19 April, 2024
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Giovanni Zedde e Roberto Fallo, rappresentanti delle organizzazioni sindacali della Funzione pubblica CGIL e CISL, hanno chiesto un incontro urgente alla VI Commissione Salute e Politiche sociali del Consiglio regionale della Sardegna, per definire in tutti gli aspetti, solleciti e non rinviabili, le procedure di riapertura della Casa Famiglia “Il Girasole” di Fluminimaggiore.

Gli ex lavoratori della struttura, sono in presidio permanente davanti alla medesima struttura dal 21 gennaio scorso per ottenerne l’immediata riapertura, dopo la chiusura per urgenti lavori di ristrutturazione nei primi mesi del 2019 e poi portati a termine nel settembre del medesimo anno, ma a tutt’oggi, nonostante le innumerevoli sollecitazioni fatte, il servizio non è stato riattivato e nessuna garanzia si ha che ciò possa avvenire nel prossimo futuro perché, causa l’importo della procedura di gara sottostimato, per l’ennesima volta, la stessa è andata totalmente deserta.

«Inoltre la quasi totalità di questi lavoratori ha terminato la NASPIaggiungono Giovanni Zedde e Roberto Fallo -, per cui non possono più contare neanche in un minimo sostegno al reddito, rendendo la loro situazione economica, e quella delle loro famiglie drammatica. Confidiamo che si possa finalmente restituire un importante, ed indispensabile, servizio al nostro territorio.»

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Le segreterie Funzione pubblica CGIL e CISL Funzione pubblica del Sulcis Iglesiente, hanno inviato una richiesta di intervento urgente al prefetto di Cagliari Gianfranco Tomao, al presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu (inviata per conoscenza al commissario straordinario A.R.E.S. Massimo Temussi ed al commissario straordinario della direzione A.S.S.L. Carbonia Carlo Murru), per la gestione del focolaio Covid-19 in atto alla RSA Sant’Elia di Nuxis.

Giovanni Zedde (FP CGIL) e Roberto Fallo (CISL FP), esprimono «forte preoccupazione per i numerosi casi di positività al Covid-19 riscontrati presso la RSA Sant’Elia di Nuxis, in questi ultimi giorni, 19 ospiti e 14 operatori sin qui accertati e tracciati da ATS. Da quanto ci è dato sapere, in numeri del focolaio sono destinati ad aumentare, in quanto una dozzina di ospiti sono risultati positivi al tampone rapido antigienico, fatto in struttura, per i quali si stanno aspettando conferme dai tamponi molecolari fatti da ATS. In una situazione drammatica come quella sopra descrittaaggiungono Giovanni Zedde e Roberto Fallo il personale è allo stremo delle forze fisiche e mentali perché, da un lato bisogna garantire la continuità assistenziale degli ospiti, dall’altro bisogna evitare di contagiarsi e contagiare i propri familiari».

Giovanni Zedde e Roberto Fallo, infine, chiedono alle autorità competenti «un autorevole intervento, affinché gli ospiti ed il personale della RSA Sant’Elia di Nuxis, non vengano lasciati soli a fronteggiare tale emergenza e che la stessa non possa ulteriormente aggravarsi». 

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Il segretario della Funzione pubblica CGIL della Sardegna Sud Occidentale, Giovanni Zedde, e Roberto Fallo, componente della segreteria CISL Funzione Pubblica, hanno comunicato al questore di Cagliari, Pierluigi D’Angelo, che mercoledì 8 luglio, dalle 9,30 alle 14.00, si terrà una manifestazione dei lavoratori dell’ex Casa famiglia “Il Girasole” di Fluminimaggiore, con un presidio sit-in davanti alla sede dell’ATS – ASSL di Cagliari, in via Piero della Francesca, a Selargius.

La manifestazione, che vedrà la partecipazione di una trentina di persone, mira ad ottenere l’immediata riapertura della struttura, chiusa per la realizzazione di urgenti lavori di ristrutturazione nei primi mesi del 2018, portati a termine nel settembre del 2019. A tutt’oggi, nonostante le innumerevoli sollecitazioni fatte, il servizio non è stato riattivato e nessuna garanzia si ha che ciò possa avvenire in futuro.

L’assurda situazione della Casa Famiglia di Fluminimaggiore è stata denunciata a più riprese dal sindaco, Marco Corrias, anche sabato mattina, in occasione della manifestazione dei sindaci svoltasi a Buggerru.

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Si riaccende la protesta dei dipendenti della Casa Famiglia “Perd’e Fogu” di Fluminimaggiore, dopo il prolungamento dei ritardi nell’apertura del centro, che accoglie pazienti sofferenti di disagio psichico. La struttura, fortemente voluta dagli abitanti della cittadina dell’Iglesiente, rimane ancora chiusa, lasciando a casa 13 persone, tra educatori, operatori socio sanitari e volontari. I pazienti, provenienti dal bacino del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano, sono stati distribuiti in istituti privati o affidati alle cure dei familiari. Ma la situazione, che nonostante le tante promesse, ancora non si è sbloccata, sta diventando sempre più insostenibile, soprattutto per i dipendenti, che provengono non solo da Fluminimaggiore ma anche da Carbonia e Iglesias.
«Noi chiediamo di riavere il nostro posto di lavoro esordisce Maria Giuseppina Lampis, educatrice professionaleperché abbiamo lavorato qua per 12 anni e vantiamo quindi un’esperienza importante. Non vogliamo essere pagati per stare a casa.»
Ombretta Casula, anche lei dipendente della casa famiglia, pone invece l’accento sulle promesse non mantenute. «Inizialmente, le garanzie le avevamo, perché c’era stato promesso che, al termine dei restauri, avremmo ripreso il nostro posto di lavoro. Si parlava di un mese e mezzo, massimo due mesi. È passato un anno e mezzo e noi siamo ancora a casa. E la Naspi, la nostra cassa integrazione, sta terminando.»
Aldo Tupante ci regala un breve cenno storico sulle origini dell’istituto: «La struttura è stata aperta nel 2002 come centro diurno. Nel territorio non ci sono altri centri residenziali simili. Sono stati chiusi, quindi i pazienti psichiatrici sono abbandonati a se stessi, alle famiglie o rinchiusi in altri tipi di strutture».
Vittime di questa situazione non sono solo dipendenti e pazienti ma anche gli stessi familiari di questi ultimi, sui quali ricadono costi e cure dei degenti. Giuseppe Todde fa parte dell’associazione di volontariato “Muntangia”, che rappresenta i parenti dei disabili mentali ospitati all’interno della casa famiglia.
«La nostra associazione nasce per offrire un sostegno ai sofferenti psichici e alle loro famiglie. In tanti abbiamo creduto a questo progetto. La struttura c’è. Non può esistere che i pazienti di Flumini vengano mandati a Nuxis, con costi esorbitanti. Ciò crea un disagio anche per i parenti che devono andare a trovarli. Viviamo in una zona svantaggiata.»
I sindacati sostengono la causa della riapertura. Roberto Fallo, della CISL: «Noi siamo qua perché su questa vertenza ci siamo spesi in prima persona. Abbiamo accettato la chiusura momentanea, e ribadisco momentanea, perché l’edificio necessitava di urgenti lavori di messa in sicurezza. Con l’impegno di riaprirlo immediatamente, una volta terminata la ristrutturazione. Abbiamo avuto la sfortuna che i lavori siano finiti a cavallo tra un’amministrazione regionale e l’altra. Dopodiché ci siamo trovati di fronte al deserto. Tante promesse ma a tutt’oggi la struttura rimane chiusa. Noi siamo disposti anche a mobilitarci e a mettere le tende sotto la regione, se questo dovesse essere necessario».
Giovanni Zedde, della Funzione pubblica CGIL, focalizza l’attenzione sui danni arrecati alle persone. «Il territorio rimane isolato e i pazienti si trovano nella situazione di non ricevere la giusta assistenza. Noi avevamo fatto un accordo, che prevedeva una sospensione del servizio e una riapertura immediata. I dipendenti sarebbero stati riassunti dalla cooperativa. I vecchi amministratori hanno fatto in tempo ad andare via senza fare assolutamente niente. Questi nuovi amministratori sfuggono. Non è possibile che se un’amministrazione cambia gli impegni presi non vengano più rispettati. Non siamo più disposti ad accettare che dei pazienti vengano trasferiti in strutture private quando abbiamo una struttura pubblica di eccellenza che deve funzionare.»
Anche il sindaco, Marco Corrias, si schiera dalla parte di pazienti e lavoratori e chiede che venga rispettata la parola data. «Questa struttura funzionava perfettamente. Accoglieva oltre 8 ospiti con patologie psichiche, che in questo paese si trovavano benissimo. Improvvisamente si sono ritrovati ad essere deportati, letteralmente. Tutto questo accadeva nel dicembre del 2018. Abbiamo protestato, ci siamo opposti con tutte le nostre forze e finalmente, a Cagliari, hanno firmato una lettera in cui ci garantivano che, nel giro di pochi mesi, terminati i lavori di ristrutturazione, avrebbero riaperto. Hanno mancato alla parola data e gli amministratori che sono arrivati dopo continuano a farlo. Questa struttura è costata allo stato 50mila euro ed oltre. Hanno fatto le ristrutturazioni e l’hanno lasciata abbandonata, mandando a casa 13 operatori, a cui sta per scadere la cassa integrazione. Noi chiediamo all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, al presidente Christian Solinas, ma soprattutto al commissario dell’ATS Giorgio Steri, che intervengano e facciano riaprire il centro. Non molleremo fino a quando la parola data non verrà confermata con i fatti.»
Federica Selis

 

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«L’ennesimo licenziamento da parte dell’Aias di un lavoratore sindacalista, Michele Serra, è un fatto molto grave che non può non obbligare la Regione ad una verifica seria sullo stato di applicazione di un servizio erogato in regime di convenzione con il sistema pubblico che deve garantire assistenza sanitaria e riabilitativa dei pazienti.»

Lo scrive, in una nota, Pietro Cocco, capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale.

«Non si può continuare a rimanere insensibili di fronte a fatti così gravi e va definitivamente trovata una soluzione per garantire stipendi arretrati e diritti che paiono sempre più messi in discussione con gravi ripercussioni anche sull’erogazione dei servizi – aggiunge Pietro Cocco -. Non serve granché continuare a fare comunicati di solidarietà nei confronti dell’ennesimo lavoratore licenziato, a cui evidentemente rivolgo un forte attestato di vicinanza, se non si prendono le necessarie contromisure.»

«Il licenziamento di oggi del rappresentante sindacale Michele Serra si aggiunge a quelli già effettuati nei confronti di Roberto Fallo Fp Cisl, Armando Ciosci USB ed Antonello Repetto, fatti gravi su cui la politica regionale ha il dovere di intervenire per ristabilire le condizioni di tutela per i lavoratori. Per questa ragione chiedo non solo che venga rispettato l’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale, di cui sono primo firmatario – conclude Pietro Cocco -, ma che immediatamente sia condotta da parte dell’assessorato della sanità un’adeguata verifica sullo stato della convenzione con l’Aias per decidere se ci sono ancora le condizioni per continuare con l’affidamento dei servizi.»

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L’Aias ha licenziato Michele Serra, sindacalista della Cgil. E’ stato lo stesso lavoratore ad annunciarlo questa mattina con un post pubblicato nel suo profilo facebook.

«Questa mattina ho ricevuto la lettera di LICENZIAMENTO – ha scritto Michele Serra -. In tutti questi anni, quasi 26, penso di aver fatto sempre bene il mio lavoro, mai un richiamo, sono sempre stato considerato un lavoratore da prendere da esempio. Ma in questa azienda non serve la meritocrazia – ha aggiunto Michele Serra – sono stato licenziato per la mia attività sindacale, per aver rivendicato per me e per i miei colleghi il diritto fondamentale dello STIPENDIO pagato regolarmente.»
Quello di Michele Serra è il quarto caso di un lavoratore-sindacalista licenziato dall’Aias. Prima di lui era toccato, nell’ordine, a Roberto Fallo della Cisl, Armando Ciosci dell’Usb ed Antonello Repetto della Cisnal).

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Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Pietro Cocco, esprime solidarietà ad Antonello Repetto, uno dei più combattivi operatori socio sanitari di Cortoghiana, licenziato dall’Aias, in quanto resosi protagonista di uno sciopero della fame contro l’azienda.

«Dopo i provvedimenti adottati dal Consiglio regionale con l’approvazione dell’ordine del giorno n. 67 del 11 aprile scorso e recepito da una delibera della Giunta, ritengo che l’Amministrazione regionale – sostiene Pietro Cocco – debba intervenire per far desistere l’Aias da questo provvedimento che rischia di far degenerare una vertenza che la politica regionale ha tentato di riportare nell’ambito della cornice normativa di riferimento e nel rispetto dei diritti e doveri degli operatori che svolgono un ruolo delicato ed insostituibile svolto in regime di convenzione con il servizio pubblico. L’ordinamento riconosce in capo al Governo della Regione il controllo e la vigilanza sull’amministrazione e sulla gestione delle fondazioni.»

«La questione dei licenziamenti dei rappresentanti sindacali (Roberto Fallo Fp Cisl, Armando Ciosci USB e oggi di Antonello Repetto) – conclude Pietro Cocco – è un fatto grave su cui la politica regionale deve intervenire per ristabilire le basilari condizioni di tutela per i lavoratori.»

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L’Aias ha licenziato Antonello Repetto, il dipendente protagonista di diverse clamorose azioni di protesta con ripetuti scioperi della fame davanti alle sedi di Cagliari e Cortoghiana. Nei mesi scorsi Antonello Repetto, 63 anni, originario di Carloforte, era arrivato ad incatenarsi e ad imbavagliarsi per rivendicare il pagamento degli stipendi arretrati, manifestando con alcuni cartelli, in uno dei quali chiedeva alla Regione di togliere la convenzione all’Aias. Il mese scorso Antonello Repetto aveva ricevuto una seconda contestazione disciplinare con sospensione cautelativa dal servizio, per dichiarazioni lesive dell’immagine, degli interessi e dell’economia dell’associazione. Antonello Repetto si è sempre difeso ribadendo di aver sempre agito per difendere i propri diritti e quelli dei colleghi.

La direzione dell’Aias ha notificato il licenziamento ad Antonello Repetto con la seguente motivazione: «Le giustificazioni da Ella fornite nella nota del 22/05/2017, pervenutaci in data 23/05/2017, appaiono inidonee a diminuire la gravità degli addebiti e ad escludere l’imputabilità delle condotte che Le sono state contestate, e pertanto Le intimiamo il LICENZIAMENTO, senza preavviso ai sensi dell’art, 2119 c.c. e del CCNL applicato al suo rapporto di lavoro, per giusta causa con effetto dal 30 Giugno 2017.

Ci riserviamo di agire in tutte le competenti sedi giudiziarie a tutela dell’immagine della scrivente associazione.»

Il licenziamento di Antonello Repetto segue quelli di due sindacalisti, Roberto Fallo (Cisl) ed Armando Ciosci (Usb), decisi rispettivamente a inizio febbraio e a inizio aprile.

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Si complica la vertenza dei lavoratori dell’Aias, in presidio permanente nella sede di Cortoghiana dopo l’interruzione del secondo sciopero della fame attuato per rivendicare il pagamento di nove mensilità arretrate ed il rispetto dei loro diritti.

La tensione è cresciuta ulteriormente ieri sera, quando è trapelata la notizia del licenziamento del sindacalista Armando Ciosci, autista del Centro Aias di Iglesias, già destinatario di un provvedimento disciplinare insieme ad altri 17 dipendenti per aver chiesto l’applicazione dell’articolo 1676 del codice civile per il pagamento degli stipendi arretrati, senza – sostiene l’azienda -, avere diritto all’applicazione dello stesso articolo.

Il licenziamento di Armando Ciosci, segue di alcune settimane quello di un altro sindacalista, Roberto Fallo, segretario generale della Funzione pubblica Cisl del Sulcis Iglesiente. Entrambi si erano battuti al fianco dei lavoratori nella difficile vertenza in atto con l’azienda.

La situazione – come sottolineato all’inizio, è diventata ormai insostenibile e non è più rinviabile un intervento della Regione Sardegna per una sua risoluzione. L’Aias rivendica crediti certi verso le Asl di oltre 36 milioni di euro e di circa 7 milioni verso i Comuni, e la Fondazione crediti certi verso le Asl e i Comuni di oltre 2,1 milioni di euro. Le rivendicazioni dell’Aias e della Fondazione – soprattutto le loro entità – sono contestate dalle Asl – e quindi dalla Regione Sardegna – e dai Comuni ed il contenzioso in atto ha fatto precipitare la situazione, con le manifestazioni messe in atto dai lavoratori. I lavoratori chiedono un intervento immediato della Regione Sardegna, perché ogni giorno che passa rende la loro situazione sempre più drammatica.

 

 

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Claudio Nuscis, dipendente della ASSL di Carbonia, è il nuovo segretario della Cisl Funzione pubblica del Sulcis Iglesiente. E’ stato eletto a conclusione del quinto congresso della categoria che si è svolto venerdi 10 marzo nei locali del ristorante “Argentaria”, a Iglesias. I delegati dei lavoratori di Comuni, Azienda Sanitaria, Aias e uffici periferici ministeriali, uniti nello slogan «lo sviluppo del territorio attraverso la qualità dei servizi», hanno focalizzato il drammatico susseguirsi del venir meno dei servizi nel territorio puntando l’indice accusatore verso la politica regionale incapace di dare risposte all’annosa crisi occupazionale che mai prima d’ora aveva segnato dati così allarmanti.

Fabio Enne che in qualità di segretario confederale territoriale ha presieduto i lavori, e Davide Paderi, segretario generale regionale Funzione pubblica, hanno messo l’accento sui numeri della provincia più povera d’Italia, nella quale i dipendenti pubblici segnano il termometro, essendo essi stessi non solo erogatori ma fruitori di un servizio pubblico sempre più in fase di smantellamento. L’indice accusatore è stato puntato principalmente verso la dirigenza dell’Aias, per la quale, l’assise congressuale ha approvato un documento che impegna tutti i livelli dell’organizzazione sindacale ad adoperarsi verso lo smantellamento del sistema monopolistico dell’Azienda rea in questi ultimi anni di atteggiamenti verso i lavoratori di prevaricazione e persecuzione.

«E’ stato focalizzato il tema del mancato pagamento degli stipendi con arretrati che sono arrivati ormai a nove mensilità e il licenziamento del segretario uscente Roberto Fallo – si legge in una nota della segreteria sindacale -, con accuse ignobili che l’Assemblea ha ritenuto il vergognoso pretesto per tentare di liberarsi di chi si è impegnato in tutti questi anni per la tutela dei lavoratori. La principale richiesta del congresso è quella che la Cisl a tutti i livelli si impegni per chiedere alla Regione Sardegna di voler ricercare una alternativa valida e seria all’azienda gestita oggi dalla famiglia Randazzo.»

E’ stato confermato all’unanimità Roberto Fallo che affiancherà Claudio Nuscis con il ruolo di segretario generale aggiunto e di Gloria Dessì, dipendente della provincia del Sud Sardegna. Completa la squadra Stefano Garau, dipendente del comune di Sant’Antioco, come capo dipartimento delle Autonomie locali.