28 March, 2024
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Il Consiglio regionale ha dato il via libera alla legge sull’inquadramento del personale dell’Agenzia Forestas.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione degli articoli e degli emendamenti collegati al Testo unico sul nuovo contratto dell’Agenzia Forestas.

Aprendo la discussione dell’art. 1 Daniela Forma, del Pd, ha ribadito il suo dissenso rispetto al testo della commissione perché, fra l’altro, «appare slegato dalle attività esercitate dall’Agenzia, per cui ci saranno sicuramente grandi problemi di attuazione; inoltre, resta inalterato il problema dei semestrali con nuove disparità normative ed economiche, per cui auspico che con emendamenti che hanno ottenuto un certo consenso si possa migliorare il testo per renderlo più accettabile e meno iniquo».

Messo ai voti, l’articolo è stato approvato con 34 voti favorevoli ed 1 contrario.

Successivamente è iniziata la discussione dell’art. 2.

Esponendo il parere della Giunta sugli emendamenti l’assessore degli Affari generali Filippo Spanu ha ricordato che, già in sede di discussione generale, «è stata evidenziata la necessità di affrontare il problema in modo pragmatico con un contratto pubblico inserito nella 31 per poi affrontare la questione dei lavoratori a tempo determinato per ridurre al massimo le incertezze di questa aliquota del personale». Filippo Spanu ha poi ribadito l’appello rivolto all’Aula ed anche all’esterno «per soluzioni che, fermo restando l’obiettivo generale, togliessero incertezze contrattuali, organizzative e finanziarie su un contratto che, di fatto, riguarda la metà dei dipendenti del sistema Regione». Per queste ragioni, ha aggiunto, «abbiamo favorito emendamenti mirati, anche se non proposti direttamente dalla Giunta, superando la logica maggioranza-opposizione». In definitiva, ha concluso Filippo Spanu, «su questo articolo che è il cuore del testo, stiamo cercando di restare all’interno della 31 facendo chiarezza sulla specificità di questi lavoratori, perché inserirli tutti insieme dentro un contratto di impianto amministrativo significa determinare poi problemi di attuazione, di rappresentatività nell’ambito dello stesso contratto, di impatto finanziario: siamo dunque favorevoli all’emendamento 10/28 ed al 4, mentre per il resto ci rimettiamo all’Aula».

Il presidente della commissione Autonomia e personale Francesco Agus ha sottolineato che «come commissione abbiamo sempre osservato il principio della delegificazione perché troppo invasivo e, in particolare, perché le leggi statali lasciano ampi spazi alla contrattazione e le norme regionali sono troppo farraginose». I vincoli sono stati ridotti per quanto possibile, ha concluso Francesco Agus, annunciando un emendamento orale all’articolo cambiando una definizione da adeguata a coerente».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha ripercorso l’attività sempre più intensa dei giorni scorsi per migliorare testo evitando contrapposizioni anche se, ha lamentato, «un certo clima ricorda tempi ormai superati con la diffusione di manifesti necrologici di contenuto fuori luogo che non mostrano volontà costruttiva ma solo la cura di interessi particolari». Antonio Solinas ha poi confermato le sue numerose perplessità di fronte all’ipotesi prospettata dalla Giunta nella quale, ha sostenuto, «prevale una visione burocratica inserendo nella 31 Forestas che dovrebbe essere invece uno strumento agile e dinamico». Ora, ha avvertito, «siamo ad un bivio: inserire il personale nella 31 o ipotizzare un contratto pubblico di comparto, e la differenza sta nel collocarli all’interno del ruolo unico del sistema Regione nel primo caso e, nell’altro, delineare una contrattazione a parte». Penso che per Forestas, ha concluso, «sia molto meglio la seconda ipotesi, anche se molti sindacati e molti consiglieri la rifiutano e forse ora non c’è più tempo, per cui comunque ritengo necessario fare un ulteriore sforzo per non lasciare nessuno indietro».

La capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha espresso la volontà del suo gruppo di aderire alla proposta del presidente della commissione Francesco Agus.

Successivamente il Consiglio ha approvato con 46 voti favorevoli e 2 contrari l’emendamento n. 10 (Agus e più) che prevede l’avvio della contrattazione entro il 31 dicembre del 2018. Il testo è stato integrato dall’emendamento orale proposto dallo stesso Francesco Agus. Subito dopo il voto favorevole al testo dell’articolo (44 favorevoli, 1 contrario) che, fra l’altro, ha determinato la decadenza dell’emendamento n. 4 su cui aveva espresso parere favorevole la Giunta che prevedeva l’istituzione di “una area di contrattazione separata” all’interno del sistema Regione.

Approvati gli articoli 3 e 4, l’Aula è passata all’articolo 5 e ai relativi emendamenti.

L’on. Daniela Forma (Pd) ha insistito «sulle perplessità del passaggio contrattuale alla legge 31 dei 4.200 dipendenti assunti a tempo indeterminato. Ritengo che ci saranno notevoli difficoltà nel processo di stabilizzazione dei dipendenti a tempo indeterminato. Ho molti dubbi su questa procedura, assai diversa per modalità rispetto a quella che era stata indicata dalla Prima commissione. Non so più a che santo appellarmi, l’Aula ha imboccato una via senza uscita».

Per il presidente della commissione Bilancio, on. Franco Sabatini, «non è possibile che si faccia confusione e si inventino le cose. E’ inaccettabile che ci siano ancora semestrali: devono essere stabilizzati con contratto semestrale come già abbiamo fatto per l’Ente foreste. Ma questa legge, con l’articolo 5 modificato integralmente dall’emendamento 8, mette in sicurezza gli operai forestali che non corrono più nessun rischio rispetto alla stabilizzazione. Basta con le ipotesi e le paure. Il governo centrale deve darci, in deroga, la possibilità di stabilizzare tutti i semestrali evitando così allo Stato di pagare per sei mesi l’indennità di disoccupazione».

Per il Pds ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu, secondo cui «si potrebbe incorrere in un vizio di compilazione della norma. Per questo annuncio un emendamento orale all’articolo 8 per sostituire con “dipendenti con il rapporto a tempo determinato” la formula “dipendenti con rapporto semestrale».

L’on. Francesco Agus (Campo progressista) ha presentato un altro emendamento orale all’emendamento 8 mentre l’on. Paolo Truzzu (Fdi) ha detto di aver presentato l’emendamento 9 proprio «con lo scopo di evitare i problemi segnalati poco fa dall’on. Gianfranco Congiu».

Per l’on. Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) «bisogna stare attenti a non confondere le tipologie dei lavoratori e definire chi è il lavoratore trimestrale. Altrimenti tutto il lavoro svolto non serve a nulla».

Il presidente Gianfranco Ganau ha ritenuto opportuno sospendere i lavori dell’Aula per un approfondimento sulle perplessità manifestate dall’on. Cocco.

Alla ripresa, l’on. Gianfranco Congiu (Pds) ha spiegato che l’intento che si era proposto “può essere soddisfatto anche con un ordine del giorno. Dunque, ritiro l’emendamento orale”.

Respinto l’emendamento 24, ritirati i 34 e 35.

Sull’emendamento 8 (personale assunto a tempo determinato) ha preso la parola il presentatore, on. Antonio Solinas, che ha detto: “Una volta che saranno stabilizzati i 1300 lavoratori vedremo se sarà necessario procedere ad altre ulteriori stabilizzazioni”.

Tutti i gruppi politici hanno dichiarato di condividere l’emendamento 8, che è stato approvato all’unanimità. L’emendamento 8 prevede che “per il personale dipendente a tempo determinato in regime di tempo parziale il transito nel nuovo inquadramento avviene a seguito della definizione del processo di stabilizzazione. Al fine di superare il precariato e valorizzare la professionalità acquisita

Sull’articolo 6 ha preso la parola l’on. Daniela Forma (Pd), che ha illustrato l’emendamento 27, soppressivo dell’articolo 6. Anche l’on. Francesco Agus (Campo progressista) è intervenuto come primo firmatario dell’emendamento 36 e ha detto: «Sarà la contrattazione a definire le categorie all’interno del contratto regionale e stiamo prevedendo oneri finanziari per 9 milioni di euro per via di una simulazione ma sappiamo che quella somma andrà in diminuzione. Non si tratta, dunque, di un costo certo, che sarà chiaro solo al termine della contrattazione».

Per l’on. Roberto Deriu «in quest’Aula più che alla post-verità siamo alla pre-verità e siamo ormai anche ai preconcetti. Si confondono con partigianeria le possibilità con le probabilità e si sono fatti esercizi numerici in libertà per influenzare il corso di questa legge. Noi ci basiamo con prudenza su valutazioni accertate, come ha ribadito il presidente Francesco Agus. Questa è una legge anti populista e anti demagogica: è falso che si dilati la spesa pubblica e il futuro si incaricherà di dimostrare anche questo. Questa riforma, questa buona legge è compatibile con la finanza regionale».

«Il buon lavoro del Consiglio regionale va premiato con un applauso visto che il Consiglio si è dovuto sostituire alla giunta regionale per scrivere questa riforma», ha detto l’on. Mario Floris (Udc). «Con la prima repubblica i provvedimenti che entravano in Consiglio regionale erano pressoché perfetti perché erano già passati alla concertazione con le parti sociali. Oggi non è proprio così e mi meraviglia che l’assessore dica che vuole migliorare un testo di cui dice di non condividere la sostanza. La stabilizzazione è una medaglia che i partiti politici tradizionali si devono mettere».

Il presidente del Consiglio ha dato la parola a Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp), che rivolgendosi alla collega Daniela Forma (Pd) ha affermato che il suo intervento “è in contrasto con quanto detto precedentemente”. E ha aggiunto: «Quando si tratta di dipendenti noi vogliamo che questo Consiglio sia unito, quando ci sono dei miglioramenti della situazione contrattuale dei dipendenti, soprattutto per quelli lasciati indietro nel corso degli anni, noi siamo favorevoli». Eugenio Lai ha poi proseguito: «L’efficienza dell’agenzia Forestas merita più rispetto e quindi fossero anche 15 milioni di euro, questo il Consiglio ha il dovere di recuperarli” e “voterò l’aumento di spesa di 9 milioni di euro».

Giorgio Oppi (Udc), dichiarando il suo voto favorevole, ha affermato che le osservazioni dei colleghi Roberto Deriu e Franco Sabatini hanno centrato perfettamente il problema. «Credo che con questo provvedimento stiamo rendendo giustizia ai lavoratori. E  credo che, anche se i nostri nemici dicono che abbiamo troppi dipendenti, l’inserimento dei semestrali darà lustro all’agenzia».

Piermario Manca (Pds) ha espresso dubbi sull’emendamento 36, presentato all’ultimo minuto, in quanto si stanno destinando i 9 milioni di euro, già previsti  per il funzionamento di Forestas, agli stipendi dei dipendenti. Piermario Manca ha chiesto chiarimenti al presidente della Commissione.

Pietro Cocco (Pd) ha ricordato che era necessario modificare un contratto che non è più adeguato ai tempi e alla trasformazione dell’ente Foreste in agenzia Forestas. Cocco, rivolgendosi al consigliere Mario Floris, ha ricordato che «è vero che è un problema vecchio di cui però nessuno si è mai occupato». Cocco ha poi evidenziato che, nonostante la Giunta abbia una sua posizione, non ha votato contro ma si è rimessa all’Aula. «E’ un atteggiamento di rispetto nei confronti del Consiglio».

Daniele Cocco (capogruppo Art. 1 – Sdp), ha concluso gli interventi dei capigruppo ribadendo il convinto sostegno al provvedimento evidenziandone le ricadute positive per i dipendenti e le comunità sarde. L’esponente della maggioranza ha ringraziato dunque l’assessore per “essersi rimesso alla volontà dell’Aula” ed il relatore di maggioranza “per la coerenza di comportamento dimostrata”.

Posto in votazione, l’Aula non ha quindi approvato l’emendamento n. 27 ed ha dato il via libera all’emendamento sostitutivo totale n. 36 (Agus e più)  che stabilisce che “a decorrere dal 2019 una quota di 9.349.000 annui delle risorse trasferite a Forestas è destinata a fare fronte agli oneri dell’attuazione dell’articolo 2 della legge”.

Invitato dal presidente Gianfranco Ganau, il segretario d’Aula, Gianni Lampis (FdI), ha dato lettura dell’ordine del giorno collegato alla legge, primo firmatario il consigliere Stefano Coinu (FI) che impegna la Giunta a far sì che “il personale, incluso quello semestrale che a seguito di pensionamento o di altre cause che ne determino la cessazione dal lavoro, viene reintegrato dall’agenzia attraverso le procedure selettive previste dalla legge per la categoria degli operai, in un numero pari a quello cessato dal servizio attraverso la predisposizione di un piano triennale di assunzioni. L’agenzia provvede al reintegro tenendo conto delle mansioni mancanti e dal numero di ettari conferiti dai Comuni in ogni complesso forestale”. 

 L’assessore del personale, Filippo Spanu, ha espresso un sostanziale parere favorevole evidenziando che in realtà l’ordine del giorno tratta il tema del cosiddetto turnover che – ha ricordato l’assessore – potrà essere garantito nell’ambito degli spazi assunzionali concessi alla regione sarda.

A favore dell’ordine del giorno si sono espressi il consigliere Stefano Coinu (Fi) e il relatore Giuseppe Meloni (Pd) mentre perplessità sono state espresse da Alessandro Collu (Pd). Posto in votazione l’ordine del giorno è stato approvato e sono incominciate le dichiarazioni di voto sull’intero provvedimento.

A favore Luigi Crisponi (Riformatori) che ha evidenziato la spaccatura interna alla maggioranza e quella con la Giunta, mentre Oscar Cherchi (Fi) dichiarandosi a favori ha parlato di “giustizia fatta” ed ha sottolineato “la sconfitta della Giunta del centrosinistra”. Favorevole anche il consigliere di CP-Misto, Francesco Agus («perché si conclude un lavoro con un accordo virtuoso che risolve un problema sentito e conclamato»). Convintamente a favore anche il consigliere dei Riformatori, Alfonso Marras, («finalmente arriva il riconoscimento per l’operato di oltre 5.000 lavoratori al servizio delle nostre comunità»)e il capogruppo Psd’Az, Gaetano Ledda («un plauso alla maggioranza e alla minoranza e a tutti i dipendenti Forestas che oggi entrano a far parte del sistema regione»).

Voto di astensione è stato invece preannunciato dalla consigliera del Pd, Rossella Pinna («non siamo riusciti a rimettere sul binario giusto la norma e mi rammarica il fatto  che non sia stata trovata una sintesi in maggioranza per dare a dipendenti Forestas una soluzione concertata e non una prospettiva incerta come è quella del ricorso alla legge 31 per il loro inquadramento»).

Favorevole anche Giovanni Satta, Psd’Az («a contrarietà della giunta c’è solo perché non vuole fare torto ai sindacati confederali»); Marco Tedde, Fi («ma gli applausi sono fuori luogo perché la legge passa per il senso di responsabilità e l’impegno mostrato dell’opposizione») e Piermario Manca (Pds) seppur con i dubbi sulle coperture finanziarie dell’emendamento n. 36.

A favore Gianluigi Rubiu (FdI) che ha evidenziato il ruolo delle opposizioni e denunciato “la pesante sconfitta della Giunta”.

Critico il giudizio di Gigi Ruggeri (Pd) che ha espresso dubbi sulla necessità di stipulare un nuovo contratto ai dipendenti per restituire efficienza all’Agenzia Forestas. «Ci sarà invece un’amplificazione di costi – ha detto Gigi Ruggeri – verrà raddoppiata la consistenza del personale che riportiamo in ambito di contrattazione pubblica. Stiamo dicendo al personale a tempo indeterminato che per loro non ci sarà più posto».

Voto favorevole ha invece annunciato Edoardo Tocco (Forza Italia): «L’Aula dà un segnale importante all’Agenzia che non aveva ancora una piena identità. Da oggi i lavoratori hanno una certezza per il loro futuro. Il Consiglio ha fatto un buon lavoro, l’opposizione non ha ostacolato nessuno».

Sulla stessa lunghezza d’onda il collega Antonello Peru (Forza Italia) che ha espresso soddisfazione per il grande lavoro svolto: «E’ merito della maggioranza ma un plauso speciale va alla minoranza per l’impegno dimostrato – ha detto Antonello Peru – da oggi i dipendenti Forestas sono figli della stessa madre e dello stesso padre. Oggi non ci sono vincitori né vinti, ha solo prevalso il buonsenso. Questa riforma ha un grande obiettivo e ne siamo tutti orgogliosi. La motivazione professionale dei dipendenti determinerà più efficacia nei servizi».

Soddisfatto anche il capogruppo dei Cristiani Popolari Socialisti Pierfranco Zanchetta: «Abbiamo fatto il nostro dovere di legislatori – ha detto – è ingeneroso l’attacco fatto all’assessore Spano che invece si è rimesso al volere dell’Aula. Questa è una legge che esprime la volontà del Consiglio. Oggi si ridà speranza ai lavoratori e una prospettiva importante all’Agenzia Forestas che, per me, è la nostra Guardia nazionale».

Paolo Truzzu, capogruppo FdI ha ringraziato l’on. Daniela Forma (Pd) e tutti i colleghi che hanno manifestato dubbi: «Ci hanno aiutato a scrivere una legge migliore. Dal dubbio nasce la saggezza. Con questa legge si pone rimedio a un errore. Quando fu costituito l’Ente Foreste c’era già la volontà di inserire i dipendenti nella legge 31. Noi lo avevamo già richiesto in questa legislatura. Oggi non facciamo altro che rispettare quelle volontà». Due, secondo Paolo Truzzu, i fatti politici rilevanti: «La legge è figlia della minoranza Senza di noi, viste le divisioni interne alla maggioranza, non sarebbe passata. Altro elemento: è una vittoria del Consiglio che per una volta ha avuto uno scatto d’orgoglio ed è riuscito a imporre una sua scelta all’esecutivo».

Convintamente favorevole si è dichiarato anche Paolo Zedda (Art. 1 – Mdp): «La legge dà attuazione a una nostra competenza primaria – ha affermato – portiamo all’interno del comparto unico di contrattazione il personale di Forestas. L’ordinamento precedente non funzionava, abbiamo corretto un’anomalia».

Antonio Solinas (Pd) ha invece dichiarato la propria astensione ribadendo i dubbi manifestati nel corso del dibattito: «Spero che l’on. Roberto Deriu, che ha parlato di scelte demagogiche, non si riferisse a me. C’è massima serietà nel lavoro fatto. I dubbi c’erano e chi voleva fare la legge in fretta lo ha capito. Mettiamo tutto nella “31” ma questa legge dovrà essere modificata e adeguata. non prendiamoci in giro: i costi saranno superiori e dovranno essere reperiti dal bilancio regionale. Cosa farà Forestas quando i dipendenti non potranno essere dichiarati idonei per la campagna antincendi ai sensi della 31? Oggi quando piove gli operai vengono messi in cassa integrazione, cosa succederà domani? Pagherà Forestas?».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco, nel difendere la legge, si è rivolto ai consiglieri di minoranza Paolo Truzzu e Marco Tedde: «Con in numeri non ci azzeccate. La maggioranza può approvare il provvedimento da sola. Questa legge non ha padrini, sono contento di averla fatta perché so quanto ci è costata. Sono orgoglioso e contento di esserci riuscito». Rivolto all’on. Antonio Solinas (Pd), Daniele Cocco ha poi detto: «Antonio Solinas ha parlato di cassa integrazione: finalmente non ci saranno operai mandati a casa e altri mantenuti al lavoro. Confido tantissimo nell’assessore che avrà adesso il compito di entrare nella fase contrattuale».

Giudizio positivo anche da parte di Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp): «Abbiamo migliorato una situazione dando una prospettiva ai 6000 dipendenti. L’Ente Foreste era in default. E’ stata questa maggioranza a pagare gli oneri professionali e a riprendere il percorso delle stabilizzazioni. La Giunta Cappellacci non lo ha fatto. Sentir dire che tutto quanto dipende dalla minoranza mi lascia basito. Noi abbiamo i numeri per approvarla da soli. Questa discussione ha fatto chiarezza: la legge che andiamo ad approvare è un altro tassello per sconfiggere il precariato in questa Regione».

A Lai ha replicato Giuseppe Fasolino (Forza Italia): «Peccato, ci eravamo quasi riusciti, poteva essere una pagina positiva della politica regionale. Noi politici siamo spesso additati per aspetti negativi, oggi abbiamo l’opportunità di dare un messaggio importante. Il Consiglio, al di la delle casacche, ha capito di poter fare una legge migliore. Possiamo essere esempio di buona politica. Prendiamoci entrambi i meriti andando oltre i colori e le appartenenze».

Giuseppe Meloni (Pd), dopo aver annunciato il suo voto favorevole ha rimarcato il suo ruolo di relatore unico: « Non è un caso, in Commissione ci si è resi conto che la legge non poteva avere colori ma aveva l’obiettivo di andare incontro alle esigenze dei dipendenti di Forestas. E’ un errore individuare vincitori. Gli unici vincitori sono i lavoratori. La strada sarà lunga ma si è messo rimedio a una situazione che così non poteva andare avanti».

L’assessore al Personale Filippo Spanu ha difeso l’azione dell’esecutivo: «La nostra presenza in Consiglio non è stata formale. E’ stato un dibattito pubblico, giocato prima in Commissione e poi in Aula – ha detto Filippo Spanu – abbiamo mantenuto rapporti trasparenti con tutti gli attori, sintomo importante di una cultura di Governo. La cultura di questa Giunta è basata sulla concertazione, proprio per questo, visto che non c’era un risultato condiviso, pensavamo si potesse fare meglio. Abbiamo cercato di migliorare la legge anche quando il Consiglio ha preso l’iniziativa. La politica si fa con la costruzione faticosa delle idee. La concertazione non ha portato al risultato sperato ma ci siamo confrontati in Consiglio cercando di affrontare tutte le questioni di Forestas nel miglior modo possibile. Ci sono ancora incertezza normative, contrattuali e di tempi, cercheremo di risolverle».

Secondo Stefano Coinu (Forza Italia) non esistono buoni e cattivi: «Ci sono persone che fanno delle scelte e per questo verranno giudicate. Dissento da Gianfranco Congiu: oggi non si scrive una pagina normale ma eccezionale. Non vorrei che venisse rovinato tutto. C’è una cronistoria, gli atti lo dimostrano. In ogni caso occorre recuperare il senso vero della politica».

Per Angelo Carta (Psd’Az)  poter parlare di persone che non stanno perdendo il lavoro è una fortuna: «Parliamo di un’azienda che non è in crisi e di persone che non rischiano il posto. Questo ci ha consentito di discutere in modo franco e di dissentire. Resta un punto: i lavoratori semestrali che con questa legge stiamo tentando di tutelare con un sistema binario. Deve esserci la consapevolezza che servirà un duro lavoro per poterli tutelare al meglio dal punto di vista contrattuale».

Franco Sabatini (Pd), dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha rivolto un monito all’Aula: «Non capisco il teatrino della politica: davvero pensiamo che quello che diciamo condizionerà il voto alle prossime elezioni regionali? I cittadini ragionano ed esprimono il voto in piena libertà – ha affermato Franco Sabatini – non capisco l’attacco alla Giunta. Il Consiglio ha fatto la legge di riforma che ha allargato le competenze dell’Agenzia Forestas. Abbiamo fatte 450 stabilizzazioni, un grande risultato seppur non definitivo. Avevamo 42 milioni di buco sul Tfr. Giunta e Consiglio hanno fatto un buon lavoro».

Daniela Forma (PD) ha ribadito che si tratta di una legge non solo sbagliata ma anche demagogica. «Ci siamo fatti trascinare dal popolo – ha detto – perdendo una grande occasione. Con l’approvazione di questa legge non si avrà un miglioramento contrattuale ma solo un inquadramento sbagliato per i dipendenti con conseguente difficoltà nell’applicabilità del provvedimento. La consigliera ha annunciato il voto contrario.

Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha annunciato il voto favorevole alla legge. «Oggi siamo finalmente alla fine di questa grande battaglia – ha sottolineato – e siamo rimasti fedeli ai nostri valori e principi. Speriamo che i futuri amministratori abbiano maggiore sensibilità nei confronti dei lavoratori».

Per Gianfranco Congiu (Partito dei sardi) oggi il Consiglio ha solo rimesso le cose al loro posto. «Per questo meglio tacere: abbiamo rifatto quello che doveva essere fatto 20 anni fa. Sono lieto – ha concluso – di aver dato il mio contributo».

Pietro Cocco (PD) ha ricordato che quello di oggi è la conclusione di un percorso nato 10 anni fa. «Era necessario trovare strumenti nuovi anche dal punto di vista contrattuale e lo abbiamo fatto. Oggi non esistono né vincitori né vinti. L’Agenzia Forestas ha sempre avuto il massimo impegno da parte del Consiglio regionale. Oggi l’attenzione è sempre sui “semestrali” su cui occorre vigilare».

Alessandra Zedda (FI), annunciando il voto a favore, ha detto: «Meglio tardi che mai. Con il nostro voto diamo dignità al personale e rispettiamo gli uomini e le donne che difendono la nostra Sardegna». La capogruppo di Forza Italia ha detto di avere grande rispetto, pur non condividendo le loro posizioni, nei confronti dei colleghi Daniela Forma, Antonio Solinas e dell’assessore degli Affari generali Filippo Spanu che sono stati i più critici nei confronti del provvedimento.

La legge è stata approvata (votanti 43, sì 41, 2 contrari) tra gli applausi del pubblico.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiuso la seduta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

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Il Consiglio regionale ha approvato le mozioni sulla mancata applicazione della riforma della Rete ospedaliera. In apertura di seduta il presidente ha riferito all’Aula che il gruppo di Fratelli d’Italia Sardegna ha cambiato nome in Fratelli d’Italia. I lavori sono iniziati con l’esame congiunto delle mozioni n. 424 (Cherchi e più) “in merito alla mancata applicazione del documento di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 25 ottobre 2017 e agli atti adottati dalle Aziende sanitarie in contrasto con il documento, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento”; della n. 427 (Cossa e più) “sulla procedura di verifica di coerenza da parte del Ministero della salute della riorganizzazione della Rete ospedaliera della Regione ai sensi della legge n. 164 del 2014, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento”; l’esame dell’interpellanza n. 364/A presentata da Pierfranco Zanchetta (Cristiano popolari socialisti) “sulla necessità di fare chiarezza sullo stato di esecutività del piano di “Ridefinizione della rete ospedaliera” (da oltre 8 mesi in attesa del parere ministeriale) e sull’urgenza di dare attuazione alla riforma, compresi i presidi di zona disagiata, in essa disciplinati” e della mozione n. 435 (Tedde e più) “circa la discutibile e dannosa gestione delle problematiche sanitarie relative ai diabetici sardi e la richiesta di immediata rimozione dell’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale”.

Il presidente ha dato la parola ad Augusto Cherchi (PdS) per l’illustrazione della mozione 424, sottoscritta da esponenti della maggioranza e dell’opposizione. Il consigliere ha sottolineato che alla base della presentazione della mozione c’è la mancata attuazione della Ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna, nonostante il Consiglio regionale l’abbia approvata il 25 ottobre del 2017 e trasmesso il documento approvato dal Consiglio regionale al Ministero della salute per la prescritta verifica di coerenza. Augusto Cherchi ha evidenziato che l’assessore della Sanità, Luigi Arru, «ha ricordato al Consiglio regionale e alla competente Commissione consiliare permanente che il documento approvato dal Consiglio regionale, per esplicare i suoi effetti, necessita dell’esplicito riscontro positivo del Ministero rispetto alla verifica di coerenza». Il consigliere del Partito dei sardi ha poi aggiunto che l’assessore è stato sconfessato dal suo direttore generale che in commissione Sanità ha detto che la Riorganizzazione della rete ospedaliera è in vigore e operante dalla sua pubblicazione sul Buras l’11 dicembre 2017. Augusto Cherchi ha ricordato che «al presidente della Regione e all’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale è stata manifestata la necessità, diffusamente condivisa, che le aziende sanitarie regionali si astenessero dall’adottare atti organizzativi e/o amministrativi tali da porsi in contrasto con quanto previsto dal documento come approvato dapprima dalla competente Commissione consiliare e, successivamente, dal Consiglio regionale. Tuttavia – ha proseguito – si rileva l’adozione ex novo o il mancato ritiro in autotutela, di svariati atti delle aziende sanitarie, in evidente contrasto con la ridefinizione della rete ospedaliera approvata dall’istituzione rappresentativa della volontà del popolo sardo». Augusto Cherchi ha poi affronta il problema del Programma sanitario triennale «adottato dal direttore generale dell’ATS con deliberazione n. 1122 del 14 novembre 2017 nonostante, ad oggi, non sia stato ancora approvato dalla Giunta regionale previo parere della competente Commissione consiliare (come prescritto dall’articolo 7 della legge regionale n. 17 del 2016)».

Il consigliere di maggioranza ha evidenziato che nella sanità sarda regna confusione, disordine organizzativo, malcontento generale tra medici e pazienti, con ripercussioni sulla qualità dei servizi sanitari offerti. Augusto Cherchi si è poi soffermato sul tema dei malati diabetici che non hanno ricevuto il dispositivo per il controllo della glicemia come promesso dall’assessore. Il primo firmatario della mozione, infine, ha dichiarato che l’attività dell’assessore Luigi Arru è “politicamente censurabile” e ha annunciato che alla fine della seduta sarà presentato un ordine del giorno di censura politica dell’operato dell’assessore della Sanità.

Il presidente Gianfranco Ganau ha poi dato la parola a Michele Cossa (Riformatori sardi per l’Europa) per illustrare la mozione 427, sottoscritta anche da alcuni consiglieri della maggioranza.  L’esponente della minoranza ha spiegato che il testo cerca di fare chiarezza sull’attuazione del riordino della rete ospedaliera. «Questa rete è in vigore oppure no? E’ vero quello che ha detto l’assessore che deve aspettare la verifica di coerenza da parte del Ministero o ha ragione il direttore generale che dice che la ridefinizione della rete ospedaliera è vigente? Se è vigente cosa succederà se verranno chieste modifiche dal ministero e perché sono in piedi atti aziendali in contrasto con quanto previsto dalla rete ospedaliera?». Michele Cossa ha aggiunto che “quello che è successo nella sanità in questi anni è inverosimile” e che  “la riorganizzazione della rete è un intervento di primaria importanza, senza che però la Giunta abbia affrontato il problema della sanità territoriale”. Secondo il vice capogruppo dei Riformatori sardi «il risultato è che l’Ats non ha messo mano alla riorganizzazione dei servizi, regna il caos nella sanità territoriale, con personale distribuito in modo disomogeneo e con spostamenti continui dei dirigenti da un luogo all’altro». E ha aggiunto: «Definire la situazione caotica è poco». La sanità in Sardegna «si regge solo grazie al senso di abnegazione e di responsabilità di alcuni che, però, rischia di cedere». Michele Cossa ha detto di essere convinto che l’assessore non sia la causa della situazione attuale e che sia in perfetta buona fede, «ma dopo 4 anni e mezzo di Giunta però siamo arrivati a una situazione mai vista e ci sono responsabilità politiche». Sembra – ha continuato Michele Cossa – che lei su alcune cose non abbia controllo, che ci sia una parte dell’amministrazione regionale che decide in maniera autonoma, come per i farmaci equivalenti, decisione che sta mettendo in difficoltà le aziende sanitarie. Cossa ha chiesto chiarezza sulle intenzioni della Giunta sugli aspetti illustrati, ma anche «su quali siano le attività di riorganizzazione del sistema della continuità assistenziale e dell’emergenza urgenza, per adeguarli alle nuove esigenze sanitarie della popolazione, su quale sia la progettualità dell’Areus e sul ruolo dell’Ats nelle attività di committenza e nella centralizzazione dei servizi».

Il presidente Gianfranco Ganau ha dato la parola a Pierfranco Zanchetta (Cristiano popolari socialisti) per illustrare l’interpellanza 364. Il consigliere ha riaffermato la necessità di dare attuazione alla riforma della rete ospedaliera, da lui votata perché convinto potesse dare nuovo impulso e a migliorare la sanità nelle aree disagiate. Pierfranco Zanchetta ha affermato che «regna incertezza sull’esecutività della riorganizzazione della rete ospedaliera. E’ passato troppo tempo – ha detto – e oggi noi abbiamo necessità di risposte e certezze. Non è più rinviabile». Il consigliere ha poi ricordato cosa prevedesse la riorganizzazione per le aree disagiate: «Il Presidio di zona disagiata deve essere dotato: di un pronto soccorso presidiato H24 da un organico medico dedicato all’emergenza-urgenza, preferibilmente inquadrato nella disciplina specifica così come prevista dal decreto ministeriale 30 gennaio 1998 e, da un punto di vista organizzativo, integrato alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce il servizio e l’aggiornamento relativo; di una unità di degenza di 20 posti letto di medicina generale con proprio organico di medici e personale sanitario non medico; di una chirurgia elettiva a media/bassa intensità di cura che effettua interventi in day surgery e/o week-surgery, con attività non prettamente di urgenza, ma che assicura, con proprio personale medico, anche attraverso l’istituto della pronta disponibilità, l’urgenza di bassa/intermedia complessità risolvibile in loco e che svolge la propria attività in stretto raccordo con il pronto soccorso. Il team chirurgico è in grado di disporre delle professionalità necessarie ad affrontare nelle 24 ore l’emergenza chirurgica secondo i protocolli di trattamento. L’area di degenza è organizzata in un unico modello di ricovero (con procedure di ricovero a ciclo continuo), dove è prevista un’area di degenza modulare (modulo di area medica e modulo di area chirurgica dotata di posti letto aggiuntivi) a sviluppo preferibilmente orizzontale; sono presenti un’area per gli esami di diagnostica di laboratorio; un servizio di radiologia con trasmissione di immagine collegata in rete al centro HUB o SPOKE più vicino, di anestesia, di farmaceutica e di emodialisi, un’emoteca, nonché gli ulteriori servizi specialistici di supporto alle attività internistiche e chirurgiche. L’Atto aziendale disciplina le modalità di rinforzo del Pronto soccorso negli ospedali di zona disagiata soggetti per stagionalità a forti variazioni di utenza. Negli ospedali di zona disagiata insulare sono assicurati tre posti letto tecnici aggiuntivi di pediatria; è confermato altresì il servizio di camera iperbarica».

Il presidente ha poi dato la parola a Marco Tedde (FI), per l’illustrazione della mozione 435. «Credo – ha detto – che oggi il Consiglio regionale si avvii a celebrare il crepuscolo della dignità della sanità sarda. Abbiamo mozione di sfiducia e una mozione di censura che sarà seguita da un ordine del giorno censorio che arriva da un gruppo di maggioranza. E’ un fatto di un peso politico straordinario. Assessore Luigi Arru ne deve prendere atto». Marco Tedde ha poi aggiunto che «questo quadro nasce a febbraio 2015 ricordo alcuni consiglieri di maggioranza tra i quali il presidente della Commissione Sanità avevano chiesto la rimozione dell’assessore della Sanità». Marco Tedde ha affermato che «la nostra mozione è di sfiducia anche se punta sul problema della patologia diabetica». Un problema che sta a cuore a tutta l’Assemblea e che l’assessore ha affrontato in maniera del tutto insufficiente con una gestione, secondo Tedde, inadeguata. Marco Tedde ha poi ripercorso la vicenda dell’acquisto dei sensori sottocutanei per la misurazione della glicemia, sottolineando in conclusione che «nonostante i nuovi dispositivi siano stati inseriti nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, nei Livelli essenziali di assistenza ed abbiano ottenuto la medesima classificazione dei dispositivi tradizionali più costosi già in uso e distribuiti in convenzione dal SSN e regionale, i nuovi strumenti per la cura della patologia diabetica non vengono di fatto forniti gratuitamente ai pazienti sardi». E che «ad oggi l’Amministrazione regionale non ha assunto atti amministrativi idonei a far seguire i fatti alle parole e agli impegni assunti dall’assessore regionale dell’Igiene e sanità e dell’assistenza sociale. E che alla luce di quanto dichiarato dall’assessore regionale dell’Igiene e sanità e dell’assistenza sociale la mancata distribuzione dei nuovi dispositivi per il monitoraggio della glicemia dipende esclusivamente dalla mancanza di volontà politica da parte dello stesso assessore e dell’Amministrazione regionale». «Con questa mozione – ha detto Marco Tedde – impegniamo il presidente Francesco Pigliaru a prendere atto della discutibile e dannosa gestione delle problematiche sanitarie in Sardegna e, in particolare, di quelle relative ai diabetici sardi e revochi con decorrenza immediata l’incarico assessoriale con conseguente rimozione dell’assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale; di intervenire presso l’assessorato regionale dell’Igiene e sanità e dell’assistenza sociale allo scopo di dare seguito agli impegni assunti qualche mese fa dall’Assessore, circa la distribuzione gratuita ai diabetici sardi dei dispositivi per il controllo ed il monitoraggio della glicemia; e che anche in Sardegna, come in tutte le regioni italiane, siano rimborsati i nuovi farmaci per la cura del diabete di tipo 2 in grado di minimizzare le pericolose ipoglicemie».

Per il consigliere di Forza Italia c’è «una gestione complessiva della sanità sarda non dignitosa: lo dice anche una parte della maggioranza, lo dicono le associazioni degli ammalati, i medici e non». Marco Tedde ha esortato l’assessore a un atto di responsabilità: «Se si dimette ora avrà il nostro ringraziamento e di tutta la sanità sarda e dei pazienti sardi». 

Dopo l’on. Marco Tedde ha preso la parola l’on. Edoardo Tocco (FI), secondo cui «questo per l’assessore Luigi Arru è l’epilogo di una situazione della sanità sarda che ormai è arrivata al collasso e all’implosione. E’ il punto definitivo della legislatura, il punto di caduta della Regione: sarebbe meglio quasi evitare le sue dimissioni per arrivare alla distruzione definitiva, con noi sulla sponda del fiume ad aspettare. Sarebbe meglio se i colleghi della maggioranza parlassero in quest’Aula e non nei corridoi». L’oratore ha ricordato la vertenza Aias, «con 3 mila sardi senza stipendio da 11 mesi» e ha parlato anche della chiusura del reparto di Chirurgia Plastica al Brotzu «per favorire il policlinico universitario: posso essere anche querelato, non ho paura».

Sempre per Forza Italia è intervenuto l’on. Mariano Contu, che ha detto: «In tutti questi anni non ci avete mai dato idea di come si faccia una programmazione sanitaria che risponda ai bisogni della popolazione ed è ora del tutto normale che dalla maggioranza, dai banchi del Partito dei Sardi, arrivi questa richiesta di dimissioni. Fino a oggi avete soltanto disatteso gli atti di programmazione del Consiglio regionale».

Per l’on. Raimondo Perra (Socialisti), presidente della commissione Sanità, «è bene però ricordare che siamo partiti da un disavanzo spietato che raggiungeva quasi i 400 milioni e con il ministero che era già pronto a commissariarci. Se non ricordiamo questo diventa difficile affrontare il dibattito odierno: abbiamo rischiato la chiusura di 5 ospedali con l’applicazione del DM70, se solo il ministero avesse inviato un commissario». Per l’oratore «il Consiglio regionale ha già approvato la riforma della rete ospedaliera e la commissione ha fatto sforzi enormi ascoltando tutti e cercando di sardizzare i contenuti del DM70. Noi sappiamo che non è tutto a posto ma sappiamo anche che non esiste la riforma che accontenta tutti né esiste la riforma che subito dimostra la sua validità. Dobbiamo avere pazienza: siamo usciti da un tunnel».

Di opposto avviso Forza Italia, con l‘on. Stefano Tunis (FI) che ha premesso di «interpretare in modo preciso l’intento della mozione: serve processare un uomo ma le decisioni strategiche assunte dalla maggioranza e in ultima sede dal presidente della Regione». Per l’on. Stefano Tunis «è bene che il presidente Francesco Pigliaru sappia che sarà un altro il candidato presidente della Regione e lei che oggi pone la fiducia sarà indicato a breve come l’unico responsabile. Rassegni ora le dimissioni e liberi questa assemblerà dal peso: nessuno si spaventa se lei davvero si dimette oggi. Siamo qui per suggerirle con passione di fare questo e avere poi una campagna elettorale leale: a nessuno della attuale maggioranza sarà consentito dire che è venuto dallo spazio. Chi viene dopo di lei non potrà fare la vergine». Rivolto ai colleghi del Partito dei sardi ha detto: «Scegliere da che parte stare, se siete disposti a costruire un futuro diverso per quest’Isola».

Per l’on. Angelo Carta (PSd’Az) «non va bene cercare capri espiatori e l’analisi dei mali della Sanità sarda non ci consente di approcciare il tema come ragazzini davanti al primo sacramento. Nessuno è indenne perché tutti hanno usato la sanità, per fini legittimi ma che non sempre sono coincisi con gli interessi generali del popolo sardo. Non assolvo oggi Luigi Arru e Francesco Pigliaru, che hanno proceduto senza gradualità alla nascita dell’azienda unica della salute. Oggi avrei voluto indagare qui anche sulle responsabilità del dottor Fulvio Moirano, che non avete tenuto sotto controllo. Non voterò la mozione perché, ripeto, non credo nei capri espiatori ma resta tutta la responsabilità di tutta la maggioranza nell’aver fatto scelte del tutto sbagliate».

Ha preso poi la parola l’on. Marco Tedde (FI), che ha detto: «Nessuno può negare che siamo arrivato all’ultimo gradino dei valori della Sanità dell’ultimo decennio con liste d’attesa di 255 per una mammografia e 127 per una tac. E’ al collasso anche il sistema 118, che è la colonna portante della sanità, mancano decine di medici nelle postazioni medicalizzate. Nel mentre il deficit generale della Sanità sarda cresce: ci vuole chiarire l’assessore Luigi Arru quali sono i numeri economici esatti dello sfascio della Sanità sarda? Già nel 2015 la maggioranza aveva chiesto la rimozione dell’assessore: non è un caso”. Per il consigliere algherese “è del tutto inappropriata la gestione delle patologie diabetiche».

Per il Pd ha preso la parola il vice capogruppo, on. Roberto Deriu, secondo cui «il Consiglio avrebbe dovuto occuparsi della spesa sanitaria invece che occuparsi di quella malattia, di quella medicina mancante, di quell’affaruccio di periferia, perché ciò è fondamentale nella vita di un consigliere. Tutto ormai è purtroppo ridotto alla personalità dell’assessore o del presidente e noi, sia chiaro, non celebreremo un processo pre-giacobino in attesa che arrivino i giacobini che nei fatti stiamo invocando. Oggi celebriamo invece un processo alla nostra incapacità di essere assemblea legislativa e non siamo stati capaci nemmeno di leggere i dati economici della gigantesca spesa della Sanità sarda. Non considero utili argomenti come la rimozione di un assessore se non siamo stati in grado di dire ai sardi come sono stati spesi i soldi della Sanità, se si poteva risparmiare e come».

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az) «sarebbe bello se il presidente Francesco Pigliaru andasse in giro per gli ospedali sardi a vedere come sono ridotti. A luglio del 2016 fu approvata la riforma sanitaria e io mi astenni per darvi fiducia. Ora posso dire che la vostra riforma è stato un disastro, nei pochi tratti in cui è stata applicata». Sull’elisoccorso l’on. Giovanni Satta ha detto: «Noi abbiamo un elicottero ogni 500mila abitanti e in Lombardia sono 9 milioni con cinque elicotteri. Non ditemi che noi abbiamo una geografia particolare perché in Lombardia, se è per questo, ci sono le Alpi e i laghi».

Per i Riformatori sardi è intervenuto l’on. Michele  Cossa, che ha invitato l’assessore Luigi Arru a fare lo speaker: «Lei si è distinto per annunci in questi anni, è stato bravissimo. Ma la realtà la contraddice perché quasi nulla di quello che ha annunciato è stato fatto. Per i primi tre anni è campato sui disastri che ha trovato e presumo che il suo successore per i primi tre anni camperà sui disastri lasciati da lei». L’ex sindaco di Sestu ha detto che «la gestione della Asl unica è disastrosa, mancano perfino i libretti pediatrici per i neonati. E’ tutto il sistema che si è incartato e abbiamo voglia noi di costituire commissioni di inchiesta se lei, assessore Arru, non mette mano ai problemi concreti. Siamo davanti a un’incompetenza manifesta in tanti settori della Sanità, spesso causate non da mancanza di fondi ma da incapacità organizzativa. E tutto questo produce un supplemento di pena inaccettabile per i malati e i loro familiari: vi rendete conto che per una colonscopia bisogna attendere 18 mesi? E’ allucinante quanto la situazione dell’Aias, dove le prestazioni aggiuntive sono imposte dall’Asl e poi contestate da chi le ha imposte».

Giorgio Oppi (Udc) ha parlato di “massima involuzione della sanità in Sardegna” ed ha affermato che “sono scontenti malati, medici e cittadini”. L’esponente della minoranza ha ricordato le “lunghe” liste d’attesa ed ha preannunciato il potenziamento del Cup “solo in prossimità delle scadenze elettorali”. GiorgioOppi ha criticato le scelte strategiche («la asl unica non è la soluzione per la sanità sarda») e ha definito “disordinata” la gestione del manager Ats. «La sanità sarda – ha tuonato il leader Udc – cade a pezzi e mancano persino i medici». Il consigliere scudocrociato ha inoltre criticato la politica degli annunci per l’apertura del Mater Olbia («abbiate il coraggio di dire che nel 2018 non si potrà aprire») ed anche la gestione della vertenza Aias («Fulvio Moirano ha scelto pessime persone nei posti più importanti»).

Emilio Usula (Rossomori) ha ricordato il voto contrario “alla riforma sanitaria perché  incoerente rispetto ai fabbisogni dei cittadini e dei territori”. Il consigliere che si è dichiarato “non in maggioranza ma non in sintonia con l’opposizione” ha annunciato il voto favorevole alla mozione n. 424 (Cherchi e più) ma non a documenti di sfiducia nei confronti dell’assessore. «Davanti a disservizi e carenze – ha però dichiarato Emilio Usula – abbiamo visto fare spallucce e persino le riunioni in commissioni sono state percepite dall’assessore soltanto come incombenze e non come momenti di confronto». Sulla vertenza Aias, Emilio Usula ha parlato di «contraddizioni e aspetti inquietanti» ed ha evidenziato la «situazione disperata in cui versano i 1.300 lavoratori»”.

Luigi Ruggeri (Pd) ha invitato il Consiglio a «ragionare sul merito degli argomenti» e non già a confrontarsi sulla sanità in generale e sulle politiche della giunta. L’esponente della maggioranza ha difeso l’operato dell’assessore in ordine alle iniziative per le cure del diabete («nel 2014 abbiamo la costituito la consulta diabetologia per mettere in rete esperienze vigenti nella regione») ed ha affermato che “il problema vero è quello dei farmaci biosimilari, considerato che la Sardegna è il luogo dove sono meno utilizzati».

«In troppi ormai parlano di malasanità – ha dichiarato Antonello Peru (Fi) – e nessuno della minoranza ha piacere di parlare di sfiducia e censura all’assessore». Il consigliere della minoranza ha ricordato la mozione discussa in Aula lo scorso 14 marzo e gli impegni disattesi dall’assessore sui misuratori della glicemia (free style e freestyle). Antonello Peru ha inoltre invitato l’assessore a fornire chiarimenti sugli annunciati tagli nella Medicina e Chirurgia dell’Aou di Sassari.

Eugenio Lai (Art. 1 – Sdp) ha dichiarato in apertura del sui intervento il voto contro la sfiducia: «Non è corretto addossare sull’assessore Luigi Arru le responsabilità di ciò che non va nella sanità sarda». Il consigliere del centrosinistra ha ricordato quella che ha definito «una drammatica eredità ricevuta dal centrodestra” ed ha evidenziato le “ormai prossime stabilizzazioni, i concorsi per assumere nuovo personale e l’attivazione dell’elisoccorso». Sul caso Aias, a giudizio di Eugenio Lai, l’assessore Luigi Arru «si è dimostrato coraggioso nell’interpretare la volontà del Consiglio regionale» e si è detto favorevole alla costituzione di una fondazione pubblica per garantire i servizi resi dall’Aias.

Particolarmente critico l’intervento del consigliere del Pds, Roberto Desini, che ha affermato di intervenire in Aula «da cittadino libero, da consigliere regionale libero che non ha in quota primari, né assunzioni, né trasferimenti di personale amico, né segnalazioni di imprese nelle forniture». Il consigliere della maggioranza ha ricordato l’attività di indirizzo e controllo condotta sulla Sanità (25 interrogazioni, 13 mozioni e 9 interpellanze) per affermare che «non c’è, dunque, da meravigliarsi, se i toni alle volte possono essere vibranti, perché conseguenze di atteggiamenti non corrispondenti alle sollecitazioni promosse in materia di sanità».

Ricordando l’affermazione dell’assessore Luigi Arru dell’agosto 2014 («non ho la maglietta di superman»), il consigliere Pds ha tuonato: «L’assessore, viste le bugie raccontate ai sardi, deve indossare quella di Pinocchio». Il consigliere Roberto Desini ha quindi rammentato con tono polemico le segnalazioni e le richieste di chiarimenti a suo tempo fatte, sugli interinali alla Asl di Sassari, sull’acquisto di macchinari obsoleti senza gara ed ha così concluso il suo duro intervento: «Le lacrime dell’assessore Luigi Arru in occasione dell’approvazione della riforma sanitaria ricordano da vicino quelle dell’ex ministro Fornero, mi auguro che per l’assessore non ci sia dunque un’altra esperienza politica».

Francesco Agus (Misto) ha criticato i termini della discussione («non è utile trattare tutti gli argomenti della sanità con tutti i consiglieri schierati nel gioco delle parti») ed ha affermato che «non tutte le criticità possono essere imputate all’azione politica di questa giunta e dell’assessore Arru». «L’eredità è stata pesante – ha dichiarato il consigliere della maggioranzae nonostante le difficoltà nessuno ha nostalgia dei manager che assumevano commercialisti o pensavano a gestire parcheggi negli ospedali». A giudizio di Francesco Agus il fallimento della commissione d’inchiesta sui costi della sanità è stata «un’occasione perduta per fare chiarezza sul sistema» ed ha ricordato le difficoltà nella gestione della sanità sarda anche per effetto dell’accordo sulle entrate ormai vecchio di dodici anni.

Luca Pizzuto (Art. 1 – Sdp) ha accusato la minoranza di dare «un’impostazione sbagliata alla discussione» e di avere sbagliato «la strategia perché ci costringe a difendere il fortino». Il consigliere della maggioranza ha evidenziato «la pesante eredità ricevuta dal centrodestra» e l’impegno della Giunta e del centrosinistra «per mettere a posto le cose». Luca Pizzuto ha ricordato la contrarietà del suo gruppo «per la rimodulazione del progetto Mater Olbia» e i risultati positivi nel frattempo raggiunti con lo sblocco dei concorsi Ats e la «messa in ordine della vertenza Aias». «Difendo con orgoglio il lavoro fatto con la riforma sanitaria – ha spiegato Luca Pizzuto – che ha impedito l’applicazione del decreto ministeriale che si darebbe abbattuto sull’Isola come una mannaia che avrebbe cancellato nove ospedali». Il consigliere ha quindi chiesto delucidazioni sull’iter ministeriale della riforma ospedaliera ed ha così concluso: «Ho elementi di delusione nella gestione della sanità sarda ma voterò contro la sfiducia e darò fiducia all’assessore nella speranza che le criticità possano essere risolte positivamente».

«Tra qualche il consigliere Pizzuto avrà modo di coordinare le strategie della minoranza», così il capogruppo FdI, Paolo Truzzu, ha aperto il suo intervento e replicato all’esponente di Art. 1 – Sdp. Paolo Truzzu ha quindi ricordato le criticità della sanità sarda ed ha posto l’accento sulle responsabilità «di chi governa ormai da quattro anni e mezzo». A giudizio di Truzzu «è stata sbagliata la scelta della Asl unica” ed ha criticato «quelli della maggioranza che sfilano in strada con la fascia tricolore contro l’Ats e poi vengono in Aula a difenderla». «Assumetevi le responsabilità delle vostre scelte – ha attaccato Paolo Truzzu – perché la vostra è stata una scelta folle che ha tolto alla politica il ruolo di controllore e avete commissariato l’assessore della sanità e il presidente della Giunta con la nomina del manager Moirano». Il capogruppo del centrodestra ha concluso il suo intervento ricordando, a titolo esemplificativo, la situazione in cui versa l’ospedale Brotzu di Cagliari.

Il capogruppo Upc, Pierfranco Zanchetta ha ribadito i concetti espressi nell’illustrazione dell’interpellanza ed ha invitato l’assessore «a passare dalle parole ai fatti con la piena applicazione della rete ospedaliera». «La riforma non è un disastro – ha precisato il consigliere della maggioranza – ma ha elementi qualificanti dell’offerta sanitaria, l’urgenza è dare attuazione a quella riforma e l’assessore non può lasciare quest’Aula senza assumere quest’impegno nella formalità degli atti e non solo con le parole».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, in apertura del suo intervento, ha ricordato i dati forniti dal Consorzio per la Ricerca economica applicata in Sanità che assegnano alla Sardegna la maglia nera nella classifica della qualità dell’offerta sanitaria. «La vostra gestione ha fallito – ha detto Gianluigi Rubiu – registriamo una perdita di qualità e l’allungamento delle liste d’attesa. Alcuni territori tra i quali il Sulcis Iglesiente si trovano in forte difficoltà».

Rubiu ha poi contestato la mancata distribuzione dei micro diffusori di insulina ai diabetici («Sono strumenti che permettono ai pazienti di liberarsi dalla schiavitù dell’iniezione quotidiana) e la presa di posizione della Giunta sulla vicenda Aias: «Occorre dare risposte ai 1.300 dipendenti – ha affermato Gianluigi Rubiu – è falso dire che le fideiussioni sono fasulle. Sono state garantite dalla Banca d’Italia. Il 90 delle fideiussioni rilasciate nel nostro Paese sono fatte da assicurazioni straniere».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha annunciato il voto contrario alla mozione presentata dalla minoranza: «Voterò invece a favore di quella presentata da Augusto Cherchi (Pds) perché ne condivido i contenuti». Daniele Cocco ha poi sottolineato che in Aula si faccia il gioco delle parti. «Oggi contestate Luigi Arru ma se si dovesse votare la sfiducia alla Giunta anche voi sareste in difficoltà perché tra i 60 consiglieri presenti nessuno vuole andare a casa». Il capogruppo di Art. 1 – Mdp, dopo aver ricordato le difficoltà nel mettere mano alla riforma sanitaria, si è detto sicuro della possibilità di trovare una soluzione ad alcune questioni. «Moltissime delle istanze sollevate dalle mozioni possono avere risposta. Siamo comunque contrari a qualsiasi mozione di sfiducia o di censura».

Il presidente del gruppo del Partito dei Sardi Gianfranco Congiu, ricordando il lungo iter che portò all’approvazione della Riforma sanitaria, ha citato il contributo dato dal suo partito che nell’occasione presentò circa 80 emendamenti. «Sanità fa rima con dignità – ha detto Gianfranco Congiu – non solo quella dei cittadini sardi ma anche quella di noi consiglieri. La stessa che ha richiamato l’on. Deriu quando ha ricordato che questo Consiglio non è stato capace di incidere sulla spesa sanitaria e oggi chiede una mozione di censura. Quando si è discussa la riforma noi siamo riusciti a scongiurare l’applicazione del DM 70 in Sardegna».

Gianfranco Congiu ha poi sottolineato l’esigenza di spiegare il perché quella riforma non decolli e perché non si attuino gli ordini del giorno del Consiglio. «Noi con la nostra mozione stiamo ponendo due questioni che riguardano lo stop alla riforma della rete ospedaliera e la mancata assistenza ai diabetici. Non stiamo qui ad aprire un dibattito generale sulla Sanità. Diamo un senso politico a questi due argomenti. Ecco perché, registrata la convergenza dell’intero Consiglio, abbiamo deciso di convertire la mozione in un ordine del giorno  di censura. Ho lavorato per una riforma che non viene attuata, è coerente presentare un atto di censura».

Il presidente del gruppo Misto Annamaria Busia ha manifestato il suo imbarazzo per l’andamento del dibattito in Aula. «Io sono convinta che la riforma non può essere attuata perché è una riforma sbagliata. L’ho detto in tempi non sospetti illustrandone le ragioni. La responsabilità è di tutti coloro che l’hanno votata. Oggi c’è una situazione curiosa: le mozioni sono state presentate da chi era a favore e da chi l’ha contrastata. Questo dibattito è tardivo. Io chiesi le dimissioni dell’assessore quando denunciai un caso gravissimo che se fosse stato risolto avrebbe portato denaro in cassa e risolto una situazione che ha creato tantissimi problemi (Project Nuoro ndr). A cosa servono oggi le dimissioni di Luigi Arru? Adesso la situazione è drammatica, realtà come il Brotzu, prima considerate eccellenze, oggi presentano gravissime carenze. Sulla Brest Unit sta accadendo quello che avevo paventato: manca un team dedicato alla chirurgia della mammella come impongono le linee guida. Non voterò nessuna di queste mozioni. Non possono così come sono state impostate portare a una soluzione».

Il presidente del Pd Pietro Cocco ha difeso la riforma sanitaria: «Fare le riforme è sempre difficile, scatena la reazione di coloro che vogliono difendere lo status quo. Il tema dei diabetici è importante – ha detto Pietro Cocco – riguarda pazienti che hanno bisogno di essere seguiti e monitorati giorno per giorno. Occorre però fare chiarezza sul tipo di sensori di cui si parla. E’ interesse dell’assessore dare una risposta».

Sulla riforma della Rete ospedaliera, Pietro Cocco ha ricordato che l’attuale maggioranza ha avviato il riordino mettendo mano a un piano atteso da anni. «Oggi il sistema non funziona come dovrebbe, ma prima non andava meglio. Abbiamo avuto il coraggio di fare la riforma, abbiamo raccontato una nuova storia che però va seguita fino in fondo. Se non l’avessimo fatta avremmo subito le direttive nazionali. L’assessore ha però il dovere di spiegare il perché dei ritardi». Sul contenuto delle mozioni il presidente del gruppo Pd è stato chiaro: «Censure e ammissioni di fallimento non stanno né in cielo né in terra. Nessuno ha il titolo per farlo».

Secondo Alessandra Zedda, capogruppo di Forza Italia, la difesa blanda fatta dall’Aula all’assessore è indicativa. «I numeri del ministero della sanità ci collocano agli ultimi posti in Italia. Che male vi hanno fatto i sardi che vi hanno pure votato? Nel 2014 avete tentato di fare una riforma costruendo una casa con materiali scadenti, facendoci credere che stavate costruendo la casa del futuro».

Alessandra Zedda ha poi contestato la scelta della Asl unica e l’accorpamento dei presidi ospedalieri. «Continuate inoltre a guidare le varie aziende con atti aziendali non rispettosi della normativa nazionale e regionale. Avete messo la Sanità nelle mani di due persone: il direttore generale dell’assessorato Giuseppe Sechi e quello dell’Ats Fulvio Moirano che vi hanno di fatto commissariato».

Alessandra Zedda ha poi rivendicato il ruolo svolto dalla minoranza: «Siamo stati gli unici coerenti. Nessuno dai banchi dell’opposizione è stato in grado di imporsi a questo disastro. La spesa è cresciuta a dismisura. A San Gavino si è passati da uno a tre dipartimenti». In conclusione del suo intervento, l’esponente della minoranza ha fatto riferimento alla vertenza Aias: «E’ possibile che Fulvio Moirano non sapesse che la Regione ha cambiato tesoriere e per questo c’è stato un ritardo nel trasferimento delle risorse. Aias ha tutte le ragioni a dire di non essere stata pagata».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi dato la parola per la replica all’assessore alla Sanità Luigi Arru: «La riforma era necessaria perché i conti della sanità sarda erano fuori controllo – ha detto Luigi Arru – il Mef chiedeva un intervento. La Rete ospedaliera è una norma, ma è vero che il Mef ci ha chiesto documenti per capire se rispondeva ai Lea. Ci hanno fatto osservazioni per capire se si garantivano alcune prescrizioni del Dm70». L’assessore ha poi difeso l’operato della Giunta elencando una serie di interventi finalizzati a porre rimedio a una situazione di inefficienza che si trascina da anni: «La Riforma era necessaria perché avevamo un disavanzo di 400 milioni di euro. Oggi stiamo resistendo al tentativo di altre regioni speciali di farci entrare in un piano di rientro formale. Noi abbiamo resistito, perché questo avrebbe bloccato il turnover e comportato il ricorso ai ticket. Il disavanzo non è comunque aumentato».

Sul problema della mancata distribuzione dei micro diffusori ai diabetici, Luigi Arru ha ammesso le difficoltà nell’applicazione della delibera, ma ha ricordato il giudizio dato da un istituto di monitoraggio secondo il quale la rete sarda è una delle migliori a livello nazionali.

L’assessore infine ha parlato dei risultati ottenuti con l’avvio dell’elisoccorso e della riorganizzazione della rete oncologica. «Ci sono problemi e non l’abbiamo negato, sulle liste d’attesa dovuto in gran parte alla presenza di tanti lavoratori a tempo. Un problema che stiamo risolvendo con 500 stabilizzazioni e 500 nuove assunzioni».

Sul Mater Olbia l’assessore ha spiegato che «in due mesi è stato fatto ciò che non si è fatto in 10 anni: «Non è responsabilità nostra se sono stati cambiati tre partner scientifici».

Per quanto riguarda la vicenda Aias, Luigi Arru ha ribadito che la Regione ha sempre messo i soldi a disposizione. «La stessa Aias dichiara di aver ricevuto 150 milioni in questa legislatura. Non c’è correlazione tra il mancato pagamento degli stipendi e i ritardi nelle erogazioni. Il contenzioso riguardava 42 milioni. Poi sono diventati 15 milioni sui quali abbiamo chiesto una fideiussione. Le famiglie sono alla fame non per colpa della Regione». Rispondendo, infine, al consigliere Roberto Desini (Pds) Luigi Arru ha detto: «Non sono Pinocchio, ci ho messo sempre la faccia».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi dato la parola ai presentatori delle mozioni per le repliche.

Augusto Cherchi (Pds) si è dichiarato insoddisfatto delle risposte della Giunta: «Perché il Ministero fa rilievi sui Lea se non li monitorizza dal 2010? Lo avete ricordato al Ministero?». Sul disavanzo Augusto Cherchi ha citato  la sentenza della Consulta del 2015 in cui si dice che lo Stato italiano non ha competenza sulle norme finanziarie delle regioni che si pagano per intero la Sanità mentre per il problema dei micro diffusori ai diabetici ha affermato: «Perché fare una delibera per assicurare i freestyle a 3.000 pazienti? Ci sono 12mila sardi che potenzialmente ne hanno bisogno. Ci siamo accodati alla gara del Piemonte per acquistare i diffusori. Il lotto 5 è stato sospeso per due volte». Augusto Cherchi ha quindi concluso: «La Riforma va applicata, ci piaccia o no è la nostra riforma, però ho posto un altro problema sull’adeguamento degli atti alle leggi approvate in Consiglio. La legge 17 impone vincoli sugli atti di programmazione che non possono essere delegati ai direttori generali».

Anche Michele Cossa (Riformatori) si è dichiarato insoddisfatto: «E’ vero che la croce non può essere caricata tutta sulle spalle dell’assessore Arru. A lui rimproveriamo 5 anni di gestione in cui la situazione è peggiorata. Le riforme sono indispensabili, ma forse sono state fatte tardi e in modo sbagliato, altrimenti non si spiegherebbe lo stato del sistema e la percezione che ne hanno i cittadini. Aumentano i viaggi della speranza, chi se lo può permettere va a curarsi fuori perché non si fida dei sanità sarda. Un ruolo devastante lo ha giocato l’attacco alla sanità cagliaritana. La vergogna del Brotzu incide pesantissimamente».

Cossa ha poi rimproverato l’assessore per non aver detto cosa farà degli atti aziendali una volta che arriverà la risposta del Ministero sulla riordino della Rete ospedaliera e per non aver chiarito i termini della riorganizzazione del personale: «Vanno bene le stabilizzazioni ma il problema è assorbire personale o efficientare le risorse umane presenti nelle aziende sanitarie? La sfida è questa».

Insoddisfatto anche il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta: «Credo si debba partire dai più deboli che hanno difficoltà di mobilità e necessitano di attenzioni. La mia insoddisfazione nasce per il fatto che ha trascurato questo aspetto».

Pierfranco Zanchetta ha poi rimarcato la necessità di dare attuazione agli atti del Consiglio: «Occorre riconoscere il lavoro del Parlamento sardo. Il Trentino Alto Adige ha bandito concorso per nuovo manager della sanità dopo la cacciata del precedente che non rispondeva alle richiesta del corpo sociale».

Per Marco Tedde (Forza Italia) le risposte dell’assessore sono insufficienti:«Fare riforme è difficile, lo sappiamo, ma è stato molto semplice arenare quella riforma.

Il collega Roberto Desini sbaglia a definire Luigi Arru “Pinocchio”. «Lui e Francesco Pigliaru sono piuttosto paragonabili al Gatto e alla Volpe». Secondo Marco Tedde la sanità non si gestisce con i sofismi ma con scelte politiche. «Quando le scelte mancano le riforme si arenano. Per quale motivo il Ministero deve dare il placet sulla riorganizzazione della Rete ospedaliera? Il Mef deve dare risposte solo sul Mater Olbia. Si vuole fare lo stesso che si è fatto per il presidio di Alghero Ozieri, si dice che sarà fatto entro il 2018 e poi non viene avviato nessun procedimento. E’ una presa in giro per tutti gli abitanti di quei territori».

Duro il giudizio di Marco Tedde anche sull’Aias: «Avete parlato di fideiussioni farlocche, è bene che andiate in Procura, fate l’opposizione ai decreti ingiuntivi oppure pagate. In questo modo Aias potrà pagare i dipendenti. Le prestazioni vanno pagate. Ci sono costi di esercizio. Smettetela con questi artifizi e questi raggiri».

Al termine delle repliche il presidente Ganau ha chiesto chiarimenti sulla natura dell’ordine del giorno presentato: «E’ unitario o invece si tratta invece di un odg di censura presentato da una sola parte politica? Se non è unitario non può essere discusso prima di tre giorni».

Il capogruppo di forza Italia Alessandra Zedda ha chiesto dieci minuti di sospensione che sono stati accordati.

Alla ripresa dei lavori il presidente Gianfranco Ganau ha preso atto della mancanza di un odg unitario e ha quindi messo in votazione le singole mozioni partendo dalla n. 424 (Cherchi e più).

Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Piermario Manca (Pds): «Apprezziamo la passione dell’assessore, ma noi abbiamo chiesto risposte su due problemi e su questo insistiamo. Lei non ha risposto, abbiamo votato la riforma e pretendiamo che sia applicata. Non stiamo dicendo cose stratosferiche, non siamo dei marziani».

Per Alessandra Zedda: «Non è un buon lavoro quando si chiudono reparti come il Marino o si declassa il Brotzu. L’assessore inoltre non ha mai risposto sulla chirurgia plastica – ha detto – per non parlare della sanità privata. I Centri di riabilitazione si lamentano: anche questi sono dei pazzi? In un territorio come la Sardegna non è pensabile accorpare 200mila prestazioni». 

Il consigliere Roberto Desini (Pds) ha dichiarato voto favorevole alle mozioni su rete ospedaliera e diabetici e si è rivolto direttamente al presidente della Giunta: «Non è un discorso di lealtà e fedeltà alla maggioranza ma di onestà intellettuale». A favore anche il consigliere Peru (Fi) che ha invitato l’assessore a chiarire sui tagli ai reparti di gastroenterologia, medicina, chirurgia e lungo degenze nella Aou di Sassari. La consigliera Annamaria Busia (Misto) ha dichiarato voto di astensione mentre Giorgio Oppi (Udc) si è dichiarato a favore ed ha replicato alle dichiarazioni dell’assessore: «È poco informato, perché la spesa farmaceutica è peggiorata e non è vero che mancano ristrutturazione da trent’anni». Voto favorevole per tutte e tre le mozioni è stato dichiarato dal capogruppo FdI Paolo Truzzu («Ringrazio Luigi Arru perché mi ha convinto a votare anche quella di sfiducia»).

Posta in votazione è stata approvata (45 sì su 45 votanti) la mozione n. 424 (Cherchi e più che impregna il presidente Francesco Pigliaru e l’assessore Luigi Arru«a riferire in Aula in ordine alle problematiche sopra esposte e sugli specifici atti di organizzazione e amministrativi adottati dalle aziende sanitarie regionali in contrasto con il documento di ridefinizione della rete ospedaliera approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 25 ottobre 2017; e ad assumere ogni iniziativa necessaria al fine di ricondurre l’attività delle aziende sanitarie regionali nell’alveo della legittimità e della conformità alle norme legislative e ai documenti approvati dal Consiglio regionale in materia».

Approvata (42 sì su 43 votanti) anche la mozione n. 427 (Cossa e più) che impegna presidente e assessore a riferire in Aula su:

«1) sulla vigenza o meno del piano di riorganizzazione della rete ospedaliera approvato dal Consiglio regionale in data 25 ottobre 2017; 2) sulla veridicità delle notizie di stampa secondo cui il ministero della Salute avrebbe richiesto molteplici chiarimenti di merito sul provvedimento;

3) su quali siano, in particolare, gli aspetti del provvedimento che necessitano di approfondimenti e di chiarimenti e che stanno ritardando la conclusione della verifica di coerenza ai sensi della legge n. 164 del 2014 da parte del Ministero della salute;

4) su quali siano i tempi previsti e concordati per il completamento della fase di verifica da parte del Ministero della salute;

5) su quali siano le azioni che la Regione sta eventualmente ponendo in essere per accelerare tale verifica di coerenza da parte del Ministero;

6) su quale sia l’attività di monitoraggio regionale e quale sia il risultato del monitoraggio stesso in merito alla coerenza degli atti assunti dai direttori generali delle aziende rispetto ai contenuti del piano;

7) su quali siano le azioni che la Giunta regionale intende porre in essere per rafforzare il filtro della sanità territoriale, potenziando la medicina d’iniziativa e il sistema della presa in carico della cronicità;
8) su quali siano le attività di riorganizzazione del sistema della continuità assistenziale e dell’emergenza urgenza, per adeguarli alle nuove esigenze sanitarie della popolazione;

9) su quale sia la progettualità dell’AREUS;

10) sul ruolo dell’ATS nelle attività di committenza e nella centralizzazione dei servizi».

 La capogruppo di Fi, Alessandra Zedda, ha dichiarato voto favorevole alla mozione 435 (Tedde e più): «Abbiamo totale sfiducia totale nell’operato del presidente Pigliaru e di tutti coloro che sono parte dei questa maggioranza». A favore anche Marco Tedde (Fi): «Anche il presidente Francesco Pigliaru ha capito che le politiche sanitarie sono miseramente fallite». Contraria Rossella Pinna (Pd): «Non per partigianeria ma nemmeno perché va tutto bene, il punto è che i cambiamenti richiedono tempo ma andiamo nella direzione giusta». Il capogruppo Pds, Gianfranco Congiu, ha annunciato l’astensione dopo che il presidente Ganau ha respinto la richiesta di votazione per parti del documento. A favore si è espresso Edoardo Tocco (FI) e anche Giuseppe Fasolino (Fi), Antonello Peru (Fi), Giovanni Satta (Psd’Az) e Stefano Tunis (Fi). La consigliera Busia ha dichiarato voto di astensione e i segretari dell’Aula hanno proceduto con la chiamata nominale. Conclusa la seconda chiama, il presidente ha proclamato lo scrutinio: votanti 48, astenuti 6, favorevoli 14, contrari 28. Respinta la mozione, il presidente ha dichiarati conclusi i lavori ed ha preannunciato al convocazione del Consiglio al domicilio.

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Domani, giovedì 2 agosto, alle 10.00 nella sala stampa del Consiglio regionale, sarà presentata la proposta di legge “Disposizioni per il riconoscimento, la diagnosi e la cura della Fibromialgia o Sindrome Fibromialgica”.

La proposta di legge è firmata dai consiglieri Augusto Cherchi (Partito dei sardi), Gianfranco Congiu (Partito dei sardi), Roberto Desini  (Partito dei sardi), Piermario Manca (Partito dei sardi), Alessandro Unali (Partito dei sardi) e Lorenzo Cozzolino (Partito democratico).

 

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Più risorse e meno burocrazia per promuovere lo sport sardo. E’ l’obiettivo della proposta di legge “Testo Unico della normativa in materia di sport”, presentata dal Gruppo del Partito dei Sardi in Consiglio regionale, primo firmatario il consigliere Roberto Desini. Con un finanziamento di circa 30 milioni di euro l’anno il testo vuole riorganizzare l’intera legislazione regionale in materia di sport, adeguando la legge 17 del 1999 (provvedimenti per lo sviluppo dello sport in Sardegna) e riportando in capo alla Regione le deleghe che erano state attribuite alle Province e che non vengono ormai più gestite, tra cui i finanziamenti per l’acquisto delle attrezzature sportive.

Il testo, articolato in 37 articoli, prevede un Piano triennale di attività e individua due filoni fondamentali: la promozione dello sport e gli interventi sugli impianti sportivi, a cui sono destinati rispettivamente 13 e 17 milioni. Si tratta di un incremento di risorse di quasi il 300% rispetto agli attuali 8,4 milioni di euro previsti nell’esercizio finanziario del 2018.

«Con questa legge – ha spiegato Roberto Desini – vogliamo creare ordine nella normativa vigente e rendere più agile la parte burocratica per le società e le federazioni. In particolare, vogliamo raddoppiare la quota destinata alle trasferte, portandola a 7 milioni, e attivare un piano straordinario per l’impiantistica sportiva, valutando la situazione delle strutture in relazione alla distribuzione geografica e alle richieste che arrivano anche da nuove discipline. Una particolare attenzione sarà riservata ai diversamente abili: attualmente il 6 per cento dei contributi destinati allo sport viene erogato d’ufficio al Coni per attività istituzionali. Con la nostra proposta di legge prevediamo che 150mila euro di questo 6 per cento vadano invece al Comitato italiano Paralimpico (Cip).»

Il testo vuole, inoltre, coinvolgere tutti i soggetti che operano nel settore e rendere la Conferenza regionale dello sport il momento in cui programmare l’attività in maniera condivisa e organica. L’obiettivo finali dei promotori è di promuovere la pratica e la diffusione capillare dell’attività sportiva e dell’attività motorio-ricreativa nel territorio regionale e valorizzare la funzione sociale e preventiva dello sport per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini.

«Uno Stato lungimirante deve puntare sullo sport – ha affermato il consigliere Augusto Cherchi – perché investire sullo sport vuol dire investire sulla salute dei cittadini.»

Secondo Piermario Manca è «importante rivisitare tutto il sistema legislativo dello sport, adeguandolo alle nuove esigenze, con una particolare attenzione alla prevenzione sia per l’attività agonistica sia per quella dilettantistica».

Tra i diversi interventi, circa la metà del finanziamento per la promozione dello sport è destinato alla partecipazione ai campionati nazionali, 1,4 milioni all’attività sportiva giovanile e 600mila euro per la prevenzione. Per quanto riguarda l’impiantistica sportiva i proponenti hanno fotografato la situazione esistente al 31 dicembre 2017: la Sardegna ha  1.976 complessi sportivi, che si articolano in 3.214 impianti sportivi e 3.735 spazi di attività. I dati hanno, però, evidenziato uno squilibrio territoriale che vede la provincia di Nuoro registrare la minore percentuale di strutture sportive in assoluto, mentre la provincia del Sud Sardegna detiene la maggiore percentuale di complessi, di impianti e di spazi. La proposta di legge ha anche l’obiettivo di riequilibrare la distribuzione degli impianti sul territorio regionale in base anche alla destinazione dei singoli sport.

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Il Consiglio regionale ha approvato il disegno di legge n. 507/A. “Misure urgenti per il reclutamento di personale nel sistema Regione. Modifiche alla legge regionale 13 novembre 1998, n. 31”.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il disegno di legge n. 507/A-Misure urgenti per il reclutamento del personale nel sistema Regione – Modifiche alla legge regionale 31/88. Per illustrare il provvedimento il presidente ha dato la parola alla relatrice, la consigliera Daniela Forma del Pd.

Nel suo intervento, Daniela Forma ha dichiarato che il disegno di legge, nonostante l’applicazione degli strumenti giuridici disponibili, ha determinato nella Regione una situazione complessiva di sofferenza rispetto alla normativa nazionale di contenimento della spesa pubblica e di forte limitazione del turn over, e difficoltà strutturali collegate alle loro dimensioni, che la Sardegna ha peraltro ridotto nel 2014 e nel 2015 riducendo anche il numero dei dirigenti: ora sono 96 che diventeranno 80 entro la fine dell’anno e 78 entro il 2019. «Con uno specifico piano triennale – ha aggiunto la Forma – sono stati riavviati concorsi ed i procedimenti di mobilità per dirigenti e funzionari, introdotte norme per il superamento del precariato e le assunzioni delle categorie protette, ma servono correttivi per migliorare la qualità dei processi concorsuali per dirigenti ed assicurare copertura delle posizioni vacanti nelle more di espletamento dei concorsi». «Fra questi correttivi – ha specificato la relatrice della legge – la soppressione del divieto di ricorso a dirigenti esterni, il ruolo unico del personale, la contrattazione regionale, la retribuzione dei coorl’affidamento dei bandi alla struttura interna».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha criticato la legge, a suo giudizio «singolare perché punta ad accrescere il numero dei dirigenti della Regione attraverso uno strumento ordinario e flessibile per fare fronte alle carenze di queste figure, ma in realtà serve a mettere alcune toppe agli errori della Giunta su alcuni concorsi». «Inoltre – ha osservato – non è vero che la Regione ha pochi dirigenti: attualmente nel sistema Regione, in media, c’è un 1 dirigente ogni 24 dipendente ed in alcuni casi anche 1 ogni 10, mentre il rapporto su scala nazionale è di 1 a 50 e al Nord addirittura 1 ad 80; peraltro nella nostra Regione vi sono situazioni ben più anomale con un rapporto paritario di 1 ad 1 fino ad un massimo di 1 a 16, per cui non si può parlare di penuria ma semmai di pletora e con questa legge si aumentano ancora». «Non mancano altre anomale – ha detto ancora Marco Tedde – che riguardano le assunzioni senza concorso di dirigenti nel Corpo forestale ed il recente annullamento del Tar di un concorso per 20 posti da dirigente, eludendo il percorso tracciato per le assunzioni nella pubblica amministrazione». «In definitiva, ha concluso l’esponente di Forza Italia, «emerge una gestione del tutto insufficiente frutto di palesi incapacità cui si cerca di mettere rimedio, perpetuando inoltre l’ambiguità di fondo per le aliquote di personale che si trovano ora dentro ed ora fuori dal sistema Regione, come Forestas e l’Ats».

Per la Giunta l’assessore del Personale Filippo Spanu ha affermato che, con il provvedimento, «si fa un passo avanti rispetto alla legge 24 istitutiva del sistema Regione, che doveva razionalizzare risorse umane evitando sovrapposizioni, (a parte l’Ats e le agenzie sanitarie), senza però creare percorsi concreti, per cui questo disegno di legge è un passaggio necessario che consente di inquadrare la dimensione enti per il futuro in tanti settori. In questo contesto si colloca, ha proseguito l’assessore, «il deficit strutturale della dirigenza derivante in parte dal blocco turn over e dall’età media elevata determinando la necessità di un nuovo reclutamento, mirato, aggiornato e specialistico». «La Regione – ha ricordato ancora Filippo Spanu – ha tentato di fare immediatamente un concorso pur in assenza di un concreto strumento normativo, cosa che avviene in tutta la pubblica amministrazione per quanto riguarda l’assunzione di dirigenti a termine per almeno una quota, ma queste iniziative hanno avuto difficoltà». Abbiamo quindi rilanciato a tutto campo il confronto sindacale, con giudizi sostanzialmente positivi ed in qualche caso del tutto positivi prima di sottoporre questa norma al Consiglio. «Di qui – ha concluso – la previsione dell’assunzione di dirigenti a termine, attivando il corso-concorso che non si poteva fare con la 31/88, valorizzando per il 40% le figure interne ed aprendo all’esterno, per creare una nuova classe dirigente testata sul campo». Quanto al numero ha detto, infine, l’assessore del Personale, «non è massimo possibile ma sta dentro il limite fissato dal quadro di finanza pubblica e comunque di dirigenti c’è bisogno perché le posizioni sono diminuite nel tempo da 195 a 152 a 137 (60 in meno dall’inizio della legislatura) e forse con il ruolo unico potremo fare ancora di più in termini di razionalizzazione, di miglioramento della circolazione interna delle competenze e della stessa contrattazione».

Successivamente, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli che il Consiglio ha approvato con 29 voti favorevoli e 9 contrari. A seguire è stato approvato anche il titolo della legge.

Subito dopo è iniziata la discussione dell’emendamento aggiuntivo n.13 (prima firmataria la relatrice Forma) collegato all’art. 1/bis (Modifiche all’art.21 della legge regionale 31/98 – Ruolo unico del personale dirigenziale) che prevede la possibilità per le amministrazioni del sistema Regione «di attivare contratti di diritto privato a tempo determinato per la copertura di posizioni dirigenziali nei limiti dell’8% delle dotazioni organiche». La proposta prevede di lasciare all’Aula la decisione finale.

Il consigliere di Campo Progressista Francesco Agus ha preannunciato la sua astensione, sostenendo che «interventi emergenziali non si adattano alla fine della legislatura dopo ripetuti rinvii che, in enti ed agenzie, hanno lasciato mano troppo libera alle singole amministrazione, causando una serie di ricorsi che determinando una situazione di incertezza».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha ribadito le sue censure alla legge aggiungendo che «rispetto alle fattispecie astratte che devono caratterizzare ogni legge sono comparsi emendamenti molto particolari che la stravolgono, motivati da esigenze pre-elettorali che configurano pericolosi processi di stabilizzazioni ed assunzioni»

Per il Pd la relatrice Daniela Forma ha sottolineato che «in realtà l’emendamento è ragionevole, non inventa nulla ma introduce nella 31 un istituto proveniente dal Dlgs 165/2001 che consente flessibilità nell’assunzione dei dirigenti, con procedure selettive collegate ad incarichi e contratti di diritto privato fino ad un massimo dell’8% delle dotazioni organiche».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, favorevole, ha detto di non capire le letture negative della proposta provenienti dalle opposizioni, perché a suo avviso l’emendamento ha il solo scopo di far funzionare meglio il sistema.

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione sia l’art. 1/bis che l’emendamento che il Consiglio ha approvato.

Approvato anche l’art. 1/ter (Modifiche all’art.32 della Legge regionale 31/98 – Accesso alla dirigenza), integrato dall’emendamento n.18 proposto dal capogruppo di Fdi Paolo Truzzu, riguardante la definizione recisa della retribuzione spettante al personale delle Unità di progetto non in possesso della qualifica di dirigente.

Sull’articolo 2 e sugli emendamenti il presidente Ganau ha dichiarato aperta la discussione. L’on. Forma (Pd) ha illustrato l’emendamento 15 e ha chiesto all’Aula di poter aggiungere un emendamento orale. L’on. Paolo Truzzu (Fdi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 5, «teso a porre rimedio a un’evidente disparità tra amministrazioni differenti».

L’articolo 2 è stato approvato insieme all’emendamento 5 (uguale al 15).

E’ stato respinto l’emendamento aggiuntivo 4. Invece, l’on. Gennaro Fuoco (Fdi) ha spiegato il senso dell’emendamento 6: «Lo scopo è coprire, con mobilità preconcorsuale tra gli attuali dirigenti della Regione, la carenza di dirigenti del Corpo forestale di vigilanza ambientale». L’assessore Filippo Spanu ha confermato «la grave criticità del Corpo forestale ma questo emendamento introduce un automatismo che creerebbe problemi procedurali». L’emendamento 6 al termine del dibattito è stato respinto dall’Aula.

Approvati senza emendamenti gli articoli 2 bis e l’articolo 3.

In discussione poi l’articolo 3 bis, approvato. Respinto invece l’emendamento 7 (Fuoco e più).

Approvato l’articolo 3 ter e pure il 3 quater con l’emendamento soppressivo totale 12 a firma Forma e più.

In discussione l’articolo 3 quinquies, sul quale l’on. Gianfranco Congiu (Pds) ha detto: «Mi chiedo per quale ragione slitti di un anno il termine per concludere i processi di stabilizzazione in corso ai sensi della legge 37».

L’assessore Filippo Spanu ha ricordato le procedure di inserimento nei ruoli previste per il personale precario nella legge 37: «La Regione ha esaurito la fase della stabilizzazione a domanda con 103 nuovi dipendenti inseriti. Ci sono poi 16 persone che hanno diritto alla stabilizzazione con procedura riservata e le procedure sono in corso. Per quanto riguarda i soggetti che hanno la proroga dei contratti ma hanno titolo a partecipare ai bandi di concorso generali, avranno una procedura che scavallerà il 31 dicembre prossimo  ma ci stiamo già lavorando. La proroga che abbiamo previsto è dunque un atto di prudenza da parte nostra».

Sull’emendamento 2 è intervenuto anche l’on. Francesco Agus (CpS), che ha detto: «Una modifica anche di un comma della legge 37 potrebbe avere il risultato di bloccare le procedure in atto. Dunque abbiamo scelto di  procedere con l’emendamento 2, fissando una proroga».

L’on. Gianfranco Congiu (Pds) ha suggerito di «precisare che la proroga è dato soltanto ai fini del reclutamento del personale di cui alla lettera C».

Approvato dunque l’emendamento sostitutivo totale 2 (Agus). Ritirato l’emendamento 3 (a firma Eugenio Lai e più) relativo ad altre stabilizzazioni di personale non dirigente e respinto l’emendamento 8 (Fuoco e più).

Sull’emendamento 10 (accesso alla dirigenza del Corpo Forestale mediante corso concorso) l’on. Forma si è rimessa all’Aula in considerazione del fatto che la Prima commissione sta già lavorando a un testo di disciplina organica del Corpo forestale. Per questo l’oratrice ha chiesto una sospensione breve dei lavori, accordata dal presidente Gianfranco Ganau.

Alla ripresa dei lavori la relatrice Daniela Forma (Pd) ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 10 a causa del mancato accordo tra le forze della maggioranza e si è proceduto con l’approvazione dell’emendamento n. 14 (Forma e più) che introduce l’articolo 3 quinquens bis e riguarda il trasferimento del personale degli uffici territoriali della protezione civile.

Sul contenuto dell’emendamento n. 17 (Forma e più) è intervenuto con tono critico il consigliere del Partito dei sardi, Piermario Manca, che ha lamentato in materia di contrattazione collettiva negli enti del comparto regionale un sostanziale aumento della spesa in contrasto con quanto disposto dall’articolo 4 del provvedimento in discussione. L’intervento dell’assessore del Personale, Filippo Spanu, che ha affermato che quanto previsto dal secondo comma dell’emendo 17, non rappresenta un aumento della spesa ma è da considerarsi come l’autorizzazione agli enti regionali ad approvare variazioni di bilancio una volta ottenuti gli stanziamenti, non ha convinto il consigliere della maggioranza Piermario Manca che ha dichiarato voto contrario. Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha dichiarato voto contrario ed ha chiesto l’inserimento agli atti della seduta di una «procedura – a suo giudizio – contra legem con il relativo aumento di spesa».

Posto in votazione, l’emendamento 17 sulla integrazione del fondo per la contrattazione collettiva, è stato approvato con 24 favorevoli e 16 contrari. Approvati, di seguito, l’emendamento n. 11 (Forma e più) che sostituisce totalmente l’articolo 4 (Copertura finanziaria)  e l’articolo 5 (Entrata in vigore).

Il Consiglio regionale ha quindi approvato il testo finale del provvedimento con 28 sì e 10 contrari. Il presidente Ganau ha quindi ricordato il termine delle 20 per la presentazione degli emendamenti al testo unificato sulla lingua, la convocazione per domani, alle 11.00. della commissione Cultura ed ha annunciato la convocazione dell’Aula per domani alle 15.30.

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Con un’interrogazione depositata ieri in Consiglio regionale, il rappresentante del Partito dei Sardi, Piermario Manca, solleva il problema dei ritardi nei pagamenti degli aiuti regionali alle aziende del comparto ovicaprino alle prese con le difficoltà di produzione e di mercato del latte della campagna 2016-2017. Piermario Manca chiama in causa l’assessorato dell’Agricoltura e riforma agropastorale, denunciando che l’ingranaggio regionale di aiuti attivato con la legge regionale 14 settembre 2017, n. 20 e con le direttive approvate con la deliberazione di Giunta 46/21 del 3 ottobre 2017, si è inceppato determinando sia ritardi ingiustificabili nei pagamenti, sia la giacenza di 200 pratiche che sono ancora in attesa di risposte relativamente ad alcune riserve circa i criteri di ammissibilità delle stesse.

«Le risorse aggiuntive recate dalla legge regionale 20/2017 fanno sì che il programma di aiuti abbia una dotazione complessiva di 45 milioni di euro, rivolti alle imprese attive nella produzione primaria del comparto ovino e caprino», spiega Piermario Manca nel testo dell’interrogazione. «L’aiuto è concesso per tutti i capi ovini e caprini presenti in azienda al 30 giugno 2017, come risultante dai dati desunti dalla banca dati nazionale dell’anagrafe zootecnica (BDN) e relativi alla consistenza dei capi identificati elettronicamente o dal censimento degli animali detenuti per un importo unitario dell’aiuto a capo fissato in 13 euro», continua il documento.

Secondo quanto scritto nell’allegato alla deliberazione della Giunta regionale n. 46/21 del 3.10.2017, «il beneficiario deve essere proprietario e detentore degli animali richiesti e che qualora il richiedente sia esclusivamente detentore di animali è necessario fornire una dichiarazione del proprietario di assenso alla presentazione della domanda di sostegno e pagamento». E proprio questo aspetto ha determinato i maggiori disguidi: «Gli uffici Argea pagano i detentori e questo crea problemi in quanto non necessariamente sono anche i proprietari, o ancor peggio non hanno fascicolo aziendale, per cui nascono tutta una serie di casi anomali per la mancata corrispondenza tra chi ha fatto domanda e chi, ai sensi del bando, avrebbe dovuto farla», spiega ancora l’interrogazione presentata dal consigliere regionale del PdS. «Le domande sono state presentate dalle aziende agricole a partire dal 16/10/2017 e fino al 18/12/2017, e l’assessore aveva assicurato il pagamento della totalità delle richieste entro il 2017». Ma il meccanismo si è arenato.

 «A oggi ci sono circa 200 domande non ancora istruibili perché non si è ancora data risposta ad alcune riserve circa i criteri di ammissibilità; verificato che si tratta di domande presentate da ditte individuali o società nelle quali la proprietà degli animali è ascrivibile a soggetto diverso dal detentore, e considerato che più volte sono state sollecitate soluzioni per lo sblocco di questi casi senza che a oggi sia stata presa alcuna iniziativa in merito», l’interrogazione chiede all’assessore regionale dell’Agricoltura, «se sia a conoscenza di quanto sopra evidenziato; se non ritenga, alla luce dei fatti e delle considerazioni sopra esposte, di dover intervenire immediatamente in merito per evitare ulteriori ritardi nei pagamenti; di prevedere, anche per i bandi futuri, un miglior raccordo tra l’assessorato che scrive i bandi e l’agenzia Argea che istruisce le pratiche».

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Il Consiglio regionale ha approvato misure in favore dei lavoratori ex Saremar, modifiche alla legge regionale contenente disposizioni urgenti per l’eradicazione della peste suina africana e la mozione che censura Abbanoa per l’azione legale intrapresa nei confronti dell’on. Marco Tedde (Forza Italia).

In apertura di seduta il presidente Ganau ha comunicato la decisione della Conferenza dei Capigruppo di inserire all’ordine del giorno, con procedura d’urgenza prevista dall’art. 102 del Regolamento interno, la proposta di legge n. 518 “Misure a favore dei lavoratori ex Saremar”.

Ha quindi preso la parola per l’illustrazione il primo firmatario del provvedimento, il capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti Pierfranco Zanchetta. «C’è la necessità di riprendere in mano un problema complesso che riguarda i lavoratori ex Saremar, vittime di un disagio sociale ed occupazionale – ha detto Pierluigi Zanchetta – la Regione per porre rimedio a questa situazione ha avviato un programma finalizzato alla salvaguardia delle professionalità e dei livelli occupazionali. Questa proposta di legge integra quel programma ed autorizza la spesa di 2,5 milioni di euro per l’attuazione di alcuni interventi. I lavoratori potranno fruire di diverse misure alternative: un contributo economico una tantum e l’impiego nei cantieri comunali come richiesto dai comuni di Carloforte e La Maddalena».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato all’unanimità.

L’Aula, sempre all’unanimità, ha poi approvato in rapida successione i due articoli della legge ed il testo finale.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in discussione il secondo punto all’ordine del giorno: il Testo unificato sulla lingua sarda. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu che ha chiesto un rinvio della legge alla prossima settimana. «Abbiamo dato disponibilità per discutere la proposta di legge ma crediamo sia meglio rimandare l’esame del provvedimento per consentire ai consiglieri di impegnarsi nella campagna elettorale in vista del voto di domenica per le elezioni amministrative – ha detto Gianluigi Rubiu – i tempi per gli emendamenti sono ristretti. Vista l’importanza della legge sarebbe meglio rimandare di qualche giorno la discussione.»

Contro la richiesta di rinvio si è schierato Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp). «I capigruppo hanno deciso di portare oggi in Aula la legge e di rimandare a lunedì prossimo la presentazione degli emendamenti – ha detto Eugenio Lai – ci sono già stati dei rinvii, abbiamo avuto tutto il tempo per approfondire».

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione la richiesta di rinvio della legge che è stata accolta dal Consiglio.

Gianfranco Ganau ha quindi sospeso la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il presidente ha comunicato la decisione di capigruppo di anticipare la discussione del disegno di legge n. 513 “Modifiche alla legge regionale n.34/2014 sull’eradicazione della peste suina”.

Sull’ordine dei lavori ha chiesto di intervenire la consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda: «E’ successo un fatto grave, la minoranza ha deciso di indire per domani una conferenza stampa per stigmatizzare una situazione grave che vede coinvolto il collega Marco Tedde denunciato dai vertici di Abbanoa per aver espresso le proprie opinioni nei confronti della società di gestione del servizio idrico. Sono state lese le prerogative di un consigliere regionale».

Anche per Stefano Tunis (Fi) la questione è delicata e merita attenzione. «Il tema della tutela delle prerogative dei consiglieri è tutto in capo all’Assemblea e alla sua presidenza. Esprimo solidarietà a Marco Tedde, è in discussione la legittimità dell’intero Consiglio. Chiedo al presidente Gianfranco Ganau di farsi carico di questa tutela».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha parlato di «fatto di una gravità inaudita» che offende tutto il Consiglio regionale. L’esponente della minoranza ha chiesto di occupare simbolicamente l’Aula per un’ora in segno di solidarietà all’on. Marco Tedde.

Una presa di posizione forte ha invocato anche Annamaria Busia (Campo Progressista): «Quando non c’è la politica interviene la giustizia ma in questo caso la politica c’è. Quanto accaduto è grave, non soltanto la minoranza deve chiedere e sollecitare una presa di posizione del Consiglio ma lo dobbiamo fare tutti insieme. La politica faccia sentire la sua voce, l’intervento della magistratura deve essere l’ultima ratio. Noi abbiamo diritto di intervenire, ispezionare e criticare ovviamente nei termini consentiti ma non si può contrapporre alle nostre richieste una minaccia grave».

Per il capogruppo del Pd Pietro Cocco la questione riguarda tutti. «E’ grave limitare le prerogative di un Consigliere regionale – ha detto Pietro Cocco – vale la pena far suonare un campanello d’allarme per dire che non va assolutamente bene. Oggi è capitato a Tedde, domani capiterà a qualche altro. Con forza occorre dire che bisogna abbassare i toni. Se Abbanoa ritiene di aver subito un torto e si rivolge a un magistrato è assolutamente sbagliato. Intervengo a difesa di un’istituzione che non può essere messa sotto scacco».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi: «L’istituzione consiliare è stata vilipesa. Questo accade perché l’autonomia non viene difesa, è già capitato in più di una circostanza. E’ ora di riaffermare la dignità dell’istituzione autonomistica. E’ tempo di dire basta».

Il consigliere Gianni Lampis, a nome del gruppo Fratelli d’Italia, ha espresso solidarietà nei confronti di Marco Tedde contro un’aggressione “da muretto a secco”. Gianni Lampis ha richiamato l’art 25 dello Statuto che garantisce i consiglierei regionali per le opinioni espresse nell’esercizio delle proprie funzioni. «Sono d’accordo con l’on. Gianluigi Rubiu e dichiaro la disponibilità del mio gruppo ad occupare per un’ora l’Aula».

Secondo Angelo Carta (Psd’Az), le dichiarazioni dell’amministratore di Abbanoa Alessandro Ramazzotti sembrano una difesa nei confronti dell’operato della Giunta regionale. «Per questo motivo credo che  sia il caso che intervenga la Giunta regionale per dire che l’esecutivo si tutela da solo e non ha bisogno di nessun avvocato difensore. Alessandro Ramazzotti ha fatto di tutto per mettere Abbanoa al centro del bersaglio».

Il consigliere dell’Upc Antonio Gaia ha espresso solidarietà a Tedde e ha denunciato il mancato rispetto delle norme che regolano i rapporti tra i diversi organi istituzionali della Regione. «La Giunta ha il dovere di rispondere alle interpellanze e interrogazioni presentate dai consiglieri regionali, non devono farlo gli uffici amministrativi. Gli atti ispettivi sono legittimi ma spesso mancano le risposte da parte della Giunta e degli assessori. Presidente Ganau, sta a lei fare rispettare le norme di funzionamento ed evitare interferenze esterne sull’attività ispettiva e di controllo. Non è ammissibile che risponda il soggetto che si vuole controllare».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha chiesto al presidente Ganau di informare l’Aula sui dettagli della vicenda appresi durante la Conferenza dei Capigruppo. «Esisterebbe un atteggiamento che travalica le prerogative proprie del consigliere. Lei ha parlato di affermazioni che vanno oltre l’esercizio delle proprie funzioni, di denuncia prudenziale perché si paventava ipotesi di falso in bilancio da parte di Abbanoa. Lei si è speso per favorire un chiarimento. Prima di invischiarci in questo ragionamento occorre riflettere. L’Aula disinformata dove arriva?»

Ha quindi preso la parola Marco Tedde: «Non intendevo intervenire ma sono stato tirato per la giacchetta. Le spiegazioni agli atti di sindacato ispettivo le deve dare la Giunta che ha il dovere di rispondere soprattutto di fronte a casi gravissimi. Abbanoa è una Repubblica indipendente: l’amministratore nomina il direttore generale per tre anni senza selezione. Potrei parlare per ore di ciò che fa e non fa. L’ultima perla è lettera ai dipendenti in cui si parla di una mozione sottoscritta da 24 consiglieri piena di calunnie. Ringrazio i colleghi che sono intervenuti in mia difesa ma si tratta di un attentato nei confronti di questo consesso. Se iniziamo con queste intimidazioni non lavoreremmo più serenamente. Io sono attrezzato per difendermi potrebbe esserci però qualche altro meno attrezzato. Noi dobbiamo lavorare senza pressioni, la Costituzione e lo Statuto ci tutelano. Il Regolamento dice che Lei, presidente Gianfranco Ganau, deve tutelare le prerogative dei consiglieri. Chiedo anch’io che lei intervenga con forza nei confronti di questi signori».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha invocato un intervento formale del Consiglio. «La discussione sta mantenendo toni civili. L’intervento dell’on. Gianfranco Congiu evita un processo sommario. Credo sia necessario procedere con un atto di censura del Consiglio nei confronti di Abbanoa altrimenti rimarrà una discussione che non lascerà traccia».

L’on. Giuseppe Fasolino (FI) ha detto: «Mi chiedo perché la politica si trovi a questo livello e l’antipolitica ha preso il sopravvento su tutto. Il collega Marco Tedde si difende da solo ma se capitasse a una persona normale, dovrebbe rivolgersi a un avvocato per difendersi dopo aver fatto il suo dovere. E allora mi chiedo: qual è il nostro ruolo?».

Per l’on. Luigi Lotto (Pd) «sarebbe utile che il presidente della Regione si facesse dare gli atti del personale di Abbanoa negli ultimi tre anni, per verificare chi ha perso il lavoro e perché». Sulla proposta dell’on. Gianluigi Rubiu, ossia sospendere i lavori per un’ora e occupare l’Aula, l’on. Gianfranco Congiu (PDS) ha dato parere contrario mentre l’on. Stefano Tunis (FI) ha suggerito la redazione di un documento come «un ordine del giorno che metta insieme le posizioni emerse». Anche l’on. Gianluigi Rubiu (Udc) si è associato alla proposta di redigere un ordine del giorno mentre l’on. Antonio Solinas (Pd) ha aggiunto: «Stiamo rasentando il ridicolo con la proposta di occupare l’Aula, veda la conferenza dei capigruppo se è possibile votare un ordine del giorno condiviso». Favorevole anche l’on. Francesco Agus (Cps). Il presidente Ganau ha sospeso la seduta per convocare la conferenza dei capigruppo e definire il proseguo dei lavori.

L’Aula è ripresa con l’esame del disegno di legge 513 in materia di eradicazione della peste suina africana. L’on. Francesco Agus, presidente della commissione Autonomia, ha predisposto un emendamento sul personale chiamato a lavoro straordinario in occasione delle tornate elettorali. Il presidente Gianfranco Ganau ha giudicato inammissibile l’emendamento e ha invitato l’oratore alla presentazione di una proposta di legge.

 L’on. Piermario Manca (PDS) ha detto con riferimento all’articolo 1 della disegno di legge: «Qual è la motivazione che possa consentire a ciascun lavoratore del campo dell’eradicazione della peste suina a fare ottanta ore di straordinario ogni mese? Noi diamo lo straordinario sempre ai soliti: che razza di organizzazione è questa?».

Della stessa opinione l’on. Augusto Cherchi (PDS) mentre per l’on. Crisponi (Riformatori sardi) «è impensabile che l’obiettivo dell’eradicazione possa essere raggiunto con l’attività ordinaria di un ufficio. Mi pare che il corpo forestale abbia faticato non poco in alcune circostanze per eseguire l’attività e non vedo perché essere contrari alla proposta della Giunta.  Siamo davanti a uno straordinario impegno lavorativo di ordine pubblico e di protezione civile che deve essere riconosciuto, anche per il passato».

Per l’on. Pietro Cocco (capogruppo del Pd) «da anni lottiamo per eradicare la peste suina africana e questa battaglia sembrava non risolvibile. Quest’anno invece abbiamo contato appena tre, quattro focolai. E sono risultati che non si raggiungono per caso ma perché uomini competenti si sono dati da fare. Non deve essere messo in discussione il fatto che si debba pagare qualche ora di straordinario, visti gli obiettivi dell’Ue e i risultati che stiamo raggiungendo».

L’assessore del personale Filippo Spanu ha affermato che «il provvedimento all’attenzione del Consiglio si inquadra in una serie di atti finalizzati a dare accelerazione al contrasto della peste suina africana. Siamo ad un momento di svolta, ha sostenuto, dopo una battaglia quarantennale di cui ora abbiamo trovato la chiave decisiva; nel 2018 ad oggi sono segnalati solo 3 focolai, nel 2017 erano 17 e la tendenza è molto chiara, ora è necessario dare il colpo giusto in termini organizzativi». «E’ importante sottolineare – ha proseguito l’assessore – che la condivisione con la popolazione ha determinato, dopo un periodo iniziale complesso, una vera e propria inversione di tendenza, con attività massicciamente presidiate con continuità a seconda esigenze, un impegno che rendeva problematica la rotazione difficile del personale; di qui problema di far operare queste squadre con un sistema collegato a specifiche funzioni (ed altri incarichi) fino al limite di 80 ore, secondo lo schema della protezione civile, all’interno dei vincoli per gli straordinari fissati dalla Ue».

Per dichiarazione di voto il presidente della commissione Attività produttive Luigi Lotto (Pd) ha affermato la correttezza del provvedimento ricordando soprattutto la grande difficoltà incontrata sia nell’organizzazione delle squadre che nella costruzione di un apparato di grande efficienza, prova ne sia che nei giorni scorsi focolaio sviluppatosi all’interno di una azienda regolare scongiurato immediatamente. «Insomma – ha concluso – un approccio molto diverso che ha dato grandi risultati e fra qualche mese le squadre di emergenza non serviranno più».

Il consigliere Augusto Cherchi (Pds) ha ribadito di non aver mai voluto mettere in discussione mezzi e fini del progetto, precisando che a suo avviso restava da chiarire il suo inquadramento all’interno della normativa europea che fissava un tetto per gli straordinari settimanali. In conclusione il consigliere ha annunciato la sua astensione.

Piermario Manca, sempre del Pds, si è detto invece soddisfatto della risposta dell’assessore, anche se ha osservato che a suo giudizio sarebbe bastata una relazione di accompagnamento. Voterà a favore.

Successivamente il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli con 44 voto e, a seguire i tre articoli che la compongono.

Successivamente la seduta è stata brevemente sospesa per la presentazione di un ordine del giorno (Alessandra Zedda e più) firmato da gruppi di maggioranza ed opposizione con il quale, dopo aver ribadito le prerogative dei consiglieri regionali contenute nell’art. 122 della Costituzione, nell’art.25 dello Statuto e nell’art. 107 del regolamento del Consiglio in relazione «alle opinioni espresse ed ai voti dati nell’esercizio delle loro funzioni», si invita il presidente dell’Assemblea a «prendere atto della censura del Consiglio regionale nei confronti di un atto lesivo delle prerogative degli stessi consiglieri». Il riferimento è alla querela presentata dall’amministratore unico di Abbanoa Spa nei confronti del vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, oggetto di numerosi interventi sull’ordine dei lavori e di un successivo dibattito.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ribadito la sua decisione di dissociarsi dal documento. «Anzi – ha affermato – esorto il presidente a riferire all’Aula ciò che ha detto alla conferenza dei capigruppo dove i contorni della vicenda sono apparsi diversi; questo non ci consente di partecipare, non siamo in condizioni di esprimere censure e non capiamo come lei abbia valutato la fondatezza di profili lesivi dell’onorabilità di consigliere. Manca poi ogni riferimento al presidente della Regione consentendo di passare all’Aula il cerino per chiedere copertura politica senza poter capire realmente cosa è accaduto». «Ho sempre apprezzato –  ha concluso il capogruppo del Pds rivolto al presidente Ganau – la sua terzietà ma in questo caso, a nostro giudizio, invece ha favorito una deriva verso la censura secondo noi priva dei necessari elementi di valutazione, una pagina non edificante del Consiglio: il Pds abbandonerà l’Aula».

Il consigliere del Pd Antonio Solinas, ricostruendo le interlocuzioni fra i gruppi durante la sospensione della seduta, ha detto di «aver ricavato l’impressione che con ci fossero certezze sulle motivazioni della mozione, suggerirei un ordine del giorno più generale senza espliciti riferimenti alla censura ma, in assenza delle correzioni che auspico, annuncio il mio voto contrario».

Dopo una ulteriore breve sospensione il presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno, che il Consiglio ha approvato con 39 voti favorevoli ed 1 contrario.

Successivamente il presidente ha invitato l’Assemblea ad esprimere il voto finale sul DL n. 513, che è stato approvato con 38 voti.

Al termine dello scrutinio ha tolto la seduta. Il Consiglio riprenderà i suoi lavori martedì prossimo, alle 10.30.

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Il Consiglio regionale ha approvato le mozioni sul trasferimento della gestione del Servizio idrico integrato dal Consorzio ZIR di Macomer alla società Abbanoa Spa e sulla liquidazione dell’ARAS.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, in parte modificato dalla conferenza dei capigruppo, con la mozione n. 420 (Forma e più) sul trasferimento della gestione del servizio idrico integrato dal Consorzio Zir di Macomer ad Abbanoa Spa. Il presidente ha dato quindi la parola alla consigliere del Partito democratico Daniela Forma, prima firmataria della mozione, per illustrarne il contenuto.

Daniela Forma ha ricordato che «nello scorso mese di agosto sono state attivate le disposizioni per il riordino delle funzioni dei consorzi industriali fra le quali il trasferimento delle competenze per la gestione del servizio idrico, ma un mese fa le aziende insediate hanno ricevuto notizia del subentro di Abbanoa con l’indicazione del nuovo contratto, con costi lievitati fino al 400%, determinando il rifiuto di sottoscrivere il contratto di servizio che, nei fatti, costituiva l’ennesima penalizzazione delle aziende della Sardegna centrale». L’intervento della Regione, ha poi spiegato, «ha creato le condizioni per sospendere i termini per sottoscrizione del contratto (1°giugno), prorogandoli al 1° novembre e su questo l’assessorato ha dato disponibilità ad una mediazione nel breve e medio termine fra tutti i soggetti interessati, non altrettanto ha fatto Abbanoa che, invece, ha ribadito che il subentro era stabilito dalla legge con ulteriore irrigidimento nei confronti di alcune aziende che hanno scarichi industriali, paventando addirittura il ricorso all’autorità giudiziaria per reati ambientali». Ad oggi, ha concluso la Forma, «non risulta l’accettazione dello slittamento al 1° novembre, per altro previsto dalla legge regionale 10/08, per cui invito la Giunta ad annullare in autotutela la delibera dell’agosto 2017 con effetto su tutti gli atti successivi».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, intervenendo nella discussione generale, ha parlato di una «questione piuttosto singolare, l’ennesima puntata della vicenda Abbanoa che quadruplica i costi per le aziende della zona industriale di Macomer, a dimostrazione del fatto che la società è diventata una repubblica indipendente rispetto ad Egas, all’assessorato ed alla Giunta, dove succede di tutto e nessuno controlla, eludendo peraltro un preciso obbligo di legge previsto dalle leggi nazionali ed europee». Evidentemente, ha aggiunto, «questa situazione a qualcuno fa comodo, perché chi si mette di traverso viene cacciato, come il direttore generale di Egas, mentre il direttore generale di Abbanoa viene riconfermato nonostante la recente sanzione da oltre 600.000 euro dell’Autorità per l’Energia; forse qualcuno si occuperà di Abbanoa ma è inammissibile che si debba arrivare a questo mentre l’assessore fa spallucce».

Sempre per Forza Italia la capogruppo Alessandra Zedda ha affermato che «c’è ben poco da aggiungere sui rilievi riguardanti gestioni e procedure di Abbanoa, con la differenza che stavolta vengono dalla maggioranza anche se Abbanoa accusa chi critica di dire bugie». Oggi, ha sostenuto, «l’assessore deve dare riposte sul Consorzio di Macomer (che è in attivo) sul quale la Giunta ha convogliato risorse straordinarie, in ogni caso non si può appesantire proprio in quell’area la situazione delle imprese, bisogna agire ed agire subito perché i tempi sono molto stretti per il caso specifico e per la gravissima situazione generale».

A nome del Pds il consigliere Piermario Manca ha sottolineato che «la relazione di Forma e gli stessi interventi della minoranza evidenziano un problema specifico tenendo sullo sfondo questioni generali abbastanza diverse; affrontare il problema strategico dell’acqua in Sardegna è compito del Consiglio, meno occuparsi di un certo numero di utenze come se ci fossero due modi di pagare l’acqua». Credo che la discussione non si possa ridurre a questo, ha continuato Manca, «ma concentrarsi sull’acqua come bene comune, parlando di acqua a tutto campo al di là dei piccoli o grandi privilegi localizzati in questa o quell’area».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha detto fra l’altro che «Manca ha ragione perché molte volte il Consiglio si sofferma su situazioni particolari e tuttavia il problema di Macomer è serio perché da poco la Regione è intervenuta sulla profonda crisi industriale della Sardegna centrale, perciò proprio qui non si può avallare una impennata dei pagamenti delle proporzioni descritte; verifichiamo quello che è possibile fare con tutti i soggetti interessati, senza nascondersi dietro il dito, perché Abbanoa è per molti aspetti un problema irrisolto che va affrontato».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha precisato che quella in corso «non è una discussione su Abbanoa, anche se il Consiglio ovviamente può farla, ma un fatto specifico collegato al dibattito sull’economia della Sardegna centrale conclusosi con un ordine del giorno votato all’unanimità ed una manifestazione che si è svolta ad Ottana; c’è un problema che riguarda i costi del servizio per le aziende di Macomer e di questo dobbiamo ragionare con la massima attenzione, la volontà di fare chiarezza e di rivedere la delibera della Giunta se necessario, non è un atto contro nessuno ma un impegno nei confronti delle aziende della Sardegna centrale, su questo chiediamo l’intervento dell’assessore».

L’assessore dell’Industria Maria Grazia Piras, a nome della Giunta, ha affermato che «il problema è nato da una situazione abbastanza anomala e onerosa sia per il pubblico che per le aziende ed i cittadini e riguarda in Sardegna 8 Zir messe liquidazione con la legge 10/08 e quindi da 10 anni, generando disfunzioni per imprenditori che operano in quelle nelle aree, inefficienze, disorganizzazione e costi aggiuntivi compresi quelli per il personale in strutture con pochissimi dipendenti». Abbiamo iniziato a porre fine a questa situazione in continuità con la precedente Giunta, ha ricordato l’assessore, «liquidando i consorzi di Tempio, Siniscola, Valle del Tirso e via via tutti gli altri, ed una delle questioni preliminari affrontate era proprio quella di trasferire reti ed impianti idrici come previsto dalla legge, cosa che è stata fatta alla fine dell’estate». Approfondirò questione, ha assicurato la Piras, «ma è vero che i problemi sono emersi solo a Macomer perché qui c’è la rete industriale ma non l’acqua industriale che costa molto meno di quella potabile; cogliamo comunque la richiesta del Consiglio per favorire l’attivazione di un tavolo tecnico che come assessorato ho già chiesto chiedendo anche il rinvio del contratto da 1° giugno a 31 ottobre, con l’impegno di seguire la vicenda anche riesaminando le tariffe delle zone industriali, revisione alla quale sta lavorando l’Egas con l’obiettivo di ridurne la tipologia introducendo magari nuove sub categorie per le aziende che devono utilizzare acqua potabile come quelle dell’agro alimentare».

La prima firmataria della mozione Daniela Forma ha dato atto all’assessore della sensibilità dimostrata, ricordando però che la scadenza del 1° giugno incombe ed è questa la ragione della mozione. La Forma ha espresso quindi una valutazione positiva sulle verifiche e sullo slittamento dei termini, ferma restando la necessità di affrontare i problemi della legge di riordino aree industriali ancora non pienamente applicata, a cominciare dalla tariffazione speciale per le attività produttive.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha condiviso  le argomentazioni del collega Manca sull’appello ad una riflessione sull’ acqua sempre bene collettivo, che non può che essere fondata sul principio chi più consuma più paga. Ben venga perciò, ha auspicato Congiu, «una pronuncia Aula in grado di fare chiarezza sui temi concreti oggetto della discussione; mi risulta peraltro che, in un incontro a Macomer, si siano fatto alcuni passi avanti con fatturazioni proporzionate ai consumi, il differimento dei termini e l’individuazione di tariffe speciali per le aziende idrovore di tutta la Sardegna». A giugno, ha concluso, «ci sarà anche la ri-profilazione delle tariffe nazionali ma, andando oltre, occorre riflettere sulla necessità di una revisione dei regolamenti consortili che, così come sono, rallentano la ristrutturazione delle aziende».

Per i Riformatori il consigliere Luigi Crisponi ha definito la relazione assessore «insufficiente rispetto sollecitazioni ricevute, perché non poteva dire a posteriori che si documenterà ed è impensabile che questo accada ad aziende della zona industriale più povera della Sardegna più di altre sfiancata dalla crisi, come Consiglio dovremmo occuparci di ben altro per sostenere le imprese del territorio, ora però non c’è tempo da perdere: diciamo no a tariffe insostenibili, a rivedere tutto non solo entro il 31 ottobre ma in modo totale secondo le esigenze dell’economia del territorio».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, a favore, ha sollecitato un approfondimento sulla situazione delle 8 Zir della Sardegna che nel 2008 avevano un buco di 20 milioni col personale che doveva essere assorbito dai Comuni ma poi tutto si è fermato a causa della mancanza di risorse degli Enti locali. Ci vuole una visione di carattere generale per rilanciare queste strutture, ha aggiunto, compresa quella di Tossilo dove l’allora Giunta di sinistra aveva fatto un piano di rifiuti da 40 milioni che dovevano andare ai Comuni, per cui bisogna fare un discorso uguale per tutti.

Il consigliere Antonio Gaia (Cps), favorevole, ha messo in evidenza che «oggi l’attenzione riguarda un caso particolare ma ci sono molti punti di contatto col problema generale della gestione di Abbanoa che deve essere risolto, perché non è possibile trasferire il servizio idrico integrato ad un soggetto illegittimo che, di conseguenza, non può imporre tariffe a nessuno, questa è la vera questione da affrontare».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, favorevole, ha ipotizzato che «Abbanoa in realtà è il parafulmine di qualcos’altro perché non fa che prendere ordini, dato che le tariffe le stabilisce Egas ed anche a Macomer ha eseguito ordini perché è solo un gestore come dice la legge: le responsabilità sono altrove, dalla Giunta regionale agli azionisti».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la mozione che il Consiglio ha approvato con 47 voti favorevoli ed 1 contrario.

Prima di cominciare l’esame della mozione 417, il consigliere Pierfranco Zanchetta (Cristiano Popolari socialisti) ha chiesto la parola sull’ordine dei lavori. Pierfranco Zanchetta ha ricordato la notizia della nomina del presidente della Regione a commissario straordinario per gli interventi nell’arcipelago de La Maddalena. Il consigliere ha espresso grande soddisfazione e ha augurato buon lavoro al presidente Francesco Pigliaru.

La mozione n. 417  sulla liquidazione dell’ARAS e l’affermarsi di un modello gestionale centralizzato dei servizi in agricoltura è stata illustrata da Piermario Manca (Partito dei sardi). Il consigliere ha detto che la mozione, pur essendo firmata solo dai consiglieri del suo gruppo, è una mozione di tutto il Consiglio regionale perché riprende un ordine del giorno approvato all’unanimità qualche mese fa. Piermario Manca ha chiesto maggiore chiarezza perché il Consiglio – ha detto – ha necessità di sapere cosa sta succedendo. Ci sono 290 lavoratori  e tutto il sistema della zootecnia a rischio.  Manca ha annunciato che chiederà un accesso agli atti nei confronti di LAORE. Entrando nel merito della mozione sono stati spiegati i cinque punti principali del dispositivo. Prima di tutto – ha detto Manca – è necessario contrastare con ogni mezzo consentito e in ogni sede (anche quelle giudiziarie) il disegno accentratore dell’AIA e della Coldiretti;  si chiede poi di  garantire la permanenza in Sardegna di tutti i servizi e di tutti i livelli occupativi attualmente esistenti in capo all’ARAS e di promuovere immediatamente un modello gestionale dei servizi in agricoltura sottratto a qualsiasi forma di centralizzazione ed esproprio dei dati e delle conoscenze. Il promotore della mozione chiede inoltre al presidente della Regione e all’assessore dell’agricoltura di riferire in Consiglio sullo stato di attuazione delle proposte formulate in esecuzione dell’ordine del giorno n. 90 approvato all’unanimità il 13 marzo 2018. Ma per i promotori della mozione il punto fondamentale è  dare immediata attuazione alle disposizioni di cui all’articolo 2, comma 40, della legge regionale n. 3 del 2009 e ai successivi atti di indirizzo.

Nella discussione generale è intervenuto  Luigi Crisponi (Riformatori sardi) che ha posto all’assessore tre domande. Le retribuzioni dei lavoratori ARAS quando saranno liquidate? Le posizioni contributive sono regolarmente pagate? E se sì, chi le paga e con quali risorse? Il  lavoro in itinere quotidiano chi lo pagherà?

 Luigi Lotto (PD) ha detto che la situazione attuale è molto delicata. Siamo in una fase intermedia di interlocuzione con il ministero e i soggetti interessati devono ritrovare un minimo di responsabilità.  Per il presidente della Quinta commissione tutto ciò che la legislazione nazionale ed europea ci consente di acquisire deve essere acquisito. La speranza è che la interlocuzione avviata dall’assessorato con il ministero vada in porto. Se così non dovesse essere non possiamo consegnarci mani e piedi a situazioni come quella attuale che ha creato disastri.  Il nuovo corso deve portare novità positive per tutti e per gli allevatori.

Fabrizio Anedda (Gruppo misto) ha sottolineato l’estrema confusione che esiste. Su tutto un dato certo: i servizi dell’ARAS sono irrinunciabili ed i lavoratori devono essere salvaguardati. Ma come mai – ha chiesto Fabrizio Anedda – non ci sono stati controlli e perché LAORE ha aspettato così tanto per denunciare la situazione attuale? 

Per Gaetano Ledda (Partito sardo d’azione – La Base) la  situazione è catastrofica. I dipendenti sono a rischio, l’agricoltura e la zootecnia non possono fare a meno dei servizi dell’ARAS e rischiamo di perdere 47 milioni di euro di fondi europei. Gaetano Ledda ha chiesto di aggiungere la firma alla mozione. 

Gianluigi Rubiu (Udc) ha detto che la  discussione in aula fa emergere un aspetto importante: non si è ancora trovata la  soluzione al problema. Per Gianluigi Rubiu bisogna analizzare tre aspetti fondamentali: i dipendenti che non percepiscono lo stipendio da mesi; esiste un’istanza di liquidazione ed il licenziamento dei dipendenti. «Abbiamo 7 giorni di tempo per risolvere i problemi prima che il danno sia irreparabile – ha aggiunto – ci sono 47 milioni di euro di fondi europei che l’isola perderebbe. Il problema non può più essere trascinato». Una soluzione potrebbe essere quella di fare una legge per dare un’anticipazione ad ARAS e entro 6 mesi creare un altro organismo.

 Eugenio Lai (art.1 –SDP) – ha chiesto il rispetto di tutti i lavoratori. Tutti gli assessorati si devono mettere in moto e si deve chiudere il tavolo con il ministero con una soluzione certa.

Per Francesco Sabatini (PD)   il tempo della calma è finito e si deve trovare una soluzione immediata. Ci sono due azioni che viaggiano in contemporanea: una immediata (risolvere i problemi di contenzioso)  e una complessiva e definitiva.

Marco Tedde (Forza Italia Sardegna)  ha detto che questa mozione mette in luce la posizione dell’assessore che è inadempiente. La situazione è drammatica – ha aggiunto – è in gioco il futuro dei lavoratori e del comparto e i 47 milioni di euro che stiamo per perdere. Si fanno ipotesi di riforme assurde, c’è mancanza di chiarezza complessiva e di risposte serie. Nel frattempo LAORE e i commissari litigano assumendo vicendevolmente di essere creditori. E’ un pasticcio.

E’ poi intervenuto l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria che ha spiegato che la strategia di fondo è dare applicazione alla legge 3 del 2009. I lavoratori entreranno in LAORE previo espletamento di un concorso. C’è una fase di transizione da affrontare ma stiamo lavorando per salvaguardare i lavoratori e il comparto.  Anche nella peggiore delle ipotesi – ha concluso – una soluzione verrà messa in campo. Non lasceremo a terra i dipendenti o non lasceremo le aziende senza servizi. La trattativa non è semplice ma stiamo cercando di risolverla.

Piermario Manca (Pds), intervenendo in sede di replica, ha invitato la Giunta a considerare anche un piano alternativo qualora la trattativa con il governo si concludesse senza il via libera al superamento dei tetti assunzionali, impedendo così l’inserimento dei dipendenti Aras e Apa nell’agenzia Laore, come previsto all’articolo 2 comma 40 della legge 3 del 2009. Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha annunciato voto favorevole alla mozione ed ha proposto la cancellazione della parola “Coldiretti” dal testo del dispositivo. Il suo compagno di gruppo e di partito Gianmario Tendas ha insistito sulla necessità di un piano “b” rispetto a quello del passaggio dei dipendenti in Laore. Anna Maria Busia (Misto) ha annunciato voto a favore ed ha proposto la redazione di un ordine del giorno unitario così da meglio esplicitare integrazioni e modifiche. Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha dichiarato voto favorevole alla mozione ed ha ribadito il sostegno alle professionalità che operano in Aras e Apa.

Gianfranco Congiu (capogruppo Pds) ha chiesto lo sblocco delle erogazioni delle anticipazioni finanziarie alle Apa ed il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu ha evidenziato la scadenza del 7 giugno quale termine entro il quale trovare una soluzione per i dipendenti Aras e Apa («in quella data sono annunciate le lettere di licenziamento per tutti i lavoratori»).

Eugenio Lai (Art1-Sdp) si è detto a favore della modifica proposta da Solinas (Pd) ed ha annunciato voto a favore come ha fatto il capogruppo Psd’Az-La Base, Gaetano Ledda. A sostegno della proposta Busia, per un ordine del giorno, si è invece pronunciata la capogruppo Fi, Alessandra Zedda («per rafforzare i contenuti e integrare le modifiche») mentre Paolo Truzzu (FdI) ha manifestato dubbi sui tempi con i quali procede il confronto giunta-governo in merito all’applicazione della legge 3/2009.

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini, ha ribadito con fermezza la necessità di proseguire secondo le disposizioni della legge 3 e Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato le differenti posizioni emerse tra i sindacati confederali e Confederdia. A favore della mozione hanno proseguito Fabrizio Anedda (Misto) e Angelo Carta (Psd’Az-La Base) che ha invitato il Consiglio ha indicare una sola opzione per la risoluzione della vertenza Aras (l’applicazione della legge 3/2009). Il presidente della commissione Attività produttive, Luigi Lotto (Pd) ha però insistito sull’opportunità di prevedere interventi alternativi rispetto a quelli che prevedono il passaggio dei lavoratori in Laore e il consigliere Antonio Gaia (Upc), a questo proposito, ha evidenziato che l’applicazione della legge 3 non garantirebbe il passaggio di tutti i lavoratori Aras e Apa in Laore.

Daniele Cocco ( capogruppo Art1-Sdp) ha escluso il ricorso all’ordine del giorno ed ha annunciato voto favorevole alla mozione Congiu e più. La capogruppo Fi, Alessandra Zedda, ha insistito per l’eliminazione del riferimento alla Coldiretti e l’Aula ha accordato la modifica, quindi il presidente Gianfranco Ganau ha posto in votazione la mozione che è stata approvata con 44 voti a favori su 44 presenti.

Il Consiglio è convocato per domani, mercoledì 30 maggio, alle 10.00.

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Garantire per almeno altri quattro mesi le attività di assistenza tecnica in zootecnia svolte dall’associazione regionale allevatori della Sardegna (Aras), nonostante la messa in liquidazione dell’associazione ed a fronte dell’anticipazione, da parte dell’agenzia per l’attuazione dei programmi regionali in campo agricolo (Laore), delle somme relative al secondo quadrimestre 2018 e quantificate in circa 4.600.000 euro. È questa l’ipotesi che nelle prossime ore vedrà impegnati tecnici e amministratori regionali e che ha registrato una sostanziale condivisione nella Quinta commissione del Consiglio regionale, a conclusione della sessione di audizioni che sul tema ha avuto come protagonisti i sindacati, i commissari di Aras ed i vertici di Laore.

Una situazione, quella dell’Aras e delle Apa, particolarmente complicata e che richiede – a giudizio dei sindacati e dei commissari del parlamentino presieduto da Luigi Lotto (Pd) – una soluzione immediata per non perdere i circa 47 milioni di euro destinati alle aziende sarde, a valere sulla misura relativa al cosiddetto benessere animale, le cui domande scadono il prossimo 15 giugno e che non possono essere riconosciute in sede comunitaria senza la necessaria attività (notificata in sede Ue) dell’Aras.

Ma non solo, sono a rischio i 296 dipendenti dell’associazione regionale allevatori e gli 81 lavoratori delle quattro associazioni provinciali (Apa). Non è un segreto, infatti, che agli stessi lavoratori sia già stata comunicata, quale data ultima per la trasmissione delle lettere di licenziamento, quella del prossimo 6 giugno.

Il caso che contrappone i commissari di Aras e i vertici di Laore nasce dalle controversie relative alla rendicontazione delle attività svolte nel 2014, 2015, 2016 e 2017 ed è precipitato a seguito della formalizzazione del mancato riconoscimento, da parte di Laore, di un presunto credito di Aras pari a 1.987.761 euro (a fronte di un contributo complessivo di 54.200.000  euro) per il periodo sopra indicato. Da qui la messa in liquidazione dell’associazione regionale allevatori a cui segue la nota di Laore che, il 16 maggio dichiara, non solo di non avere alcun debito con Aras ma di vantare crediti nei confronti dell’associazione allevatori per 2.075.708 euro, ed un’altra comunicazione, datata 17 maggio 2018, con la quale l’assessorato regionale degli Enti locali evidenzia che a seguito dello scioglimento dell’Aras, tutti gli immobili funzionali all’esercizio dei servizi resi, devono ritornare nella disponibilità dell’amministrazione regionale.

Nel corso delle rispettive audizioni i commissari Aras (Vitangelo Tizzano e Enrico Leccisi) e i vertici Laore (Maria Ibba, direttore generale; Tonino Selis, direttore del servizio attività zootecniche) anche sollecitati dagli interventi dei consiglieri Piermario Manca (Pds), Marco Tedde (Fi), Gianni Lampis (FdI), Luigi Crisponi (Riformatori), Fabrizio Anedda (Misto), Gianmario Tendas (Pd), Franco Sabatini (Pd), Piero Comandini (Pd), Gianluigi Rubiu (Udc), Antonello Peru (Fi) e Gaetano Ledda (Psd’Az – La Base), hanno ribadito le proprie ragioni ed hanno sostenuto con forza la correttezza del rispettivo operato. In particolare, i dirigenti di Laore, hanno insistito sulla necessità di poter effettuare verifiche efficaci e stringenti sulla rendicontazione delle attività svolte da Aras ed hanno anche dichiarato piena disponibilità per un contradditorio, così da far venir meno le anomalie che, a giudizio di Ibba e Selis, non consentono all’agenzia Laore di poter erogare le somme che l’associazione allevatori vanta come presunto credito per le annualità comprese tra il 2014 e il 2017.

La preoccupazione per il futuro lavorativo degli oltre 350 addetti impiegati  tra Aras ed Apa è stata invece manifestata dalle rappresentanze sindacali.

Confederdia, con Osvaldo Ibba, Giuseppe Lai e Paola Naitana, ha affermato con nettezza il proprio favore per il ricorso alle previsioni contenute nella legge 3 del 2009 che all’articolo 2 comma 40 autorizza l’agenzia Laore a inquadrare, attraverso prove selettive concorsuali per soli titoli, il personale dipendente Aras alla data del 31 dicembre 2016. Per la piena applicazione di tali disposizioni serve però il via libera del ministero per superare i vincoli assunzionali imposti alle pubbliche amministrazioni.

Gaia Garau (Uil), Raffaele Lecca (Cgil) e Francesco Piras (Cisl) hanno confermato, in via di principio, il proprio sostegno per l’inquadramento del personale Aras in Laore, ma non hanno nascosto le perplessità sulla effettiva possibilità per l’ottenimento della necessaria deroga ministeriale al fine del superamento dei vincoli nelle assunzioni. I confederali, evidenziando la professionalità e la disponibilità di tutti i dipendenti Aras, e sottolineando il mancato pagamento degli stipendi, a partire dalla retribuzione di dicembre scorso, hanno mostrato disponibilità a valutare la prosecuzione del lavoro e delle attività attualmente svolte da Aras ed Apa anche attraverso la costituzione di una nuova società o di una nuova associazione, in accordo con Laore e la Regione.

A margine delle audizioni sulla vertenza Aras, la commissione ha ascoltato l’assessore regionale dell’Industria, Maria Grazia Piras, sulla situazione della Keller. L’audizione, richiesta dal consigliere FdI, Gianni Lampis, ha consentito di fare il punto sulla  fabbrica di Villacidro che, fondata nel 1983 per produrre carri ferroviari, è stata liquidata nel 2011. Lo stabilimento (250.000 metri quadrati di superficie) è stato acquisito dal locale consorzio industriale per rilanciarne le attività ma dopo i tre bandi di vendita del tribunale di Cagliari, è andato deserto anche il bando ad offerta libera pubblicato dal consorzio industriale. L’assessore ha quindi informato i commissari del coinvolgimento di Invitalia al fine di individuare operatori interessati allo stabilimento della Keller. Il consigliere Lampis, ricordando che il prossimo dicembre scadranno gli ammortizzatori per gli ultimi cento lavoratori beneficiari, ha sollecitato il ricorso a tutti gli strumenti utili a garantire un reddito agli ex Keller.

Il presidente della commissione Luigi Lotto, ha domandato invece all’assessore Maria Grazia Piras notizie sul futuro della miniera di Olmedo e la responsabile dell’Industria ha assicurato che entro la fine del mese sarà pubblicato il bando per la concessione della miniera auspicandone esiti positivi anche in considerazione del miglioramento dei prezzi nel mercato della bauxite.

L’ulteriore argomento trattato dalla Quinta commissione è stata la proposta di legge n. 506 (Lotto e più) che ha l’obiettivo di regolamentare la lavorazione, la trasformazione e il confezionamento di prodotti agricoli esclusivamente aziendali. Luca Saba (Coldiretti), Pietro Tandeddu (Copagri) e Serafino Casula (Confagricoltura) hanno espresso un giudizio sostanzialmente positivo sulla proposta ed hanno rimarcato la necessità chiarezza in ordine all’applicazione delle disposizioni in materia di igiene e sanità, così da non ingenerare confusione e fraintendimenti  tra gli operatori agricoli.

Il direttore generale dell’assessorato della Sanità, Giuseppe Maria Sechi e la responsabile dei servizi veterinari, Daniela Mulas, hanno confermato la piena applicazione delle norme nazionali e comunitarie in materia di igiene, somministrazione e lavorazione degli alimenti, nonché hanno suggerito di attendere le annunciate linee guida ministeriali in materia di home food e home restaurant.

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Il Consiglio regionale ha approvato nuove norme in materia di dislessia. La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Testo Unico sulla dislessia.

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore, il consigliere Lorenzo Cozzolino, del Pd.

Nel suo intervento, Lorenzo Cozzolino ha ricordato il lavoro della commissione Sanità, che ha approvato la legge all’unanimità dopo l’unificazione di due proposte ed una attenta ricognizione, condotta in tutte le aziende sanitarie della Regione, sull’incidenza della dislessia in Sardegna, estesa dalla presa in carico dei pazienti fino alla formazione delle liste d’attesa. «Una ricognizione – ha precisato – accompagnata da un ciclo di audizioni che ha riguardato la direzione scolastica regionale, psicologi, pedagogisti e specialisti che hanno collaborato con suggerimenti e proposte, contendo alla commissione di arrivare ad un aggiornamento del testo ad eccezione della norma finanziaria». «La legge – ha aggiunto Lorenzo Cozzolino –contiene la classificazione precisa della dislessia come complesso di disturbi del neuro sviluppo che compromette la capacità di scrivere e leggere pur essendo sani, disturbi modificabili con interventi mirati e tempestivi che insorgono all’inizio della scolarizzazione, e misure che permettono di attenuare o compensare gli stessi disturbi». «La tempestività degli interventi – ha detto ancora il relatore – è un elemento centrale della strategia della Regione perché, in caso di interventi tardivi si impedirebbe allo studente di frequentare normalmente il corso di studi con un peggioramento complessivo delle sue condizioni che potrebbe incidere negativamente anche nella semplice vita di relazione». La prima legge in materia, ha continuato, «è stata emanata dallo Stato nel nel 2010 con l’obiettivo di porre studenti tutti sullo stesso piano, anche se permane una scarsa conoscenza della patologia perché si ferma all’ambito scolastico e non si estende, per esempio, ai concorsi pubblici ed agli ambienti di lavoro: la legge regionale, invece, comprende anche questi casi, introduce la certificazione con valore legale, promuove la ricerca, incentiva la raccolta e l’aggiornamento dei dati e la diffusione della conoscenza di questi disturbi attraverso specifiche attività di formazione dentro e fuori dal contesto scolastico».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia), firmatario di una delle proposte, ha sottolineato che «la legge arriva in Aula forse dopo troppo tempo e tuttavia fornisce uno strumento normativo ed operativo per intervenire nella patologia dei disturbi dell’apprendimento che riguarda i pazienti come i familiari, i quali finora erano privi della possibilità di comprendere la malattia e farvi fronte, dalla scuola alla vita sociale e lavorativa». «La Sardegna – ha detto ancora Edoardo Tocco – affronta questo problema per la prima volta ed ora sarà possibile intervenire sia sulla scuola che sull’individuo e la sua vita normale, partendo ovviamente dai bambini, con lo scopo di garantire a tutti pari diritti, espressione di una sanità attenta ai bisogni ed alle difficoltà dei cittadini, esempio di buona politica e buona sanità oltre che di collaborazione concreta fra maggioranza ed opposizione».

Il consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulle peculiarità dei diverse forme di disturbi dell’apprendimento, come alterazioni che incidono su alcune abilità e sull’apprendimento in soggetti con caratteristiche fisiche e mentali normali: dislessia (sul testo scritto), disgrafia (leggibilità dei testi), disortografia (sui suoni), discalcolia (sui calcoli). «Secondo stime del ministero della Pubblica istruzione – ha spiegato Domenico Gallus – in Italia sono oltre 186.000 i casi in crescita, segnalati in crescita visto che l’incidenza di questi disturbi è quadruplicata in 6 anni, mentre in Sardegna colpisce circa il 3%, soprattutto, in alunni del primo e secondo grado del ciclo di istruzione». «E’ un disturbo dal quale si può guarire – ha assicurato il consigliere – perché nel 20% dei casi si risolve, nel 45% si ottengono risultati intermedi e solo nel 35% si segnala una persistenza, purtroppo, correlata ad altre patologie come, ansia, depressione, peggioramento della condotta, scarsa motivazione, abbandono scolastico, scompensi emotivi ed affettivi». «La legge – ha concluso – garantisce parità con azioni mirate fin dalla scuola dell’infanzia con attività didattiche specifiche intervenendo anche sull’evoluzione della malattia, affermando in definitiva il principio che le persone affetti da questi disturbi non sono invalidi né portatori di handicap».

Rossella Pinna, del Pd, ha espresso una valutazione molto positiva sulla legge, che contiene «strumenti operativi efficaci rispetto ad una problematica complessa che finora aveva menomato l’autonomia e l’inclusione sociale di tanti bambini ed adulti». «Rispetto ad una realtà nazionale molto diversificata nelle diverse aree che vede la Sardegna vicina al nord ovest ma con limiti di sotto certificazione – ha evidenziato la Pinna, «famiglie ed esperti hanno rilevato però il riconoscimento tardivo del disturbo, anche la legge nazionale del 2010 ha iniziato ad invertire la tendenza attraverso piani personalizzati nei contesti scolastici e lavorativi». «Occorre – ha auspicato l’esponente del Pd – che il sistema sanitario regionale possa operare con competenza ed appropriatezza, promuovendo la crescita della sensibilità e della comprensione del disturbo anche allargando il campo degli interventi al settore della formazione professionale».

Augusto Cherchi, del Pds, ha messo in luce nella premessa che anche la legge sulla dislessia non si è sottratta ad un processo legislativo complesso e lungo non solo per la farraginosità del sistema «ma anche per aspetti burocratici legati soprattutto alla proiezione delle norme sui attività su territori». Manca insomma, secondo Augusto Cherchi, «un pezzo di trasparenza così come manca alla nuova rete ospedaliera che non si vede sul territorio (anzi si vede l’esatto contrario) nonostante il voto del Consiglio regionale risalga ad ottobre scorso». Soffermandosi sul merito del provvedimento in discussione, Augusto Cherchi ha dichiarato che «si tratta di una legge molto importante che interviene non su una patologia ma su alcune difficoltà compensabili legate all’identità individuale (Einstein e Leonardo erano dislessici) che hanno una elevata incidenza nello sviluppo della personalità ed in attività fondamentali come leggere scrivere e far di conto». Positive, secondo il consigliere, «anche l’attenzione alla scuola anche per combattere dispersione scolastica ed il ricorso a soggetti privati ove il pubblico non sia in condizioni di effettuare diagnosi, oltre a strumenti a garanzia del percorso formativo e lavorativo».

Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha messo in evidenza il buon lavoro della commissione Sanità «con una legge che ha lo scopo di intervenire per contrastare i ritardi nell’apprendimento che colpiscono circa il 10% dei bambini ed un altro 30% di soggetti in età più avanzata, dati che segnalano aree di gravissimo disagio sociale per persone e famiglie». «Si tratta di disturbi – ha detto Emilio Usula – tempo-dipendenti localizzate nel primo quadrimestre della prima elementare dove la diagnosi corretta è indispensabile sia per la cura che per evitare l’evoluzione della malattia; servono perciò specialisti ben distribuiti sul territorio e risorse adeguate e, sotto questo profilo, non convince il ricorso a strutture private a pagamento, spero non sia alibi per disimpegno sistema sanitario regionale, sospetto peraltro suffragato dall’attuale scarsità di risorse, aspetto che l’assessore deve chiarire».

In un secondo intervento il relatore della legge Lorenzo Cozzolino ha precisato che «l’accreditamento degli specialisti privati è inquadrato nell’accordo Stato Regioni del 2012 successivo alla legge 170/2010 e disciplina la possibilità per le Regioni (solo per garantire la tempestività degli interventi) assicurando il rispetto del termine di 6 mesi nel rilascio delle certificazioni che attualmente in Sardegna non vengono rispettati, mentre nel settore pubblico le liste d’attesa sono eccessive».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco, commentando quanto emerso dal dibattito, affermato che «ogni tanto la politica del buon senso, che si spoglia dalle appartenenze e si impegna per il bene comune fa cose buone per i cittadini, dando una mano a persone sfortunate ed alle loro famiglie, e mette a disposizione della comunità uno strumento utile per avere finalmente risposte concrete e riconoscere diritti». Daniele Cocco, infine, ha auspicato che quello della legge sulla dislessia possa essere un esempio da replicare con la commissione sulla presenza dell’amianto con attenzione all’efficienza delle strutture sul territorio «perché le persone colpite dalle patologie correlate all’amianto devono aspettare oltre 200 giorni per una visita e sono veramente troppi».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha affermato di condividere la relazione del consigliere Lorenzo Cozzolino scusandosi però del ritardo con cui l’assessorato ha risposto alla commissione. Il quadro generale della sanità in Sardegna, ha aggiunto l’assessore, «ci pone di fronte problemi di enormi dimensioni e ci spinge a profonde riflessioni sulla sanità che vogliamo perché bisogna decidere quale modello adottare». Nel caso della dislessia che, secondo Arru, rientra nell’ambito della riflessione generale sulla sanità sarda, «è vero che serve personale specializzato per andare oltre la fase infantile, è vero anche che gli interventi sulle liste d’attesa richiedono scelte, e tutto deve essere inquadrato appunto in un modello esterno all’ospedale in raccordo con le cattedre universitarie, senza trascurare che in Sardegna ben  960.000 cittadini vivono in zone rurali». Quanto alla nuova rete ospedaliera, l’assessore della Sanità ha ribadito che «la Regione ha inviato ai ministero della Salute e dello Sviluppo economico le sue contro deduzioni per dimostrare che la legge quadro nazionale è stata applicata adottato in autonomia dalla Regione e non c’è alcuna asimmetria fra i suoi contenuti e l’applicazione concreta». Affrontando, infine, il problema delle visite dei pazienti colpiti da patologie legate all’amianto, Luigi Arru ha assunto precisi impegni per ridurre i tempi, ricordando però che secondo i dati più recenti «i sardi hanno prenotato 5 milioni di visite nei Cup sardi ed oltre 1 milione e 200.000 non si sono presentato; è un problema enorme che va affrontato».

Successivamente il Consiglio ha approvato all’unanimità il passaggio agli articoli mentre, dopo una breve sospensione dei lavori, il relatore ha annunciato che tutti gli emendamenti saranno sottoscritti da tutti i componenti della commissione.

A seguire l’Aula ha approvato l’art.1 con un emendamento che corregge il titolo della legge che si riferirà a «disturbi specifici dell’apprendimento». 

Dopo l’articolo 1 (Oggetto) il presidente Gianfranco Ganau ha messo in discussione l’articolo 2 (finalità) con gli emendamenti 4 e 10. L’articolo 2 è stato approvato e così gli emendamenti 4, 10 e 1.

Approvato anche l’articolo 3 (Accertamento e certificazione del disturbo di apprendimento ) con l’emendamento aggiuntivo 11 e poi l’articolo 4 (Comitato tecnico-scientifico sui DSA) con l’emendamento aggiuntivo 12.

Sull’articolo 5 (Iniziative di informazione e sensibilizzazione ) compreso l’emendamento soppressivo parziale 13, la commissione e la Giunta hanno espresso parere favorevole.

L’on. Emilio Usula ha annunciato un emendamento orale per invitare la Regione a potenziare il servizio pubblico con nuove assunzioni.

L’emendamento soppressivo 13 e l’articolo 5 sono stati approvati e così l’articolo 6 (Formazione degli operatori sanitari e scolastici e delle famiglie) con l’emendamento sostitutivo 2.

Di seguito, approvato anche l’articolo 7 (Inclusione scolastica e all’università) con l’emendamento 14. Poi l’articolo 8 (Concorsi, inserimento lavorativo mirato e misure di supporto per i genitori) con l’emendamento aggiuntivo 8.

Approvato l’articolo 9 (promozione della ricerca) e poi il 10 (Accreditamento ai fini dell’articolo 3 della legge n. 170 del 2010) con gli emendamenti 6, 7, 9, 15, 16.

Ok dall’Aula anche all’articolo 11 (norma finanziaria) e così il 12 (entrata in vigore) e il testo della legge, così come emendato.

Per dichiarazione di voto l’on. Roberto Desini (Pds) ha ringraziato tutti i colleghi e ha detto: «Ci sono cinque milioni di prenotazioni all’anno al Cup ma un milione e duecentomila pazienti rinuncia. Dobbiamo chiederci perché rinunciano e io lo dico: perché le visite vengono fissate dopo sette, otto mesi e chi rinuncia va a fare a pagamento la stessa visita. Assessore Arru, lei è un nominato e non un eletto e non deve rispondere a nessuno. Non accetto che lei risponda così». L’esponente della maggioranza, nel suo intervento, ha quindi parlato di “nefandezze”, con un tono particolarmente critico rivolto alla situazione della sanità in Sardegna.

L’on. Roberto Deriu ha parlato a nome del Pd e ha ringraziato i commissari che hanno collaborato a questo testo: «Sono importanti le finalità di questa legge in materia di diagnosi precoce e di diritti delle persone diversamente abili. Siamo molto fieri del voto unanime a questa legge».

Anche l’on. Edoardo Tocco (FI) ha ringraziato «i colleghi che hanno fatto un gran lavoro per questa legge, abbiamo raggiunto un bel risultato per tanti sardi ed è importante per tutta l’Aula». Anche l’on. Marco Tedde (FI) si è associato ai ringraziamenti: «E’ un articolato positivo, un lumicino nel buio di una sanità sarda che non funziona e l’attacco virulento che è partito dai banchi della maggioranza verso l’assessore Luigi Arru lo dimostra in pieno». Per l’on. Mariano Contu (FI) «è necessaria una rete dei servizi territoriali che dia davvero una risposta ai bisogni delle persone con disturbi comportamentali individuati dall’assessore nel suo intervento ma anche nei lavori preparatori di questa legge».

L’on. Daniele Cocco (Articolo 1) ha detto che «quando si fanno cose intelligenti insieme c’è una ricaduta per tutti ma non possiamo non notare che esiste il problema delle liste d’attesa. Chi prenota e non si presenta non può aspettare il pubblico e va dal privato. E’ chiaro che se i Cup avessero personale potrebbero lavorare di più e migliorare i tempi delle liste d’attesa e ridurre la fuga verso i privati».

Favorevole anche l’on. Mondo Perra, presidente della commissione Sanità: «E’ una legge che dà risposte e restituisce dignità, visto che la Sardegna è l’ultima regione a normare la materia della dislessia. Oggi facciamo un salto culturale importante».

Per l’on. Domenico Gallus (Psd’az) «i cittadini ci chiedono risposte in materia sanitaria perché evidentemente non gliele diamo» mentre per l’on. Luigi Ruggeri (Pd) «sono troppe le considerazioni strumentali sull’assessore Luigi Arru, le cui nefandezze corrispondono all’azione di disboscamento delle gestioni del passato. Oggi noi abbiamo in Sanità buona amministrazione, risparmio e pianificazione  che ci stanno portando a rientrare di 50 milioni dal nostro deficit».

Fratelli d’Italia ha preso la parola con l’on. Paolo Truzzu, secondo cui «siamo davanti a una buona legge, per quanto tardiva, nella speranza che sia davvero attuata. Ma non posso non denunciare che la riforma della sanità sarda è ferma. Avete un direttore generale che nessuno ha votato e fa l’assessore. Assessore, ma chi ve lo fa fare? Si dimetta».

Per l’on. Rossella Pinna (Pd) «i toni e i termini del collega di maggioranza Roberto Desini non sono accettabili e dovrebbe chiedere scusa all’assessore Luigi Arru» mentre per l’on. Giorgio Oppi «il voto a favore di questa legge è scontato ma è una legge che arriva in ritardo. Ma non possiamo ignorare che la Sanità sarda non va bene: ognuno deve prendersi le sue responsabilità. E smettiamola di dire sciocchezze sui risparmi conseguiti, visto che stiamo utilizzando i fondi del 2019 per coprire i buchi degli anni precedenti».

Secondo l’on. Augusto Cherchi  (PDS) «la Sanità è un argomento così importante da provocare posizioni dure e aspri, è inevitabile. Non è vero che va tutto bene e non siamo disposti a fare difese d’ufficio». Per l’on. Luigi Lotto (Pd) «siamo tutti grandi e vaccinati e ci stanno anche i toni duri  in una materia così importante come la Sanità». 

La capogruppo di Fi, Alessandra Zedda ha dichiarato voto favorevole al provvedimento ed ha definito “anomalo” il clima in Aula. «Un partito della maggioranza – ha dichiarato l’esponente della minoranza – critica aspramente le scelte fatte sul riordino della rete ospedaliera, nonostante abbia votato a favore dei quel provvedimento che non oggi come allora giudichiamo inadeguato». «Assessore – ha concluso Alessandra Zedda – prenda atto della mozione di sfiducia che gli è arrivata dai banchi della sua maggioranza e tragga le opportune conclusioni».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito parere favorevole alla proposta in discussione ed ha criticato il governo della sanità nell’isola mentre il consigliere del Partito dei Sardi, Piermario Manca, è ritornato sulla polemica delle liste d’attesa, rivendicando nel contempo il diritto di critica sull’operato dell’assessore, pur restando nella maggioranza.

Il consigliere Francesco Agus (Misto) ha dichiarato voto favorevole («è una legge che attendiamo dalla precedente legislatura») ma ha chiesto di evitare «forzature nel confronto come è stato fatto con il tema delle liste d’attesa”. «Evitiamo processi sommari contro l’assessore della sanità», ha concluso il consigliere ex Sel.

Gaetano Ledda (capogruppo Psd’Az-La Base) ha annunciato voto favorevole alla proposta di legge ed ha criticato duramente lo stato in cui versa la sanità sarda: «La sanità non funzione ed è allo sfascio, per comprenderlo è sufficiente recarsi in uno qualsiasi degli ospedali sardi».

Il consigliere Valerio Meloni (Pd) si è detto dispiaciuto dall’andamento del confronto in Aula: «Non approvo toni e attacchi di tipo personale e affermo che agricoltura e sanità sono i più settori critici».

Pierfranco Zanchetta (capogruppo Upc-Psi) ha dichiarato voto favorevole ed ha parlato di “discussione irrituale” auspicando la convocazione di una seduta ad hoc del Consiglio sul tema della sanità.

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), ha definito il dibattito in Aula “confuso” ed ha affermato: «Dissento dalle affermazioni che tendono a mettere in discussione il piano di riordino della rete ospedaliera, così come constato che le liste d’attesa non nascono oggi né sono conseguenza della riorganizzazione della rete ospedaliera».

Il consigliere Emilio Usula (Misto) ha dichiarato pieno sostegno al provvedimento in discussione ed ha polemizzato con il gruppo Pds: «I Rossomori hanno scelto di uscire dalla maggioranza ed hanno rinunciato a vantaggi e cariche, altri tengono ben stretti questi ruoli ma in Aula parlano di bande e nefandezze a proposito della sanità».

Il consigliere di Fi, Stefano Tunis (Fi) ha definito “grottesca” la situazione in Aula ed ha dichiarato: «Noi della minoranza siamo a conoscenza delle difficoltà della maggioranza ma chiediamo di chiudere in fretta questa pagina poco felice del centrosinistra al governo della Regione».

Posta in votazione la legge sulla dislessia è stata approvato con 49 favorevoli su 49 votanti.

Si è passati dunque alla discussione della mozione n. 376 (Lai e più) sulla situazione delle parafarmacie e il primo firmatario ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sull’argomento.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi concesso la parola per la replica all’assessore della Sanità Luigi Arru che, riferendosi alle fasi più spigolose del dibattito sulla legge per la dislessia, così si è rivolto alla presidenza: «Pongo il quesito se un assessore tecnico che ha giurato in Aula abbia o no il diritto all’esercizio politico in Consiglio». L’assessore ha quindi promesso «altre occasioni per discutere il tema della sanità» e si è soffermato sulla situazione della parafarmacie evidenziando che si tratta di attività commerciali e che dunque compiti e funzioni della Regione e dell’assessorato sono assai limitate.

In sede di controreplica, il consigliere Eugenio Lai (Art. 1 – Sdp), si è rimesso al contenuto dell’ordine del giorno, condiviso anche dall’assessore Luigi Arru, che impegna il presidente della Regione e lo stesso assessore a vigilare «affinché il governo attui politiche favorevoli all’ingresso nel settore del commercio farmaceutico di ulteriori risorse lavorative, riducendo i limiti che ostacolano al crescita delle parafarmacie» e a «scongiurare vecchi assetti monopolistici».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi posto in votazione l’ordine del giorno (Lai e più) che è stato approvato con ventinove favorevoli e uno contrario ed ha dichiarato tolta la seduta, preannunciando la convocazione del Consiglio al domicilio.