25 April, 2024
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“Quale energia per quale sviluppo?” è il tema del dibattito organizzato a Cagliari per mercoledì 11 dicembre, primo ciclo di una serie di incontri che nel capoluogo, e in futuro anche nei territori, affronterà sotto vari punti di vista la questione fondamentale dello sviluppo sostenibile nell’isola. A partire dalle 17.00, presso la sala dello Studium Franciscanum, in via Principe Amedeo 22, la discussione si articolerà in tre distinti momenti.

Il primo sarà dedicato agli esperti del tema dell’energia e dello sviluppo: interverranno il professor Roberto Ricciu (docente di fisica tecnica industriale all’Università di Cagliari ed esperto di sostenibilità energetica), Fernando Codonesu della Scuola di cultura politica “Francesco Cocco” e l’imprenditore zootecnico Sergio Sulas.

Nella seconda parte spazio alle associazioni e alla società civile, con le voci di Lilli Pruna e Sabrina Perra (entrambe sociologhe dell’economia e del lavoro all’Università di Cagliari), Tonino Dessì del Comitato d’Iniziativa Costituzionale e Statutaria, e Pierluigi Marotto dell’associazione Sardegna Sostenibile e Sovrana. Nella terza parte si darà spazio al dibattito, moderato dal giornalista e presidente dell’associazione Sardegna Sostenibile e Sovrana Vito Biolchini.

L’incontro è organizzato da quattro sigle: i Comitati Sardi per la Democrazia Costituzionale, il manifesto sardo, la Scuola di cultura politica “Francesco Cocco”, il Comitato d’Iniziativa Costituzionale e Statutaria e l’associazione Sardegna Sostenibile e Sovrana.

L’obiettivo di “Quale energia per quale sviluppo?” è quello di spezzare il circolo poco virtuoso nel quale oggi viene relegato il dibattito sullo sviluppo in Sardegna, strumentalmente schiacciato sulla sbandierata necessità di realizzare a tutti i costi la dorsale del metano, e di aprirlo e nuovi e più innovativi contributi che arrivano da settori qualificati della ricerca e della società civile. “Quale energia per quale sviluppo?” vuole dunque ribaltare il paradigma attuale che pone l’accento esclusivamente sulle fonti di approvvigionamento, evitando di sviluppare un ragionamento a medio e lungo termine sulle reali vocazioni economiche dell’isola, anche alla luce dell’emergenza ambientale in atto. Ma tema dell’energia non può essere slegato da quello dello sviluppo, ed è esattamente ciò che questo ciclo di incontri proverà a fare: riprendere in maniera organica le fila del discorso, contrastando con il ragionamento e l’approfondimento la retorica di chi spaccia la dorsale del metano come l’unica grande infrastruttura capace di risollevare la Sardegna dal suo destino di sottosviluppo.

Presa di posizione della CGIL sulla legge regionale del 19 novembre 2014 su “Norme urgenti in materia di organizzazione della Regione”. La Funzione pubblica regionale e il Coordinamento regionale del Comparto Regione della CGIL sarda rilevano, alla luce di una lettura attenta della norma approvata dal Consiglio regionale, lo scorso 19 novembre, alcuni elementi di fondo che richiedono un forte cambiamento di rotta della Giunta regionale e che attengono al metodo ed al merito del provvedimento relativo all’ipotizzato processo di riforma che Giunta e Consiglio dichiarano di porre in essere a partire da questo primo tassello normativo.

«In primo luogo – spiegano Antonio Cois, della segretario generale e Pierluigi Marotto del Coordinamento regionale CGIL  – siamo dell’avviso che un processo vero di riforma debba riguardare gli assetti istituzionali, quelli relativi alla organizzazione delle competenze, delle funzioni e della governance del sistema Regione e dei suoi apparati dirigenti, e che questo richieda una quadro organico di riferimento certo e condiviso con i principali attori del processo che sono le lavoratrici e i lavoratori del comparto pubblico regionale che dovranno dare corpo e senso alle Riforme; sotto questo profilo infatti si denuncia l’assenza di un confronto che in accompagnamento al processo legislativo decisionale posto in essere dopo l’approvazione del DDL da parte della Giunta, ha visto il movimento sindacale escluso dal confronto tecnico e politico che si è svolto sul DDL 72. Nel merito del contenuto della legge non si evince una ratio che tenga conto di un fatto fondamentale cioè quello che- in materia di organizzazione di uffici, servizi e strutture, la Regione ha competenza Statutaria primaria, il che pone il legislatore sardo nella condizione di un potere originario e originale sovraordinato all’impianto legislativo nazionale ordinario. L’aver ancorato il sistema di valutazione dei dirigenti alla norma Brunetta da un lato ed aver soppresso livelli di direzione ed organizzazione in Enti e Agenzie ancorandoli alla norma Monti sui tagli di spesa, ancorchè in linea generale non contestabili, risente tuttavia di una abdicazione ai propri poteri sovrani. Cosi come applicare in ritardo e pedissequamente i principi della legge Bassanini, circa il potere di autorganizzazione dell’Esecutivo funzionalmente agli obiettivi di governo, e affidando in via esclusiva ai dirigenti generali la competenza relativa all’istituzione dei Servizi e delle articolazioni organizzative sottordinate senza nessun tipo di negotio sindacale e financo senza nessuna possibilità nemmeno di indirizzo dello stesso Consiglio Regionale rappresenta una logica di accentramento decisionale che mal si concilia con lo spirito e la lettera della Costituzione che all’art.98 prevede che i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.»

«Nel complesso – aggiungono Cois e Marotto – a legge sostanzialmente delegifica elementi che erano già distorsivi e consociativi quando fu varata la legge regionale 31 nel 1998, ma ha il difetto di eliminarli a scapito di un corretto rapporto che avrebbe dovuto vedere prerogative e competenze in equilibrio e che invece non rispondono alla logica del check and balance a tutela del presupposto di imparzialità, trasparenza e distinzione tra i compiti della direzione politica e quelli della direzione amministrativa, aggravati dalla totale assenza del confronto sindacale preventivo. Per quest’insieme di ragioni più che parlare di avvio della Riforma della Regione come si è letto nella stampa con dichiarazioni altisonanti, noi preferiamo parlare di norme ordinarie in materia di organizzazione della Regione come più correttamente reca il titolo della legge.»

«Per parlare di Riforma, di Governance e di Sistema Regione – concludono Cois e Marotto -, attendiamo i prossimi passi della Giunta regionale che auspichiamo tengono nella giusta attenzione i rilievi politici di merito e di metodo che questa organizzazione sindacale ha messo in evidenza.»

Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Palazzo Regio Cagliari 1

E’ stato costituito lo scorso 7 luglio, a Cagliari, l’#Osservatorio Sardo Riforme Istituzionali.

Alla costituzione dell’organismo si è pervenuti a seguito dell’iniziativa delle associazioni culturali #Fondazione Sardinia, #Carta di Zuri e #Sardegna Soprattutto, che hanno promosso a Cagliari, palazzo viceregio, il recente seminario-convegno “Est ora, move(m)us”, nelle due giornate del 9 e del 23 giugno u.s.

All’Osservatorio aderiscono liberamente singoli cittadini, tra i quali parlamentari sardi, consiglieri regionali, operatori politici, sociali e culturali di diverse associazioni e gruppi.

L’Osservatorio si propone di monitorare costantemente quanto accade nel Parlamento italiano in materia di riforme istituzionali, paventando e contrastando il pericolo della perdita della nostra specialità sarda e dello svuotamento del nostro statuto autonomistico.

I partecipanti opereranno informandosi e informando su quanto sta avvenendo, valutando le possibili conseguenze e decidendo le eventuali iniziative di contrasto.

Il lavoro dell’Osservatorio, senza preclusioni di sorta, giacché riguarda tutti i sardi, corrisponde e dà seguito all’urgenza segnalata dalla commissione regionale Autonomia nel documento del 26 giugno 2014 e intende fornire uno strumento utile alle finalità da esso proposte.

Già nella prima riunione costitutiva sono state segnalate alcune iniziative possibili:

• riunione solenne dei parlamentari sardi tra loro e con il Consiglio regionale;

• riunione solenne dei parlamentari e consiglieri sardi coi parlamentari e coi consiglieri delle altre regioni a statuto speciale;

•creazione di una rete tra tutti i soggetti interessati, compresi i canali informatici;

• diffusione dell’informazione in materia sia attraverso la stampa e i media locali, come avviene in altre regioni a statuto speciale, e attraverso internet;

• riunioni periodiche dell’Osservatorio e promozione di incontri pubblici.

All’Osservatorio hanno aderito al momento i parlamentari Roberto Cotti, Michele Piras e Pierpaolo Vargiu, i consiglieri regionali Gavino Sale e Paolo Zedda, i sindaci Piersandro Scano (Villamar) e Guido Tendas (Oristano), insieme a operatori politici, sociali e culturali di diverse associazioni e gruppi come Gianluca Argiolas, Bachisio Bandinu, Vito Biolchini, don Pietro Borrotzu, Mario Carboni, Nello Cardenia, Salvatore Cubeddu, Bustianu Cumpostu, Federico Francioni, Enrico Lobina, Piero Marcialis, Pierluigi Marotto, Piero Marras, Monica Mascia, Valerio Medda, Mario Medde, Franco Meloni, Giacomo Meloni, Vincenzo Migaleddu, Nicolò Migheli, Luigi Mossa, Giancarlo Nonnis, Fabrizio Palazzari, Lorenzo Palermo, Oreste Pili, Vindice Ribichesu, Michele Schirru, Carlo Serra.