20 April, 2024
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Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Si è svolto oggi, in Consiglio regionale, il dibattito sulla situazione della scuola in Sardegna, previsto dall’articolo 120 del Regolamento.
La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con le dichiarazioni della Giunta regionale sulla situazione della scuola in Sardegna, ai sensi dell’art. 120 del Regolamento. Il presidente ha quindi dato la parola all’assessore della Pubblica istruzione Claudia Firino.
Nel suo intervento, l’assessore ha definito molto positivo il dibattito in Aula «su un tema che caratterizza l’azione della Giunta e la sua idea di scuola sarda, con approccio organico e strutturale ed azioni concrete, non ultima quella a favore dei docenti dopo la recente riforma nazionale; la situazione è stata esaminata col ministro Giannini, cui è stato posto con fermezza sia il problema dell’insularità che quello legato ad un contesto più ampio riguardante gli organici attuali e nella prospettiva dell’anno scolastico 2016-2017». «Per quanto riguarda gli effetti reali della riforma nazionale sulla Sardegna – ha proseguito la Firino – le cifre sulla mobilità dei docenti sardi si sono molto ridimensionate, in parte per effetto degli accorgimenti adottati dal ministero e in parte per la pressione della Regione; le domande presentate sono state 1741 con 285 proposta di nomina di cui 89 fuori provincia e soltanto 10 fuori dalla Regione». «Resta il fatto – ha sostenuto poi la Firino – che la proporzione fra il numero dei docenti e del personale tecnico amministrativo ed il numero degli studenti è un metodo non adatto per la Sardegna, dove c’è una dispersione passata dal 23% del 2008 al 28% del 2015, oltre alla difficoltà di apprendimento per alcune materie; sono dati importanti per definire un fabbisogno formativo che non sia frutto di un ragionamento in termini quantitativi».

L’assessore si è quindi soffermata sul significato dei provvedimenti della Giunta adottati in questi mesi: dall’aumento dei fondi per diritto allo studio per le medie e superiori alle risorse per le borse di studio, dai fondi per il trasporto e l’assistenza ai disabili, all’attenzione per le scuole dell’infanzia, al contributo per le autonomie didattiche, nel quadro di una programmazione unitaria di risorse regionali e statali nel ciclo 2014-2020 fortemente orientata al potenziamento dell’istruzione.

«Questa programmazione – ha spiegato la Firino – si articola in 3 fasi principali: interventi sulle infrastrutture e su edifici che per la maggior parte risalgono agli anni ’70, di cui 13 milioni nel 2014 solo per le urgenze, oltre alla sistemazione dei fabbricati vecchi ed alla realizzazione di nuove scuole per 130 ml nel 2015; a queste misure si sommano quelle per il trasporto scolastico ed il rinnovo (dopo 30 anni) del parco scuolabus con l’acquisto di 70 nuovi mezzi, se per la didattica attraverso il programma Iscola (miglioramento competenze di base degli studenti con docenti in più, scuole aperte con più offerta formativa e laboratori tematici, percorsi di inclusione individuali e collettivi dei bambini e dei ragazzi in difficoltà)». «Sono tutte azioni strutturali – ha concluso l’assessore – sorrette da un forte impianto di analisi frutto di dialogo col mondo della scuola, per la realizzazione di progetto organico che offrirà ai Sardi una scuola migliore».
Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha ricolto ironicamente i complimenti all’assessore «che ha trasformato con buoni propositi e fondi inesistenti o già esistenti una pessima legge in una buona legge, mentre la posizione del presidente Pigliaru sulla scuola è al limite dell’imbarazzante perché non ha difeso specialità della Regione, come ha detto anche un deputato di Sel come Michele Piras, dello stesso partito dell’assessore Firino». «Il problema della scuola – ha detto ancora Tedde – rilancia la centralità dei rapporti fra Stato e Regione che il presidente ha sempre gestito in modo insufficiente, come dimostrato dalla mancata impugnazione con la motivazione che nella stessa ci sarebbero parti buone; può anche darsi, ma allora bisognava impugnare le cattive, visto che sulla materia ci sono competenza concorrente e competenze da rivendicare, come hanno fatto la Puglia guidata dal Pd ed il Veneto». «Credo proprio – ha immaginato Tedde – che della materia si occuperà a fondo la Corte costituzionale perché la norma è da un lato troppo vaga e poi contraria al principio costituzionale che richiede confini chiari sugli ambiti dello Stato e della Regione; in realtà siamo di fronte ad una legge che mette in pericolo la libertà di insegnamento ed introduce grandi differenze di trattamento fra docenti, ottime ragioni per impegnare la legge; altre Regioni, infatti, ne hanno discusso, mentre la Sardegna lo fa a babbo morto». In definitiva, ha concluso il vice capogruppo di Forza Italia, «se c’è da difendere le prerogative della Regione il presidente si deve muovere se davvero vuole rappresentare un popolo; forse non si vuole disturbare il manovratore ma è un atteggiamento sbagliato e dannoso per la scuola e per la Sardegna».
Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az), nell’auspicare un dibattito ampiamente partecipato, ha ricordato il momento in cui Papa Francesco ha salutato gli insegnanti sardi auspicando che le leggi tengano conto delle esigenze delle famiglie e dei docenti e riconoscendo le buone ragioni degli insegnanti sardi. «Altre Regioni – ha affermato – hanno impugnato la legge a cominciare dalla Puglia governata dal Pd e, mentre accadeva tutto questo, la Sardegna faceva scadere i termini per il ricorso alla corte costituzionale». La legge Renzi-Giannini, a giudizio di Orrù, «è una legge pessima che ha causato pesanti disagi a molti docenti sardi innescando fra l’altro un meccanismo perverso per la scelta della destinazione ed ignora i disagi l’insularità; non averla impugnata è perciò un segno di debolezza politica della Giunta succube al Governo Renzi, senza dimenticare la gravità dell’introduzione dell’insegnamento gender che cancella ogni differenza con progetti deviati senza alcuna autorizzazione delle famiglie su argomenti di grande delicatezza, i dirigenti scolastici con le mani legati per intervenire sul fabbisogno di personale, dato che la legge di stabilità taglia i fondi sia per le supplenze che per i bidelli, non aver fatto niente significa che la Giunta si è calata le braghe davanti ad un governo arrogante che calpesta i diritti dei sardi».
Ha quindi preso la parola il consigliere di Sinistra Sarda Alessandro Unali che ha sottolineato l’esigenza di restituire centralità al sistema scolastico pubblico. «E’ necessario potenziare la formazione professionale e i programmi di alta formazione – ha detto Unali – serve una proposta di legge organica sulla pubblica istruzione che metta ordine all’attuale confusione legislativa».
Unali ha poi parlato dei dati sulla dispersione scolastica: «E’ un fenomeno  drammatico che colpisce in particolar modo le aree più emarginate dell’Isola – ha affermato l’esponente della maggioranza – per contrastarlo è necessario portare a sistema le azioni progettuali che la Giunta ha messo in campo». Al termine del suo intervento, Unali ha invitato l’esecutivo a difendere la specificità sarda «della quale la riforma Renzi non ha tenuto conto».
Paolo Zedda (Rossomori) ha esordito ricordando il clima di tensione che si respira in questi giorni in Sardegna intorno alla scuola. «Ci troviamo ad affrontare la questione mentre sotto il palazzo un comitato di precari manifesta la sua contrarietà alla legge 107, un altro comitato delle scuole paritarie dell’infanzia ha iniziato lo sciopero della fame per contestare il ritardo nel trasferimento dei fondi regionali che mette a rischio le lezioni».
Paolo Zedda si è detto orgoglioso di essere rappresentato da un Presidente e da una Giunta che hanno individuato nella scuola la priorità del loro programma. «L’investimento sull’istruzione è la miglior cosa che si può fare per il futuro dei nostri figli – ha rimarcato Zedda – la situazione della scuola sarda è degenerata negli ultimi 20 anni. Siamo la Regione italiana con la percentuale più bassa di laureati, appena  il 13%, contro il 29% della media europea. La Sardegna è al 265° posto su 269 delle regioni europee con il tasso più basso di scolarizzazione, da noi uno studente su 4 non conclude le scuole superiori».
Il consigliere sovranista ha quindi definito “catastrofica” la situazione della Sardegna auspicando un’inversione di rotta che faccia perno sulla specificità dell’Isola. «La legge 107 presenta diverse criticità per la nostra Regione. Ancora non si conoscono numeri e progetti della riforma nazionale, il 57% dei docenti sardi ha per ora rinunciato al passaggio di ruolo preferendo una supplenza pur di stare in Sardegna.
Non sono previsti interventi a favore delle minoranze linguistiche. E’ una prerogativa sfruttata da Valle d’Aosta e dalle province di Trento e Bolzano. Questo si poteva fare e non lo si è fatto. La carta della lingua poteva essere sfruttata per impedire il trasferimento dei docenti sardi. Chiediamo che la Giunta tenga conto delle esigenze dei lavoratori – ha concluso Zedda – si lavori ad una legge di sistema per il diritto allo studio».
Di clima  surreale ha invece parlato Christian Solinas (Psd’Az). «Mentre lei tratteggiava la situazione della scuola sarda – ha detto rivolgendosi all’assessore alla Pubblica Istruzione – mi ritornavano in mente i flash mob dei precari in aeroporto, le manifestazioni sotto il Consiglio regionale, le proteste dei sindaci, il ritardo nell’erogazione dei fondi per la mobilità degli studenti».
Secondo Solinas, la scuola non è un problema di maggioranza e opposizione ma della politica intera. «La gente non riconoscerà più la politica come quel soggetto che difende gli interessi del popolo – ha detto l’esponente sardista – la Giunta doveva presentare un ricorso contro la Riforma Renzi. I ricorsi non sono contro il governo amico ma un atto di difesa del popolo. La Puglia ha fatto ricorso e non è una Regione a statuto speciale.
Christian Solinas ha poi ricordato di aver proposto iniziative in difesa delle minoranze linguistiche. «Questo argomento sembra però non interessare la Giunta, viene considerata una questione non culturalmente adatta. E’ invece una battaglia fondamentale».
Rivolgendosi poi ai consiglieri sovranisti e indipendentisti, Solinas ha invitato i colleghi a marcare la loro presenza all’interno della maggioranza riaffermando le ragioni dell’identità e della specificità sarda. «La Giunta decanta gli effetti benefici della riforma sulla “Buona Scuola”, siamo difensori non richiesti di un provvedimento che non va bene. Se il 57% dei docenti non ha fatto domanda per il passaggio in ruolo significa qualcosa. Mi auguro  – ha concluso Solinas – che l’Aula capisca che non si può liquidare l’argomento con questo dibattito. Occorre che la Giunta riprenda in mano la questione. Si trovi una soluzione altrimenti sarà una sconfitta per tutti».
Antonio Solinas (Pd) si è detto d’accordo con la decisione della Giunta di privilegiare l’interlocuzione con il Governo anziché procedere all’impugnazione della Riforma Renzi.
«Il sistema scolastico regionale non è oggi in grado di formare i ragazzi per la sfida alla globalizzazione e non dà risposte alle famiglie – ha detto Solinas – i dati sulla dispersione scolastica sono drammatici. Il progetto “Iscola” è importante sotto questo punto di vista: la filosofia non è dare fondi per riparare una scuola, ma pensare a progetti territoriali, introdurre la banda larga, favorire l’insegnamento dell’inglese, aprire le scuole nel pomeriggio, promuovere l’innovazione tecnologica e  l’aggiornamento degli insegnanti. Un progetto che dà pari opportunità ai meno abbienti con contributi per l’acquisto di libri di testo».
Il consigliere del Pd ha quindi invocato una norma che faccia valere le prerogative della Sardegna: «L’idea è quella di una scuola accogliente ed inclusiva, tagliata sulla specificità sarda. Occorre rafforzare identità e senso di appartenenza, esaltare l’interculturalità. La scuola deve diventare patrimonio di tutti».
Solinas ha poi auspicato un rafforzamento della concertazione sul piano di dimensionamento scolastico. «La riduzione delle pluriclassi è importante, ma le scelte fatte sulle autonomie non rispecchiano la realtà sarda. Alcune decisioni vanno riviste ascoltando amministrazioni e dirigenti scolastici. L’obiettivo di tutti è ridurre la dispersione scolastica e costruire una scuola migliore».
Alessandra Zedda (Forza Italia) ha contestato la decisione della Giunta di non impugnare la legge sulla “Buona Scuola”. «L’art. 5 dello Statuto permetteva di far valere le ragioni della specificità sarda, voi non lo avete utilizzato – ha attaccato Zedda – altrimenti non saremmo qui a discuterne e non ci sarebbero state le manifestazioni di protesta. Se vi abbiamo chiesto di impugnare la legge è perché la scuola sarda è quella più in difficoltà in Italia».
La consigliera azzurra ha poi ricordato il dramma dei docenti sardi costretti a trasferirsi in altre regioni d’Italia: «In molti hanno rinunciato ad entrare in ruolo, quest’anno avranno delle supplenze ma il problema si riproporrà nel 2016 . In Sardegna intanto le scuole attendono ancora i pullmini per il trasporto degli studenti».
Alessandra Zedda, al termine del suo intervento, ha invitato l’esecutivo ad un’azione più decisa nei confronti del Governo: «Dobbiamo pretendere ciò che spetta alla Sardegna. Ciò che stiamo facendo con i fondi comunitari è una nostra capacità, Non c’entra nulla con quello che il Governo ci deve. Nemmeno un nostro docente deve andare fuori se ci sono i posti sufficienti in Sardegna. La Giunta continua a fare proclami e annunci. Abbiamo aperto la legislatura parlando di Iscola ed edilizia scolastica. Finora non è stato fatto nulla».
Il consigliere di Sel, Francesco Agus, ha dichiarato in apertura del suo intervento «di non considerarsi un sostenitore dell’attuale figura del preside» spiegando inoltre di «non ritenere che i presidi possano svolgere con efficacia il ruolo assegnato dalla nuova legge». Agus ha però sottolineato che la riforma del governo «avvia il percorso di stabilizzazione dando seguito alle diverse sentenze della Corte di giustizia europea». Il presidente della commissione Autonomia ha ricordato l’elevato livello di precariato in Sardegna definendolo una situazione “fuori controllo” su cui è bene – così ha affermato l’esponente della maggioranza – tirare una linea e risolvere il problema». «Superare il precariato a scuola – ha dichiarato Agus – deve essere una volontà improcrastinabile sia per i diritti degli insegnanti che per quelli degli studenti». Il consigliere di Sel ha quindi spiegato che il tema della discussione resta l’applicazione delle legge 107 alla realtà sarda ed ha ricordato che per l’anno in corso solo grazie all’interlocuzione della giunta il problema è stato limitato: «Ma dobbiamo fare in modo che in futuro si evitino i disagi per i docenti sardi e siano ricosciute le nostre specificità».
«Con l’applicazione della legge di riforma – ha aggiunto Agus – saranno dieci i docenti a lasciare l’isola per trovare un lavoro stabile e dobbiamo agire su più fronti per scongiurare il ripetersi dei problemi». L’esponente di Sel ha invitato alla “responsabilità” ed ha auspicato la messa al bando della politica degli annunci. «Serve, invece, pressione politica anche per via parlamentare – ha proseguito il consigliere del centrosinistra – perché siano riconosciuti i disagi patiti dai docenti sardi e riconosciute le pecularietà della realtà sarda». Agus ha concluso rimarcando la necessità di una nuova legge regionale sull’istruzione che “ragioni sull’organico” e introduca nei programmi lingua, storia e cultura.
Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha riconosciuto l’opportunità di una riflessione approfondita sul tema dell’istruzione ed ha definito la scuola “il tema strategico”. «Affrontiamo oggi solo un pezzo del problema – ha proseguito l’esponente della minoranza – che sembra mostrarci un mondo alla rovescia: la sinistra che ha sempre considerato la scuola come parte della soluzione della disoccupazione oggi, infatti, adotta meccanismi di reclutamento brutali, tipici “da padrone delle ferriere”. Cossa ha quindi criticato la decisione della Giunta regionale di non impugnare la riforma “nonostante molte altre regioni governate dal centrosinistra abbiano proceduto in tal senso».
In merito alle discusse graduatorie della “Buona scuola” il consigliere dei Riformatori ha evidenziato che «sarebbe bastato attivare le graduatorie nazionali solo in ultima istanza, partendo invece dalle graduatorie su base provinciale». Michele Cossa ha inoltre evidenziato il dato che il «57.5% dei docenti sardi non ha fatto richiesta di assunzione e che appare grave dunque l’atteggiamento di sufficienza mostrato in proposito dal governo e anche da alcuni colleghi del Consiglio». Il consigliere della minoranza ha parlato di «eccessiva accondiscendenza da parte della Giunta» e di un “atteggiamento bifronte” da parte del partito di Sel. Michele Cossa ha rimarcato l’urgenza di una nuova legge regionale sull’istruzione ma ha precisato: «Bene storia e lingua sarda ma ciò che è più importante garantire ai sardi l’ingresso nei circuiti che oggi gli sono negati e che fa sì che oggi tanti sardi cerchino altrove e al di fuori dell’isola le occasioni di lavoro». Nella parte conclusiva del suo intervento, l’esponente dei Riformatori ha definito “un’inezia” le cifre stanziate per la sicurezza nelle scuole sarde («tante sono inagibili» ed ha affermato che si è dinanzi ad “un’autentica emergenza”. Cossa ha concluso con un riferimento alla situazione di difficoltà che attraversano le scuole dell’infanzia paritarie: «Sono in attesa dei che la Regione versi i contributi dovuti per il 2013 e il 2014 e nel frattempo danno lavoro a circa 2.000 persone e offrono servizi importanti a tanti sardi coprendo, in alcuni casi e in molti centri, le tante carenze delle scuola pubblica».
Il consigliere del Partito dei sardi, Gianfranco Congiu ha rivolto pesanti critiche verso l’operato dell’ufficio scolastico regionale «per non aver tenuto conto, nell’applicazione della riforma “Buona scuola”, delle difficoltà della Sardegna nonostante le indicazioni fornite in proposito dalla Regione». «L’ufficio scolastico regionale – ha proseguito l’esponente della maggioranza – non ha proceduto con la richiesta delle consentite deroghe delle legge 107». «Tutte le altre Regioni – ha proseguito Congiu – hanno chiesto le deroghe, tranne l’ufficio scolastico regionale della Sardegna». Il consigliere Pds ha quindi parlato di “scuole smantellate” per effetto delle “scelte al risparmio” adottate dall’ufficio scolastico regionale: a Sindia come a  Fonni e a Macomer come a Laconi. «Chiediamo che il Consiglio regionale censuri l’operato dell’ ufficio scolastico regionale ed auspichiamo un confronto tra Giunta e governo per la formalizzazione delle deroghe a favore della Sardegna o rivolgere l’invito per compensare le criticità segnalate, nelle diverse fasi di applicazione della riforma della scuola».
«Riappropriamoci delle nostre competenze legislative – ha concluso Congiu – e ripudiamo suggestioni proconsolari di romana derivazione».
Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha criticato duramente la decisione del presidente e della Giunta di non ricorrere contro la riforma “Buona scuola” del governo Renzi. «Troppo spesso – ha ammonito il consigliere della minoranza – la Giunta ha dimenticato il significato della specificità della nostra isola». Oscar Cherchi ha quindi ricordato alcuni criticità del sistema sardo ad incominciare da quelli che riguardano «gli elementi di debolezza dei sistemi locali, dei livelli di infrastrutturazione e dei trasporti».
Il consigliere di Fi ha quindi affermato che il consigliere di Sel, Francesco Agus, avrebbe mostrato sulla riforma, nel corso del suo intervento, un’idea diversa rispetto a quella che il suo partito avrebbe nel Parlamento a Roma. «Agus – ha detto Cherchi – giustifica e difende la legge 107 ipotizzandone vantaggi nel futuro mentre invece la norma non tutela la scuola sarda ed è questo un problema prettamente politico». Cherchi ha concluso dichiarando di attendere dal presidente della Giunta e dall’assessore della Pubblica istruzione sulla base di quali motivazioni la Regione sarda non abbia presentato ricorso alla Corte costituzionale contro la riforma Buona scuola.
La consigliera Rossella Pinna (Pd) ha contestato in apertura le affermazioni dell’on. Orrù secondo il quale i governi Pigliaru e Renzi hanno ucciso la scuola. In realtà, ha sostenuto, «sono stati i diversi governi Berlusconi a fare a fettine il mondo della scuola, tagliando 8 miliardi e 100.000 posti e dando vita alle classi pollaio; al contrario, il governo Renzi ha invertito la tendenza perché ha finalmente scelto di investire sulla scuola con una scelta coraggiosa e di cambiamento, aggredendo il vero e proprio deficit di conoscenza dell’Italia rispetto all’Europa, con la Sardegna che registra dati ulteriormente negative». Prima di tutto, secondo l’esponente del Pd, «dobbiamo rivendicare il diritto al sapere dei ragazzi, ad una scuola con nuovi strumenti in grado di aprire nuovi scenari, intervenendo in un mondo dove il personale è spesso stanco, demotivato e mal pagato nonostante molti buoni esempi; nella riforma ci sono fondi per premiare il merito ed incentivare l’arricchimento culturale dei docenti, ci sono anche risorse importanti per l’edilizia ma, soprattutto, ci sono 100.00 docenti immessi in ruolo mettendo fine alla reiterazione del precariato e creando le condizioni per prevenire e contrastare dispersione ed abbandono scolastico». Quanto al nuovo ruolo dei dirigenti che qualcuno ha definito sceriffi, la consigliera Pinna ha osservato che «saranno valutati come gli altri dirigenti della pubblica amministrazione ed affiancati dal collegio docenti nella predisposizione del  piano dell’offerta formativa e, rispetto al ruolo della Regione, sarà importante una presenza incisiva nella conferenza unificata e nella stessa commissione cultura del Consiglio per la definizione degli ambiti territoriali e degli accordi di rete fra scuole, puntando sulla semplificazione degli adempimenti amministrativi e sul piano dell’edilizia scolastica».
Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) è partito dal dato comune sul ruolo strategico della scuola nella società dove devono esserci opportunità per tutti, per affermare che «la Giunta non ha mostrato un’idea di scuola vincente per la Sardegna, perché alle parole (a parte i soliti spot) non sono seguiti i fatti ed oggi tutti vediamo cosa accade nelle nostre scuole dove manca spesso la carta ed il sapone». Dopo aver lamentato la scarsa attenzione dell’Esecutivo per le scuole paritarie, «che non sono le scuole dei bambini ricchi ma strutture che coprono le lacune del settore pubblico», Truzzu ha messo in luce che «si sta ripetendo la logica delle occasioni perse facendo discussioni a babbo morto mentre la Sardegna avrebbe bisogno di altro, perché non è in discussione la buona scuola ma cosa fare per realizzare l’autonomia della scuola sarda». Un consigliere di maggioranza come Paolo Zedda, ha ricordato ancora Paolo Truzzu, «ha parlato di quanto si poteva fare e non si è fatto; è la certificazione del fallimento, un fallimento politico frutto di una leale collaborazione con lo Stato che, finora, ha solo danneggiato la Sardegna».
Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha auspicato che si metta ordine nella discussione dove a suo avviso si sta assistendo al solito gioco delle parti. Non condivido la legge e non amo Renzi, ha dichiarato, «con buona pace del consigliere Manca, pur ammettendo che le stabilizzazioni sono un risultato importante anche se bisogna fare di più perché la legge in Sardegna va applicata e sotto questo aspetto l’impugnazione ha un percorso lungo che avrebbe dato garanzie immediate ai docenti sardi mentre è vero che, in questa prima fase, i lavoratori sardi rimangono in Sardegna». Riferendosi alle posizioni critiche verso la maggioranza espresse dal deputato Michele Piras, Pizzuto ha risposto confermando la sua vicinanza al presidente Pigliaru ed il suo dissenso dalle idee di Piras ricordando inoltre che «la legge è stata approvata a livello nazionale anche da alcuni che ora la contestano; come Consiglio regionale, piuttosto, dobbiamo esprimere con un ordine del giorno sia la volontà di recuperare i rapporti con modo sindacale che quella di stabilizzare la posizione dei docenti sardi in Sardegna». Riferendosi alla situazione dei lavoratori della scuola privata, Luca Pizzuto ha ammesso che si tratta di un errore cui occorre rimediare purchè, ha avvertito, «ci si ricordi che in passato ci sono state le riforme Moratti e Gelmini che hanno prodotto dispersione di cui oggi ci lamentiamo, mentre l’attuale maggioranza ha finanziato il trasporto pubblico scolastico, ripristinato i contributi e aumentato gli importi delle borse di studio; dobbiamo ora concentrare tutti i nostri sforzi per governare le fasi successive della riforma, perché insularità pesa come svantaggio ma pensando ad un siciliano che va in val d’Aosta, dobbiamo renderci conto della necessità di un nuovo sistema che va reso accettabile e ragionevole».
Il consigliere Gavino Manca (Pd) ha parlato della scuola come argomento di grande spessore che da sempre suscita con grandi contrapposizioni, ricordando poi che la riforma della buona scuola non è la prima che cerca di cambiare le cose ma ha contenuti importanti e guarda alla competitività del sistema Paese, a differenza di riforme precedenti che non hanno funzionato lasciando l’Italia nelle ultime posizioni in Europa. C’era quindi bisogno di una riforma nuova e coraggiosa, ha aggiunto Manca, «per superare la lunga fase del precariato introducendo valutazione e meritocrazia e superando la vecchia paura del nuovo ed i fatti concreti: 1 miliardo di investimenti nel 2015, 6 miliardi a regime, nuove materie come musica e scuola dell’arte, obbligo dell’alternanza scuola lavoro, scuola digitale, spese correnti raddoppiate, risorse per l’aggiornamento e la formazione dei docenti, semplificazione burocratica». A novembre, ha detto poi Manca, «in Sardegna ci saranno più di 2000 assunti ed in futuro saranno sempre di più i sardi che insegneranno nella Regione; questo è un anno di passaggio ma dal prossimo le assunzioni saranno fatte su ambiti regionali e proprio su questo la Regione potrà e dovrà intervenire per far valere la sua specificità». Manca, infine, ha respinto l’identificazione del dirigente scolastico con uno sceriffo, ricordando che la maggiore responsabilità dei dirigenti risale al 2011, e sottolineando l’aspetto della gestione collegiale degli istituti, la responsabilità delle scelte e la trasparenza nella pubblicazione dei risultati; rispetto a queste innovazioni la Sardegna non è rimasta indietro, perché c’è un grande piano di interventi che dà una risposta all’emergenza e indica una prospettiva nuova per la scuola sarda».
La consigliera Anna Maria Busia (Sdl) ha preso le distanze, in apertura, dalla piega che ha preso la discussione, perché a suo giudizio «non si presta la giusta attenzione alle situazioni concrete, a cominciare dalle decisioni del provveditore scolastico regionale che avrebbe dovuto agire in modo diverso con un sistema di deroghe che avrebbe garantito i docenti sardi». Ma ora, ha proposto, «bisogna pensare al futuro sia per le ragioni che ha espresso il consigliere Congiu, sia perché la stessa legge sulla buona scuola dice che la sua applicazione avverrà nelle Regioni a Statuto speciale compatibilmente con gli statuti e le norme di attuazione». Proprio questo, secondo la Busia, «è lo strumento su cui bisogna agire ed anche la ragione per cui la legge non è stata impugnata; le norme di attuazione consentono già ora, infatti, di adattare una legge nazionale a realtà territoriali specifiche come la nostra, lavorando in modo paritario con lo Stato ed attivando il confronto previsto dall’art. 56 dello Statuto, è la strada giusta già tracciata, peraltro, da altre Regioni speciali».
Una bocciatura senza appello della riforma sulla “Buona Scuola” è arrivata da Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda). «Il provvedimento del Governo Renzi mette a rischio il diritto all’istruzione, faticosamente raggiunto dalle generazioni precedenti – ha detto Anedda – una riforma che, inoltre, non tiene conto della specificità sarda». Anedda ha citato come caso emblematico la situazione del Liceo Classico di Laconi ancora chiuso nonostante le richieste del territorio. «Gli studenti sardi non possono scegliere dove istruirsi ha sottolineato il consigliere comunista – alcuni territori non sono in grado di sostenere gli alti costi per la mobilità».
Negativo anche il giudizio sul piano delle assunzioni («che penalizza i docenti sardi») e sui super poteri dei dirigenti scolastici («si introduce il concetto del preside-padrone»), sul finanziamento alle scuole private a scapito delle scuole pubbliche e sulla marginalizzazione dei sindacati. «Meglio avrebbe fatto Pigliaru ad impugnare la riforma – ha affermato Anedda – noi abbiamo in testa una altro modello di autonomia scolastica.  Il Ministero affida il compito di definire l’offerta formativa agli Uffici scolastici regionali espropriando la Regione sarda delle sue competenze. La Giunta deve assumersi le sue responsabilità ed occuparsi di offerta formativa».
Secondo il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, l’interlocuzione avviata dalla Giunta con il Governo arriva fuori tempo massimo. «La discussione doveva avvenire prima della riforma e non dopo la sua approvazione – ha detto Carta – il risultato è il trasferimento dei docenti sardi, una sconfitta per la Giunta che non ha fatto valere il principio dell’insularità».
Angelo Carta ha poi parlato del piano di dimensionamento scolastico: «Il raccordo tra enti locali e Regione è basilare. Il confronto con i  comuni è mancato. Non è questo il modo di declinare il concetto di scuola sarda. I comuni si trovano a combattere contro i mulini a vento. Chi lo spiega al Governo come è fatta la realtà sarda?»
Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha detto di apprezzare il Progetto Iscola, molto meno la riforma Renzi.
L’esponente della maggioranza ha contestato l’atteggiamento dell’opposizione: «Quando vennero spostati i fondi per la scuola digitale al governo della Sardegna non c’era il centrosinistra – ha detto Cocco – parlavate di lavagne interattive, di computer per gli studenti, di formazione del personale docente per l’uso degli strumenti elettronici. Gran parte del programma è rimasto sulla carta».
Sul Progetto Iscola, Cocco ha espresso apprezzamento per il lavoro della Giunta, impegnata a superare le criticità. «Il Progetto Iscola parte dalla base. Pigliaru e Firino sono andati nei comuni ad ascoltare amministratori, operatori scolastici e famiglie – ha rimarcato Cocco – su questo progetto si sono espressi tutti a favore».
E’ quindi intervenuto il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha invitato l’Aula ad affrontare la discussione su un tema come la scuola lasciando da parte le logiche di schieramento. «Abbiamo il dovere di pensare al bene comune. Gli insegnanti devono essere all’altezza ma devono essere garantiti, non possono sopportare spostamenti che lacerano le famiglie – ha detto Attilio Dedoni – la “Buona scuola” deve tenere conto di questo, il sistema dei trasporti sardi è vergognoso, come faranno i docenti a raggiungere la Sardegna».
Attilio Dedoni ha poi contestato la decisione della Giunta di non impugnare la riforma sulla scuola davanti alla Corte Costituzionale. «E’ la Regione che detta le linee guida sulla razionalizzazione scolastica, il ministero viene in subordine. Non si possono subire le loro decisioni calibrate su regioni come il Veneto, la Toscana e L’Emilia dove non ci sono difficoltà di collegamento tra un centro e l’altro. Non si possono applicare alla Sardegna che ha una condizione geografica e di viabilità profondamente diversa».
Il capogruppo dei Riformatori ha quindi invocato un ordine del giorno unitario del Consiglio «una convergenza che dia speranza ai giovani e agli insegnanti – ha concluso Dedoni – dobbiamo dare un’immagine diversa dell’Istituzione regionale».
Per Gianluigi Rubiu (Aps) la discussione «è una beffa per i docenti che si sono battuti contro la riforma del Governo».
Il capogruppo di Area Popolare Sarda ha espresso un giudizio negativo sui contenuti della riforma (super poteri ai presidi, cancellazione delle graduatorie per la chiamata in ruolo, penalizzazione dell’autonomia scolastica).
«Il dato più allarmante è però l’esproprio delle competenze della Regione da parte del Governo – ha affermato Rubiu – ripetutamente abbiamo sollecitato un riscorso: non c’è stata risposta. La specificità sarda sarà danneggiata dagli standard imposti dal Governo che cancellano la diversità. Assurdo non difendere le prerogative dell’autonomia e non far valere il principio di insularità».
Gianluigi Rubiu ha poi ricordato il dramma dei docenti sardi costretti a spostarsi in altre Regioni ed espresso preoccupazione per il futuro del sistema scolastico regionale. «L’esecutivo regionale è sempre più succube nei confronti del Governo – ha sottolineato Rubiu – difende a spada tratta una riforma che penalizza la Sardegna. Auspichiamo una  scuola tutta sarda con norme che scongiurino i trasferimenti dei docenti. Serve una battaglia unitaria. La Giunta batta i pugni sul tavolo del Governo. La mancata impugnazione della riforma è di fatto una rinuncia a difendere le prerogative costituzionali e statutarie in materia di istruzione». Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha definito “un’occasione persa” il dibattito sulla riforma della scuola, per la condotta tenuta dagli esponenti della minoranza. A giudizio dell’esponente della maggioranza la riforma della “Buona scuola”, è invece “la risposta attesa” che merita di essere difesa perché «può offrire nuove opportunità a tutti, ad incominciare dai precari della scuola e dagli studenti».
Il consigliere dei democratici ha quindi evidenziato “l’enorme problema del precariato” con cui ha dovuto confrontarsi l’azione riformatrice del governo: «Un enorme pasticcio, frutto di pasticci e piccole furberie praticate da anni nel comparto della scuola». Il capogruppo, ha definito “non giustificabili” le reazioni “feroci” alla riforma della scuola ed ha affermato che è “sbagliato” parlare in Sardegna di “deportazioni”. «Voglio stare sul tema dei diritti degli studenti – ha proseguito Cocco – che vogliono avere un’istruzione migliore». Il rappresentante del Pd ha precisato inoltre che il tema della scuola è al centro dell’azione del governo regionale e che le risorse stanziate in questo primo anno e mezzo di legislatura sono di una entità non paragonabile rispetto a quanto fatto nelle precedenti legislature. «E’ vero che qualcosa ritarda – ha aggiunto il capogruppo – ma stiamo mettendo in piedi azioni strategiche e un piano di riforma».
In riferimento alle proteste degli insegnanti il consigliere del Pd ha dichiarato: «Le proteste meritano rispetto però protestare sul niente non si può». «Far credere che con la Buona scuola si stanno violando le specificità della Sardegna è un’affermazione non vera – ha incalzato Pietro Cocco – e la riforma della scuola non infrange alcuna prerogativa statutaria della Regione sarda».
Quanto alla polemica sui docenti costretti al lavoro al di fuori dell’Isola, a giudizio di Cocco, «sono sufficienti i numeri (10 insegnanti) per capirne la reale portata».
Il capogruppo del Pd ha quindi concluso auspicando una nuova legge regionale sull’istruzione.
Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha affermato che si attendevano le dimissioni dell’assessore della Pubblica Istruzione, Claudia Firino: «Come gesto coerente con tutte le dichiarazioni  rese dai leader nazionali e regionale del suo partito sugli effetti della riforma della “Buona scuola”». Pittalis ha quindi proseguito con la lettura delle note di agenzia riportanti le dichiarazioni, tra gli altri, di Vendola e Piras. «Chi ha la responsabilità politica dell’Istruzione in Sardegna – ha tuonato il leader di Fi in Consiglio – non può far finta che nulla sia accaduto e che le dichiarazioni appartengono ad un altra realtà». «La verità – ha aggiunto – e che volete fare la lotta e fare la parte del governo perché volete i benefici dell’uno e dell’altro ruolo».
«Le dimissioni – ha proseguito Pittalis – sono dovute per una questione di etica politica e di buonsenso: perché è  la stessa parte politica dell’assessore Firino che mette in discussione l’operato della giunta di cui fa parte, proprio sul tema della scuola e sulla “Buona scuola”».
Il capogruppo di Forza Italia ha quindi elencato una serie di altre ragioni per le quali l’assessore – a suo giudizio – dovrebbe dimettersi dall’incarico, tra queste: il Piano di dimensionamento scolastico («avete chiuso 29 scuole in un anno»); il ritardo nell’acquisto degli scuolabus promessi ai Comuni interessati dal taglio delle pluriclassi («l’anno scolastico è iniziato senza autobus e i sindaci devono trovare il modo di arrangiarsi»); l’edilizia scolastica («il piano c’era già e state accumulando ritardi negli interventi»). «La verità – ha attaccato l’esponente di Forza Italia – è che avete scaricato sui sindaci l’onere di rispettare i vostri annunci».
Pietro Pittalis ha quindi fatto riferimento agli “inammissibili ritardi” nel pagamento dei contributi alle scuole paritarie ed ha concluso ribadendo profondo dissenso per la scelta del presidente della Giunta di non ricorrere contro la legge 107 (riforma “Buona scuola”): «Quella legge che offre ai precari sardi l’alternativa tra una rinuncia e una valigia e che offende l’autonomia dei sardi, affidando al ministero l’offerta formativa, una competenza esclusiva che sta invece in capo alla Regione».
Intervenendo a chiusura della discussione generale per la replica a nome della Giunta il presidente Pigliaru ha subito replicato al capogruppo di Forza Italia Pittalis sostenendo che «a fronte del probabile ritardo di qualche settimane, si è nascosto il nulla dei precedenti cinque anni durante i quali non si è fatto niente per combattere la discussione scolastica che si sconfigge anche sopprimendo con coraggio le pluriclassi mentre sui trasporti si stanno pagando i costi aggiuntivi e sull’edilizia si sta intervenendo con un piano di 130 milioni che cambierà gran parte delle scuole sarde, chiudendo la pagina delle piccole scuole dove non si fa buona istruzione, per aprirne un’altra dove i territori devono diventare più forti anche nell’istruzione».
«Mi sarei aspettato un po’ più di umiltà – ha aggiunto il presidente – nel riconoscere l’assenza di risultati della precedente legislatura, soprattutto perché i dati dicono che dal 2010 la Sardegna è indietro persino rispetto al Mezzogiorno su dispersione scolastica, apprendimento e lettura». «Il problema – ha detto ancora Pigliaru – non è quello di piantare bandierine politiche ma quello di migliorare la scuola, non mi scandalizzo per i risultati mancati ma per la incapacità di capire dove e come si è sbagliato; noi vogliamo evitare di fare errori e costruire un futuro migliore per i nostri ragazzi attraverso proposte operative, è quello che stiamo cercando di fare». «Spero ancora in una opportunità in questa direzione – ha auspicato il presidente della Regione – perché i ragazzi sardi hanno perso due anni rispetto ai coetanei del centro nord, non è che tutto va bene adesso con Renzi e Pigliaru ma ci stiamo rimboccando le maniche, ed è significativo che nella riforma siano stati introdotti per i dirigenti scolastici responsabilità e valutabilità e per gli studenti l’alternanza scuola-lavoro, materie aggiuntive, docenti più formati, reti a banda larga, scuole moderne ed aperte alla realtà sociale in cui operano e connesse con il mondo».

«In tempi di bilanci sempre più ridotti – ha aggiunto il presidente riferendosi al programma per l’istruzione varato dalla Giunta – stiamo investendo 200 milioni pensiamo siamo ben spesi; però, come ho detto recentemente alla direzione nazionale del Pd, di fronte ad una dispersione alta e a livello di apprendimento bassi, non ha senso calcolare organici con parametri lineari uguali in tutta Italia, ci sono specificità che vanno aggredite perché a 15 anni i ragazzi del Sud hanno perso terreno e bisogna tener conto sia degli studenti che dei problemi delle diverse realtà». «Di questo – ha concluso – deve farsi carico il governo centrale, noi con Iscola facciamo la nostra parte ma questa deve diventare una questione nazionale seguendo l’esempio degli Usa, dove nelle situazioni più difficili, si mandano più docenti e si mandano i migliori; questo dobbiamo allo Stato, altro che ricorsi, questa è la proposta che abbiamo portato al tavolo nazionale anche in termini finanziari, perché è la prima condizione per dare pari opportunità ai ragazzi italiani».

Al termine dell’intervento del presidente Pigliaru, il presidente Ganau ha chiesto al Consiglio notizie sulla predisposizione di un ordine del giorno.
Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, per verificare la possibilità di predisporre il documento.
Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato la necessità di disporre di un testo, precisando l’impossibilità di aderire ad un documento della sola maggioranza ma dichiarandosi disponibile ad un ordine del giorno unitario da votare, se necessario, anche nella giornata di domani.
Il presidente Ganau ha condiviso l’opportunità di una sospensione e di una verifica delle posizioni dei gruppi
Il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è detto d’accordo per una sospensione della seduta allo scopo di avviare un confronto con minoranza, condividendo inoltre l’ipotesi di un rinvio dei lavori a domattina.
Il presidente Ganau ha quindi sospeso brevemente la seduta.
Alla ripresa dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco, a nome della maggioranza, ha comunicato la posizione contraria della stessa all’ordine del giorno, precisando che la coalizione si riconosce totalmente nella relazione conclusiva del presidente Pigliaru,
Il presidente Ganau ha quindi dichiarato chiusa la seduta aggiornando i lavori a domattina e ricordando che, sempre per domani alle 9.30, è convocato l’ufficio di presidenza del Consiglio.

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Dopo l’ingresso in Consiglio regionale di quattro nuovi componenti, è stato costituito il nuovo gruppo dei “Cristiano Popolari Socialisti” al quale, oltre ai consiglieri Pierfranco Zanchetta e Antonio Gaia dell’Upc, hanno aderito anche Raimondo Perra del Psi e, per scelta “tecnica”, Walter Piscedda proveniente dal Pd. Il nuovo gruppo sarà presieduto dall’on. Pierfranco Zanchetta.

Questa la composizione aggiornata dei gruppi consiliari:

Area Popolare Sarda: Giorgio Oppi, Giuseppino Pinna, Ignazio Tatti, Gianluigi Rubiu (Presidente)

Cristiano Popolari Socialisti: Antonio Gaia, Raimondo Perra, Walter Piscedda, Pierfranco Zanchetta (Presidente)

Forza Italia Sardegna: Ugo Cappellacci, Oscar Cherchi, Giuseppe Fasolino, Ignazio Locci, Antonello Peru, Alberto Randazzo, Marco Tedde, Edoardo Tocco, Stefano Tunis, Alessandra Zedda, Pietro Pittalis (Presidente)

Misto: Mario Floris, Gianni Lampis, Paolo Truzzu, Gaetano Ledda, Fabrizio Anedda (Presidente)

Partito Democratico: Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Salvatore Demontis, Roberto Deriu, Daniela Forma, Gianfranco Ganau, Luigi Lotto, Gavino Manca, Giuseppe Meloni, Cesare Moriconi, Francesco Pigliaru, Rosella Pinna, Luigi Ruggeri, Franco Sabatini, Antonio Solinas, Gian Mario Tendas, Pietro Cocco (Presidente)

Partito Sardo d’Azione: Marcello Orrù, Christian Solinas, Angelo Carta (Presidente)

Riformatori Sardi-Liberaldemocratici: Michele Cossa, Luigi Crisponi, Attilio Dedoni (Presidente)

SEL Sardegna: Francesco Agus, Luca Pizzuto, Daniele Cocco (Presidente)

Soberania-Indipendentzia: Alessandro Collu, Eugenio Lai, Paolo Zedda, Emilio Usula (Presidente)

Sovranità, Democrazia e Lavoro: Anna Maria Busia, Augusto Cherchi, Gianfranco Congiu, Piermario Manca, Alessandro Unali, Roberto Desini (Presidente).

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Il Consiglio regionale ha approvato la proposta di legge n. 249 (Pietro Cocco e più) “Variazioni urgenti al bilancio della Regione per l’anno 2015, proroga di termini e disposizioni varie” e la proroga dei commissari delle Aziende sanitarie e del commissario di Area.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la proposta di legge n. 249 (“Variazioni urgenti al bilancio della Regione per l’anno 2015, proroga di termini e disposizioni varie”) che è arrivata all’attenzione del Consiglio in base alla procedura d’urgenza prevista dall’art. 102 del regolamento.

Il consigliere Mario Floris (Uds-Misto), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che «fin dall’inizio della legislatura, augurando a tutti buon lavoro, avevo auspicato la fine della pratica del 102 che non si può chiedere su ogni cosa; fu pensato per grandi emergenze come le calamità naturali, mentre oggi si fanno pasticci e si infilano nella legge emendamenti che non c’entrano nulla; è tutto un sistema che va rivisto perché altrimenti i consiglieri regionali non sono nelle condizioni di esprimere una valutazione compiuta sui singoli provvedimenti, si tratta di un problema che va urgentemente affrontato in sede di Giunta per il regolamento».

Il presidente Ganau ha riposto assicurando che il problema dell’iter delle leggi regionali sarà sottoposto alla Giunta per il regolamento subito dopo la pausa estiva.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha precisato che il provvedimento in esame sostituisce un analogo disegno di legge della Giunta che interveniva sugli stessi temi: fondi per il trenino verde, proroga dei termini per i contratti dei precari delle province, misura di particolare urgenza dopo i pesanti tagli dello Stato che hanno ridotto significativamente le entrate degli enti.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «francamente sarebbe stato giusto aspettarsi provvedimenti più corposi ed importanti per l’economia della Sardegna; abbiamo invece di fronte interventi minimi, a cominciare dalla scelta dei precari da sostenere che appare riduttiva rispetto alla grande complessità del tema, perché non è che quelli della provincia di Cagliari debbano avere un trattamento di favore». Riprendendo alcuni passaggi del dibattito svolto nelle commissioni, Locci ha parlato di «vicende scandalose sulle procedure di reclutamento dei precari nella pubblica amministrazione regionale; dovremo perciò occuparci a fondo di questi temi, mentre il Consiglio fa di tutto tranne che affrontare i nodi strutturali della Sardegna». La Giunta, dal canto suo, ha lamentato il consigliere, «è immobile soprattutto nei confronti degli Enti locali; la spesa è ferma e i Comuni aspettano ancora i soldi della seconda metà del 2014 e siamo ad agosto del 2015, di qui i forti dubbi rispetto ad obiettivi del provvedimento in esame che rischia di essere l’ennesima legge che non produrrà nessun risultato».

Il consigliere Walter Piscedda (Pd) si è detto «abbastanza d’accordo con Locci, nel senso che la vicenda del precariato va messa a regime e l’argomento va affrontato di petto anche in vista della riforma degli Enti locali, altrimenti non saremo credibili; non bisogna interpretare il precariato a seconda delle circostanze ma definire un intervento organico che comprenda, ad esempio, anche quelli di Csi e Cesil che non possono essere esclusi, magari facciamo qualche sponsorizzazione sportiva in meno ma bisogna farlo».

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas, ha affermato che «siamo davanti a questo generoso contributo al caos normativo regionale, ad un provvedimento omnibus che non affronta nessun nodo della crisi che grava sulla Sardegna, si continua ad affrontare i problemi in modo parcellizzato e a rastrellare risorse da una parte e dall’altra, a formulare proposte che polverizzano l’ordinamento regionale». L’art.2, ha aggiunto Solinas entrando nel merito della legge, «è di dubbia illegittimità perché introduce la figura del commissario a vita prevedendo questa figura fino all’insediamento dei nuovi organi di Area, così si prefigura una patologia del sistema e, se questa è la qualità legislativa del nostro Consiglio, serve davvero una riflessione di tutti».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha ricordato che «questa legge arriva dopo l’approvazione della riforma della pubblica amministrazione che pone molti problemi nuovi, dalla licenziabilità dei dirigenti alla cancellazione segretari comunali, dalla riduzione del numero delle prefetture al taglio delle camere di commercio; ebbene, di fronte a tutto questo noi con un 102 rattoppiamo qualche situazione rinviando a chissà quando le soluzioni vere, seguendo il solito sistema della politica che non decide ma prima o poi, ad iniziare dai precari, si dovrà arrivare ad un redde ratione». Un modo di legiferare che non ci piace, la nostra Regione come è nel mirino come tutte le Regioni speciali e per questo dovremo impegnarci a fare ove possibile meglio dello Stato, sta accadendo il contrario, a volte con scelte discutibili ma sta accadendo e noi siamo in retroguardia

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha criticato la legge perché indice, a suo avviso, «di una capacità insufficiente di legiferare e di un grave difetto di programmazione, della mancanza di un orizzonte preciso rispetto alle cose da fare; noi siamo qui per senso di responsabilità ma va ricordato che su molte cose la maggioranza doveva intervenire prima a cominciare dai precari delle società in house dei Comuni che, al pari di quelli della Province, non possono essere dimenticati».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha detto polemicamente che «non si finisce mai di imparare; ho dato come capogruppo il mio assenso ad un testo diverso da quello arrivato in Aula, che contiene una sorta di cavallo di troia perché nel frattempo stanno arrivando altri emendamenti ma non si può saltare a piè pari il dibattito ed il confronto in commissione; la procedura seguita non è condivisibile e mi chiedo se in futuro darò nuovamente il assenso all’applicazione dell’art. 102».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, nel condividere gli argomenti de collega Carta, ha assicurato che l’art.102 sarà applicato solo per le vere urgenze sottolineando che, «l’accordo della conferenza dei capigruppo è stato costruito con questo scopo e con questi obiettivi».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha dichiarato che «ciò che è arrivato in Aula è solo quanto concordato con i capigruppo, mentre sui precari si è fatto un discorso ad ampio raggio ma ovviamente non tutte le situazioni potevano essere ricompresi all’interno di un provvedimento sottoposto all’Aula con il 102; c’era invece l’esigenza di mettere in sicurezza i lavoratori delle Province di Cagliari e Nuoro; per il resto c’è stato l’impegno comune di affrontare questi problemi a settembre, dalle stabilizzazioni ai lavoratori in utilizzo alle società in house dei comuni, di tutto questo si occuperanno le commissioni e queste sono le priorità sulle quali siamo tutti d’accordo».

Il consigliere Roberto Desini (Sdl), ha definito il provvedimento «senza forzature, che tiene conto di alcune situazioni di vera emergenza e pone le basi per alcuni importanti impegni comuni dell’Aula per inserire nell’agenda delle commissioni il problema dei lavoratori precari della pubblica amministrazione, tema che merita una assoluta priorità».

Il capogruppo di Area popolare sarda, Gianluigi Rubiu, ha fortemente criticato «l’abuso del 102 che da strumento di emergenza è diventato prassi abituale, questo non è il sistema corretto, così non si aiuta il dia logo e non si migliora la qualità della nostra democrazia; per quanto ci riguarda, abbiamo dato un consenso limitato agli articoli della legge ma non agli emendamenti e particolarmente ad alcuni che riguardano la sanità». Dovremo occuparci di altro, ha esortato, «anche perché stasera avremo sotto il nostro palazzo 400 lavoratori in utilizzo che da mesi non ricevono stipendio». Rubiu ha concluso annunciando, per il futuro, «molto più rigore nell’applicazione dell’art.102».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha rivendicato al suo gruppo una posizione ispirata al senso di responsabilità, «tenendo conto delle questioni di merito ed anche per introdurre il tema relativo all’impegno sui lavoratori precari della Regione a vario titolo, che per fare il miglior lavoro possibile si è scelto di sottoporre all’attenzione della commissione a partire dalla ripresa di settembre». Per il resto, ha osservato Pittalis, «la maggioranza si assuma responsabilità di mettere dentro altre cose come la proroga dei commissari della sanità; è la certificazione del fallimento. Dalla riforma siamo arrivati ad una ipotesi di modifica di rete ospedaliera su cui si sta litigando ogni giorno, fra le critiche di tutti gli operatori del settore». Serve invece un esame di coscienza ed un confronto serio, ha aggiunto Pittalis, che finora è mancato: «Chiedetevi piuttosto se i commissari hanno fatto bene, se siano giustificate proroghe senza valutazione, se le liste d’attesa già lunghissime e intollerabili siano ancora più lunghe, se sia giusto spostare Urologia da Nuoro ad Oristano solo per una questione di campanile». Noi, ha detto ancora il capogruppo di Forza Italia, «faremo opposizione senza pregiudizi  purché la maggioranza si confronti nel merito; la sanità deve funzionare come l’ambiente dove ci sono persone che aspettano risposte, come l’agricoltura che continua a soffrire, il problema non è solo della quantità di risorse ma di qualità della spesa e, almeno sulle questioni più importanti, la politica deve essere unita». E’ facile dire male del governo, ha concluso Pittalis, «perché magari manda le scorie nucleari in Sardegna, ecco perché il presidente Pigliaru deve chiedere subito una audizione in Consiglio dei Ministri; non si può fare niente quando i buoi sono scappati dalla stalla».

A nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha voluto ringraziare il Consiglio per la procedura d’urgenza seguita che, ha precisato, «neanche io amo, preferisco un iter completo dei lavori anche se comprendo che occorre colmare il vuoto normativo provocato dalla scadenza del mandato dei commissari Asl; poi c’era un impegno comune su precari delle province e si è scelto questo veicolo normativo». Con questo provvedimento, ha proseguito l’assessore, «non stiamo facendo alta programmazione o grandi cambiamenti ma manutenzione normativa e per farla ci vuole una legge, avviene in tutte le assemblee e dobbiamo tenerne conto; tuttavia, si affronta un problema importante come quello delle province, messe in ginocchio per colpa dei tagli scellerati del governo che ha pensato di chiuderle ma dimenticando che ci sono funzioni importanti che devono essere svolte». Con lo stanziamento di 3 milioni, ha precisato Paci, «diamo una risposta almeno al 31 dicembre, poi ribadisco l’impegno di affrontare il tema del precariato a tutto campo, auspicando una riflessione comune anche sul fondo unico che non può essere elusa, la faremo per quanto riguarda l’Esecutivo insieme all’assessore Erriu anche in conferenza regione Enti locali». Stiamo lavorando poi, ha continuato l’assessore, «sui cantieri verdi, per i quali in settimana sarà approvata una specifica norma in Giunta mentre le risorse saranno nella finanziaria; è vero che ci sono ritardi anche per la difficoltà di intervenire su contabilità dei Comuni». Entrando nel dettaglio della legge, l’assessore ha fatto un riferimento agli emendamenti della Giunta «che contengono altre misure di manutenzione prevalentemente tecniche, nel quadro comunque di una programmazione unitaria delle risorse coerente con una visione del governo, anche in sanità dove una riforma organica mancava da vent’anni; entro 60 giorni tireremo le somme, in una situazione oggettivamente nella quale si intravedono tuttavia ma spiragli di ottimismo».

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula. Si è quindi passati alla discussione dell’articolo 1 e dei relativi emendamenti.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso forti perplessità sull’emendamento n.4 presentato dalla Giunta regionale che modifica la legge n. 2 del 2007 introducendo importanti novità sulle modalità di erogazione del Fondo unico degli Enti locali finora regolato da anticipazioni trimestrali. L’emendamento propone un sistema di trasferimento subordinato ai criteri determinati dalla Giunta regionale, previa intesa in sede di Conferenza Regione-Enti locali. 

«Con questo emendamento si cancella di fatto il Fondo unico – ha affermato Locci – il cambio del sistema contabile adottato dalla Regione Sardegna, contrariamente a quanto deciso da altre regioni a Statuto Speciale, crea un cortocircuito e produce un disastro nella programmazione degli Enti locali».

Il consigliere di minoranza ha poi contestato la decisione di attribuire alla Giunta la potestà di definire i criteri di erogazione delle risorse ai Comuni, previa intesa con la Conferenza degli Enti locali. «Si tratta di un’operazione di neocentralismo – ha concluso Locci – si toglie ai comuni la possibilità di programmare».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia), il provvedimento in questione non è un’operazione di “manutenzione contabile” come affermato dall’assessore Paci. «Non si possono cambiare le carte in tavola – ha detto Tedde – questa norma tenta di coprire immense voragini di bilancio con pannicelli caldi». Per l’esponente azzurro, gli emendamenti proposti dalla Giunta e dalla maggioranza certificano la mancanza di un disegno complessivo, l’assenza di una programmazione unitaria delle risorse».

Tedde ha poi concentrato la sua attenzione sull’emendamento n.5 che proroga gli incarichi dei commissari delle Asl fino al 31 dicembre 2015. «Ciò impone una riflessione sulla gestione della sanità sarda – ha sostenuto Tedde – il deficit aumenta, i mali del sistema sanitario si sono aggravati. E’ stata fatta una finta riforma che serviva a commissariare le Asl, avete sostituito i direttori generali ma i commissari non sono riusciti a svolgere i compiti assegnati. Più che alla proroga bisognava pensare alla sostituzione di alcuni commissari che hanno dimostrato di non avere le capacità per ricoprire quel ruolo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha difeso l’impianto del Fondo Unico per gli Enti locali. «La normativa esistente dava punti di riferimento precisi che consentivano ai Comuni di programmare la spesa – ha detto Carta – con la proposta di oggi questo sistema viene profondamente modificato».

Il capogruppo sardista ha poi invitato il Consiglio a rivedere i criteri di ripartizione delle risorse agli Enti locali. «Non è più pensabile ripartire il 40% del Fondo Unico in quote eguali, è una sperequazione insostenibile. Occorre garantire la sopravvivenza di tutti i comuni ma con criteri più equi. Il Consiglio se ne faccia carico».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato con 43 voti a favore e 3 contrari.

Via libera anche all’emendamento n.1 che modifica l’articolo 5 della Legge finanziaria del 2015 nella parte in cui vengono stabiliti i criteri di erogazione di 40 milioni di euro destinati alla realizzazione di opere di competenza degli Enti locali. L’emendamento attribuisce alla Giunta la potestà di stabilire i tempi di rimborso delle somme erogate qualora debbano essere restituite dai Comuni alla Regione.

Disco verde, inoltre per gli emendamenti n. 2 (che stanzia ulteriori 800mila euro per la prevenzione degli incendi in aree di proprietà della Regione) e n.3 sul sistema di cofinanziamento della programmazione comunitaria.   

Si è poi aperta la discussione sull’emendamento n.4 presentato dalla Giunta regionale che modifica la legge n.2 del 2007 introducendo importanti novità sulle modalità di erogazione del Fondo unico degli Enti locali. Ignazio Locci (Forza Italia) ha ribadito il concetto espresso in precedenza: «Ci sono comuni di serie A e comuni di Serie B – ha detto il consigliere di minoranza – con questo emendamento si disconosce l’importanza del Fondo Unico e si introduce un sistema di incertezze».

Giudizio condiviso da Giuseppe Fasolino (Forza Italia) che, dopo aver annunciato il suo voto contrario all’emendamento, ha ricordato le difficoltà vissute dai Comuni sardi negli ultimi anni. «L’unica certezza per fare un bilancio di previsione era rappresentata dal Fondo Unico – ha detto Fasolino – questo emendamento mette in discussione tutto, i Comuni devono avere la possibilità di programmare».

Sul punto è voluto intervenire l’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu, per alcune precisazioni. «Questo passaggio è frutto di una negoziazione in sede di Conferenza Regioni-Enti Locali su richiesta di alcun amministrazioni locali – ha detto Erriu – con il nuovo bilancio armonizzato si consente a tutti i Comuni di poter gestire meglio i flussi di cassa. Sul sito Sardegna Autonomia ci sono i bilanci degli ultimi cinque anni di tutti gli enti locali con l’indicazione del costo pro capite per i servizi per i cittadini di tutti i comuni della Sardegna. Questo consentirà di capire come vengono spesi i soldi e quali sono le modalità di trasferimento. Questa è una norma importante per mettere in sicurezza i bilanci e la finanza locale».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha ricordato che l’emendamento è frutto di un percorso condiviso con l’Anci. «Questo provvedimento agevola i Comuni in sofferenza nell’elaborazione dei bilanci di previsione – ha detto Cocco – mi auguro che nelle risorse messe a disposizione ci siano anche quelle per la cantieristica verde».

Per Angelo Carta (Psd’Az)  la cancellazione del Patto di stabilità e la nuova disciplina del bilancio armonizzato avrebbero dovuto consentire ai comuni di risolvere i loro problemi. «Così non è stato – ha affermato Carta – non mi convince l’introduzione di una norma che attribuisce alla Giunta la potestà di stabilire i criteri di trasferimenti delle risorse senza dare un termine. Come faranno i Comuni a fare i bilanci se non conoscono le date del trasferimento delle anticipazioni di cassa?».

Roberto Desini (Centro democratico) ha rivolto l’invito alla Giunta di procedere in tempi rapidi al saldo delle somme del Fondo Unico 2014 e auspicato una modifica dei criteri di ripartizione della quota fisse destinata ai comuni. «Non è possibile che un comune di 100 abitanti abbia la stessa quota fissa di Cagliari – ha detto Desini – si  riveda l’attuale ripartizione che comporta una diversità di trattamento».

Pietro Cocco, capogruppo del Pd, condividendo le valutazioni dei colleghi Locci e Fasolino ha invitato gli stessi a votare a favore dell’emendamento. «La norma dice che non essendoci più il patto di stabilità le risorse possono essere dirottate ai comuni immediatamente e non più con anticipazioni trimestrali – ha sostenuto Cocco – le amministrazioni potranno avere le somme in un’unica soluzione. E’ un tentativo di miglioramento. Regione ed Enti Locali stabiliranno entro quali termini i danari dovranno essere trasferiti ai comuni». Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n .4 che è stato approvato con 30 voti a favore e 18 contrari.

Il presidente ha poi messo in votazione l’emendamento 7 (Sabatini e Oppi) che autorizza per l’anno 2015 la spesa di 10mila euro per la legge 30 giugno 2011, n. 13 (Istituzione del 28 luglio quale giornata regionale in ricordo di tutte le vittime degli incendi in Sardegna). Il testo è stato approvato con 49 voti a favore e 1 contrario. Al termine della votazione il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha esortato l’Aula a istituire, in un successivo provvedimento, anche una giornata in ricordo dei sette operai forestali di Anela morti in un incendio il 31 luglio del 1945.

Il presidente ha poi aperto la discussione sull’articolo 2 e sugli emendamenti. L’articolo 2 prevede la proroga del commissario di Area “di sei mesi, prorogabile di altri sei mesi, e comunque fino all’insediamento dei nuovi organi”.

Il presidente ha messo in discussione l’emendamento 5 che proroga i commissari delle Asl, in scadenza il 31 agosto 2015, al 31 dicembre 2015.

Per il consigliere Ignazio Locci (FI) questo emendamento è il fulcro del provvedimento e ha ricordato che l’assessore aveva previsto un periodo di massimo 8 mesi per la risoluzione dei problemi della Sanità, che invece non sono stati risolti. Non solo, Locci ha anche affermato che da parte dei territori arrivano pesanti critiche sulla gestione commissariale, «in alcuni casi militare», delle Asl e ha sottolineato l’assenza dei report sulla spesa.

«Siamo arrivati al nocciolo del provvedimento», ha affermato Michele Cossa (Riformatori sardi), «arriviamo alla proroga dei commissari senza aver ottenuto risultati e senza prospettive». Per Cossa i commissari, tranne qualcuno, non hanno lavorato bene visto che «non c’è stata riduzione della spesa, le Asl sono nel caos, oltre a esserci un serio problema dei titoli dei commissari». L’unico obiettivo raggiunto, ha proseguito, è stato di sostituire gli amministratori nominati dalla precedente Giunta. Cossa ha poi affermato l’urgenza di mettere mano alla riforma sanitaria.

Per il consigliere Salvatore Demontis (Pd) prima di fare una valutazione seria dell’operato dell’assessore e dei commissari è necessario conoscere lo stato in cui è stata lasciata la sanità. «Le critiche all’assessore sono ingenerose, io ritengo che sia un ottimo assessore», ha affermato.

Voto contrario all’emendamento n. 5 è stato annunciato da Paolo Truzzu (Fdi) perché se la Sanità è un problema è necessario individuare un percorso. Per Truzzu «è tutto un groviglio, chiaritevi le idee».

Il presidente ha poi dato la parola al leader di Area popolare sarda, Giorgio Oppi, il quale annunciando il voto contrario, ha affermato: «Nei giorni scorsi ho provveduto a inoltrare al direttore generale dell’assessorato alla Sanità  una richiesta di accesso agli atti per verificare le competenze curricolari di tutti i commissari delle Asl sarde, nonché dei direttori amministrativi e sanitari nominati dagli stessi. Molti di essi, mi risulta, si trovino in una condizione di palese illegittimità motivata dalla mancanza dei requisiti di legge che giustifichino la loro nomina a commissari di azienda ospedaliera».

«Peraltro – ha proseguito Oppi – la mia richiesta di accesso agli atti ha dovuto essere ribadita – e gliene do atto – anche dal presidente Ganau che si è speso affinché avessi i documenti prima dell’inizio dei lavori di questa settimana. Spiace informarla presidente, che allo stato ho ricevuto solo questa mattina i curricula dei commissari ma non di quelli dei direttori amministrativi e sanitari».

Oppi ha poi spiegato che non basta essere medico per essere considerato dirigente ai fini della nomina a commissario, ma bisogna aver diretto almeno una struttura complessa. «Cari colleghi, – ha concluso Oppi – questa Giunta è già inciampata diverse volte in poco più di un anno,  parlo di quanto da me denunciato in diverse mozioni relativamente al mancato finanziamento delle borse di studio dei medici specializzandi e dell’accorpamento delle aziende sanitarie, che avrebbe avuto necessità di una preventiva autorizzazione. L’assessore, inoltre ha dimenticato che anche il Policlinico di Monserrato è una struttura di secondo livello».  

Fabrizio Anedda (capogruppo del Misto) ha poi affermato: «Credo che dopo i primi quattro mesi ci sarebbe voluto il resoconto dell’attività dei commissari, per valutare i motivi delle inadempienze che ci avrebbero fatto capire meglio il perché di questo ulteriore rinnovo dell’incarico». Per il capogruppo di SDL, Roberto Desini «forse siamo stati troppo ottimisti nel prevedere solo 8 mesi, ma sicuramente non si può andare oltre il 31 dicembre». Desini poi ha criticato la gestione della sanità negli ultimi decenni, ma con particolare riferimento agli ultimi 5 anni. L’esponente della maggioranza ha anche criticato il modus operandi di alcuni commissari che ricorrono ai lavoratori interinali anziché attingere alle graduatorie aperte di concorsi banditi in precedenza. Per il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, non è corretto che l’articolo 2 proroghi il commissario di Area senza termine massimo e ha, quindi, proposto un emendamento orale, approvato dall’Aula, che ha consentito un rinnovo di 6 mesi più altri 6, eliminando le parole finali dell’articolo “e comunque fino all’insediamento dei nuovi organi”. 

Anche il capogruppo di Sel, Daniele Cocco ha criticato l’utilizzo da parte dei commissari dei lavoratori interinali: «La porcata delle agenzie interinali deve cessare». Per il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ci sarà modo a settembre di affrontare il riordino del sistema sanitario nella sua complessità, visto che la Giunta ha depositato il 3 agosto un disegno di legge apposito.

Marco Tedde (FI) ha sottolineato, infine, che dalla discussione è emerso un palese malcontento di parte della maggioranza sull’operato dei commissari e ha parlato di fallimento e di cattiva gestione delle Aziende sanitarie.

Il presidente ha messo in votazione l’articolo 2 che è stato approvato con 29 voti favorevoli e 2 contrari. Approvato anche l’emendamento 5 che proroga i commissari delle Aziende sanitarie fino al 31 dicembre 2015 con 28 voti favorevoli e 15 contrari.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha proposto all’Aula un emendamento orale all’art.1, sottoscritto da tutti i capigruppo, che prevede la proroga dell’entrate in vigore della centrale di committenza degli Enti Locali, a seguito di un analogo provvedimento approvato dal parlamento nel luglio scorso. La proposta è stata accettata dall’Aula.

Successivamente il Consiglio ha iniziato la discussione dell’art. 3 della legge (contributi a favore delle province)

La consigliera Daniela Forma (Pd) ha rappresentato le gravi difficoltà delle Province e delle loro società in house ed ha sostenuto la necessità del provvedimento «che consente la prosecuzione nell’erogazione dei servizi; tuttavia la proroga non significa che i conti di questi enti siano tornati in ordine perché molti servizi sono ancora a rischio a cominciare dalla manutenzione delle strade e dal sostegno i disabili, un quadro preoccupante in cui lo Stato non trasferisce più risorse ma chiede addirittura alle Province un contributo al risanamento dei conti pubblici pari al gettito dei tributi riscossi». Positivo quindi, a suo giudizio, l’intervento della Regione «ma il problema dovrà essere affrontato definitivamente in sede di riforma degli Enti locali, con una particolare attenzione al problema delle strade provinciali che sono in dissesto perché è a rischio il diritto alla mobilità interna dei sardi; come prima risposta c’è il mutuo recentemente stipulato dalla Regione ma occorre fare molto di più».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi-An) ha richiamato l’attenzione dell’Aula sul problema di quanti, senza lavoro, «attendono di poter partecipare ad un concorso per avere una opportunità; l’ultimo concorso, bandito è del 2010 e ciò significa che una generazione di laureati e forse due non ha avuto accesso ad un concorso pubblico».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha messo in luce che «l’articolo in esame rafforza il senso di responsabilità dell’opposizione, è anzi la vera ragione per cui si è accettato il ricorso all’art.102; al centro ci sono le società in house degli Enti locali ma soprattutto i servizi che svolgono perché noi riteniamo che le società dei Comuni abbiano gli stessi diritti di quelli della Province, come abbiamo sostenuto in sede di finanziaria». Le Province dovranno essere cancellate, ha poi osservato Peru, «ma i Comuni di fatto sono già stati cancellati con i servizi che sono tagliati del 50%, dagli interventi sociali ai cantieri per l’occupazione al diritto allo studio; chiediamo perciò che la maggioranza dia una risposta concreta, forse c’è una speranza che sembra confermata dagli impegni assunti dal capogruppo del Pd e dall’assessore Paci per discutere questo tema alla ripresa dopo la pausa estiva, prendiamo atto positivamente di tale impegno ma vigileremo con la massima attenzione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito l’iter della legge in discussione quanto meno singolare, «partito col trenino verde e poi trasformato nella legge per la sanità e le Province. Doveva e poteva essere, però, anche quello delle società in house dei Comuni e sotto questo profilo la legge è purtroppo una occasione mancata, perché si è preferito scegliere la proroga dei commissari delle Asl, una scelta criticata anche dalla stessa maggioranza con accenti molto forti». Rispetto al precariato, ha lamentato il consigliere, «stiamo trattando situazioni uguali in modo diverso, ma nonostante questo vogliamo dare un’apertura di fiducia alla maggioranza che ha preso impegni formali per riesaminare la questione a settembre, noi comunque vigileremo».

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, a nome della Giunta, ha ribadito l’interesse dell’Esecutivo nei confronti di tutte le situazioni di precariato e non solo di quelle che riguardano i lavoratori delle Province. La proposta di Forza Italia, ha spiegato, «richiede un intervento sul fondo unico degli Enti locali che presuppone un passaggio in conferenza Regione Enti Locali; ci lavoreremo assieme all’assessore Erriu».

 Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione l’art.3, che il Consiglio ha approvato con 37 voti favorevoli. Successivamente sono stati approvati anche l’art. 4 (27 voti favorevoli e 16 contrari) e la Proposta di legge n. 249 nel suo complesso (27 voti favorevoli e 16 contrari).

Al termine dello scrutinio il presidente, prendendo atto della volontà dell’Aula di rinviare ad altra data l’indicazione di un nuovo componente del comitato faunistico, ha dichiarato chiusa la seduta riconvocando il Consiglio e domicilio e comunicando che, per le 16.30, è convocata la commissione Sanità.

Palazzo del Consiglio regionale A

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La sentenza del Consiglio di Stato (n. 3612/2015) che ha dichiarato decaduti i consiglieri regionali Gavino Sale, Efisio Arbau, Michele Azara e Modesto Fenu, ai sensi dell’articolo 20 del regolamento interno del Consiglio regionale, a partire dal 23 luglio scorso ha fatto venire meno i gruppi consiliari “Sardegna” e “Sardegna Vera”.

I consiglieri regionali Gaetano Ledda e Raimondo Perra (già “Sardegna Vera”) hanno comunicato l’adesione al gruppo consiliare “Misto”. I consiglieri regionali Mario Floris, Edoardo Tocco e Paolo Truzzu (già gruppo “Sardegna”) sono confluiti al gruppo “Misto” ai sensi dell’articolo 20 comma 5 del regolamento interno mentre il consigliere Alessandro Collu (Pd) ha comunicato l’adesione al gruppo consiliare “Soberania e Indipendentzia”.

Alla luce delle modifiche, dal 23 luglio scorso, la nuova composizione del gruppo “Misto” è la seguente: Fabrizio Anedda (presidente), Mario Floris, Gaetano Ledda, Raimondo Perra, Edoardo Tocco e Paolo Truzzu. Il gruppo “Soberania e Indipendentzia” è invece formato da Emilio Usula (presidente), Paolo Flavio Zedda, Eugenio Lai e Alessandro Collu.

Resta grande l’incertezza, intanto, sulla nomina del quarto nuovo consigliere che dovrà il posto lasciato vacante dalla decadenza di Modesto Fenu, dopo che la sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che i seggi di Gavino Sale, Efisio Arbau, Michele Azara verranno occupati dai tre consiglieri che avevano presentato il ricorso, Antonio Gaia, Pier Franco Zanchetta e Gianfranco Congiu.

Consiglio regionale 31

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio ha approvato oggi il disegno di legge n. 150 “Sanzioni amministrative sui servizi di trasporto pubblico regionale e locale” e la Proposta di legge n. 235 “Modifica dell’articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2009 (Convenzioni rinnovabili con l’Ente concerti Marialisa De Carolis di Sassari)”. 

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau con l’esame del disegno di legge 150 presentato dalla Giunta regionale “Sanzioni amministrative sui servizi di trasporto pubblico regionale”.

Nel suo intervento introduttivo, Eugenio Lai, relatore di maggioranza del provvedimento, ha ricordato che con la norma si copre un vulnus normativo nella legislazione regionale sulla materia che, non prevedendo misure sanzionatorie adeguate, ha determinato una situazione di scarso controllo sui comportamenti irregolari degli utenti.

La Giunta, con l’assessore dei Trasporti Massimo Deiana, ha espresso parere favorevole.

Il consigliere Gavino Sale (Irs) ha annunciato la presentazione di un emendamento all’art.2 con cui si prevede la possibilità di acquistare i biglietti a bordo dei mezzi.

Il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta per consentire la formalizzazione della proposta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli che il Consiglio ha approvato.

Successivamente l’Assemblea ha approvato tutti gli articoli della legge, dall’1 fino al 7/bis, e l’intero provvedimento con 31 voti a favore ed uno contrario. Il Consiglio ha respinto un emendamento presentato all’art.2 dal consigliere Gavino Sale (Irs) con cui si prevedeva la possibilità per gli utenti di acquistare i biglietti a bordo dei mezzi. Approvati invece un emendamento all’art. 4 proposto dal consigliere Marco Tedde (Forza Italia) che introduce alcune distinzioni fra sanzioni penali ed amministrative, ed all’art. 6 a firma Paolo Truzzu (FdI) che prevede l’utilizzo del gettito delle sanzioni per interventi sulla mobilità urbana e, in particolare, per quella familiare attraverso l’utilizzo di biglietti impersonali.

Il presidente del Consiglio ha poi aperto la discussione sul secondo punto all’ordine del giorno la proposta di legge n. 235, sottoscritta da tutti i gruppi consiliari, “Modifica dell’articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2009 (Convenzioni rinnovabili con l’Ente concerti Marialisa De Carolis di Sassari)”.

La norma, presentata da tutti i capigruppo attraverso la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 102 del Regolamento, pone rimedio a un errore contenuto nella Legge Finanziaria 2015 che stanziava oltre 6,5 milioni di euro per gli operatori dello spettacolo ma, di fatto, destinava il 70% delle risorse al “De Carolis”. Con la correzione si stabilisce che il contributo a favore dell’Ente concerti non possa superare i 700mila euro all’anno, liberando le risorse rimanenti a favore degli altri soggetti beneficiari.

Il consigliere regionale di Forza Italia, Marco Tedde, è intervenuto per precisare che questa proposta di legge è arrivata oggi in aula grazie al senso di responsabilità dei capigruppo, «ma che si tratta di rimediare a un errore commesso in Finanziaria e non di un effetto distorsivo». Tedde si è lamentato anche del modus operandi della maggioranza che stravolge spesso i testi di legge una volta arrivati in aula, utilizzando emendamenti sostitutivi parziali o totali. L’esponente della maggioranza ha anche chiesto di verificare se l’emendamento presentato alla proposta di legge fosse ammissibile. Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha spiegato al collega che si è trattato di un errore, ma in assoluta buona fede.

Il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 36 voti a favore e un contrario.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 1 e sull’emendamento. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto al presidente di valutare con gli uffici l’ammissibilità dell’emendamento.

L’emendamento 1 aggiunge dopo l’articolo 1 l’articolo 1 bis “Modifiche alla legge regionale n. 5 del 2015” che prevede che “Il termine di cui all’articolo 5, comma 18, della legge regionale 9 marzo 2015, n. 5 (legge finanziaria 2015) è spostato al 31 dicembre 2014”.  Il comma dell’articolo 5 della Finanziaria stabiliva invece che  “Le disposizioni dell’articolo 33, comma 3 bis, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE), e successive modifiche ed integrazioni, si applicano alle gare indette successivamente alla data del 1° luglio 2015”.

Il presidente ha sospeso la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Al rientro in aula, il presidente ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha proposto un emendamento orale eliminando il termine del 31 dicembre e sostituito con le parole «differito al termine della Legge di Stabilità nazionale».

L’Aula ha accettato l’emendamento orale. In rapida successione è stato approvato l’articolo 1 con 32 sì e 2 no, l’emendamento n. 1  con 32 sì e un no, e l’articolo 2 con 33 sì e un no. Il presidente ha poi messo in votazione la legge che è stata approvata con 37 voti a favore e uno contrario.

Il presidente ha poi dato la parola al consigliere di Alleanza popolare sarda, Giorgio Oppi, per l’illustrazione della mozione 157 (Oppi e più) «sul mancato finanziamento regionale delle borse di studio ai neolaureati sardi per l’accesso alle scuole di specializzazione medica per l’anno accademico 2014/2015».

Oppi ha aperto il suo intervento ricordando all’Aula lo stato di abbandono politico e culturale in cui la maggioranza sta lasciando la sanità sarda. «L’argomento della mozione di oggi è esemplare: una precisa, cristallina volontà politica della Giunta regionale impedisce ai giovani medici sardi di avere le borse di studio – ha affermato – per completare il corso di studi e inserirsi con vantaggi personali e soprattutto per la collettività in un efficiente sistema sanitario». Oppi ha poi ripercorso la storia delle borse di studio regionali dall’istituzione (Oppi era allora assessore alla Sanità). «Da quando le borse regionali sono state istituite nel 1992 noi abbiamo sempre erogato una quantità di risorse direi decorosa e un numero adeguato alle richieste delle Università sarde. Nel 1997 la Regione stanziò circa due miliardi di lire e così negli anni successivi, un milione e 90mila euro nel 2001, quasi un milione e mezzo nel 2013, sino ai 3 milioni e 425mila euro nel 2012». Oppi ha poi proseguito spiegando che, da assessore, ha sempre verificato con i presidi delle facoltà di Medicina di Cagliari e Sassari le reali esigenze. L’esponente della minoranza ha poi evidenziato che quando ha governato il centrodestra le borse di studio per i medici aumentavano, mentre «quando governate voi professori le borse per i vostri studenti diminuiscono, fino al capolavoro di quest’anno». Oppi ha poi accusato la Giunta di aver inviato la lettera al Miur dopo la scadenza del termine e ora si vuole rimediare con 600mila euro per appena 24 borse tra Cagliari e Sassari. Il relatore ha anche spiegato che il governo Renzi non ha finanziato le specializzazioni dei non medici, «tanto che Ortodonzia non ha potuto avviare il primo anno della scuola perché non è stato bandito il concorso». Poi rivolgendosi agli assessori Paci e Arru ha affermato: «Avete causato un grave danno alla sanità dell’isola, per volontà o per incompetenza».  Oppi ha poi attaccato la Giunta per quanto riguarda i trapianti, affermando che dal «primo gennaio a oggi sono stati realizzati 11 trapianti di rene e 7 di fegato: il minimo storico dal 1989». L’esponente del centrodestra non ha infine risparmiato il San Raffaele di Olbia: «Gli unici lavori che sono stati compiuti riguardano la pulizia delle erbacee in funzione antincendio. Nessun cantiere, nessuna attività, nonostante i lavori dovrebbero finire entro un anno e mezzo al massimo due». Per Oppi destinare 56 milioni per anno al Mater Olbia è una scelta «miope e avventata».

Il consigliere ha poi parlato delle lunghissime liste d’attesa per l’oncologia urologica: «300 pazienti in attesa di intervento per tumore alla vescica, prostata, rene e surrene».

In conclusione Oppi ha chiesto  chiarimenti sul buco della sanità, «arrivato a 500 milioni di euro» e ha esortato la Giunta a fare un cambio di passo.

Il consigliere del gruppo Sardegna, Paolo Truzzu, ha illustrato i contenuti della mozione n. 158 «sulle ragioni del mancato finanziamento regionali dei contratti di formazione medico-specialistica per l’anno accademico 2014/2015». L’esponente della minoranza ha evidenziato l’emergere di due problemi: «Il primo – così ha detto Truzzu – è rappresentato dall’errore della giunta relativo al mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi in medicina, e il secondo è invece rappresentato dal tentativo di nascondere la gravità della situazione creatasi». «Trionfano le promesse non mantenute e le bugie», ha dichiarato il consigliere di Fratelli d’Italia, rimarcando il concetto che «senza le borse per gli specializzandi la laurea in medicina è praticamente inutile». Paolo Truzzu ha quindi ricordato come nel recente passato la Regione abbia sempre finanziato con proprie risorse le borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione delle facoltà di Medicina e Chirurgia degli atenei di Cagliari e Sassari. «Nel 2014 – ha evidenziato il consigliere – il fabbisogno di medici era di 328 unità e le borse di specializzazione finanziate con risorse nazionali erano 160 mentre quelle a stanziamento regionale erano 102, quest’anno il fabbisogno di medici è pari a 300 unità,  le borse nazionali sono 192 e quelle regionali uguali a zero». «La Giunta regionale – ha spiegato Truzzu – taglia del 30% mentre la Puglia incrementa del 24%».

Il consigliere della minoranza ha quindi ripercorso le tappe della vicenda («non siamo di fronte ad un incidente di percorso») ed ha affermato che il mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi «rappresenta una precisa scelta fatta dalla Giunta». Truzzu ha quindi criticato con asprezza la condotta dell’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, («ha detto bugie prima in commissione Bilancio e ha proseguito con comunicati stampa e interviste») ed ha denunciato il successivo tentativo dell’assessore di scaricare le responsabilità dell’accaduto prima sul suo collega di Giunta, Luigi Arru, e poi sull’intero Consiglio, reo – a suo dire – di aver approvato il Bilancio.

Il consigliere del gruppo Sardegna ha concluso con l’invito alla Giunta «perché ponga immediatamente rimedio ai danni causati dal mancato finanziamento delle borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione» e con l’invito alle dimissioni all’indirizzo dell’assessore Paci («non è capace neppure di dire una bugia credibile e farebbe  meglio a tornare alla sua professione»).

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini,  ha illustrato l’interpellanza n. 130, sottoscritta insieme alla sua collega di gruppo e di partito, Anna Maria Busia, «sulle ragioni del mancato finanziamento regionale di contratti di formazione medico specialistica per l’anno accademico 2014/2015, in aggiunta a quelli finanziati con risorse statali e sulle azioni attivate in merito».

L’esponente della maggioranza si è detto “imbarazzato” nell’argomentare «l’errore grave commesso dalla Giunta con il mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi». Desini ha quindi ricordato la recente norma approvata con urgenza dal Consiglio regionale «per consentire agli studenti sardi il superamento dei gap che li separa dai loro colleghi della penisola». «Abbiamo proceduto con urgenza lo scorso 7 maggio – ha proseguito Desini – perché il bando era in scadenza per la fine del mese ma con sorpresa abbiamo appreso successivamente della mancata copertura delle borse di studio per gli specializzandi medici».

«Riconoscere gli errori – ha dichiarato il capogruppo della maggioranza – è un gesto di umiltà che denota maturità e rivolgo dunque l’invito all’assessore e alla giunta perché ricerchino le opportune soluzioni al problema evidenziato nell’interpellanza». Desini ha dunque concluso evidenziando «il perdurare di situazione di spreco nella sanità sarda, anche dopo la nomina dei commissari da parte della maggioranza».

Il consigliere di Irs, Gavino Sale (Gruppo Misto), si è detto “doppiamente imbarazzato” per il mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi ed ha ricordato di essere il primo firmatario della legge per agevolare gli specializzandi sardi nell’accesso alle borse di studio. «Sono impossibilitato a difendere la giunta che mi rappresenta», ha proseguito Sale, «ed è stato commesso un errore ingenuo che deve trovare opportune e immediate soluzioni». «Errori che sono causa di danni inaccettabili e incomprensibili – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – visto che la sanità sarda continua a bruciare oltre tremila milioni di euro l’anno mentre nel bilancio non ci sono tre milioni di euro per gli specializzandi in medicina». «Stiamo regalando 56 milioni agli arabi e nella Sanità stiamo facendo politiche di destra favorendo la sanità privata – ha concluso Gavino Sale – prima di rivolgere “una supplica e un appello” alla Giunta perché si risolva il problema ed ha terminato il suo intervento preannunciando “per coerenza” il voto a favore delle mozioni dell’opposizione «nonostante sia lontano anni luce dal centrodestra».

Il consigliere  Marco Tedde (Fi) ha definito il mancato finanziamento delle borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione per i medici “un brutto pasticciaccio” ed ha ripercorso le varie fasi della vicenda fino a quello che Tedde ha definito «un rimpallo di responsabilità tra assessori e il tentativo dell’assessore Paci di scaricare le responsabilità sull’assessore Arru e sull’intero Consiglio».  «Uno scaricabarile indecoroso», ha affermato l’esponente della minoranza che ha invitato l’esecutivo e la maggioranza «a non far finta che niente sia accaduto». Tedde ha concluso  ricordando in tono polemico le dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru a proposito del ruolo dell’università e dell’importanza della ricerca: «Alla luce dei fatti sono solo parole scritte sul vapore acqueo».

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha rimarcato l’esigenza di chiarire una volta per tutte i rapporti tra la Regione e l’Università per capire dove vadano a finire le risorse messe a disposizione dal bilancio regionale.

Sul mancato finanziamento delle borse di studio per la specializzazione dei giovani medici, Dedoni ha puntato l’indice contro la Giunta: «Si dà la colpa al Ministero – ha affermato il capogruppo dei Riformatori – credo invece che il problema sia più serio e riguardi la finanza regionale,  se non ci sono entrate non possono esserci uscite. La Giunta ha rinunciato ai ricordi contro lo Stato nella vertenza entrate, tra poco avremo ancora meno risorse da spendere».

Pietro Cocco, capogruppo del Pd, ha respinto duramente le accuse rivolte alla Giunta. «Chi ha parlato non è un ignaro passante, né una verginella, oggi si dovrebbe discutere di borse di studio e si parla invece di sanità facendo la morale all’esecutivo e alla maggioranza di centrosinistra. Ho sentito parole inaccettabili da chi ha avuto un ruolo importante nella sanità lasciando una pesante eredità». Cocco ha quindi ricordato i quasi 400 milioni di euro di disavanzo del sistema sanitario isolano a cui la maggioranza cerca di mettere rimedio.

«La vicenda delle borse di studio è invece importante e va chiarita – ha concluso Pietro Cocco – gli assessori lo faranno, la minoranza abbia un po’ di pudore prima di dispensare consigli. La gente vi conosce e sa come avete gestito la sanità, non avete diritto di parola su questa questione».

E’ quindi intervenuto l’assessore alla Sanità Luigi Arru a nome della Giunta regionale.

Arru ha ricordato che la legge sulle scuole di specializzazione è cambiata. «Oggi sono previste solo scuole di specializzazione nazionali. Nel 2015 sono state finanziate 6.000 borse di studio per la Sardegna, rimangono scoperte 24 borse di studio. Siamo dispiaciuti ma non è accettabile sentir parlare di disastro della medicina sarda».

L’assessore ha poi rimarcato la pesante eredità lasciata dal centrodestra: «La Sardegna è l’ultima regione d’Italia sull’appropriatezza dei ricoveri. Siamo ultimi anche nella prevenzione. Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari) dice che abbiano una quantità innumerevole di piccoli ospedali che fanno ogni tipo di intervento. Per la prima volta si parla di governance. Vogliamo applicare la riforma “Balduzzi”, la cui mancata applicazione da parte della precedente Giunta regionale ha creato un danno di 250 milioni di euro per la mancata programmazione».

Arru ha poi assicurato il rifinanziamento delle 24 borse di studio rimaste scoperte con un milione di euro recuperato dal bilancio regionale. L’esponente della Giunta Pigliaru ha poi difeso a gran voce l’operato del suo assessorato: «Stiamo cercando di riportare gli ospedali Oncologico, Brotzu e Microcitemico alla qualità originaria. Non è vero che stiamo dando 53 milioni alla sanità privata (San Raffaele) ma stiamo cercando di ridurre i costi della mobilità esterna. I soldi saranno dati per attività controllate dalla Regione Sardegna».

Stesso discorso sul fronte della prevenzione: «42 milioni per l’attività di screening oncologico consentono di porre rimedio alle liste d’attesa – ha detto Arru – siamo inoltre tra le prime regioni italiane che supereranno lo scandalo degli ospedali psichiatrici giudiziari».

Al termine del suo intervento, l’assessore ha poi sottolineato l’importanza dell’istituzione di un Tavolo per la sclerosi multipla, malattia che in Sardegna colpisce circa 5000 persone. Rivolgendosi ai consiglieri di maggioranza Arru ha rivolto loro un invito alla “ponderazione”: «Può esserci sfuggito qualcosa ma non facciamoci del male – ha concluso Arru – non è vero che stiamo chiudendo i piccoli ospedali. Siamo impegnati in una battaglia difficilissima: garantire il diritto alla salute a tutti i sardi».

Il consigliere Giorgio Oppi (Area popolare Sardegna), primo firmatario della mozione, ha ribadito di essersi attenuto ai dati della realtà mentre, per quanto riguarda i buchi nei conti della sanità «il tetto massimo è stato raggiunto nel 2005 con il centro sinistra e, nello specifico, dal 2009 al 2014 sono state erogate 520 borse di studio per un controvalore di 13 milioni e quest’anno siamo a zero: i dati sono inoppugnabili». Ho citato, ha ricordato ancora Oppi, «circostanze precise, come quelle relative ai reduci degli ospedali psichiatrici collocati a San Gavino; occorre sapere che contratti sono stati stipulati perché ci sono molti aspetti non del tutto chiari, così come occorre chiarezza su alcune figure di commissari senza requisiti previsti dalla legge ed infine è necessario verificare cosa succederà nel 2018 con il San Raffaele, perché 56 milioni previsti per quella struttura andranno suddivisi anche con le aziende private, quindi o cade l’uno o cade l’altro».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi), proponente della seconda mozione, ha detto che «dopo aver ascoltato i colleghi Desini e Sale sarebbe stato lecito attendersi un po’ più di umiltà dal capogruppo del Pd e dall’assessore Arru; in realtà è stato compiuto un errore che poi si è voluto nascondere, anzi si sta verificando che di questo errore non ne risponderà nessuno». Sui numeri, ha osservato Truzzu, «si dice che le borse sono 238 ma in questo numero sono comprese quelle degli atenei federati con gli atenei sardi, al netto sono 192 e forse anche di meno e non ci si può nascondere dietro il dito: saranno nettamente meno di quelli degli anni passati, nel bilancio siamo da 2.5 milioni a zero e dal ministero non arriveranno deroghe». Quindi, ha auspicato il consigliere di Fdi, «è giusto che maggioranza e Consiglio prendano il coraggio di mettere risorse in grado di recuperare gli errori del passato; ai ragazzi che resteranno senza specializzazione, però, interessa poco il discorso generale sulla sanità ma invece sanno benissimo che hanno perso un anno e saranno costretti a fare guardie mediche, sostituzioni o viaggi di lavoro all’estero, se di fronte a tutto questo l’assessore Paci avesse un briciolo di dignità si dovrebbe dimettere».

Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico), ha dichiarato che «le risposte all’interpellanza mi spingono a prender atto di un dato di realtà relativo a quest’anno in cui non saremo in grado di dare risposte a dimostrazione del fatto che, spesso, la politica non ha la capacità di ascoltare le reali esigenze dei cittadini; mi dissocio fermamente, invece, dagli interventi dei consiglieri di centro destra soprattutto se riferiti alla sanità, avremo altre occasioni di dimostrare la qualità della nostre proposte proseguendo sulla linea tracciata dalla legge 23 e mi auguro che si ritrovi la capacità di mettere rimedio agli errori commessi in questa circostanza a partire dalla prossima finanziaria».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione la mozione n. 57 (Oppi e più).

Per dichiarazione di voto, il consigliere del Centro democratico Roberto Desini ha ricordato che dopo che il consigliere Sale ha dichiarato di sentirsi lontano anni luce dal centro destra, per quanto lo riguarda la distanza è ancora maggiore: «Per questo voterò contro pur confermando le motivazioni della mia interpellanza».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso invece parere favorevole, prendendo atto «della ennesima declinazione dei soliti principi di diversità morale vantanti della sinistra negli ultimi 30 anni, una superiorità che non esiste come hanno dimostrato i fatti; la realtà è che quest’anno gli specializzandi sardi non avranno risposta e che sono stati respinti anche gli emendamenti presentati a suo tempo in sede di finanziaria».

Sempre per Forza Italia, il vice capogruppo Marco Tedde ha definito «singolare che coloro che propongono una interpellanza uguale alle mozioni poi si dividano al momento del voto con argomentazioni che non reggono; la verità è che si è voluto eludere il problema con una cortina di fumo sui problemi generali della sanità ma non si può amministrare con la testa rivolta all’indietro, bisogna pensare a quello che accede adesso e a quello che accadrà in futuro». L’assessore Arru, ha proseguito Tedde, «è riuscito a prendere il barile che gli ha scaricato addosso l’assessore Paci scaricandolo a sua volta in altre direzioni, ma qualche consigliere del centrosinistra non si è accorto che il barile gli è arrivato in testa: quello che bisogna fare è dire come si copre il buco degli specializzandi perché il problema deve essere risolto qui e ora».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendentzia), dopo aver annunciato il voto contrario alla mozione, ha rilevato che «in Aula si è parlato un po’ di tutto; va respinta la richiesta di dimissioni di Paci formulata da Truzzu e va affermata l’onestà morale etica e politica di tutti noi ma, detto questo, bisogna riconoscere che i mali della sanità vengono da lontano come dice anche la Corte dei Conti con numeri peraltro diversi da quelli del consigliere Oppi». Sulle scuole di specializzazione, ha aggiunto Cherchi, «probabilmente c’è stata una disattenzione e personalmente sono proonto anche a sottoscrivere la mozione di Truzzu nella parte in cui si prevede l’impegno ad intervenire l’anno prossimo per sanare buco di quest’anno».

Il consigliere di Irs Gavino Sale ha ricordato in apertura che «la nostra proposta di legge nasceva dalla necessità di correggere una norma del centro destra che sostanzialmente apriva all’inserimento di specializzandi non sardi in Sardegna; ora siamo all’anno zero della riforma sanitaria e questo è un colossale errore, non voterò col centro destra ma uscirò dall’Aula».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha ribadito il voto favorevole ad entrambe le mozioni. Potrei ritornare al passato, ha detto, «ma evito di farlo, dico solo se un provvedimento del genere lo avesse fatto un assessore del centro destra sarebbe stato spellato in piazza; qui non è il problema dell’errore ma della bugia ripetuta in commissione e in dichiarazioni pubbliche, della credibilità politica ed istituzionale di un membro della Giunta, un problema che c’è tutto e non può essere eluso evitando anche di accogliere le proposte costruttive dell’opposizione».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha manifestato apprezzamento per l’intervento del consigliere Oppi «che ha messo il dito sulla piaga ed anche per il coraggio di alcuni consiglieri della maggioranza che hanno indicato un malessere più profondo del fatto specifico; arriverà il momento di scelte molto complesse e perciò se maggioranza e minoranza condividono nella sostanza sulla necessità di correggere un errore evidente, ci si può fermare con un ordine del giorno che preveda un impegno comune, nessuno ci perde e nessuno ci guadagna».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni è dell’avviso invece che «il discorso vada allargato rispetto a quello delle borse di studio come sarà dimostrato da altri successivi passaggi consiliari; bisogna stare poi molto attenti ad esprimere giudizi sommari sulle eredità del deficit sanitario attribuendo certe paternità secondo convenienza perché andando indietro troveremo bel altri nomi e ben altre tracce, risalenti almeno a 30 anni fa; detto questo, dobbiamo risolvere il problema che abbiamo di fronte e possiamo farlo solo se tutti ci assumiamo un impegno».

Il consigliere Luca Pizzuto ha dichiarato il voto contrario del gruppo Sel alle due mozioni presentate dai consiglieri della minoranza ed ha respinto al mittente «le accuse arrivate dai banchi dell’opposizione insieme con la richiesta di dimissioni rivolta all’assessore Raffaele Paci».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta ha dichiarato voto favorevole ed ha evidenziato che il dispositivo della mozione n.157 esplicita le volontà espresse anche dall’assessore Luigi Arru nel corso del suo intervento di replica in ordine agli stanziamenti per le borse di specializzazione dei medici e all’intervento presso il ministero.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore ed ha definito il dibattito “surreale”. «La maggioranza ammette  che il problema esiste – ha spiegato il consigliere della minoranza – e che gli assessori hanno sbagliato ma poi il capogruppo del Pd, Pietro Cocco mette in riga il malpancisti e assistiamo a capriole e a scuse risibili per giustificare cambi di rotta e di voto».

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione la mozione n. 157 (Oppi e più) che non è stata approvata con 19 voti a favore e 29 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi comunicato la decadenza (per effetto della mancata approvazione della mozione 157) dei punti 1 e 2 della mozione n. 158 (Truzzu e più) ed ha ricordato che la “censura” in essa contenuta va votata per appello nominale.

Paolo Truzzu (FdI), primo firmatario della mozione n. 158, ha quindi annunciato il ritiro del documento di censura all’assessore Paci.

Il consigliere, Augusto Cherchi (Pds-Soberania e Indipendentzia), ottenuta la parola per un intervento sull’ordine dei lavori ha ricordato la ricorrenza della “Battaglia si Sanluri” per riaffermare i valori della libertà e il diritto all’autodeterminazione del popolo sardo.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la convocazione della Quinta commissione per domani alle 10 ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato l’’indisponibilità dei consiglieri del suo gruppo a concedere deroghe sui tempi di convocazione delle commissioni e dell’Aula, mentre il consigliere di “Area popolare sarda”, Giorgio Oppi, ha invitato il Consiglio a procedere con la commemorazione del già presidente della Regione, Giovannino Del Rio, scomparso di recente.

Il presidente Gianfranco Ganau ha dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato che il Consiglio sarà convocato al domicilio.

Consiglio regionale 42

Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza la mozione 112 (Busia e più) “sulla richiesta di adempimento degli obblighi del Governo, sulla necessità di rispettare gli interessi pubblici di cui è portatrice la Regione autonoma della Sardegna e sulla richiesta di immediata assunzione di misure in merito alle questioni irrisolte riguardanti il territorio sardo”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno, con la mozione n. 12 (Busia e più) “Sulla richiesta di adempimento degli obblighi del Governo nazionale, sulla necessità di rispettare gli interessi pubblici di cui è portatrice la Regione Autonoma della Sardegna e sulla richiesta di immediata assunzione di misure in merito alle questioni irrisolte riguardanti il territorio sardo”. Il presidente ha quindi dato la parola alla consigliera Annamaria Busia (Centro democratico) per l’illustrazione della mozione.

Busia, nel suo intervento, ha ricordato che dopo la presentazione della mozione risalente al 23 gennaio scorso, Camera e Senato hanno approvato all’unanimità documenti di contenuto analogo sui problemi della Sardegna. «Il senso di queste iniziative – ha sostenuto – è che bisogna trattare unitariamente le problematiche che riguardano la Sardegna perché le questioni irrisolte che bloccano lo sviluppo della nostra Regione sono solo in parte simili a quelle nazionali ed hanno invece una forte specificità; Renzi ha detto ad Olbia vi darò la ferrovia e vi darò il metano, battute che forse hanno fatto sorridere qualcuno ma non certo i sardi perché sono serissime». «Devono essere riconosciuti i diritti dei sardi – ha proseguito Annamaria Busia – senza dimenticare quanto in questi anni ha dato la Sardegna all’Italia, facendo sempre il suo dovere sacrificando il suo territorio alle servitù militari, accogliendo un numero sempre crescente di detenuti assegnati al regime di 41/bis, pagando per intero sanità e trasporti, mentre si aspetta ancora la soluzione delle bonifiche dei siti industriali inquinati e si rischia di essere indicati come sede per il deposito delle scorie nucleari». «Non si possono affermare i concetti di uguaglianza, giustizia, solidarietà e sussidiarietà – ha detto ancora l’esponente del Cd – dimenticando che siamo l’unica vera isola dell’Italia, che ciò comporta gravi handicap per lo sviluppo; la sussidiarietà, in particolare, deve essere interpretata sulla base dei contenuti della dottrina sociale della Chiesa e dalla costituzione tedesca, nel senso che lo Stato interviene dove non possono intervenire le istituzioni locali, su questo obiettivo serve l’unità delle forze politiche senza cercare marchi di primogenitura, senza abbandonarsi al pessimismo o finto ottimismo, dobbiamo lavorare tutti insieme, costruendo ponti e non alzando muri come ha detto agli scout Papa Francesco».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito apprezzabile lo sforzo di approfondimento dei consiglieri che hanno predisposto la mozione ma, ha osservato, «ci sono tanti questioni aperte con lo Stato che non sollevano la classe dirigente della Regione dalle sue responsabilità perché il presidente della Regione, di fatto, finisce sul banco degli accusati per non aver saputo tenere la schiena dritta di fronte allo Stato in tante circostanze e rispetto a molte grandi questioni». «Non si può però – ha ammonito Tedde – recitare le due parti in commedia, stare al governo ed anche all’opposizione, con la maggioranza che chiede di votare un documento contro la maggioranza; sentiamo quali argomenti saranno proposti e poi valuteremo».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) in apertura ha ringraziato i parlamentari per aver fatto in modo che la questione sarda diventasse questione nazionale, con mozioni votate all’unanimità e salutate da un applauso finale. «Nessuna critica al governo regionale – ha aggiunto rispondendo al consigliere Tedde, «che anzi ha ottenuto risultati importanti su alcuni grandi temi dalle entrate alla vertenza Alcoa; la vera innovazione sta nel punto di vista, energia e bonifiche non sono vertenze a se stanti ma fanno parte di un unico quadro in cui ciascuna vertenza è un problema nazionale, che ora ha un punto comune per la ricerca delle soluzioni proprio perché la specificità della Sardegna richiede un approccio diverso». «Spero che il Consiglio – ha auspicato Pizzuto – non cada nel gioco delle parti; la mozione è uno strumento in più per dare al presidente Pigliaru una forza negoziale maggiore nel confronto con il Governo centrale, questa è la strada giusta per avere risposte concrete».

Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico) ha accolto l’invito del collega Pizzuto che va esteso a tutto il Consiglio perché «è arrivato il momento di avere un atteggiamento completamente diverso tenendo presente che, come ha sempre detto il presidente Pigliaru, non esistono governi amici ma governi da affrontare con la schiena dritta in un clima di collaborazione istituzionale ma con grande determinazione; dobbiamo parlare della Sardegna e farlo ora con più forza grazie all’azione dei parlamentari senza chiedere elemosine, cortesie e favori». «Vogliamo piuttosto fare ogni sforzo – ha aggiunto Desini – per superare il gap dell’insularità, anche per superare la distanza fra politica e cittadini che le recenti elezioni amministrative ci hanno messo di fronte in modo molto preoccupante; dimostriamo di essere fino in fondo una vera classe dirigente capace di fare una politica diversa, questo è il senso della mozione che abbiamo voluto portare all’attenzione del Consiglio».

Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha detto in apertura che «siamo di fronte ad un problema che ci coinvolge tutti e non da oggi; la situazione della nostra rete ferroviaria, del trasporto aereo e dell’energia dimostra che è un problema che si è andato accumulando, come risultato di uno Stato per lungo tempo distratto nei confronti dalla Sardegna dove non mi pare ci siano stati passi avanti nelle questioni importanti». «Senza accusarci reciprocamente – ha continuato il presidente rivolgendosi al Consiglio – è arrivato il momento di essere consapevoli dei problemi che abbiamo di fronte e della situazione drammatica che stiamo attraversando; nel 2001, prendendo come 100 l’indicatore relativo alla rete ferroviaria noi siamo al 24.5% e quel dato è sceso oggi al 17%, per le infrastrutture va ancora peggio, dal 64% del 2001 siamo arrivati al 50%». «Dobbiamo perciò rimboccarci le maniche – ha aggiunto ancora Pigliaru – dobbiamo lavorare insieme perché non solo l’Italia è distratta ma lo è in modo crescente, dobbiamo avere una voce politica molto più forte e le idee molto più chiare, a partire dal cuore dei problemi che è l’insularità, condizione molto particolare che va declinata in modo molto preciso». Andiamo alla carica della distrazione storica nei confronti della Sardegna, ha affermato inoltre il presidente della Regione. «Quando Renzi è venuto ad Olbia – ha ricordato – gli abbiamo consegnato un documento completo su questi problemi, proprio perché dobbiamo ricordare tutti all’Italia cosa vuol dire insularità, quali siano i costi giganteschi di queste carenze e come questi danni debbano essere mitigati». «Lavoriamo per avere le prime importanti risposte a settembre – ha annunciato Pigliaru – soprattutto su tre grandi cose: non possiamo continuare a pagare la continuità territoriale con i soldi nostri mentre abbiamo la necessità di un ponte virtuale che garantisca tempi certi e prezzi bassi, puntiamo a superare la situazione scandalosa delle nostre ferrovie collegando fra loro i tre principali aeroporti in un efficiente sistema di mobilità capace di connettersi col mondo esterno». «Infine – ha osservato – la questione del metano, altro indice negativo essenziale della nostra insularità; dopo la rinuncia al gasdotto Galsi, puntiamo a risposte più immediate con soluzione alternative, dal gnl ad un intervento sull’autorithy per l’energia sui prezzi». Pigliaru ha insistito, in conclusione, «sull’importanza dell’unità di forze politiche sarde su temi strettamente legati ad insularità – dicendosi fiducioso che il Governo centrale sarà in grado di rendersi conto della fondatezza delle richieste della Sardegna -; alcune dichiarazioni di Renzi possono non essere piaciute ma riconoscono la sostanza dei problemi e di una questione complessiva che comprende anche le servitù militari, le entrate, il refresh agricolo, le industrie come Alcoa che contiamo di far ripartire senza regali di Stato e come la stessa Meridiana, dove lo Stato all’inizio si è mostrato distratto». «Siamo e restiamo pronti a dialogare – ha concluso – ma conoscendo bene i nostri diritti». 

Ha quindi preso la parola il consigliere Annamaria Busia per la replica. «La mozione non è contro il presidente Pigliaru, né contro nessuno – ha chiarito Annamaria Busia – su questo tema è necessaria l’unitarietà e la collaborazione, solo così si potrà trovare una soluzione ai problemi che discendono dalla madre di tutti i problemi: l’insularità».

La consigliera del Centro Democratico ha auspicato una diversa regolamentazione del sistema degli aiuti di Stato. «E’ una questione fondamentale, si pensi alle conseguenze sulla vertenza Alcoa, o alla vicenda Saremar. Occorre ripensare gli aiuti di Stato a livello europeo, c’è bisogno di un trattamento diverso che porti a un riequilibrio e a una riduzione del gap tra le diverse regioni d’Europa. Facciamoci portatori di un’iniziativa che il Governo deve tenere nei confronti dell’Ue».

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha dato la parola al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis per le dichiarazioni di voto.

Pittalis, dopo aver rivendicato di aver assunto in passato posizioni responsabili quando si trattava di sostenere una sola voce nei confronti del Governo, ha annunciato il voto contrario del suo partito. «Qui siamo di fronte a una mozione che non risolve le questioni che sono sul tappeto e che la Giunta regionale avrebbe dovuto già affrontare da oltre un anno e mezzo. Renzi le conosce benissimo, sono certo che il presidente Pigliaru abbia rappresentato le questioni aperte. Noi, se da un lato abbiamo valutato positivamente l’iniziativa dei parlamentari per scuotere il governo nazionale, dall’altro non vogliamo essere corresponsabili di una situazione che si ferma a una serie di proposizioni che non risolvono la questione. Se servisse a dare più forza a Pigliaru lo faremmo, ma non è più il momento delle chiacchiere e delle discussioni, servono provvedimenti concreti, serve battere i pugni. In quel caso saremmo al vostro fianco».

Secondo Mario Floris (Uds) l’azione portata avanti dai parlamentari sardi è un atto di supplenza del governo regionale: «Portare avanti le rivendicazioni dell’Isola non è un compito dei parlamentari ma del presidente della Regione – ha affermato Floris – oggi emerge un problema politico: la mozione viene presentata dopo le elezioni amministrative che vedono il segretario regionale del Pd contro il presidente della Giunta, bene farebbe la minoranza a presentare una mozione sulla situazione politica».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, pur riconoscendo l’inefficacia di una mozione per risolvere le grandi questioni che attanagliano la Sardegna, si è detto stupido dall’intervento dell’on. Pittalis, in contrasto con le posizioni dei parlamentari del suo partito.

«E’ vero che un ordine del giorno non si nega a nessuno – ha detto Cocco – credo però che oggi sia importante ribadire con forza che il Consiglio pone ancora una volta il problema e rilancia la vertenza Sardegna rispetto alla quale non si sono avute risposte. Ribadiamo la grande fiducia al presidente Pigliaru, a lui occorre dare pieno mandato per rappresentare le rivendicazioni della Sardegna».

Christian Solinas (Psd’Az), citando il magistrato Giovanni Lei Spano che nel 1922 pose per primo la “Questione Sarda”, ha sottolineato come da quasi un secolo nulla sia cambiato. «Il problema è l’approccio alla questione che non riesce a generare i frutti sperati – ha detto Solinas – non c’è solo la condizione d’insularità a penalizzare la Sardegna ma anche quella della densità demografica che, per esempio, fa crescere a dismisura il costo dei servizi di trasporto».

Il consigliere sardista ha poi accusato la Giunta di aver avuto un atteggiamento rinunciatario nei confronti del Governo sulle entrate fiscali. «Il presidente Pigliaru ha parlato di Stato distratto, noi parliamo di Stato coloniale – ha detto Solinas – quando si discute di risorse non dobbiamo dimenticare che abbiamo acceso un mutuo da 700 milioni di euro per rimediare all’assenza dello Stato. Per questo ci vuole coerenza: non possiamo finanziare la distrazione statale indebitando i sardi».

Secondo Pietro Cocco, capogruppo del PD, la questione sarda è datata e complessa per essere affrontata con leggerezza. «Nella mozione non c’è nessuna enfasi, vengono elencati 17 punti, molti di questi sono parte fondante del programma del centrosinistra. Su alcuni molto si è già fatto: vertenza entrate, servitù militari, energia. Si pensi alla convocazione dopo trent’anni della Conferenza nazionale sulle servitù militari o al riconoscimento del regime di essenzialità in campo energetico. Il tema riguarda tutti, ognuno deve fare la sua parte».

Roberto Desini, capogruppo del Cd, dopo aver annunciato il voto favorevole del suo gruppo, ha invitato la minoranza a sostenere la mozione e a trasformarla eventualmente in un ordine del giorno unitario.

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha ricordato gli scritti di Giorgio Asproni e le sue denunce nei confronti dello Stato centrale. «Quello che diceva Asproni è sovrapponibile a quello che diciamo noi oggi. Non è cambiato niente, va bene l’iniziativa dei parlamentari, ma concretamente qual è l’impegno del Governo?».

Dedoni ha poi definito “debole” l’atteggiamento della Giunta nei confronti dello Stato. «Il Governo regionale – ha concluso – si è inchinato rinunciando alle prerogative dello Statuto sardo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la mozione che è stata approvata dall’Aula con 33 voti a favore, 15 contrari e 3 astenuti.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sul secondo punto all’ordine del giorno: la mozione 145 (Cappellacci e più) sull’emergenza migranti in Sardegna. L’ex presidente Ugo Cappellacci  (Forza Italia) ha illustrato la ratio della mozione, sottolineando con forza che non ci sono partiti della solidarietà o contro gli immigrati. Il problema è serio e grave e deve essere affrontato dal governo nazionale con autorevolezza. Non si possono scaricare le responsabilità sui Comuni e sulle forze dell’ordine, senza organizzazione e supporto da parte della Comunità europea che deve tutelare tutte le popolazioni coinvolte, sia quelle migranti, alle quali devono essere garantire condizioni dignitose di accoglienza, sia le popolazioni che ricevono le persone in difficoltà. L’ex presidente ha poi affermato che bisogna assolvere agli accordi internazionale ma con le giuste condizioni. «A nessuno, Presidente, consentiamo di additarci come speculatori, ne vi dovete permettere di trattarci come una piccola minoranza – ha affermato Cappellacci – le chiediamo un’azione più incisiva e di rompere il vostro silenzio, interrotto solo per comparsate al momento degli sbarchi. Vada a vedere come stanno vivendo i migranti».

«Il governo è stato debole sul fronte internazionale ed è emerso anche all’assemblea dell’Anci di oggi – ha aggiunto Ugo Cappellacci – è un problema molto serio e non si può scaricare sui sindaci. Sono favorevole al rimpatrio dei clandestini, ma in primo luogo bisogna bloccare gli sbarchi, creando campi profughi sulle coste africane con l’aiuto dell’Onu». Per questo motivo l’ex presidente ha ribadito quanto contenuto nel dispositivo della mozione: le chiediamo di chiedere l’immediata convocazione di un vertice urgente con il Governo; di proporre la revisione degli accordi precedentemente sottoscritti al fine di rivendicare mezzi e risorse per affrontare l’emergenza; di chiedere l’intervento del Governo al fine di un’equa distribuzione dello sforzo sostenuto da ciascuna Regione per assolvere ai doveri di accoglienza e scongiurare l’ipotesi che la Sardegna diventi in maniera tacita una sorta di grande centro di accoglienza nazionale. «Un governo per essere credibile deve essere capace di manifestare anche la solidarietà nazionale, che non c’è stata per la Sardegna. Presidente deve prendersi carico dei problemi di questa terra, lei non è qui di passaggio. Sì alla solidarietà ai migranti – ha concluso Cappellacci – ma prima la solidarietà ai sardi e agli italiani».

Risentita per le accuse di poca sensibilità sul problema dei migranti anche il vice capogruppo di forza Italia, Alessandra Zedda: «Presidente Pigliaru mi è dispiaciuto essere additata come una meschina per aver manifestato preoccupazione per un problema serio e sotto gli occhi di tutti. A noi non mancano i principi di solidarietà e accoglienza verso i più deboli. Vi abbiamo soltanto detto di stare attenti a un Governo che scarica tutte le responsabilità sui Comuni e sulle forze dell’ordine. Anche io sono d’accordo sull’intervento nei paesi di appartenenza, ma è l’Europa che deve sostenere l’azione. Non deve far gestire alle Regioni, soprattutto a quelle più di difficoltà, un problema come questo». Zedda ha poi aggiunto: «Vorremo poter accogliere chiunque, ma dare loro anche condizioni di vita dignitose. Non vogliamo però fare i buoni a spese dei cittadini dei territori scaricando tutte le responsabilità e la disorganizzazione sulle loro spalle». Il consiglire di Forza Italia ha poi affermato: «Renzi per primo ammette di dover cambiare strategia e noi ce lo auguriamo» e rivolgendosi a Pigliaru ha aggiunto: «Il suo silenzio presidente deve finire e le chiederemo di non lasciarci in assenza di notizie su problematiche così importanti».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Luigi Lotto (Pd) che ha definito il tema “drammatico e doloroso”: «Quello che accade in quelle realtà è qualcosa di epocale, esseri umani che affrontano qualsiasi pur di sfuggire da una situazione di povertà assoluta e di difficoltà a sopravvivere. Da qui dobbiamo partire: quello che accade là è molto più drammatico di quello che accade qui quando quella piccola quantità di persone sbarcano qui». Il presidente della Quinta commissione ha poi aggiunto: «Oggi ci troviamo a fare i conti con dei nostri fratelli che ci chiedono di essere trattati come tali. Abbiamo un governo che lavora in totale solitudine e che coinvolge regioni, comuni e prefetture. Tutte le Regioni devono affrontare questo problema nel miglior modo. Non condivido il blocco forzato sulle loro coste – ha proseguito Lotto – perché stiamo impedendo a questi poveri uomini di aspirare a una vita migliore. Io chiedo al presidente Pigliaru di partecipare, come sta facendo, alla gestione di questa grave situazione insieme con le altre regioni e al governo».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, citando il sindacato delle forze dell’ordine, ha evidenziato che i Comuni e le forze dell’ordine sono allo stremo e si sentono abbandonate nella gestione di una situazione così grave. «Credo che l’Europa credo ci stia prendendo in giro: sta disattendendo l’agenda sull’immigrazione». Per Tedde: «Questi sfortunati dobbiamo assisterli nelle coste libiche sotto l’egida dell’Onu. Chi viene accolto deve essere accolto con dignità e non, come ho visto con i miei occhi, senza letti, materassi e servizi igienici». L’esponente della minoranza ha poi concluso: «Signor presidente le chiediamo un ruolo attivo».

Il capogruppo del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu, ha denunciato il rischio che nel Comune di Monastir possano essere ospitati oltre mille migranti. «Mi auguro che questo non si verifichi mai – ha dichiarato l’esponente dell’opposizione – e rifiuto l’idea che possa essere appellato come razzista chi chiede integrazione vera e sicurezza per i propri concittadini». «Sono tutte persone meritevoli di aiuto – ha proseguito Fenu – ma serve dimostrare di saperli aiutare». Il consigliere di “Sardegna” ha ribadito la contrarietà alla “tratta di esseri umani” ed ha invitato il Consiglio ad entrare sul tema pratico piuttosto che procedere con considerazioni di politica estera. «Dobbiamo pensare ad una vera integrazione – ha proseguito Fenu – e per questo serve far comprendere ai nostri concittadini in difficoltà che lo Stato riserva loro le stesse premure che sono riservate ai migranti». «Ma come spiegare a un disoccupato sardo che lo Stato assicura 32 euro al giorno a ciascun migrante e non destina un euro per sostenere i disperati senza lavoro?». A giudizio di Modesto Fenu «sono queste le ragioni che rendono sempre più difficoltose le politiche di integrazione perché l’integrazione non è favorita dalla presenza dei centri di accoglienza ma dalla parità di condizioni e dalla comprensione del fenomeno»«Dobbiamo puntare a creare centri di aggregazione – ha concluso Fenu – non centri di stoccaggio di esseri umani».

E’ poi intervenuto il consigliere Attilio Dedoni che ha invitato l’Aula ad evitare atteggiamenti da curva sud. «La questione va affrontata in modo diverso, non può essere il Parlamento dei sardi a chiedere interventi allo Stato e all’Ue per la soluzione di problemi internazionali».

Dedoni ha quindi sottolineato la necessità di uno sforzo maggiore da parte dell’Unione Europea: «Non si può chiedere alla Sardegna un contributo che non è in grado di dare – ha detto il capogruppo dei Riformatori – dico no alle dinamiche egoistiche, ma non si può far passare tutto. La Sardegna è un ponte tra l’Africa e l’Europa, è un’isola di pace, ma non può farsi carico delle inefficienze altrui. Occorre cominciare a riflettere e capire che serve un’azione internazionale per dare ai migranti una possibilità di sviluppo nella loro terra».

Per Angelo Carta (Psd’Az) non è in discussione il principio di solidarietà, «i sardi da sempre esercitano l’accoglienza in maniera unica».

Il capogruppo sardista ha poi stigmatizzato l’azione del Governo nazionale che non ha stretto accordi con gli Stati dell’altra sponda del Mediterraneo per limitare i viaggi della speranza. «Quanto ha contribuito il bombardamento della Libia? Perché non si stringono accordi sul posto per sgonfiare il fenomeno? – si è chiesto Carta -. Quale ruolo ha l’Europa?». Secondo Carta, l’unica speranza dei migranti è la solidarietà della gente. «Come stupirsi se i cittadini diventano intolleranti di fronte a un fenomeno non governato. Quando i cittadini hanno paura le reazioni possono esser inconsulte e letali per la democrazia. Mafia Capitale ha dimostrato che i migranti sono un affare che rende più della droga. Pretendere ancora più solidarietà senza supporto del Governo è qualcosa di inaccettabile che rischia di far scoppiare un conflitto interno alle nostre comunità».

Luca Pizzuto (Sel), ha parlato di razzismo strisciante che si sta diffondendo fuori dell’Aula e tra alcuni movimenti e forze politiche. Il consigliere di maggioranza ha poi letto il famoso passo del Vangelo di Matteo in cui Gesù, parlando ai discepoli, esaltava la virtù dell’accoglienza dei poveri e dei diseredati, ponendo la questione della solidarietà come una questione di civiltà che ha radici profonde nella cultura occidentale.

Pizzuto ha poi citato i due santi più venerati in Sardegna, Sant’Antioco e Sant’Efisio, provenienti rispettivamente dalla Mauritania e dalla Siria e si è detto “orgoglioso” di essere rappresentato da un presidente come Francesco Pigliaru che ha prestato grande sensibilità e attenzione alla questione migranti.

Il consigliere di Sel, infine, ha ricordato quanto sta succedendo a Carbonia: «Uno dei territori più poveri d’Europa ha accolto in modo straordinario i migranti. Andate a vedere che cosa succede nei centri di accoglienza, stiamo parlando di persone che hanno attraversato il deserto e hanno rischiato la vita in  mezzo al mare. L’Europa sbaglia, ma la Turchia per colpa di un prodotto come l’Isis, creato dall’Occidente, sta accogliendo oggi un milione e trecentomila profughi».

Il capogruppo di Area Popolare Sarda, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato, in apertura del suo intervento, piena condivisione per le dichiarazioni del presidente dell’Anci Sardegna: «Sì alla solidarietà, no all’improvvisazione». Il consigliere della minoranza ha ribadito che «gli immigrati non hanno interesse a restare in Sardegna e che la loro meta sono i grandi Paesi del Nord Europa». Rubiu ha quindi rimarcato lo scarso ruolo dell’Unione Europea ed il rischio dell’insorgere dei conflitti sociali in Italia e in Sardegna. «Ma la Sardegna – ha sottolineato il capigruppo – può offrire solo un’accoglienza temporanea perché non abbiamo le forze per affrontare una questione così grande». Gianluigi Rubiu ha parlato di «momentaneo sostegno umano e sociale» ed ha concluso evidenziando la grande sensibilità riscontrata tra gli operatori e tra i volontari dei centri di accoglienza in Sardegna.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha definito “banale” l’intervento del consigliere Ugo Cappellacci (Fi) sul tema dell’immigrazione e “incentrata sul populismo” la mozione 145 “rivolta alla pancia della gente”. «Prendo atto con amarezza – ha proseguito l’esponente della maggioranza – che anche in Sardegna avanza il pregiudizio populista su un tema così delicato». Il capogruppo del Pd ha quindi svolto considerazioni di carattere generale in ordine al fenomeno dell’immigrazione in Italia («è un fenomeno relativamente recente che ha avuto inizio avvio con la disgregazione dei paesi dell’Est europeo») ed ha ricordato i dati del rapporto di Frontex per affermare che la maggior parte degli sbarchi è originata dalla fuga dei popoli dalle guerre in Siria, Somalia ed Eritrea. Cocco ha quindi affermato che l’Italia accoglie un 15esimo dei rifugiati accolti in Germania e un quarto di quelli accolti in Inghilterra. «L’Europa deve però affrontare questa emergenza – ha dichiarato l’esponente democratico – in linea con quanto affermato nell’agenda europea dell’emigrazione». Pietro Cocco ha quindi ricordato che anche la Sardegna deve fare la sua parte ed ha evidenziato che sono stati trasferiti nell’Isola lo scorso maggio circa 1.000 migranti a fronte di una quota di 2.056.

Il presidente della Regione, a nome della Giunta, ha ringraziato «il Consiglio per un dibattito che si è articolato sui problemi concreti e sulle soluzioni possibili, le comunità della Sardegna e tutti gli operatori delle forze dell’ordine e delle istituzioni per il lavoro svolto in condizioni molti difficili e la Sardegna ha mostrato il suo volto migliore di fronte ad una emergenza di proporzioni enormi». «Siamo di fronte ad un problema – ha aggiunto – che non prevede ricette troppo facili o scorciatoie; ci sono soluzioni come quella degli Stati Uniti, che pure sono diventati grandi anche attraverso flussi migratori certamente controllati spesso in modo rigido con la costruzione di muri al confine, ma restano alcuni dati di fondo da cui non si può prescindere». «La differenza di reddito fra un eritreo ed un italiano – ha ricordato Pigliaru – è di 50 volte, nel Ghana 22 volte, fra Usa e Messico di appena 5 volte; l’Africa è un continente di assurda povertà e noi non possiamo costruire muri e, quanto all’aiuto ai Paesi sottosviluppati lo abbiamo fatto per decine di anni aiutando spesso classi dirigenti locali corrotte e sprecando risorse». «La realtà – ha spiegato il presidente – è che ci vuole moltissimo tempo per ridurre divari così ampi, i flussi sono molto grandi e dureranno molto a lungo, il vero scandalo è una Europa chiusa ed egoista, che o apre le sue porte o questo problema non sarà governabile da nessuno Stato e tanto meno da una Regione». «C’è bisogno di accoglienza – ha detto ancora Pigliaru – che deve includere anche il momento della post-emergenza, perché le persone  costrette a vivere in condizioni inaccettabili vengono spinte ai margini della società con tutto quello che ciò comporta; possiamo presentare il conto al Governo per i costi straordinari legati alla sanità ed alla protezione civile e parleremo di questo proprio domani col ministro Angelino Alfano, sottolineando che dopo l’emergenza bisogna dare dignità alla presenza dei migranti per evitare fenomeni di ostilità e definendo, nello stesso tempo, un nostro livello di sostenibilità». «Su 100 lavoratori attivi in Italia – ha affermato inoltre Pigliaru – 10 sono stranieri e 4 su 100 in Sardegna, mentre in Italia la presenza di stranieri è al 6% e all’1.5% in Sardegna; da un certo punto di vista ci sono spazi comprendendo però che oltre un certo livello non si può andare; i flussi devono essere regolati da procedure che da noi sono troppo lente perché i migranti devono poter restare ma anche essere liberi di spostarsi, perciò chiederemo al Governo di essere aiutati anche per la nostra condizione di insularità definendo tempi di permanenza molto brevi, e verificando la possibilità di impiegarli in lavori utili per la comunità ospitante, insomma chiederemo risorse e faremo proposte, riferendo puntualmente al Consiglio».

Il consigliere Ugo Cappellacci (Forza Italia) nella sua replica ha affermato che «ognuno deve fare i conti con la propria coscienza, non bastano le parole o le citazioni di esempi virtuosi come Carbonia che fanno da contraltare alla situazione indecorosa di Santa Maria La Palma, perché è sbagliato non voglio prendere ad esempio il meglio perché non rappresenta la realtà». «I dati forniti dal presidente – ha proseguito – non dicono tutto perché sono riferiti a lavoratori integrati ma non può essere quello il parametro di riferimento; avrei gradito maggiore chiarezza, più che maggiori risorse va sollecitata la revisione degli accordi e la distribuzione equa dei migranti sui territori mentre è apprezzabile il riferimento allo snellimento delle procedure sui transiti all’origine di casi estremi come quello di Ventimiglia». «Accolgo positivamente ma con beneficio di inventario – ha concluso – i contenuti esposti dal presidente Pigliaru, ma la prova sarà come sempre quella dei fatti, condividendo strategia ed iniziative non solo con la maggioranza ma con tutta l’Aula».

Per dichiarazione di voto, il consigliere Giuseppe Fasolino (Fi) ha apprezzato l’intervento del presidente Pigliaru ispirato alla concretezza ed alla individuazione delle soluzioni possibili, sottolineando che «siamo di fronte ad un problema enorme che interroga ogni giorno le coscienze di tutti noi e soprattutto chi ha responsabilità pubbliche; bisogna però avere il coraggio di porsi il senso del limite e di capire fino a dove possiamo arrivare, senza continuare a subirlo magari con nobili motivazioni».

Il capogruppo del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu (Zona Franca) ha apprezzato la posizione espressa dal presidente soprattutto quando si è riferito alla necessità di comprendere la complessità del fenomeno dell’immigrazione e del rapporto fra migranti e Paesi ospitanti per tendere ad una vera integrazione. «Chiediamo all’Europa – ha suggerito – di creare un centro di eccellenza euro mediterranea dell’integrazione».

Voto favorevole è stato annunciato dal consigliere Marco Tedde (Forza Italia), ribadendo che «bisogna capire fino a quanto possiamo arrivare, capendo quali sono i nostri limiti». Per Paolo Truzzu (Fdi), favorevole alla mozione, bisogna dire sì all’accoglienza ma si deve trovare una soluzione che garantisca a tutti l’occupazione, non soltanto ai migranti. Contrario alla mozione Antonio Solinas (Pd): «Il fenomeno dell’immigrazione non è emerso oggi, ma lo abbiamo affrontato già nella scorsa legislatura. Non bisogna accostare il fenomeno dell’immigrazione con quello della disoccupazione». Voto contrario alla mozione è stato annunciato dal consigliere del Centro democratico, Annamaria Busia, perché l’argomento è stato affrontato nel modo sbagliato. «Credo che di questa mozione non si abbia bisogno. E’ una mozione inutile. La Regione sta già agendo nel modo corretto». Luigi Lotto (Pd) si è detto d’accordo con il consigliere Fenu nel realizzare nell’Isola azioni di eccellenza per quanto riguarda l’integrazione. «Se pensiamo che a breve arriveranno 10 o 20mila persone – ha concluso Lotto – dico ai colleghi e ai sindaci: prepariamoci ad accoglierli».

Ignazio Locci (FI) ha dichiarato il suo voto favorevole spiegando che le paure sollevate sono le stesse rappresentate oggi dall’Anci. Luca Pizzuto (Sel) ha poi affermato: «Non sentiamo di condividere la mozione e riteniamo che l’immigrazione possa essere un’importante risorsa per la Sardegna». Voto favorevole è stato, infine, annunciato dal capogruppo demi Riformatori sardi, Attilio Dedoni. Ugo Cappellacci (FI) ha detto di essere rimasto «senza parole nel sentire alcune dichiarazioni della maggioranza che denotano una chiusura mentale incredibile». Roberto Desini (Cd) ha annunciato il contrario alla mozione per l’approccio ideologico utilizzato. Angelo Carta (Psd’Az) ha invece annunciato il voto a favore, sottolineando la bontà dell’azione richiesta al presidente nel testo.

Il presidente Ganau ha messo la mozione in votazione, che è stata respinta con 25 voti contrari e 17 favorevoli.

I lavori sono stati chiusi, il Consiglio si riunisce questa mattina alle 10.30.

E’ stata presentata questa mattina in Consiglio regionale una proposta di legge finalizzata a consentire ai cittadini con disabilità di poter usufruire dei vantaggi del self-service nei distributori di carburante e, più in generale, rimuovere ogni ostacolo che si frappone all’affermazione del principio di pari opportunità e alla effettiva integrazione sociale dei diversamente abili.

La proposta è stata illustrata dal primo firmatario, Paolo Truzzu (FdI) e dal presidente del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu.

«I diversamente abili e tutti coloro che hanno difficoltà di deambulazione – ha spiegato Truzzu – sono infatti esclusi dai vantaggi offerti dal “self-service”, ad incominciare da quelli relativi alla scontistica sui prezzi dei carburanti, e sono dunque costretti a rivolgersi solo ed esclusivamente al “servito”, con una evidente discriminazione in danno dell’automobilista disabile.»

La proposta di Fdi-Sardegna, alla quale si è aggiunta la sigla del capogruppo di “Area popolare sarda”, Gianluigi Rubiu («è solo la prima iniziativa di una serie che saranno rivolte ai più deboli») prevede che «in attuazione del principio di sussidiarietà, per favorire la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo delle persone con disabilità», l’automobilista disabile pur avvalendosi del personale addetto al rifornimento nella stazione di servizio, usufruisca dello sconto accordato al sistema “self-service”.

«L’iniziativa – hanno concluso Truzzu e Fenu – è a costo zero per l’amministrazione regionale, il cui impegno per la Giunta, contenuto nella proposta di legge, si traduce nella emanazione (entro 12 mesi dall’approvazione del provvedimento) dei criteri per favorire le convenzioni, senza finalità di lucro e senza alcun costo, tra le associazioni dei distributori dei carburanti e le associazioni operanti nel settore della sicurezza sociale.»

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Sono state consegnate stamane, in Consiglio regionale, le medaglie di riconoscimento agli uomini del nucleo subacqueo della Guardia costiera di Cagliari.

«Un gesto semplice – ha detto il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau – per testimoniare gratitudine e riconoscenza verso chi opera quotidianamente nell’interesse della Sardegna e del Paese, in condizioni difficili e complicate ma sempre con grande responsabilità, un alto senso del dovere e una straordinaria professionalità.»

Le medaglie ricordo sono state consegnate al tenente di vascello, Gianni Dessì e agli uomini del IV nucleo sommozzatori della Guardia costiera di Cagliari, Rocco Pillon, Marco Claudio Esposito, Gabriele Barricella, Francesco Bosco e al capo infermiere, Giuseppe Trombetta, protagonisti della missione del 3-6 ottobre 2013 a Lampedusa per  il recupero delle salme di 364 persone, a seguito del naufragio di una imbarcazione carica di migranti provenienti dalle coste del Nord Africa.

La complessità della missione (il natante era adagiato su un fondale di circa 50 metri) è stata sottolineata dal comandante generale del corpo delle Capitanerie di porto – Guardia costiera, l’ammiraglio ispettore capo, Felicio Angrisano, che ha ricordato la tragedia del 2013 quando i migranti, per far notare la loro presenza alle altre imbarcazioni in navigazione, diedero fuoco ad una coperta intrisa di gasolio, provocando così l’incidente che portò al naufragio del peschereccio. «Sarebbe bastato un semplice razzo di soccorso del costo di 25 euro – ha spiegato l’ammiraglio ispettore capo – per evitare il dramma». «Ma quel peschereccio inabissatosi col suo carico di vittime innocenti – ha proseguito Angrisano – ci dimostra che pur di conseguire un risparmio irrisorio c’è chi può arrivare ad attribuire ad una vita umana un valore inferiore ai 0.06 centesimi di euro».

All’incontro istituzionale negli uffici della presidenza del Consiglio regionale, hanno inoltre partecipato il direttore marittimo della Sardegna centro-meridionale, capitano di vascello, Vincenzo Di Marco; l’aiutante di bandiera del comandante generale, il tenente di vascello, Marco Genta; l’ufficiale addetto al direttore marittimo, il tenente di vascello subacqueo, Pietro Alfano; il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, che è stato ringraziato pubblicamente dal presidente Ganau per aver proposto la consegna dei riconoscimenti agli uomini della Guardia costiera di Cagliari.  

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La commissione Bilancio e Programmazione, con il voto a favore dei gruppi della maggioranza, il voto contrario di Fi e Fdi e l’astensione di Udc, Psd’Az e Riformatori, ha dato il via libera al Dl 205 che sostituisce la tabella “E”, nella quale sono riportate le spese autorizzate dall’articolo 4 della Finanziaria 2015, quelle cioè previste per realizzare opere e infrastrutture attraverso la contrazione di un mutuo da 700 milioni di euro.

Il provvedimento è stato illustrato, nella commissione presieduta da Franco Sabatini (Pd), dall’assessore regionale del Bilancio, Raffaele Paci, che ha evidenziato il carattere tecnico delle modifiche da sottoporre all’attenzione dell’Aula. In sostanza, si tratta di una misura precauzionale riferita ai 23 milioni di euro destinati per il rinnovo dei mezzi di trasporto Arst e allo stanziamento di un milione di euro per gli edifici di culto.

«Su questi due interventi – ha affermato Paci – sono stati riscontrati problemi di ammissibilità al finanziamento col mutuo sotto il profilo soggettivo dei beneficiari finali degli interventi (l’Arst è una società a totale partecipazione regionale e gli edifici di culto non restano di proprietà della Regione o dello Stato) e pertanto – ha proseguito l’assessore – sono sostituiti nella tabella “E” dal cofinanziamento regionale di una parte delle spese di investimento previste nella nuova programmazione comunitaria 2014-2020».

L’ulteriore modifica riguarda la rimodulazione degli interventi a favore del settore scuola-università (52.441 milioni di euro) e del piano delle opere infrastrutturali (417 milioni di euro). A questo proposito l’assessore Paci ha annunciato che sardi. Per quanto attiene le procedure per il muto da 700 milioni, l’assessore ha confermato l’indizione del bando pubblico ed ha auspicato che entro il prossimo giugno si completino tutte le procedure.

I consiglieri Ignazio Locci (Fi) e Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) sono intervenuti nel merito delle somme originariamente destinate al rinnovo dei mezzi di trasporto e inserite (nella nuova formulazione della tabella “E”) sul fondo unico di programmazione comunitaria proponendone, rispettivamente, la destinazione per le zone interne e per la riqualificazione dell’edilizia pubblica.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha lamentato l’assenza di “dati certi” sui programmi di spesa della Regione e la mancata informazione sulla cosiddetta armonizzazione del bilancio regionale. Alessandra Zedda ha inoltre auspicato maggiore chiarezza sui programmi e sulla relativa spesa nel settore dell’edilizia scolastica.

Il consigliere Giorgio Oppi (Aps) ha suggerito una migliore specificazione della descrizione degli interventi per l’ammodernamento dei mezzi di trasporto nella nuova formulazione della tabella “E”.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha chiesto ed ottenuto dall’assessore Paci rassicurazioni sull’ammodernamento dei mezzi di trasporto pubblico dell’Arst e sul ricorso al leasing, così come era stato fatto ai tempi della Giunta Soru.

A margine del dibattito sul Dl 205, il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha evidenziato il problema dei cosiddetti “lavoratori in utilizzo” e, nel corso del suo breve intervento di replica, l’assessore Paci ha assicurato il suo impegno per garantire che le risorse a tal proposito desinate in Finanziaria, siano utilizzate per l’impiego di quella tipologia di lavoratori nelle pubbliche amministrazioni.

La commissione, dopo il via libera a maggioranza, ha nominato il presidente Franco Sabatini relatore in Aula del Dl 205.

Il provvedimento, considerata l’urgenza, sarà sottoposto all’attenzione della conferenza dei capigruppo per l’immediata iscrizione all’ordine del giorno dei lavori del Consiglio, ai sensi dell’articolo 102 del vigente regolamento interno.

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Le varie emergenze nel mondo del lavoro sono state al centro dell’audizione dell’assessore, Virginia Mura, nella commissione Lavoro presieduta da Gavino Manca.

«Assessorato del Lavoro, Giunta e Consiglio regionale sono impegnati ad individuare in tempi molto brevi soluzioni concrete ai problemi dei lavoratori in mobilità, degli operatori del Geo parco e dei cosiddetti lavoratori “in utilizzo”» ha detto al termine dell’audizione il presidente della commissione.

La prima parte dei lavori della commissione, con l’assessore Mura trattenuta da impegni istituzionali e di Giunta, è iniziata con le relazioni del direttore generale dell’assessorato, Eugenio Annichiarico, e del dirigente Luca Galassi.

Per quanto riguarda i lavoratori con trattamento di mobilità in deroga (circa 12.000 in tutta la Sardegna) si è reso necessario un disegno di legge (di un solo articolo), ha spiegato Annichiarico, per intervenire sulla norma precedente che relativa solo al 2013 e consentire alla Regione di effettuare una anticipazione di 26 milioni in attesa dei 55 che dovrà erogare lo Stato. Il provvedimento, che la commissione dovrebbe esaminare martedì mattina, potrebbe poi arrivare in Consiglio nella sessione già convocata sempre per martedì ma alle 16.00.

Più complessa la situazione dei lavoratori del Parco Geominerario (550 in tutto), 160 dei quali alle prese con continui ritardi nel pagamento degli stipendi. Il direttore generale dell’Assessorato ha affermato che la crisi è dovuta ai conflitti interni all’associazione temporanea di imprese cui è affidata alla commessa della Regione. Nell’inadempienza di uno dei soci, ha sostenuto Annichiarico, «la Regione paga quanto dovuto in base al contratto alla capogruppo che poi anticipa ai lavoratori le retribuzioni di competenza dell’altra società; dal punto di vista giuridico è complicato intervenire in un contratto fra privati e si sta cercando una soluzione che tuteli in primo luogo la continuità degli stipendi dei lavoratori».

Nel tardo pomeriggio è intervenuta ai lavori della commissione l’assessore del Lavoro, Virginia Mura, che ha riferito sulle problematiche dei cosiddetti lavoratori “in utilizzo”, personale che dovrebbe essere impiegato presso le amministrazioni locali e in parte nelle Asl nella realizzazione di progetti inseriti con le relative coperture nella recente legge finanziaria. «Il problema – ha dichiarato l’assessore – deriva sia dal fatto che i Comuni hanno tetti di spesa molto rigidi per la parte corrente destinata al personale ed inoltre dalla normativa vigente secondo la quale i progetti devono essere realizzati nei luoghi di residenza dei lavoratori».

«Anche in questo caso dunque – ha aggiunto l’assessore Mura -, potrebbe rendersi necessario un provvedimento di emergenza per cambiare la legge regionale nella parte relativa alla residenza e prevedere eventualmente un rimborso spesse per le unità lavorative distribuire in un territorio più ampio; occorre comunque intervenire al più presto, anche perché un breve periodo di lavoro consentirebbe poi l’accesso all’indennità Aspi erogata dall’Inps.»

A fine serata, la commissione ha poi ascoltato il sindaco di Arbus, Francesco Atzori, e il vice sindaco di Guspini, Alberto Lisci, i quali, dopo aver esposto la difficile situazione dei lavoratori sfociata anche in forti tensioni con il sindacato, hanno messo l’accento sulla mancanza di strumenti concreti di intervento e sollecitato un’azione incisiva della Regione.

Nell’ampio dibattito sviluppatosi su questi temi hanno preso la parola i consiglieri regionali Rossella Pinna, Pietro Comandini,  Gianmario Tendas ed Alessandro Collu del Pd, Paolo Truzzu di Fdi, Fabrizio Anedda di Sinistra sarda ed il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni.

Il presidente della commissione Gavino Manca, concludendo, ha dichiarato che «la problematica dei lavori in utilizzo è certamente molto complessa e le diverse soluzioni fin qui emerse vanno verificate; lavoreremo comunque a ritmo serrato in collaborazione con la struttura tecnica dell’Assessorato e, se si dovesse rendere necessario, chiederemo una deroga al presidente del Consiglio per portare anche questo argomento all’attenzione dell’Aula, con l’accordo dei capigruppo».