica il termine previsto di 36 mesi in 60 mesi

Subito dopo è stato approvato il testo dell’art. 3 integrato dall’emendamento sostitutivo parziale n. 114 (Pizzuto e più) con cui si specifica che la misura della Regione “è complementare ed aggiuntiva rispetto agli interventi del programma nazionale Sia-Sostegno di inclusione attiva)”, in modo da ampliare la platea dei beneficiari.

L’art. 4 (Doveri dei beneficiari) è stato approvato con l’integrazione prevista dall’emendamento sostitutivo parziale n.115 (Pizzuto e più) che indica i percorsi di politiche attive del lavoro riservate ai beneficiari del Reddito di inclusione sociale. Tali misure, aggiunge la proposta, dovranno essere programmate “dagli uffici di Piano nell’ambito del Plus competente per territorio”.

Approvato inoltre l’emendamento sostitutivo parziale n.126 (Manca Pier Mario e più) con cui si modifica il termine da sei mesi a dodici mesi. Approvato anche, con l’emendamento aggiuntivo n.116 (Pinna Rossella e più) il riferimento al Patto di inclusione sociale.

Approvato, infine, il testo dell’art. 4 con le modifiche introdotte

L’art. 4/bis (Sistema informativo), esaminato successivamente, è stato approvato con le modifiche introdotte dalle disposizioni dell’emendamento sostitutivo totale n.117 (Pizzuto e più) riguardante l’introduzione di uno specifico sistema informativo “quale strumento di monitoraggio, valutazione e controllo delle misure attivate”.

Sull’articolo 5 è intervenuto l’on. Paolo Truzzu (Fdi) per illustrare l’emendamento 106 e ha detto: “Dobbiamo evitare che i soliti furbetti possano approfittare di questa situazione, come i titolari di auto di grossa cilindrata o imbarcazioni da diporto”. Favorevole all’emendamento anche il sardista Angelo Carta. Contrario l’on. Luigi Ruggeri (Pd): “Si tratta di una norma pleonastica che rappresenta un appesantimento del testo”. Per l’on. Agus (Sel) “i parametri dell’indigenza sono già contenuti nella normativa del nuovo Isee”. L’emendamento non è stato approvato. Ok anche all’articolo 5 e poi gli altri articoli fino al 13, anche con emendamenti orali presentati dal primo firmatario, on. Luca Pizzuto (Sel).

Approvato l’emendamento sostitutivo totale 89 all’articolo 13 bis: si tratta di una norma che prevede che “la Giunta, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, definisce la linee guida sui criteri e le modalità di ripartizione degli stanziamenti”. Approvati gli articoli 13 ter e quater, l’articolo 14.

Ok dell’aula anche all’emendamento 112 all’articolo 14 bis, che intitola il provvedimento “Reddito di inclusione sociale, fondo regionale per il reddito di inclusione sociale. Aggiudu torrau”.

L’on. Luca Pizzuto ha ringraziato “l’opposizione e la commissione Sanità con l’assessore Arru, per il lavoro svolto. Non si usa ma voglio ringraziare anche l’amministrazione regionale che ci ha aiutato a scrivere questa legge. Permettetemi di ricordare l’onorevole Luigi Cogodi, che per primo fece questa battaglia nel 1999 in quest’Aula. A lui e alle donne della Sardegna e alla mia generazione massacrata dalla precarietà voglio dedicare questa legge, nella speranza che questo strumento nelle loro mani possa assicurare migliori condizioni. Con questo voto dichiariamo guerra alla povertà e all’ingiustizia sociale”.

Per l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) “le buone finalità sono condivisibili e pertanto da questi banchi arriverà un voto di astensione, per un forte senso di responsabilità. E’ un provvedimento a tratti evanescente e inapplicabile ma ci auguriamo che alle famiglie sarde possa arrivare qualcosa”.

Anche l’Udc ha annunciato il voto di astensione: “Questa legge è uno strumento per tamponare l’emergenza ma solo il lavoro dà la vera dignità alle famiglie”. Per il Pd hanno dichiarato il voto a favore gli onorevoli Luigi Ruggeri e Rossella Pinna, che ha detto: “Il Pd partecipa alla lotta alla povertà e alla disuguaglianza sociale. Ci sono solo buone ragioni per condividere questa proposta di legge, soprattutto perché supera il modello di welfare dello Stato e responsabilizza le persone che ricevono aiuto”. Il sardista Angelo Carta ha auspicato nuove e maggiori risorse per questo strumento”.

Favorevole anche il Partito dei Sardi e l’Upc con l’on. Pierfranco Zanchetta: “Questa è una giornata che segna un passo fondamentale per l’Aula e per la maggioranza”.

Per l’on. Paolo Zedda (Rossomori) “non è una legge che assiste i poveri ma che scrive un patto sociale e individua nella famiglia la cellula minima che è in grado di contrattare il patto di sussistenza con le istituzioni. E’ scattato l’allarme rosso e non possiamo far finta di non sentirlo”.

Per il comunista italiano Fabrizio Anedda “questo provvedimento avrebbe bisogno di 500-600 milioni anni per la Sardegna. Sessanta milioni per due anni non incideranno nello stato di povertà ma serviranno al clientelismo di qualche amministratore. Per questo penso di astenermi”.

Secondo l’on. Christian Solinas (Psd’az) “non vorrei che per la ristrettezza delle risorse nascesse una categoria di idonei non beneficiari. Cogodi in quest’Aula ottenne ben altre risorse per il Piano straordinario per il lavoro nel 1999”. 

Il Consiglio è quindi passato al secondo punto all’ordine del giorno: la proposta di legge n. 337/B (Lotto e più) “Modifiche alla legge regionale 11 maggio 2015, n. 11 (Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pescaturismo, fattoria didattica e sociale e abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998)”.

Prima dell’avvio della discussione generale ha chiesto la parola il capogruppo di Sel Daniele Cocco che ha ricordato all’assessore alla Sanità, Luigi Arru, l’impegno assunto la scorsa settimana per l’avvio di un tavolo tecnico sulla vertenza dei dipendenti dell’Aias.

L’assessore Arru, rispondendo alla sollecitazione dell’esponente di Sel, ha assicurato che l’incontro si terrà nei prossimi giorni.

Chiarita la questione, il presidente Ganau ha dato la parola al presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto per la relazione di maggioranza alla proposta di legge n. 337.

Luigi Lotto, in premessa, ha ricordato che nel maggio del 2015 il Consiglio approvò una legge per agevolare e incoraggiare lo sviluppo dell’agriturismo in Sardegna. «In quella legge ci sono due articoli che fissano all’80 e all’85% la percentuale dei prodotti sardi da utilizzare negli agriturismo e ittiturismo  per la somministrazione dei pasti. La legge fa riferimento ai prodotti acquistati direttamente dalle aziende agroalimentari. Ciò crea problemi – ha sottolineato Lotto – i titolari delle imprese non devono essere obbligati ad acquistare direttamente dalle aziende ma devono poterlo fare anche attraverso i comuni canali della distribuzione commerciale».

Con la modifica richiesta – ha concluso il presidente della V Commissione – si chiarisce che rientrano nella tipologia dei prodotti alimentari comunemente utilizzabili negli agriturismo tutti i prodotti derivati da trasformazione di materie prime di origine regionale purché realizzati da aziende agricole e agro-alimentari sarde, ancorché non acquistati direttamente da esse.

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha dichiarato la propria contrarietà al provvedimento: «Abbiamo ritirato la nostra firma alla proposta di legge perché intravediamo il pericolo che in questo modo si aprano le porte a prodotti di aziende sarde che operano all’estero. Produttori sardi che non producono in Sardegna potranno vendere agli agriturismo. La precedente legge non imponeva di acquistare direttamente dall’azienda ma dalla sua rete commerciale. La modifica, imposta dai funzionari regionali, è beffarda e maldestra e rischia di danneggiare i produttori seri e i consumatori».

A Crisponi ha subito replicato il presidente della Commissione Luigi Lotto: «Respingo il riferimento ai prodotti esportati e riportati in Sardegna. Non c’entra nulla con la proposta di modifica in discussione».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha annunciato il suo voto favorevole: «La norma è un chiarimento della legge precedente che aveva necessità di essere ben definita – ha detto Cherchi – si tratta di prodotti primari. Non trovo niente di strano che il latte prodotto ad Arborea possa essere comprato a Sassari».

Pier Mario Manca (Partito dei Sardi) ha difeso la proposta di legge ma ha espresso fastidio per l’atteggiamento della burocrazia regionale. «Mentre la politica cerca soluzioni c’è un’eccessiva rigidità da parte dei dirigenti dell’assessorato. La legge non è ritornata in Aula improvvisamente. I dirigenti non hanno detto niente quando la era ancora in Commissione adesso costringono l’organo politico a intervenire nuovamente. Servono soluzioni per evitare che il Consiglio venga inchiodato a discutere questioni di lana caprina».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha ricordato l’approfondita discussione in Commissione sul provvedimento. «La legge mirava a tutelare le aziende che producono i propri prodotti. La previsione dell’acquisto diretto in azienda non era un capriccio ma mirava a tutelare aziende e consumatori. Questa modifica dà l’apertura alle reti commerciali che spacciano prodotti sardi ma che di sardo hanno ben poco».

Il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato.

Non essendoci altri iscritti a parlare, l’Aula ha dato il via libera in rapida successione anche ai due articoli della legge che introducono le modifiche proposte. 

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo definitivo che è stato approvato con 38 voti a favore, 2 contrari e 7 astenuti. 

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato l’esame della proposta di legge n. 349 “Modifiche alla legge regionale 11 aprile 2016, n. 5 (legge di stabilità 2016). Disposizioni urgenti a sostegno dei territori colpiti da incendi” ed il primo firmatario, il capogruppo di Sovranità, democrazia e lavoro”, Roberto Desini ha illustrato il provvedimento che prevede l’utilizzo degli avanzi di amministrazione degli enti locali (articolo 8, comma 12. LR 5\2016 “legge di stabilità 2016) anche per “l’immediato ripristino  delle condizioni necessarie a garantire il mantenimento dei livelli produttivi ed occupazionali delle attività colpite da incendio”. Il consigliere della maggioranza ha ricordato quindi i recenti incendi che hanno flagellato la Sardegna pur evidenziando la diminuzione dei roghi rispetto allo scorso anno nonché “l’efficacia degli interventi e della campagna di sensibilizzazione promossa dalla Regione”.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha espresso giudizio positivo sulle finalità del provvedimento e sull’opportunità di garantire opportuni sostegni alle azienda private danneggiate dal fuoco ma ha sollevato dubbi su possibili rilievi in sede comunitaria sulla legittimità degli aiuti diretti alle aziende private, così come ipotizzati nella Pl 349.

L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha espresso il parere favorevole della Giunta sul provvedimento ed ha precisato che il comma 12 dell’articolo 8 della legge di stabilità 2016 è stato considerato legittimo da parte del governo e dunque anche la norma contenuta nella proposta di legge dovrebbe essere legittima.

Il consigliere del Pd, Mario Tendas, ha manifestato pieno sostegno all’iniziativa ma ha ricordato i ritardi con cui si procede col ristoro dei danni alle aziende private colpite dalla tragica alluvione del 2013 («con i due milioni di stanziamento si può far fronte inoltre solo al 5% dei danni superiori ai diecimila euro»).

Il consigliere del gruppo SdL, Piermario Manca, ha dichiarato di condividere le finalità del provvedimento in discussione ma ha insistito sul rischio infrazione in sede comunitaria ed ha proposto dunque una modifica per precisare che gli aiuti sono rivolti al comparto zootecnico per far fronte alla sussistenza alimentare degli animali di aziende attraversate dagli incendi.

Il capogruppo Sdl, Roberto Desini, ha chiesto qualche minuto di sospensione dei lavori dell’Aula che il presidente Ganau ha accordato ed alla ripresa, l’onorevole Desini ha illustrato l’emendamento orale che introduce la precisazione che gli aiuti sono “sono atti a soddisfare impellenti esigenze alimentari del compendio zootecnico sopravvissuto agli incendi”.

L’emendamento è stato dunque accolto dall’Assemblea che lo ha approvato prima di dare il via libera all’articolo 1 “Modifiche della legge regionale n. 5 del 2016. Disposizioni urgenti a sostegno dei territori colpiti da incendi” e all’articolo 1 bis “Entrata in vigore”.

Posta in votazione la legge è stata quindi approvata all’unanimità con 44 consiglieri votanti.

Il presidente Ganau, infine, ha comunicato all’Aula la convocazione dell’ufficio di presidenza per domani (mercoledì 3 agosto) alle 10.30 e la convocazione del Consiglio per giovedì 1 settembre alle 10.30 con all’ordine del giorno la ricapitalizzazione della società di gestione dell’aeroporto di Alghero, Sogeaal, nonché la convocazione della Quinta commissione (domani, mercoledì 3 agosto alle 12), della Quarta commissione (giovedì 4 agosto alle 9.30) e della Sesta commissione (giovedì 4 agosto alle 10.30).

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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Il Consiglio regionale ha iniziato stamane l’esame della proposta di legge sul reddito di cittadinanza e contrasto delle povertà presentata dal gruppo di Sinistra, Ecologia e Libertà.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la proposta di legge n. 5/A (Pizzuto e più) – Reddito di cittadinanza e contrasto alla povertà. Fondo regionale per il reddito minimo di cittadinanza.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il consigliere di Sinistra, Ecologia e Libertà Luca Pizzuto (che è anche segretario regionale del partito).

Nel suo intervento, Luca Pizzuto ha citato un grande economista liberale che, durante la seconda guerra mondiale, mise le basi del welfare europeo e con i suoi studi costruì le basi per la lotta alla povertà. E’ auspicabile perciò, ha sostenuto, «che la proposta sia condivisa da un Consiglio che dovrebbe avere la lotta alla povertà come grande obiettivo comune, soprattutto per la situazione economica molto critica in Sardegna a causa della mercificazione del lavoro legata alla globalizzazione e all’impoverimento di classi sociali molto ampie». Con la nuova legge, ha annunciato il consigliere, «si vuole introdurre anche una nuova mobilità sociale per consentire spazi di crescita a chi è in difficoltà e non ha speranze di riscatto, per lavorare ad una inclusione sociale che deve diventare il momento centrale della trasformazione del nostro sistema di protezione anche se la strada da percorrere resta molto lunga». Resta comunque una opportunità per circa diecimila famiglie sarde, ha osservato Pizzuto, «che non solo dà risorse ma chiama anche i cittadini chiamati ad usare le loro forze per uscire dalla loro condizione marginale, supera un sistema discrezionale e statico, segna un cambio di passo andando oltre lo schema classico delle politiche sociali con l’ingresso in questo settore dei servizi per il lavoro». Un cambiamento che, secondo l’esponente di Sel, «si esprimerà concretamente attraverso percorsi di inclusione sociale come l’innalzamento del tetto istruzione dei minori, i lavori pubblica utilità ed il volontariato culturale e sociale, perché siamo convinti che partendo dal lavoro si possa costruire sul piano culturale un modello di società più coeso e solidale».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha espresso grande rispetto sulla proposta sottolineando però che «è evidente che si tratta di un risarcimento del Pd ad una parte politica del centro sinistra che nei giorni scorsi ha subito molto nella riforma della sanità». Quanto alla copertura finanziaria, Locci ha segnalato che «è stata individuata con lo stesso metodo che ha contrassegnato nell’ultima finanziaria le misure di contrasto alla povertà ed inoltre bisogna riconoscere che immaginando una azione di trasferimento ad enti locali siamo ad agosto ed è difficile ritenere che si farà qualcosa di reale entro l’anno;  a parte il fatto che siamo in presenza del disconoscimento della strategia della Giunta sulle stesse misure messe a punto prima dal governo Soru e poi dai governi successivi del centro sinistra». Nel merito, ad avviso di Locci, «e a fronte di coperture piuttosto generiche si apre poi una incerta fase di sperimentazione prima di andare a regime, una fase che da un lato trasferirebbe una parte di competenze dagli enti locali verso uffici regionali, per cui la proposta rischia di essere troppo burocratica ed avrà bisogno di norme attuative molto complesse». In definitiva, ha concluso il consigliere dell’opposizione, «sulla legge peraltro mossa da nobili principi pesa una preoccupante mancanza di concretezza che, a nostro avviso, si poteva trovare con misure più indirizzate a sostenere i giovani che vogliono restare in Sardegna con la loro famiglia ed il loro lavoro».

Il consigliere Edoardo Tocco, anch’egli di Forza Italia, ha ricordato la citazione di giornalista molto critico sulla «sulla carità da cui qualcuno spesso trae vantaggio». Ha manifestato la sua personale condivisibile dell’obiettivo sul piano generale, auspicando inoltre che la proposta sia articolata in maniera diversa, «infatti è sbagliato vivere di assistenza o sussidi perché non è dignitoso per le persone che, invece, meritano rispetto e strategie differenti sull’occupazione che la Giunta ha dimostrato di non possedere, venendo meno al dovere della politica e delle istituzioni di incentivare la possibilità di lavoro e non erogare parole e risorse che non hanno un fine». Il problema, ad avviso di Tocco, «andava affrontato in maniera differente ed in effetti le risorse erano state stanziate in precedenza proprio con questa finalità ed è stato un errore cambiarne la destinazione; ciò che si aspettano le persone è di tornare a casa dicendo di aver preso lo stipendio piuttosto che un sussidio».

Il consigliere Paolo Zedda (Rossomori) ha affermato che «ci sono molte buone ragioni per condividere la proposta, innanzitutto di metodo perché si tratta di una iniziative importante che viene dal Consiglio anziché della Giunta, in un periodo in cui il ruolo del Consiglio appare sempre più compresso e sottodimensionato da finanziarie che lasciano margini sempre più stretti anche per gli emendamenti, dalla mancanza di assestamenti di bilancio, di spazi per la programmazione dei fondi europei, per finire con gli ordini del giorno e le emozioni (senza aumenti di spesa) che pure devono subire passaggi intermedi come è accaduto in occasione della cessione del dna sardi e del revamping del termovalorizzatore di Tossilo». Qui invece, ha dichiarato con soddisfazione Zedda, «emerge la valutazione politica forte del Consiglio, la visione della Sardegna del prossimo futuro che si preoccupa di arginare la tendenza naturale della società ad allargare le differenze fra super ricchi e super poveri che ha urgente bisogno di essere corretta, pena il rischio di allontanarsi dal sistema di valori dei progressisti, fondato sulla lotta alla povertà, allo spopolamento, all’emigrazione forzata». Il premio Nobel dell’economia Milton Friedman, ha ricordato Zedda, citava «il dovere delle società avanzate di equilibrare le differenze sociali ingiuste con interventi sul fisco ed attraverso sussidi per affermare quel concetto di libertà dal bisogno evocato da un grande presidente americano come Roosvelt, senza il quale non c’è democrazia». Questa legge ha certamente una finalità nobile, ha detto ancora Zedda, «anche se non risolve da sola il problema della povertà dei sardi in una Regione dove c’è molto bisogno di allargare la base produttiva con interventi su agricoltura, gestione aperta dei terreni demaniali, sviluppo del turismo, industria ed energia sostenibile, ma i primi risultati che potremo raggiungere con la legge sono importantissimi ed oggi non possiamo farne a meno; va apprezzato in particolare il patto fra famiglie e Regione che dà una mano a chi si impegna a crescere sotto tutti i punti di vista, patto che può trovare sostanza, sul piano attuativo, nella collaborazione molto stretta fra nuovo sistema e nuova Aspal (l’Agenzia regionale del lavoro) che possiede strumenti di conoscenza e di analisi dei dati».

Dopo l’on. Ruggeri ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu (Fdi), che ha citato Einstein e ha detto: «Nel momento in cui discutiamo di un tema così importante quest’Aula si deve confrontare con una Regione che fa di tutto per spingere verso la povertà i sardi, come quando vara appalti che generano stipendi sotto la soglia di povertà. Mettiamoci d’accordo su cosa si deve fare. Che senso ha un bellissima legge sulla carta, come questa, quando poi le guardie giurate, i lavoratori del facchinaggio, i lavoratori del portierato hanno stipendi da fame?».

Secondo l’oratore «non ci sono persone contrarie al reddito di cittadinanza e favorevoli ma la divisione è tra chi vuole una buona legge e chi vuole una legge e basta. La vera sfida è far vivere una vita dignitosa al maggior numero di famiglie sarde ed è l’istruzione la vera leva che ci consente di uscire dalla povertà, che è invece l’elemento di distruzione della società. Solo con l’istruzione libereremo le persone dai bisogni».

Secondo l’on. Truzzu «questo testo ha una serie di elementi che non funzionano, a cominciare dal fatto che la regione non è oggi attrezzata per valutare nel concreto le condizioni di povertà delle famiglie sarde e dunque individuare i beneficiari. Mi pare anche che i compiti attribuiti dalla legge ai Comuni siano assolutamente spropositati, nonostante le buone intenzioni di chi ha redatto questo testo».

Per Forza Italia ha preso la parola l’on. Stefano Tunis, secondo cui «è giusto un approccio critico ma il tema arriva tardi all’attenzione di questa assemblea. Prendiamoci il tempo che serve per far diventare questo testo la migliore legge possibile, anche alla luce delle decine di emendamenti che stanno arrivando dai banchi della maggioranza, non dai nostri. Intanto segnalo che la quantità di risorse previste in legge è del tutto insufficiente rispetto alla quantità di disagio presente nella società sarda». Per l’oratore «un po’ di questo disagio alla fine dovrà venir meno ma sia chiaro che questa non è la legge sul reddito di cittadinanza ma è un testo più orientato verso le politiche sociali e non sulle politiche economiche.  Cerchiamo di capire che non tutto il disagio è uguale e non tutto il bisogno è uguale. Depuriamo la nostra proposta da caratterizzazioni ideologiche: a noi occorre incentivare le famiglie e far generare sentimenti positivi e solidali. Non mance ma misure efficaci per i cittadini».

E’ poi intervenuto per Sel l’on. Francesco Agus, che ha ricordato come «il reddito minimo era nel programma della coalizione di centrosinistra   e arriva in aula dopo un lungo dibattito, che è stato però proficuo. Oggi mettiamo insieme risorse regionali, statali ed europee e sarebbe complice ritardare un solo giorno questa legge, che è una legge contro la povertà. La grande crisi che stiamo vivendo si è estesa a soggetti e famiglie che prima non avevano mai conosciuto questi fenomeni. Al punto che oggi, a differenza del passato, ci sono decine di migliaia di persone che lavorano ma sono ugualmente povere. Perfino nel lavoro pubblico questo accade, come ha ricordato prima l’on. Truzzu. Oggi non si chiude un percorso ma si inizia una strada, che è senz’altro quella giusta anche se lunga e difficile».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) «la legislatura era appena iniziata quando nel 2014 Sel depositò una proposta di legge sul tema. E ne parliamo dopo oltre due anni, con una testo rivisto rispetto a quello di due anni fa, giustamente. E’ importante intanto rilevare i dubbi sui criteri che avete inserito in legge. A chi andranno queste risorse? Chi deciderà come e a chi devono essere erogate? Ci sono zone di libero arbitrio dei Comuni in questo testo, scritto con un gergo tipico dei parlamenti senza che abbia un reale significato. Chi stabilisce che cosa è “idoneo” o “indispensabile”?. Dobbiamo dare alla Giunta la possibilità di un programma di attuazione».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato il “difficile momento di crisi attraversato dalla Sardegna” ed ha evidenziato “i dati drammatici della povertà”: 175mila famiglie e 400mila persone interessate dal fenomeno che registra “uno scivolamento verso il basso di tanti cittadini appartenenti al cosiddetto ceto medio”.

L’esponente della minoranza ha quindi puntato il dito contro l’operato della Giunta ricordando le tante crisi industriali non risolte e le penalizzazioni che derivano all’economia per l’inadeguatezza dei trasporti aerei e navali, nonché una generale disattenzione nei confronti delle imprese.

Tedde ha quindi indicato nel “tema del precariato”, il tema più urgente per il governo nazionale e per quello regionale ed ha auspicato un complessivo ripensamento del welfare regionale.

Il consigliere di Forza Italia ha inoltre criticato la ridotta dotazione finanziaria (da 400 milioni di euro si è passati a 30 milioni) e ha definito “condivisibili” gli intenti dei proponenti ma “insufficiente” la struttura della norma («non lo afferma solo il gruppo di Fi ma lo dice anche la maggioranza in Sesta commissione»).

Per Marco Tedde la norma finanziaria è stata “bocciata” dalla Terza commissione” («dove la proposta di legge è stata garbatamente ma sostanzialmente demolita»).

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini, nel corso del suo intervento, ha escluso una bocciatura del provvedimento nel parlamentino da lui guidato ed ha preannunciato il voto favorevole alla Pl n. 5. L’esponente della maggioranza ha illustrato lo scopo della norma: «Offriamo la possibilità a chi si trova in condizioni di povertà estrema di uscire da tale condizione per avere l’opportunità di accedere al mercato del lavoro, perché chi versa in situazione di povertà estrema non riesce neppure ad accedere al mercato del lavoro».

Sabatini ha quindi ricordato la legge delega approvata dalla Camera il 14 luglio scorso per i provvedimenti di  contrasto alla povertà e l’intervento governativo per l’inclusione attiva a cui il governo che destina 15 milioni di euro alla Sardegna e che si affiancherà al reddito di inclusione sociale quando approvato in Consiglio regionale.

«La preoccupazione – a giudizio del consigliere del Pd – è rappresentata dal ritardo del sistema informativo regionale e dalla sovrapposizione dei provvedimenti a beneficio dei più deboli». «Dobbiamo scongiurare il pericolo – ha affermato in conclusione Franco Sabatini – che alcune famiglie non siano intercettate da alcun intervento pubblico e altri soggetti parimenti svantaggiate ne usufruiscano di molteplici».

L’ulteriore perplessità espressa dal presidente della Terza commissione è rappresentata dal cattivo funzionamento dei Plus che è lo strumento a cui poggia l’erogazione del reddito di inclusione sociale.

Alessandra Zedda (Fi) ha precisato che Forza Italia non esprime contrarietà all’introduzione di strumenti che garantiscano il sostegno ai più deboli quanto ai contenuti della norma in discussione che – a suo giudizio – sarebbe inapplicabile, a partire dalla parte finanziaria “che conta solo 30 milioni, 18 dei quali potrebbero non essere disponibili”.

Perplessità anche per il ricorso ai Plus («sono stati fallimentari e non sono stati in grado di assolvere i compiti assegnati») e per il riferimento agli emigrati («ci sono già misure a loro destinate e meglio sarebbe dare priorità ai nostri poveri») nonché sulla scarsa tempestività degli interventi, per effetto delle procedure così come disciplinate all’articolo 13. «Servono più risorse – ha concluso la consigliera della minoranza – e siamo pronti a contribuire perché si semplifichino meccanismi e procedure».

Luigi Ruggeri (Pd) ha definito la legge per l’introduzione del reddito di inclusione sociale “una legge fondamentale per la Legislatura e in nessun modo uno scambio tra le forze politiche della maggioranza”.

«E’ sbagliato – ha spiegato il consigliere della maggioranza – considerare questa legge come uno strumento di carità perché rientra in una logica di sostegno alla socialità ed per questo che auspico il superamento  della frammentazione del welfare, nonché il potenziamento dell’assistenza tecnica dei Comuni».

«Questa cornice legislativa – ha proseguito Ruggeri – offre un ancoraggio strutturale a politiche multidimensionali che riguardano l’accesso al lavoro e ai servizi, è una sfida difficile ed è insieme una scommessa della democrazia che può essere paragonata alle prime esperienze del ‘900 sul sistema mutualistico».

«Il reddito di inclusione sociale – ha concluso l’esponente dei democratici – è uno strumento imperfetto ma è ingeneroso trarre conclusioni negative perché segna il primo passo nel verso di una società più giusta».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) si è detto d’accordo sulle finalità perseguite dalla legge: «Primum vivere deinde philosophari – ha affermato Cossa – siamo tutti d’accordo sul fatto che la prima di tutto occorra dare da mangiare a ogni cittadino, tutto il resto viene dopo».

L’esponente della minoranza ha espresso però dubbi sulla efficacia dello strumento individuato a partire dalla dotazione finanziaria: « 30 milioni di euro sono una goccia nel mare – ha sottolineato Cossa – il tema è troppo importante, c’è l’esigenza di una legge sulla famiglia più che sulla povertà. Servirebbe una norma che affronti il disagio in cui si trova una grossa fetta delle famiglie sarde razionalizzando gli interventi e rendendoli efficaci».

Perplessità anche sulla sostenibilità dell’intervento: «Prevedere che i fondi siano disponibili fino ad esaurimento delle risorse rischia di creare iniquità – ha aggiunto Cossa – l’altra criticità è rappresentata dal ruolo assegnato ai Comuni: non si possono caricare le amministrazioni comunali di altri compiti». Cossa ha quindi concluso il suo intervento auspicando l’approvazione di una legge che renda gli interventi applicabili.

Fabrizio Anedda, in rappresentanza del gruppo Misto, è tornato sul Patto per la Sardegna firmato nei giorni scorsi a Sassari dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e da quello della Regione Francesco Pigliaru: «E’ positivo che la Sardegna abbia a disposizione nuove risorse – ha detto Anedda – occorre però evitare una distribuzione a pioggia per accontentare tutti i territori e tutti gli assessorati».

Anedda ha quindi suggerito di puntare su iniziative per creare sviluppo: cura del bosco, coltivazione delle terre incolte, ristrutturazioni edilizie etc. «Una politica agricola riorganizzata come motore di sviluppo avrebbe effetti benefici per l’Isola – ha sottolineato Anedda – il territorio sardo oggi produce solo il 35% del suo fabbisogno alimentare».

Il capogruppo del Misto ha quindi criticato la politica comunitaria: «L’Europa chiede che i nostri territori non producano, questo ha creato le povertà estreme – ha concluso Anedda – per venire incontro alle esigenze dei sardi servirebbero 500 milioni di euro ma Bruxelles ne stanzia appena 30. Il reddito di cittadinanza è una cosa seria, servono interventi forti, questa legge rischia di tradursi in una legge-bandiera. Meglio mettere le risorse nel fondo per l’inserimento lavorativo dei cittadini bisognosi e sollecitare l’Unione europea a stanziare più soldi».

D’accordo con le finalità della legge si è detto anche il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta. L’esponente sardista ha espresso forti perplessità sul ruolo affidato ai comuni. «I sindaci già si occupano del problema. Prevedere ulteriori adempimenti e impegni deve essere perlomeno concordato con l’Anci – ha rimarcato Carta – il rischio è caricare i comuni di altre incombenze e, allo stesso tempo, creare aspettative nei cittadini che non potranno essere soddisfatte».

Secondo Carta, la proposta in discussione attribuisce ai comuni alcuni compiti già assegnati da altre disposizioni di legge: «Cerchiamo di raccordarci meglio con gli enti locali massimizzando gli sforzi già fatti – ha concluso il consigliere dei Quattro Mori – altrimenti si corre il pericolo di approvare una legge che non riuscirà a mantenere le promesse».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, ha riconosciuto la bontà di una legge che persegue un “nobile obiettivo”: garantire la dignità e il diritto alla felicità di ogni cittadino. «L’auspicio è che si trovi una sintesi ai numerosi emendamenti presentati – ha detto Zanchetta – questa è una legge importante per tutti: Consiglio, Giunta ed Enti Locali. Di fronte a una norma di questa portata anche gli uffici periferici hanno il dovere di attrezzarsi. Dobbiamo incoraggiare tutti a dare risposte ai cittadini bisognosi». Zanchetta ha quindi voluto ringraziare l’on. Pizzuto per aver portato in aula la proposta: «Pizzuto è un panda della politica che va difeso perché ha il coraggio di porre all’attenzione di tutti temi così importanti».

A favore degli obiettivi della legge si è schierato anche il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu che ha però espresso perplessità sull’efficacia degli strumenti individuati. «Servono alcune correzioni per rendere la legge applicabile. Allo stato attuale, la norma è inapplicabile – ha detto Rubiu – la povertà cresce quando manca il lavoro. La preoccupazione per il futuro è trovare soluzioni vere per l’occupazione».

Rubiu ha poi elencato alcune criticità presenti nel testo: dai requisiti d’accesso (che potrebbero penalizzare i cittadini sardi a vantaggio degli immigrati) alla possibilità di rifiutare una proposta di lavoro da parte dei soggetti beneficiari («Inaccettabile che chi si trova in una situazione di disagio possa permettersi il lusso di rinunciare a un’offerta di lavoro»).

Dubbi, infine, sulla dotazione finanziaria e sui tempi per la spendita delle risorse stanziate: «33 milioni di euro sono una cifra irrisoria – ha concluso Rubiu – bastano a soddisfare appena 5.000 famiglie. Inoltre i pochi soldi a disposizione difficilmente potranno essere spesi nel 2016, il Consiglio dovrebbe fare una variazione di bilancio in tempi strettissimi».

Daniele Cocco ha apprezzato la disponibilità a discutere la legge da parte della minoranza e dichiarato la disponibilità del gruppo Sel ad accogliere proposte e suggerimenti per migliorarla.

«Oggi 400mila sardi sono in difficoltà – ha detto Cocco – ciò che da altre parti è straordinario da noi è ordinario, abbiamo il dovere, politico e morale, di intervenire immediatamente. Il reddito di inclusione sociale è lo strumento più efficace in questo momento. Non risolverà tutti i mali dell’Isola ma darà una risposta importante».

Cocco si è detto convinto che i comuni riusciranno a svolgere bene i compiti loro assegnati: «I comuni non saranno oberati di lavoro, anzi. I sindaci sarebbero lieti di avere le risorse per dare risposte ai cittadini. Le amministrazioni che hanno a disposizione i fondi riescono ad impegnarli nel migliore dei modi. I Comuni hanno spesso trasformato le risorse in politiche attive per il lavoro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo l’accento sul fatto che ci sono settanta emendamenti della maggioranza, per dedurne che «o non si può parlare di un testo condiviso oppure certe osservazioni anche dell’ opposizione hanno colto nel segno, per cui è sbagliato accelerare i tempi rischiando di snaturare la portata del provvedimento». Papa Francesco, in una delle udienze a Santa Marta, ha ricordato Pittalis, ha detto che «la povertà è una parola che mette sempre in imbarazzo nonostante sia da sempre al centro del Vangelo e noi, quindi, non ci possiamo dividere fra destra e sinistra o fra maggioranza ed opposizione». La legge, ha poi osservato, «ha almeno due aspetti positivi; primo, fa maturare una migliore consapevolezza su un problema spesso assente dall’agenda della politica no nonostante la sua dimensione tragica, poi determina una ritrovata responsabilità diffusa all’interno del Consiglio dopo, in concreto, della povertà si sono sempre occupati Chiesa, Caritas, Onlus ed associazioni di volontariato in assenza di una visione unitaria ed istituzionale del fenomeno». Nel momento in cui la Sardegna vive una situazione sociale preoccupante in termini di povertà e disagio che non è solo fragilità economica, ha proseguito il capogruppo di Forza Italia, «guardiamo con attenzione al provvedimento ma ci sentiamo impegnati anche a non creare all’esterno troppe aspettative perchè le risorse sono inadeguate; si dirà meglio di niente ma allora meno burocrazia e più attenzione alle persone ed alle famiglie».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità e delle Politiche sociali, Luigi Arru, ha parlato di «una giornata importante, un inizio che con questa legge ci fa parlare di welfare generativo, che supera la logica dell’ assistenza con una filosofia che protegge le persone e le famiglie dai rischi della vita e dalle ineguaglianze del mercato». Per quanto riguarda le risorse, ha precisato, «oltre ai trenta milioni ci sono quelle degli oltre 27.000 piani personalizzati della 162 una parte è destinata proprio a nuclei familiari a basso reddito e molti altri interventi; piuttosto, non abbiamo indicatori certi ma ora facciamo un patto con chi ha bisogno che parte dal sostegno individuale per arrivare ad un ritorno sociale, mentre finora abbiamo investito senza alcun ritorno». Quanto al ruolo dei Gal, secondo l’assessore «è vero che spesso non hanno funzionato come avrebbero dovuto ma sono emerse anche buone pratiche da seguire, come quella del Gal della Marmilla dove una cooperativa di disabili ha partecipato ad un progetto di agricoltura sociale che l’ha portata non solo a conquistare la piena autonomia economica ma perfino a rinunciare ai soldi della Regione». Una storia, ha continuato, coerente con la nostra «idea di fondo di mettere a regime un qualcosa che permetta di uscire dalla logica del libro Cuore per guardare oltre, inserendoci anche in un contesto nazionale molto complesso dal quale emerge che si spendono in Italia 55 miliardi per il welfare che corrispondono circa a 1000 euro a persona e solo 700 arrivano realmente ai beneficiari; su questo non abbiamo dati sardi ma è arrivato il momento di agire con responsabilità per recuperare e ridare capacità alle persone, primo passo di un disegno di revisione dell’intero sistema welfare che, a livello di volumi di spesa, ci vede fra le prime Regioni italiani in Italia». Abbiamo insomma avviato un processo importante, ha concluso, «che si può ancora migliorare».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che il Consiglio ha approvato con 25 voti.

Successivamente il presidente ha comunicato che alle 15.30 si riunirà la commissione Sanità per l’esame degli emendamenti e sempre per le 15.30 è in programma nell’Aula consiliare la riunione dei capigruppo.

I lavori del Consiglio riprenderanno invece alle 16.30.

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