20 April, 2024
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Con la legge di stabilità 5/2017 la Regione Autonoma della Sardegna, su fondi dell’assessorato ai Beni culturali, ha deciso di supportare finanziariamente l’attivazione del Cineporto della Fabbrica del Cinema a Carbonia. Un luogo artistico e culturale che sia in grado di potenziare le attività della Fabbrica del Cinema attraverso la promozione, in particolare, della cultura audiovisiva, anche in ambito didattico e produttivo. Scopo del Cineporto sarà dunque quello di dare ai bisogni culturali del territorio la possibilità di incontrarsi e incrociarsi con l’esigenza e la scoperta di nuove risorse, umane e territoriali, legate alla formazione e alla produzione cinematografica e culturale.

L’iniziativa è stata presentata oggi, mercoledì 5 dicembre, durante una conferenza stampa in Consiglio regionale a cui hanno partecipato, insieme al direttore del Csc di Carbonia della Società Umanitaria – Fabbrica del Cinema Paolo Serra, il presidente della Regione Francesco Pigliaru, l’assessore regionale ai Beni culturali Giuseppe Dessena, i consiglieri regionali Luca Pizzuto, Pietro Cocco, Francesco Sabatini, Eugenio Lai, Paolo Zedda e Daniele Cocco.

I primi interventi che portano all’attivazione del Cineporto sono il corso pratico di cinema “Filmare e comunicare per promuovere e sviluppare il territorio” (che comincia a Carbonia il 15 dicembre) e la rassegna itinerante “L’impegno, il viaggio, il mito” (a Carloforte, Masainas e Giba dal 9 dicembre). In prospettiva anche la progettazione di tre produzioni audiovisive legate al territorio, l’acquisto di attrezzature tecniche e il completamento della Sala Cinematografica della Fabbrica del Cinema.

Si tratta quindi dell’avvio di un percorso che porti alla messa a sistema dei bisogni culturali del territorio legati alla filiera audiovisiva, per sviluppare così un comparto che può rappresentare un’alternativa di sviluppo per il territorio. 

Ecco nel dettaglio le principali azioni che danno avvio alla costituzione del Cineporto:

 L’attivazione di un workshop pratico di Cinema dal titolo “Filmare e comunicare per promuovere e sviluppare il territorio”, corso pratico di Cinema in quattro moduli (il primo avrà esecuzione immediata entro il mese di dicembre), rivolto a giovani filmaker e appassionati del territorio, a cura del produttore e organizzatore generale Alessandro Bonifazi. 

Il corso avrà come obiettivo principale quello di fornire tutti gli elementi utili a comprendere il variegato e complesso mondo della produzione audiovisiva nelle sue principali accezioni: cinema, televisione e new media attraverso lezioni frontali comprendenti una serie di esercitazioni teorico-pratiche nel campo della gestione del set cine-televisivo, dello spoglio della sceneggiatura e dei social media.  In collaborazione con la Fondazione Sardegna Film Commission.

 L’organizzazione di una rassegna di Cinema, dislocata nei territori, dal titolo “L’impegno, il viaggio, il mito” – La Sardegna e il mondo nello schermo ovvero incontri e visioni per l’educazione e la formazione del pubblico (nei comuni di Giba, Carloforte, Masainas).

 L’avvio e la progettazione (trattamento, sceneggiatura, pianificazione, ricerca e raccolta materiali e testimonianze, location scouting) di tre produzioni audiovisive promosse dal CSC di Carbonia – La Fabbrica del Cinema: ottobre 1992/marzo 1993. In “Marcia per lo sviluppo” (sulla marcia dello sviluppo promossa dalle organizzazioni sindacali del Sulcis Iglesiente); Schisorgiu 1937 (sulla più grande tragedia per numero di morti dell’intera storia mineraria della Sardegna occorsa a Carbonia nel 1937 presso il pozzo Schisorgiu); I volti dell’arte. Si tratta di tre progetti che, sotto la direzione di figure di riconosciuto valore e livello artistico, vedranno coinvolte alcune risorse professionali che intendono spendere la propria formazione all’interno del territorio nel settore dell’audiovisivo. Non da meno questi progetti si legano profondamente a quella mission che è diventata nel tempo parte integrante del lavoro del CSC ovvero la riscoperta, attraverso la produzione, la conservazione e la promozione della cultura audiovisiva del territorio.

  Le masterclass realizzate durante le giornate dell’evento speciale “Carbonia Film Festival presenta How To Film The World” attraverso la formazione di un gruppo di giovani operatori e filmaker i quali hanno potuto confrontarsi, in incontri di carattere seminariale e formativo, con gli ospiti della kermesse.

  L’acquisto di alcune attrezzature tecniche che vanno ad arricchire le strutture a disposizione della produzione e della post-produzione audiovisiva e funzionali alla conservazione dei testi audiovisivi.

  Il completamento della Sala Cinematografica e per la piccola convegnistica della Fabbrica del Cinema funzionale alla diffusione dei materiali presenti nell’archivio della Fabbrica ma anche alla promozione della cultura audiovisiva in genere e fondamentale per poter meglio ospitare le attività formative e didattiche previste dal progetto del cineporto .

La realizzazione del Cineporto è la naturale evoluzione del progetto Ex-Di’ Memorie in Movimento – La Fabbrica del Cinema, che ha preso il via nel dicembre del 2015 sulla base del protocollo d’intesa promosso dal Centro di Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria e sottoscritto da numerosi enti locali (tra questi Comune di Carbonia, Comune di Iglesias, Ex provincia di Carbonia – Iglesias), dal Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna e dall’Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro, grazie anche al sostegno della Fondazione di Sardegna e Gruppo Cooperativo Società Euralcoop.

Il polo culturale ha sede nell’ex direzione amministrativa della Miniera di Serbariu, con l’obiettivo di conservare, promuovere e diffondere la cultura audiovisiva nel e del territorio (con particolare riferimento alla ricerca sulla memoria storico-audiovisiva), di offrire supporto tecnico e culturale alle produzioni che intendessero operare nel sud-ovest sardo, di avviare un percorso di formazione permanente che facesse crescere nuove professionalità.

In questi due anni sono stati avviati numerosi progetti che hanno sostanziato questa linea di indirizzo: dalle numerose produzioni realizzate o supportate all’organizzazione dell’ottava edizione del Carbonia Film Festival (ottobre 2016) e dell’evento How To Film The World (ottobre 2017). Due eventi di promozione culturale nei confronti del pubblico e al tempo stesso di promozione del territorio, oltreché di formazione nei confronti di alcuni giovani filmaker e operatori culturali.

Iniziative e progetti, insomma, che hanno rappresentato una straordinaria occasione di promozione del territorio anche in chiave produttiva, attraverso la preziosa partnership con la Fondazione Sardegna Film Commision, la quale ha promosso un importante azione di scouting con registi, operatori e tecnici giunti nel Sulcis Iglesiente per seguire e partecipare agli eventi festivalieri e che hanno potuto così scoprire le opportunità di una terra che, per le ricchezze paesaggistiche, sia di ambito naturalistico che relative all’archeologia mineraria e industriale, e per la varietà delle stesse, sembra avere una vocazione naturale legata alla rappresentazione cinematografica e audiovisiva.

 

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Martedì 5 dicembre, nella sala stampa del Consiglio regionale, a Cagliari, si terrà la conferenza stampa di presentazione del Cineporto di Carbonia, un’iniziativa che sarà in grado di potenziare le attività della Fabbrica del Cinema attraverso la promozione, in particolare, della cultura audiovisiva come alternativa di sviluppo per il territorio.

All’incontro con i giornalisti, in programma alle ore 9,30, parteciperanno il presidente della Regione Francesco Pigliaru, l’assessore regionale dei Beni Culturali Giuseppe Dessena, il direttore del Centro servizi culturali di Carbonia della Società Umanitaria – Fabbrica del Cinema Paolo Serra, e Nevina Satta, direttrice della Fondazione Sardegna Film Commission. Saranno presenti i consiglieri regionali Luca Pizzuto, Pietro Cocco, Francesco Sabatini, Paolo Zedda, Daniele Cocco e Eugenio Lai.

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La prima commissione Autonomia si è riunita questa mattina per discutere della programmazione dei lavori. Nelle prossime settimane il parlamentino si occuperà del DL 416 sul funzionamento del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, la cui istruttoria è stata iniziata diversi mesi fa.

Rimane aperta la discussione su Forestas: «L’approvazione in Consiglio dell’emendamento della Giunta sull’adeguamento degli effetti economici del contratto oggi applicato ai lavoratori non muta di una virgola gli obiettivi a cui questa commissione sta lavorando, su mandato unanime dei presidenti dei gruppi e su impulso della Presidenza del Consiglio, che ha in corso interlocuzioni con la direzione generale dell’Inps – ha detto il presidente Francesco Agus -. L’ente previdenziale, sia chiaro, non ha nessun obbligo formale a fornire al Consiglio una risposta ed è evidente che in assenza di novità spetti alla conferenza dei capigruppo dare un indirizzo chiaro, depositare la proposta di legge oggi all’attenzione della commissione o indicare un’altra soluzione. Personalmente sono convinto riguardo al fatto che le questioni poste all’Inps, tanto quella della presidenza agricola quanto quella sui lavoratori stagionali, siano corrette dal punto di vista tecnico e sia quindi possibile per i presidenti di gruppo in tempi brevi presentare formalmente la proposta di legge e procedere alla sua calendarizzazione».

Il parlamentino ha poi trattato il tema delle Province, con riferimento agli esiti del referendum costituzionale nell’ordinamento sardo, esiti che impongono un ripensamento sul loro ruolo anche con riguardo alla situazione finanziaria, ormai al limite del dissesto: ripetutamente il Consiglio regionale è dovuto intervenire nelle ultime manovre finanziarie per consentire l’approvazione dei bilanci delle Province.

Giuseppe Meloni (Pd) ha chiesto di mettere all’ordine del giorno la proposta di istituire la provincia gallurese cancellata dal referendum ma secondo la commissione è prima necessario un confronto con i gruppi (quantomeno quelli della maggioranza), con la Giunta e con i rappresentanti dei Sindaci. 

E’ stata poi inserita nella programmazione, su proposta di Paolo Zedda (Sdp), la discussione della Pl 300 sulla trasparenza del procedimento delle nomine e delle designazioni di competenza della Regione. L’iter della proposta sarà preceduto da un ciclo di audizioni. Il parlamentino si occuperà anche del demanio marittimo su proposta di Gennaro Fuoco (Sardegna).

Il tema della revisione della legge elettorale, invece, su proposta di Salvatore Demontis (Pd) inizierà dall’esposizione delle proposte presentate sino a ora. Parallelamente verranno portati avanti dei passaggi informali con i gruppi consiliari affinché si esprimano sulle priorità da dare all’iter di revisione.

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«Il blocco comunicato da Agea per il pagamento dei premi comunitari agli agricoltori e allevatori rappresenta un vero danno per l’economia sarda. Dal 19 novembre entra in vigore la nuova legge approvata dal Governo nazionale che richiede, a tutti gli appartenenti al comparto, la presentazione del certificato antimafia. Sino ad oggi il certificato era richiesto solo a chi riceveva contributi superiori ai 150mila euro.»

Lo scrivono, in una nota, i quattro consiglieri regionali del gruppo Art. 1 – Sdp, Eugenio Lai, Daniele Secondo Cocco, Luca Pizzuto e Paolo Zedda.

«Questo nuovo provvedimento incancrenisce ulteriormente un settore già in serie difficoltà, che sarà sempre più schiavo di un inutile eccesso di burocratizzazione. Le prefetture verranno, infatti, invase dai certificati antimafia e questo rallenterà ancora di più i pagamenti. L’unica fortuna è che gli aiuti rivolti agli operatori del settore ovicaprino rientrano tra i fondi regionali e saranno pagati in maniera regolare; questo però non ci esime dal compito di chiedere un’immediata revisione della legge – concludono Eugenio Lai, Daniele Secondo Cocco, Luca Pizzuto e Paolo Zedda – al fine di consentire il proseguo delle attività alla stragrande maggioranza degli allevatori che lavorano nel rispetto della legge.»

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«Il metodo con cui si sta gestendo questa finanziaria è sostanzialmente inaccettabile, chiediamo, infatti, urgentemente un incontro di maggioranza col presidente Pigliaru. Riteniamo non più prorogabile individuare soluzioni sui temi di povertà e lavoro in questa finanziaria.»

E’ durissima la presa di posizione dei quattro consiglieri del gruppo Art. 1 – Sdp Daniele Secondo Cocco, Eugenio Lai, Luca Pizzuto e Paolo Zedda, nei confronti della Giunta Pigliaru.

«Stamattina, dopo aver abbandonato la commissione bilancio, abbiamo avuto garanzie e rassicurazioni dal presidente della commissione Franco Sabatini sull’impegno a trovare soluzioni sui temi da noi posti; pur non condividendo l’accelerazione che si sta dando per portare in aula la finanziaria ci fidiamo in modo sostanziale del Presidente Sabatini e delle garanzie date dal presidente della Regione, ma non è più tollerabile la modalità con cui l’assessore del Bilancio continua a gestire le cose. C’è un rischio molto serio di tenuta della maggioranza ma consentiremo la ripresa dei lavori: se non ci saranno risposte chiare e concrete ai problemi da noi posti sarà però inevitabile non votare la finanziaria. Questo sarebbe assurdo – concludono Daniele Secondo Cocco, Eugenio Lai, Luca Pizzuto e Paolo Zedda – ma riteniamo che lavoro e povertà debbano essere le priorità, ribadiamo la nostra fiducia nel presidente della Regione e nel Presidente della Commissione.»

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«Con la consapevolezza che questa legge è uno strumento per dare uno slancio alla nostra società, il gruppo consiliare Articolo UNO – SDP ha votato convintamente per questa riforma. Sapendo che è un mezzo per dare uno spazio, diversamente negato, alle donne che oggi, e domani, si impegnano e si impegneranno in politica e nella società civile. Siamo coscienti che sia uno strumento prezioso per questo momento storico e ci auguriamo che sia possibile superarlo al più presto, per una società che sia davvero paritaria. Il cambiamento è in atto ma deve ancora maturare. Avanti così, tutti e tutte insieme!»

Lo hanno detto ieri sera i quattro consiglieri regionali del gruppo Articolo UNO – SDP, Daniele Secondo Cocco, Eugenio Lai, Luca Pizzuto e Paolo Zedda, dopo l’approvazione della modifica alla legge statutaria regionale che introduce la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale.

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Il Consiglio regionale ha approvato la modifica alla legge statutaria elettorale che introduce la doppia preferenza di genere con 54 voti favorevoli e 2 conrrari. 

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Testo unificato n. 259 sulla doppia preferenza di genere.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo di “Sardegna” Marcello Orrù ha chiesto il voto segreto sul passaggio agli articoli della legge.

A scrutinio segreto il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli con 34 voti favorevoli e 17 contrari.

Successivamente l’Assemblea ha cominciato la discussione sull’art. 1 e sugli emendamenti.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il voto contrario all’emendamento soppressivo presentato e si è espresso a favore «di un dibattito palese ed alla luce del sole perché, su una materia come questa, il confronto deve essere franco nel rispetto delle ragioni di ciascuno, anche di quanti sono contrari alla doppia preferenza di genere». E’ vero, ha proseguito, «che la Sardegna sotto questo profilo è il fanalino di coda in Italia, ma è anche vero che tale principio deve essere valorizzato dalla parità di genere al momento della presentazione delle liste perché solo così si assicura il rispetto della parità a 360 gradi, non per creare riserve indiane ma per consentire la maggior partecipazione delle donne alla politica come esercizio pieno di democrazia».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, riservandosi la presentazione di un successivo emendamento orale, si è soffermato sul caso relativo ad un unico collegio con due sole candidature dove, a suo giudizio, «qualunque sia l’esito del dibattito in corso sulla doppia preferenza, si potrebbero annidare sperequazioni e disarmonie del sistema perché, se non si disciplinasse questa situazione, un genere potrebbe prevalere sull’altro e sarebbe il contrario con quanto stiamo affermando con la doppia preferenza di genere; il tema quindi va affrontato nella sua complessità».

Sempre per il Pds il consigliere Piermario Manca ha condiviso le osservazioni del presidente del suo gruppo precisando che «non è in discussione il principio di partecipazione della donne alla vita politica, noi però proponiamo una semplificazione con tutte le liste composte da candidati pari e dove sono dispari si arrotonda all’unità superiore, proprio per rappresentare i generi in modo paritario».

Il capogruppo di Art.1-Mdp Daniele Cocco in paertura ha lamentato il ritardo di 4 con cui si è arrivati alla discussione della legge, «un grande passo avanti, una legge giusta per la Sardegna, un qualcosa di importante dovuto non solo alle donne ma a tutta la comunità regionale come abbiamo detto in campagna elettorale; la storia siamo noi e nessuno si deve sentire escluso, sono orgoglioso, fiero e contento di contribuire all’approvazione di questa legge».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi si è detto meravigliato per alcuni interventi, perché in realtà sono sul tappeto due elementi territoriali rispetto al vincolo dei 59 consiglieri assegnati alla Sardegna: il Medio Campidano ed Ogliastra (che già esisteva prima) «dove con la presenza di un uomo ed una donna sarebbe stato eletto il più anziano, per cui se l’orientamento generale è quello dell’equilibrio nessuno può permettersi di fare il primo della classe».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sottolineato positivamente che «il Consiglio ha superato la prova dello scrutinio segreto con il contributo della maggioranza e della minoranza ed ha auspicato una composizione paritaria delle liste al 50% fra uomini e donne».

Il Consiglio ha quindi respinto con 52 voti contrari un emendamento soppressivo.

Sull’emendamento all’emendamento n. 8 il consigliere del Pd Franco Sabatini ha ribadito la sua posizione favorevole alla doppia preferenza di genere sulla quale ha rivendicato anche la presentazione di una specifica proposta di legge. Sul collegio dell’Ogliastra, Franco Sabatini ha sostenuto che «raddoppiando i candidati non si distorcono né il risultato elettorale né la ripartizione dei resti, come dimostrano tutte le proiezioni e tuttavia la legge nasce con un difetto ed è esposta ad azioni impugnative».

Replicando a Franco Sabatini il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo in evidenza che «il principio introdotto dalla legge indica la sola facoltà del voto, con una lista formata da un uomo ed una donna offrendo al cittadino una possibilità, per cui non ci sono rischi di impugnazione ed il sistema può essere salvaguardato».

Messo ai voti l’emendamento è stato approvato con 50 voti favorevoli.

All’emendamento sostituivo totale n. 7 il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha proposto un emendamento orale con lo scopo di precisare le ragioni dell’alternanza uomo-donna nel caso di una lista circoscrizionale con due candidati, con riferimento al collegio dell’Ogliastra che rappresenta un unicum.

Il consigliere Giorgio Oppi ha espresso parere contrario, ritenendo il problema già risolto.

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha chiesto una breve sospensione per verificare se il principio sia stato già recepito o se occorra una precisazione.

Il presidente Gianfranco Ganau ha precisato che il punto può essere considerato recepito se l’emendamento viene approvato ed ha accordato la sospensione, senza far uscire il pubblico.

Alla ripresa dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ribadito le sue precedenti convinzioni e tuttavia, «se serve a chiarire meglio si può recepire l’emendamento orale del collega Gianfranco Congiu».

Il presidente Gianfranco Ganau ha formalizzato l’accoglimento dell’emendamento orale.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha chiesto la votazione dell’emendamento n. 7 per parti. Il Consiglio lo ha approvato a larghissima maggioranza con scrutini separati.

Subito dopo è cominciata la discussione sull’art. 2.

La consigliera Annamaria Busia ha parlato di una «norma che racchiude il cuore della legge; essendo la prima firmataria di una proposta fin dal 2015 ovviamente sono a favore ma sono contraria a tutti gli emendamenti e lo faccio per evitare il voto segreto». Ritengo infatti, ha precisato, «che una dichiarazione di voto sull’articolo di una legge impedisca la richiesta di scrutinio segreto; è bene che davanti a questa legge ci sia una espressione di voto palese ed un voto importante che cambia una impostazione sbagliata della normativa elettorale».

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che, a termini di regolamento, una dichiarazione di voto non vieta la richiesta di voto segreto.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha tenuto a tranquillizzare la collega Annamaria Busia ricordando che «l’Aula ha già votato la doppia preferenza di genere ed il risultato è già assicurato, ora definiamo aspetti di dettaglio certamente importanti ma non determinanti e, da questo punto di vista, la richiesta di voto segreto significa persistere in una sfida senza significato; da parte mia sono fiducioso».

Il consigliere del Pds Roberto Desini, dopo aver ricordato la sua adesione ad una proposta di legge specifica fin dal 2015, ha lamentato che «il dibattito di questi giorni è apparso appiattito esageratamente sulle questioni del voto segreto; la maggioranza si è espressa ed ognuno risponderà alla propria coscienza assumendosi le sue responsabilità ed abbiamo dimostrato, nel precedente scrutinio, che il problema di voto segreto è stato ampiamente superato perché Consiglio ed opinione pubblica condividono questa legge e la politica non deve continuare a farsi del male».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, dichiarandosi d’accordo con tutti gli interventi precedenti, ha invitato il Consiglio a «pensare alle prospettive della legge elettorale che non si esauriscono con questo provvedimento e dovremo tornarci, per cui auspico eventualmente un ordine del giorno di tutti i gruppi per fissare un calendario di lavori in commissione Autonomia per modificare quelle parti della legge elettorale che incidono su rappresentanza di minoranze e prospettive di governabilità; sono problemi di dubbia costituzionalità che vanno affrontati, dopo aver acquisito il principio di democrazia paritaria in attuazione dell’art. 51 della Costituzione».

Il presidente del gruppo Sardegna Marcello Orrù ha detto che l’argomento del dibattito sinceramente non lo appassiona perché «la presenza femminile è senza dubbio un fatto positivo ma, nello stesso tempo, si sta evitando di discutere l’impianto della legge elettorale che per molti aspetti ha spinto il Consiglio a rasentare il ridicolo». State facendo passare la parità di genere come argomento prioritario ma non è così, ha protestato Orrù, «perché non dobbiamo dimenticare che abbiamo problemi enormi che vengono messi da parte, problemi che riguardano disoccupati, giovani, perone e famiglie che soffrono, e la stessa legge elettorale con tantissime proposte tenute nei cassetti per dare corsia preferenziale alla doppia preferenza di genere».

A nome della Giunta il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha ribadito che la Giunta ispira la sua azione di governo «al principio della società aperta in cui ognuno deve essere in grado di dare il suo contributo per migliorarla e le buone istituzioni sono la chiave fondamentale per il progresso della società». E’vero che ci sono tanti problemi, ha aggiunto, «ma i problemi si risolvono non tenendo le porte chiuse ma aprendole come hanno fatto molte altre Regioni in materia di pari opportunità, e tanti Paesi avanzati (Francia, Germania e Norvegia) che non solo prevedono quote di genere nella legge elettorale ma quote nei consigli di amministrazione privati e nei vertici di imprese quotate in borsa». E’arrivato il momento, ha concluso Pigliaru, «di andare nella direzione giusta e di fare una scelta giusta».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sostenuto che «il voto iniziale del Consiglio ha fatto giustizia delle interpretazioni più pessimistiche e quindi non accetto di passare come uno di quei “cagnolini” che segnano il territorio; non è corretto rincorrere il monopolio delle tematiche di genere, perché il problema non è solo di orma ma culturale e va superato innanzitutto all’interno dei partiti che devono tornare nella società in modo aperto e paritario». Va bene il riferimento del presidente Francesco Pigliaru ai Paesi più avanzati d’Europa, ha concluso Attilio Dedoni, «ma dobbiamo anche affrontare i problemi concreti della Regione come i Sardi si aspettano».

Dopo l’on. Attilio Dedoni ha preso la parola l’on. Marcello Orrù (Psd’Az) che ha chiesto il voto segreto sull’emendamento soppressivo totale 2.

L’on. Pietro Pittalis (FI) ha annunciato il voto di astensione del gruppo di Forza Italia: «Lo facciamo perché vogliamo ribadire la nostra correttezza e il fatto che non ci prestiamo a tranelli e giochetti. Caro presidente Francesco Pigliaru, bisogna essere consequenziali e mi risulta che in tutte le vostre nomine non siamo proprio tante le donne indicate dalla sua giunta. Ecco, la Giunta deve essere coerente oltre a pratica affermazioni di principio».

L’emendamento è stato respinto con 5 favorevoli e 37 contrari.

Sull’emendamento soppressivo parziale 4 è intervenuto l’on. Paolo Truzzu (gruppo Sardegna) che ha citato l’on. Roberto Deriu (Pd) dicendo: «Questa legge elettorale è scritta con i piedi e noi non la stiamo affrontando, nonostante il Consiglio di Stato ce l’abbia censurata. Ci sono partiti che hanno preso più voti e hanno un consigliere in meno degli altri: non c’è solo la battaglia per il voto di genere ma ci sono anche altri temi sulla legge elettorale in genere». Per l’oratore “con questa legge elettorale sarà sempre peggio e per le donne, nonostante la riforma, che comunque premierà i partiti più grossi, sarà difficilissimo accedere”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista) “da domani si può riprendere l’esame delle proposte di modifica della legge elettorale, all’interno di un testo costituzionalmente accettabile: se non introduciamo la doppia preferenza di genere siamo contro la Costituzione. Da domani, ripeto, la commissione che presiedo potrà istruire tutte le modifiche”.

Ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui “non è in discussione la doppia preferenza di genere. Ma la presenza di tante donne anche in aula oggi dimostra che questa maggioranza va avanti senza un progetto e sotto la spinta dei cittadini. E’ del tutto evidente che si rischia, nonostante stiamo facendo un passo avanti, che il voto delle donne sia controllato e in accoppiata agli uomini carichi di preferenze. L’Udc Sardegna voterà comunque a favore”.

L’emendamento soppressivo 4 è stato respinto con 48 contrari e 2 favorevoli. Anche l’emendamento soppressivo 5 è stato bocciato con 48 contrari e 2 favorevoli e così anche l’emendamento 6.

L’on. Marcello Orrù (gruppo Sardegna) ha chiesto il voto segreto sul testo dell’articolo 2 ma l’Aula l’ha approvato con 40 voti.

Anche l’articolo 3 è stato approvato e poi il testo della legge, così come approvata e modificata.

Per dichiarazione di voto l’on. Luca izzuto (Mdp) ha detto: «Più che alle donne mi rivolgo alle bambine del domani, alle quali dico che noi apriamo oggi una strada ma domani toccherà a voi percorrerla. Vi faranno credere che dovrete assomigliare alle modelle ma lo diranno soltanto perché avranno paura di voi e della vostra intelligenza e creatività. Bambine del domani: mettetevi in ascolto con le grandi donne della nostra terra, non con le veline. Abbiate coraggio di prendervi il futuro».

Il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, ha chiesto: «Vorrei che si desse chiaramente il segnale che questa legge entra immediatamente in vigore dopo la sua pubblicazione. Non vedo nulla di tutto ciò nel testo».

Il presidente Ganau ha spiegato che questo avviene per effetto della disciplina prevista dall’articolo 15 dello Statuto.

Per l’on. Alessandra Zedda (FI) “questo strumento di democrazia era necessario e dobbiamo ringraziare le colleghe donne che si sono battute ma anche i colleghi uomini. Oggi viene riequilibrata una parità che mancava e dobbiamo ringraziare anche chi ci ha fatto capire che sono maturi i tempi per ridurre le differenze. Il prossimo Consiglio regionale avrà di certo una maggiore rappresentanza femminile”.

L’on. Francesco Agus (CP) ha ringraziato “i colleghi di maggioranza e minoranza che hanno collaborato in commissione Autonomia e in Aula per arrivare a questo. E’ un voto di grande portata e in un momento come questo, in cui la politica è sotto attacco, il risultato è davvero importante. Ora torniamo in commissione per il resto della legge elettorale”.

Ancora per Forza Italia è intervenuto l’on. Stefano Tunis, che ha detto: «Non è una vittoria che qualcuno si può intestare ed è bene che tutti restiamo sobri. Immaginare che oggi si sia ridotta tutta la sperequazione tra uomo e donna non solo è retorico ma è falso: bisogna prima che l’accesso alle istituzioni e al lavoro sia libero per le donne e non attraverso la graziosa benevolenza degli uomini. Ma per questo non servono leggi ma cultura e conquiste sociali nel tempo. Quel giorno ci sarà davvero una grande vittoria: oggi non ci è consentita la retorica».

Per l’on. Rossella Pinna (Pd) “questo non è un momento storico ma è comunque un traguardo significativo: stiamo recuperando un pezzo della società e lo dobbiamo a quelle donne che si sono battute con un movimento trasversale fuori da questo palazzo”.

Parole di soddisfazione sono arrivate anche dall’on. Emilio Usula (Rossomori): «In questo lungo iter ho intravisto ostilità e pregiudizi sulla forma e sul contenuto di questa riforma. Ma ora serve una nuova legge elettorale, perché in quest’Aula manca il voto di oltre centomila sardi. Una legge che contenga  correttivi sostanziali ma intanto oggi questo stralcio di riforma è rispettoso delle donne, anche al fine della tenuta stessa della nostra democrazia».

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az) “le donne sono capaci anche più degli uomini di amministrare la cosa pubblica e spesso, come nel caso della collega Alessandra Zedda, sono anche più votate degli uomini. Ma non accetto l’ipocrisia di questi mesi: tutti erano contrari a che questa legge passasse e oggi la legge sta invece passando”.

«Anche io in maniera sobria dichiaro di essere orgogliosa di far parte di questa legislatura», ha detto l’on. Daniela Forma (Pd), «Oggi facciamo un passo avanti e ringrazio il presidente Francesco Pigliaru ed il presidente Gianfranco Ganau, che hanno guidato la maggioranza a pochi giorni dal 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne».

L’on. Paolo Zedda (Art.1-Sdp) è intervenuto in sardo e ha detto: «Ringrazio l’associazione Feminas che più di tutte si è battuta per la rappresentanza delle donne in Consiglio regionale. Noi abbiamo una bassissima rappresentanza di donne nelle istituzioni mentre non è così in Europa. Con un rappresentante femminile ogni 15 come si può pensare di rappresentare una società che invece conta più donne che uomini?».

I Riformatori hanno preso la parola con l’on. Crisponi, che ha detto: «Voto favorevole ma sia chiaro che tutte le donne che hanno collaborato, dentro e fuori da qui, vanno ringraziate per quello che hanno fatto».

L’on. Desini (PDS) ha detto: «Come spesso accade in Italia le cose normali le facciamo diventare straordinarie. Ma il vero problema adesso è rimettere ordine a quella cosa brutta che è la legge elettorale. Ma alle donne dico: iniziate a votarvi tra di voi, smettetela di farvi la guerra tra di voi».

Per il Pd ha preso la parola l’on. Luigi Lotto: «E’ davvero il caso di dire: finalmente. Perché oggi stiamo facendo una buona cosa eliminando il difetto principale della legge elettorale. Ora siamo in linea con i tempi e con tutti i Comuni d’Italia: non sarà perfetta ma è una legge molto più giusta della precedente».

L’on. Christian Solinas (Psd’Az) ha parlato a nome del partito e ha annunciato il voto favorevole: «La nostra storia è nel segno della parità di genere e consentitemi di ricordare Maria Teresa Sechi, eletta a Oristano primo presidente donna di una provincia italiana. E consentitemi di ricordare la militante sardista e antifascista Marianna Bussalai, che ha cucito la prima bandiera del Psd’Az. Su questi temi la nostra storia insegna che non diciamo parole ma abbiamo fatto».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) “sarebbe stato meglio un sistema elettorale di collegi uninominali con candidature uomo donna alternate. Non credo che la doppia preferenza di genere sia il metodo più utile o più efficace ma mi adeguo alla volontà della maggioranza”.

L’on. Marco Tedde ha esordito dicendo: «Questa è un’eterogenesi dei fini e noi la stiamo consumando. Il fine è nobile ma gli strumenti sono sbagliati e infatti condivido le parole di chi mi ha preceduto, nonostante militiamo in partiti diversi. Abbiamo sviluppato un percorso normativo non a tesi ma ad applausi. E mi spiace che il presidente Pigliaru sia intervenuto soltanto quando si è capito che il voto sarebbe stato favorevole. Io voglio ringraziare la collega Zedda che ci ha convinti ed i colleghi che hanno votato contro, nonostante gli sberleffi».

Per l’on. Alessandro Collu (Pd) “è arrivato il momento di  cambiare, perché le donne servono nelle istituzioni. Ma la riforma non è tutta qui”.

Contrario l’on. Paolo Truzzu (Sardegna), che ha detto: «Ringrazio chi si è battuto per raggiungere questo risultato ma oggi è la giornata dell’ipocrisia perché sappiamo bene che non tutti voteranno secondo coscienza».

Il presidente Francesco Pigliaru ha parlato di “giornata davvero importante e c’è poco da aggiungere rispetto a quanto detto dalle colleghe consigliere. Oggi è stato fatto un passo avanti che colma una lacuna e ci affianca alle Regioni che stanno facendo le cose giuste.   Negli incarichi della Regione Sardegna le donne sono di più rispetto alle altre regioni e questo per noi è un motivo di orgoglio”.

Per l’on. Cossa (Riformatori) “oggi è un momento importante e avevamo dubbi sull’esito e sulle capacità di questo Consiglio di interpretare quanto si muove nella nostra società. Siamo in ritardo e lo sappiamo, soprattutto noi che siamo l’unico partito che non ha votato la precedente legge elettorale proprio perché allora non fu introdotta la doppia preferenza di genere”.

Anche l‘Udc ha preso la parola con l’on. Rubiu: «Votando favorevolmente questa legge ci stiamo allineando con quanto già fatto nei Comuni e in altre regioni. Non è altro che un atto di civiltà e giustizia: non è un risultato di destra né di sinistra. E’ un risultato della politica, di quelle donne e di quelle consigliere che ci hanno sostenuti nella battaglia».

Per l’on. Pierfranco Zanchetta (Upc) “questa è una buona pagina del Consiglio regionale e lo dico senza retorica. Quando la politica vende le donne in prima linea, è una politica di inclusione. Di rispetto e di pace. Lo diceva Gabriella, nome di battaglia di Tina Anselmi, prima donna ministro della Repubblica italiana. A lei mi ispiro in questo momento perché è stata protagonista di grandi e coraggiose battaglie per le donne e firmò la legge 194 per l’interruzione di gravidanza, nonostante non fosse d’accordo”.

L’on. Annamaria Busia (Campo progressista) ha detto: «Non era scontato l‘esito di questa legge ma è stata una bella prova di democrazia, non scontata. Non è una legge risolutiva, non basterà da sola a risolvere tutti i problemi della parità di genere. Ma questo ci spettava fare e questa legge cambierà sul serio le proporzioni in questo parlamento: lo dicono gli esiti delle elezioni nei Comuni e nelle regioni dove è stata introdotta. Ora però ringrazio il presidente della Regione, che ha assunto il suo ruolo e ha detto che la doppia preferenza era ed è un punto programmatico. Ma ringrazio le colleghe per l’impegno e i colleghi per il dibattito, in piena democrazia».

Per il Partito dei Sardi l’on. Gianfranco Congiu ha parlato di “partita su due tempi in più anni. E’ stato un lavoro reso possibile grazie al presidente della commissione Autonomia e sono felice di aver preso le difese di tutti i territori sardi, per un fatto di giustizia sociale”.

L’on. Walter Piscedda (Pd) ha detto: «Non vorrei che qualcuno possa pensare che chi non interviene non è favorevole e per questo intervengo. E’ una cosa talmente ovvia che non meritava in certi momenti tanto scalpore ma questo piccolo passo spianerà la strada a una maggiore rappresentatività delle donne: non è un favore al gentil sesso perché la storia ci insegna che tutto può cambiare».

Per Mpd è intervenuto l’on. Daniele Cocco, secondo cui “qualche mese fa era impensabile tutto questo e lo dobbiamo innanzitutto alle nostre consigliere, al presidente Francesco Pigliaru e al presidente Gianfranco Ganau. Abbiamo fatto una cosa importante ma non sufficiente: non ci sono primogeniture perché abbiamo fatto il nostro dovere con un voto di civiltà”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato il voto a favore del gruppo ed ha ribadito la volontà del centrosinistra per caratterizzare la legislatura nel segno delle riforme ed ha evidenziato “la compattezza della maggioranza che ha retto anche alla richiesta del voto segreto arrivata dai banchi del centrodestra”. «Questo è un provvedimento dell’intero Consiglio – ha concluso il capogruppo Pd – ed è un voto che dà dignità a quest’Aula e alla politica sarda».

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore del gruppo ed ha affermato: «Siamo arrivati preparati all’appuntamento con questa legge ed abbiamo saputo allontanare alcuni sospetti che qualcuno in maniera meschina aveva adombrato». Pietro Pittalis ha quindi rivelato: «Su questo provvedimento ho posto un problema di fiducia all’interno del gruppo e lo stesso avrebbe dovuto fare il presidente Francesco Pigliaru per metterci la faccia con la sua maggioranza».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione il testo finale della legge che è stato approvato con 50 voti favorevoli e 2 contrari.

Proclamato l’esito della votazione, il presidente ha, dunque, comunicato la convocazione del Consiglio per martedì 28 novembre alle 10.00.

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E’ scontro anche in maggioranza sul testo del disegno di legge sulla doppia preferenza di genere, dopo il nuovo rinvio in commissione deciso dal Consiglio regionale.

«Nella scorsa seduta di Consiglio abbiamo assistito ad uno spettacolo che ci ha lasciato l’amaro in bocca. Come gruppo consiliare e come persone – denunciano i quattro consiglieri regionali di Art. 1 – Sdp Daniele Secondo Cocco, Eugenio Lai, Luca Pizzuto e Paolo Zedda e l’assessore della Pubblica istruzione Giuseppe Dessena –. La discussione che si è consumata sulla legge elettorale con l’introduzione della doppia preferenza di genere ci è sembrata pretestuosa è poco rispettosa nei confronti delle donne che fanno politica e delle donne in generale.»

«Come gruppo consiliare noi, di Art. 1 – Sdp insieme con l’assessore Giuseppe Dessena, ribadiamo che, martedì alla prossima seduta di Aula, voteremo e chiederemo di votare il testo sulla doppia preferenza così com’è stato licenziato dalla commissione – concludono i quattro consiglieri di Art. 1 – Sdp e l’assessore della Pubblica istruzione -, a prescindere da come è stata emendata successivamente.»

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Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza (30 sì, 20 no) il progetto di riordino della rete ospedaliera.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con alcuni ordini del giorno e le dichiarazioni di voto finali sul Documento n.6/XV/A – Proposta di riforma della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna.

Sull’ordine del giorno n. 1 (Pittalis e più) riguardante la complessa vicenda che vede contrapposti il governo centrale spagnolo e quello regionale della Catalogna il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha proposto una integrazione con cui, nell’ambito del passaggio relativo all’inasprimento dei rapporti politici fra governo di Madrid e Generalitat catalana, a seguito degli arresti di parlamentari ed esponenti di associazioni culturali, chiede «la scarcerazione dei detenuti per fatti connessi a referendum».

Il Consiglio ha accolto la proposta.

Subito dopo il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha proposto una ulteriore integrazione inserendo nel testo l’auspicio riguardante l’avvio di un percorso pacifico nel quale sia garantito alle comunità il diritto ad esprimersi su qualunque riforma inclusa quella dell’autodeterminazione.

Il Consiglio ha accolto anche quest’ultima proposta.

Sull’ordine dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ricordato la richiesta formulata da otto consiglieri della commissione Sanità riguardante l’incontro con l’assessore Luigi Arru per fare il punto sulla vertenza Aias. Completata la riforma, ha affermato, «l’incontro si deve fare quanto prima, a norma di regolamento».

Riprendendo la discussione sull’ordine del giorno relativi alla crisi catalana, il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta si è detto d’accordo con le proposte di modifica del documento, aggiungendo che «il governo spagnolo ha sbagliato nell’uso della forza dando ancora più ragioni alla Catalogna; bastava dichiarare illegale il referendum senza mandare l’esercito, con un atteggiamento repressivo che ha rafforzato la battaglia identitaria del popolo catalano».

Il consigliere del Misto Fabrizio Anedda ha lamentato lo sconfinamento del dibattito sulla riforma della rete ospedaliera, «all’interno della quale non ci siamo fatti mancare niente compresi gli ordini del giorno, che mischiano argomenti diversi, annuncio quindi la mia astensione».

Il consigliere Antonio Gaia (Cps) ha annunciato che non parteciperà al voto perchè, ha chiarito, «pur condannando ogni forma di violenza, va ricordato che il rispetto della costituzione vale per tutti senza eccezioni ed una parte del popolo catalano non le ha rispettate; del resto, sono gli stessi principi contenuti nella nostra stessa Costituzione all’articolo 5».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, primo firmatario del documento, ha ribadito che l’ordine del giorno «non sostiene la tesi della violazione della legge ma si limita a condannare le violenze consumate dal governo nei confronti di manifestati pacifici che non hanno opposto nemmeno resistenza passiva, per esprimere la loro volontà di autodeterminazione della loro autonomia, in forme democratiche e libere».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha condiviso l’impostazione del collega Marco Tedde che ha recepito le integrazioni riguardanti il riconoscimento dell’autodeterminazione come diritto umano fondamentale dalle più importanti istituzioni della comunità internazionale, una strada seguita anche dalla Sardegna in questa legislatura nelle relazioni con le Baleari e la Corsica».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che l’ordine del giorno sulla crisi catalana offre al Consiglio «un grande spunto per una riflessione ampia su come anche la Sardegna vive e pratica la propria autonomia». Pittalis ha poi invitato, presidente della Regioni ed assessori a dare l’esempio, «facendosi portatori dei valori identitari della nostra specialità, nel momento in cui altre Regioni come Veneto e Lombardia si sono espresse nella stessa direzione». Anche per la Sardegna, ha sostenuto, «è venuto il momento di uscire dal silenzio e per questo invito il capogruppo del PSd’Az a farsi promotore del dibattito sulla mozione relativa all’indipendenza presentata nel 2014, perché indipendenza è una parola che non deve far paura ma rappresentare la base per una serena discussione; su questi temi stanno intervenendo presso il Governo i presidenti di tutte le Regioni tranne la Sardegna che si perde in chiacchiere e fumo, occorre perciò che il Consiglio dia al presidente un mandato forte per non cancellare storia autonomistica e che il presidente Gianfranco Ganau convochi al più presto una sessione ad hoc dell’Assemblea».

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha annunciato il voto favorevole su un documento che «esprime solidarietà ad un popolo che difende propria storia, il proprio futuro e la propria identità in modo libero e pacifico».

Il consigliere Paolo Zedda (Art.1-Mdp), favorevole, ha preso spunto dalla sua esperienza a Barcellona per definire «inaccettabile la reazione dello stato spagnolo nei confronti del popolo catalano che si è comportato in modo assolutamente pacifico». Resta però, ha sottolineato, «il problema di consentire ai popoli d’Europa la possibilità di decidere sul proprio futuro, problema molto complesso perché in effetti il diritto internazionale traccia principi universali che non si trasformano in diritto positivo ed in realtà trovano applicazione solo dopo una concessione degli Stati come è accaduto in Inghilterra con la Scozia o nel Montenegro con la repubblica serba».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) non parteciperà al voto perché, a suo giudizio, «il Consiglio ha espresso un parere troppo simile alle chiacchiere da bar, mentre si tratta di un tema da trattare con la dovuta serietà». Il documento, ha aggiunto, «è tuttavia importante per rilanciare un ragionamento a tutto tondo sulla nostra autonomia; siamo in mezzo a grandi processi di cambiamento da cui non possiamo stare assenti, anche nella sanità dove ci troviamo in una situazione di autonomia limitata ed operiamo con parametri fermi a 10 anni fa, rischiando che in futuro i sardi abbiano di meno e non di più».

Il consigliere dei Riformatori Michela Cossa, favorevole, ha avvertito che il documento va approvato «senza sovraccaricarlo di significati che non ha, non si schiera per una parte ma condanna gli episodi violenza della polizia spagnola;  rispettiamo gli indipendentisti ma non ci crediamo, noi siamo per l’Italia e per l’Europa in un percorso di ricostruzione che anzi va rafforzato».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco, favorevole, ha detto che «non si possono dimenticare le immagini insopportabili di violenza gratuita a Barcellona, fatti dai quali prendiamo fermamente le distanze». Al più presto, ha auspicato, «dobbiamo occuparci della mozione del collega Paolo Zedda sull’autonomia sarda per riaffermare le tante prerogative della Regione che finora non vengono riconosciute».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato il Consiglio «a non attribuire all’ordine del giorno significati che non ha, al di là della solidarietà al popolo catalano contro ogni forma di violenza». Cocco ha poi raccolto l’invito ad una discussione sulla  specialità e sull’autonomia della Sardegna.

Il consigliere del Pd Alessandro Collu, dopo aver premesso che nessuno è contrario alla condanna della violenza, ha detto di non voler votare un passaggio relativo all’autodeterminazione.

Messo ai voti, l’ordine del giorno è stato approvato con 40 voti favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha iniziato la discussione di un ordine del giorno (prima firmataria Daniela Forma del Pd) che assegna un ruolo di primo piano all’ospedale Zonchello di Nuoro, come riferimento regionale della rete di riabilitazione.

Il consigliere del Misto Rossomori Emilio Usula ha annunciato che non parteciperà al voto. Siamo di fronte, ha dichiarato, «ad un atto di ipocrisia politica, perché ancora non abbiamo approvato la riforma e stiamo già proponendo una struttura complessa messa già in pericolo dall’atto aziendale, in pratica stiamo correggendo un provvedimento che non c’è».

La consigliera Daniela Forma ha espresso dispiacere per le parole di Emilio Usula «nei confronti di un ordine del giorno che non viene calato dall’alto a scatola chiusa ma è stato lungamente discusso dalla commissione e dall’Aula oltre che con l’assessore, per il riconoscimento di un ruolo che non toglie niente a nessuno, senza alcuna ipocrisia».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha affermato che «nelle parole di Usula c’è molta verità, noi voteremo per senso di responsabilità ma si sta facendo il processo alle intenzioni riconoscendo che a Nuoro non è stato concesso nulla e, al di là degli ordini del giorno, con gli atti aziendali si è andati ben oltre».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista), a favore, ha però preso le distanze da una riforma infarcita di emendamenti molti dei quali hanno creato non poco imbarazzo. Il Consiglio, ha sostenuto, «ha svolto un ruolo non suo con modifiche settoriali, parziali, territoriali, addirittura reparto per reparto, col risultato che in alcuni casi si è migliorato ma senza un disegno complessivo».

La consigliera Annamaria Busia (misto-Cd), favorevole, ha parlato però di una riforma che «con gli emendamenti è stata indebolita e peggiorata, senza una coerenza interna; abbiamo assistito a legittime attività del Consiglio davanti ad una situazione grave con territori molto sguarniti, si sono fatti molti rattoppi e gli argomenti degli ordini del giorno torneranno comunque alla nostra attenzione perché bisognerà tamponare i danni».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha messo in evidenza che «i due ordini del giorno sullo Zonchello e Santa Maria bambina sono contraddittori, mi sembra un derby fra Nuoro e Oristano e siamo al ridicolo, a questo punto la cosa migliore è ritirare entrambi e cercare un testo condiviso sui centri di riabilitazione in Sardegna».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha manifestato grande imbarazzo «perché i due ordini del giorno sono molto diversi e quello su Nuoro, in particolare, nasce (come l’assessore sa bene) perché atto aziendale sopprimeva le strutture complesse di Nuoro nel settore della riabilitazione e non si poteva intervenire in sede di riforma». Nuoro ed Oristano, a suo avviso, non sono comunque in contrapposizione, per cui sarebbe giusto approvare i due documenti.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha lamentato che «di fatto stiamo riaprendo il discorso della rete che avremmo dovuto fare prima, è necessario uno specifico approfondimento per arrivare ad un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni si è detto «contrario ad animare guerre fra poveri ma il problema nasce dal fatto che quando fu ridimensionato il Santa Maria Bambina si prese l’impegno davanti ai consiglieri regionali oristanesi, all’Arcivescovo ed al Cda della struttura di potenziare l’ospedale come centro regionale del risveglio e della cura riabilitativa». Meglio ritirare entrambi i documenti, ha proposto, «per un discussione serena finalizzata ad organizzazione seria di questo settore della sanità sarda».

La consigliera Annamaria Busia ha annunciato il ritiro del suo ordine del giorno sull’arresto di alcuni giornalisti turchi.

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha manifestato preoccupazione per i livelli attuali della qualità della riabilitazione. Il modello, ha spiegato, «deve essere quello di una rete multipolare senza auto proclamazioni non solo Oristano e Nuoro; apprezzo perciò le questioni sollevate sui diversi presidi, che vanno tutelati ma in un disegno complessivo».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che «siamo tutti portatori di una verità ed entrambi i documenti hanno elementi di interesse ma sono sbagliate le dispute territoriali per cui è meglio uscire dall’impasse, è auspicabile perciò un impegno dell’assessore per attivare un tavolo tecnico per riflessione su rete regionale».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha invitato il Consiglio a ritirare gli ordini del giorno, assicurando l’attivazione di un tavolo tecnico per la riabilitazione, che potrà contare fra l’altro sul risultato straordinario ottenuto dalla Sardegna con la scuola di specializzazione in fisiatria, nell’ottica di una governance in rete capace di valorizzare storie ed esperienze di qualità.

I due primi firmatari degli ordini del giorno Attilio Dedoni e Daniela Forma ne hanno annunciato il ritiro.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha protestato annunciando di voler andare al voto sui documenti. Anzi, ha detto, «denuncio che il centro sinistra, a rete ospedaliera conclusa sta tornando indietro per tappare i buchi, segno evidente che la riforma non sta in piedi e non si può fare con parole che volano senza fatti concreti che non si vedono».

Il capogruppo del Pd Pietro Pietro Cocco ha ricordato che sugli ordini del giorno c’era un accordo fra maggioranza e minoranza per il ritiro dei documenti ed è quindi sbagliato interpretare i fatti strumentalmente per finalità politiche come ha fatto Pittalis.

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco si è detto d’accordo con il collega Pietro Cocco, ribadendo la diversità dei due documenti.

Il presidente ha chiesto al Consiglio di pronunciarsi sulla proposta di rinvio dei due ordini del giorno.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha protestato vivamente perché, a suo giudizio, «si trova sempre una scappatoia per coprire le vergogne con interpretazioni occasionali del regolamento; l’opposizione alla riforma l’abbiamo fatta noi, mentre voi vi siete occupati di altre cose particolari e avete votato tutto, avete suonato, cantato e ballato, ed ora volete mettete la sordina alle vostre inefficienze, gli ordini del giorno sono collegati alla forma e c’è un problema regolamentare insuperabile».

Il presidente ha assicurato che gli ordini del giorno saranno votati alla fine.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la sua disponibilità al ritiro del documento, aggiungendo che «si è capito che la riforma non ancora nata è già debolissima, il ritiro bilaterale era per approfondire l’argomento dopo dichiarazioni dell’assessore che peraltro aveva già fatto».

Messi ai voti, i due ordini del giorno sono stati approvati. Il n. 2 (Forma) con 35 voti favorevoli e 3 contrari, ed il n. 3 (Dedoni) con 40 voti favorevoli.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in discussione l’ordine del giorno 4 (Comandini e più)

Il primo firmatario, on. Piero Comandini (Pd), ha illustrato l’ordine del giorno 4 che punta alla stabilizzazione dei lavoratori precari della Sanità. L’on. Piero Comandini ha annunciato “il ritiro auspicando una mozione dell’Aula che applichi in Sardegna i principi della legge Madia e le sue garanzie per favorire la stabilizzazione”.

Ritirato dall’on. Michele Cossa (Riformatori sardi) l’ordine del giorno 5 (integrazione tra gli ospedali del Sulcis Iglesiente) e l’ordine del giorno 6 a firma dell’on. Daniela Forma (Pd) sul reparto di Dermatologia dell’ospedale San Francesco di Nuoro.

Prima del voto finale sul Doc 16 di riforma della rete ospedaliera, il presidente del Consiglio ha consentito all’Aula le dichiarazioni. Il primo a parlare è stato l’on. Edoardo Tocco (FI), che ha detto: “I problemi restano, nonostante questo provvedimento, perché l’Areus è al palo e l’Ats ancora non funziona bene. Tutto questo accade a discapito dei pazienti e i territori della Sardegna non potranno che subire un danno da tutto ciò. Siamo alla sconfitta dei sardi, che si erano illusi sino all’ultimo che qualcosa potesse cambiare in meglio almeno sulla Sanità. Valuterò anche se lasciare la vicepresidenza della commissione Sanità”.

L’on. Daniela Forma (Pd) ha detto: “Sono tra i pochi che ha lavorato perché Nuoro fosse Dea di secondo livello e alla fine ho dovuto desistere in cambio di un presidio di primo livello con servizi di secondo livello. Rigetto le pesantissime accuse di smantellamento della Sanità nuorese che sono state lanciate sulla stampa in questi giorni  e voterò a favore perché la soluzione di compromesso raggiunta si affianca a una soluzione di principio: il riutilizzo delle risorse recuperate dall’annullamento del project financing. Avrei preferito che in questa battaglia il territorio di Nuoro avesse contato su un consigliere in più”.

Invece, l’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha esordito ricordando i lavori della commissione di inchiesta sulla Sanità, “che è un settore fuori controllo nella spesa pubblica. Ci sono costi di milioni di euro che lievitano ogni anno e non vengono mai giustificati: sui presìdi, sul personale, sulle commissioni di invalidità. Contro la commissione c’è stato un vero e proprio sabotaggio ma non accettiamo che questa storia senza pudore, durata anni, possa finire così. Non è questa riforma quella che migliorerà la sanità sarda e per questo esprimo il mio voto contrario”.

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) “la riforma doveva comunque essere fatta e per questo diedi credito alla maggioranza. Ma oggi questo credito lo avete esaurito e io voterò contro una riforma che produce gravi danni per la sanità gallurese, che esce a pezzi perché non si valutano i numeri reali della popolazione. Al di là della vittoria del collega Pierfranco Zanchetta per salvare il punto nascite di La Maddalena”.

Campo progressista Sardegna ha preso la parola con l’on. Annamaria Busia, che ha esordito così: “Il senso di appartenenza a una maggioranza e l’atto di fiducia che si deve avere registrano dall’altra parte  la lesione  dei principi minimi di civiltà. Che spesso è venuta a mancare. Ecco perché il mio voto non può che essere contrario perché è un voto politico, non personale”.

Anche l’on. Emilio Usula (Rossomori) ha annunciato il voto contrario e ha raffrontato “la nostra regione con la Puglia, che ha saputo come altre scrivere una legge adeguata alle domande di sanità dei propri cittadini. Ci sono Regioni che hanno saputo superare il Dm 70, non guardarlo come un totem. E intanto l‘eliambulanza in Sardegna esiste solo nella brochure e per la sanità nuorese non ci sono novità positive. Per questo i Rossomori votano contro”.

Voto favorevole per l’on. Rossella Pinna (Pd), che ha detto: “Abbiamo migliorato e riscritto il testo della giunta, abbiamo ascoltato i sardi con la volontà di tutelare il loro diritto alla salute nella costruzione della nuova rete ospedaliera, per non lasciare indietro nessuno. Il Medio campidano avrà dignità, grazie a questo provvedimento, con un nuovo ospedale e uno stabilimento di riabilitazione a Guspini”.

Per l’on. Fabrizio Anedda (Misto), che ha segnalato alcuni aspetti della riforma, “non basta un manager, bisogna sistemare la questione dei volontari perché il servizio è retto da volontari non retribuiti ma al di là delle mie considerazioni il mio voto è favorevole alla proposta di legge”.

Ha preso la parola l’on. Salvatore Demontis (Pd) ”il voto è favorevole perché aumenterà con questa riforma il livello di sicurezza per i nostri cittadini nei nostri ospedali.  E non è vero che era necessario attivare prima la rete territoriale e solo dopo quella ospedaliera: la Giunta ha già approvato gli indirizzi sulla rete territoriale e le due reti, che sono complementari, saranno attivate insieme”.

Per l’on. Roberto Desini (PDS) “migliorie sostanziali alla riforma sono arrivate grazie all’approccio e all’apporto del mio gruppo e in particolare del mio collega Augusto Cherchi. Apprezzo lo sforzo di tutta la maggioranza: i toni sono saliti ma siamo poi stati capaci di fare sintesi. Per questo il mio voto è sì”.

Anche l’on. Antonio Gaia (Upc) ha annunciato il voto favorevole “a una riforma che produrrà sicuramente effetti. Se ce ne sarà bisogno di farlo, rimetteremo mano alle norme strada facendo. Ma c’è stato un grande lavoro di sintesi da parte dell’intero Consiglio, che ha dato un importante contributo”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna) “le modifiche al testo hanno evitato disastri agli ospedali della città metropolitana ed è vero che ci sono stati importanti passi in avanti ma il giudizio non può cambiare perché non è questa la riforma attesa e per questo  annuncio la mia astensione. L’Areus è al palo, l’elisoccorso non si vede, molte scelte sono basate su assiomi non dimostrabili: sarà vero che il potenziamento degli ospedali oltre la città metropolitana decongestionerà quelli della città metropolitana? Avrei voluto dare un voto più consapevole. La Sanità, anche dal punto di vista del bilancio, è e sarà sempre più il vero banco di prova della nostra economia”.

Per l’on. Alfonso Marras (Udc) “le nostre proposte rigettate non possono che farci mantenere il giudizio negativo su questo piano. Alcuni sardi saranno avvantaggiati, altri no: quelli che abitano nei distretti periferici. Avete potenziato invece le eccellenze e diminuito i posti letto, addirittura”.

Per i Riformatori sardi, l’on. Michele Cossa ha detto: “Abbiamo ribadito più volte che la riforma della rete ospedaliera era ineluttabile. Ma non aver curato il rapporto con il governo e con gli amministratori locali portano molta preoccupazione e c’è il rischio, come sottolineato dall’on. Gaia, di un’impugnativa del governo nazionale a causa delle deroghe che avete adottato. Dando l’impressione che le vostre deleghe sia state orientate da un atteggiamento clientelare”. L’oratore ha definito “ambiguo il testo sul punto nascite di La Maddalena contenuto nell’emendamento approvato”.

Per FdI l’on. Paolo Truzzu ha detto che “è entrato in Aula un cavallo ed è uscito un asino. Non sono convinto che la qualità dell’offerta di salute sia migliorata e se facessimo un test della verità ognuno di voi direbbe che non è così, al di là dei colori. Per questo, per quello che vivremo nei prossimi mesi, io voto contro”.

L’Udc è intervenuto con l’on. Gianluigi Rubiu: “Siamo alla commedia e con grandi attori, capaci di grande recitazione. Questa è un riforma di campanile e di primariati da inventare in modo disorganico, in perfetto contrasto con l’atto aziendale approvato dal vostro supereroe Fulvio Moirano. La più spudorata spartizione vi ha caratterizzato in questa riforma, nonostante tutti i moralismi che mostrate nelle piazze. Questa riforma è invece il disastro della Sanità sarda e dovremmo ringraziarvi perché state producendo un danno incalcolabile: altro che mettere il paziente al primo posto”.

Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp), favorevole («una riforma tra le più dibattute della storia dell’autonomia che pone nelle stesse condizioni tutti i territori e tutti i presidi ospedalieri»). «La riforma – ha affermato il consigliere del centrosinistra – favorisce condivisione e collaborazione tra i presidi e consente a tutti i sardi di potersi curare».

Giorgio Oppi (Udc) ha dichiarato voto contrario («censuro i ritardi frutto della guerra tra bande interna alla maggioranza per la difesa dei rispettivi territori di appartenenza»). Il consigliere della minoranza ha parlato di rivendicazioni localistiche («così non si riorganizza la sanità né si riduce la spesa») ed ha definito le modifiche introdotte per La Maddalena, Lanusei e Nuoro “un bluff da pokeristi” («giocate con la salute sardi e scontentate tutti: medici, territori e operatori della salnità»).

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto contrario («la riforma è un vero mostro sanitario che crea disequilibri e penalizza Nuoro e il centro Sardegna»). L’esponente della minoranza ha concluso con l’invito alla Giunta affinché riconosca una onorificenza a chi, in questi ultimi diciassette anni, ha svolto eroicamente il servizio di elisoccorso: i Vigili del Fuoco.

Franco Sabatini (Pd), ha dichiarato voto favorevole e ha lamentato che “in troppi parlano senza neppure conoscere la proposta di riordino della rete ospedaliera” «Le definizioni contenute nel documento – ha affermato il presidente della Terza commissione – sono sostanza e garantiscono i servizi nei diversi presidi ospedalieri ma ora serve dare gambe alla riforma ponendo il malato al centro della nostra missione».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto contrario: «Avete fatto le clientele più barbare e salvaguardato interessi localistici, strapazzando il DM 70». L’esponente della minoranza ha criticato esecutivo e maggioranza ed ha concluso definendo “insipiente” il governo sardo nella guida della sanità, come della scuola o dei trasporti.

Augusto Cherchi (Pds) ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato esecutivo e Consiglio ad impegnarsi nelle azioni conseguenti all’approvazione della ridefinizione della rete ospedaliera. «Focalizziamo la nostra attenzione – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – sui servizi e la loro efficacia, ricordando che oggi l’efficienza è scarsa ed è assodato che si tagliano le sedute operatorie perché mancano gli anestesisti».

Paolo Zedda (Art.1-Mdp) ha dichiarato voto favorevole: «È una legge di cui avevamo urgente bisogno». «La sanità – ha concluso l’esponente della maggioranza – è uno spazio di sovranità importante: se spendiamo bene avremo una sanità migliore».

Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto contrario: «È una riforma che non rispetta l’autonomia e applica il DM 70 ad uso e consumo dgli amici». «Non si intravede – ha concluso la consigliera della minoranza – alcuna capacità di incidere e nessuna riduzione dei costi. Ribadisco il favore per il Mater Olbia senza che la struttura gallurese sia autorizzata  a discapito della salute pubblica e privata».

Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) ha dichiarato voto favorevole: «È una riforma irrinunciabile che è partita da principi antichi come quello della perequazione tra i territori». «La sanità in Sardegna – ha concluso il capogruppo della maggioranza – non è all’altezza dei troppi bisogni dei sardi e serve intervenire immediatamente sulle lungaggini nelle liste d’attesa».

Piero Comandini (Pd) ha annunciato voto a favore: «Noi portiamo facciamo le riforme e accettiamo la sfida del cambiamento anche se l’opposizione ci ha invitati a restare in un porto sicuro dove però l’acqua è più torbida». «La prima proposta di ridefinizione della rete ospedaliera – ha concluso l’esponente della maggioranza – ha spaventato molti ma poi la riforma è stata migliorata quando l’assessore Arru ha forse tolto il camice da medico e indossato la tuta della politica».

Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha dichiarato voto di astensione, sottolineando però i miglioramenti apportati per la sanità oristanese. «Il San Martino esce rinforzato, l’ospedale di Bosa ha mantenuto il grado di ospedale e il presidio Delogu di Ghilarza è migliorato».

Voto contrario ha dichiarato Antonello Peru (Fi): «La riforma non è ottima ma non tutto è da buttare alle ortiche». «È chiaro – ha concluso il consigliere della minoranza – che l’organizzazione è sbilanciata in due poli e nella riforma della rete ospedaliera è assente la medicina territoriale e il collegamento sinergico con i presidi ospedalieri».

Marco Tedde (Fi) ha annunciato voto contrario («ma anche alcuni consiglieri di maggioranza annunciano voto contrario e così dimostrano sofferenze delle quali la giunta dovrà tener conto»).  «Il documento è levantino – ha concluso il consigliere della minoranza – ed è naufragato il rigore tecnico e metodologico dell’assessore».

Gianmario Tendas (Pd) ha dichiarato voto a favore: «La rete è un tassello importante della riforma sanitaria e mette a sistema questa organizzazione un con progetto organico e strutturato». «Ci sarà molto da fare – ha concluso il consigliere della maggioranza – e ora serve la rete territoriale e la rete dell’emergenza-urgenza».

Antonio Solinas (Pd) ha annunciato voto favorevole: «Per fare le riforme è importante il e nella passata legislatura non c’è stata alcuna riforma perché non si sono voluti toccare alcuni interessi». «Vogliamo fornire servizi di qualità – ha concluso il consigliere della maggioranza – e dimostriamo di non chiudere gli ospedali».

Luigi Ruggeri (Pd) ha dichiarato voto a favore: «Un grande traguardo che produce un cambiamento reale». «Non abbiamo ceduto ai localismi – ha spiegato il consigliere della maggioranza – e abbiamo fatto i riformisti. Abbiamo tolto autoreferenzialità ai territori e ai professionisti e la riforma produce equità».

Giuseppe Fasolino (Fi) ha annunciato il voto contrario: «Dell’originaria proposta di riforma non è rimasto niente e il DM 70 è stato stravolto». «Voto contro – ha affermato il consigliere della minoranza perché con questa riforma ha vinto chi tirava più forte la giacchetta e per il trattamento riservato alla Gallura che considerate la Cenerentola della sanità sarda».

Pierfranco Zanchetta (Upc) ha annunciato voto favorevole («la riforma mette a nudo le criticità del sistema e bisogna intervenire per superarle»). «Conquistiamo servizi che non avevamo e che ci erano stati sottratti – ha concluso il capogruppo di maggioranza – e sul punto nascita della Maddalena abbiamo fatto un passo in avanti rispetto alla proposta iniziale».

Alessandro Collu (Pd) ha dichiarato voto favorevole: «Dopo 38 riunioni di commissione e il lavoro in Aula approviamo una legge che non sarà perfetta ma tutti sanno che le leggi perfette sono quelle che restano chiuse nei cassetti». «È il Medio Campidano la Cenerentola della sanità sarda – ha concluso il consigliere della maggioranza – e per meritiamo un riequilibrio, così come ci è riconosciuto nel piano di riordino della rete ospedaliera». 

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd), annunciando il suo voto a favore, ha parlato di «grande lavoro svolto da Giunta e Commissione sanità» e di perfetta «sintesi delle varie istanze provenienti dalla Sardegna».

Meloni ha poi espresso soddisfazione per il risultato ottenuto dalla Gallura: «Le situazioni deficitarie non dipendono dal riordino. Il riordino della rete ospedaliera è un grande passo avanti per superare il deficit. Grazie alla riforma i presidi galluresi cresceranno». Infine una difesa del Mater Olbia: «Non è un imbroglio – ha concluso il consigliere del Pd – saprà coniugarsi con il sistema pubblico evitando ai cittadini sardi i viaggi della speranza. L’imbroglio si è fatto prima non rispettando, in alcune zone della Sardegna, i parametri abitanti-posti letto. In futuro occorrerà concentrarsi per migliorare i servizi, soprattutto nelle periferie».

Giudizio positivo anche da parte di Roberto Deriu (Pd): «Pannella diceva che il centrosinistra era quello dei buoni a nulla mentre il centrodestra quello delle persone capaci. Con questa riforma qualcosa di buono lo abbiamo concluso anche noi – ha detto Roberto Deriu – siamo davanti ad una modifica della costituzione materiale della Sardegna con la riorganizzazione del sistema sanitario. Le critiche che mirano a delegittimare l’operazione vogliono sottacere il riconoscimento della realtà sarda che ha dato equilibrio ai numeri e alle aspirazioni del sistema sanitario. La Sardegna è nella media nazionale sia per quanto riguarda il primo che il secondo livello. La salute, invece, è negli atti di governo, dentro la cornice della riforma, un lavoro da proseguire nella programmazione pluriennale. Occorre adesso superare gli ostacoli, il primo è la nomina del direttore generale dell’Areus che attendiamo nelle prossime ore».

Anche Luigi Lotto (Pd) ha annunciato il suo voto a favore. «E’ stato fatto un buon lavoro in un contesto difficile – ha esordito Lotto – si è affrontato con saggezza un tema molto complicato. Si poteva fare meglio? La domanda è un’altra: cosa è il meglio? La discussione sarebbe troppo lunga». Il dibattito sulla riforma, secondo il consigliere del Pd, poteva essere condotto in modo diverso: «In alcuni casi è stato falsato dai localismi. Il risultato raggiunto è buono. L’intervento sulla sanità dovrà adesso proseguire con il riordino della rete territoriale e dell’emergenza-urgenza».

Di riforma storica ha parlato invece il presidente della Commissione Sanità Raimondo Perra : «E’ una riforma socialista perché mette al centro gli interessi dei sardi che fino ad oggi non hanno avuto risposte adeguate ai bisogni di cura – ha sottolineato Raimondo Perra – si è tenuto conto delle richieste dei territori, della densità  abitativa e della viabilità precaria della Sardegna. La riforma ha inoltre derogato al D.M. 70, è una decisione tutta nostra, il rischio è che la potessero fare altri. Finora siamo ultimi in Italia per l’uso inappropriato dell’ospedali e per le lunghe liste d’attesa. Sono sicuro che ci sarà un miglioramento del sistema».

Per il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, l’Aula si è finalmente riappropriata di una sua competenza. «Qualche mese fa facemmo una scommessa: portare in aula l’atto più importante di programmazione sanitaria – ha ricordato Gianfranco Congiu – credo che il risultato sia stato raggiunto. La riforma sarà utile quanto più sarà accompagnata dagli altri due atti fondamentale: il riordino della rete territoriale e quello del sistema di emergenza urgenza». Soddisfazione da parte del capogruppo del Partito dei Sardi anche per un altro aspetto della riforma: «Non ci interessa mettere bandierine – ha concluso Gianfranco Congiu – ma per una forza come la nostra aver prestato attenzione ai presidi di zona disagiata è motivo di grande orgoglio, un premio per l’impegno profuso». 

Giudizio condiviso dal capogruppo del Pd Pietro Cocco: « E’ una giornata importante per la quale abbiamo lavorato a lungo, un risultato che arriva in una data simbolo – ha sottolineato Cocco – oggi si celebrano i cento anni della rivoluzione d’ottobre. E’ dunque una giornata rivoluzionaria, diverso sarebbe stato approvarla ieri nel giorno della disfatta di Caporetto». Secondo Pietro Cocco «il riordino della rete ospedaliera andava fatto. Ci vuole coraggio nel fare le riforme, ci sono state lunghe discussioni all’interno della coalizione e nei territori, il risultato è che non si chiude un ospedale, i posti letto sono gli stessi, rimangono i servizi. C’è stata grande forza di volontà da parti di tutti».

Di parere opposto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha annunciato il voto contrario del suo partito: «Continuate a chiamarla riforma, ma una riforma è tale quando migliora le condizione di vita dei cittadini – ha detto Pietro Pittalis – è invece un pasticcio che aggrava le condizioni di una sanità che non funziona. In questi 4 anni di governo avete mandato la spesa sanitaria fuori controllo senza riuscire a razionalizzarla. Siamo davanti a  un’operazione al ribasso imposta al territorio contro la volontà dei cittadini con una visione dirigista e centralista». Preoccupazioni infine sulla qualità dei servizi nelle periferie: «Assumetevi tutta la responsabilità degli effetti pregiudizievoli che la riforma produrrà su tutto il sistema – ha concluso Pietro Pittalis – non tutti avranno il diritto alla salute garantito, soprattutto, chi vive nelle zone più disagiate. E’ un’operazione vergognosa alla quale noi ci opponiamo».

Terminati gli interventi dei consiglieri, ha preso la parola l’assessore alla Sanità Luigi Arru che ha voluto ringraziare tutti, opposizione compresa, per il risultato raggiunto: «Completiamo un viaggio iniziato nel 2012. Ci siamo riusciti come sardi, ora abbiamo uno strumento su cui confrontarci». L’assessore ha poi rivolto un ringraziamento particolare al presidente Francesco Pigliaru «per la sua serietà e sobrietà – ha detto – a lui dico grazie per essere rimasto fermo anche nei momenti più difficili». Secondo Luigi Arru la riforma segna il cambiamento radicale di un modello organizzativo. «Parliamo di ospedali per intensità di cura in cui si mette al centro il cittadino e i professionisti danno il meglio di loro stessi – ha concluso Luigi Arru citando un caso di buona sanità al Brotzu – per questo dico grazie ai medici ed agli infermieri che in un momento di difficoltà hanno lavorato seriamente. Andiamo avanti per migliorare, è un successo del Parlamento sardo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della riforma che ha ottenuto il via libera con 30 voti a favore e 20 contrari.

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Il vicepresidente del Consiglio regionale Eugenio Lai, insieme al gruppo consiliare Articolo Uno – SDP, alla vigilia dell’incontro tra l’assessore all’agricoltura della Regione Sardegna, Pierluigi Caria e una delegazione del consorzio sardo Grano Cappelli, comunicano che presenteranno una mozione per la salvaguardia della produzione delle filiere di Grano Cappelli in Sardegna.

Il gruppo consiliare ritiene, infatti, che il via libera ad una sementeria nell’Emilia Romagna di questo particolare grano, sia un grave attacco alla produzione della nostra Isola, che vanta un mercato in via di espansione. Questa azione si presenta come la solita inaccettabile speculazione economica a danno degli agricoltori sardi.

Il gruppo SDP si schiera al fianco dell’assessore regionale dell’Agricoltura e della sua netta presa di posizione e dichiara che sarà al suo fianco in questa battaglia. I consiglieri auspicano, inoltre, che la Giunta e il Consiglio tutto adottino azioni forti che possano chiarire e risolvere in tempi brevissimi questo problema.

«Non si possono mandare in fumo anni di sacrificio e lavoro e non si possono tanto meno disperdere gli ottimi e fruttuosi risultati raggiunti grazie alle filiere che si sono sviluppate in Sardegna – diconoEugenio Lai, Daniele Secondo Cocco, Luca Pizzuto e Paolo Zedda – e si sono fatte apprezzare in tutto il territorio nazionale.»