19 April, 2024
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Dopo il sold-out di Herbie Hancock, le lezioni concerto di Bietti, la grande classe di Franco D’Andrea e l’emozionante solo di contrabbasso di Adam Ben Ezra, prosegue a ritmo serrato il programma della terza giornata dell’European Jazz Expo. Grande attesa per il quartetto di Eli De Gibri, sassofonista e compositore israeliano già al fianco di Hancock, riconosciuto come band leader di livello internazionale grazie al suo inesauribile talento artistico. A fianco dei musicisti più talentuosi del mondo, non poteva mancare il nostro Gavino Murgia, protagonista di Africa Sky in trio con Hamid Drake e Majid Bekkas. Alle 22.30, infine, Federico Nathan virtuoso del violino di origine uruguayana, più volte tra i solisti di spicco di Snarky Puppy, alla testa di un quintetto che promette scintille. Alla fine dei concerti, nel Fuaié del teatro spazio a RadioX Corner.

Ma ecco nel dettaglio il programma di venerdì 1 novembre

Tra scrittura e improvvisazione

1 e 2 novembre

Sala M2, ore 11.00

Luca Caponi – percussioni

Pasquale Laino – sax soprano

Alessandro Gwis – piano

Considerato tra i migliori divulgatori musicali italiani (ma è anche compositore, pianista e musicologo, collaboratore dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma e voce radiofonica notissima), Bietti, in occasione dell’EJE sarà il protagonista di un ciclo di lezioni dal titolo “Tra scrittura e improvvisazione”, in scena negli spazi del Teatro Massimo di Cagliari, dove assieme ai suoi compagni di viaggio Luca Caponi (percussioni), Pasquale Laino (sax soprano) e Alessandro Gwis (piano) racconterà i lati più nascosti della musica. Per esempio? Integrazione, alchimia, spiritualità.

Il Jazz con gli occhi di un bambino

Sala M3, ore 12.00

Progetto di Contattosonoro e S’Ardmusic

Quarta edizione dell’evento sonoro-musicale dedicato ai piccolissimi, un progetto ideato e condotto dalla musicoterapeuta di Contattosonoro Francesca Romana Motzo, in coproduzione con S’Ardmusic e collaborazione con Jazz in Sardegna. Un appuntamento che vedrà come protagonisti i genitori e bimbi della classe 12/24 mesi, provenienti dalla Scuola Civica di Musica di San Sperate (diretta da Francesco Pilia) e che viene aperta l’esperienza anche ad un gruppo esterno alla scuola della fascia d’età 24/28 mesi, che si è preparata all’esperienza partecipando al Jazzy Bimbi Lab, organizzato a ridosso del Festival Jazz in Sardegna 2019. Un dialogo sonoro-musicale che vuole avere l’ambizione di un incontro e di uno scambio profondo, tra un musicista jazz e un gruppo di piccoli improvvisatori coi loro genitori, che arricchisca entrambe le parti e, soprattutto, consolidi la motivazione principale: la musica non solo come un percorso di acquisizione di competenze, ma come fondamentale esperienza di vita.

Growin’Jazz, i nuovi talenti del Jazz italiano

Giardini Exma, Radio Social Club, ore 13.00

Vittorio Esposito – pianoforte

Simone Faedda – Chitarra

Gabriel Marciano – Sax alto

Cesare Mecca – Tromba

Matteo Piras – contrabbasso

Gianrico Manca – batteria e direzione artistica

Il progetto di Growin’Jazz si inserisce a largo raggio nel solco dell’esperienza ormai quarantennale di Jazz in Sardegna. La ricerca continua di nuove forze, idee e talenti si manifesta con una rassegna all’interno del cartellone di EJE2019. I protagonisti, tutti giovanissimi talenti e certamente futuri protagonisti della scena musicale italiana, sono stati selezionati da Gianrico Manca, uno dei più prolifici artisti del panorama musicale isolano e nazionale. I concerti si terranno in diverse soluzioni durante i due jazzbrunch previsti al RadioX SocialClub per poi aprire i concerti sul palco del teatro Massimo la sera di sabato 2 novembre.

AFRICA SKY 

1 novembre

Sala M3 ore 19.30

Gavino Murgia – sax

Majid Bekkas – batteria

Hamid Drake – gnawa

Momenti di magia. Aspetti fortunati di umanità. Set di musica nel cuore del tempo. L’originale formazione artistica di Gavino Murgia con Majid Bekkas e Hamid Drake è un tuffo nel cuore dell’Africa più autentica, nell’Africa Sky appunto, con le sue suggestioni, i suoi colori, le sue malie. Un progetto in trio, capitanato dal sassofonista nuorese, capace di riflettere le innumerevoli esperienze musicali vissute dai tre artisti a ogni latitudine del mondo. E che offre radici e aperture, tradizione e modernità.

Majid Bekkas è un musicista marocchino polistrumentista, compositore, insegnante di canto, oud, e chitarra classica, co-direttore artistico del festival Jazz au Chellah di Rabat; Hamid Drake è senza tema di smentita, tra i più forti batteristi viventi dell’ambito del jazz, improvvisato e cross over, immerso fin da adolescente nell’ascolto R&B e funk della sua Chicago, così come di tutto il Motown, Stax e Atco; Gavino Murgia, infine, non ha quasi bisogno di presentazioni: l’Isola con le sue profonde radici sonore è costantemente presente nel suo percorso artistico e questa immersione nel mondo del jazz gli consente di accrescere la propria esperienza e di conoscere tantissimi musicisti con i quali non smette di compiere innumerevoli esperienze musicali.

Il concerto in scena venerdì, 1 novembre, è un pulsare ritmico dai cuori allineati, una spirale in musica tra visioni ancestrali e sintesi moderne, un cortocircuito di emozioni che si parlano e si raccontano al pubblico in modo onesto, sincero, appassionato. Africa Sky, un meltin’ pot di strumenti e musica sarda, araba, gnawa, jazz. Un viaggio meraviglioso all’origine dei suoni.

Eli Degibri

Sala grande ore 21.00

Eli Degibri – sax

Tom Oren – piano

Tamir Shmerling – bass

Eviatar Slivnik – batteria

Sassofonista di grande talento e compositore di razza, Eli Degibri è uno dei grandi ospiti del nostro festival. Nato a Tel Aviv nel 1978, inizi degli anni Novanta, non ancora ventenne, si è imposto all’attenzione della critica internazionale ottenendo  numerosi riconoscimenti (“Premio Primo Ministro israeliano per la composizione jazz”, “Premio Landau per performance jazz”).

Alla fine degli anni Novanta anche un mito come Herbie Hancock lo ha chiamato a far parte del suo sestetto (1999-2002), consacrandolo definitivamente con queste parole: «Un compositore, arrangiatore e performer di grande talento… uno che è pura musica e che percorre sentieri inesplorati, un artista che ha il potenziale giusto per essere una forza formidabile nell’evoluzione del jazz».

Ma non è tutto: dal 2002 al 2011, Degibri entra in un’altra leggendaria formazione capeggiata dal grande batterista Al Foster.

Apprezzato per le sue esibizioni carismatiche, il sassofonista israeliano negli ultimi dieci anni ha conquistato definitivamente il pubblico che oggi lo segue fedelmente in occasione dei suoi concerti.

Secondo Bill Milkowski (JazzTimes), “Degibri è un improvvisatore eccezionalmente melodico con un tono tenore profondo e audace” mentre per Karl Stark (The Philadelphia Inquirer) è “un personaggio potente e affascinante che provoca brividi impressionanti, sia come musicista che come compositore”. Nell’ottobre dello scorso anno ha pubblicato “Soul Station”, un nuovo album realizzato come omaggio al leggendario sassofonista e suo grande ispiratore Hank Mobley.

Impegnato nella lunga tradizione di tutoraggio nel mondo del jazz (nel 2012 è stato invitato alla Giornata internazionale del jazz dell’UNESCO voluta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York), oggi è concentrato quasi esclusivamente sul lavoro con la sua band, richiestissima e applaudita nei più prestigiosi festival di tutto il mondo.

Federico Nathan Project

Sala grande ore 22.30

Baptiste Bailly – pianoforte

France Diego Pinera – batteria

Federico Nathan è uno dei più grandi violinisti uruguaiani del nostro tempo, e il suo linguaggio è un viaggio attraverso universi sonori diversi, in grado di cancellare la barriera tra classica e popolare, creando al tempo stesso un tipo di musica libera dai pregiudizi e profondamente fantasiosa. Nato a Montevideo, nel 1986, Federico Nathan ha iniziato a studiare il violino all’età di 8 anni, e da allora si esibisce come solista in ensemble e orchestre in tutto il mondo. Nella tavolozza della sua musica, Federico Nathan aggiunge colori, melodie e ritmi come un esperto pittore: elementi di rock, jazz, di classica ma anche di musica uruguaiana convergono nella sua spartitura, mentre bilancia con grande maestria arrangiamenti pianificati con altri assolutamente improvvisati. Oggi Federico Nathan è il secondo violino della olandese Metropole Orchestra – due volte vincitrice del Grammy – con cui si è esibito insieme ad artisti del calibro di Joshua Redman, Snarky Puppy, Gregory Porter, Esperanza Spalding, Quincy Jones e Gonzalo Rubalcaba. Inoltre, insegna tecnica di violino alla Berklee School di Valencia. Da autentico musicista versatile, partecipa a progetti diversissimi tra loro, attento a portare avanti il proprio progetto, punto d’incontro della sua fervida curiosità creativa. Ed è proprio con questo suo nuovo lavoro che Federico Nathan si esibirà il 1 novembre sul palcoscenico del teatro Massimo, assieme ai suoi compagni di viaggio Baptiste Bailly al pianoforte, e France Diego Pinera alla batteria.

              

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È iniziato il conto alla rovescia per l’inaugurazione del 37° Festival Internazionale Jazz in Sardegna – European Jazz Expo che, dal 30 ottobre al 3 novembre 2019, andrà in scena a Cagliari su sei palcoscenici diversi: Teatro Massimo (con i suoi quattro spazi T1, Minimax, T3 e Fuaiè), Exma’ e Jazzino.

Un’edizione davvero particolare, interamente dedicata ad Alberto Rodriguez nel 20° anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 12 agosto del 1999. Fine intellettuale e grande firma de L’Unione Sarda, di cui diresse per molti anni la terza pagina, Rodriguez è stato un brillante critico di musica jazz e, fino alla metà degli anni Ottanta, mentore e ispiratore del Festival Jazz in Sardegna.

A testimoniare l’importanza della sua figura saranno non soltanto le diverse iniziative a lui dedicate (mostre fotografiche, pubblicazioni, graphic novel ed altro, che saranno comunicate successivamente nel dettaglio), ma l’eccezionale caratura artistica del cartellone, contrassegnata dal concerto di apertura del leggendario pianista e compositore americano Herbie Hancock, in scena al Teatro Massimo, mercoledì 30 ottobre, ore 21,30, alla testa di una line up di altissimo livello composta da James Genus (bass), Lionel Loueke (guitar), Terrace Martin (sax) ed il mitico Vinnie Colaiuta (drums).

Sarà quindi il Teatro Massimo, non più la Fiera come precedentemente comunicato, ad ospitare il concerto di Herbie Hancock Quintet: un cambio in corsa dovuto a motivi puramente logistici, che porterà qualche poltrona in meno per i tanti appassionati (700 posti del Teatro Massimo a fronte dei 1.400 offerti dal Padiglione D della Fiera) ma sicuramente una location più idonea ad ospitare un evento di questa portata.

La prevendita per l’ingresso ai concerti del Festival riparte dunque da oggi con ulteriori 160 abbonamenti in vendita, i cui prezzi variano a seconda delle file poltrone e dei settori, e altrettanti biglietti serali per le quattro giornate del festival.

Una disponibilità di posti sicuramente insufficiente a soddisfare la prevedibile richiesta da parte degli appassionati, tenuto anche conto che il resto del festival si sviluppa all’insegna dell’eccellenza, a partire da Blicher Hemmer Gadd, l’eccezionale trio che riunisce la leggenda della batteria Steve Gadd, il sassofonista (due volte Danish Grammy) Michael Blicher ed il grande specialista dell’organo Hammond Dan Hemmer.

Si prosegue con il quartetto di Eli De Gibri, sassofonista e compositore già al fianco di Hancock, riconosciuto come band leader di livello internazionale grazie al suo inesauribile talento artistico.

Tra i mostri sacri è obbligatorio inserire Franco D’Andrea, uno dei talenti più amati da Alberto Rodriguez per la sua carica innovativa e creativa, protagonista il primo novembre con il suo Ottetto e in Duo con il funambolico percussionista olandese Han Bennink.

Oltre alle grandi stelle del jazz, il cartellone rivolge lo sguardo verso artisti più giovani e formazioni tra le più talentuose e innovative del mondo: da Adam Ben Ezra, che si esibirà in uno stupefacente solo di contrabbasso, a Federico Nathan, virtuoso del violino di origine uruguayana, più volte tra i solisti di spicco di Snarky Puppy, alla testa di un quintetto che promette scintille.

E assieme a questi musicisti eccezionali, non poteva mancare il nostro Gavino Murgia protagonista di ben due esibizioni ma con distinte formazioni: in quartetto con Mauro Ottolini, Pietro Iodice e Aldo Vigorito, ed in trio con Hamid Drake e Majid Bekkas.

Altra citazione d’obbligo è quella dell’Italian Jazz Quartet, ovvero le nuove promesse del jazz italiano Jordan Corda, Alessandro Usai e Matteo Piras, sapientemente guidati da un nome storico del drumming nazionale come Gianni Cazzola.

Ma non è tutto. Oltre al ricco cartellone degli eventi in abbonamento, e alle numerose e importanti iniziative collaterali (sulle quali seguirà comunicato), il festival chiuderà 3 novembre (ore 20.00) con una serata speciale, fuori abbonamento, dedicata al grande Faber nel ventennale della scomparsa: sul palco del Teatro Massimo andrà in scena De Andrè canta De Andrè, il grande omaggio di Cristiano De Andrè al padre, reduce dal successo strepitoso conseguito nella sua unica data italiana lo scorso luglio all’Arena di Verona.

La manifestazione, anche quest’anno sostenuta dalla Fondazione di Sardegna, dalla Regione Sardegna con gli Assessorati della Pubblica Istruzione, del Turismo e dal Comune di Cagliari, è stata riconosciuta lo scorso anno anche dal Ministero Turismo e Spettacolo tra i festival di maggior rilievo nazionale.

Hamid Drake.

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Ai nastri di partenza la ventunesima edizione di Dromos, il festival organizzato dall’omonima associazione culturale che fino a ferragosto porterà tanta musica (e non solo) a Oristano e altri centri e località della sua provincia: Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Mogoro, Morgongiori, Neoneli, Nureci, San Vero Milis, Ula Tirso e Villa Verde, con un’appendice il 31 agosto a Bauladu, ed uno “sconfinamento” nel Nuorese, a Ortueri.
Sotto il titolo “Casta Diva”, preso in prestito dalla celeberrima aria della “Norma” di Bellini, la manifestazione quest’anno saluta una duplice ricorrenza: il cinquantenario del primo sbarco sulla luna e il mezzo secolo dal memorabile festival di Woodstock; e lo fa con un cartellone ricco di musica e altri eventi disseminati nell’arco di quindici giorni nelle diverse località che compongono il circuito di Dromos.
Dopo le anteprime di luglio – il concerto degli Snarky Puppy a Fordongianus (il 18), il primo spettacolo della rassegna teatrale “Parole alla Luna” nell’area archeologica di Tharros (il 19) e l’inaugurazione della mostra ART TUBE, da Woodstock alla Luna al Parco dei Suoni di Riola Sardo (domenica scorsa) -, il festival comincia il suo lungo cammino questo giovedì – primo agosto – da Mogoro, tappa immancabile nel circuito di Dromos, rinnovando il sodalizio che lo lega alla Fiera dell’Artigianato artistico della Sardegna, quest’anno alla sua cinquantottesima edizione (in corso fino al primo settembre).
Sul palco allestito nella piazza Martiri della Libertà, riflettori puntati a partire dalle 22.00 su uno dei massimi alfieri del jazz italiano: Paolo Fresu. Il trombettista sardo sarà di scena alla testa del collaudatissimo Devil Quartet, formazione che ha debuttato alla fine del 2003, e che nel nome rimanda e allude al suo illustre precedente, l’Angel Quartet (nato nel 1994 come alter ego elettroacustico dell’allora già avviatissimo quintetto “storico”). E dalla precedente formazione, il progetto eredita anche strumenti e struttura: accanto alla tromba e al flicorno del leader ci sono il chitarrista Bebo Ferra – altro musicista sardo (cagliaritano) che si è affermato oltre i confini isolani -, Paolino Dalla Porta, uno dei contrabbassisti più apprezzati nel panorama del jazz italiano, ed il batterista Stefano Bagnoli, un raffinato specialista nell’uso delle spazzole su piatti e tamburi. Diverso rispetto al quartetto dell’“angelo” è invece il suono, più acustico nel quartetto del “diavolo”, come dimostra in particolare il quarto album del gruppo, “Carpe diem”, pubblicato lo scorso anno dalla Tǔk Music, l’etichetta fondata dallo stesso Paolo Fresu nel 2010.

Paolo Fresu Devil Quartet © Roberto Cifarelli

Paolo Fresu Devil Quartet © Roberto Cifarelli

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Imperdibile anteprima, domani, giovedì 18 luglio, a Fordongianus, per la ventunesima edizione del festival Dromos: alle 22.00 (ingresso 20 euro + d.p.), sul palco allestito nel suggestivo scenario delle antiche terme romane, riflettori puntati sugli Snarky Puppy, di scena nel paese del Barigadu, a una ventina di chilometri da Oristano, per l’unica tappa sarda del tour all’insegna del nuovo disco, “Immigrance”, pubblicato lo scorso 15 marzo.

Guidato dal suo leader e fondatore Michael League (di ritorno a Fordongianus a un anno di distanza dal memorabile concerto con i suoi Bokanté, altra formazione di cui è artefice e guida, nella scorsa edizione di Dromos), il gruppo di casa a New York è considerato dalla stampa e dal pubblico tra le realtà più importanti nel mondo del jazz. Ma a ben vedere, gli Snarky Puppy non sono esattamente una jazz band, se si tiene conto delle diverse categorie per cui si è aggiudicata ben tre premi Grammy: miglior performance di rhythm & blues nel 2014, miglior album strumentale nel 2016 e nel 2017. Non è nemmeno una band di fusion, ma piuttosto un collettivo che si muove tra jazz, funk e R&b, musica scritta e improvvisazione totale, con ben venticinque membri in rotazione, tutti impegnati come sideman (con artisti come Erykah Badu, Snoop Dogg e D’Angelo), produttori (per Kirk Franklin, David Crosby e Salif Keïta) e solisti.

Gli Snarky Puppy incarnano al meglio l’attuale cultura musicale statunitense bianca e nera, con vari innesti provenienti da tutto il mondo: Giappone, Argentina, Canada, Regno Unito e Porto Rico hanno tutti una rappresentanza nel gruppo. Un melting pot musicale, dunque, caratterizzato dalla gioia di suonare insieme con il costante impulso di crescere creativamente. Otto gli strumentisti sul palco di Fordongianus accanto al basso del leader: Chris Bullock (sax e flauto), Justin Stanton (tromba e tastiere), Maz “Mike” Maher (tromba e flicorno), Bobby Sparks (tastiere), Bob Lanzetti (chitarra), Bill Laurance Martin (tastiere), Larnell Lewis (batteria) e Marcelo Woloski (percussioni).


 

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Si riconosce nel segno della Luna e di una doppia ricorrenza l’edizione numero ventuno di Dromos, in programma nel consueto periodo, dal primo al 15 agosto, tra Oristano e altri undici centri della sua provincia – Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Mogoro, Morgongiori, Neoneli, Nureci, San Vero Milis, Ula Tirso e Villa Verde, con un’anteprima il 18 luglio a Fordongianus e uno “sconfinamento” nel Nuorese, a Ortueri.

Casta Diva” è il titolo scelto per caratterizzare quest’anno il festival: un titolo preso in prestito dalla celeberrima aria della “Norma” di Vincenzo Bellini, una preghiera che la protagonista dell’opera eleva alla Luna, la “Casta Diva”, appunto.

Il 2019 è infatti l’anno in cui si celebra il cinquantenario del primo sbarco sul nostro satellite: era il 20 luglio del 1969 quando l’astronauta Neil Armstrong mise piede sul suolo lunare nell’ambito della missione Apollo 11, avverando un sogno coltivato dall’uomo per millenni. Ma, un mese dopo, un altro evento segnò indelebilmente anche la storia della musica: «Tra il 15 e il 18 agosto di quello stesso anno – scrive il critico d’arte Ivo Serafino Fenu per illustrare il tema del festival  – a Woodstock, fu il mondo della musica rock a toccare la luna”, in quello che è universalmente riconosciuto come “l’evento simbolo e l’apice della generazione del flower power». Un evento in parte offuscato, quattro mesi dopo, dell’Altamont Free Concert, una sorta di Woodstock sulla West Coast, che col suo violento epilogo «segnò, per quella generazione, ‘la fine delle illusioni’, divenendo il simbolo delle numerose utopie e delle altrettanto numerose cadute contro le quali si scontrarono i giovani di allora, alla ricerca di una luna conquistata e subito perduta».

Al ricordo di quella memorabile annata, il festival Dromos dedica dunque la sua ventunesima edizione con la sua collaudata formula itinerante a base di musica, ma non senza il consueto spazio per altri eventi e appuntamenti, come la mostra ART TUBE, da Woodstock alla Luna, a cura di Paolo Curreli e Antonio Manca, e come Woodstock Revolution!, un “concerto lezione” del giornalista Ernesto Assante col trio di Enzo Pietropaoli.

Il cartellone musicale prevede, come di consueto, una fitta serie di concerti, spaziando su più latitudini e generi, a partire dal jazz e i generi confinanti, con un ampio e variegato cast di artisti, in larga prevalenza internazionali. Dromos conferma ancora una volta la sua grande attenzione verso la scena musicale europea e verso le nuove generazioni di musicisti che la popolano, focalizzando stavolta il suo sguardo sulla scena londinese, da sempre culla di giovani e interessanti talenti. E proprio dalla capitale del Regno Unito arrivano Alfa Mist, giovane producer e musicista originario dell’East London, la talentuosa sassofonista Nubya Garcia, che di Londra è nativa (ma le sue origini sono afro-caraibiche) ed il collettivo Kokoroko, protagonista sul palco del Mamma Blues, a Nureci, consueta rassegna che suggella Dromos. Giovani veterani sono gli statunitensi Snarky Puppy (protagonisti dell’anteprima del 18 luglio a Fordongianus) e i Forq, formazione nata da una loro costola. Dal cuore dell’Asia sono invece in arrivo gli Huun-Huur-Tu, accostati per l’occasione ai Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu, dal Portogallo la cantante Carmen Souza, mentre è ivoriana la bassista Manou Gallo, e di natali burundesi il cantante J.P. Bimeni. E poi, tra gli italiani, Fiorella Mannoia, Giovanni Allevi, Fabio Treves, Paolo Fresu con il Devil Quartet, Boris Savoldelli; e, naturalmente gli artisti sardi: il trio del pianista Raimondo Dore, il quartetto Roundella, Francesco Piu, Irene Loche, La Città di Notte, The Wheelers, Bob Forte Band, Mumucs, De Li Soul.

Per il quarto anno consecutivo il festival si avvale della collaborazione dello scenografo Mattia Enna per arricchire di suggestioni visive questa edizione dedicata alla Luna. Per l’occasione Enna rilegge la Casta Diva nel suo eterno bipolarismo: ora la placida e malinconica Luna argentea, ora la dura e funerea Luna nera. Attraverso il segno grafico delle bozze dei tatuaggi, lo scenografo ha proceduto alla selezione di fotogrammi di film cult nei quali il nostro satellite era protagonista, inserendo suggestioni tratte dalle tavole di Gustave Dorè dedicate al viaggio dell’Astolfo di Ariosto sulla luna (tavole da cui è tratta anche l’immagine scelta per la grafica del festival) e arcani simboli a esso legati.

 

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Venerdì 26 aprile, il festival Dromos promuove una riduzione eccezionale del 20 per cento su tutti i biglietti per l’imperdibile anteprima della sua ventunesima edizione: il concerto degli Snarky Puppy in programma il 18 luglio a Fordongianus. Solo venerdì si pagheranno dunque 16 euro (più i diritti di prevendita), anziché 20, per apprezzare dal vivo la formazione con base a New York nell’unica tappa sarda del tour all’insegna del nuovo disco, “Immigrance”, pubblicato il mese scorso: i biglietti si possono acquistare online e nei punti vendita del circuito Box Office Sardegna (www.boxofficesardegna.it; tel. 070 657428).

Gli Snarky Puppy sono considerati da pubblico e critica tra le realtà più importanti del jazz, ma a ben vedere, quello fondato nel 2003 dal bassista e principale compositore Michael League non è esattamente un gruppo jazz, se si considerano le diverse categorie per cui si è aggiudicato ben tre Grammy Award, il prestigioso premio che ogni anno viene conferito come riconoscimento dei successi nell’industria musicale: per la miglior performance di rhythm & blues nel 2014 e per il miglior album strumentale nel 2016 (il disco “Sylva”) e nel 2017 (“Culcha Vulcha”). Non è nemmeno una band di fusion, ma piuttosto una sorta di collettivo che si muove tra jazz, funk e R&b, musica scritta e improvvisazione totale, con ben venticinque membri in rotazione, tutti attivi come sideman (con artisti come Erykah Badu, Snoop Dogg e D’Angelo), produttori (per Kirk Franklin, David Crosby e Salif Keïta) e solisti. Gli Snarky Puppy rappresentano sostanzialmente la convergenza della cultura musicale americana sia bianca che nera con vari accenti provenienti da tutto il mondo: Giappone, Argentina, Canada, Regno Unito e Porto Rico hanno una rappresentanza tra i componenti del gruppo. Ma più della diversità culturale dei singoli musicisti, la caratteristica distintiva della musica degli Snarky Puppy è la gioia di suonare insieme con l’impulso di crescere creativamente.

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Sarà un’edizione sotto il segno della Luna, quella che la prossima estate vedrà il festival Dromos soffiare su ventuno candeline. “Casta Diva” è il titolo scelto per caratterizzare l’appuntamento previsto nel consueto periodo da fine luglio a metà agosto tra Oristano e una decina di centri della sua provincia: un titolo preso in prestito dalla celeberrima aria della “Norma” di Vincenzo Bellini, una preghiera che la protagonista dell’opera eleva alla Luna, la “Casta Diva”, appunto.

Lo spunto è offerto dalla ricorrenza del cinquantenario del primo sbarco sul nostro satellite: era, infatti, il 20 luglio del 1969 quando l’astronauta Neil Armstrong mise piede sul suolo lunare nell’ambito della missione Apollo 11, avverando un sogno coltivato dall’uomo per millenni.

Ma il 1969 ha segnato indelebilmente anche la storia della musica: “tra il 15 e il 18 agosto di quello stesso anno . scrive il critico d’arte Ivo Serafino Fenu – a Woodstock, fu il mondo della musica rock a toccare la luna”, in quello che è universalmente riconosciuto come “l’evento simbolo e l’apice della generazione del flower power”. Un evento in parte offuscato, quattro mesi dopo, dell’Altamont Free Concert, una sorta di Woodstock sulla West Coast, che col suo violento epilogo “segnò, per quella generazione, ‘la fine delle illusioni’, divenendo il simbolo delle numerose utopie e delle altrettanto numerose cadute contro le quali si scontrarono i giovani di allora, alla ricerca di una luna conquistata e subito perduta.”

Mezzo secolo dopo, e in continuità ideale con la precedente edizione del festival, dedicata al Sessantotto, Dromos renderà omaggio a quella memorabile annata con la consueta formula itinerante a base di musica, spaziando tra i generi, dal jazz alle musiche del mondo, ma non senza l’immancabile spazio per mostre, incontri, proiezioni di film ed altri appuntamenti.  

Un ricco cartellone che vivrà il suo preludio il 18 luglio a Fordongianus con il concerto degli Snarky Puppy nel suggestivo scenario delle antiche terme romane, unica tappa sarda del tour italiano all’insegna del loro nuovo disco, “Immigrance”, freschissimo di stampa (è uscito il 15 marzo). E per Michael League, bassista e leader fondatore (nel 2003) del collettivo newyorkese, sarà un ritorno nel paesino del Barigadu un anno dopo la bellissima esibizione dell’estate scorsa alla testa, in quel caso, del gruppo Bokanté, l’altra formazione di cui è artefice.

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Ghiotta anteprima del festival Dromos immancabile appuntamento dell’estate musicale in Sardegna, quest’anno alla sua ventunesima edizione, in programma dal primo al 15 agosto con la consueta formula itinerante tra Oristano e una decina di centri della sua provincia. Il 18 luglio a Fordongianus arrivano gli Snarky Puppy per l’unica tappa sarda del tour italiano all’insegna del nuovo disco, “Immigrance” (in uscita il prossimo 15 marzo), che vedrà la band statunitense di scena anche a Grado (GO), l’11 luglio, per Udin&Jazz, il 12 al Pomigliano Jazz Festival di Avella (AV), il 14 a Tortona (AL) all’Arena Derthona, ed il 19 a Perugia per Umbria Jazz. E per Michael League, il bassista e leader che ha fondato gli Snarky Puppy nel 2003, la data di Fordongianus sarà un ritorno nel paesino del Barigadu un anno dopo la bellissima esibizione dell’estate scorsa – sempre sul palco del festival Dromos allestito nel suggestivo scenario della antica romane terme – alla testa, in quel caso, del gruppo Bokanté, l’altra formazione di cui è artefice.

Gli ultimi quattro anni hanno portato grandi cambiamenti per gli Snarky Puppy. Dopo un decennio di tournée e registrazioni senza sosta, il collettivo di casa a New York si è improvvisamente ritrovato tra le realtà più importanti nel mondo del jazz per la stampa e il pubblico. A ben vedere, quella di Michael League non è esattamente una jazz band, se si tiene conto delle diverse categorie per cui si è aggiudicata ben tre premi Grammy: miglior performance di rhythm & blues nel 2014, miglior album strumentale nel 2016 e nel 2017. Non è una band di fusion, e non è sicuramente una jam band: Snarky Puppy è piuttosto una sorta di collettivo che si muove tra jazz, funk e R&b, musica scritta e improvvisazione totale, con ben 25 membri in rotazione, tutti impegnati come sideman (con artisti come Erykah Badu, Snoop Dogg e D’Angelo), produttori (per Kirk Franklin, David Crosby e Salif Keïta) e solisti. Essenzialmente, gli Snarky Puppy rappresentano la convergenza della cultura musicale americana bianca e nera con vari innesti provenienti da tutto il mondo: Giappone, Argentina, Canada, Regno Unito e Porto Rico hanno tutti una rappresentanza nel gruppo. Ma più della diversità culturale dei singoli musicisti, la caratteristica distintiva della musica degli Snarky Puppy è la gioia di suonare insieme con l’impulso di crescere creativamente.

La diversità e l’appartenenza a luoghi e culture differenti sono i concetti a cui si ispira il nuovo album “Immigrance”, che giunge a distanza di tre anni dal precedente “Culcha Vulcha” e che, come quello, è un progetto in studio, composto dalla maggior parte dagli stessi musicisti. Il singolo, “Xavi”, è già disponibile, ed è ispirato a una meravigliosa esperienza che gli Snarky Puppy hanno vissuto lo scorso anno allo Gnawa Music Festival di Essaouira, in Marocco, durante una settimana di prove ed esibizioni con il maestro Hamid El Kasri ed il suo gruppo di musicisti.

 

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È nel segno di una doppia ricorrenza il 2018 di Dromos: da un lato, le venti candeline del festival ideato e organizzato dall’omonima associazione che ogni estate tiene banco a Oristano e in diversi centri della sua provincia; dall’altro, il cinquantenario del 1968, anno cruciale e che tanti e profondi cambiamenti ha innescato nella società, nel costume, nella cultura.

Concerti di spessore internazionale ma anche mostre, incontri e altri eventi collaterali caratterizzano anche l’edizione del ventennale del festival che dal 30 luglio al 15 agosto, sotto l’emblematico titolo “DromosRevolution”, transita in dodici comuni: Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Fordongianus, Mogoro, Morgongiori, Neoneli, Nureci, San Vero Milis, Ula Tirso e Villa Verde, oltre al capoluogo, Oristano.

Due anniversari, dunque, da celebrare con gli strumenti propri di Dromos: tanta musica e arte, ma anche libri e cinema caratterizzano il ricco programma di iniziative dedicate a un anno, una stagione che ha segnato uno spartiacque nella storia del secondo Novecento; e che, come scrive il critico d’arte Ivo Serafino Fenu, ideatore della sezione del festival dedicata alle arti visive, fu soprattutto «l’aspirazione di una generazione nel portare l’immaginazione al potere, secondo le teorie di Herbert Marcuse, uno dei padri nobili di quell’immaginifico e per certi versi irripetibile momento politico, sociale e culturale». Ed è soprattutto questo l’aspetto che Dromos intende approfondire, in linea con le tematiche che da sempre caratterizzano il festival.

Il cartellone musicale prevede, come di consueto, una fitta serie di concerti, spaziando su più latitudini e generi, a partire dal jazz e i suoi immediati dintorni, con un variegato e qualificato cast di artisti, in larga prevalenza internazionali, dai quali è previsto un omaggio o una meditazione sul tema del festival. Particolarmente presente l’Africa, con la cantante maliana Fatoumata Diawara, con Bombino, il chitarrista tuareg originario del Niger, e con il ghanese Guy One, cantante e virtuoso del kologo (una sorta di banjo a due corde); e poi Cuba, con il cantante e percussionista Pedrito Martinez, il batterista Horacio “El Negro” Hernandez ed i pianisti Gonzalo Rubalcaba e Marialy Pacheco. Da un’isola all’altra: la Sardegna schiera il Mal Bigatto Trio ed il sassofonista nuorese Gavino Murgia insieme al chitarrista franco-vietnamita Nguyên Lê e al percussionista/polistrumentista francese Mino Cinelu nel progetto Dream Weavers, ma ha un legame con l’isola anche il concerto di Vinicio Capossela. Affonda invece le radici tra il Delta del Mississippi e il deserto africano il gruppo Bokanté creato dal fondatore e leader degli Snarky Puppy, Michael League, a completare un cartellone in cui brilla una stella di prima grandezza del jazz come Dee Dee Bridgewater.

L’Africa è presente anche nel palinsesto di Mamma Blues, il “festival nel festival” che, tradizionalmente, suggella Dromos in tre serate a cavallo di ferragosto: il cantante e chitarrista Roland Tchakounté, camerunense ma da tempo di casa in Francia, e il nigeriano Seun Kuti, il figlio minore del leggendario Fela Kuti, sono infatti i nomi di spicco, insieme a quello della cantante e chitarrista norvegese Kristin Asbjørnsen, dell’appuntamento a Nureci, dove il blues targato Sardegna trova invece rappresentanza nel duo Don Leone e nel Bob Forte Trio.

Sul versante delle arti visive spicca invece la mostra “68/Revolution – Memorie, nostalgie, oblii”, curata da Ivo Serafino Fenu e da Chiara Schirru in collaborazione con AskosArte e la Pinacoteca “Carlo Contini”, in continuità ideale con la precedente e fortunata “Wild is the wind – l’immagine della musica”, ospitata sempre alla Pinacoteca comunale di Oristano tra fine dicembre 2016 e i primi di marzo dell’anno scorso.

Intorno al tema del ’68 (e dintorni) ruota anche una rassegna cinematografica in tre tappe a San Vero Milis a cura dell’Associazione Lampalughis, mentre altri appuntamenti, come il consueto diario quotidiano curato da Alessandro Melis, e altri ospiti, tra cui il teologo Vito Mancuso, atteso per una riflessione sulla rivoluzione interiore, completano il quadro del ventesimo festival Dromos; un’edizione organizzata con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna (assessorato dello Spettacolo ed Attività Culturali ed assessorato del Turismo), dei Comuni interessati, della Fondazione di Sardegna, del Banco di Sardegna, della Cantina Contini di Cabras, del Mistral Hotel di Oristano e con la collaborazione di Rete Sinis, Mibact, Curia Arcivescovile di Oristano, Pinacoteca comunale “Carlo Contini” di Oristano, AskosArte, Centro per l’Autonomia di Oristano, Cooperativa Sociale CTR Onlus, Teatro Tragodia di Mogoro, Lampalughis di San Vero Milis, associazione di promozione sociale Mariposas de Sardinia, ViaggieMiraggi ONLUS, Pastori in moto, compagnia teatrale BobòScianèl, Consulta giovani di Bauladu, Music Academy di Isili, Genadas.

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Edizione del decennale per uno degli appuntamenti più attesi dell’estate musicale in Sardegna: riecco Mamma Blues, la tre giorni dedicata alla musica del diavolo e ai suoi immediati dintorni, in programma come sempre a cavallo di Ferragosto, nel piccolo borgo di Nureci. Il “festival nel festival”, che ha il compito di chiudere il diciannovesimo Dromos, tiene banco da oggi a martedì (15 agosto) con il suo ricco programma di concerti ed eventi collaterali nell’incantevole paesino dell’alta Marmilla. Alla ribalta tre grandi nomi del blues internazionale: la cantante anglo-americana Lucy Woodward, domani, il bluesman newyorchese Eric Bibb, lunedì 14, e i brasiliani Bixiga 70, martedì 15 agosto.

Ciascuna delle tre serate di Mamma Blues – sempre con inizio alle 22.00 – offre una ricca scaletta, con ogni concerto principale preceduto dall’esibizione di artisti della scena sarda e seguito da uno spazio dopo festival. Un’intensa cavalcata blues, con la musica che si fa simbolo dell’incontro e del dialogo fra le culture che si apre oggi: apre il programma uno tra i bluesman più rappresentativi della Sardegna, il cagliaritano Vittorio Pitzalis, chitarrista attivo da oltre un ventennio, che annovera tra le sue partecipazioni, quella al Roots and Blues Food Festival di Parma (nel 2005 e 2006), e che a Nureci presenta il suo disco “Jimi James”. Il pezzo forte di giornata è il concerto di Lucy Woodward, cantante anglo-americana con una cifra stilistica che viaggia tra jazz, soul, pop e blues, che lo scorso anno è tornata a una produzione da solista con “Til They Bang On The Door” accompagnata da un cast di spessore, di cui fanno parte i co-produttori Michael League e lo straordinario tastierista Henry Hey, l’organista Cory Henry e altri membri chiave degli Snarky Puppy. Un ulteriore tassello che arricchisce una carriera che l’ha vista collaborare con artisti del calibro di Rod Stewart, Chaka Khan, Celine Dion, Carole King e Joe Cocker. Nell’Arena Mamma Blues sarà sul palco alla testa di una formazione composta da Hendrik Van Den Bergh (sassofono), Louk Boudesteijn (trombone), Edgar van Asselt (tastiere), Jelle Roozenburg (chitarra), Udo Pannekeet (basso) e Niek de Bruijn (batteria).

Per la chiusura di serata, a partire dalla mezzanotte, la musica si trasferisce nei giardini del sottomonte, con il concerto dei Dancefloor Stompers, formazione sarda che riunisce Gianmarco Diana (già bassista dei Sikitikis) ed Andrea Schirru (tastierista dei Chemical Marriage), Frank Stara (batteria, percussioni) e Danilo Salis (chitarre elettriche).

Domani, 14 agosto, il protagonista di giornata è Eric Bibb, bluesman newyorchese dalla voce calda ed espressiva, chitarristica dalla grande tecnica, che in duo con il chitarrista svedese Staffan Astner presenta il suo ultimo disco, “Migration Blues”, pubblicato lo scorso marzo. In apertura di serata palco per il quintetto Blues Tales (Mino Mereu, voce; Alberto “Benga” Floris, chitarra; Gianmatteo Zucca, chitarra; Marco Pinna, basso; Giovanni Collu, batteria) e il suo racconto in musica della Storia del blues, dopo festival con The Ticks (Bibo Mura, voce; Samuele Corona, chitarra, cori; Walter Argiolas “Tata Doc Fasol”, contrabbasso, cori; Luca Fanutza “Vlad Aldo”, batteria, cori).

La sera di Ferragosto gran finale del festival con i brasiliani Bixiga 70 e la loro trascinante miscela di ritmi africani e carioca, jazz e funk, afro-beat, malinké, candomblé, samba e cumbia. La formazione paulista composta da dieci elementi (Décio 7, batteria; Mauricio Fleury, tastiere, chitarra; Cris Scabello, chitarra; Marcelo Dworecki, contrabbasso; Daniel Verano, tromba; Anderson Quevedo, sassofono; Daniel Nogueira, sassofono; Doug Felicio, trombone; Gustávo Cék, percussioni; Rômulo Nardes, percussioni) è attiva dal 2010, e dopo l’affermazione in patria, da anni ormai si è fatta conoscere e apprezzare nelle principali città americane, della Germania, dell’Olanda, della Francia e della Danimarca con collaborazioni prestigiose con Criolo e la SoulJazz Orchestra. Aprono la serata i Country’s Cousins, progetto sulla parte più arcaica e primitiva della musica blues e country e chiudono il festival i Groove Elation (Andrea Sanna, tastiere; Andrea Parodo, basso; Rubens Massidda, chitarra, voce; Nicola Vacca, batteria).