29 March, 2024
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Taglio del nastro oggi a Villamar (SU) per Clinica Arborea, il primo centro di riabilitazione cardiologica residenziale in Sardegna. Alla conferenza stampa di presentazione della struttura – realizzata da Orpea Italia, la divisione italiana di Orpea, Gruppo francese leader europeo nel settore dell’accoglienza a lungo termine (Residenze per Anziani, Cliniche di Riabilitazione) – sono intervenute le principali autorità locali, tra le quali il sindaco di Villamar, Fernando Cuccu; il presidente della Fondazione “Centro Servizi alla Persona”, Pier Sandro Scano; il direttore dell’Area Socio Sanitaria di Sanluri, Antonio Onnis; e, infine, l’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio.

Collocata in posizione strategica, a breve distanza da Cagliari e Oristano, Clinica Arborea si occuperà di Riabilitazione globale a ciclo continuativo ad alta intensità cardiologica e neuro funzionale. Un centro d’avanguardia, per un investimento di circa 13 milioni di euro, che ospiterà 20 posti letto per la riabilitazione cardiologica e 15 per quella neuro funzionale.

Ad esprimere soddisfazione per l’apertura di Clinica Arborea sono stati, con voce unanime, tutti i rappresentanti delle istituzioni intervenuti che hanno sottolineato quanto la struttura sia il risultato di una comunità di intenti e di una strettissima collaborazione tra Comune di Villamar, Fondazione “Centro Servizi alla Persona” ed Orpea Italia: «Questa struttura, – ha dichiarato Fernando Cuccu, sindaco di Villamar – è un centro di eccellenza per andare incontro a esigenze molto sentite nel nostro territorio e diventerà un punto di riferimento molto importante. E’ anche un segnale di speranza e di ripresa per il rilancio delle imprese e dell’economia».

Con l’odierna apertura di Clinica Arborea, è stato messo un tassello importante nella costruzione di una rete socio-sanitaria completa per i cittadini sardi che va a integrare i servizi offerti dal territorio. Ma è solo il primo passo, in quanto Orpea Italia ha in previsione un piano di investimenti anche al nord con l’incremento dei posti letto in RSA e un progetto di ampio respiro per l’Alzheimer nella zona centrale della Sardegna.

«Non siamo venuti in Sardegna come conquistadores – ha dichiarato Thibault Sartini, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Orpea Italia – né abbiamo un modello da importare. Per noi ogni struttura ha la sua anima, il suo progetto e per Clinica Arborea abbiamo cercato di rispettare l’identità del territorio, anche nella scelta del personale che non abbiamo portato da fuori ma selezionato sul posto. So cosa vuol dire crescere, perché nella mia carriera sono partito come addetto alle pulizie prima, OSS dopo, fino a diventare direttore e poi a ricoprire il ruolo di oggi. Auguro pertanto buona vita alla struttura, al progetto e a tutti quelli che ci hanno creduto.»

Oggi il Gruppo Orpea vanta 86.757 posti letto autorizzati e dislocati in 854 strutture nel mondo, principalmente in Francia, ma anche in Spagna, Belgio, Svizzera, Germania, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Italia e Portogallo. Dal 2016 Orpea si è sviluppata anche Oltreoceano con la Residenza Xianlin International Care Center di Nanjing in Cina e in Brasile con oltre 2.000 posti letto.

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Il sindaco di Bortigiadas, Emiliano Deiana (PD), è stato eletto ieri pomeriggio, nella sala conferenze del Nuraghe Losa, ad Abbasanta, nuovo presidente di Anci Sardegna. La sua elezione è maturata con “soli” 118 voti dei 377 sindaci dei comuni della Sardegna, quelli dei sindaci rimasti in sala (sui 190 registrati in ingresso) dopo che lo scontro infinito con l’altra componente che sosteneva il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini (anche lui esponente del Partito Democratico), che era stato eletto lo scorso 23 settembre, elezione poi annullata, aveva lasciato l’assemblea congressuale in segno di protesta.

Saranno ora da verificare gli sviluppi di quanto accaduto ieri, in occasione della prima riunione dell’assemblea che il neo presidente s’è impegnato a convocare in tempi brevi.

Ieri mattina i lavori erano iniziati con l’intervento di Giuseppe Ciccolini che aveva chiesto ancora una volta di rinviare il voto in attesa di conoscere le decisioni del Tribunale civile di Cagliari, attesa per l’8 febbraio prossimo, sul suo ricorso contro l’annullamento del voto del 23 settembre. La sua richiesta è stata respinta dalla maggioranza dei presenti ed ha quindi deciso di abbandonare i lavori, seguito dai suoi sostenitori.

Emiliano Deiana, con il sostegno del presidente uscente Pier Sandro Scano e del presidente dell’assemblea congressuale, Mario Bruno, ha deciso di andare avanti e si è quindi giunti alla votazione con la sua elezione, decisa da 118 dei 377 sindaci dei comuni sardi.

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L’assessore regionale degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha spiegato ieri sera in una conferenza stampa le iniziative che la Giunta regionale assumerà per opporsi all’esclusione della Sardegna dalla ripartizione delle risorse del fondo nazionale destinato agli enti locali.
«Ci opporremo in tutte le sedi allo schema di DPCM che esclude le Province sarde e la Città Metropolitana di Cagliari dalla ripartizione delle risorse del fondo nazionale (969 milioni di euro) destinato agli enti locali, in quanto porrebbe in una posizione di evidente disequilibrio tutti gli enti intermedi sardi e renderebbe impossibile garantire le funzioni fondamentali provinciali – ha detto Cristiano Erriu nell’incontro che si è tenuto in Assessorato, con la partecipazione del sindaco metropolitano Massimo Zedda, il presidente del Cal Andrea Soddu e il presidente dell’Anci Sardegna Pier Sandro Scano -. Lo faremo a partire dalla Conferenza Unificata convocata a Roma per giovedì mattina, ma siamo pronti a farlo anche in Parlamento con la chiamata a raccolta di deputati e senatori sardi. Chiaramente coinvolgeremo e chiederemo il pieno appoggio al Consiglio regionale e agli organi rappresentativi degli enti locali (Cal e Anci), che oggi sono qui presenti.»
All’incontro ha partecipato il vicepresidente della Regione Raffaele Paci, il quale ha annunciato che «qualora il testo proposto non venga modificato, la Regione sta preparando il ricorso da presentare alla Corte Costituzionale anche per altri aspetti della legge di stabilità, come ad esempio la spesa sanitaria per i farmaci innovativi, per i quali siamo obbligati a sostenere per intero la spesa ma anche per gli accantonamenti e altri fondi dai quali la Sardegna rischia di restare esclusa».

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E’ stato costituito il tavolo tecnico che dovrà seguire le diverse fasi del piano di riorganizzazione dei servizi postali in Sardegna.
La decisione di dare vita a un momento di confronto e verifica sull’avanzamento della riforma, che sarà attuata nel corso del 2017, è stata assunta nel corso dell’incontro al quale è intervenuto l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, insieme al presidente dell’Anci Sardegna, Pier Sandro Scano e a una delegazione di Poste Italiane.
«La Giunta, in piena sintonia con l’associazione dei Comuni – ha dichiarato Cristiano Erriu – vuole seguire passo passo l’iter del processo di riorganizzazione dei servizi postali nell’isola. E’ importante verificare il percorso attraverso un dialogo continuo con i massimi rappresentanti di Poste Italiane. L’Azienda ha confermato la continuità del servizio ai cittadini e la presenza degli uffici postali sul territorio senza rischi occupazionali.»
«Uno degli obiettivi del Tavolo appena costituito – ha spiegato Cristiano Erriu – è quello di porre le basi di un Protocollo d’Intesa tra Regione, Anci e Poste Italiane sul modello di quello già sottoscritto dalla Regione Piemonte. Tutto questo per fare in modo che le diverse forme di riorganizzazione non siano slegate dalle esigenze dei territori e che i principi dell’efficienza dei servizi siano sempre tenuti nella massima considerazione. Lo spazio del confronto permanente garantisce – ha concluso l’assessore Erriu – la possibilità di individuare ambiti prioritari di intervento e di venire incontro, tempestivamente, ai bisogni dei cittadini e degli operatori economici.»

Le Poste di Piazza del Carmine a Cagliari.

Le Poste di Piazza del Carmine a Cagliari.

 

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sanita-accordo-regione-comuni-scuola-societa-sportive

La prevenzione come principale azione per la tutela della salute e come chiave di volta per la sostenibilità del sistema sanitario. Sono i principi alla base dell’accordo quadro firmato oggi dall’assessore della Sanità, Luigi Arru, dal presidente dell’Anci Sardegna, Pier Sandro Scano, dal Direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Francesco Feliziani, e dal presidente dell’Uisp (Unione italiana sport per tutti), Tore Farina.

«E’ un momento importante – ha detto l’assessore Luigi Arru – perché parliamo troppo di sanità legata all’ospedale, ai posti letto, alle polemiche, mentre poco si punta sulla prevenzione e sui corretti stili di vita. Questo protocollo interistituzionale dà attuazione al nostro piano di prevenzione, per il quale la Giunta ha messo a disposizione 42 milioni.»

L’assessore Arru ha ricordato che la Sardegna ha un alto indice di invecchiamento e, al contempo, è una delle cinque blue zone, con concentrazione di centenari: «E’ dimostrato – ha spiegato – che avevano uno stile di vita corretto, facevano attività fisica costante, evitavano l’abuso di alcol e di fumo. Noi dobbiamo puntare su questi fattori, per gli anziani ma anche per i nostri ragazzi e per i bambini. Ci sono studi internazionali che certificano anche il risparmio in sanità grazie alla prevenzione e alla vita che facciamo fare a giovani e meno giovani».

Il presidente dell’Anci, Pier Sandro Scano, ha sottolineato come i Comuni siano disponibili a fare la loro parte, sensibilizzando i cittadini, mentre il direttore dell’Ufficio scolastico, Francesco Feliziani ha rimarcato come sia fondamentale l’attività fisica nelle scuole per i ragazzi. Farina, per la Uisp, ha puntato l’attenzione sul fatto che si tratta del primo Protocollo che coinvolge anche il mondo della scuola.

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Palazzo della Regione 1 copia

La Regione, l’Anci Sardegna e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, FP-Cgil, Cisl-FP e Uil-FPL hanno sottoscritto un accordo sul personale dell’ex provincia di Cagliari, alla luce delle disposizioni contenute nella legge di riordino degli enti locali (L.R. n. 2/2016). All’incontro hanno partecipato tra gli altri l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu, il presidente dell’Anci Pier Sandro Scano, l’amministratore straordinario della provincia del Sud Sardegna Giorgio Sanna ed il sindaco metropolitano Massimo Zedda.
Rifacendosi a quanto previsto dai protocolli d’intesa del 24 novembre 2014 e del 30 marzo 2016, le parti hanno deciso di comune accordo che il formale passaggio del personale dalla provincia di Cagliari a quella del Sud Sardegna ed alla Città Metropolitana di Cagliari avverrà entro il 1° gennaio 2017, per allineare la contabilità fra gli Enti interessati a partire dall’inizio dell’anno finanziario e consentire il complessivo azzeramento delle attività contabili della Provincia cessante entro il 31 dicembre 2016.
Il 90% del personale sarà attribuito alla Città Metropolitana di Cagliari, in quanto subentra e assomma a sé le competenze della preesistente provincia di Cagliari, dell’Unione dei Comuni e le funzioni fondamentali della Città metropolitana, e anche in considerazione della maggiore concentrazione e densità di popolazione. Il restante 10% sarà attribuito alla neo costituita provincia del Sud Sardegna. Su proposta dei sindacati è stata inserita una clausola, secondo la quale l’attribuzione del personale sarà comunque gestita con flessibilità rispetto alle suddette percentuali, avendo riguardo del numero delle manifestazioni di volontà che saranno espresse dal personale interessato.
L’amministratore straordinario della provincia del Sud Sardegna, Giorgio Sanna, dovrà redigere e pubblicare uno specifico avviso attraverso il quale il personale interessato, in termini esclusivamente volontari, possa esprimere la propria scelta fra la Città Metropolitana e la provincia del Sud Sardegna.
«Il lavoro svolto sinora da questo tavolo di consultazione sindacale – ha sottolineato l’assessore regionale Cristiano Erriu – ha sempre registrato la massima collaborazione da parte delle organizzazioni sindacali e dell’Anci, e per questa particolare occasione è stato esteso all’amministratore straordinario della provincia del Sud Sardegna e al sindaco della Città Metropolitana. Questo lavoro ci sta permettendo di attuare la riforma in una forma condivisa, tenendo ben presenti le esigenze delle istituzioni coinvolte e quelle dei lavoratori.»

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Il presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, e il presidente dell’Anci Sardegna Pier Sandro Scano hanno firmato un protocollo d’intesa tra la Regione Sardegna e l’Anci che formalizza la collaborazione fra le due istituzioni per il confronto permanente in una prospettiva di costante concertazione. Un impegno a usare il metodo della concertazione e a promuovere azioni di sistema per pianificare, programmare, realizzare attività di comune interesse in particolar maniera su temi quali sviluppo territoriale, innovazione, ricerca, qualità delle istituzioni e riforma delle autonomie locali.

«E’ particolarmente importante, in un momento quale l’attuale, di cambiamenti rapidi e riforme profonde – ha commentato il presidente della Regione, Francesco Pigliaru -, definire in maniera continuativa il rapporto fra la Regione e il sistema delle autonomie locali, legandolo a criteri di collaborazione e cooperazione così da essere garantiti da una maggiore stabilità ed efficienza nelle politiche pubbliche a favore dei cittadini.»

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Realizzare reti per la videosorveglianza in tempi brevi in tutti i Comuni della Sardegna e portare la copertura della banda ultra-larga in tutte le zone rurali. Questi gli obiettivi illustrati questa mattina, nella Sala del Centro Congressi Losa ad Abbasanta, dal presidente Francesco Pigliaru insieme all’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro nel corso del seminario sulle infrastrutture per la banda ultra-larga nelle aree rurali e sulla rete di videosorveglianza. L’appuntamento, al quale ha partecipato il presidente dell’Anci Sardegna Pier Sandro Scano, era promosso dalla Regione Sardegna insieme all’Associazione nazionale dei Comuni ed era rivolto a sindaci e assessori comunali.

La Sardegna, all’avanguardia tra le regioni italiane, ha avviato le azioni per portare la banda ultra-larga in 313 comuni per una spesa di 56 milioni di euro. L’impegno di 7 milioni e 150 mila euro, invece, è per realizzare le reti che daranno vita a un articolato sistema di videosorveglianza per la tutela della legalità e della sicurezza pubblica. Nel dialogo con gli amministratori locali, il presidente Pigliaru ha ribadito la scelta di ampliare la realizzazione del progetto a tutti territori dell’Isola, sottolineandone l’urgenza in un periodo in cui si moltiplicano gli attentati agli amministratori.

«Sulla visione siamo tutti d’accordo, ora si tratta di lavorare sull’operatività», ha detto Francesco Pigliaru intervenendo al termine della riunione, dopo aver ascoltato le richieste e i punti di vista dei partecipanti. «Lo sviluppo delle zone interne è la nostra grande sfida e questi strumenti possono darci un aiuto concreto. Per combattere lo spopolamento non è sufficiente trasferire fondi ai Comuni, serve una strategia che dobbiamo costruire tutti insieme. Avere una videosorveglianza che funziona significa avere maggior sicurezza: sappiamo che non è la soluzione al problema di vandalismo e attentati, ma è un deterrente. Lo dicono i dati di altri territori: dove sono state realizzate buone reti, la criminalità è crollata. D’altro canto, però, la sicurezza non basta», ha sottolineato il presidente della Regione.
«I cittadini restano in un luogo se ci sono sviluppo, lavoro, buoni servizi, buone scuole. E siccome il grande potenziale delle zone interne è l’agroalimentare, la banda ultra-larga è una importantissima alleata per far arrivare sui grandi mercati i nostri prodotti di altissima qualità. Vuol dire che se mettiamo insieme le opportunità possiamo crescere molto e in fretta», ha concluso Francesco Pigliaru -. Noi siamo pronti a trovare i fondi per vincere, insieme a voi, ogni scommessa di sviluppo nei territori, chiedendo allo Stato di fare la sua parte.» 
«Le reti per la videosorveglianza e le infrastrutture per la banda ultralarga – ha detto l’assessore Gianmario Demuro – rientrano nella strategia dell’agenda digitale: un piano di sviluppo, basato sull’innovazione, che l’esecutivo considera fondamentale per il futuro della Sardegna, una grande risorsa a disposizione di cittadini e imprese. La Giunta vuole confrontarsi costantemente con i sindaci per capire le loro reali esigenze. Dal dialogo scaturiscono utili indicazioni operative che consentono di affinare e migliorare gli interventi.»

All’incontro sono intervenuti anche il direttore degli Affari generali Antonello Pellegrino e i dirigenti Piero Berritta e Alessandro Corrias che hanno illustrato ai sindaci gli aspetti tecnici dei due progetti.Abbasanta 18 aprile 2016 – Realizzare reti per la videosorveglianza in tempi brevi in tutti i Comuni della Sardegna e portare la copertura della banda ultra-larga in tutte le zone rurali. Questi gli obiettivi illustrati questa mattina, nella Sala del Centro Congressi Losa ad Abbasanta, dal presidente Francesco Pigliaru insieme all’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro nel corso del seminario sulle infrastrutture per la banda ultra-larga nelle aree rurali e sulla rete di videosorveglianza. L’appuntamento, al quale ha partecipato il presidente dell’Anci Sardegna Pier Sandro Scano, era promosso dalla Regione Sardegna insieme all’Associazione nazionale dei Comuni ed era rivolto a sindaci e assessori comunali.
La Sardegna, all’avanguardia tra le regioni italiane, ha avviato le azioni per portare la banda ultra-larga in 313 comuni per una spesa di 56 milioni di euro. L’impegno di 7 milioni e 150 mila euro, invece, è per realizzare le reti che daranno vita a un articolato sistema di videosorveglianza per la tutela della legalità e della sicurezza pubblica. Nel dialogo con gli amministratori locali, il presidente Pigliaru ha ribadito la scelta di ampliare la realizzazione del progetto a tutti territori dell’Isola, sottolineandone l’urgenza in un periodo in cui si moltiplicano gli attentati agli amministratori.
«Sulla visione siamo tutti d’accordo, ora si tratta di lavorare sull’operatività”, ha detto Francesco Pigliaru intervenendo al termine della riunione, dopo aver ascoltato le richieste e i punti di vista dei partecipanti. “Lo sviluppo delle zone interne è la nostra grande sfida e questi strumenti possono darci un aiuto concreto. Per combattere lo spopolamento non è sufficiente trasferire fondi ai Comuni, serve una strategia che dobbiamo costruire tutti insieme. Avere una videosorveglianza che funziona significa avere maggior sicurezza: sappiamo che non è la soluzione al problema di vandalismo e attentati, ma è un deterrente. Lo dicono i dati di altri territori: dove sono state realizzate buone reti, la criminalità è crollata. D’altro canto, però, la sicurezza non basta”, ha sottolineato il Presidente della Regione.”I cittadini restano in un luogo se ci sono sviluppo, lavoro, buoni servizi, buone scuole. E siccome il grande potenziale delle zone interne è l’agroalimentare, la banda ultra-larga è una importantissima alleata per far arrivare sui grandi mercati i nostri prodotti di altissima qualità. Vuol dire che se mettiamo insieme le opportunità possiamo crescere molto e in fretta”, ha concluso Francesco Pigliaru. “Noi siamo pronti a trovare i fondi per vincere, insieme a voi, ogni scommessa di sviluppo nei territori, chiedendo allo Stato di fare la sua parte.”

“Le reti per la videosorveglianza e le infrastrutture per la banda ultralarga – ha detto l’assessore Demuro – rientrano nella strategia dell’agenda digitale: un piano di sviluppo, basato sull’innovazione, che l’esecutivo considera fondamentale per il futuro della Sardegna, una grande risorsa a disposizione di cittadini e imprese. La Giunta – ha rimarcato il titolare degli Affari generali – vuole confrontarsi costantemente con i sindaci per capire le loro reali esigenze. Dal dialogo scaturiscono utili indicazioni operative che consentono di affinare e migliorare gli interventi». All’incontro sono intervenuti anche il direttore degli Affari generali Antonello Pellegrino e i dirigenti Piero Berritta e Alessandro Corrias che hanno illustrato ai sindaci gli aspetti tecnici dei due progetti.

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

La commissione sanità, presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi) ha continuato il ciclo di audizioni sulla riforma della rete ospedaliera ascoltando l’Anci e le organizzazioni sindacali.

Il presidente dell’Anci Pier Sandro Scano, in apertura, ha respinto «l’impressione secondo la quale i Sindaci vogliono difendere lo statu quo, anzi sono perfettamente consapevoli di trovarsi di fronte ad una riforma radicale della sanità sarda e, per questo, sono molto attenti a vedere come si realizzerà in ogni paese l’equilibrio fra rete ospedaliera, rete dei servizi e struttura di emergenza-urgenza in una visione di sistema che ancora non c’è; questo è il sentimento comune che, fra l’altro, ha ispirato le grandi mobilitazioni registrate nei territori».

Scano ha poi invitato la commissione ad una riflessione sul rapporto fra geografia istituzionale (derivante dalla riforma degli Enti locali) ed organizzazione sanitaria sostenendo che «quella istituzionale, che necessariamente avrà tempi più lunghi, deve essere considerata prioritaria; sotto questo profilo non sarebbe utile considerare la scadenza del 1° luglio (data in cui si vorrebbe far partire la nuova rete) con rigidità».

«La riforma – ha concluso – deve dare ai sardi pari diritti a prescindere dal luogo di residenza, questo non vuol dire che si deve avere tutto dappertutto quanto che i servizi devono essere uguali; qui entrano in gioco le istanze dei territori alcune delle quali, come quelle del Sassarese e delle isole minori, appaiono degne della massima attenzione, in una ottica complessiva che non può prevedere aree intoccabili, Cagliari compresa.»

Successivamente la commissione ha ascoltato i rappresentanti sindacali del comparto sanità. Per la Uil Fulvia Murru ha parlato di una “mini-riforma” che lascia nell’incertezza questioni importantissime come le cure territoriali e l’emergenza-urgenza, lascia aperto il problema del coordinamento con la riforma degli Enti locali, sottovaluta l’emergenza del personale sottoposto ad un forte stress dal blocco del turn-over, apre un fronte carico di interrogativi con il Mater Olbia che «rischia di desertificare l’offerta sanitaria pubblica».

A nome della Cgil, Roberta Gessa ha affermato che, «si tratta di una riforma che parte dalla testa anziché dalla base e dimentica pilastri come la rete dei servizi e l’Areus», evitando inoltre di affrontare alcuni nodi centrali della sanità pubblica: prevenzione, presa in carico del paziente sul territorio, liste d’attesa. Una riforma con queste lacune «rischia di far implodere il sistema – ha concluso – anche perché tutte le piante organiche delle aziende sarde sono fortemente sottodimensionate».

Critico anche Davide Paderi della Cisl, nei confronti di una riforma «che dice cosa bisogna fare in modo giusto ma sbaglia non indicando come si deve fare, aprendo una fase di transizione carica di incertezze in un settore delicatissimo». Secondo Paderi, poi, «dalla riforma è assente il problema del lavoro e lo sblocco parziale del turn over non è sufficiente a risolvere la situazione di molti reparti che stavano letteralmente scoppiando».

Giacomo Meloni, della Css, ha messo l’accento sulle carenze di una riforma che «contiene scelte interessanti ma poi non stanzia risorse e non ha il coraggio di fare scelte coerenti», esprimendo poi preoccupazione per la presenza di una struttura come il Mater Olbia che «potrebbe sottrarre risorse preziose alla sanità pubblica».

L’Ugl infine, con Lino Marroccu, ha segnalato alla commissione che la riforma dimentica colpevolmente quello che dovrebbe essere il cuore del cambiamento del sistema sanitario, le liste d’attesa: «Nel settore privato bastano pochi giorni ma nel pubblico ci vogliono mesi».

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Pier Sandro Scano A

La commissione Sanità ha continuato oggi il ciclo di audizioni sulla riforma della rete ospedaliera ascoltando l’Anci e le organizzazioni sindacali.

Il presidente dell’Anci, Pier Sandro Scano, in apertura, ha respinto «l’impressione secondo la quale i sindaci vogliono difendere lo statu quo, anzi sono perfettamente consapevoli di trovarsi di fronte ad una riforma radicale della sanità sarda e, per questo, sono molto attenti a vedere come si realizzerà in ogni paese l’equilibrio fra rete ospedaliera, rete dei servizi e struttura di emergenza-urgenza in una visione di sistema che ancora non c’è; questo è il sentimento comune che, fra l’altro, ha ispirato le grandi mobilitazioni registrate nei territori».

Pier Sandro Scano ha poi invitato la commissione ad una riflessione sul rapporto fra geografia istituzionale (derivante dalla riforma degli Enti locali) ed organizzazione sanitaria sostenendo che «quella istituzionale, che necessariamente avrà tempi più lunghi, deve essere considerata prioritaria; sotto questo profilo non sarebbe utile considerare la scadenza del 1° luglio (data in cui si vorrebbe far partire la nuova rete) con rigidità».

«La riforma – ha concluso – deve dare ai sardi pari diritti a prescindere dal luogo di residenza, questo non vuol dire che si deve avere tutto dappertutto quanto che i servizi devono essere uguali; qui entrano in gioco le istanze dei territori alcune delle quali, come quelle del Sassarese e delle isole minori, appaiono degne della massima attenzione, in una ottica complessiva che non può prevedere aree intoccabili, Cagliari compresa.»

Successivamente la commissione ha ascoltato i rappresentanti sindacali del comparto sanità. Per la Uil Fulvia Murru ha parlato di una “mini-riforma” che lascia nell’incertezza questioni importantissime come le cure territoriali e l’emergenza-urgenza, lascia aperto il problema del coordinamento con la riforma degli Enti locali, sottovaluta l’emergenza del personale sottoposto ad un forte stress dal blocco del turn-over, apre un fronte carico di interrogativi con il Mater Olbia che «rischia di desertificare l’offerta sanitaria pubblica».

A nome della Cgil, Roberta Gessa ha affermato che, «si tratta di una riforma che parte dalla testa anziché dalla base e dimentica pilastri come la rete dei servizi e l’Areus», evitando inoltre di affrontare alcuni nodi centrali della sanità pubblica: prevenzione, presa in carico del paziente sul territorio, liste d’attesa. Una riforma con queste lacune «rischia di far implodere il sistema – ha concluso – anche perché tutte le piante organiche delle aziende sarde sono fortemente sottodimensionate».

Critico anche Davide Paderi della Cisl, nei confronti di una riforma «che dice cosa bisogna fare in modo giusto ma sbaglia non indicando come si deve fare, aprendo una fase di transizione carica di incertezze in un settore delicatissimo». Secondo Paderi, poi, «dalla riforma è assente il problema del lavoro e lo sblocco parziale del turn over non è sufficiente a risolvere la situazione di molti reparti che stavano letteralmente scoppiando».

Giacomo Meloni, della Css, ha messo l’accento sulle carenze di una riforma che «contiene scelte interessanti ma poi non stanzia risorse e non ha il coraggio di fare scelte coerenti», esprimendo poi preoccupazione per la presenza di una struttura come il Mater Olbia che «potrebbe sottrarre risorse preziose alla sanità pubblica».

L’Ugl infine, con Lino Marroccu, ha segnalato alla commissione che la riforma dimentica colpevolmente quello che dovrebbe essere il cuore del cambiamento del sistema sanitario, le liste d’attesa: «Nel settore privato bastano pochi giorni ma nel pubblico ci vogliono mesi».