25 April, 2024
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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio ha approvato oggi il disegno di legge n. 150 “Sanzioni amministrative sui servizi di trasporto pubblico regionale e locale” e la Proposta di legge n. 235 “Modifica dell’articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2009 (Convenzioni rinnovabili con l’Ente concerti Marialisa De Carolis di Sassari)”. 

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau con l’esame del disegno di legge 150 presentato dalla Giunta regionale “Sanzioni amministrative sui servizi di trasporto pubblico regionale”.

Nel suo intervento introduttivo, Eugenio Lai, relatore di maggioranza del provvedimento, ha ricordato che con la norma si copre un vulnus normativo nella legislazione regionale sulla materia che, non prevedendo misure sanzionatorie adeguate, ha determinato una situazione di scarso controllo sui comportamenti irregolari degli utenti.

La Giunta, con l’assessore dei Trasporti Massimo Deiana, ha espresso parere favorevole.

Il consigliere Gavino Sale (Irs) ha annunciato la presentazione di un emendamento all’art.2 con cui si prevede la possibilità di acquistare i biglietti a bordo dei mezzi.

Il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta per consentire la formalizzazione della proposta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli che il Consiglio ha approvato.

Successivamente l’Assemblea ha approvato tutti gli articoli della legge, dall’1 fino al 7/bis, e l’intero provvedimento con 31 voti a favore ed uno contrario. Il Consiglio ha respinto un emendamento presentato all’art.2 dal consigliere Gavino Sale (Irs) con cui si prevedeva la possibilità per gli utenti di acquistare i biglietti a bordo dei mezzi. Approvati invece un emendamento all’art. 4 proposto dal consigliere Marco Tedde (Forza Italia) che introduce alcune distinzioni fra sanzioni penali ed amministrative, ed all’art. 6 a firma Paolo Truzzu (FdI) che prevede l’utilizzo del gettito delle sanzioni per interventi sulla mobilità urbana e, in particolare, per quella familiare attraverso l’utilizzo di biglietti impersonali.

Il presidente del Consiglio ha poi aperto la discussione sul secondo punto all’ordine del giorno la proposta di legge n. 235, sottoscritta da tutti i gruppi consiliari, “Modifica dell’articolo 9 della legge regionale n. 3 del 2009 (Convenzioni rinnovabili con l’Ente concerti Marialisa De Carolis di Sassari)”.

La norma, presentata da tutti i capigruppo attraverso la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 102 del Regolamento, pone rimedio a un errore contenuto nella Legge Finanziaria 2015 che stanziava oltre 6,5 milioni di euro per gli operatori dello spettacolo ma, di fatto, destinava il 70% delle risorse al “De Carolis”. Con la correzione si stabilisce che il contributo a favore dell’Ente concerti non possa superare i 700mila euro all’anno, liberando le risorse rimanenti a favore degli altri soggetti beneficiari.

Il consigliere regionale di Forza Italia, Marco Tedde, è intervenuto per precisare che questa proposta di legge è arrivata oggi in aula grazie al senso di responsabilità dei capigruppo, «ma che si tratta di rimediare a un errore commesso in Finanziaria e non di un effetto distorsivo». Tedde si è lamentato anche del modus operandi della maggioranza che stravolge spesso i testi di legge una volta arrivati in aula, utilizzando emendamenti sostitutivi parziali o totali. L’esponente della maggioranza ha anche chiesto di verificare se l’emendamento presentato alla proposta di legge fosse ammissibile. Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha spiegato al collega che si è trattato di un errore, ma in assoluta buona fede.

Il presidente ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 36 voti a favore e un contrario.

Il presidente ha aperto la discussione sull’articolo 1 e sull’emendamento. Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto al presidente di valutare con gli uffici l’ammissibilità dell’emendamento.

L’emendamento 1 aggiunge dopo l’articolo 1 l’articolo 1 bis “Modifiche alla legge regionale n. 5 del 2015” che prevede che “Il termine di cui all’articolo 5, comma 18, della legge regionale 9 marzo 2015, n. 5 (legge finanziaria 2015) è spostato al 31 dicembre 2014”.  Il comma dell’articolo 5 della Finanziaria stabiliva invece che  “Le disposizioni dell’articolo 33, comma 3 bis, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE), e successive modifiche ed integrazioni, si applicano alle gare indette successivamente alla data del 1° luglio 2015”.

Il presidente ha sospeso la seduta e convocato la conferenza dei capigruppo. Al rientro in aula, il presidente ha comunicato che la conferenza dei capigruppo ha proposto un emendamento orale eliminando il termine del 31 dicembre e sostituito con le parole «differito al termine della Legge di Stabilità nazionale».

L’Aula ha accettato l’emendamento orale. In rapida successione è stato approvato l’articolo 1 con 32 sì e 2 no, l’emendamento n. 1  con 32 sì e un no, e l’articolo 2 con 33 sì e un no. Il presidente ha poi messo in votazione la legge che è stata approvata con 37 voti a favore e uno contrario.

Il presidente ha poi dato la parola al consigliere di Alleanza popolare sarda, Giorgio Oppi, per l’illustrazione della mozione 157 (Oppi e più) «sul mancato finanziamento regionale delle borse di studio ai neolaureati sardi per l’accesso alle scuole di specializzazione medica per l’anno accademico 2014/2015».

Oppi ha aperto il suo intervento ricordando all’Aula lo stato di abbandono politico e culturale in cui la maggioranza sta lasciando la sanità sarda. «L’argomento della mozione di oggi è esemplare: una precisa, cristallina volontà politica della Giunta regionale impedisce ai giovani medici sardi di avere le borse di studio – ha affermato – per completare il corso di studi e inserirsi con vantaggi personali e soprattutto per la collettività in un efficiente sistema sanitario». Oppi ha poi ripercorso la storia delle borse di studio regionali dall’istituzione (Oppi era allora assessore alla Sanità). «Da quando le borse regionali sono state istituite nel 1992 noi abbiamo sempre erogato una quantità di risorse direi decorosa e un numero adeguato alle richieste delle Università sarde. Nel 1997 la Regione stanziò circa due miliardi di lire e così negli anni successivi, un milione e 90mila euro nel 2001, quasi un milione e mezzo nel 2013, sino ai 3 milioni e 425mila euro nel 2012». Oppi ha poi proseguito spiegando che, da assessore, ha sempre verificato con i presidi delle facoltà di Medicina di Cagliari e Sassari le reali esigenze. L’esponente della minoranza ha poi evidenziato che quando ha governato il centrodestra le borse di studio per i medici aumentavano, mentre «quando governate voi professori le borse per i vostri studenti diminuiscono, fino al capolavoro di quest’anno». Oppi ha poi accusato la Giunta di aver inviato la lettera al Miur dopo la scadenza del termine e ora si vuole rimediare con 600mila euro per appena 24 borse tra Cagliari e Sassari. Il relatore ha anche spiegato che il governo Renzi non ha finanziato le specializzazioni dei non medici, «tanto che Ortodonzia non ha potuto avviare il primo anno della scuola perché non è stato bandito il concorso». Poi rivolgendosi agli assessori Paci e Arru ha affermato: «Avete causato un grave danno alla sanità dell’isola, per volontà o per incompetenza».  Oppi ha poi attaccato la Giunta per quanto riguarda i trapianti, affermando che dal «primo gennaio a oggi sono stati realizzati 11 trapianti di rene e 7 di fegato: il minimo storico dal 1989». L’esponente del centrodestra non ha infine risparmiato il San Raffaele di Olbia: «Gli unici lavori che sono stati compiuti riguardano la pulizia delle erbacee in funzione antincendio. Nessun cantiere, nessuna attività, nonostante i lavori dovrebbero finire entro un anno e mezzo al massimo due». Per Oppi destinare 56 milioni per anno al Mater Olbia è una scelta «miope e avventata».

Il consigliere ha poi parlato delle lunghissime liste d’attesa per l’oncologia urologica: «300 pazienti in attesa di intervento per tumore alla vescica, prostata, rene e surrene».

In conclusione Oppi ha chiesto  chiarimenti sul buco della sanità, «arrivato a 500 milioni di euro» e ha esortato la Giunta a fare un cambio di passo.

Il consigliere del gruppo Sardegna, Paolo Truzzu, ha illustrato i contenuti della mozione n. 158 «sulle ragioni del mancato finanziamento regionali dei contratti di formazione medico-specialistica per l’anno accademico 2014/2015». L’esponente della minoranza ha evidenziato l’emergere di due problemi: «Il primo – così ha detto Truzzu – è rappresentato dall’errore della giunta relativo al mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi in medicina, e il secondo è invece rappresentato dal tentativo di nascondere la gravità della situazione creatasi». «Trionfano le promesse non mantenute e le bugie», ha dichiarato il consigliere di Fratelli d’Italia, rimarcando il concetto che «senza le borse per gli specializzandi la laurea in medicina è praticamente inutile». Paolo Truzzu ha quindi ricordato come nel recente passato la Regione abbia sempre finanziato con proprie risorse le borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione delle facoltà di Medicina e Chirurgia degli atenei di Cagliari e Sassari. «Nel 2014 – ha evidenziato il consigliere – il fabbisogno di medici era di 328 unità e le borse di specializzazione finanziate con risorse nazionali erano 160 mentre quelle a stanziamento regionale erano 102, quest’anno il fabbisogno di medici è pari a 300 unità,  le borse nazionali sono 192 e quelle regionali uguali a zero». «La Giunta regionale – ha spiegato Truzzu – taglia del 30% mentre la Puglia incrementa del 24%».

Il consigliere della minoranza ha quindi ripercorso le tappe della vicenda («non siamo di fronte ad un incidente di percorso») ed ha affermato che il mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi «rappresenta una precisa scelta fatta dalla Giunta». Truzzu ha quindi criticato con asprezza la condotta dell’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, («ha detto bugie prima in commissione Bilancio e ha proseguito con comunicati stampa e interviste») ed ha denunciato il successivo tentativo dell’assessore di scaricare le responsabilità dell’accaduto prima sul suo collega di Giunta, Luigi Arru, e poi sull’intero Consiglio, reo – a suo dire – di aver approvato il Bilancio.

Il consigliere del gruppo Sardegna ha concluso con l’invito alla Giunta «perché ponga immediatamente rimedio ai danni causati dal mancato finanziamento delle borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione» e con l’invito alle dimissioni all’indirizzo dell’assessore Paci («non è capace neppure di dire una bugia credibile e farebbe  meglio a tornare alla sua professione»).

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini,  ha illustrato l’interpellanza n. 130, sottoscritta insieme alla sua collega di gruppo e di partito, Anna Maria Busia, «sulle ragioni del mancato finanziamento regionale di contratti di formazione medico specialistica per l’anno accademico 2014/2015, in aggiunta a quelli finanziati con risorse statali e sulle azioni attivate in merito».

L’esponente della maggioranza si è detto “imbarazzato” nell’argomentare «l’errore grave commesso dalla Giunta con il mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi». Desini ha quindi ricordato la recente norma approvata con urgenza dal Consiglio regionale «per consentire agli studenti sardi il superamento dei gap che li separa dai loro colleghi della penisola». «Abbiamo proceduto con urgenza lo scorso 7 maggio – ha proseguito Desini – perché il bando era in scadenza per la fine del mese ma con sorpresa abbiamo appreso successivamente della mancata copertura delle borse di studio per gli specializzandi medici».

«Riconoscere gli errori – ha dichiarato il capogruppo della maggioranza – è un gesto di umiltà che denota maturità e rivolgo dunque l’invito all’assessore e alla giunta perché ricerchino le opportune soluzioni al problema evidenziato nell’interpellanza». Desini ha dunque concluso evidenziando «il perdurare di situazione di spreco nella sanità sarda, anche dopo la nomina dei commissari da parte della maggioranza».

Il consigliere di Irs, Gavino Sale (Gruppo Misto), si è detto “doppiamente imbarazzato” per il mancato finanziamento delle borse per gli specializzandi ed ha ricordato di essere il primo firmatario della legge per agevolare gli specializzandi sardi nell’accesso alle borse di studio. «Sono impossibilitato a difendere la giunta che mi rappresenta», ha proseguito Sale, «ed è stato commesso un errore ingenuo che deve trovare opportune e immediate soluzioni». «Errori che sono causa di danni inaccettabili e incomprensibili – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – visto che la sanità sarda continua a bruciare oltre tremila milioni di euro l’anno mentre nel bilancio non ci sono tre milioni di euro per gli specializzandi in medicina». «Stiamo regalando 56 milioni agli arabi e nella Sanità stiamo facendo politiche di destra favorendo la sanità privata – ha concluso Gavino Sale – prima di rivolgere “una supplica e un appello” alla Giunta perché si risolva il problema ed ha terminato il suo intervento preannunciando “per coerenza” il voto a favore delle mozioni dell’opposizione «nonostante sia lontano anni luce dal centrodestra».

Il consigliere  Marco Tedde (Fi) ha definito il mancato finanziamento delle borse di studio per l’accesso alle scuole di specializzazione per i medici “un brutto pasticciaccio” ed ha ripercorso le varie fasi della vicenda fino a quello che Tedde ha definito «un rimpallo di responsabilità tra assessori e il tentativo dell’assessore Paci di scaricare le responsabilità sull’assessore Arru e sull’intero Consiglio».  «Uno scaricabarile indecoroso», ha affermato l’esponente della minoranza che ha invitato l’esecutivo e la maggioranza «a non far finta che niente sia accaduto». Tedde ha concluso  ricordando in tono polemico le dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru a proposito del ruolo dell’università e dell’importanza della ricerca: «Alla luce dei fatti sono solo parole scritte sul vapore acqueo».

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha rimarcato l’esigenza di chiarire una volta per tutte i rapporti tra la Regione e l’Università per capire dove vadano a finire le risorse messe a disposizione dal bilancio regionale.

Sul mancato finanziamento delle borse di studio per la specializzazione dei giovani medici, Dedoni ha puntato l’indice contro la Giunta: «Si dà la colpa al Ministero – ha affermato il capogruppo dei Riformatori – credo invece che il problema sia più serio e riguardi la finanza regionale,  se non ci sono entrate non possono esserci uscite. La Giunta ha rinunciato ai ricordi contro lo Stato nella vertenza entrate, tra poco avremo ancora meno risorse da spendere».

Pietro Cocco, capogruppo del Pd, ha respinto duramente le accuse rivolte alla Giunta. «Chi ha parlato non è un ignaro passante, né una verginella, oggi si dovrebbe discutere di borse di studio e si parla invece di sanità facendo la morale all’esecutivo e alla maggioranza di centrosinistra. Ho sentito parole inaccettabili da chi ha avuto un ruolo importante nella sanità lasciando una pesante eredità». Cocco ha quindi ricordato i quasi 400 milioni di euro di disavanzo del sistema sanitario isolano a cui la maggioranza cerca di mettere rimedio.

«La vicenda delle borse di studio è invece importante e va chiarita – ha concluso Pietro Cocco – gli assessori lo faranno, la minoranza abbia un po’ di pudore prima di dispensare consigli. La gente vi conosce e sa come avete gestito la sanità, non avete diritto di parola su questa questione».

E’ quindi intervenuto l’assessore alla Sanità Luigi Arru a nome della Giunta regionale.

Arru ha ricordato che la legge sulle scuole di specializzazione è cambiata. «Oggi sono previste solo scuole di specializzazione nazionali. Nel 2015 sono state finanziate 6.000 borse di studio per la Sardegna, rimangono scoperte 24 borse di studio. Siamo dispiaciuti ma non è accettabile sentir parlare di disastro della medicina sarda».

L’assessore ha poi rimarcato la pesante eredità lasciata dal centrodestra: «La Sardegna è l’ultima regione d’Italia sull’appropriatezza dei ricoveri. Siamo ultimi anche nella prevenzione. Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari) dice che abbiano una quantità innumerevole di piccoli ospedali che fanno ogni tipo di intervento. Per la prima volta si parla di governance. Vogliamo applicare la riforma “Balduzzi”, la cui mancata applicazione da parte della precedente Giunta regionale ha creato un danno di 250 milioni di euro per la mancata programmazione».

Arru ha poi assicurato il rifinanziamento delle 24 borse di studio rimaste scoperte con un milione di euro recuperato dal bilancio regionale. L’esponente della Giunta Pigliaru ha poi difeso a gran voce l’operato del suo assessorato: «Stiamo cercando di riportare gli ospedali Oncologico, Brotzu e Microcitemico alla qualità originaria. Non è vero che stiamo dando 53 milioni alla sanità privata (San Raffaele) ma stiamo cercando di ridurre i costi della mobilità esterna. I soldi saranno dati per attività controllate dalla Regione Sardegna».

Stesso discorso sul fronte della prevenzione: «42 milioni per l’attività di screening oncologico consentono di porre rimedio alle liste d’attesa – ha detto Arru – siamo inoltre tra le prime regioni italiane che supereranno lo scandalo degli ospedali psichiatrici giudiziari».

Al termine del suo intervento, l’assessore ha poi sottolineato l’importanza dell’istituzione di un Tavolo per la sclerosi multipla, malattia che in Sardegna colpisce circa 5000 persone. Rivolgendosi ai consiglieri di maggioranza Arru ha rivolto loro un invito alla “ponderazione”: «Può esserci sfuggito qualcosa ma non facciamoci del male – ha concluso Arru – non è vero che stiamo chiudendo i piccoli ospedali. Siamo impegnati in una battaglia difficilissima: garantire il diritto alla salute a tutti i sardi».

Il consigliere Giorgio Oppi (Area popolare Sardegna), primo firmatario della mozione, ha ribadito di essersi attenuto ai dati della realtà mentre, per quanto riguarda i buchi nei conti della sanità «il tetto massimo è stato raggiunto nel 2005 con il centro sinistra e, nello specifico, dal 2009 al 2014 sono state erogate 520 borse di studio per un controvalore di 13 milioni e quest’anno siamo a zero: i dati sono inoppugnabili». Ho citato, ha ricordato ancora Oppi, «circostanze precise, come quelle relative ai reduci degli ospedali psichiatrici collocati a San Gavino; occorre sapere che contratti sono stati stipulati perché ci sono molti aspetti non del tutto chiari, così come occorre chiarezza su alcune figure di commissari senza requisiti previsti dalla legge ed infine è necessario verificare cosa succederà nel 2018 con il San Raffaele, perché 56 milioni previsti per quella struttura andranno suddivisi anche con le aziende private, quindi o cade l’uno o cade l’altro».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi), proponente della seconda mozione, ha detto che «dopo aver ascoltato i colleghi Desini e Sale sarebbe stato lecito attendersi un po’ più di umiltà dal capogruppo del Pd e dall’assessore Arru; in realtà è stato compiuto un errore che poi si è voluto nascondere, anzi si sta verificando che di questo errore non ne risponderà nessuno». Sui numeri, ha osservato Truzzu, «si dice che le borse sono 238 ma in questo numero sono comprese quelle degli atenei federati con gli atenei sardi, al netto sono 192 e forse anche di meno e non ci si può nascondere dietro il dito: saranno nettamente meno di quelli degli anni passati, nel bilancio siamo da 2.5 milioni a zero e dal ministero non arriveranno deroghe». Quindi, ha auspicato il consigliere di Fdi, «è giusto che maggioranza e Consiglio prendano il coraggio di mettere risorse in grado di recuperare gli errori del passato; ai ragazzi che resteranno senza specializzazione, però, interessa poco il discorso generale sulla sanità ma invece sanno benissimo che hanno perso un anno e saranno costretti a fare guardie mediche, sostituzioni o viaggi di lavoro all’estero, se di fronte a tutto questo l’assessore Paci avesse un briciolo di dignità si dovrebbe dimettere».

Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico), ha dichiarato che «le risposte all’interpellanza mi spingono a prender atto di un dato di realtà relativo a quest’anno in cui non saremo in grado di dare risposte a dimostrazione del fatto che, spesso, la politica non ha la capacità di ascoltare le reali esigenze dei cittadini; mi dissocio fermamente, invece, dagli interventi dei consiglieri di centro destra soprattutto se riferiti alla sanità, avremo altre occasioni di dimostrare la qualità della nostre proposte proseguendo sulla linea tracciata dalla legge 23 e mi auguro che si ritrovi la capacità di mettere rimedio agli errori commessi in questa circostanza a partire dalla prossima finanziaria».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione la mozione n. 57 (Oppi e più).

Per dichiarazione di voto, il consigliere del Centro democratico Roberto Desini ha ricordato che dopo che il consigliere Sale ha dichiarato di sentirsi lontano anni luce dal centro destra, per quanto lo riguarda la distanza è ancora maggiore: «Per questo voterò contro pur confermando le motivazioni della mia interpellanza».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha espresso invece parere favorevole, prendendo atto «della ennesima declinazione dei soliti principi di diversità morale vantanti della sinistra negli ultimi 30 anni, una superiorità che non esiste come hanno dimostrato i fatti; la realtà è che quest’anno gli specializzandi sardi non avranno risposta e che sono stati respinti anche gli emendamenti presentati a suo tempo in sede di finanziaria».

Sempre per Forza Italia, il vice capogruppo Marco Tedde ha definito «singolare che coloro che propongono una interpellanza uguale alle mozioni poi si dividano al momento del voto con argomentazioni che non reggono; la verità è che si è voluto eludere il problema con una cortina di fumo sui problemi generali della sanità ma non si può amministrare con la testa rivolta all’indietro, bisogna pensare a quello che accede adesso e a quello che accadrà in futuro». L’assessore Arru, ha proseguito Tedde, «è riuscito a prendere il barile che gli ha scaricato addosso l’assessore Paci scaricandolo a sua volta in altre direzioni, ma qualche consigliere del centrosinistra non si è accorto che il barile gli è arrivato in testa: quello che bisogna fare è dire come si copre il buco degli specializzandi perché il problema deve essere risolto qui e ora».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendentzia), dopo aver annunciato il voto contrario alla mozione, ha rilevato che «in Aula si è parlato un po’ di tutto; va respinta la richiesta di dimissioni di Paci formulata da Truzzu e va affermata l’onestà morale etica e politica di tutti noi ma, detto questo, bisogna riconoscere che i mali della sanità vengono da lontano come dice anche la Corte dei Conti con numeri peraltro diversi da quelli del consigliere Oppi». Sulle scuole di specializzazione, ha aggiunto Cherchi, «probabilmente c’è stata una disattenzione e personalmente sono proonto anche a sottoscrivere la mozione di Truzzu nella parte in cui si prevede l’impegno ad intervenire l’anno prossimo per sanare buco di quest’anno».

Il consigliere di Irs Gavino Sale ha ricordato in apertura che «la nostra proposta di legge nasceva dalla necessità di correggere una norma del centro destra che sostanzialmente apriva all’inserimento di specializzandi non sardi in Sardegna; ora siamo all’anno zero della riforma sanitaria e questo è un colossale errore, non voterò col centro destra ma uscirò dall’Aula».

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi) ha ribadito il voto favorevole ad entrambe le mozioni. Potrei ritornare al passato, ha detto, «ma evito di farlo, dico solo se un provvedimento del genere lo avesse fatto un assessore del centro destra sarebbe stato spellato in piazza; qui non è il problema dell’errore ma della bugia ripetuta in commissione e in dichiarazioni pubbliche, della credibilità politica ed istituzionale di un membro della Giunta, un problema che c’è tutto e non può essere eluso evitando anche di accogliere le proposte costruttive dell’opposizione».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha manifestato apprezzamento per l’intervento del consigliere Oppi «che ha messo il dito sulla piaga ed anche per il coraggio di alcuni consiglieri della maggioranza che hanno indicato un malessere più profondo del fatto specifico; arriverà il momento di scelte molto complesse e perciò se maggioranza e minoranza condividono nella sostanza sulla necessità di correggere un errore evidente, ci si può fermare con un ordine del giorno che preveda un impegno comune, nessuno ci perde e nessuno ci guadagna».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni è dell’avviso invece che «il discorso vada allargato rispetto a quello delle borse di studio come sarà dimostrato da altri successivi passaggi consiliari; bisogna stare poi molto attenti ad esprimere giudizi sommari sulle eredità del deficit sanitario attribuendo certe paternità secondo convenienza perché andando indietro troveremo bel altri nomi e ben altre tracce, risalenti almeno a 30 anni fa; detto questo, dobbiamo risolvere il problema che abbiamo di fronte e possiamo farlo solo se tutti ci assumiamo un impegno».

Il consigliere Luca Pizzuto ha dichiarato il voto contrario del gruppo Sel alle due mozioni presentate dai consiglieri della minoranza ed ha respinto al mittente «le accuse arrivate dai banchi dell’opposizione insieme con la richiesta di dimissioni rivolta all’assessore Raffaele Paci».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta ha dichiarato voto favorevole ed ha evidenziato che il dispositivo della mozione n.157 esplicita le volontà espresse anche dall’assessore Luigi Arru nel corso del suo intervento di replica in ordine agli stanziamenti per le borse di specializzazione dei medici e all’intervento presso il ministero.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore ed ha definito il dibattito “surreale”. «La maggioranza ammette  che il problema esiste – ha spiegato il consigliere della minoranza – e che gli assessori hanno sbagliato ma poi il capogruppo del Pd, Pietro Cocco mette in riga il malpancisti e assistiamo a capriole e a scuse risibili per giustificare cambi di rotta e di voto».

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione la mozione n. 157 (Oppi e più) che non è stata approvata con 19 voti a favore e 29 contrari.

Il presidente Ganau ha quindi comunicato la decadenza (per effetto della mancata approvazione della mozione 157) dei punti 1 e 2 della mozione n. 158 (Truzzu e più) ed ha ricordato che la “censura” in essa contenuta va votata per appello nominale.

Paolo Truzzu (FdI), primo firmatario della mozione n. 158, ha quindi annunciato il ritiro del documento di censura all’assessore Paci.

Il consigliere, Augusto Cherchi (Pds-Soberania e Indipendentzia), ottenuta la parola per un intervento sull’ordine dei lavori ha ricordato la ricorrenza della “Battaglia si Sanluri” per riaffermare i valori della libertà e il diritto all’autodeterminazione del popolo sardo.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la convocazione della Quinta commissione per domani alle 10 ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato l’’indisponibilità dei consiglieri del suo gruppo a concedere deroghe sui tempi di convocazione delle commissioni e dell’Aula, mentre il consigliere di “Area popolare sarda”, Giorgio Oppi, ha invitato il Consiglio a procedere con la commemorazione del già presidente della Regione, Giovannino Del Rio, scomparso di recente.

Il presidente Gianfranco Ganau ha dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato che il Consiglio sarà convocato al domicilio.

La IV commissione del Consiglio regionale ha sentito in audizione il direttore generale di Area, Sebastiano Bitti, sulla riforma dell’agenzia per l’edilizia abitativa.

«La Sardegna – ha detto Sebastiano Bitti – è la quarta Regione d’Italia per numero di alloggi pubblici in proporzione al numero degli abitanti ma è la penultima per lo stato di conservazione dei fabbricati; c’è quindi l’esigenza di riforma della normativa di settore e sarebbe auspicabile una nuova legge organica.»

Nella sua relazione l’ing. Bitti ha ricordato fra l’altro che Area gestisce complessivamente l’85% circa dell’edilizia residenziale pubblica 26.000 alloggi, mentre 6.000 fanno capo ai Comuni, principalmente a Cagliari e Sassari. «Le ipotesi di riforma – ha affermato ancora il direttore di Area – partono da presupposti in parte diversi; mentre la proposta di legge n. 181 (Desini-Busia) appare ispirata ad un modello organizzativo simile a quello delle Asl dove la gestione degli immobili è separata dalla proprietà che è dei Comuni, il disegno di legge della Giunta mantiene elementi di continuità con la normativa precedente, dando un ruolo ai territori, mantenendo la proprietà dei fabbricati e diversificando sia pure in parte l’attività dell’Agenzia».

«Inoltre – ha aggiunto Bitti – si ipotizza una governance interamente pubblica a livello regionale, dato che non ha riscontri nel panorama legislativo nazionale, ed una missione aziendale completamente diversa da quella istituzionale della gestione degli alloggi; va ricordato sotto questo aspetto che Area non è in grado, al momento, di svolgere con continuità una funzione diversa da quella per cui è stata costituita, fa attività extra che vengono pagate a parte dalla Regione o dai Comuni ma è evidente che se cambia il suo ruolo ha necessità delle relative risorse.»

Per quanto riguarda la pianta organica, l’ing. Bitti ha comunicato che «a seguito di un profondo processo di riorganizzazione di tutta l’amministrazione regionale i dirigenti in forza all’Agenzia scenderanno da 20 ad 8; una diminuzione che, se non compensata dall’ingresso di nuove figure nell’area dei funzionari rischia di indebolire la capacità di risposta e di intervento sul territorio».

Dopo l’intervento del direttore generale di Area hanno preso la parola i consiglieri regionali Roberto Desini (Centro democratico) ed Antonello Peru (Forza italia). Il presidente della commissione Antonio Solinas ha comunicato che il commissario straordinario dell’Agenzia, del quale era prevista l’audizione, non ha potuto partecipare alla seduta ma sarà comunque sentito a breve scadenza.

I lavori della commissione proseguiranno anche nelle giornate di domani e giovedì, sempre con l’esame e la discussione delle proposte di riforma dell’Agenzia regionale per l’edilizia abitativa.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale questa mattina a approvato tre mozioni (n. 35 – Anedda e più – su Equitalia; n. 143 – Dedoni e più – sul dimensionamento della rete scolastica regionale; n. 86 – Comandini e più – sul sovraffollamento delle carceri) e la proposta di legge sul numero degli assessori nelle giunte comunali.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la mozione  n. 35 (Anedda e più) “Sulla stabilizzazione delle imprese e la tutela dei lavoratori”. Il presidente ha quindi dato la parola al primo firmatario della mozione, il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra sarda).

Anedda ha ricordato in apertura che le gravi difficoltà di accesso al credito hanno creato enormi problemi al mondo delle aziende sarde con ricadute negative sull’occupazione mentre la ripresa economica, di cui si avvertono alcuni segnali a livello nazionale, non riguarda ancora la Sardegna ed il suo tessuto produttivo. «La crisi – ha sostenuto Anedda – ha determinato anche la crescita esponenziale del numero di aziende indebitate con il fisco, con il debito corrente che si sovrappone a quelli pregressi provocando un drammatico effetto a catena con la perdita della cosiddetta regolarità che, a sua volta, comporta l’impossibilità di riscuotere i crediti presso la pubblica amministrazione e partecipare alle gare pubbliche». «Un circolo vizioso – ha aggiunto il consigliere – che appesantisce ulteriormente il carico fiscale fino a raddoppiare o triplicare il debito originale; nello stesso tempo Equitalia concentra la sua attenzione su una certa tipologia di contribuenti deboli, trascurando i grandi evasori, spesso per irregolarità formali di lieve entità da cui partono procedure che riguardano beni mobili ed immobili dell’impresa, che sotto questa pressione rischia di uscire definitivamente dal mercato». Lo scopo della mozione dunque, ha precisato l’esponente di Sinistra sarda, «è quello di far intervenire la Regione per arrivare ad una rateizzazione dei debiti delle aziende fino a 120 mesi usufruendo inoltre di un ulteriore credito per fare fronte alle emergenze fiscali, ed una moratoria di 3 anni da cui si può entrare od uscire a seconda delle necessità». «Con questi interventi – ha osservato Anedda – moltissime aziende potrebbero scongiurare il rischio della chiusura; occorrono però anche misure di sistema, a partire dallo snellimento e dalla semplificazione di procedure e controlli ed occorre soprattutto dare vita all’agenzia sarda delle entrate».

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, a nome della Giunta, ha affermato che il tema trattato dalla mozione «è di enorme rilevanza e merita la massima attenzione del Consiglio, che peraltro più volte è intervenuto sull’argomento». Nel merito e pur riconoscendo la validità delle critiche espresse nei confronti di Equitalia, Paci ha ricordato che «la Regione non ha possibilità di intervento diretto però può sicuramente impegnarsi per favorire l’adozione di misure più adeguate alla situazione del sistema economico regionale, con un orientamento più favorevole alle imprese soprattutto in questo momento di crisi, perché il fallimento di una azienda, in definitiva, è un danno per lo stesso erario». «La Regione – ha precisato Paci – sta già intervenendo sui crediti erariali propri con dilazioni fino a 17 anni, revisioni dei piani di ammortamento e sospensione dei pagamenti fino ad un massimo di 18 mesi, anche se il volume complessivo di questi crediti è ben poca cosa rispetto alla massa totale». Nello stesso tempo, ha comunicato l’assessore della Programmazione, «si sta lavorando in collaborazione con l’Agenzia entrate, Equitalia, l’Abi e la Sfirs per mettere a punto interventi di sistema cominciando dalla ristrutturazione del debito da breve a medio e lungo termine, provvedimento che formalmente spetta gli istituti di credito ma a questo risultato, ad esempio, si può arrivare anche attraverso i Confidi con legge approvata ieri e la stessa Sfirs come operatore di mercato con un fondo di circa 5 milioni». Spero che queste azioni si concretizzino a breve scadenza – ha aggiunto l’assessore – fermo restando che sul piano generale resta il tema della semplificazione su cui stiamo lavorando nonostante non sia un compito facile; fra poco sarà completato un Disegno di legge della Giunta che ha lo scopo di liberare le imprese dal fardello eccessivo di una fittissima rete di controlli e prima dell’estate arriverà il Consiglio un altro Disegno di legge con cui viene istituita l’Agenzia sarda delle entrate, nel quadro della revisione complessiva della politica fiscale, di accertamento e di riscossione diretta anche di compartecipazioni erariali, in quest’ultimo caso attraverso un accordo con lo Stato disciplinato da specifiche norme di attuazione».

In sede di replica il consigliere Anedda ha ringraziando l’assessore Paci sottolineando che gli interventi annunciati vanno nella giusta direzione e ribadendo che «il tema centrale da affrontare è quello di liberare l’impresa dal peso dei debiti correnti e pregressi».

Per dichiarazione di voto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalia ha ricordato la presentazione di una interrogazione del suo gruppo e sottolineando le convergenze di merito ha chiesto di aggiungere alla mozione le firme dei consiglieri di Forza Italia.

Il consigliere del Cd Roberto Desini ha comunicato l’adesione del suo gruppo mettendo l’accento sulla proposta del suo gruppo in materia di Agenzia regionale delle entrate, «per superare l’approccio punitivo nei confronti delle imprese ed introdurre un sistema di valutazione caso per caso».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha anch’egli condiviso i contenuti della mozione lamentando però che «di imprese si parla purtroppo troppo poco in Consiglio, ci vorrebbe una intera sessione di lavori dedicata ai problemi delle imprese».

Anche il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha aderito alla mozione con le firme del suo gruppo, definendo «convincente» la risposta dell’assessore.

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha annunciato la sottoscrizione della mozione come «segnale forte di attenzione al mondo delle imprese».

Il consigliere di Sardegna Vera Michele Azara ha annunciato l’adesione del suo gruppo.

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendentzia), intervenendo a sostegno della mozione, ha messo l’accento sull’importanza dei «tempi brevi» annunciato dall’assessore per la costituzione dell’Agenzia sarda delle entrate.

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha comunicato la sua adesione ribadendo necessità di «stringere i tempi» per la costituzione dell’Agenzia sarda di riscossione.

Il capogruppo del Pds’Az Angelo Carta, pur non chiedendo di aggiungere alla mozione le firme del suo gruppo, ha affermando di condividere la mozione, annunciando il voto favorevole.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha apprezzato il lavoro svolto dai presentatori della mozione, dichiarando il pieno sostegno del gruppo all’iniziativa.

Non essendoci altri iscritti a parlare, il vice presidente ha messo in votazione la mozione, che il Consiglio ha approvato all’unanimità, con 54 voti. 

Subito dopo l’approvazione della mozione, il presidente del Consiglio Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha aperto la discussione sulla proposta di legge n. 229 “Numero degli assessori comunali. Modifiche alla legge regionale n. 4 del 2012 (Norme in materia di Enti Locali)”, portata all’attenzione dell’Aula attraverso la procedura d’urgenza prevista dall’art. 102 del Regolamento.

Roberto Desini, capogruppo del Centro Democratico e primo firmatario del documento, si è rimesso al testo che introduce modifiche alla normativa vigente permettendo un arrotondamento all’unità superiore nel calcolo del numero degli assessori comunali che, in ogni caso, non potrà superare un quarto del numero dei consiglieri. La modifica alla norma consentirà di portare da 3 a 4 il numero degli assessori nei comuni fino a tremila abitanti.

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente Gianfranco Ganau, acquisito il parere favorevole della Giunta, ha messo in votazione il passaggio agli articoli che ha ottenuto il via libera dall’Aula. Si è poi passati all’esame dei singoli articoli che sono stati approvati in rapida successione. Il testo finale della legge è stato approvato con 45 voti a favore e 2 contrari.

L’Aula è poi passata all’esame della mozione n. 143 (Dedoni e più) e di alcune interpellanze sul dimensionamento della rete scolastica regionale (Arbau e più – Dedoni e più).

Il primo firmatario della mozione n 143 Attilio Dedoni /(Riformatori) ha chiesto chiarezza sull’azione della Giunta nei confronti dello Stato. «La normativa è di difficile interpretazione – ha sottolineato l’esponente della minoranza – ciò che considero disarmante è l’atteggiamento debole della Giunta nei confronti del Governo nazionale».

Secondo Dedoni, con l’approvazione del Piano di dimensionamento scolastico non si sono difese le prerogative della Regione in materia di istruzione. «A qualcuno sfugge che nella finanziaria del 2009 erano stati inseriti due commi che rimarcavano la piena autonomia della Regione sulla scuola. La Sardegna ha una sua peculiarità: l’orografia non consente un agevole sistema di trasporti, non siamo in pianura Padana o in Emilia Romagna dove i paesi sono contigui e si possono organizzare assetti scolastici diversi».

Il capogruppo dei Riformatori ha poi ricordato che nel 2009 la finanziaria della Regione venne impugnata dal Governo davanti alla Corte Costituzionale ma la Consulta diede ragione alla Sardegna respingendo il ricorso. «Quella sentenza riconobbe l’autonomia dell’Isola. Il dirigente scolastico regionale risponde all’assessorato, non può essere un dirigente a dettare la linea delle politiche scolastiche». Dedoni ha infine invitato l’Aula a tenere sempre presenti gli interessi della Sardegna: «Se non facciamo questo – ha concluso – saremmo sempre succubi».

E’ quindi intervenuto Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera e primo firmatario dell’interpellanza sul dimensionamento scolastico. «L’iniziativa è dello scorso luglio – ha precisato Arbau – proponeva un approccio metodologico diverso: arrivare a un piano di dimensionamento scolastico uscendo dal seminato della burocrazie. L’obiettivo era quello di avviare una serie di conferenze territoriali per dare un ruolo da protagonista alle comunità locali».

Arbau ha quindi invitato tutti i colleghi ad uscire dalla polemica del momento e a provare a programmare. «E’ vero che il Governo non si comporta bene e l’Unione Europea è lontana – ha rimarcato l’esponente della maggioranza – ma il dato fondamentale è che noi non siamo organizzati: non c’è ancora una riforma degli Enti locali e sulla scuola siamo all’anno zero».

Secondo Arbau, la programmazione deve partire dal territorio: «Questo approccio ci viene suggerito dal “Piano Barca”. Trasporti, istruzione sanità sono i tre argomenti su cui fondare un nuovo modello di sviluppo locale. Serve una nuova legge sulla scuola, altrimenti si perde tempo».

Arbau ha quindi affrontato nello specifico i contenuti del Piano di dimensionamento scolastico varato dalla Giunta regionale: «Abbiamo perso un’occasione – ha sottolineato il capogruppo di Sardegna Vera – i comuni potevano essere messi nelle condizioni di programmare. Abbiamo deciso dall’alto e abbiamo prodotto un vulnus nei territori e diversi ricorsi al Tar. I comuni trattati male li avremo contro anche nella prossima programmazione».

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale dando la parola al presidente della Commissione Cultura Gavino Manca (Pd).

«Siamo in una fase particolare e gestiamo un tema in base a una legge vecchia di trent’anni – ha rimarcato Manca – nella riscrittura della legge 31, il Consiglio regionale deve essere chiamato a partecipare al percorso. La norma deve essere chiarita. Il parere delle Commissioni sul Piano di dimensionamento scolastico deve essere vincolante».

Manca ha poi difeso l’operato del Governo nazionale: «Gli standard europei dicono che siamo un paese arretrato, Renzi cerca di porvi rimedio, non vedo disattenzione da parte del Governo nazionale, né di quello regionale».

Luca Pizzuto (Sel) ha espresso forti perplessità sul contenuto della mozione. «Avete avuto a che fare con i dimensionamenti scolastici, avete un rappresentante i commissione cultura della Camera e potevate sollevare la questione – ha detto Pizzuto rivolgendosi al collega Dedoni – la battaglia invece è stata fatta dal nostro assessore. Il Governo ha riconosciuto la nostra diversità, sappiamo che il dimensionamento non è una cosa facile, ma non accettiamo che si accusi  un assessore di aver leso l’integrità del Consiglio regionale».

Pizzuto ha poi rivendicato i risultati conseguiti dalla Giunta regionale: «Sono stati messi in campo strumenti per garantire il servizio allo studio: libri di testo gratuito, raddoppio borse di studio per gli universitari e per gli studenti delle scuole medie superiori, bus per consentire i collegamenti nei paesi che hanno subito il dimensionamento. Il progetto per la scuola è innovativo, mira a costruire un sistema scolastico dal basso». 

L’assessore della Pubblica Istruzione, Claudia Firino, ha riconosciuto, in apertura del suo intervento dai banchi della Giunta, l’importanza di una discussione sul tema della scuola ed ha auspicato che il confronto e il dibattito possano, in futuro, riguardare l’intera questione scuola piuttosto che limitarsi all’importante problema del dimensionamento scolastico. «Un atto complesso e difficile – ha detto la Firino – dove la Regione si trova a mediare tra i provvedimenti nazionali, le norme regionali e le esigenze di diversi territori dell’Isola». «A tale complessità – ha spiegato l’assessore – si è aggiunta, quest’anno, l’assenza delle Province che, per le note questioni legate alle soppressione degli enti intermedi, non hanno potuto esercitare le utili funzioni di interazione con i territori. Siamo andati noi nei territori ed abbiamo anche assunto le decisioni che ci competono ad iniziare da quelle tendenti all’eliminazione delle cosiddette pluriclassi che non rappresentano, come è noto, la nostra modalità preferita di scuola». L’assessore ha quindi ricordato le iniziative assunte per sopperire ai disagi creati nelle comunità ad incominciare dallo stanziamento di 8 milioni di euro per garantire il trasporto degli studenti. «Fondi – ha precisato la delegata dell’istruzione della Giunta Pigliaru – che non sono stati sottratti all’agricoltura, perché sono fondi non spesi e che sarebbero andati perduti se non impegnati entro l’anno in corso».

Claudia Firino ha quindi ribadito il positivo ruolo del Consiglio regionale con la formulazione del parere della competente commissione sul piano di dimensionamento scolastico ed ha assicurato una partecipazione attiva anche in vista della predisposizione del piano di dimensionamento per il prossimo anno. L’assessore ha anche assunto l’impegno a porre in essere iniziative utili a rafforzare il confronto con i territori ed ha annunciato l’approvazione di una delibera nella quale è inserita la previsione che il piano di dimensionamento scolastico sarà discusso in termini di programmazione negoziata. «Un processo dunque codificato – ha proseguito la Firino – che garantisce partecipazione ed ascolto delle comunità».

La responsabile dell’istruzione ha quindi ricordato la recente sentenza della Corte costituzionale che, tra le altre, conferma la piena tutela della continuità didattica («ci teniamo particolarmente anche noi a prescindere dal pronunciamento dell’Alta corte») e fa riferimento all’ accordo Stato-Regione che – così ha dichiarato la Firino è fermo dal 2012 -. Lavoriamo perché le nostre peculiarità siano salvaguardate e affermate», ha proseguito l’assessore, che ha evidenziato i benefici del programma “Iscol@” («è anche un’azione di supplenza della Regione verso ciò che il governo non fa per la scuola della nostra isola») ed ha sottolineato che il piano di dimensionamento scolastico non solo «non tocca un solo docente» ma anzi «gli accorpamenti non riducono l’organico, garantiscono la continuità didattica ed un surplus di servizi come il  tempo pieno e il tempo prolungato».

Ulteriori precisazioni sono state inoltre fornite sul tema dell’offerta scolastica («saranno inseriti non meno non meno di 400 insegnanti precari nei piani di potenziamento della nostra offerta scolastica») anche per ribadire l’esercizio di spazi di “autonomia” da parte della Regione: «Abbiamo potenziato l’offerta didattica nonostante il ministero avesse chiesto di non attivare nuovi corsi». L’assessore ha quindi concluso il suo intervento con ulteriori rassicurazioni in ordine alla condivisione e alla partecipazione per la definizione del piano di dimensionamento scolastico per il prossimo anno.

Nell’intervento di replica, il presentatore della mozione, Attilio Dedoni (Riformatori), si è detto “parzialmente soddisfatto” delle precisazioni offerte dall’assessore della Pubblica Istruzione, ed ha evidenziato con forza la necessità di procedere in tempi rapidi con l’approvazione di una nuova legge sulla scuola sarda. «Serve un alto di qualità da parte di tutti – ha concluso il capogruppo della minoranza – ed è tempo di riscrivere insieme le norme sulla scuola e la formazione professionale».

Dopo la rinuncia all’intervento da parte del capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, il presidente del Consiglio, Ganau, ha concesso la parola per dichiarazione di voto al consigliere del Pd, Gavino Manca. Il presidente della Seconda commissione ha invitato l’intero Consiglio e la Giunta a considerare il governo Renzi «come un governo amico della Sardegna» anche sul tema della scuola. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato, a titolo di esempio, gli stanziamenti riservati all’Isola per la scuola: «45 milioni di euro trasferiti alla nostra Regione contro i 12 milioni stanziati alla Toscana». «Dicendoci le verità – ha concluso Gavino Manca – possiamo costruire un percorso insieme per migliorare la scuola nell’interesse di tutti i sardi».

Non essendoci altri consiglieri iscritti a parlare, il presidente del Consiglio ha posto in votazione la mozione n. 143 (Dedoni e più) che non è stata approvata con 30 no e 23 voti favorevoli.

Successivamente, il Consiglio ha iniziato l’esame della mozione n.86 (Comandini e più) “Sul sovraffollamento delle carceri italiane. Obbligo dello Stato italiano di conformarsi alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del giorno 8 gennaio 2013” ed il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere del Pd Piero Comandini, per la sua illustrazione.

Piero Comandini ha ricordato sia la condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo di Starsburgo che alcuni passaggi dell’intervento dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul sovraffollamento delle carceri, «che non può considerarsi un problema circoscritto all’interno delle mura carcerarie ma riguarda tutta la società, gli operatori, la polizia penitenziaria, le famiglie, le persone, i valori fondamentali sanciti della nostra Costituzione». «In Sardegna – ha proseguito Comandini – la situazione è ancora critica, perché al sovraffollamento si somma la mancanza di operatori sociali ed il sottodimensionamento degli organici della polizia penitenziaria, un contesto generale molto grave che determina numerosi atti di autolesionismo, di violenza e di suicidi, denunciati recentemente dal sindacato Sappe che ha lanciato un nuovo allarme sugli istituti dell’Isola al ministro della Giustizia Orlando. La carceri sarde non sono solo sovraffollate, sono anche quelle dove i detenuti non hanno opportunità di lavoro e dove, ad Alghero è stata chiusa l’unica scuola in Italia che consentiva ai reclusi di conseguire il diploma alberghiero; oggi in Sardegna ci sono 1950 detenuti, dato in aumento, solo 1.800 agenti di polizia penitenziaria, dato in diminuzione, ma soprattutto sono ii arrivo 200 detenuti sottoposti al regime del 41bis, un quarto di quelli del territorio nazionale». «Sono dati allarmanti – ha concluso il consigliere del Pd – che richiedono alcuni interventi urgenti: la possibilità di rientro in Sardegna per quanti operano fuori, la diversificazione dello spessore criminale detenuti, il contrasto alle strategie del Dap sull’ulteriore incremento dei detenuti del 41bis e l’avvio di programmi in grado di ripristinare nelle carceri sarde condizioni di vivibilità coinvolgendo le istituzioni interessate come università e scuole per sviluppare misure alternative all’altezza di un Paese civile e democratico».

La consigliera Annaaaria Busia, del Centro democratico, ha lamentato la particolare gravità della situazione della Sardegna dal punto di vista sociale ed umano, oltre che finanziario, perché «il piano carcere dei precedenti governi ha portato ad una concentrazione abnorme di detenuti nelle carceri sarde che, fra poco saranno riempite oltre misura, cominciando dai detenuti del 41 bis che arriveranno in Sardegna da tutte gli istituti di pena del Nord, dopo la ribellione di quelle Regioni che ha imposto alle istituzioni la modifica del 41bis e l’avvio dei trasferimenti di massa». «C’è molta indifferenza della politica che non ha compreso le conseguenze di questi processi – ha affermato ancora la Busia – dall’intasamento dei tribunali di sorveglianza alla sanità regionale alla difficoltà nei rapporti dei detenuti con le loro famiglie mentre, per quanto riguarda la polizia penitenziaria, va applicato il protocollo d’intesa siglato a suo tempo della Giunta Soru con il ministero della Giustizia per favorire la cosiddetta territorialità della pena, senza allentare la vigilanza suoi nuovi trasferimenti di detenuti in regime di 41bis ed anzi promuovendo sia le pene alternative che l’utilizzo delle colonie penali sarde perfettamente funzionanti».

Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico) ha definito la mozione «attualissima» come dimostrano i numeri e ricordando le sue visite nell’ex carcere sassarese di San Sebastiano dove si sono realizzate molteplici attività a sostegno della condizione dei detenuti, ha sollecitato «un approccio diverso con il mondo carcerario, superando ostilità e pregiudizi, anche perché in carcere non ci sono solo i reclusi ma moltissimi lavoratori che vivono un pesante stato di disagio». «Purtroppo – ha lamentato – il piano del Governo di trasformare l’Isola in un grande penitenziario va avanti nella sottovalutazione della politica regionale, fatto che provocherà ripercussioni negative sul tessuto sociale per cui vanno prese precauzioni straordinarie; la mozione aiuta perciò ad una riflessione complessiva sul problema senza dimenticare l’aspetto umano e la necessità di un reinserimento sociale, per cui sosterremo la mozione anche con le nostre firme».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha richiamato in apertura i valori costituzionali secondo i quali l’esecuzione della pena deve essere ispirata da principi di civiltà con l’obiettivo di rieducare i detenuti, «il contrario di quanto avviene in l’Italia dove si buttano in carcere migliaia di persone e poi tutti se ne disinteressano». «Il nostro compito – ha affermato – è invece quello di riflettere a fondo sulla funzione rieducativa del carcere che rappresenta un valore assoluto per tutta la comunità e la Regione, in particolare, deve potersi occupare dei detenuti in una ottica di rieducazione e con l’attenzione alle condizioni sociali che possono aver determinato alcuni comportamenti criminali; questo è il sistema migliore per ridurre sia la criminalità che le recidive».

L’assessore degli Affari generali Gianmario Demuro ha sottolineato la centralità del tema per la democrazia Italia e per l’Italia nei confronti dell’Europa, «perché siamo uno Stato di diritto e, partendo da questa riflessione la Regione deve poter fare la sua parte, almeno sotto tre principali profili: sollecitare provvedimenti di clemenza pur essendo la materia di competenza parlamentare, negoziare con lo Stato interventi sulle strutture per ridurre il sovraffollamento e verificare costantemente la situazione istituti di pena sardi». «Un’Aula che si occupa dei diritti fondamentali della persona – ha concluso Demuro – torna alle sue migliori origini».

In sede di replica, il consigliere Piero Comandini (Pd) ha ringraziato gli intervenuti e la Giunta, ribadendo che «la politica regionale non può essere distratta, cominciando dalla preoccupazione per i detenuti in regime di 41bis che potrebbero essere concentrati in Sardegna con i rischi correlati denunciati dalla magistratura sarda, e dal problema degli della polizia penitenziaria e dalla necessità di cambiare norme vecchissime che impediscono al personale della polizia di lavorare nell’Isola».

Per dichiarazione di voto, la consigliera Annamaria Busia ha ringraziato l’assessore Demuro per i richiami alla Costituzione ribadendo che «il sovraffollamento delle carceri sarde è determinato dall’anomala presenza dei 41 bis che non erano previsti al momento della costruzione dei nuovi istituti; è accaduto in realtà che parte fondi dei sono stati spostati proprio per la realizzazione delle sezioni speciali ridimensionando gli spazi per i detenuti comuni, a questa scelta ci dobbiamo ribellare».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione la mozione n.86 che il Consiglio ha approvato all’unanimità, con 45 voti favorevoli. Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha messo in discussione la proposta di legge n.33 (Dedoni e più) “Norme sui controlli delle merci in ingresso in Sardegna”.

Attilio Dedoni (Riformatori sardi), primo firmatario del documento, ha evidenziato la necessità di procedere a ulteriori verifiche e approfondimenti chiedendo di riportare in Commissione la proposta di legge.

Il presidente Ganau ha quindi messo ai voti la richiesta di rinvio in Commissione della proposta di legge  n.33 che ha ottenuto il via libera dall’Assemblea.

Il presidente ha dichiarato chiusa le seduta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

Consiglio regionale 42

Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza la mozione 112 (Busia e più) “sulla richiesta di adempimento degli obblighi del Governo, sulla necessità di rispettare gli interessi pubblici di cui è portatrice la Regione autonoma della Sardegna e sulla richiesta di immediata assunzione di misure in merito alle questioni irrisolte riguardanti il territorio sardo”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno, con la mozione n. 12 (Busia e più) “Sulla richiesta di adempimento degli obblighi del Governo nazionale, sulla necessità di rispettare gli interessi pubblici di cui è portatrice la Regione Autonoma della Sardegna e sulla richiesta di immediata assunzione di misure in merito alle questioni irrisolte riguardanti il territorio sardo”. Il presidente ha quindi dato la parola alla consigliera Annamaria Busia (Centro democratico) per l’illustrazione della mozione.

Busia, nel suo intervento, ha ricordato che dopo la presentazione della mozione risalente al 23 gennaio scorso, Camera e Senato hanno approvato all’unanimità documenti di contenuto analogo sui problemi della Sardegna. «Il senso di queste iniziative – ha sostenuto – è che bisogna trattare unitariamente le problematiche che riguardano la Sardegna perché le questioni irrisolte che bloccano lo sviluppo della nostra Regione sono solo in parte simili a quelle nazionali ed hanno invece una forte specificità; Renzi ha detto ad Olbia vi darò la ferrovia e vi darò il metano, battute che forse hanno fatto sorridere qualcuno ma non certo i sardi perché sono serissime». «Devono essere riconosciuti i diritti dei sardi – ha proseguito Annamaria Busia – senza dimenticare quanto in questi anni ha dato la Sardegna all’Italia, facendo sempre il suo dovere sacrificando il suo territorio alle servitù militari, accogliendo un numero sempre crescente di detenuti assegnati al regime di 41/bis, pagando per intero sanità e trasporti, mentre si aspetta ancora la soluzione delle bonifiche dei siti industriali inquinati e si rischia di essere indicati come sede per il deposito delle scorie nucleari». «Non si possono affermare i concetti di uguaglianza, giustizia, solidarietà e sussidiarietà – ha detto ancora l’esponente del Cd – dimenticando che siamo l’unica vera isola dell’Italia, che ciò comporta gravi handicap per lo sviluppo; la sussidiarietà, in particolare, deve essere interpretata sulla base dei contenuti della dottrina sociale della Chiesa e dalla costituzione tedesca, nel senso che lo Stato interviene dove non possono intervenire le istituzioni locali, su questo obiettivo serve l’unità delle forze politiche senza cercare marchi di primogenitura, senza abbandonarsi al pessimismo o finto ottimismo, dobbiamo lavorare tutti insieme, costruendo ponti e non alzando muri come ha detto agli scout Papa Francesco».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito apprezzabile lo sforzo di approfondimento dei consiglieri che hanno predisposto la mozione ma, ha osservato, «ci sono tanti questioni aperte con lo Stato che non sollevano la classe dirigente della Regione dalle sue responsabilità perché il presidente della Regione, di fatto, finisce sul banco degli accusati per non aver saputo tenere la schiena dritta di fronte allo Stato in tante circostanze e rispetto a molte grandi questioni». «Non si può però – ha ammonito Tedde – recitare le due parti in commedia, stare al governo ed anche all’opposizione, con la maggioranza che chiede di votare un documento contro la maggioranza; sentiamo quali argomenti saranno proposti e poi valuteremo».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) in apertura ha ringraziato i parlamentari per aver fatto in modo che la questione sarda diventasse questione nazionale, con mozioni votate all’unanimità e salutate da un applauso finale. «Nessuna critica al governo regionale – ha aggiunto rispondendo al consigliere Tedde, «che anzi ha ottenuto risultati importanti su alcuni grandi temi dalle entrate alla vertenza Alcoa; la vera innovazione sta nel punto di vista, energia e bonifiche non sono vertenze a se stanti ma fanno parte di un unico quadro in cui ciascuna vertenza è un problema nazionale, che ora ha un punto comune per la ricerca delle soluzioni proprio perché la specificità della Sardegna richiede un approccio diverso». «Spero che il Consiglio – ha auspicato Pizzuto – non cada nel gioco delle parti; la mozione è uno strumento in più per dare al presidente Pigliaru una forza negoziale maggiore nel confronto con il Governo centrale, questa è la strada giusta per avere risposte concrete».

Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico) ha accolto l’invito del collega Pizzuto che va esteso a tutto il Consiglio perché «è arrivato il momento di avere un atteggiamento completamente diverso tenendo presente che, come ha sempre detto il presidente Pigliaru, non esistono governi amici ma governi da affrontare con la schiena dritta in un clima di collaborazione istituzionale ma con grande determinazione; dobbiamo parlare della Sardegna e farlo ora con più forza grazie all’azione dei parlamentari senza chiedere elemosine, cortesie e favori». «Vogliamo piuttosto fare ogni sforzo – ha aggiunto Desini – per superare il gap dell’insularità, anche per superare la distanza fra politica e cittadini che le recenti elezioni amministrative ci hanno messo di fronte in modo molto preoccupante; dimostriamo di essere fino in fondo una vera classe dirigente capace di fare una politica diversa, questo è il senso della mozione che abbiamo voluto portare all’attenzione del Consiglio».

Il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha detto in apertura che «siamo di fronte ad un problema che ci coinvolge tutti e non da oggi; la situazione della nostra rete ferroviaria, del trasporto aereo e dell’energia dimostra che è un problema che si è andato accumulando, come risultato di uno Stato per lungo tempo distratto nei confronti dalla Sardegna dove non mi pare ci siano stati passi avanti nelle questioni importanti». «Senza accusarci reciprocamente – ha continuato il presidente rivolgendosi al Consiglio – è arrivato il momento di essere consapevoli dei problemi che abbiamo di fronte e della situazione drammatica che stiamo attraversando; nel 2001, prendendo come 100 l’indicatore relativo alla rete ferroviaria noi siamo al 24.5% e quel dato è sceso oggi al 17%, per le infrastrutture va ancora peggio, dal 64% del 2001 siamo arrivati al 50%». «Dobbiamo perciò rimboccarci le maniche – ha aggiunto ancora Pigliaru – dobbiamo lavorare insieme perché non solo l’Italia è distratta ma lo è in modo crescente, dobbiamo avere una voce politica molto più forte e le idee molto più chiare, a partire dal cuore dei problemi che è l’insularità, condizione molto particolare che va declinata in modo molto preciso». Andiamo alla carica della distrazione storica nei confronti della Sardegna, ha affermato inoltre il presidente della Regione. «Quando Renzi è venuto ad Olbia – ha ricordato – gli abbiamo consegnato un documento completo su questi problemi, proprio perché dobbiamo ricordare tutti all’Italia cosa vuol dire insularità, quali siano i costi giganteschi di queste carenze e come questi danni debbano essere mitigati». «Lavoriamo per avere le prime importanti risposte a settembre – ha annunciato Pigliaru – soprattutto su tre grandi cose: non possiamo continuare a pagare la continuità territoriale con i soldi nostri mentre abbiamo la necessità di un ponte virtuale che garantisca tempi certi e prezzi bassi, puntiamo a superare la situazione scandalosa delle nostre ferrovie collegando fra loro i tre principali aeroporti in un efficiente sistema di mobilità capace di connettersi col mondo esterno». «Infine – ha osservato – la questione del metano, altro indice negativo essenziale della nostra insularità; dopo la rinuncia al gasdotto Galsi, puntiamo a risposte più immediate con soluzione alternative, dal gnl ad un intervento sull’autorithy per l’energia sui prezzi». Pigliaru ha insistito, in conclusione, «sull’importanza dell’unità di forze politiche sarde su temi strettamente legati ad insularità – dicendosi fiducioso che il Governo centrale sarà in grado di rendersi conto della fondatezza delle richieste della Sardegna -; alcune dichiarazioni di Renzi possono non essere piaciute ma riconoscono la sostanza dei problemi e di una questione complessiva che comprende anche le servitù militari, le entrate, il refresh agricolo, le industrie come Alcoa che contiamo di far ripartire senza regali di Stato e come la stessa Meridiana, dove lo Stato all’inizio si è mostrato distratto». «Siamo e restiamo pronti a dialogare – ha concluso – ma conoscendo bene i nostri diritti». 

Ha quindi preso la parola il consigliere Annamaria Busia per la replica. «La mozione non è contro il presidente Pigliaru, né contro nessuno – ha chiarito Annamaria Busia – su questo tema è necessaria l’unitarietà e la collaborazione, solo così si potrà trovare una soluzione ai problemi che discendono dalla madre di tutti i problemi: l’insularità».

La consigliera del Centro Democratico ha auspicato una diversa regolamentazione del sistema degli aiuti di Stato. «E’ una questione fondamentale, si pensi alle conseguenze sulla vertenza Alcoa, o alla vicenda Saremar. Occorre ripensare gli aiuti di Stato a livello europeo, c’è bisogno di un trattamento diverso che porti a un riequilibrio e a una riduzione del gap tra le diverse regioni d’Europa. Facciamoci portatori di un’iniziativa che il Governo deve tenere nei confronti dell’Ue».

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha dato la parola al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis per le dichiarazioni di voto.

Pittalis, dopo aver rivendicato di aver assunto in passato posizioni responsabili quando si trattava di sostenere una sola voce nei confronti del Governo, ha annunciato il voto contrario del suo partito. «Qui siamo di fronte a una mozione che non risolve le questioni che sono sul tappeto e che la Giunta regionale avrebbe dovuto già affrontare da oltre un anno e mezzo. Renzi le conosce benissimo, sono certo che il presidente Pigliaru abbia rappresentato le questioni aperte. Noi, se da un lato abbiamo valutato positivamente l’iniziativa dei parlamentari per scuotere il governo nazionale, dall’altro non vogliamo essere corresponsabili di una situazione che si ferma a una serie di proposizioni che non risolvono la questione. Se servisse a dare più forza a Pigliaru lo faremmo, ma non è più il momento delle chiacchiere e delle discussioni, servono provvedimenti concreti, serve battere i pugni. In quel caso saremmo al vostro fianco».

Secondo Mario Floris (Uds) l’azione portata avanti dai parlamentari sardi è un atto di supplenza del governo regionale: «Portare avanti le rivendicazioni dell’Isola non è un compito dei parlamentari ma del presidente della Regione – ha affermato Floris – oggi emerge un problema politico: la mozione viene presentata dopo le elezioni amministrative che vedono il segretario regionale del Pd contro il presidente della Giunta, bene farebbe la minoranza a presentare una mozione sulla situazione politica».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, pur riconoscendo l’inefficacia di una mozione per risolvere le grandi questioni che attanagliano la Sardegna, si è detto stupido dall’intervento dell’on. Pittalis, in contrasto con le posizioni dei parlamentari del suo partito.

«E’ vero che un ordine del giorno non si nega a nessuno – ha detto Cocco – credo però che oggi sia importante ribadire con forza che il Consiglio pone ancora una volta il problema e rilancia la vertenza Sardegna rispetto alla quale non si sono avute risposte. Ribadiamo la grande fiducia al presidente Pigliaru, a lui occorre dare pieno mandato per rappresentare le rivendicazioni della Sardegna».

Christian Solinas (Psd’Az), citando il magistrato Giovanni Lei Spano che nel 1922 pose per primo la “Questione Sarda”, ha sottolineato come da quasi un secolo nulla sia cambiato. «Il problema è l’approccio alla questione che non riesce a generare i frutti sperati – ha detto Solinas – non c’è solo la condizione d’insularità a penalizzare la Sardegna ma anche quella della densità demografica che, per esempio, fa crescere a dismisura il costo dei servizi di trasporto».

Il consigliere sardista ha poi accusato la Giunta di aver avuto un atteggiamento rinunciatario nei confronti del Governo sulle entrate fiscali. «Il presidente Pigliaru ha parlato di Stato distratto, noi parliamo di Stato coloniale – ha detto Solinas – quando si discute di risorse non dobbiamo dimenticare che abbiamo acceso un mutuo da 700 milioni di euro per rimediare all’assenza dello Stato. Per questo ci vuole coerenza: non possiamo finanziare la distrazione statale indebitando i sardi».

Secondo Pietro Cocco, capogruppo del PD, la questione sarda è datata e complessa per essere affrontata con leggerezza. «Nella mozione non c’è nessuna enfasi, vengono elencati 17 punti, molti di questi sono parte fondante del programma del centrosinistra. Su alcuni molto si è già fatto: vertenza entrate, servitù militari, energia. Si pensi alla convocazione dopo trent’anni della Conferenza nazionale sulle servitù militari o al riconoscimento del regime di essenzialità in campo energetico. Il tema riguarda tutti, ognuno deve fare la sua parte».

Roberto Desini, capogruppo del Cd, dopo aver annunciato il voto favorevole del suo gruppo, ha invitato la minoranza a sostenere la mozione e a trasformarla eventualmente in un ordine del giorno unitario.

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha ricordato gli scritti di Giorgio Asproni e le sue denunce nei confronti dello Stato centrale. «Quello che diceva Asproni è sovrapponibile a quello che diciamo noi oggi. Non è cambiato niente, va bene l’iniziativa dei parlamentari, ma concretamente qual è l’impegno del Governo?».

Dedoni ha poi definito “debole” l’atteggiamento della Giunta nei confronti dello Stato. «Il Governo regionale – ha concluso – si è inchinato rinunciando alle prerogative dello Statuto sardo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la mozione che è stata approvata dall’Aula con 33 voti a favore, 15 contrari e 3 astenuti.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sul secondo punto all’ordine del giorno: la mozione 145 (Cappellacci e più) sull’emergenza migranti in Sardegna. L’ex presidente Ugo Cappellacci  (Forza Italia) ha illustrato la ratio della mozione, sottolineando con forza che non ci sono partiti della solidarietà o contro gli immigrati. Il problema è serio e grave e deve essere affrontato dal governo nazionale con autorevolezza. Non si possono scaricare le responsabilità sui Comuni e sulle forze dell’ordine, senza organizzazione e supporto da parte della Comunità europea che deve tutelare tutte le popolazioni coinvolte, sia quelle migranti, alle quali devono essere garantire condizioni dignitose di accoglienza, sia le popolazioni che ricevono le persone in difficoltà. L’ex presidente ha poi affermato che bisogna assolvere agli accordi internazionale ma con le giuste condizioni. «A nessuno, Presidente, consentiamo di additarci come speculatori, ne vi dovete permettere di trattarci come una piccola minoranza – ha affermato Cappellacci – le chiediamo un’azione più incisiva e di rompere il vostro silenzio, interrotto solo per comparsate al momento degli sbarchi. Vada a vedere come stanno vivendo i migranti».

«Il governo è stato debole sul fronte internazionale ed è emerso anche all’assemblea dell’Anci di oggi – ha aggiunto Ugo Cappellacci – è un problema molto serio e non si può scaricare sui sindaci. Sono favorevole al rimpatrio dei clandestini, ma in primo luogo bisogna bloccare gli sbarchi, creando campi profughi sulle coste africane con l’aiuto dell’Onu». Per questo motivo l’ex presidente ha ribadito quanto contenuto nel dispositivo della mozione: le chiediamo di chiedere l’immediata convocazione di un vertice urgente con il Governo; di proporre la revisione degli accordi precedentemente sottoscritti al fine di rivendicare mezzi e risorse per affrontare l’emergenza; di chiedere l’intervento del Governo al fine di un’equa distribuzione dello sforzo sostenuto da ciascuna Regione per assolvere ai doveri di accoglienza e scongiurare l’ipotesi che la Sardegna diventi in maniera tacita una sorta di grande centro di accoglienza nazionale. «Un governo per essere credibile deve essere capace di manifestare anche la solidarietà nazionale, che non c’è stata per la Sardegna. Presidente deve prendersi carico dei problemi di questa terra, lei non è qui di passaggio. Sì alla solidarietà ai migranti – ha concluso Cappellacci – ma prima la solidarietà ai sardi e agli italiani».

Risentita per le accuse di poca sensibilità sul problema dei migranti anche il vice capogruppo di forza Italia, Alessandra Zedda: «Presidente Pigliaru mi è dispiaciuto essere additata come una meschina per aver manifestato preoccupazione per un problema serio e sotto gli occhi di tutti. A noi non mancano i principi di solidarietà e accoglienza verso i più deboli. Vi abbiamo soltanto detto di stare attenti a un Governo che scarica tutte le responsabilità sui Comuni e sulle forze dell’ordine. Anche io sono d’accordo sull’intervento nei paesi di appartenenza, ma è l’Europa che deve sostenere l’azione. Non deve far gestire alle Regioni, soprattutto a quelle più di difficoltà, un problema come questo». Zedda ha poi aggiunto: «Vorremo poter accogliere chiunque, ma dare loro anche condizioni di vita dignitose. Non vogliamo però fare i buoni a spese dei cittadini dei territori scaricando tutte le responsabilità e la disorganizzazione sulle loro spalle». Il consiglire di Forza Italia ha poi affermato: «Renzi per primo ammette di dover cambiare strategia e noi ce lo auguriamo» e rivolgendosi a Pigliaru ha aggiunto: «Il suo silenzio presidente deve finire e le chiederemo di non lasciarci in assenza di notizie su problematiche così importanti».

Il presidente Ganau ha poi dato la parola a Luigi Lotto (Pd) che ha definito il tema “drammatico e doloroso”: «Quello che accade in quelle realtà è qualcosa di epocale, esseri umani che affrontano qualsiasi pur di sfuggire da una situazione di povertà assoluta e di difficoltà a sopravvivere. Da qui dobbiamo partire: quello che accade là è molto più drammatico di quello che accade qui quando quella piccola quantità di persone sbarcano qui». Il presidente della Quinta commissione ha poi aggiunto: «Oggi ci troviamo a fare i conti con dei nostri fratelli che ci chiedono di essere trattati come tali. Abbiamo un governo che lavora in totale solitudine e che coinvolge regioni, comuni e prefetture. Tutte le Regioni devono affrontare questo problema nel miglior modo. Non condivido il blocco forzato sulle loro coste – ha proseguito Lotto – perché stiamo impedendo a questi poveri uomini di aspirare a una vita migliore. Io chiedo al presidente Pigliaru di partecipare, come sta facendo, alla gestione di questa grave situazione insieme con le altre regioni e al governo».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, citando il sindacato delle forze dell’ordine, ha evidenziato che i Comuni e le forze dell’ordine sono allo stremo e si sentono abbandonate nella gestione di una situazione così grave. «Credo che l’Europa credo ci stia prendendo in giro: sta disattendendo l’agenda sull’immigrazione». Per Tedde: «Questi sfortunati dobbiamo assisterli nelle coste libiche sotto l’egida dell’Onu. Chi viene accolto deve essere accolto con dignità e non, come ho visto con i miei occhi, senza letti, materassi e servizi igienici». L’esponente della minoranza ha poi concluso: «Signor presidente le chiediamo un ruolo attivo».

Il capogruppo del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu, ha denunciato il rischio che nel Comune di Monastir possano essere ospitati oltre mille migranti. «Mi auguro che questo non si verifichi mai – ha dichiarato l’esponente dell’opposizione – e rifiuto l’idea che possa essere appellato come razzista chi chiede integrazione vera e sicurezza per i propri concittadini». «Sono tutte persone meritevoli di aiuto – ha proseguito Fenu – ma serve dimostrare di saperli aiutare». Il consigliere di “Sardegna” ha ribadito la contrarietà alla “tratta di esseri umani” ed ha invitato il Consiglio ad entrare sul tema pratico piuttosto che procedere con considerazioni di politica estera. «Dobbiamo pensare ad una vera integrazione – ha proseguito Fenu – e per questo serve far comprendere ai nostri concittadini in difficoltà che lo Stato riserva loro le stesse premure che sono riservate ai migranti». «Ma come spiegare a un disoccupato sardo che lo Stato assicura 32 euro al giorno a ciascun migrante e non destina un euro per sostenere i disperati senza lavoro?». A giudizio di Modesto Fenu «sono queste le ragioni che rendono sempre più difficoltose le politiche di integrazione perché l’integrazione non è favorita dalla presenza dei centri di accoglienza ma dalla parità di condizioni e dalla comprensione del fenomeno»«Dobbiamo puntare a creare centri di aggregazione – ha concluso Fenu – non centri di stoccaggio di esseri umani».

E’ poi intervenuto il consigliere Attilio Dedoni che ha invitato l’Aula ad evitare atteggiamenti da curva sud. «La questione va affrontata in modo diverso, non può essere il Parlamento dei sardi a chiedere interventi allo Stato e all’Ue per la soluzione di problemi internazionali».

Dedoni ha quindi sottolineato la necessità di uno sforzo maggiore da parte dell’Unione Europea: «Non si può chiedere alla Sardegna un contributo che non è in grado di dare – ha detto il capogruppo dei Riformatori – dico no alle dinamiche egoistiche, ma non si può far passare tutto. La Sardegna è un ponte tra l’Africa e l’Europa, è un’isola di pace, ma non può farsi carico delle inefficienze altrui. Occorre cominciare a riflettere e capire che serve un’azione internazionale per dare ai migranti una possibilità di sviluppo nella loro terra».

Per Angelo Carta (Psd’Az) non è in discussione il principio di solidarietà, «i sardi da sempre esercitano l’accoglienza in maniera unica».

Il capogruppo sardista ha poi stigmatizzato l’azione del Governo nazionale che non ha stretto accordi con gli Stati dell’altra sponda del Mediterraneo per limitare i viaggi della speranza. «Quanto ha contribuito il bombardamento della Libia? Perché non si stringono accordi sul posto per sgonfiare il fenomeno? – si è chiesto Carta -. Quale ruolo ha l’Europa?». Secondo Carta, l’unica speranza dei migranti è la solidarietà della gente. «Come stupirsi se i cittadini diventano intolleranti di fronte a un fenomeno non governato. Quando i cittadini hanno paura le reazioni possono esser inconsulte e letali per la democrazia. Mafia Capitale ha dimostrato che i migranti sono un affare che rende più della droga. Pretendere ancora più solidarietà senza supporto del Governo è qualcosa di inaccettabile che rischia di far scoppiare un conflitto interno alle nostre comunità».

Luca Pizzuto (Sel), ha parlato di razzismo strisciante che si sta diffondendo fuori dell’Aula e tra alcuni movimenti e forze politiche. Il consigliere di maggioranza ha poi letto il famoso passo del Vangelo di Matteo in cui Gesù, parlando ai discepoli, esaltava la virtù dell’accoglienza dei poveri e dei diseredati, ponendo la questione della solidarietà come una questione di civiltà che ha radici profonde nella cultura occidentale.

Pizzuto ha poi citato i due santi più venerati in Sardegna, Sant’Antioco e Sant’Efisio, provenienti rispettivamente dalla Mauritania e dalla Siria e si è detto “orgoglioso” di essere rappresentato da un presidente come Francesco Pigliaru che ha prestato grande sensibilità e attenzione alla questione migranti.

Il consigliere di Sel, infine, ha ricordato quanto sta succedendo a Carbonia: «Uno dei territori più poveri d’Europa ha accolto in modo straordinario i migranti. Andate a vedere che cosa succede nei centri di accoglienza, stiamo parlando di persone che hanno attraversato il deserto e hanno rischiato la vita in  mezzo al mare. L’Europa sbaglia, ma la Turchia per colpa di un prodotto come l’Isis, creato dall’Occidente, sta accogliendo oggi un milione e trecentomila profughi».

Il capogruppo di Area Popolare Sarda, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato, in apertura del suo intervento, piena condivisione per le dichiarazioni del presidente dell’Anci Sardegna: «Sì alla solidarietà, no all’improvvisazione». Il consigliere della minoranza ha ribadito che «gli immigrati non hanno interesse a restare in Sardegna e che la loro meta sono i grandi Paesi del Nord Europa». Rubiu ha quindi rimarcato lo scarso ruolo dell’Unione Europea ed il rischio dell’insorgere dei conflitti sociali in Italia e in Sardegna. «Ma la Sardegna – ha sottolineato il capigruppo – può offrire solo un’accoglienza temporanea perché non abbiamo le forze per affrontare una questione così grande». Gianluigi Rubiu ha parlato di «momentaneo sostegno umano e sociale» ed ha concluso evidenziando la grande sensibilità riscontrata tra gli operatori e tra i volontari dei centri di accoglienza in Sardegna.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha definito “banale” l’intervento del consigliere Ugo Cappellacci (Fi) sul tema dell’immigrazione e “incentrata sul populismo” la mozione 145 “rivolta alla pancia della gente”. «Prendo atto con amarezza – ha proseguito l’esponente della maggioranza – che anche in Sardegna avanza il pregiudizio populista su un tema così delicato». Il capogruppo del Pd ha quindi svolto considerazioni di carattere generale in ordine al fenomeno dell’immigrazione in Italia («è un fenomeno relativamente recente che ha avuto inizio avvio con la disgregazione dei paesi dell’Est europeo») ed ha ricordato i dati del rapporto di Frontex per affermare che la maggior parte degli sbarchi è originata dalla fuga dei popoli dalle guerre in Siria, Somalia ed Eritrea. Cocco ha quindi affermato che l’Italia accoglie un 15esimo dei rifugiati accolti in Germania e un quarto di quelli accolti in Inghilterra. «L’Europa deve però affrontare questa emergenza – ha dichiarato l’esponente democratico – in linea con quanto affermato nell’agenda europea dell’emigrazione». Pietro Cocco ha quindi ricordato che anche la Sardegna deve fare la sua parte ed ha evidenziato che sono stati trasferiti nell’Isola lo scorso maggio circa 1.000 migranti a fronte di una quota di 2.056.

Il presidente della Regione, a nome della Giunta, ha ringraziato «il Consiglio per un dibattito che si è articolato sui problemi concreti e sulle soluzioni possibili, le comunità della Sardegna e tutti gli operatori delle forze dell’ordine e delle istituzioni per il lavoro svolto in condizioni molti difficili e la Sardegna ha mostrato il suo volto migliore di fronte ad una emergenza di proporzioni enormi». «Siamo di fronte ad un problema – ha aggiunto – che non prevede ricette troppo facili o scorciatoie; ci sono soluzioni come quella degli Stati Uniti, che pure sono diventati grandi anche attraverso flussi migratori certamente controllati spesso in modo rigido con la costruzione di muri al confine, ma restano alcuni dati di fondo da cui non si può prescindere». «La differenza di reddito fra un eritreo ed un italiano – ha ricordato Pigliaru – è di 50 volte, nel Ghana 22 volte, fra Usa e Messico di appena 5 volte; l’Africa è un continente di assurda povertà e noi non possiamo costruire muri e, quanto all’aiuto ai Paesi sottosviluppati lo abbiamo fatto per decine di anni aiutando spesso classi dirigenti locali corrotte e sprecando risorse». «La realtà – ha spiegato il presidente – è che ci vuole moltissimo tempo per ridurre divari così ampi, i flussi sono molto grandi e dureranno molto a lungo, il vero scandalo è una Europa chiusa ed egoista, che o apre le sue porte o questo problema non sarà governabile da nessuno Stato e tanto meno da una Regione». «C’è bisogno di accoglienza – ha detto ancora Pigliaru – che deve includere anche il momento della post-emergenza, perché le persone  costrette a vivere in condizioni inaccettabili vengono spinte ai margini della società con tutto quello che ciò comporta; possiamo presentare il conto al Governo per i costi straordinari legati alla sanità ed alla protezione civile e parleremo di questo proprio domani col ministro Angelino Alfano, sottolineando che dopo l’emergenza bisogna dare dignità alla presenza dei migranti per evitare fenomeni di ostilità e definendo, nello stesso tempo, un nostro livello di sostenibilità». «Su 100 lavoratori attivi in Italia – ha affermato inoltre Pigliaru – 10 sono stranieri e 4 su 100 in Sardegna, mentre in Italia la presenza di stranieri è al 6% e all’1.5% in Sardegna; da un certo punto di vista ci sono spazi comprendendo però che oltre un certo livello non si può andare; i flussi devono essere regolati da procedure che da noi sono troppo lente perché i migranti devono poter restare ma anche essere liberi di spostarsi, perciò chiederemo al Governo di essere aiutati anche per la nostra condizione di insularità definendo tempi di permanenza molto brevi, e verificando la possibilità di impiegarli in lavori utili per la comunità ospitante, insomma chiederemo risorse e faremo proposte, riferendo puntualmente al Consiglio».

Il consigliere Ugo Cappellacci (Forza Italia) nella sua replica ha affermato che «ognuno deve fare i conti con la propria coscienza, non bastano le parole o le citazioni di esempi virtuosi come Carbonia che fanno da contraltare alla situazione indecorosa di Santa Maria La Palma, perché è sbagliato non voglio prendere ad esempio il meglio perché non rappresenta la realtà». «I dati forniti dal presidente – ha proseguito – non dicono tutto perché sono riferiti a lavoratori integrati ma non può essere quello il parametro di riferimento; avrei gradito maggiore chiarezza, più che maggiori risorse va sollecitata la revisione degli accordi e la distribuzione equa dei migranti sui territori mentre è apprezzabile il riferimento allo snellimento delle procedure sui transiti all’origine di casi estremi come quello di Ventimiglia». «Accolgo positivamente ma con beneficio di inventario – ha concluso – i contenuti esposti dal presidente Pigliaru, ma la prova sarà come sempre quella dei fatti, condividendo strategia ed iniziative non solo con la maggioranza ma con tutta l’Aula».

Per dichiarazione di voto, il consigliere Giuseppe Fasolino (Fi) ha apprezzato l’intervento del presidente Pigliaru ispirato alla concretezza ed alla individuazione delle soluzioni possibili, sottolineando che «siamo di fronte ad un problema enorme che interroga ogni giorno le coscienze di tutti noi e soprattutto chi ha responsabilità pubbliche; bisogna però avere il coraggio di porsi il senso del limite e di capire fino a dove possiamo arrivare, senza continuare a subirlo magari con nobili motivazioni».

Il capogruppo del gruppo “Sardegna”, Modesto Fenu (Zona Franca) ha apprezzato la posizione espressa dal presidente soprattutto quando si è riferito alla necessità di comprendere la complessità del fenomeno dell’immigrazione e del rapporto fra migranti e Paesi ospitanti per tendere ad una vera integrazione. «Chiediamo all’Europa – ha suggerito – di creare un centro di eccellenza euro mediterranea dell’integrazione».

Voto favorevole è stato annunciato dal consigliere Marco Tedde (Forza Italia), ribadendo che «bisogna capire fino a quanto possiamo arrivare, capendo quali sono i nostri limiti». Per Paolo Truzzu (Fdi), favorevole alla mozione, bisogna dire sì all’accoglienza ma si deve trovare una soluzione che garantisca a tutti l’occupazione, non soltanto ai migranti. Contrario alla mozione Antonio Solinas (Pd): «Il fenomeno dell’immigrazione non è emerso oggi, ma lo abbiamo affrontato già nella scorsa legislatura. Non bisogna accostare il fenomeno dell’immigrazione con quello della disoccupazione». Voto contrario alla mozione è stato annunciato dal consigliere del Centro democratico, Annamaria Busia, perché l’argomento è stato affrontato nel modo sbagliato. «Credo che di questa mozione non si abbia bisogno. E’ una mozione inutile. La Regione sta già agendo nel modo corretto». Luigi Lotto (Pd) si è detto d’accordo con il consigliere Fenu nel realizzare nell’Isola azioni di eccellenza per quanto riguarda l’integrazione. «Se pensiamo che a breve arriveranno 10 o 20mila persone – ha concluso Lotto – dico ai colleghi e ai sindaci: prepariamoci ad accoglierli».

Ignazio Locci (FI) ha dichiarato il suo voto favorevole spiegando che le paure sollevate sono le stesse rappresentate oggi dall’Anci. Luca Pizzuto (Sel) ha poi affermato: «Non sentiamo di condividere la mozione e riteniamo che l’immigrazione possa essere un’importante risorsa per la Sardegna». Voto favorevole è stato, infine, annunciato dal capogruppo demi Riformatori sardi, Attilio Dedoni. Ugo Cappellacci (FI) ha detto di essere rimasto «senza parole nel sentire alcune dichiarazioni della maggioranza che denotano una chiusura mentale incredibile». Roberto Desini (Cd) ha annunciato il contrario alla mozione per l’approccio ideologico utilizzato. Angelo Carta (Psd’Az) ha invece annunciato il voto a favore, sottolineando la bontà dell’azione richiesta al presidente nel testo.

Il presidente Ganau ha messo la mozione in votazione, che è stata respinta con 25 voti contrari e 17 favorevoli.

I lavori sono stati chiusi, il Consiglio si riunisce questa mattina alle 10.30.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il capogruppo del Centro Democratico Sardegna in Consiglio regionale, Roberto Desini, ha scritto al presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru e all’assessore della Sanità, Luigi Arru, nella quale contesta il ricorso alle chiamate al lavoro tramite le agenzie interinali alla Asl 1 di Sassari.

«Alla Asl di Sassari cambiano i manager ma non cambiano i metodi per le assunzioni – denuncia Roberto Desini –. Anzi, nella sanità sassarese si continua a ricorrere alle chiamate al lavoro tramite le agenzie interinali, ignorando le graduatorie create con i concorsi pubblici già espletati e penalizzando coloro i quali quei concorsi li hanno superati e aspettano da tempo di entrare in azienda».

Il capogruppo del Centro Democratico cheide un intervento deciso della Regione affinché i vertici dell’azienda sanitaria sassarese smettano di ricorrere a un metodo di assunzioni già fortemente criticato dal centrosinistra in passato, quando a metterlo in pratica sistematicamente era un governo di centrodestra.

«Con le deliberazioni n° 287 e 288 del 19  maggio 2015 il commissario straordinario della Asl 1 ha  disposto l’assunzione di un collaboratore amministrativo categoria D, da assegnare al Dipartimento di Prevenzione per un periodo di quattro mesi e di un collaboratore amministrativo part-time categoria D da assegnare all’Unità Operativa di Oncologia Medica per un periodo di sei mesi. Inoltre, con la delibera n° 339 del 30 maggio 2015, lo stesso commissario straordinario ha prorogato per quattro mesi il contratto di assistente amministrativo categoria C assegnato al Servizio Affari Generali e Comunicazione. Tutto questo ricorrendo a chiamate di personale interinale e non attingendo dalle graduatorie dei concorsi pubblici già espletati – denuncia Desini -. Tutto ciò è assurdo per diversi aspetti: in primo luogo perché coloro i quali hanno superato un concorso e si trovano in graduatoria in attesa di un contratto, si vedono scavalcati da chi addirittura non aveva superato nemmeno le preselezioni concorsuali – aggiunge il capogruppo del CD -. È da rilevare le scelte dei vertici Asl si pongono in contrasto con i più recenti orientamenti normativi e giurisprudenziali. Lo scorrimento delle graduatorie si pone come la modalità ordinaria di reclutamento del personale, alla luce della necessità di contenere la spesa pubblica e in ossequio ai principi di trasparenza e di imparzialità che presiedono all’operato della pubblica amministrazione. Proprio in quest’ottica, l’art. 5 della legge regionale 07.11.2012, n. 21 stabilisce che il ricorso alla somministrazione di lavoro temporaneo da parte delle aziende sanitarie è ammesso nella misura del 2 per cento della spesa per il personale di ciascuna azienda – sottolinea ancora il capogruppo del CD -. Qualcuno dimentica che il ricorso sistematico alle assunzioni di interinali è stato denunciato e criticato dai partiti del centrosinistra quando a farne un uso indiscriminato era il centrodestra. Tutto questo è inammissibile, per questo ho scritto una lettera al presidente Pigliaru e all’assessore Arru, informandoli dei fatti e chiedendo un loro intervento affinché il commissario straordinario proceda al ritiro delle deliberazioni sopra citate e ristabilisca la prassi corretta nel reclutamento di personale da parte delle aziende sanitarie locali. Inoltre – conclude Roberto Desini -, alla prima seduta utile denuncerò il comportamento della Asl n°1 alla Commissione di inchiesta sulla Sanità, che si insedierà il 16 giugno, e di cui faccio parte.»

 I consiglieri regionali del Centro Democratico Sardegna, Roberto Desini e Anna Maria Busia, sono intervenuti oggi sul problema dei posti letto in nero nell’ambito turistico, dopo la denuncia di Federalberghi con cui gli operatori del settore evidenziano un sommerso del valore di 350 milioni di euro l’anno.

«Bene ha fatto Federalberghi a denunciare il giro d’affari sommerso che ruota attorno all’ospitalità turistica in Sardegna – hanno detto Desini e Busia -; per contrastare il fenomeno dell’abusivismo legato all’offerta turistica la Sardegna può già contare su una legge ad hoc, che andrebbe aggiornata e sostenuta da nuovi strumenti di azione che consentano un controllo più accurato e un riscontro fiscale immediato.»

«Il fenomeno riguarda in particolar modo gli esercenti in forma privata e non imprenditoriale, che sono difficilmente individuabili e quindi controllabili – hanno aggiunto i due consiglieri regionali del CD -. Le conseguenze del mancato controllo sono evidenti: rischio di evasione delle imposte, rischi per l’ordine pubblico per elusione dell’obbligo di comunicazione all’autorità di sicurezza dei nominativi dei soggetti ospitanti, oltre che ai noti effetti distorsivi della concorrenza con i tradizionali operatori del settore che nella loro attività sono sottoposti a continui controlli e a ferrea tassazione. In materia di vigilanza e controlli, peraltro, la disciplina è veramente scarna e, per ragioni legate alla carenza di risorse economiche ed umane, scarsamente attuata. In Sardegna la materia è regolata dalla legge dalla legge 27 del 1998 “Disciplina delle strutture ricettive extraalberghiere e modifiche alla legge regionale 14 maggio 1984, n.2”. Ai sensi dell’articolo 21: “Ferme restando le competenze delle autorità di pubblica sicurezza, le funzioni di vigilanza e controllo sull’osservanza delle disposizioni contenute nella presente legge sono esercitate dal Comune. La Regione può esercitare controlli ispettivi a mezzo di proprio personale o tramite gli Enti Provinciali per il Turismo competenti per territorio”.»

«Stiamo lavorando per cercare delle valide soluzioni; in tal senso è indispensabile discutere e approvare quanto prima la proposta di legge presentata in Consiglio regionale da CD, Sel e PdS, che introdurrebbe un contributo per l’ambiente e il paesaggio da applicare solo sul biglietto di andata verso l’Isola, o all’atto di pagamento del servizio, dalle compagnie aeree e marittime e dai soggetti che gestiscono gli aeroporti, i porti, gli approdi e i punti di ormeggio. Si potrebbe realizzare un meccanismo strettamente collegato a quello della riscossione del contributo regionale per l’ambiente, che consenta di avere immediata conoscenza, nel momento dello sbarco dell’arrivo in Sardegna, della destinazione finale del visitatore, nel rispetto chiaramente del suo anonimato. In tal modo – concludono Roberto Desini e Anna Maria Busia – gli uffici competenti potrebbero facilmente operare i necessari controlli al fine di verificare il rispetto della normativa e di facilitare gli accertamenti fiscali.»

Porto Cervo.

Porto Cervo.

Sport, solidarietà, integrazione e tanto divertimento. Un centinaio di ateli disabili e non disabili, provenienti da Germania, Polonia, Slovacchia e Turchia, oltre agli sportivi arrivati da tutta la Sardegna, hanno celebrato con una grande festa la prima edizione dell’European Day of Integrated Sport. L’evento promosso dall’Unione Europea e organizzato dal Centro Sportivo Educativo Nazionale (Csen) ha visto Sennori protagonista insieme con altre undici città italiane (Aosta, Torino, Monza, Udine, Grosseto, Assisi, Pescara, Roma, Brindisi, Crotone, Messina).

La manifestazione internazionale si è svolta sabato 23 maggio e ha coinvolto in tutta Itali oltre 5mila atleti, con la partecipazione di sedici associazioni sportive provenienti da dodici diversi Paesi (Romania, Portogallo, Germania, Turchia, Lituania, Spagna, Grecia, Bulgaria, Francia, Slovacchia, Inghilterra, Italia). A dare il via all’evento, da Roma, in collegamento streaming con tutte le sedi della manifestazione, sono stati il presidente nazionale del Csen, Francesco Proietti e il segretario generale del Coni, Roberto Fabbricini, che ha portato i saluti del presidente Giovanni Malagò.

Dopo la cerimonia di apertura sono iniziate le gare e le esibizioni in tutti i campi delle dodici città partecipanti. A Sennori la manifestazione, organizzata dal CSEN Sardegna, guidato dal presidente Francesco Corgiolu, è stata avvallata dal patrocinio della Presidenza della Regione Sardegna, dell’Assessorato regionale al Turismo, del Comitato regionale Sardegna del Coni, e dal comune di Sennori.

La Giornata Europea dello Sport Integrato si è svolta negli impianti sportivi comunali di San Giovanni, dove gli atleti si sono cimentati in tre discipline sportive: Football integrato (calcio a 5), Equitazione integrata e Integrated team Endurance. Agli incontri di football integrato hanno partecipato le squadre Brigata Sassari e Aquile in Sicurezza Onlus, in rappresentanza l’Italia, la Volkshochschule Im Landkreis Cham E.V. (Germania), Polish University Sports Association AZS (Polonia), Progresit (Slovacchia) e Kayseri Hurriyet Vocational School Youth and Sport Center (Turchia); le gare di Equitazione integrata hanno visto protagoniste le società ASD AIRSES Sa Mandria e ASD Ippica Alessandra; L’Integrated team endurance ha permesso di esibirsi a Endurance Team del Golfo, Ogliastra Informa, Equitazione Porto Torres e La Crucca Centro Ippico.

A dare il benvenuto alle associazioni arrivate da mezza Europa sono stati il presidente del Csen Sardegna, Francesco Corgiolu, il sindaco di Sennori, Roberto Desini, e l’assessore regionale allo Sport, Claudia Firino. «Benvenute in Sardegna agli atleti delle delegazioni straniere arrivati qui a Sennori per una manifestazione internazionale il cui obiettivo finale è quello di definire quanto prima un regolamento europeo degli sport integrati da condividere con le rispettive organizzazioni olimpiche nazionali», ha spiegato il presidente Corgiolu dando il via alla Giornata. «Sennori ha dimostrato oggi di avere un grande cuore, e per questo ringrazio tutti i volontari che si sono impegnati per la buona riuscita di una manifestazione che dimostra come lo sport possa essere veicolo di solidarietà e strumento per abbattere qualunque diversità», ha detto il sindaco Desini. «Sono orgogliosa di essere qui a oggi perché penso che manifestazioni come questa, in cui non c’è distinzione fra ragazzi disabili e non disabili, fra ragazzi di diverse nazionalità si ritrovano a giocare assieme siano molto importanti», ha commentato l’assessore Firino.

Alla manifestazione hanno partecipato anche gli alunni delle scuole materne, elementari e medie di Sennori, che sono stati coinvolti con vari giochi e gare per tutta la durata dell’evento. Molto sentita la partecipazione dell’intero paese, che ha affollato le tribune del campo sportivo applaudendo e incitando gli atleti impegnati nelle varie discipline.

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Nuoro copia

Il Centro Democratico chiede alla Regione di intervenire per risolvere la vertenza tra Asl 3 di Nuoro e PSSC.

Da marzo centinaia di dipendenti delle ditte Derichebourg e Polish House non ricevono lo stipendio. Si tratta di lavoratori di due imprese che fanno parte del raggruppamento Polo Sanitario Sardegna Centrale-Società di progetto Spa (PSSC), associazione che gestisce una lunga e importante serie di servizi per conto della Asl n° 3  di Nuoro. La Asl sta portando avanti un’azione di controllo e verifica nell’interesse pubblico, iniziativa che la PSSC sta strumentalizzando mettendo in atto un ingiustificato braccio di ferro le cui conseguenze negative si riversano sui lavoratori delle ditte coinvolte e sugli utenti del servizio sanitario.

L’Azienda sanitaria nuorese sostiene di avere già versato nelle casse della PSSC circa 40 milioni di euro per il pagamento di prestazioni che in parte non sono state ancora fornite; per contro la PSSC non avrebbe ancora pagato a sua volta le ditte Derichebourg e Polish House per i servizi da loro erogati; per questo motivo il pagamento degli stipendi di centinaia di dipendenti è bloccato da mesi.

«Riteniamo inaccettabile una simile situazione e chiediamo che la Giunta regionale, e in particolare l’assessorato della Sanità, intervenga prima di tutto per garantire le buste paga ai lavoratori che, pur non essendo alle dirette dipendenze della Asl, erogano comunque dei servizi indispensabili per il funzionamento del sistema sanitario locale – sostengono i consiglieri regionali Roberto Desini e Anna Maria Busia – in secondo luogo l’assessorato della Sanità e l’Esecutivo dovrebbero chiarire tempestivamente i rapporti intercorsi fra la Asl di Nuoro e PSSC, nell’ambito di una vicenda che, in base a quanto denunciato dalla stessa Asl n°3, ha degli aspetti quantomeno preoccupanti».

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato stamane il DL n. 215 “Modifiche urgenti alla legge regionale 4 febbraio 2015, n. 4 (Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna e modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 19 del 2006)”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il DL 215  “Modifiche urgenti alla legge regionale 4 febbraio 2015, n. 4 (Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna e modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 19 del 2006), e altre disposizioni in materia di acque meteoriche”.

Prima di procedere, il presidente ha comunicato che è stata costituita la commissione d’inchiesta sulla sanità. Ne fanno parte i capigruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, del Pd Pietro Cocco, dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, di Sardegna Vera Efisio Arbau, del Psd’Az Angelo Carta e di Sel Daniele Cocco, oltre ai consiglieri Roberto Desini (Centro democratico), Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) e Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia). La commissione sarà convocata a breve scadenza per l’insediamento.

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore di maggioranza del provvedimento, il consigliere Giuseppe Meloni, del Pd.

Meloni ha ricordato in apertura che la commissione ha condiviso le posizioni espresse dall’assessore in sede di audizione, sia per quanto riguarda la modifica della legge n. 4 che per gli obiettivi che la norma si propone, con particolare riferimento alla nomina di carattere fiduciario del soggetto incaricato del governo del nuovo ente assegnando la funzione in via transitoria, e per un brevissimo periodo, al presidente del comitato di indirizzo. Da valutare positivamente, a giudizio di Meloni, «anche alla soluzione transattiva individuata per pagare i corrispettivi dovuti dai Comuni alla Regione per il periodo compreso fra il 2005 ed il 2011, più volte oggetto di richiamo dall’Anci Sardegna». Per questi motivi, ha concluso il relatore di maggioranza, «è auspicabile la rapida approvazione del provvedimento da parte del Consiglio».

Per il relatore di minoranza Gianni Tatti, di Area popolare sarda, ha ricordato il voto contrario dell’opposizione, «per la grande confusione normativa di Giunta maggioranza ed Assessore sulle procedure di nomina del direttore, passaggio che la norma tratta in modo ambiguo, poco chiaro e non in grado di conseguire i risultati sperati». «Per quanto riguarda i costi dello smaltimento delle acque meteoriche – ha osservato Tatti – la disciplina proposta appare molto complicata e condizionata da una transazione che mette in dubbio la sua applicabilità; non è stato considerato, infine, il problema delle reti duali, emergenza da affrontare per l’abbattimento delle tariffe ed il miglioramento di efficienza del sistema».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha messo in evidenza alcune anomalie contenute nella legge, affermando che «ci si sta muovendo in modo schizofrenico intervenendo sulle norme di legge per la terza volta in un semestre, segnale evidente di una grande confusione che non fa onore all’azione legislativa della Giunta e in definitiva del Consiglio». Sull’attività di gestione assegnata in via transitoria al presidente del comitato di indirizzo, è l’opinione della Zedda, «è sbagliato avere pregiudizi ferma restando la distinzione fra le due funzioni; noi, comunque, abbiamo mostrato fin dall’inizio senso di responsabilità, soprattutto perché seguiamo con la massima attenzione le vicende dei dipendenti e delle amministrazioni locali». Ricordando le procedure di nomina del nuovo direttore, il vice capogruppo di Forza Italia ha auspicato «trasparenza e pubblicità che finora sono mancate».

Il consigliere Gianni Tatti, Area popolare sarda, ha ritenuto di dover approfondire nel merito alcuni problemi legati ai consorzi di bonifica ed alla loro attività, «perché si stano usando fondi della finanziaria per 19 milioni ma non c’è chiarezza sulla loro corretta destinazione, in altre parole si sta mettendo una pezza che non dà garanzie per il futuro perchè l’ipotesi di accordo con i Comuni sulle acque meteoriche copre fino al 2011 ma dopo non ci sono risorse». E’stato trascurato inoltre, a suo avviso, «il problema della depurazione sotto il profilo della situazione ambientale in presenza di eventi atmosferici negativi; in Sardegna c’è una situazione che non consente ai Comuni di garantire questo servizio e sarebbe utile l’intervento della Regione, è vero che occorrono risorse ingenti ma bisogna affrontare il problema una volta per tutte».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha osservato che per l’ennesima volta «si propongono al Consiglio norme senza una vera logica, frutto di una confusione sulle cose da fare». «Da parte nostra – ha proseguito – c’è preoccupazione per alcuni passaggi che potrebbero rivelarsi una trappola, non ci saranno soluzioni positive ma disordine amministrativo, a cominciare dallo9 sconfinamento fra attività di indirizzo e di gestione». Poi, ha continuato, «non si parla dei problemi e delle difficoltà economiche dell’Ente di governo delle acque della Sardegna, delle esposizioni nei confronti dei consorzi di bonifica e di altri Enti che mettono in pericolo gli stipendi dei lavoratori per differenze contrattuali non definite da lungo tempo, servono invece garanzie e certezze per il futuro».

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione “Governo del territorio” Antonio Solinas (Pd) che ha sottolineato l’esigenza di un intervento urgente sull’Ente di governo d’Ambito. «In attesa della scelta definitiva del nuovo direttore occorre scongiurare un vuoto amministrativo che porterebbe al blocco del pagamento degli stipendi – ha detto Solinas – con questa norma si dà la possibilità al presidente di svolgere per 45 giorni le funzioni del direttore generale per motivazioni urgenti e indifferibili».

Solinas si è poi soffermato sul contenuto dell’art. 3: «C’è da risolvere il problema delle acque piovane – ha detto il presidente della Quarta Commissione – la  Regione si fa carico del pagamento di 4 milioni di euro per coprire i debiti dei Comuni. Dal 2012 non avremo più questo problema».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda per la replica.

L’esponente della Giunta Pigliaru, accogliendo la richiesta del consigliere Alessandra Zedda, ha dato la sua disponibilità perché al bando per la selezione del nuovo direttore dell’Ente di governo d’Ambito sia data massima visibilità anche attraverso la pubblicazione nei due principali quotidiani nazionali.

Paolo Maninchedda ha poi difeso la ratio della norma in discussione: «Non c’è nessuna schizofrenia, quando una legge viene superata dalla realtà è buona regola intervenire per cambiarla. In assenza di un direttore generale le sue funzioni non possono essere svolte da altri funzionari. Per questo si è pensato a una norma transitoria che affidi i poteri al presidente per gli atti urgenti e indifferibili. La decisione è stata assunta dopo aver consultato l’avvocatura dello Stato».

Sull’art. 3, Maninchedda ha chiarito che lo spostamento di 42 milioni di euro dal Fondo di Garanzia è oggi possibile perché le banche non hanno più bisogno di quei soldi per garantire i 92 milioni di debiti di Abbanoa. «Le risorse adesso potranno essere utilizzate per altre cose, per esempio per risolvere l’annoso problema delle acque meteoriche. Torniamo in Consiglio perché riteniamo che per spostare 42 milioni di euro serva un pronunciamento dell’Assemblea».

Rispondendo a Oscar Cherchi (Forza Italia), Maninchedda ha assicurato che non c’è nessuna incertezza sui flussi finanziari. «Le risorse allocate ci sono tutte – ha chiarito l’assessore – la Regione si fa carico del debito dei comuni dal 2005 al 2011. Dal 2012 non esisterà più il problema perché quei costi sono caricati a tariffa». Maninchedda ha poi spiegato che il debito dei Comuni ammonta a circa 28 milioni di euro: «la  Giunta vuole favorire la transazione a copertura del debito di Abbanoa con Enas e di Enas con i Consorzi di bonifica. Siamo certi che il risultato sarà raggiunto, tutto il debito sarà saldato».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula con 33 a favore e 14 contrari.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 1 (Modifiche all’art 6 della legge regionale n.4 del 2015) sul quale ha chiesto la parola l’assessore Paolo Manichedda per proporre due emendamenti orali all’articolo 1. Il primo prevede che il bando per la nomina del nuovo direttore dell’Ente di governo d’ambito sia pubblicato nei due principali quotidiani nazionali oltre che sul sito della Regione Sardegna. Il secondo modifica la lettera b) dell’art 1 sostituendo la parola “comma” alla parola “legge”.

E’ quindi intervenuto il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi che ha annunciato il suo voto favorevole: «L’art 1 pone rimedio ad un errore – ha detto Oppi – si sana una situazione per consentire all’Ato non avere funzioni vacanti. Non ci sono alternative in attesa della selezione di un nuovo direttore generale».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione l’articolo 1 che è stato approvato. Disco verde anche er gli articoli 2 (Modifiche all’art 13 della legge regionale n.4 del 2015), 3 (Disposizioni in materia di acque meteoriche) e 3bis (entrata in vigore).

Si è quindi passati alla votazione del testo finale della legge. Per dichiarazioni di voto,ha preso la parola il consigliere di Area Popolare Sarda, Gianni Tatti, che ha annunciato il suo voto contrario: «Le parole dell’assessore non fanno che confermare le nostre perplessità. Dal 2012 il costo per lo smaltimento delle acque meteoriche sarà caricato in tariffa e pagato dagli utenti. Per alleviare i costi di questi servizi avrei preferito interventi per la realizzazione di reti duali».

Alessandra Zedda ha invece annunciato il  voto contrario del Gruppo Forza Italia. «Voteremo contro per il metodo con il quale è stato presentato il disegno di legge. Ci sono poi perplessità sui costi, ci auguriamo che l’articolo 1 non crei difficoltà sugli atti posti in essere dal presidente. Assessore lei sarà vigile? Saranno solo 45 giorni o si procederà ad altre proroghe?».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la legge che ha ottenuto il via libera dall’Aula con  34 voti a favore e 14 contrari.

Anna Maria Busia 81 copia

La consigliera regionale di Centro Democratico Sardegna, Anna Maria Busia, ha inviato una nota al presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, con la quale chiede che la convocazione straordinaria dell’Assemblea, per discutere la mozione n° 112 (prima firmataria la stessa Busia), presentata il 23 gennaio scorso, che ha per oggetto «la richiesta di adempimento degli obblighi del Governo, sulla necessità di rispettare gli interessi pubblici di cui è portatrice la Regione autonoma della Sardegna e sulla richiesta di immediata assunzione di misure in merito alle questioni irrisolte riguardanti il territorio sardo».

La richiesta è avvalorata dall’approvazione di una mozione identica al Senato e all’imminente approvazione dello stesso documento alla Camera dei Deputati, dove la mozione è in fase di definizione e ha già ottenuto il parere positivo del Governo nazionale.

La nota, condivisa dal capogruppo di CD, Roberto Desini, e dai consiglieri di Sel, riporta l’attenzione sulla cosiddetta “vertenza Sardegna”: «Non si può assolutamente temporeggiare sulla necessità che il Governo apra un tavolo di trattative serie e concrete che diano risposte alle tante richieste della nostra regione per vedere riconosciuti le volontà e i diritti dei sardi, su diversi fronti – spiega Anna Maria Busia -. Le tante, troppe, vertenze ancora aperte riguardano argomenti e settori d’importanza assoluta per il presente e il futuro della Sardegna».

«Dalla vera e propria Vertenza entrate, al problema della possibile costruzione di impianti per lo stoccaggio di scorie nucleari, dalle trivellazioni Arborea al delicato problema delle carceri isolane, in cui vengono trasferiti i detenuti sottoposti al regime del 41 bis, gli argomenti da affrontare e risolvere nel più breve tempo possibili sono molteplici, e la Sardegna – conclude Anna Mara Busia – non può più permettersi di aspettare e tacere.»

Per questi motivi, la nota inviata al presidente del Consiglio regionale, specifica: «Tenuto conto dell’importanza dell’argomento per gli interessi della Regione, della recente approvazione di un’identica mozione presentata al Senato della Repubblica italiana e dell’imminente approvazione di un’altra mozione presso la Camera dei Deputati, con la presente si chiede che la S.V. convochi in seduta straordinaria il Consiglio regionale per consentire la discussione della mozione in oggetto».