29 March, 2024
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Dopo le diffide al presidente della Regione e agli 11 commissari in prorogatio delle Asl e delle aziende ospedaliere della Sardegna, il presidente dei Riformatori sardi Roberto Frongia ed il coordinatore regionale Pietrino Fois stanno presentando in queste ore esposti in tutte le Procure della Sardegna per chiedere che vengano vagliati con attenzione tutti gli atti delle aziende sanitarie dal 1 settembre, visto che le prorogatio sono illegittime.

«Lo scorso 31 agosto – scrivono i Riformatori nell’esposto – sono giunte a scadenza le gestioni commissariali delle aziende sanitarie della Sardegna  che, in base alla L.R. n.17 del 2016, entro la stessa data la Giunta Regionale doveva in parte prorogare e in parte sostituire con la nomina dei nuovi Direttori Generali. La Giunta, purtroppo, non ha proceduto a quanto dovuto e le aziende sono rimaste totalmente acefale. Nel tentativo di rimediare al possibile disastro l’assessorato regionale della Sanità, il 1 settembre, ha inviato una lettera ai commissari scaduti sostenendo che in base alla L. 444 del 1994 dovevano intendersi prorogati per 45 giorni.»

«In realtà – si legge ancora nell’esposto – non è così perché la 444/94 è applicabile solo agli organi ordinari e non a quelli straordinari come sono i commissari delle aziende sanitarie e in tal senso esiste una chiarissima giurisprudenza ed in particolare una sentenza del Consiglio di Stato (n. 3653 del 03.07.2001) che ribadisce tale assunto. In particolare la ricordata sentenza a pagina 3  riporta quanto segue : “Non si contesta l’affermazione del primo giudice in ordine alla inapplicabilità alla figura del commissario straordinario delle disposizioni contenute nella legge n.444 del 15.7.1994 ed in particolare della proroga di 45 giorni prevista dall’art.3 della predetta legge. Ed invero, secondo un costante orientamento giurisprudenziale, risalente ad epoca anteriore alla legge n.444/1994, il regime di prorogatio (legale o di fatto) non può ottenere estensione allorché si tratti, come nel caso di specie, di organo straordinario, temporaneo ed eccezionale”. Noi abbiamo provveduto a formulare il 6 settembre una precisa  e formale diffida ai commissari affinché si astengano da ogni ulteriore atto di gestione o di utilizzo di risorse di proprietà dell’azienda cui fino al 31 agosto erano stati preposti nonché una al Presidente della Regione affinché provveda al più presto alle nomine dei direttori generali, così come previsto dalla legge. Non abbiamo certezze sul fatto che i commissari, o qualcuno di loro, stiano continuando ad esercitare le mansioni relative all’incarico svolto in precedenza e cessato il 31 agosto u.s. ma sui siti di alcune aziende compaiono atti deliberativi adottai in questi primi giorni di settembre. Quindi, ad ogni fine di giustizia, con  la presente si chiede alla S.V. Illustrissima di esaminare la situazione nelle aziende sanitarie che fanno capo al territorio di riferimento di codesta Procura e di valutare la possibilità e/o l’eventualità che siano stati commessi reati di usurpazione di pubbliche funzioni e/o di peculato.»

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Si moltiplicano le prese di posizione delle forze politiche sugli sviluppi negativi degli ultimi giorni della vertenza dello stabilimento Alcoa di Portovesme.

Oggi ad intervenire è Roberto Frongia, presidente dei Riformatori sardi, già assessore regionale del Turismo dal 1999 al 2004 nelle Giunte guidate da Mario Floris, Mauro Pili e Italo Masala.

«Disoccupazione e un carico di veleni insostenibile: è questo il regalo di Alcoa, con la penosa partecipazione di Glencore e Regione – scrive Roberto Frongia in una nota -. Adesso vogliamo sapere che fine faranno i lavoratori, chi ci restituirà un territorio bonificato per procedere finalmente nell’unica strada possibile per lo sviluppo del Sulcis Iglesiente: un master plan turistico che porti vera ricchezza e non finti posti di lavoro.»

«Il 10 novembre 2014 – ricorda Roberto Frongia – è stato sottoscritto il Memorandum tra il ministero dello Sviluppo economico, la Regione autonoma della Sardegna e la Glencore International AG. Fin dall’inizio avevamo espresso perplessità e dubbi, nonostante le dichiarazioni entusiastiche del Presidente Pigliaru e del PD. Tra possibili interventi del governo italiano in materia di energia elettrica, interrompibilità, contratti di sviluppo possibili per sostenere finanziariamente gli investimenti finalizzati allo sviluppo industriale e/o alla tutela ambientale, innovazione e ricerca, il Governo italiano ha consumato anni senza ottenere alcun risultato. Senza dimenticare la Regione Sardegna che alle promesse del Governo nazionale sommava le proprie, impegnandosi a realizzare in tempi brevi opere portuali e stradali indispensabili, a loro dire, per l’ottimizzazione della logistica al servizio degli impianti industriali dell’area. Non solo. La Regione, su richiesta della Glencore, si impegnava ad adottare tutte le risoluzioni che avrebbero consentito in tempi rapidi la semplificazione e la velocizzazione degli iter procedurali necessari per l’ottenimento delle autorizzazioni di carattere ambientale e/o amministrativo necessarie per la riattivazione degli impianti.» 

«Su questa semplificazione – sottolinea ancora Roberto Frongia – è meglio stendere un velo pietoso considerato il dramma ambientale che vivono le popolazioni del Sulcis Iglesiente. Insomma una vergogna assoluta. Nel frattempo vi è da chiedersi che fine faranno i lavoratori e chi pagherà il danno ambientale. Nel Sulcis-Iglesiente (già dichiarata area ad elevato rischio di crisi ambientale) per molti anni venivano prodotti circa il 65% di rifiuti speciali dell’isola. Un carico di veleni insostenibile. A questo punto siamo pronti a sostituirci all’inerzia degli Enti locali. Ad ogni buon conto le bonifiche potranno creare migliaia di posti di lavoro e dare una risposta immediata alle emergenze di Iglesias, Portoscuso, Gonnesa, Carbonia ed il territorio. Le bonifiche ed il recupero del patrimonio immobiliare (proseguendo nell’azione di riqualificazione a fini turistici delle aree minerarie dismesse e nelle aree di archeologia industriale iniziata nell’ormai anno 2000), unitamente ad un progetto di gestione di quelle aree, saranno le fondamenta su cui potrà reggersi un Piano di sviluppo turistico. Poi – conclude Roberto Frongia – agricoltura, pesca, cultura e ricerca, sono queste le nostre proposte per creare posti di lavoro e per garantire una vita dignitosa alle migliaia di disoccupati.» 

Roberto Frongia copia

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Questa mattina i Riformatori sardi hanno presentato in Consiglio regionale una proposta di legge che punti sul golf per allungare la stagione estiva. Il testo, primo firmatario Michele Cossa,auspica che in Sardegna vengano realizzati soprattutto campi da 18 buche sui terreni dei privati ma anche su quelli della Regione dati in concessione attraverso un bando a evidenza pubblica. La dotazione finanziaria prevista è di 7,5 milioni di euro/anno per sei anni.

«Il nostro sogno da molto tempo – ha detto Cossa – è fare della Sardegna l’isola dei campi da golf creando un circuito che possa attirare i turisti medio alti nei mesi di “spalla”. Nella scorsa legislatura approvammo la legge dei Riformatori, della quale si occupò particolarmente Franco Meloni, ma questa maggioranza l’ha abrogata con un comma, sbagliando. Oggi scopriamo con piacere che la stessa maggioranza sta rivedendo questa posizione e dunque abbiamo pensato di portare un testo organico di legge nell’agenda politica.»

In Sardegna ci sono quattro campi di 18 buche  (Is Molas, Is Arenas Golf e Country Club, a Narbolia, Tanka Golf Club, a Villasimius) più due campi da nove buche (“Sa Tanca” a Flumini e un campo stagionale a 9 buche a San Teodoro).

I numeri del settore in Europa sono stati illustrati – anche alla presenza dei vertici della rappresentanza sarda della Federazione golf – da Roberto Frongia, presidente del partito: «Sette milioni di giocatori nei paesi dell’Unione europea, 80 nel mondo e circa 100mila in Italia. Un giro di affari in Europa di 50 miliardi di euro. Ma il dato più interessante è rappresentato dalla spesa pro capite: un turista mediamente lascia ogni giorno 53 euro alla terra che lo ospita mente un golfista mediamente spende 90 euro».

Di “sfida culturale” hanno parlato espressamente Pietrino Fois (a lungo consigliere regionale e assessore) e il deputato Pierpaolo Vargiu: «C’è un pezzo di Sardegna, del quale si deve tenere conto, che non capisce questa potenzialità rappresentata dal golf e dai soggiorni negli alberghi e nelle club house del golf. Non si tratta di uno sport solo per miliardari e dunque non ha ragione di essere questa ostilità preconcetta, anche sotto il profilo delle risorse ambientali. Per irrigare un campo da diciotto buche bastano i reflui irrigui di un paese di tremila abitanti».

Per il consigliere regionale Attilio Dedoni e Franco Meloni, protagonista della prima legge sul golf, abrogata all’inizio della legislatura in corso, infine, «questa scalcagnata maggioranza ha perso due anni e mezzo sulla materia e ora vorrebbe tornare a legiferare ripristinando la vecchia norma ma senza le cubature. E’ chiaro che i campi da golf non servono a nulla e nessuno ci va se non sono legati alle strutture ricettive. Ed è anche chiaro che il golf è una potenzialità grandiosa per allungare la stagione, specie in autunno e in inverno, quando i costi dei trasporti verso la nostra isola sono molto inferiori».

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Cambiano i vertici dei Riformatori sardi: Pietrino Fois (ex assessore regionale dei Lavori pubblici ed ex consigliere regionale) è il nuovo coordinatore regionale, Roberto Frongia (ex assessore regionale del Turismo, artigianato e commercio) è il nuovo presidente. Sono stati eletti all’unanimità lo scorso 14 luglio dal coordinamento regionale, riunito ad Oristano, alla presenza dei consiglieri regionali Attilio Dedoni, Michele Cossa e Luigi Crisponi e del deputato Pierpaolo Vargiu. Il coordinamento ha ringraziato Michele Cossa per il lavoro svolto alla guida dei Riformatori sardi negli ultimi dieci anni. Un lungo periodo in cui il partito, fondato da Massimo Fantola un quarto di secolo fa, ha raggiunto importanti risultati, tra i quali i dieci referendum di semplificazione burocratica e anti sprechi, votati dai sardi nel 2012. 

Il partito si riorganizza e si rinnova anche partendo da un ufficio di staff composto da giovani che affiancheranno il coordinatore: Marina Adamo, Carla Poddana, Lucia Tidu, Antonio Scampuddu.

coordinamento riformatori

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«All’interno della terribile crisi che da anni flagella la Sardegna il Sulcis Iglesiente affonda in una condizione ancora peggiore. Le famiglie indigenti nell’Isola sono 108mila, il 15% del totale (a fronte di una media nazionale del 10,3%). Nel Sulcis Iglesiente è di ben il 19%!, risultante di 35 mila disoccupati su una popolazione di 127mila abitanti e di un reddito pro-capite che è il più basso in Italia.»

Lo hanno detto oggi Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi e Roberto Frongia, componente del Centro Studi dei Riformatori sardi.

«Sul piano ambientale basti rammentare un unico significativo dato relativo ai rifiuti speciali: nel Sulcis Iglesiente (già dichiarata area ad elevato rischio di crisi ambientale), per molti anni venivano prodotti circa il 65% di rifiuti speciali dell’isola. Il Piano Sulcis è, nella sostanza, una scatola vuota. Per queste ragioni condividiamo appieno le motivazioni poste a base della protesta organizzata dalla CISL e da tutti gli altri Movimenti. I Riformatori Sardi – hanno concluso Michele Cossa e Roberto Frongia – aderiscono alle legittime rivendicazioni del territorio e alle consentite manifestazioni e azioni poste in essere dal Comitato.»

Roberto Frongia copia

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I Riformatori sardi hanno deciso di impugnare gli aumenti Irpef e Irap decisi dalla Giunta regionale e dalla sua maggioranza, come atto dovuto per la difesa delle famiglie e delle imprese sarde.

«È noto che l’attività della pubblica amministrazione – spiegano Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi, e Roberto Frongia, avvocato e componente del Centro Studi dei Riformatori sardi -, anche nel campo della pura discrezionalità, deve svolgersi nei limiti posti della legge e dal principio primario di non ledere l’altrui sfera giuridica. In questo caso siamo al cospetto di una lesione gratuita e illegittima. Per questa ragione – concludono il coordinatore e consigliere regionale e l’ex assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio – è stata inviata una prima diffida al governo e alla Giunta regionale.»

Palazzo della Regione 3 copia

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I Riformatori sardi intervengono sulla vicenda che riguarda le aziende turistiche sarde che, dopo aver ottenuto i contributi della legge regionale 9/98, sono stata chiamate a restituirli dopo la bocciatura della stesa legge decretata dalla Commissione europea.

«La legge regionale 9/98 – denunciano il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa, e il rappresentante del Centro studi dei Riformatori, Roberto Frongia – imponendo un periodo di apertura non inferiore ai 7 mesi, si prefiggeva appunto lo scopo di creare le condizioni economiche per l’incremento del periodo di apertura affrontando un rischio che, in assenza di incentivi, nessuna impresa, in quella fase, si sarebbe mai assunto. Difatti, in mancanza di un sostegno economico iniziale, le stesse imprese non sarebbero state in grado di affrontare i maggiori costi.»

«Con decisione C(2008)2997 del 2.7.2008 la Commissione europea ha dichiarato l’incompatibilità con il mercato comune degli aiuti concessi (a 27 imprese delle oltre 100 finanziate) a seguito della deliberazione della Giunta regionale n. 33/6 e l’obbligo di restituzione da parte delle imprese beneficiarie – aggiungono Cossa e Frongia -. Molte di queste ultime e la stessa Regione Sardegna hanno fatto ricorso alla Corte di Giustizia Europea e all’Autorità giudiziaria italiana al fine di evitare la revoca dei benefici. La Regione Sardegna – e i suoi Uffici – si è però caratterizzata per una peculiarità: mentre presso i magistrati comunitari ha difeso le imprese, contrariamente, presso i Giudici italiani hadifeso l’operato della Commissione e della DG Concorrenza, incidendo enormemente in senso negativo sulle decisioni del Giudice italiano che ha rigettato le domande degli imprenditori sardi.. Un atteggiamento schizofrenico che meriterebbe un approfondimento sul piano giuridico. Non solo. Emerge in modo evidente da tutta la vicenda l’esistenza di atti e comportamenti della Regione tali da indurre gli operatori a confidare nei benefici anche in presenza dell’avvenuto inizio dell’investimento e per le opere già eseguite. Tali circostanze potrebbero legittimare le imprese ad esperire azioni legali nei confronti dell’Amministrazione regionale al fine di vedersi riconosciuto il risarcimento dei danni conseguenti alla restituzione delle somme percepite, maggiorate degli interessi e per il mancato accesso a seguito della rinuncia – indotta dalla Regione – ad altre misure di aiuto (quali quelle disposte dalla legge n. 488/92 e dalla legge regionale n. 40/1993).

Per di più, con la revoca dei contributi, la Commissione Europea, non tenendo conto delle considerazioni espresse dall’Amministrazione regionale nell’ormai lontano 2004, sta decretando la fine di quelle imprese che con coraggio avevano incrementato il periodo di apertura delle strutture ricettive creando occupazione. A parte ogni considerazione sull’inevitabile riduzione dell’occupazione, tutto ciò significa vanificare parzialmente il programma avviato nel lontano 1999.»

«Infine, l’amara considerazione è che la Commissione, ancora una volta, dimostra di non tenere in alcuna considerazione il gap fisico-geografico sofferto dalla Sardegna rispetto alle restanti regioni d’Europa. Gap – concludono Michele Cossa e Roberto Frongia – che impedisce alle imprese e famiglie sarde di avere le stesse opportunità delle restanti imprese europee e viola con evidenza il principio di uguaglianza tra i cittadini europei.»

Palazzo della Regione 3 copia

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Il gruppo consiliare Cas@ Iglesias e i Riformatori Sardi hanno deciso di presentare un esposto alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica, sulla ristrutturazione dell’ospedale CTO e dell’Ospedale Santa Barbara di Iglesias.

«La ristrutturazione edilizia e l’ammodernamento tecnologico delle strutture sanitarie – sostengono Valentina Pistis e Roberto Frongia, rispettivamente capogruppo di Cas@ Iglesias rappresentante dei Riformatori  – rappresentano un tassello rilevante e decisivo nell’ambito della tutela della salute. I Presidi Iglesienti hanno avuto negli anni importanti finanziamenti. La lentezza amministrativa ha fatto slittare nel tempo l’utilizzazione di buona parte delle risorse stanziate. Nonostante detti ritardi è stata realizzata e praticamente completata un’imponente ristrutturazione del CTO di Iglesias. Le decisioni del Commissario della ASL 7 con le quali sostanzialmente chiude i citati Presidi – e riorganizza i servizi sanitari nel Sulcis Iglesiente – aggiungono Pistis e Frongia – rappresentano uno spreco di denaro pubblico. Ormai ad Iglesias e nell’Iglesiente la qualità dei servizi e delle risorse destinate alla sanità non raggiungono il livello minimo statuito dall’art. 117, secondo comma, lettera m) della Costituzione. Per queste ragioni – concludono il capogruppo di Cas@ Iglesias e il rappresentante dei Riformatori – chiediamo alla Corte dei Conti un’indagine avente ad oggetto la gestione delle risorse pubbliche destinate all’edilizia e all’ammodernamento tecnologico della sanità pubblica ed in particolare le risorse dedicate alla ristrutturazione dell’ospedale CTO e dell’Ospedale Santa Barbara di Iglesias, verificando il quadro normativo dei finanziamenti, gli obiettivi degli investimenti realizzati e la congruità delle delibere e/o decisioni del Commissario della ASL 7 di Carbonia.»

CTO Iglesias copiaOspedale Santa Barbara

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Questa mattina il capogruppo consiliare di Cas@ Iglesias Valentina Pistis e il rappresentante dei Riformatori Sardi Roberto Frongia, hanno tenuto una conferenza stampa, nella saletta dell’Hotel Artu, a Iglesias, sullo stato della sanità iglesiente, nel corso della quale hanno presentato dati, cifre e scelte definite scellerate.

Valentina Pistis e Roberto Frongia hanno iniziato attaccando la maggioranza che governa la città di Iglesias, dalla quale Cas@ Iglesias è uscita dopo aver concorso in misura determinante alla vittoria elettorale di due anni fa, definendola «una compagine traballante, una maggioranza presente e compatta, solo quando lo ritiene utile politicamente. Assenze e presenze strategiche in base a ciò che si discute».

«La sanità non è argomento caro a questo centro sinistra – hanno aggiunto Pistis e Frongia -. Abbiamo sottolineato la grave inerzia della Giunta comunale e lo sconcertante silenzio del sindaco Emilio Gariazzo che affida ad uno scarno comunicato stampa, di qualche giorno fa, una replica appiattita sulla linea dettata dal commissario della ASL 7, Antonio Onnis. E’ chiara, infatti, la volontà di un pezzo della dirigenza dell’azienda sanitaria di far diventare ospedale unico, del territorio, il Sirai di Carbonia e lo è ancor più leggendo la delibera della Giunta regionale che ha per oggetto la riorganizzazione della rete ospedaliera. Un beffa per Iglesias e i suoi presidi ospedalieri.»

«La Giunta regionale, dopo gli annunciati proclami in campagna elettorale, non ha di fatto, approvato alcuna riforma, tanto meno il piano sanitario regionale. Si sono stracciati le vesti per le spese sanitarie sostenute dall’allora giunta di centro destra, ora, i commissari, targati PD, spendono più dei loro predecessori ampliando il tragico buco di bilancio relativo al capitolo sanitario. La delibera della Giunta regionale, la n. 38 del 28.07.2015, certifica la morte della sanità iglesiente. Definisce il Sirai di Carbonia presidio di 1° livello, mentre invece il CTO di Iglesias, stabilimento con funzioni di base e completamento DEA di 1° livello, riabilitativo e ospedale di comunità. Definisce, inoltre, il SANTA BARBARA, ospedale con ruolo da definire. Il Sirai potenziato, il Santa Barbara, di fatto, verrà chiuso e il CTO ospiterà le lungodegenze e la riabilitazione.»

«I denari pubblici investiti per creare al traumatologico il polo materno infantile buttati alle ortiche – hanno sottolineato ancora Valentina Pistis e Roberto Frongia -. Tutto da rifare, tutto da ridefinire, in una situazione poco chiara, vista anche la scadenza imminente degli incarichi dei commissari del 28 agosto. Il commissario Antonio Onnis, ha partecipato ai Consigli comunali evitando artatamente di informare i consiglieri di ciò che sta accadendo. A domande precise sul punto nascita, sul reparto di chirurgia e su pediatria,  formulate dal Gruppo Consiliare, ha omesso importanti e decisive verità. Il piano estivo del 2015, scritto tenendo conto degli obiettivi di massima sicurezza dei pazienti, fa acqua da tutte le parti. Innumerevoli le negligenze e lo sperpero di denari pubblici impiegati per il trasferimento del reparto di ostetricia e ginecologia del Santa Barbara al Sirai. Inspiegabile per i costi sostenuti doppiamente. Irragionevoli le modalità tecniche con cui è avvenuto il trasferimento. Inaccettabili i metodi utilizzati con i professionisti.

Come dimenticare la promiscuità del reparto di pediatria con quello di chirurgia pediatrica, con tutti i rischi del connessi. Come dimenticare l’apertura parziale del reparto di chirurgia, senza ossigeno nelle camere. Insomma, il caos la fa da sovrano.»

«I dati ufficiali in nostro possesso dimostrano che nel 2014, il distretto di Iglesias, a fronte di una popolazione minore, rispetto al distretto di Carbonia, ha sostenuto un numero maggiore di servizi ospedalieri. Un dato su tutti, i servizi di alta specializzazione in chirurgia al Santa Barbara erano il 15,1%, chirurgia al Sirai, solo il 5,2%. I dati relativi ai mesi di gennaio-maggio del 2015 – hanno concluso Pistis e Frongia – sono drogati dall’annoso disservizio procurato dall’incendio del reparto di chirurgia. Reparto, ad oggi, riaperto solo parzialmente.»

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Il progetto CESA per la riqualificazione ambientale può essere una buona notizia, intanto però deve essere ricordato che la situazione ambientale dell’Iglesiente, risulta drammatica a causa delle mancate bonifiche e dell’ulteriore carico di sostanze tossico-nocive presenti nella discarica alle porte di Iglesias di Genna Luas che ospita gli scarti di lavorazione dei fumi di acciaieria della Società Portovesme S.r.l..

Chi ha inquinato, chi continua ad inquinare e chi non ha vigilato paghi. 

La produzione (e lo stoccaggio) dei rifiuti industriali era ed è concentrata nella provincia di Cagliari (93%) ed in modo particolare nell’area industriale di Portovesme dove fanghi rossi e scorie solide del polo piombo-zinco rappresentano il 75% del totale regionale (Piano Regionale Gestione Rifiuti – Regione Autonoma della Sardegna).

Appare ugualmente tragica la situazione delle aree minerarie e industriali nel resto dell’Isola. 

E’ assolutamente conclamata, poi, la gravissima omissione delle istituzioni centrali e locali consistente nella violazione del principio di precauzione ripetutamente connessa al principio di informazione a favore della popolazione, indice di grave negligenza considerato che la conoscenza può consentire di adottare sistemi di prevenzione e apprezzato quanto disposto dal d.lgs. 152/2006 e dalle d.lgs. 4/2008, che prevede all’art. 257 una fattispecie di omessa bonifica che ricomprende, senza ombra di dubbio alcuno, parte della previgente fattispecie di cui all’art. 58 d.lgs. 152/99 (Danno ambientale, bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati). 

Il Governatore della Regione Autonoma della Sardegna, in virtù delle Direttiva 2004/35/CE e del d.lgs. n. 152/2006, così come modificata dal d.lgs. 4/2008, avrebbe dovuto chiamare in giudizio, per il risarcimento del danno ambientale, le società pubbliche e private responsabili dell’inquinamento dell’ambiente e del territorio. 

 Il Governatore avrebbe dovuto, inoltre, esercitare tutte le prerogative della Regione Sarda in materia di disciplina dell’attività mineraria imponendo all’Igea S.p.a. l’esecuzione di tutti i lavori, radicali e definitivi, per la messa in sicurezza e per il ripristino ambientale dei siti minerari dismessi.

Così non è stato.

Anzi, la Regione chiaramente colpevole del mancato controllo della sua Società in house, ha assistito passivamente al depauperamento delle competenza dell’Igea, sancendo il suo sostanziale fallimento. 

Nonostante l’impegno profuso dall’Ing. Antioco Gregu, prima e dall’attuale Commissario Liquidatore, Dott. Michele Caria, nominato con atto dell’Assemblea dei Soci del 10/12/2014, la situazione risulta, ancora oggi, al collasso a causa del disinteresse della Regione. 

Non solo. 

E’ nota la matassa di norme e di interessi nati intorno alle bonifiche Sarde : l’Igea S.p.a., il Parco Geominerario, e l’Ati Ifras, rappresentano per i sardi una cocente esperienza di fallimento politico, legislativo e amministrativo. 

In mancanza di significative azioni da parte dell’istituzione regionale, si provvederà a ricorrere, ancora una volta, in ogni sede competente, per vedere riconosciuti i risarcimenti per i danni ambientali e perché vengano identificati gli eventuali reati derivanti dall’omissione di atti dovuti.

Roberto Frongia

Centro studi Riformatori sardi