25 April, 2024
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La Giunta regionale ha stanziato 14 milioni di euro del Por Fesr 2014/20 per gli Appalti Pre-commerciali in Sardegna (PCP, Pre Commercial Procurement), gli strumenti di nuova generazione a sostegno dell’innovazione messi in campo dalla Commissione UE e inseriti nella strategia “Europa 2020″. Questa forma di appalti consente a tutte le pubbliche amministrazioni di acquistare servizi di ricerca, sviluppo e innovazione ancora non esistenti sul mercato facendone richiesta alle imprese che propongono le loro offerte fra le quali viene scelta quella vincente.

«La parola d’ordine è competizione. Sono ancora troppo poche le imprese sarde che vincono gli appalti della pubblica amministrazione, ma questo non significa che si deve ricorrere a quote e riserve per garantire risultati. Per vincere, le imprese devono essere efficienti, preparate, competitive, migliori delle altre e dunque per queste ragioni aggiudicarsi gli appalti – dice l’assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci partecipando ad Abbasanta al convegno organizzato da Sportello Appalti Imprese –. Per aiutare le imprese sarde servono preparazione, laboratori, test, confronto continuo e aggiornamento costante: così possono e devono vincere gli appalti, per fortuna è finito il tempo degli aiuti di Stato. Il compito di sostegno alla preparazione delle imprese in Sardegna lo sta svolgendo da tre anni Sportello Appalti Imprese presso Sardegna Ricerche e infatti la percentuale delle imprese sarde che si aggiudicano gli appalti è cresciuto, perché sono diventate più brave e preparate, hanno studiato e sul mercato si sono dimostrate migliori delle altre. Lo stesso discorso vale per gli appalti pre commerciali: sono uno strumento molto innovativo e su cui l’Europa punta molto, perché hanno l’obiettivo di far nascere, attraverso la domanda che arriva dalla pubblica amministrazione, che viene così a sua volta stimolata a richiedere servizi e innovazioni, un’offerta che ancora non è presente nel mercato. A quel punto le imprese studiano, mettono a punto la loro proposta, si mettono a confronto: la migliore, vince. Anche in questo caso – conclude il vicepresidente della Regione -, in una competizione senza scorciatoie: la Regione in questa sfida c’è e mette a disposizione 14 milioni di euro attraverso il Fesr. Ora tocca alle imprese fare la loro parte.»

La Sardegna, circa 2 miliardi all’anno di appalti e acquisto di servizi, sarà la quinta regione in Italia a sperimentare il nuovo strumento degli “appalti pre-commerciali” che, nella nostra regione, mira a soddisfare la sempre maggiore domanda di innovazione della Pubblica amministrazione soprattutto nei settori del turismo, cultura, sanità, ambiente e mobilità. Allo stesso tempo le imprese coinvolte vengono favorite nel percorso verso l’internazionalizzazione, la ricerca e lo sviluppo a costi contenuti e rischi ridotti. Gli appalti pubblici costituiscono circa il 16% del PIL europeo, 2.400 miliardi l’anno. In Italia le risorse per gli appalti pubblici sono circa 100 miliardi, il 58% riguardano le piccole e medie imprese.

Raffaele Paci 12

 

Nasce in Sardegna l’ASE, l’Agenzia Sarda delle Entrate. La Giunta, che realizza così un punto importante del programma di governo a poco più di un anno dall’insediamento, ha adottato oggi il disegno di legge che la istituisce: il ddl sarà ora sottoposto a un dibattito pubblico per 15 giorni sul sito della Regione nella sezione Sardegna Partecipa, in modo da raccogliere opinioni e suggerimenti dai cittadini, tornerà poi in Giunta per l’approvazione definitiva e, infine, arriverà in Consiglio regionale per il via libera finale. Un direttore generale, un revisore dei conti, 20 dipendenti, un costo stimato a regime di 2 milioni di euro all’anno e inizio previsto dell’attività dal 1 gennaio del 2016. L’Agenzia sarà istituita presso l’assessorato della Programmazione, con personalità giuridica di diritto pubblico e autonomia finanziaria e organizzativa.

«La nostra regola per governare è prendere molto sul serio gli impegni presi in campagna elettorale e questo dell’Agenzia sarda delle entrate era un nostro impegno – dice il presidente della Regione Francesco Pigliaru -. In questo modo si riuscirà a tenere costantemente l’attenzione sull’andamento delle entrate. È un passo importante, frutto del lungo lavoro che io stesso ho iniziato quando ero assessore, e devo dire che quel lavoro non fu inutile. Non siamo i soli ad avere una propria Agenzia delle Entrate: altre Regioni autonome se ne sono già dotate, e noi siamo convinti che sia la strada giusta. La legge sarà ora sottoposta a dibattito pubblico per due settimane, come sta avvenendo per tutte le delibere più importanti approvate da questa Giunta, cioè Iscol@, Legge sugli appalti, Semplificazione.»

L’assessore della Programmazione e del Bilancio, Raffaele Paci, spiega i punti e le funzioni fondamentali del disegno di legge, definito dopo aver «studiato le migliori pratiche a livello nazionale. È uno strumento importante nelle mani della Regione, e abbiamo fatto in modo che non fosse una struttura elefantiaca»: gestione accentrata dei tributi regionali propri, controllo sui tributi di spettanza regionale – alcuni derivati, altri devoluti -, coordinamento della riscossione del sistema Regione per evitare spezzettamenti e sovrapposizioni, supporto alla finanza locale e monitoraggio del sistema fiscale regionale. «La centralizzazione degli acquisti attraverso la Centrale unica di committenza ci permetterà di avere una visione completa e definita delle tasse e dell’efficienza dei singoli Comuni, oltre che di controllare più facilmente il flusso delle entrate regionali – sottolinea Paci -. In prospettiva, grazie alla modifica delle norme di attuazione, si potrà arrivare alla riscossione diretta delle quote tributarie spettanti alla Regione, in modo che non passino per il bilancio dello Stato, il che significa maggiore padronanza dei flussi di competenza».

Nasce l'agenzia sarda delle entrate

 

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«Il Governo crede nella strategia nazionale sulle aree interne, che rappresentano il 15% del territorio nazionale, perché da questi territori può venire una forza enorme: e proprio la globalizzazione, se ben giocata, può essere per queste zone una chance importante, grazie a una domanda di turismo da parte di milioni di persone che arrivano da quello che una volta era chiamato il terzo mondo e che vogliono diversificazione. Noi, con le nostre aree interne, possiamo offrire tutto questo se non stiamo isolati in piccoli gruppi ma stiamo assieme e uniamo le forze.»

Lo ha detto, ad Ales, l’ex ministro della Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, responsabile per il governo del progetto sulle zone interne di tutt’Italia.

Quello dell’Alta Marmilla è uno dei progetti pilota nazionali: 8 milioni di euro fra fondi nazionali ed europei per lo sviluppo dell’Alta Marmilla. Sanità, istruzione, mobilità e agroalimentare i temi sui quali il progetto deve incardinarsi, per garantire la qualità della vita delle persone e puntare su uno sviluppo che parta dalle vocazioni locali e riesca a creare lavoro, unico antidoto contro lo spopolamento. La tempistica è rispettata: dopo lo step di oggi in cui i progetti sono stati definitivamente illustrati, a settembre si definirà un Accordo di programma quadro. Quello dell’Alta Marmilla, dunque, è uno dei primi 6 progetti in Italia già pronti a partire. «Quando hai forti identità locali hai vantaggi ma anche un rischio, se non sei aperto: rimani solo e hai problemi di socializzazione – ha sottolineato Fabrizio Barca -. Il tentativo dell’operazione in corso, che riflette la constatazione di un calo demografico molto grave in Sardegna ma anche in Liguria, in Basilicata, in alcune aree del Piemonte, è quello di contrastare questo calo giocando le carte contemporanee della globalizzazione e della localizzazione, cioè aprendo questi territori, aumentandone la connettività interna, mettendo insieme i comuni, i produttori, aumentando la capacità di pubblico e privato di cooperare insieme».
Una filosofia pienamente condivisa dall’assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci. «Questo è un esperimento estremamente importante, nel quale abbiamo creduto sin dall’inizio: affrontare il tema dello spopolamento in modo integrato, pensando anche ai servizi di base quindi sanità, mobilità, scuola. È un intervento complesso, che richiede la piena partecipazione dei Ministeri e non solo delle Regioni e delle comunità locali, e lo porteremo in altre zone, prima fra tutte il Gennargentu Mandrolisai, che vogliamo far rientrare nella strategia nazionale. Questo modello lo replicheremo in tutti i territori, attraverso l’integrazione di fondi e di idee, focalizzando l’attenzione sui punti di forza delle nostre zone interne che sono il paesaggio, la qualità della vita, le tradizioni, le competenze, l’identità, tutte cose che si traducono in prodotti dell’agroalimentare ma anche del manifatturiero e dell’artigianato tradizionale. C’è grande domanda di queste tipicità a livello mondiale, la globalizzazione fa sì che ci siano molti più consumatori in Paesi come la Cina, l’India, il Brasile, la Russia che hanno ormai disponibilità a pagare prodotti di alta qualità che arrivano da fuori. Sono prodotti della nostra identità che nessuno ci può copiare – ha concluso il vicepresidente della Regione – dobbiamo esportarli e farli conoscere in modo che poi diventino il veicolo per attrarre il consumatore nel luogo di provenienza dei prodotti, e questo permetterà al nostro turismo anche nei mesi di spalla di crescere adeguatamente».
Per individuare le aree candidabili al programma nazionale sono stati utilizzati tre criteri: comune non costiero, ad alto rischio di spopolamento e ricadente in aree periferiche o ultraperiferiche. Sono stati individuati 116 Comuni appartenenti a 21 Unioni di Comuni o Comunità montane in base a criteri di perifericità e malessere demografico, poi selezionate 13 aree comparate rispetto all’indicatore “comuni a rischio scomparsa”. A luglio 2014 sono stati effettuati due focus group presso le comunità locali delle due aree interne “finaliste” (Alta Marmilla e Barbagia-Mandrolisai), seguiti da un rapporto che ha consentito all’Unità di missione nazionale (Comitato tecnico aree interne) e Regione di individuare l’Alta Marmilla come prima area prototipo su cui far partire la sperimentazione della SNAI, la Strategia nazionale per le aree interne. L’Alta Marmilla si estende su 35 chilometri quadrati e comprende 20 piccoli comuni di cui ben 8 a rischio estinzione entro il 2070.

Si è tenuto questa mattina al Centro Ricerche Sotacarbo della Grande Miniera di Serbariu, l’incontro tra i dirigenti della Sotacarbo e una delegazione diplomatica dell’Ambasciata della Repubblica Popolare della Cina in Italia, guidata dall’ambasciatore Li Ruiyu. All’incontro hanno partecipato anche il vicepresidente della Giunta regionale e assessore della Programmazione, Raffaele Paci, e il sindaco del comune di Carbonia, Giuseppe Casti.

La visita dell’ambasciatore cinese nel Centro ricerche Sotacarbo segue gli incontri che negli ultimi mesi hanno visto la Sotacarbo avviare accordi di collaborazione con importanti istituzioni cinesi come la China Energy Research Society (Cers), l’Università di Scienza e tecnologia di Huazhong (HUST) e l’International Technology Transfer Network (Ittn).

«Il progetto Sotacarbo sull’ossicombustione – ha spiegato l’ambasciatore Li Ruiyu – ha destato l’interesse di molte aziende in Cina. Alcune trattative sono in fase molto avanzata ed era mio dovere conoscere meglio questa realtà. Garantire l’accessibilità dei costi è il grande limite alla diffusione delle tecnologie. L’ossicombustione ha grandi potenzialità proprio perché  appare molto competitiva.»

La Cina è e rimarrà sino al 2030 il più grande produttore e consumatore di carbone al mondo, attualmente è anche il primo Paese al mondo per emissioni di CO2 e ha necessità di trovare risposte adeguate, in grado di combinare l’esigenza di mantenere l’attuale tasso di sviluppo con quella di ridurre il problema ambientale.

Negli scenari previsti dall’Agenzia internazionale per l’Energia (Iea) per il 2050 c’è una minore dipendenza dai combustibili fossili, ma peseranno ancora per quasi la metà del mix energetico mondiale. Si tratta di una stima conservativa, perché ci sono proiezioni come quella del World Energy Council che invece ipotizzano per i fossili una quota variabile tra il 59% e il 77%.

L’interesse verso l’“ossi-combustione senza fiamma” della Cina e dei paesi che utilizzano in grande quantità il carbone, è giustificato dal fatto che è l’unica in grado di eliminare il problema dei costi elevati, che finora hanno penalizzato l’applicazione su larga scala delle tecnologie di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica (le “Ccs”).

Il progetto al centro dell’incontro tra la Sotacarbo e l’Ambasciata cinese in Italia, è la costruzione di un impianto pilota da 50 MWth con tecnologia ossi-combustione senza fiamma da realizzarsi nel Sulcis, oggetto dell’accordo tra Sotacarbo e Itea (società del gruppo Sofinter).

Il costo è stato stimato in 50 milioni di euro. Sono previsti 30 milioni di euro di finanziamento da parte italiana, così come stabilito nel protocollo d’intesa sottoscritto da Regione Sardegna e Mise in data 2 agosto 2013, e 20 milioni di euro da parte cinese, una volta scelto il partner industriale.

Le caratteristiche distintive della tecnologia ossi-combustione senza fiamma sono economicità (unica tecnologia CCS in grado di essere applicata e reggere il confronto dal punto di vista economico con le centrali tradizionali, potendo addirittura esibire un leggero vantaggio); flessibilità (applicata a rifiuti solidi urbani; petrolio e gas; carbone); emissioni zero.

«Il progetto sull’ossicombustione di Sotacarbo e Itea, che assicura bassi costi per la produzione di energia elettrica, emissioni quasi nulle e alta competitività – ha commentato il presidente della Sotacarbo, Mario Porcu -, è una grande opportunità per l’Italia e per la Sardegna in particolare. Sia in termini di ricadute immediate occupazionali, che di prospettive. Aver saputo attrarre l’interesse di investitori e istituzioni internazionali del massimo livello, come dimostra anche la visita dell’ambasciatore cinese in Italia, è la conferma che l’innovazione tecnologica può essere un motore per lo sviluppo della Sardegna.»

Obiettivo del progetto è realizzare una centrale economicamente sostenibile in assenza di incentivi: un modello esportabile nel mondo intero. La potenzialità economica e tecnologica di questo progetto rappresenta l’elemento di maggiore attrattiva per il mondo industriale cinese.

«Dobbiamo utilizzare tutte le competenze rimaste nella nostra terra dopo la fase dell’estrazione del carbone, per stringere partnership tecnologiche con Paesi come Cina e Stati Uniti che sul carbone puntano moltissimo, soprattutto in chiave di energia pulita per il futuro – ha detto l’assessore della Programmazione e del Bilancio, Raffaele Paci. -. Quello della ossi-combustione con basse emissioni di CO2 è un tema fondamentale per il globo, per il controllo del cambiamento climatico e da questo punto di vista la Cina è il partner ideale, perché ha la più grande produzione di energia da carbone, quindi il problema di tenere sotto controllo le emissioni di CO2. Sono certo che da questo incontro potrà nascere una fattiva e valida collaborazione, anche se per entrare in una fase attuativa non è facilissimo convincere un investitore straniero ad investire e c’è bisogno perciò di fare altri approfondimenti per certificare la validità delle nostre tecnologie. Stiamo valutando l’opportunità di fare una centrale sperimentale in Sardegna e questo può portare a ricadute occupazionali importanti. Vogliamo trasformare le tradizioni del carbone in qualcosa di più moderno, di più tecnologico: il carbone non lo estraiamo più, ma altri Paesi hanno ancora questo problema e per decenni ancora il carbone sarà bruciato creando problemi nell’emissione di CO2. Quindi, poter sviluppare qui da noi queste tecnologie, ci dà un grande vantaggio, e siamo consapevoli che quelle competenze rappresentano una risorsa decisiva per indirizzare l’utilizzo globale delle fonti fossili su binari sostenibili. Dobbiamo quindi sviluppare nuove tecnologie in Sardegna – ha concluso il vicepresidente della Regione – per venderle nel resto del mondo.»

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La Giunta regionale ha approvato l’adesione della Regione al Nodo dei pagamenti-SPC (piattaforma tecnologica per l’interconnessione e l’interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni e i prestatori di servizi di pagamento) attraverso un accordo da stipulare con l’Agenzia per l’Italia Digitale. Sempre su proposta dell’assessore degli Affari Generali, Gianmario Demuro, l’esecutivo ha deciso di rafforzare la Rete Telematica Regionale nel territorio del comune di Oristano. Il finanziamento di 9 milioni di euro servirà per collegare 41 sedi comunali, 11 sedi del sistema Regione e 35 sedi di altre amministrazioni, tra le quali 24 istituti scolastici. Con queste due delibere, ha spiegato l’assessore Gianmario Demuro, si va verso un’ulteriore semplificazione del rapporto fra pubblica amministrazione e cittadini e il rafforzamento della rete telematica regionale anche grazie all’utilizzo di 580mila euro, economia di gara dell’Asse I “Società dell’informazione” del Por Fesr 2007-2013.
L’assessore Raffaele Paci ha sottolineato l’importanza della corretta programmazione e spesa dei fondi comunitari, risorsa fondamentale per la Regione. A questo proposito sono state approvate oggi due delibere: una che prevede una serie di attività di assistenza tecnica e comunicazione sul Por Fesr 2014-2020, un’altra che attiva una serie di procedure per l’accelerazione della spesa di tutti e tre i fondi (Fesr, Fears e Fse).
Su proposta dell’assessore Donatella Spano la Giunta ha approvato l’intesa con la Capitaneria di Porto di Cagliari sull’aggiornamento, per il periodo 2015-2018, del Piano di raccolta e gestione dei rifiuti e dei residui del carico prodotti dalle navi che fanno scalo nel porto turistico di Perd’e Sali (Sarroch). Via libera anche all’Atto di indirizzo sulla gestione del tributo per il deposito in discarica dei rifiuti solidi in attuazione della legge 549 del ’95 e al nulla osta alla proposta di bilancio di previsione 2015 e pluriennale 2015-17 del commissario straordinario della Agenzia Conservatoria delle Coste della Sardegna. Sarà inoltre ampliata una cava di materiale per costruzioni di opere civili in località Cuccuru Gannì – Sedda is Ammostus nel comune di Quartu Sant’Elena.
L’assessore Paolo Maninchedda ha proposto, e la Giunta approvato, la modifica del soggetto attuatore dei programmi di edilizia a canone moderato e sociale dai comuni di Santu Lussurgiu e Baressa a favore di AREA.
Via libera dall’esecutivo Pigliaru, su proposta dell’assessore Virginia Mura, al recepimento dell’accordo del 22 gennaio 2015 tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano: l’accordo disciplina i tirocini di orientamento, formazione, inserimento e reinserimento finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione. I destinatari sono persone prese in carico dal servizio sociale professionale o dai servizi sanitari competenti. La durata dei tirocini non è superiore a 24 mesi, periodo che può essere prorogato o ripetuto solo se tale necessità viene attestata da parte dei servizi che hanno in carico la persona.
Su proposta dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, è stata individuata la Asl 5 di Oristano quale capofila per bandire la gara di affidamento del servizio di vigilanza nelle aziende ospedaliere. La Asl 5, insieme all’Amministrazione regionale, dovrà valutare la situazione più idonea attraverso un raffronto tra costi e benefici, e determinare quale sia il fabbisogno di personale sulla base del numero delle sedi di ogni Azienda, delle ore di vigilanza da effettuare e delle esigenze che serviranno a garantire le condizioni di sicurezza nell’offerta del servizio. Sempre su indicazione del titolare della Sanità, la Giunta ha approvato l’armonizzazione dei sistemi contabili e gli schemi di bilancio delle Aziende sanitarie, in vista del processo di riorganizzazione e riordino che ha previsto l’incorporazione dei presidi ospedalieri Oncologico e Microcitemico nell’azienda ospedaliera Brotzu, e dell’ospedale Santissima Annunziata nell’Azienda Universitaria di Sassari. E in vista dell’approvazione della rete ospedaliera regionale e della definizione del numero delle Asl e del loro ambito territoriale di riferimento, e del nuovo piano di riorganizzazione e riqualificazione dei servizi sanitari.

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Mercoledì 8 luglio, dalle 11.15 alle 12.15, l’Auditorium del Centro Ricerche Sotacarbo, nella Grande Miniera di Serbariu, ospiterà l’incontro tra una delegazione diplomatica guidata dall’Ambasciatore della Repubblica Popolare della Cina in Italia dr. Li Ruiyu e la Sotacarbo. 

Parteciperanno all’incontro anche il vicepresidente della Regione Autonoma Sardegna e assessore della Programmazione, Raffaele Paci e il sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti. 

Dopo i saluti del sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti, e del vicepresidente della Regione e Assessore della Programmazione, Raffaele Paci, sono prebvisti gli interventi del presidente della Sotacarbo, Mario Porcu, e dell’ambasciatore della Repubblica Popolare della Cina in Italia, Li Ruiyu.

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L’assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci ha inviato una lettera ai vertici di Unicredit per protestare contro la lentezza con cui vanno avanti le procedure di valutazione di PIA (Bandi Pacchetti Integrati di Agevolazione Industria, Artigianato, Servizi e Turismo) e PFSL (Progetti di Filiera e Sviluppo Locale), causa di problemi non solo alle imprese sarde interessate ma anche alla Regione, che rischia di perdere finanziamenti comunitari e, allo stesso tempo, di subire un danno d’immagine. «A distanza di un anno dall’incontro svoltosi a Cagliari, mio malgrado devo registrare che permangono gravi elementi di criticità», scrive l’assessore Paci, sottolineando che gli aspetti che maggiormente preoccupano sono tre.
La lentezza nella valutazione dei PFSL e del PIA 2013. Le procedure sarebbero dovute partire con la presentazione delle domande su entrambi i bandi e quindi sin dallo scorso mese di settembre, scadenza non rispettata, attraverso la costituzione di gruppi di lavoro dedicati, mai costituiti. «Analogamente permangono comportamenti poco collaborativi nell’istruttoria dei Pacchetti integrati di agevolazione, partiti in ritardo in quanto accodati ai PFSL, e per i quali si riscontra il non utilizzo delle piattaforme di valutazione condivise preferendo gestire le istruttorie esternamente». Ciò significa che gli uffici non possono verificare lo stato di avanzamento sulla singola pratica. Entrambe le procedure avrebbero dovuto concludersi entro 90 giorni, a partire da settembre per le prime domande presentate, mentre risultano in larghissima parte ancora in itinere.
I ritardi nelle procedure di verifica delle rendicontazioni. Sono 120 le situazioni per le quali si rilevano gravi ritardi o inadempienze. «A fronte di una tempistica prevista di due mesi per la gestione della rendicontazione delle spese – scrive il vicepresidente della Regione – si registra, invece, una media di oltre 8 mesi (con punte di 18) con ripercussioni sullo stato di avanzamento della spesa che si attesta ad appena il 49%, depurato delle pratiche revocate, con un avanzamento di appena il 5% negli ultimi 8 mesi, di cui 3% riferibile ad una sola erogazione effettuata nella scorsa settimana». Pochi sopralluoghi e organico scarso rendono poi impossibile ogni interlocuzione.
L’implementazione dei sistemi di monitoraggio per la certificazione comunitaria, che la Struttura di Unicredit avrebbe dovuto garantire attraverso il caricamento sul sistema di monitoraggio regionale delle informazioni. Solo a settembre 2014 si è intervenuto per recuperare la situazione di oltre un anno di arretrati e, allo stato attuale, non si ha ancora evidenza del caricamento di tutte le pratiche pregresse con conseguente riallineamento.
«In conclusione faccio rilevare che le inefficienze sopra elencate causano difficoltà nella programmazione delle domande di pagamento e conseguentemente espongono la Regione al rischio di perdita di risorse comunitarie. Inoltre, generano un grave danno di immagine nei confronti del sistema delle imprese e dell’opinione pubblica alla stessa Unicredit e anche alla Regione Sardegna. Confidiamo – conclude l’assessore Paci –
che con immediatezza possano essere adeguatamente riorganizzati i gruppi di lavoro interni di Unicredit e possa così essere ripresa una adeguata funzionalità del lavoro istruttorio e di gestione a Voi affidato.»
Nel 2007 Unicredit ha vinto il bando di gara per la selezione di Banche o Intermediari finanziari per l’affidamento del Servizio di Istruttoria tecnica ed economica, verifica e controllo, erogazione ed eventuale recupero del credito, per gli interventi di sostegno pubblico alle imprese nell’ambito POR 2000-2006 che comprendeva i bandi per i PIA. Nel 2013 la precedente Giunta ha prorogato l’incarico. Le attività relative ai bandi PIA riguardano 371 iniziative di cui 265 relative al comparto industria, artigianato e servizi. Allo stato risultano ancora in gestione 73 iniziative, di cui 44 riferibili al bando Pia “Industria, artigianato e servizi – annualità 2010” per le quali non sono ancora scaduti i termini per la rendicontazione. In questi mesi sono stati adottati una serie di accorgimenti per velocizzare l’iter delle rendicontazioni ed è stato richiesto a Unicredit di attivare gruppi di lavoro dedicati sui progetti della Regione Sardegna. Per quanto riguarda i nuovi bandi, le imprese inserite in graduatoria hanno tutte l’autorizzazione ad avviare gli investimenti con la certezza della assegnazione delle risorse sin da dicembre 2014 con la modalità della rendicontazione per stati di avanzamento e sono in corso di trasmissione gli esiti sulle verifiche delle dichiarazioni prodotte per l’accesso alle agevolazioni.

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L’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha presentato ieri a Sassari al sindaco Nicola Sanna e agli altri sei dell’area vasta (Alghero, Porto Torres, Castelsardo, Sennori, Sorso, Stintino), insieme al partenariato socio-economico capitanato dalla Camera di Commercio, la declinazione sul territorio della programmazione unitaria dei fondi gestita dalla Cabina di Regia regionale. Con gli stessi principi guida: visione unitaria e strategica dei progetti, individuazione di tutti i fondi disponibili per utilizzarli contemporaneamente, proposte messe a punto da Unioni dei Comuni e non dai singoli. E con un principio di fondo fortemente innovativo: non è la Regione che porta i progetti nei territori ma sono i territori che, attraverso la manifestazione d’interesse che non ha scadenza e può essere presentata fino alla fine della legislatura, dicono alla Regione quali sono i progetti su cui vogliono puntare per lo sviluppo locale. «Perché nessuno meglio degli amministratori locali conosce cosa è meglio per il proprio territorio, quali sono i punti di forza e quelli di debolezza», ha detto il vicepresidente della Regione. All’ordine del giorno della trasferta sassarese anche il confronto finale sull’Investimento territoriale integrato (ITI) da 15 milioni di euro per la riqualificazione urbana e sociale di Sassari, e la conferma ai sindaci dell’area vasta dei 55 milioni disponibili dal Piano Infrastrutture.

«Oggi la Regione è a Sassari per incontrare gli amministratori e il partenariato socio-economico e ragionare su come intervenire nel miglior modo possibile in tutta l’area vasta, individuando le priorità e coinvolgendo in questo progetto i privati e gli imprenditori, passaggio fondamentale. Lo dico subito – ha sottolineato il vicepresidente della Regione -. Noi non faremo promesse irrealizzabili e non firmeremo progetti generici o impegni senza la certezza di portarli a termine, ma da voi devono arrivare progetti strategici e non semplicemente un elenco di opere pubbliche da finanziare. Vogliamo progetti con visione, con idea del futuro, che facciano scommesse sullo sviluppo.»
Il rapporto fra amministrazioni e partenariato economico, che insieme potranno elaborare i progetti della Programmazione territoriale, nel Sassarese è già consolidato. Sindaci dell’area vasta e associazioni di categoria a febbraio scorso hanno infatti costituito un tavolo permanente e sottoscritto un protocollo d’intesa per condividere il progetto “Rete di Reti-Ecosistema per lo sviluppo delle imprese del Nord Sardegna”. Obiettivi di Rete di Reti sono, per esempio, creare un ecosistema di accompagnamento imprese ai servizi reali innovativi, facilitare l’accesso delle aziende ai Fondi Comunitari, creare un sistema urbano, rurale e costiero capace di generare opportunità di sviluppo per le imprese, creare una “Piattaforma di sistema” e di certificazione delle competenze. Una volta elaborati i progetti, la manifestazione d’interesse può essere presentata fino alla scadenza della legislatura: saranno rapidamente esaminati dalla Cabina di Regia regionale e, una volta approvati, saranno programmati con Accordi di Programma Quadro e finanziati solo con risorse certe. I bandi, assicura l’assessore Paci, saranno semplificati e snelliti. Per quanto riguarda invece il Piano Infrastrutture, i 55 milioni serviranno a realizzare interventi nelle aree industriali ma anche nelle zone agricole, passando per le bonifiche fino a Iscol@, «un intervento importante per un’area che rappresenta un rilevante pezzo strategico dello sviluppo della Sardegna».
La firma dell’Iti, Investimento territoriale integrato, è prevista per fine luglio, dopo quella con Cagliari a giugno e con Olbia prevista per ottobre. La proposta progettuale prevede un intervento integrato di riqualificazione urbana della parte bassa del centro storico di Sassari, in particolare nei rioni San Donato, Sant’Apollinare e zone adiacenti, per esempio la valle del Rosello. L’obiettivo dell’investimento è affrontare l’impoverimento delle funzioni urbane di quelle zone rivitalizzandole dal punto di vista sociale, culturale, economico, ambientale e restituendo allo stesso tempo a questa parte di città la sua centralità. In particolare si vuole promuovere l’innovazione sociale e l’aggregazione per creare opportunità di lavoro e combattere l’emarginazione: in programma ci sono per esempio il recupero dell’ex Mercato Civico per realizzare un “Polo civico del gusto, delle arti e dei mestieri manuali” che promuova enogastronomia e artigianato, un nuovo percorso museale “La Festa dei Candelieri”, un parco urbano nelle aree della Valle del Rosello.

«Gli Iti sono strumenti specifici di investimento territoriale – ha concluso l’assessore Paci – nel caso di Sassari si tratta di interventi nel centro storico, di forte impronta e carattere sociale, che puntano alla rivitalizzazione e riqualificazione della zona centrale della città. E su queste tematiche l’Unione Europea sta programmando molte risorse.»

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L’assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci all’apertura della due giorni di Sinnova, Salone dell’Innovazione, al Terminal crociere del molo Ichnusa di Cagliari, ha assicurato il sostegno della Regione alle imprese che puntano su innovazione e alta tecnologia e, partecipando alla prima tavola rotonda del programma, spiega come i fondi europei, che complessivamente per l’innovazione mettono in campo 190 milioni di euro, nella programmazione 2014-2020 comprendano una parte specifica interamente riservata a questo settore.
«Le imprese si muovono se vedono intorno a loro qualcosa che si muove. In Sardegna ci sono segnali incoraggianti, noi ci dobbiamo credere, dobbiamo fare in modo che quei segnali si consolidino per dare alle imprese nuove e importanti opportunità di investimento. È un pezzo importante della programmazione europea, che ci serve per definire alcuni dei settori che riteniamo possano nei prossimi anni contribuire allo sviluppo della Sardegna. Ne abbiamo individuati di ben consolidati nella nostra regione, come Information Technology e Biomedicina, più altri come l’energia e dunque la sostenibilità ambientale. A questo – ha aggiunto il vicepresidente – abbiamo affiancato un settore ad alta tecnologia sul quale scommettiamo per una serie di motivi, comprese le caratteristiche logistiche della Sardegna, ovvero l’aerospaziale, e quindi la possibilità anche di sviluppare la tecnologia attraverso i droni, altri settori che sono tradizionali ma hanno prospettive di innovazione tecnologica e sviluppo notevoli, agroalimentare e beni culturali. Intorno a questi settori costruiamo la nuova strategia di sviluppo e ovviamente gli diamo gambe con tutta la programmazione unitaria. E non solo: chiediamo con grande forza alla Difesa di investire nella ricerca dell’Aerospazio, paghiamo un prezzo molto alto alle servitù militari e un meccanismo di compensazione deve assolutamente esserci riconosciuto.»

Ma non ci sono soltanto i fondi europei: il titolare della Programmazione, organizzatore di Sinnova insieme a Sardegna Ricerche, ricorda che la stessa Giunta Pigliaru ha messo a punto una serie di strumenti finanziari per sostenere le imprese sarde. «Sono però convinto che bisogna fare massa: mettiamo insieme privati, università, ricerca, Regione, proprio come accade in questi giorni a Sinnova, dove tutti questi soggetti insieme incontrano i cittadini, e iniziamo a incontrarci e confrontarci. Bisogna avere il coraggio di puntare fortemente su queste scommesse. Le basi favorevoli ci sono tutte, sta a noi metterle a sistema per favorire, attraverso l’innovazione, crescita dell’occupazione e ricchezza per l’Isola».

L’assessore Paci ha sottolineato, infine, che il futuro dell’Europa e della Sardegna sono destinati a passare attraverso lo sviluppo di un’economia intelligente, sostenibile e solidale, grazie alle attività di ricerca e innovazione e alla valorizzazione delle competenze e del capitale umano. La Sardegna ha le potenzialità per diventare una vera «isola della conoscenza e dell’innovazione», grazie alle sue aree di specializzazione che hanno espresso negli ultimi anni eccellenze importanti a livello globale e nelle quali possiede un significativo vantaggio competitivo.

Raffaele Paci 12

Dall’Europa 200 milioni di euro con il Programma di Cooperazione Italia-Francia Marittimo 2014-2020200 milioni di euro con il Programma di Cooperazione Italia-Francia Marittimo 2014-2020 che interessa 6 milioni e mezzo di cittadini per progetti di Blue e Green economy, mobilità, accessibilità, innovazione, nautica, cantieristica, tutela del territorio e prevenzione dei rischi.
Obiettivo comune delle Regioni coinvolte (Corsica, Sardegna, Liguria e le 5 province della costa Toscana, in più i dipartimenti francesi delle Alpi-Marittime e del Var, situati in Provence-Alpes-Côte d’Azur) è quello di superare i limiti dell’insularità con una particolare attenzione alle zone interne. I primi 60 milioni saranno disponibili da subito anche per la Sardegna, con i bandi pubblicati entro il 31 luglio: i progetti per intercettarli, tutti sottoscritti da un soggetto italiano e uno francese e con ricadute transfrontaliere, vanno presentati entro il 31 ottobre (90 giorni dalla pubblicazione dei bandi) da amministrazione regionale, enti locali, Università e imprese e devono essere conclusi in un periodo variabile fra i 24 e i 36 mesi.
A Pisa si è tenuta oggi la presentazione ufficiale dell’Interreg Marittimo Italia-Francia. Per la Sardegna era presente il vicepresidente della Regione Raffaele Paci ha partecipato a una tavola rotonda con il presidente della Toscana Enrico Rossi e vari rappresentanti istituzionali delle regioni interessate. «Con questi programmi gettiamo ponti con le regioni che ci stanno più vicine nella nostra lontananza – ha detto Paci, annunciando che anche questi fondi saranno inseriti nella programmazione unitaria e dunque gestiti dalla Cabina di Regia regionale -. L’Europa mette a disposizione moltissimi soldi, sono davvero tanti per una regione piccola come la nostra e ora dobbiamo essere bravi a intercettarli con progetti importanti, facendo asse con la Corsica ma anche con Liguria e Toscana, in modo che la nostra insularità smetta di essere un limite. La società moderna è caratterizzata dal fare network, fare connessione. Essere un’isola, per di più periferica e scarsamente popolata, nel mondo di oggi genera un gap, un forte handicap. Toscana, Liguria, Provence-Alpes-Côte d’Azur hanno sì un affaccio sul mare ma hanno anche tutte le connessioni e le infrastrutture. Ecco perché per la Sardegna questo Programma è importante: è una grande opportunità per creare contatti e dunque fare connessione. La Sardegna e la Corsica sono le uniche regioni coinvolte in questo Programma che non hanno metano, che come uniche opportunità di spostamento hanno aereo e nave, che soffrono e subiscono la discontinuità dei network: ecco, questo programma affronta esattamente questo problema per provare a risolverlo, facendo diventare queste regioni un vero e proprio laboratorio politico del Mediterraneo da sottoporre alla Commissione europea. Per la prima volta, anche i privati ci sono e sono fondamentali: io credo che o li inseriamo in ogni programma europeo oppure non andiamo da nessuna parte. Le imprese devono imparare a cooperare, noi dobbiamo essere rapidi e riuscire a non pensare ai programmi come pezzetti separati per renderli più efficaci: il singolo problema lo dobbiamo affrontare guardandolo con una visione unitaria. Quindi – ha concluso Paci – le parole chiave di questa sfida sono Integrazione, Partecipazione dei privati e Cooperazione».