25 April, 2024
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A 500 anni dalla Riforma protestante, sabato 24 giugno, a Cagliari, il Festival Echi lontani le dedica un appuntamento per esplorarne gli effetti dal punto di vista musicale.

Dalle 18.00, nella Sala settecentesca della Biblioteca universitaria il musicologo Roberto Milleddu introdurrà alla proiezione di alcune cantate di Johann Sebastian Bach dedicate alla Riforma: “Gott der Herr ist Sonn und Schild  BWV 79”, “Eine feste Burg ist unser Gott  BWV 80” e “Nun danket alle Gott  BWV 192.

Scrive il direttore del festival Dario Luisi  nel testo di presentazione della serata: . E’ grazie alla Riforma protestante, inoltre, che l’uso della lingua tedesca si è imposto nella musica, addirittura sostituendo il latino in chiesa.

Dopo quello di sabato, Echi lontani prosegue domenica (25 giugno) con l’ultimo concerto della stagione: un omaggio a Johann Jakob Froberger a 350 anni dalla morte. Protagonista sarà l’organista Enrico Bissolo che, alle 19.00 nella Basilica di Santa Croce, proporrà una serata dal titolo “Méditation sur ma morte future”: musiche di J. J. Froberger, J. P. Sweelinck e J. Pachelbel.

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Due serate dense di musica per ripercorrere la figura di Domenico Zipoli, il gesuita missionario che aiutò il popolo Guaranì a sviluppare il suo eccezionale talento musicale.

Il progetto si chiama “Jesuita non cantat (?)”, e ad organizzarlo è il LabOs (“Laboratorio organi storici” del Conservatorio) con la collaborazione del dipartimento di Musica antica del Conservatorio di Cagliari, e la Comunità dei Gesuiti, che con l’iniziativa puntano a raccogliere fondi da destinare al recupero dell’organo storico della chiesa cagliaritana di San Michele.

Il primo appuntamento è in programma domani, venerdì 26 maggio, alle 21.00, proprio nella Chiesa di San Michele (via Azuni) dove si svolgerà una serata intitolata “O fillus cantai”.

Dopo l’introduzione del musicologo Roberto Milleddu, che parlerà dei padri gesuiti e dei canti devozionali e la Sardegna, la classe d’organo del Conservatorio del maestro Angelo Castaldo (composta da Gian Walter Ledda, Monika Ruth Vida, Fabrizia Lobina, Sara Pirroni e Simona Laterza), Luigi P. Delogu (canto fermo) e il coro “Stella Splendens” di Belvì, diretto da Gigi Oliva, proporranno un concerto capace di ricreare uno scenario musicale antico ed affascinante.

Il progetto si concluderà venerdì 9 giugno, sempre nella Chiesa di San Michele, con una serata dal titolo “Zipoli l’italiano”.

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Doppio appuntamento sabato 6 maggio a Cagliari con il Festival Echi lontani, che dedica la giornata alla controversa figura del grande direttore d’orchestra Nikolaus Harnoncorut, morto nel marzo dello scorso anno.

Alle 18.00 nel Palazzo Siotto è in programma la conferenza internazionale dal titolo “Johann Nikolaus Graf (Count) de la Fontaine und d’Harnoncorut-Unverzagt: il doppio volto di un’icona della Musica Antica”. Moderato dalla musicoloca Myriam Quaquero e dal direttore del Festival Echi lontani, Dario Luisi, l’incontro vedrà intervenire il musicologo Roberto Milleddu, il direttore d’orchestra Stephan Gottfried (che ha sostituito Harnoncourt alla guida del Concentus Musicus Wien, complesso fondato a Vienna nel 1953 dallo stesso Harnoncourt) e Thomas Höft, che dal 1994 collabora con il Festival Styriarte di Graz (Austria), nato intorno all’immagine di Nikolaus Harnoncourt.

Alle 20.00, sempre nel Palazzo Siotto, si prosegue con la proiezione della favola in musica di Claudio Monteverdi “L’Orfeo”, eseguita nel 1978 dal Balletto e Coro della Zürich Opera House e diretta proprio da Harnoncourt.

«Toccare un’icona richiede l’uso di accortezze particolari, nel caso specifico di Nikolaus Harnoncourt, stimato attore in campo musicale sia classico che specialistico, questa operazione corre il rischio (e noi cercheremo di evitarlo) di voler presuntuosamente sfregiare un personaggio che con la sua opera ha senza ombra di dubbio rivoluzionato il mondo musicale intero», scrive Dario Luisi nel testo di presentazione della giornata, intitolata “In memoriam”.

Hisilicon Balong

APA-Foto: Hans Klaus Techt

 

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Ieri è stato presentato a Cagliari il CD “Musica d’organo nella Sardegna dell’Ottocento” in cui protagonista è Francesca Ajossa, giovante talento del Conservatorio “Giovanni Pierluigi da Palestrina”, che suona  all’organo storico Piacentini-Battani (1875) della stessa chiesa del quartiere Marina.

Edito dalla prestigiosa etichetta bolognese Tactus, il CD si colloca nel quadro delle attività del LabOs (Laboratorio Organi Storici del Conservatorio di Cagliari), volte alla valorizzazione del patrimonio organario storico della Sardegna e dei giovani organisti che hanno acquisito, grazie alle attività del laboratorio stesso, una nuova consapevolezza sull’importanza e il valore del  cospicuo patrimonio di strumenti storici ancora esistenti nella nostra isola.

La diciassettenne Francesca Ajossa interpreta con grande maturità e consapevolezza una serie di brani di autori sardi o attivi in Sardegna tra l’ultimo scorcio del Settecento e la fine dell’Ottocento mostrandoci una Sardegna “urbana” del tutto allineata al gusto italiano del tempo, in cui il linguaggio operistico è soverchiante, ma che, timidamente, trova anche il tempo per riflettere su sé stessa e sulle sue peculiarità culturali e sulle sue musiche.

Dalle musiche di Michele Fusco, Francesco Vegni, Giovanni Stefano Masala di Bosa, dense di echi tardo-settecenteschi, agli accenti pienamente romantici di Nicolò Oneto e Giovanni Battista Dessy, alle leggerezze di Antonio Porcile si giunge al rigore scolastico della fuga del nuorese Priamo Gallisay, segno dei profondi cambiamenti che la musica organistica e sacra in genere conosce alla fine del XIX secolo.

Il tutto incorniciato dal “Hymnu sardu nationale” del sassarese Giovanni Gonella e da un “ballo sardo” trascritto da un anonimo nella seconda metà dell’Ottocento che appunto vogliono rappresentare quel sentimento “nazionale” che pervase le elites sarde negli anni del Risorgimento.

Un grande sforzo produttivo LabOs in collaborazione con il Conservatorio di Cagliari, sotto la direzione artistica di Angelo Castaldo, con le ricerche storico-musicologiche di Roberto Milleddu, il supporto organario di Davide Murgia, e con la presa del suono di Enrico di Felice.

francesca-ajossa

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Venerdì 9 dicembre, alle 18.30, nella chiesa del Santo Sepolcro, a Cagliari, verrà presentato il CD “Musica d’organo nella Sardegna dell’Ottocento” in cui protagonista è Francesca Ajossa, giovante talento del Conservatorio “Giovanni Pierluigi da Palestrina”, che suona  all’organo storico Piacentini-Battani (1875) della stessa chiesa del quartiere Marina.

Edito dalla prestigiosa etichetta bolognese Tactus, il CD si colloca nel quadro delle attività del LabOs (Laboratorio Organi Storici del Conservatorio di Cagliari), volte alla valorizzazione del patrimonio organario storico della Sardegna e dei giovani organisti che hanno acquisito, grazie alle attività del laboratorio stesso, una nuova consapevolezza sull’importanza e il valore del  cospicuo patrimonio di strumenti storici ancora esistenti nella nostra isola.

La diciassettenne Francesca Ajossa interpreta con grande maturità e consapevolezza una serie di brani di autori sardi o attivi in Sardegna tra l’ultimo scorcio del Settecento e la fine dell’Ottocento mostrandoci una Sardegna “urbana” del tutto allineata al gusto italiano del tempo, in cui il linguaggio operistico è soverchiante, ma che, timidamente, trova anche il tempo per riflettere su sé stessa e sulle sue peculiarità culturali e sulle sue musiche.

Dalle musiche di Michele Fusco, Francesco Vegni, Giovanni Stefano Masala di Bosa, dense di echi tardo-settecenteschi, agli accenti pienamente romantici di Nicolò Oneto e Giovanni Battista Dessy, alle leggerezze di Antonio Porcile si giunge al rigore scolastico della fuga del nuorese Priamo Gallisay, segno dei profondi cambiamenti che la musica organistica e sacra in genere conosce alla fine del XIX secolo.

Il tutto incorniciato dal “Hymnu sardu nationale” del sassarese Giovanni Gonella e da un “ballo sardo” trascritto da un anonimo nella seconda metà dell’Ottocento che appunto vogliono rappresentare quel sentimento “nazionale” che pervase le elites sarde negli anni del Risorgimento.

Un grande sforzo produttivo LabOs in collaborazione con il Conservatorio di Cagliari, sotto la direzione artistica di Angelo Castaldo, con le ricerche storico-musicologiche di Roberto Milleddu, il supporto organario di Davide Murgia, e con la presa del suono di Enrico di Felice.

Conservatorio

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Una giornata di studi, ma anche concerti, per ripercorrere la vita e le opere di Giuseppe Agus, violinista cagliaritano che ebbe un ruolo di spicco nel panorama culturale londinese del Settecento, ma che la storia ha invece dimenticato.

L’iniziativa è dell’associazione Echi lontani che, insieme al Conservatorio di Cagliari, domani, sabato 3 dicembre alle 9.30 nell’aula magna dell’istituzione musicale organizza “Giuseppe Agus, un violinista cagliaritano nella Londra del ‘700”. La giornata è l’occasione per rimettere insieme, almeno per quanto permettano le ricerche sinora svolte, il ricco puzzle della vita di Agus, musicista che con le sue composizioni contribuì al passaggio dal severo linguaggio del “ Barocco musicale” verso il più moderno “Stile galante”.

La giornata è il punto di partenza di  un progetto triennale volto a far emergere una volta per tutte la figura di Giuseppe Agus che, sebbene non abbia la stessa grandezza di Bach o Mozart, ha lasciato un’eredità importante. Dal raffronto tra la sua produzione e quella di Luigi Boccherini, considerato l’alfiere della musica strumentale italiana della seconda metà del XVIII secolo, e arrivato storicamente più tardi, emerge infatti che per circa duecento anni sia stata attribuita a quest’ultimo una raccolta di brani composti invece dal musicista cagliaritano.

L’appuntamento di domani si apre con i saluti di Gianluca Floris ed Elisabetta Porrà, rispettivamente presidente e direttrice del Conservatorio di Cagliari, quelli dell’assessore comunale alla Cultura, Paolo Frau, del responsabile comunicazione della Fondazione di Sardegna, Graziano Milia, del direttore del dipartimento di Musica antica del conservatorio “J. J. Fux” di Graz (Austria), Dario Luisi.

Subito dopo si entra nel vivo con l’intervento di diversi studiosi: Myriam Quaquero, parlerà della “Musica nel Settecento in Sardegna, Giuseppe Agus”; Enrico Di Felice interverrà su “Un tesoro nascosto in una scoperta inaspettata”; Enrico Fanni parlerà di “Giuseppe Agus padre e figlio, una ricerca genealogica”; mentre Roberto Milleddu illustrerà “I due Agus quindici anni dopo. Un tentativo di rilettura della vita e delle opere di Giuseppe e Joseph Francis Agus”.

La giornata proseguirà alle 20.00 nel Palazzo Regio con un concerto dal titolo “Agus e Händel”: protagonista sarà il Bizzarria Ensemble, composto da Attilio Motzo (violino barocco), Sara Meloni (violino barocco, viola), Fabrizio Meloni (violoncello barocco), Fabrizio Marchionni (clavicembalo). Un altro concerto, dal titolo “Agus e J. C. Bach-Confronti” sarà proposto sabato 10 dicembre alla stessa ora, sempre nel Palazzo Regio:  protagonista sarà, ancora una volta, il Bizzarria Ensemble.

Nato a Cagliari nel 1722 (fu battezzato nella chiesa di Sant’Eulalia, nel quartiere Marina), dopo aver studiato in uno dei conservatori di Napoli, nel 1742 Giuseppe Agus divenne primo violino nella Cappella civica del capoluogo sardo. Successivamente si trasferì a Londra, dove con ogni probabilità fu uno dei componenti dell’Orchestra di Georg Friedrich Händel. Nella capitale britannica Agus strinse relazioni con i più importanti musicisti del  momento, diventando egli stesso una personalità conosciutissima. Fu stretto amico, tra gli altri, di Johan Christian Bach, figlio di Johan Sebastian, e insieme a lui divenne maestro di Elisabeth Billington, pianista precocissima poi ricordata come il più grande soprano che l’Inghilterra abbia mai avuto.

Nel 1991, a scoprire in modo casuale dell’esistenza di Giuseppe Agus, è stato il musicista Enrico Di Felice: mentre preparava un concerto per il 250° anniversario della nascita di Luigi Boccherini si è imbattuto in questo nome e nell’analizzare il corpus delle opere di Boccherini, notò che i Duetti op. 37 per due violini, erano stati restituiti (grazie agli ultimi studi di Yves Gérard e Aldo Pais, che hanno curato l’edizione moderna dello stesso Boccherini) alla legittima paternità di un compositore di nome Giuseppe Agus.

attilio-motzo  fabrizio-marchionni fabrizio-meloni

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Sabato, a Cagliari, si terrà una giornata di studi, ma anche concerti, per ripercorrere la vita e le opere di Giuseppe Agus, violinista cagliaritano che ebbe un ruolo di spicco nel panorama culturale londinese del Settecento, ma che la storia ha invece dimenticato.

L’iniziativa è dell’associazione Echi lontani che, insieme al Conservatorio di Cagliari, sabato 3 dicembre, alle 9.30, nell’aula magna dell’istituzione musicale  organizza “Giuseppe Agus, un violinista cagliaritano nella Londra del ‘700”. La giornata è l’occasione per rimettere insieme, almeno per quanto permettano le ricerche sinora svolte, il ricco puzzle della vita di Agus, musicista che con le sue composizioni contribuì al passaggio dal severo linguaggio del “Barocco musicale” verso il più moderno “Stile galante”.

La giornata è il punto di partenza di  un progetto triennale volto a far emergere una volta per tutte la figura di Giuseppe Agus che, sebbene non abbia la stessa grandezza di Bach o Mozart, ha lasciato un’eredità importante. Dal raffronto tra la sua produzione e quella di Luigi Boccherini, considerato l’alfiere della musica strumentale italiana della seconda metà del XVIII secolo, e arrivato storicamente più tardi emerge, infatti, che per circa duecento anni sia stata attribuita a quest’ultimo una raccolta di brani composti invece dal musicista cagliaritano.

L’appuntamento di sabato si apre con i saluti di Gianluca Floris ed Elisabetta Porrà, rispettivamente presidente e direttrice del Conservatorio di Cagliari, quelli dell’assessore comunale alla Cultura, Paolo Frau, del responsabile comunicazione della Fondazione di Sardegna, Graziano Milia, del direttore del dipartimento di Musica antica del conservatorio “J. J. Fux” di Graz (Austria), Dario Luisi.

Subito dopo si entra nel vivo con l’intervento di diversi studiosi: Myriam Quaquero, parlerà della “Musica nel Settecento in Sardegna, Giuseppe Agus”; Enrico Di Felice interverrà su “Un tesoro nascosto in una scoperta inaspettata”; Enrico Fanni parlerà di “Giuseppe Agus padre e figlio, una ricerca genealogica”; mentre Roberto Milleddu illustrerà “I due Agus quindici anni dopo. Un tentativo di rilettura della vita e delle opere di Giuseppe e Joseph Francis Agus”.

La giornata proseguirà alle 20.00, nel Palazzo Regio, con un concerto dal titolo “Agus e Händel”: protagonista sarà il Bizzarria Ensemble, composto da Attilio Motzo (violino barocco), Sara Meloni (violino barocco, viola), Fabrizio Meloni (violoncello barocco), Fabrizio Marchionni (clavicembalo). Un altro concerto, dal titolo “Agus e J. C. Bach-Confronti” sarà proposto sabato 10 dicembre alla stessa ora, sempre nel Palazzo Regio: protagonista sarà, ancora una volta, il Bizzarria Ensemble.

Nato a Cagliari nel 1722 (fu battezzato nella chiesa di Sant’Eulalia, nel quartiere Marina), dopo aver studiato in uno dei conservatori di Napoli , nel 1742 Giuseppe Agus divenne primo violino nella Cappella civica del capoluogo sardo. Successivamente si trasferì a Londra, dove con ogni probabilità fu uno dei componenti dell’Orchestra di Georg Friedrich Händel. Nella capitale britannica Agus strinse relazioni con i più importanti musicisti del  momento, diventando egli stesso una personalità conosciutissima. Fu stretto amico, tra gli altri, di Johan Christian Bach, figlio di Johan Sebastian, e insieme a lui divenne maestro di Elisabeth Billington, pianista precocissima poi ricordata come il più grande soprano che l’Inghilterra abbia mai avuto.

Nel 1991, a scoprire in modo casuale dell’esistenza di Giuseppe Agus, è stato il musicista Enrico Di Felice: mentre preparava un concerto per il 250° anniversario della nascita di Luigi Boccherini si è imbattuto in questo nome e nell’analizzare il corpus delle opere di Boccherini, notò che i duetti op. 37 per due violini, erano stati restituiti (grazie agli ultimi studi di Yves Gérard e Aldo Pais, che hanno curato l’edizione moderna dello stesso Boccherini) alla legittima paternità di un compositore di nome Giuseppe Agus.

“Giuseppe Agus, un violinista cagliaritano nella Londra del ‘700” è realizzato in partenariato con il Conservatorio di Cagliari “Giovanni Pierluigi da Palestrina”, e con il contributo della Fondazione di Sardegna, degli Assessorati alla Cultura e Spettacolo della Regione Sardegna, del Comune di Cagliari. Echi lontani fa parte del REMA, il network europeo dei Festival di Musica Antica.

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Domani, venerdì 28 ottobre, alle 18.30 nella Sala coro dell’istituzione musicale cagliaritana, in piazza Porrino, il musicologo Roberto Milleddu terrà una conferenza dal titolo “Early Music revival. Alle origini del fenomeno”. Early music (musica antica) è un  concetto che nel tempo è stato declinato in modi diversi e che ha abbracciato periodi storici diversi, ma che in sostanza ha riguardato il rapporto fra un “noi” contemporaneo e pratiche musicali, repertori, relativi ad un passato più o meno remoto. Se gli uomini del XVIII secolo iniziarono di fatto a riflettere sulla musica del proprio passato, è nel corso del XIX secolo che questo interesse (Rinascimento, Barocco) inizia a tradursi nell’intensificarsi di iniziative di studio, ricerca, pubblicazione ma anche di riesecuzione nel solco della tradizione romantica e tardoromantica. Sarà il secolo delle avanguardie, della rottura del canone ottocentesco che si interrogherà sul come eseguire con proprietà di stile le musiche pre-classiche, facendo convergere le conoscenze che venivano dal versante musicologico (filologia, organologia, storia etc.) con la ricerca di una prassi esecutiva  storicamente informata. Aspetti questi, che verranno indagati da Milleddu durante la conferenza.

Dopo quello di domani il “Festival degli strumenti antichi” prosegue sabato 29 ottobre, alle 21.00, nella chiesa di San Sepolcro, nell’omonima piazza cagliaritana, per un concerto dedicato alla scuola Bolognese, con Pierpaolo Scattolin impegnato nella direzione del Bizzarria Ensemble e del coro Studium Canticum.

Slitta invece al 6 dicembre la conferenza-concerto dal titolo “Erik Satie e la Parigi della Belle epoque. Un racconto per suoni e immagini” che il musicologo Marco Carraro avrebbe dovuto tenere domani all’interno della rassegna “Modernità, modernismo, avanguardie: le arti performative del ‘900 e Satie”.

milleddu