28 March, 2024
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«Nonostante da decenni il Porto commerciale di Sant’Antioco sia in stato di totale abbandono e degrado, ancora oggi possiede un enorme potenziale. Occorre una nuova politica sulla portualità, soprattutto nei confronti della nautica green che rappresenta il futuro ad alta sostenibilità ambientale. In sintesi è richiesta la totale rivisitazione del Piano Regolatore Portuale attualmente in fase di verifica.»

Lo scrivono, in una nota, Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau, portavoce del Comitato Porto Solky di Sant’Antioco.

«Le scelte del Piano Urbanistico Comunale in merito alla destinazione urbanistica delle aree ex Sardamag e Palmascave sono di interesse strategico provincialeaggiungono Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau -. Tali scelte devono rispondere ad una visione organica del territorio in grado di definirne nuovi modelli di sviluppo finalizzati alla ripresa socio economica sostenibile. L’attuale scelta urbanistica degli amministratori invece fa perdere la potenzialità edificatoria di queste aree. Per questo motivo il comitato ha chiesto il ripristino della destinazione urbanistica delle aree ex Sardamag e della Palmas Cave secondo quanto previsto dalle linee di indirizzo della Regione Sardegna, del Piano Paesaggistico Regionale e della Pianificazione Strategica Provinciale. Ovvero il ripristino della capacità edificatoria finalizzata alla realizzazione di strutture ricettive/servizi per il totale di 50.000 mc per le aree ex Sardamag e 70.000 mc per il compendio della Palmas Cave.»

«Ricordando che le linee di indirizzo del PUC presuppongono che il processo partecipativo è prioritario nella definizione delle scelte del piano stesso e che l’art.5 dello Statuto Comunale prevede una chiara e trasparente azione di coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali, economici e sociali, si fa presente che l’intero iter pianificatorio del PUC durato 12 anni è stato per tutta la sua durata secretato. L’unico rispetto procedurale è avvenuto solamente con la presentazione pubblica del Piano Urbanistico completato e subito dopo portato in adozione. Insomma la popolazione si è vista letteralmente calare dall’alto il PUCsottolineano Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau –.

«Facendo appello al buonsenso dell’intero Consiglio comunale, sarebbe opportuno in apertura dei lavori richiedere al Segretario Comunale il parere in ordine alla conformità dell’azione amministrativa alle leggi, agli statuti ed ai regolamenti in merito al processo di redazione del Piano Urbanistico Comunale andando possibilmente a verificare in quali date e in quelli termini la popolazione è stata resa partecipe delle scelte di indirizzo nonché dell’iterconcludono i tre portavoce del Comitato Porto Solky -. E nel caso si dovesse procedere ugualmente all’approvazione delle osservazioni, chiediamo ai Consiglieri l’approvazione delle tre osservazioni presentate dal comitato Porto Solky (numero 88.1, 88.2 e 88.3).»

 

La storia che ha preceduto la firma del Piano Sulcis è ampiamente conosciuta, un susseguirsi di vicende che ci ha consegnato il triste primato di provincia più povera d’Italia (allora e forse ancora oggi). Presidente della Regione Sardegna era Ugo Cappellacci e con il Piano voleva «salvaguardare le realtà esistenti e rendere competitivo territorio». Come? Con una commistione di interventi, molti provenienti dal passato, che sin da subito avevano fatto capire che si stava partendo con il piede sbagliato. Insomma un piano senza piano.

Per questo motivo fu duramente criticato dal Governo Monti che invece suggeriva l’indizione di un bando internazionale di idee per il Sulcis, per poi selezionare le migliori per raggiungere il vero obiettivo del Piano di Sviluppo per il Sulcis.

Tra i vari interventi sbandierati in pompa magna c’era il potenziamento delle infrastrutture viarie e portuali, con in testa la riqualificazione del porto di Sant’Antioco quale volano di sviluppo per la nautica d’eccellenza, la cantieristica e la ricettività.

L’invidiabile e strategica posizione al centro del Mediterraneo permette a questo porto di innescare una ripresa socio-economica senza uguali nella storia del nostro territorio. Il settore della nautica è in forte crescita, soprattutto ora che si aggiunge il settore green. Ricordiamo, inoltre, che questo settore lavora e fa lavorare l’indotto 12 mesi l’anno.

Cosa ha fatto il Piano Sulcis dopo 10 anni per viabilità e portualità? Zero riporto zero. Ad oggi ci sono ancora inutilizzati circa 50 milioni di euro recuperati dalla sonora bocciatura del famoso Nuovo Ponte di Sant’Antioco, inventato perché l’attuale stava per crollare (severissime prove di carico, ripetute più volte nel corso degli anni, hanno smentito le voci maligne).

Cosa c’è come progettazione per il porto di Sant’Antioco? Solo una pianificazione studiata 60 anni fa, ovviamente finalizzata al settore industriale e minerario dell’epoca. Nulla che si possa neppure avvicinare alle esigenze attuali. Progetti vecchi, pagati profumatamente con soldi nuovi. Per quanto riguarda la bonifica delle aree ex Sardamag attigue al porto, non si muove uno spillo e la pianificazione urbanistica va contro le aspettative del territorio. Se continua l’attuale indirizzo politico, in queste aree non potranno sorgere la ricettività ed i servizi per il nuovo porto.

L’aspetto positivo di tutta la vicenda è che è ancora tutto risolvibile. Sia chiaro, con la volontà politica di far del bene a questo territorio.

In conclusione, ringrazio di cuore i tre presidenti della Regione Sardegna che di anno in anno si sono fatti scivolare via le redini del Piano Sulcis.

Grazie Presidenti Ugo Cappellacci, Francesco Pigliaru, Christian Solinas e a scendere a tutti i soggetti che, a vario titolo, hanno contribuito a questo clamoroso fallimento tripartisan.

Rolando Marroccu

Portavoce del Comitato Porto Solky – Sant’Antioco

«Le gigantesche pale eoliche a mare, per il momento solo sulla carta, sono arrivate a circondare anche le isole di Sant’Antioco e San Pietro, il tutto in un assordante silenzio.»

Lo scrivono, in una nota, Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau, portavoce del Comitato Porto Solky di Sant’Antioco.

«Ricordiamo che i parchi eolici off shore e in generale i progetti legati alle FER, così come indicato dalla Comunità Europea, prima di essere proposti dovrebbero essere concertati con il territorioaggiungono Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau. Invece, pochi giorni fa, negli albi pretori di vari comuni del territorio sono state pubblicate le richieste di concessione demaniale da parte della Seawind Italia s.r.l. per altri due parchi eolici off shore denominati Del Toro 1 e Del Toro 2 ubicati rispettivamente a 6 e 21 miglia marine dalla costa occidentale dell’isola di Sant’Antioco. Questi ultimi due enormi parchi eolici, assieme a quelli già proposti dalla Ichnusa Wind Power s.r.l., dalla Repower Renewable s.p.a. e dalla Nora Ventu s.r.l., di fatto rappresentano il più grande ostacolo al tanto sospirato sviluppo della nautica d’eccellenza nel nostro territorio.»

«Prendiamo atto che la Sardegna nell’ultimo periodo si trova sotto attacco speculativo per quanto riguarda l’installazione di pale eoliche sia a mare che a terra, così come per la posa di immensi parchi di pannelli fotovoltaicisottolineano -. Si vorrebbe installare una potenza produttiva che va ben oltre alla capacità futura di esportazione. Anche con la realizzazione del Thyrrenian Link, il nuovo collegamento sottomarino con la Sicilia da 1.000 MW, insieme al potenziamento del Sacoi3, Sardegna-Corsica-Italia da 400 MW ed il collegamento già esistente Sapei, Sardegna-Italia da 1.000 MW, la Sardegna nel breve termine avrà collegamenti via cavo con l’Italia con una portata complessiva di 2.400 MW. Se alla capacità di esportazione si somma il consumo interno di circa 1.000 MW riesce difficile pensare che in Sardegna si possano installare FER per più di 10.000 MW.»

«Se poi consideriamo che Draghi pochi giorni fa in Parlamento ha fatto capire che grazie alle più recenti misure di semplificazione delle autorizzazioni, i progetti del PNRR possono andare in deroga a qualsiasi norma ambientale e paesaggistica, è facile capire come la Sardegna, e il Sulcis in particolare, possano diventare vittima inerme di una speculazione che non lascerà nessun beneficio e anzi produrrà ulteriori impedimenti allo sviluppo socio economico. In conclusione, nel ribadire la non contrarietà allo sviluppo delle FER, il Comitato Cittadino Porto Solky di Sant’Antioco, auspica che il territorio unisca le forze per trovare un compromesso nei confronti delle numerose ed eccessive richieste di concessione demaniale al fine di rimuovere i vincoli legati alla navigabilità. Inoltre si dovrebbe imporre al Governo affinché una parte del surplus di produzione di energia prodotta dalle FER, venga utilizzata in Sardegna per la produzione di idrogeno facendo passi da gigante sia per la ricerca che per l’occupazione e l’ambiente creando quindi migliaia di nuovi posti di lavoro.»

«Nella strada gruviera SS 126 è un susseguirsi di limiti di velocità, spesso a 50 km/h, installati a causa della presenza di incroci a raso e di buche. Quindi se per quest’ultime ANAS a breve dovrebbe rifare il manto stradale in diversi tratti, per tutti gli altri interventi sulla viabilità territoriale proposti nel giugno 2020 che intenzioni ha l’assessorato dell’Industria che attualmente ha in consegna il Piano Sulcis e fondi residui?»

Lo dice Rolando Marroccu, uno dei tre coordinatori del Comitato Porto Solky.

«Per mettere in sicurezza la viabilità territoriale non sarà sufficiente il solo rifacimento del manto stradale. Paradossalmente le strade riasfaltate, incitando ad andare più veloci, potranno diventare più pericolose a causa degli innumerevoli incroci a raso e della ridotta sezione stradaleaggiunge Rolando Marroccu -. Il Sulcis con la sua rete viaria insufficiente e in condizioni precarie, da tutti ritenuta altamente pericolosa, non può più attendere i veri interventi strategici realmente funzionali allo sviluppo del territorio già previsti dalle linee di indirizzo del Piano Sulcis ovvero la messa in sicurezza della viabilità primaria del territorio dell’asse viario che va dal bivio Sirai verso le direttrici di Nuxis per il basso Sulcis e Calasetta per le isole.»

«Occorre ricordaresottolinea Rolando Marroccu che pochi giorni dopo la bocciatura del progetto del Nuovo Ponte di Sant’Antioco il Comitato Porto Solky, al fine di rimodulare velocemente i 57,5 milioni allora disponibili, aveva tempestivamente inviato alla Regione Sardegna le proposte sulla viabilità e sulla portualità che accoglievano la volontà formalmente espressa dai 16 Sindaci facenti parte del Piano Sulcis, i quali avevano partecipato alla Conferenza dei Servizi che aveva bocciato l’opera. Precisiamo che gli interventi sulla viabilità sono quelli già validati dal Piano Provinciale dei Trasporti e della Mobilità della ex Provincia di Carbonia Iglesias (PTMP).»

«A distanza di quasi due anni cosa si è fatto in merito alle proposte fortemente volute dal territorio? – conclude Rolando Marroccu -. Che risposte dà l’assessorato dell’Industria che attualmente detiene le sorti del Piano Sulcis?»

“C’è chi ha troppo e chi nulla” e poi c’è “chi ha tanto e non fa nulla” come nel nostro disastrato territorio. Per capire il senso di tale affermazione occorre fare una rapida ricognizione degli ingenti finanziamenti che abbiamo a disposizione ma che per puro immobilismo politico rischiano di essere persi o sperperati.

Per il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la Regione Sardegna ha presentato progetti per 7 miliardi e 690 milioni di euro. A grandi linee, si potrebbe presupporre che, in proporzione alla popolazione, per il Sulcis Iglesiente vengano finanziati investimenti per circa 600 milioni di euro.  Ad oggi non si conoscono i progetti.

Per il JTF, Just Transition Fund, l’Europa ha stanziato per l’area di Taranto e Sulcis Iglesiente 1,2 miliardi di euro in totale. Per il nostro territorio potrebbero essere finanziati progetti per circa 500 milioni. Al contrario del PNRR, per il JTF non si conoscono i 23 progetti selezionati tra i circa 200 proposti qualche mese fa dal territorio.

Infine, nell’ultimo stato di avanzamento del Piano Sulcis pubblicato nel 2019 si legge che la dote finanziaria del Piano sarebbe di un miliardo e 243 milioni di euro, di cui 805 milioni da fondi pubblici e 438 milioni da capitali privati. A fronte di una somma così ingente, risultano liquidati solamente 139 milioni. Quindi la chiusura dell’ufficio di coordinamento del Piano Sulcis fa pensare verosimilmente che ad oggi ci siano circa 1 miliardo e 100 milioni di investimenti immobilizzati.

Se sommiamo questi ultimi ai fondi del PNRR e del JTF si arriva alla cifra pazzesca di 2,2 miliardi. Occorre precisare che sono stime molto approssimative che comunque se rapportate agli altri territori d’Italia, fanno inquadrare il Sulcis Iglesiente come un unicum in tutta Italia; baciato dalla fortuna da un lato e prigioniero dell’immobilismo politico dall’altro.

La Provincia, intanto, istituzionalmente deputata a coordinare l’attività amministrativa del territorio, risulta soppressa da aprile ed opera oggi sotto Commissario regionale e con appena un terzo dei dipendenti.

Basta piangersi addosso, è vero che il Sulcis Iglesiente è tra le aree più povere d’Europa, ma è altrettanto vero che ha ricevuto e continua a ricevere ingenti finanziamenti che per miopia politica vengono sistematicamente sperperati o rimangono inutilizzati.

E’ quindi giunto il momento che Sindaci, Sindacati, Associazionismo e popolazione tutta, si uniscano in un fronte unico, per rivendicare l’istituzione nel territorio di una vera cabina di regia.

Perché dobbiamo continuare a perdere treni su treni?

Perché altri devono decidere per noi?

Concludiamo con un caloroso invito rivolto a tutti i Sindaci del territorio, soprattutto appena eletti: sarebbe opportuno non perdere un solo giorno per rivendicare l’istituzione di una vera Cabina di Regia nel territorio e il contestuale avvio dei tavoli istituzionali per riappropriarsi del potere decisionale nei confronti delle progettualità già avviate dai vari piani, nonché per recepire nuove proposte di investimenti realmente strategici per il Sulcis Iglesiente

Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau

Portavoce Comitato Porto Solky

Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Giovannini ha nominato il presidente Solinas Commissario Straordinario per la viabilità. Tra le 10 opere considerate strategiche compare inspiegabilmente il Nuovo Ponte di Sant’Antioco il cui progetto è stato sonoramente bocciato dallo stesso Ministero nel maggio 2020.

Sant’Antioco 12 settembre 2021: sembra di essere su scherzi a parte ma è accaduto realmente che un Ministero abbia potuto commissariare la realizzazione di un viadotto quando lo stesso Ministero nel maggio 2020 ne aveva bocciato il progetto. La decisione era stata presa dalla Conferenza di Servizi alla quale aveva partecipato attivamente il fronte unico promosso dal Comitato Porto Solky di Sant’Antioco al quale avevano aderito 16 comuni del territorio e varie associazioni ambientaliste.

Come è possibile che sia potuto accadere?

Come mai la Regione Sardegna non si è accorta che nell’elenco delle 10 opere commissariate c’è un progetto respinto con vigore da tutto il territorio?

Tre giorni dopo la bocciatura del progetto il Comitato Porto Solky, al fine di rimodulare velocemente i 57,5 milioni all’ora disponibili, aveva tempestivamente inviato al presidente Solinas delle proposte sulla viabilità e sulla portualità che accoglievano la volontà formalmente espressa dai 16 Sindaci facenti parte del Piano Sulcis. A questa proposta non c’è mai stato un riscontro. Come mai?

Il Sulcis con la sua rete viaria insufficiente e in condizioni precarie, da tutti ritenuta altamente pericolosa, non può più attendere i veri interventi strategici realmente funzionali allo sviluppo del territorio già previsti dalle linee di indirizzo del Piano Sulcis ovvero la messa in sicurezza della viabilità primaria del territorio dell’asse viario bivio Sirai-Nuxis-Calasetta.

Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau,

portavoce del Comitato Porto Solky – Sant’Antioco

Il Comitato Cittadino Porto Solky di Sant’Antioco, da anni impegnato per la ripresa socio economica del Sulcis, ha proposto l’eliminazione degli enormi tralicci che oggi attraversano lo stagno di Santa Caterina e la Laguna di Sant’Antioco tramite l’interramento della linea con un tracciato esterno alle zone sensibili. Si propone di finanziare la stessa tipologia di intervento realizzata nel 2007 nello stagno di Molentargius.

Il Just Transition Fund (JTF) dovrebbe finanziare il Sulcis Iglesiente con circa 500 milioni di euro per supportare la transizione verso modelli economici più sostenibili. Per beneficiare delle ingenti risorse occorrerà dotarsi di un Piano Territoriale per una Transizione Giusta elaborato sulla base di progetti o idee da presentare entro la fine di aprile.

L’eliminazione dei 16 tralicci richiede l’interramento di circa 5,6 km di elettrodotto che partendo dalla zona retrostante la ex centrale di Santa Caterina, attraversa la zona SIC Stagno di Santa Caterina e parte della laguna di Sant’Antioco per poi attestarsi alla Cabina Primaria di Sant’Antioco. Il costo stimato per l’intervento è di 10 milioni di euro.

La proposta mira soprattutto a salvaguardare l’aspetto paesaggistico e la sopravvivenza della colonia stanziale del fenicottero rosa e dell’avifauna che popola abitualmente l’area SIC di Santa Caterina in quanto, nonostante gli interventi attuati per limitare la collisione e la folgorazione degli uccelli, ad oggi si continuano a trovare carcasse di volatili spesso sotto i cavi e talvolta anche appese ai conduttori proprio in prossimità dei dissuasori ottici a spirale.

L’intervento proposto migliorerebbe la resilienza della rete elettrica e, fattore molto gradito alle comunità da questa servite, la continuità di servizio. Inoltre ridurrebbe, quasi azzerandole, le periodiche attività manutentive che necessita l’attuale elettrodotto esposto ai forti venti e all’inquinamento di tipo salino. Proprio in questi giorni l’ente gestore sta provvedendo alla sostituzione dei conduttori. Inoltre L’eliminazione dei tralicci consentirebbe l’accesso alla laguna di Sant’Antioco ad un numero maggiore di barche a vela. Ricordiamo che negli scorsi anni diverse imbarcazioni hanno urtato i conduttori in tensione con i loro alberi.

L’intervento è funzionale anche al progetto di recupero e riqualificazione della centrale elettrica di Santa Caterina, monumento di archeologia industriale, una delle testimonianze più significative di quello che fu l’industrializzazione in Sardegna nei primi del Novecento che attualmente versa in stato di abbandono e degrado.

La proposta del Comitato Porto Solky si sviluppa nelle tre dimensioni della sostenibilità poiché garantisce non solo uno sviluppo di tutela ambientale, ma soprattutto uno sviluppo sociale ed economico poiché favorirà il rilancio turistico del territorio grazie alla nuova vista dell’intero comparto paesaggistico formato dallo stagno, in cui vivono e nidificano i fenicotteri, dalla laguna e dal waterfront di Sant’Antioco; un intervento auspicato ed ampiamente gradito sia dalla popolazione, dagli imprenditori turistici, dal mondo della nautica nonché dalle amministrazioni locali.

Il Comitato vorrebbe stimolare l’intero territorio alla presentazione di altre idee di sviluppo sostenibile.

Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau

Portavoce del Comitato Porto Solky

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I tre portavoce del Comitato Porto Solky, Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau, hanno inviato ieri pomeriggio una richiesta di convocazione degli Enti interessati al Piano Sulcis per la presentazione delle proposte di rimodulazione dei finanziamenti derivanti dalla bocciatura del progetto per la realizzazione del Nuovo Ponte di Sant’Antioco, riguardanti la viabilità del Sulcis e la pianificazione per il porto di Sant’Antioco.

«Il Comitato Porto Solky ha inviato le schede tecniche del CIREM per le proposte di rimodulazione dei 57,5 milioni di euro che saranno disponibili dalla mancata realizzazione del Nuovo Ponte. Si punta sugli investimenti nel Porto di Sant’Antioco, sulla viabilità di tutto il Sulcis: circonvallazione per Calasetta e riqualificazione di SS 126, SP 75 e SS 293 – si legge in una nota -. Martedì 9 giugno il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha inviato l’ennesima comunicazione che conferma l’irremovibile rigetto in merito alla realizzazione del Nuovo Ponte di Sant’Antioco e invita gli Enti a presentare nuovi progetti per la viabilità strategica del territorio. Tale informativa ribadisce per l’ennesima volta, a chi non si è ancora rassegnato all’evidenza, la sonora bocciatura del mega viadotto di 2 km dal costo di 57,5 milioni di euro.»

«Ricordiamo che questa vittoria che resterà alla storia è potuta avvenire grazie alla presa di posizione unanime dei Sindaci del Sulcis che, accettando l’invito del Comitato Porto Solky, recentemente avevano costituito il granitico fronte del NO, condividendo le Osservazioni Tecniche del Comitato che hanno dimostrato l’assoluta inutilità del progetto Anas in quanto privo di valenza strategica la ripresa socioeconomica del Sulcis Iglesiente aggiunge la nota del Comitato Porto Solky -. In assenza del fronte unico si sarebbe rischiato di sperperare 57,5 milioni di euro del Piano Sulcis in quanto l’Anas aveva chiesto l’applicazione degli articoli di legge per la quale, a fronte di un progetto strategico, l’opposizione del solo Comune di Sant’Antioco sarebbe stata inutile.»

«I Sindaci del Piano Sulcis, legittimati ad indirizzare i finanziamenti, hanno già deciso: si deve perseguire lo sviluppo della Nautica nel territorio e la riqualificazione della viabilità di tutto il Sulcis – concludono Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau -. D’altronde quei finanziamenti sono il frutto delle battaglie del 2012 che rivendicavano una nuova opportunità di ripresa socioeconomica della provincia più povera d’Italia.»

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I tre portavoce del Comitato Porto Solky, Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau, plaudono alla bocciatura del progetto che prevedeva la realizzazione del nuovo ponte e della circonvallazione di Sant’Antioco, decisa dalla conferenza dei servizi del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

«Nonostante il Nuovo Ponte di Sant’Antioco sia definita un’opera strategica a livello nazionale, la sua realizzazione è stata sonoramente bocciata dal ministero Infrastrutture e Trasportiscrivono in una nota Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau -. Questo è potuto avvenire grazie alla presa di posizione unanime dei Sindaci del Sulcis che, accettando l’invito del Comitato Porto Solky, recentemente avevano costituito il granitico fronte del NO condividendo le Osservazioni Tecniche che dimostrano l’assoluta inutilità del progetto Anas, in quanto privo di valenza strategica sia per la Nazione che tanto meno per la ripresa socio economica del Sulcis Iglesiente. Si è rischiato di sperperare 57,5 milioni del Piano Sulcis in quanto l’Anas aveva chiesto l’applicazione degli articoli di legge, per cui a fronte di un progetto strategico l’opposizione del solo Comune di Sant’Antioco sarebbe stata inutile. Tra l’altro il progetto proposto era compatibile con il PUC vigente.»

«I Sindaci del Piano Sulcis, legittimati ad indirizzare i finanziamenti che si renderanno disponibili alla rimodulazione hanno già deciso: si deve perseguire l’obiettivo principale del Piano Sulcis, lo sviluppo della Nautica nel territorio e la riqualificazione della viabilità di tutto il Sulcis, nessuno escluso; d’altronde quei finanziamenti sono il frutto delle battaglie del 2012 che rivendicavano una nuova opportunità di ripresa socio economica della provincia più povera d’Italiaaggiungono i tre portavoce del Comitato Porto Solky -. La decisione dei Sindaci, che auspicano tutti alla riqualificazione del porto di Sant’Antioco, potrebbe essere soddisfatta con la realizzazione dell’anello stradale che collega Carbonia-Portoscuso-Matzaccara-Giba-Nuxis, nonché riqualificando l’intera S.S. 126, iniziando dalla circonvallazione per Calasetta; interventi già definiti invarianti dal Piano Sulcis ed essenziali per il collegamento del nuovo porto di Sant’Antioco con la viabilità provinciale e regionale.»

«Il Comitato Porto Solky – concludono Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau – è fiducioso che sia la Regione Sardegna che il ministero dello Sviluppo economico prendano atto rapidamente della volontà del territorio e si rendano disponibili nel velocizzare la rimodulazione dei 57,5 milioni di euro così come hanno già richiesto all’unanimità dai Sindaci del territorio.»

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L’iniziativa assunta da 17 sindaci di altrettanti Comuni del Sulcis Iglesiente che hanno chiesto al ministero delle Infrastrutture dei Trasporti di essere convocati alla Conferenza dei Servizi e di potersi esprimere sul progetto Ponte/Circonvallazione di Sant’Antioco, in particolare dopo il parere negativo espresso dal comune di Sant’Antioco, è salutata con grande soddisfazione dai tre portavoce del Comitato Porto Solky, Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau che da alcuni anni si battono contro la realizzazione dello stesso progetto.

«Nell’aprile 2016 la politica si rassegnava alla costruzione di un inutile nuovo ponte a Sant’Antioco da 57,5 milioni di euro scrivono in una lunga nota i tre portavoce del Comitato Porto Solky -. Venivano sottratti i finanziamenti per la riqualificazione delle principali strade del Sulcis: ma un gruppo di cittadini non ci sta e dopo quattro anni di battaglie riesce a comporre un fronte unico di 17 Sindaci che hanno richiesto al Ministero la non realizzazione del nuovo ponte a favore del porto abbandonato di Sant’Antioco e della disastrata viabilità del Sulcis. Finalmente uno degli obiettivi primari del Piano Sulcis, ovvero lo sviluppo della nautica d’eccellenza, potrà concretizzarsi con la valorizzazione del golfo di Palmas tramite la riqualificazione del Porto di Sant’Antioco ed il miglioramento dell’intera viabilità del Sulcis. Tutto ciò potrà avvenire grazie alla rimodulazione dei 57,5 milioni di euro oggi destinati al nuovo ponte di Sant’Antioco. Il recupero di questa ingente somma e il conseguente investimento nel territorio in opere realmente funzionali allo sviluppo socio economico della provincia più povera d’Italia, renderà giustizia a chi, nel lontano 2012, aveva combattuto aspramente per vedere finanziato il Piano Sulcis.»

«Si potrebbe gridare al miracolo aggiungono Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau -: raramente in Italia i Sindaci di un intero territorio si stringono attorno alle istanze dei comitati cittadini ed associazioni ambientaliste. A breve il Provveditorato interregionale per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti potrà rigettare l’istanza dell’Anas relativa a tale opera grazie al granitico fronte unico composto da tutti i Sindaci del Sulcis. Tutto ciò è potuto avvenire a seguito dell’invito del comitato Porto Solky, esteso ai primi cittadini del territorio, ad assumere una netta presa di posizione in merito al contestato nuovo ponte. I Sindaci hanno quindi già formalmente condiviso le Osservazioni del comune di Sant’Antioco e di quelle elaborate dal Comitato stesso e sottoscritte dalle associazioni ambientaliste Grig (Gruppo di Intervento Giuridico), WWF Sardegna e Italia Nostra Sardegna. Ricordiamo che i Sindaci si erano già resi disponibili alla sottoscrizione delle osservazioni del Comitato durante le due riunioni avvenute nel marzo 2019 presso la sede dell’Unione dei Comuni del Sulcis.

Ricordiamo inoltre che, data la valenza strategica nazionale dell’opera, la mancata presa di posizione unanime del territorio avrebbe portato sicuramente all’espressione di un parere positivo per la realizzazione del ponte con il conseguente sperpero di 57,5 milioni di euro. Tutti quanti siamo fiduciosi che l’Anas prenda atto della volontà del territorio e che si renda disponibile nel contribuire alla realizzazione di interventi mirati alla messa in sicurezza della rete viaria del Sulcis, così come previsto nel piano strategico provinciale della viabilità, iniziando dalla circonvallazione per Calasetta, così come proposto all’unanimità dai comuni di Sant’Antioco, Calasetta, Carloforte, Carbonia, Domusnovas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Giba, Perdaxius, Masainas, Villaperuccio, Tratalias, Nuxis, Narcao, Santadi, Sant’Anna Arresi e Piscinas.»

«La vicenda del Nuovo Ponte di Sant’Antioco resterà nella storiasottolineano Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau -. Facciamo un riepilogo dei passaggi più salienti:

2008 – a seguito di semplici verifiche visive, l’attuale ponte viene considerato pericolante e proposto un intervento per la messa in sicurezza dal costo di 12 milioni di euro. Il Comune (con risorse esigue) fa installare nella struttura dei sensori e piccoli semafori che iniziano a terrorizzare la popolazione. Da allora si instaura una campagna di terrorismo psicologico che per anni ha convinto tutti sull’urgente necessità di realizzare un nuovo ponte o tunnel in sostituzione del “pericolante ponte” (così come veniva descritto dai media).

2012 – Senza il coinvolgimento della popolazione, si iniziava a progettare un nuovo collegamento terrestre tra l’istmo e l’isola madre. Sin da subito si escludeva la soluzione tunnel a favore di un nuovo ponte dal costo iniziale di “soli” 19 milioni di euro (a fronte dei 12 necessari per la manutenzione di quello “pericolante”).

2015 – Viene alla luce il Nuovo Ponte di Sant’Antioco che, dopo tre anni, ha assunto le dimensioni di un mastodontico viadotto composto da 25 piloni, lungo 2 km e alto 18 metri. Il costo per la sua realizzazione nel frattempo viene triplicato è raggiunge la pazzesca cifra di 57,5 milioni di euro. Per coprire tali costì vengonosottratti i finanziamenti inizialmente previsti dal Piano Sulcis per la viabilità primaria del territorio. I Sindaci, loro malgrado, a fronte del pericolo di crollo furono quasi obbligati ad accettare questo nuovo ponte, che oltre a sostituire quello attuale sempre più pericolante, fu definito “strategico” per lo sviluppo della nautica all’interno della laguna di Sant’Antioco e che avrebbe dovuto rappresentare il volano di sviluppo dell’intero Sulcis (senza tener conto che la laguna di Sant’Antioco è uno specchio d’acqua dai fondali bassissimi e sabbiosi, mentre il vero porto di Sant’Antioco è nel golfo di Palmas e quindi aperto alle rotte del Mediterraneo).

2016 – La popolazione di Sant’Antioco mal gradiva un’opera calata dall’alto e cercava di convincere la politica ad un cambio di rotta per far realizzare un tunnel al posto del nuovo ponte (ricordiamo che si era ancora convinti che il ponte fosse pericolante). Purtroppo, fu tutto vano perché già dal 2012 era già stata prepotentemente decisa la realizzazione di tale nuova opera. Nell’aprile 2016, l’allora Consiglio comunale di Sant’Antioco, deliberava per la realizzazione del nuovo ponte dando il via libera all’Anas per la messa a bando (si vuole precisare che si presero decisioni senza avere una minima idea di come sarebbe stato stravolto l’accesso alla città e dell’assurdo impatto paesaggistico dell’opera, che tra l’altro andrebbe ad occultare la vista dell’antico ponte romano). A seguito della delibera, attorno alla vicenda calò forte il senso di rassegnazione da parte di tutte le forze politiche sia regionali, che comunali.

Un gruppo di cittadini, cercando di dare voce al malcontento generale, iniziò un lavoro di ricerca sugli studi, atti e delibere che avevano portato a certe scelte.

Maggio 2017 – A Sant’Antioco si costituiva il Comitato cittadino Porto Solky, che consapevole che questa scelta, fondata su presupposti errati e considerazioni che risulteranno inattendibili, si opponeva a tale opera, che altro non è che uno sperpero di soldi per la realizzazione di un’infrastruttura inutile con l’obiettivo di una rimodulazione dei finanziamenti a favore della riqualificazione del porto di Sant’Antioco e della messa in sicurezza dell’intera viabilità, quale vero volano di sviluppo socio economico per l’intero territorio. Durante i numerosi incontri si iniziavano ad evidenziare tutte le anomalie e incongruenze rilevate in merito alle previste opere dal Piano Sulcis per lo sviluppo della nautica.

Non meno impegnativa era stata la lotta alle innumerevoli fake news che contribuivano a diffondere rassegnazione sulla vicenda (penali multimilionarie, pericolosità del ponte, lavori di imminente avvio…).

Nonostante tutto, grazie alla fiducia della popolazione e dei media che hanno sempre condiviso le denunce, le critiche e le proposte del Comitato Porto Solky, si è riusciti a “risvegliare le forze politiche locali, Regionali e Governative rendendo tutti consapevoli del fatto che vi erano diversi problemi relativi ai progetti del piano Sulcis che rischiavano di ottenere un risultato contrario alle richiesta  di rilancio della provincia più povera d’Italia.

Ad ottobre 2017 era stata presentata anche un’interrogazione parlamentare, tutt’ora in corso.

2017-2020 – in questo triennio il comitato con determinazione e caparbietà ha ricercato gli atti, gli indirizzi e gli studi, evidenziandone le criticità e le contraddizioni e divulgandole alla popolazione e alla politica raggiungendo gli obiettivi che ci si erano prefissati:

– elaborazione Osservazioni congiunte con associazioni ambientaliste;

richiesta esecuzione prove di carico sull’attuale ponte;

– presa di coscienza da parte della politica a tutti i livelli;

– coesione di intenti con i Sindaci del territorio;

– condivisione di un progetto di sviluppo della nautica tramite la valorizzazione del golfo di Palmas;– riqualificazione delle principali tratte viarie del Sulcis;

– riqualificazione del ponte attuale

«Ringraziamo l’intera popolazione per la costante e sentita partecipazione ai numerosi incontri pubblici svoltosi nel corso degli anni. Ringraziano tutti i giornalisti che puntualmente hanno dato loro spazio in quotidiani, radio e TV. Ringraziamo i Sindaci del territorio per la fiducia riposta. Infine, ringraziamo, soprattutto, tutti quei cittadini che a vario titolo hanno collaborato attivamente alle infinite sessioni del gruppo di lavoro del comitatoconcludono i tre portavoce del Comitato Porto Solky -. Un esempio di partecipazione informata che auspichiamo diventi una regola per la pianificazione e per la realizzazione delle opere infrastrutturali che il territorio rivendica. Il tutto per evitare di perdere tempo e denaro con scelte calate dall’alto e che, come in questo caso, non tengono conto delle reali esigenze e aspettative delle popolazioni interessate.»