29 March, 2024
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Le imprese artigiane della Sardegna vogliono contare di più in Europa e, soprattutto, pretendono che il Governo Continentale tenga maggiormente in considerazione la rete delle piccole e medie aziende italiane.

Sono queste le principali richieste che una delegazione di Confartigianato Imprese Sardegna, a Bruxelles, ha formulato al Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, all’europarlamentare sardo, Salvatore Cicu, che ha ospitato il gruppo dirigente artigiano, e a diversi funzionari della Commissione Europea, durante una “tre giorni”, nella quale sono state affrontate tematiche relative alle problematiche che ostacolano l’attività e la crescita delle realtà produttive sotto i 15 dipendenti. In particolare, gli artigiani hanno discusso dell’accesso al credito, del sistema bancario e della lentezza dei programmi operativi regionali; ad oggi, infatti, è stato speso poco più del 10% delle risorse a disposizione. Tra gli altri argomenti affrontati, lo sviluppo della continuità territoriale per la Sardegna, le ricadute sull’Isola del nuovo ciclo della programmazione europea 2021-2027, le attività di SmeUnited a difesa delle PMI, la valorizzazione e la tutela dei prodotti agroalimentari isolani, la crescita delle giovani imprese, ma anche, le opportunità economiche e finanziarie per gli imprenditori ed il sistema legislativo dell’Unione europea.

La delegazione sarda, nell’incontro con il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, attraverso l’intervento del presidente di Confartigianato Sardegna, Antonio Matzutzi, ha sottolineato come le piccole realtà abbiano necessità di essere comprese e sostenute. «E’ necessario che l’UE ascolti con maggiore attenzione la voce delle micro e piccole imprese – ha sottolineato Matzutzi – ma, soprattutto, di quell’economia reale che rappresenta la vera forza della Sardegna e del nostro Paese. L’Istituzione Europea è l’unico strumento efficace per fermare i troppi “no” che oggi avvertiamo a tutti i livelli

«Non possiamo più considerare l’Europa come una semplice “fiera delle opportunità” attraverso la quale fruire delle risorse – ha invece evidenziato Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato – l’UE è molto di più; è coesione sociale, è condivisione di diritti e doveri, è strategia comune

«Per questo – ha ripreso il presidente Antonio Matzutzi – in modo comune, è necessario ripensare un’Istituzione Europea più dinamica e disegnata a misura di piccola e media impresa, che nel Continente rappresenta il 98% del mondo produttivo

E i numeri confermano la necessità esposta dal presidente di Confartigianato Sardegna. Le micro e piccole imprese in Europa sono 23,8 milioni, il 98% delle attività produttive (91% 1-9 dipendenti, 7% 10-49 dipendenti, 1% 50-250 dipendenti, 1% oltre 250 dipendenti) e creano 75 milioni di posti di lavoro, contribuendo per 2/3 al PIL europeo.

Alle richieste poste dalla delegazione di Confartigianato Sardegna, ha risposto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani.

«Le piccole e medie imprese hanno dimostrato grande capacità nel saper reagire e reggere ai momenti congiunturali difficili – ha dichiarato Antonio Tajani – ma l’imprenditoria che voi rappresentate ha bisogno di interventi per essere protetta dal punto di vista economico e per crescerePer questo, in questi anni – ha aggiunto il presidente – abbiamo lavorato sia alla direttiva europea sul ritardo dei pagamenti della Pubblica Amministrazione, che tutela la sopravvivenza delle piccole imprese, sia sui prestiti erogati dalle banche, fondamentali per la crescita del sistema imprenditorialeIn Europa – ha sottolineato Antonio Tajani – è necessario riscoprire la necessità di avere una vera politica comunitaria. Se si pensa che l’Europa significa mezzo miliardo di persone, è facile comprendere quale sia la responsabilità di chi li rappresenta. Bisogna quindi pensare a un’Europa più attenta ai bisogni di quel 98% di piccole imprese che rappresenta economia e lavoro per i territori e per le nuove generazioni
«Nel prossimo ciclo di programmazione europea 2021-2027 ci saranno tanti fondi a disposizione per piccole e medie e imprese in tanti settori – ha commentato l’Europarlamentare sardo, Salvatore Cicu – soprattutto, per l’export e il turismo ma anche per innovare, investire e aprire nuove strade verso l’internazionalizzazione. I fondi, purtroppo, sono ancora poco utilizzati per mancanza di capacità progettuale – ha concluso Salvatore Cicu – per accedervi, infatti, è necessario farlo con degli esperti che sappiano operare in maniera scientifica e professionale. Per questo è fondamentale che le imprese facciano rete e si consorzino.»

Gli imprenditori di Confartigianato Sardegna, nella Capitale belga in rappresentanza delle imprese associate, hanno convenuto come l’Europa sia una necessità alla quale non sia possibile rinunciare anche se, in questo momento, viene percepita come un ostacolo. Su questa “crisi d’identità europea”, quindi è necessario ripensare all’Istituzione che possa portare maggiore unitarietà e coesione tra popoli diversi ed economie.

Della delegazione, capitanata dal presidente regionale, Antonio Matzutzi, e dal segretario regionale, Stefano Mameli, hanno fatto parte anche la presidente ed il degretario di Confartigianato Sassari, Maria Amelia Lai ed Antonio Alivesi, il presidente ed il segretario di Confartigianato Oristano, Sandro Paderi e Marco Franceschi, il presidente e segretario di Confartigianato Nuoro-Ogliastra Giuseppe Pireddu e Pietro Mazzette, il presidente di Confartigianato Gallura, Giacomo Meloni, e la dirigente di Confartigianato Sud Sardegna, Norella Orrù.

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La Terza commissione, presieduta da Franco Sabatini (Pd), ha concluso il ciclo di audizioni sulla Manovra 2019-2021, introdotto dalla relazione dell’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, che ha illustrato i “punti di forza” e le principali scelte di politica economica che caratterizzano l’ultima manovra della Legislatura  e che, con un saldo di 8 miliardi e 200 milioni prevede un aumento degli stanziamenti in tutti i settori, rispetto agli anni passati (istruzione e diritto allo studio 196 milioni; cultura e sport 99 milioni; turismo 80 milioni; ambiente 664 milioni; trasporti e mobilità 671 milioni; politiche sociali e famiglia 382 milioni; salute, 3.736 milioni; sviluppo economico 189 milioni; politiche per il lavoro e la formazione, 182 milioni; agricoltura e pesca, 379 milioni).

«Proponiamo al Consiglio – ha affermato l’assessore Raffaele Paci – una manovra fortemente espansiva, senza incrementi nelle tasse e che segna l’azzeramento del disavanzo in Sanità». L’assessore del Bilancio ha quindi confermato il braccio di ferro con il Governo sull’annosa questione degli accantonamenti: «Non abbiamo inserito 285 milioni su 535 milioni di accantonamenti, perché non sono dovuti e senza un’intesa proseguiremo su questa linea, auspicando una battaglia unitaria dell’intera Sardegna per difendere l’Isola da quella che definisco “un’autentica truffa di Stato”».

Sostegno all’iniziativa dell’assessore Raffaele Paci è arrivato dalla segreteria Cisl che con Francesco Piras ha mostrato apprezzamento per la prevista approvazione della manovra entro dicembre ed ha però invitato l’esecutivo e il Consiglio ad una maggiore attenzione per tutte quelle iniziative che puntano ad accelerare la spesa. Sulla stessa linea l’intervento del segretario della Ugl, Sandro Pileri, che ha posto l’accento sull’elevato tasso di disoccupazione che caratterizza il mercato del lavoro in Sardegna e si è detto a favore della metanizzazione dell’Isola. Il suo omologo della Cgil, Samuele Piddiu, ha salutato positivamente l’incremento degli stanziamenti per le politiche sociali (più 40 milioni) e il diritto allo studio (più 26%) ed ha chiesto “un approfondimento” sul progetto “Lavoras” criticando le tempistiche con le quali si dà attuazione alle misure a sostegno del lavoro.

Il presidente di Confagricoltura, Luca Sanna, si è invece concentrato sull’incremento di risorse per il comparto agricolo ma ha invitato Giunta e Consiglio a procedere con una profonda riforma del sistema agricolo per ciò che attiene gli enti e l’amministrazione per far sì che i fondi «arrivino davvero alle imprese e non servano invece a sostenere i costi dell’apparato pubblico che si occupa di agricoltura».

Al fianco dell’assessore Raffaele Paci nella partita degli accantonamenti si è schierata anche Copagri, che con il direttore regionale Pietro Tandeddu, ha posto in luce l’urgenza di interventi per il ristoro dei danni alle aziende colpite dalle calamità naturali anche alla luce degli esigui impegni dello Stato che a fronte di 330 milioni di danni ha risarcito solo 1.5 milioni. Efisio Perna, a nome della Coldiretti, ha proposto un incremento di risorse a valere sui fondi del Psr ed in particolare per le azioni “giovani in agricoltura”, per i progetti di filiera e la viabilità rurale, nonché interventi strategici nel comparto ovicaprino, vitivinicolo e cerealicolo. Confcooperative con il presidente Fabio Onnis ha insistito sui fondi per i danni da calamità naturale e per il settore pesca e acquacoltura ha proposto stanziamenti per la manutenzione e la valorizzazione degli stagni.  Il presidente di Agci-Sardegna, Sergio Cardia, ha sollevato il problema del mancato finanziamento (nel 2018) di “azione bosco” che ha messo in serie difficoltà molte delle cooperative costrette a restituire i terreni a Laore “perché non più in grado di garantirne la corretta gestione”.

Il vice presidente regionale di Confapi, Giorgio Delpiano, ha chiesto una finanziaria più coraggiosa con “misure eccezionali a sostegno delle imprese e del mercato” mentre la Cna, col presidente Francesco Porcu, ha espresso “un giudizio sostanzialmente positivo” sui documenti di bilancio ed ha ribadito la necessità di misure destinate alla messa in sicurezza del territorio e all’efficentamento energetico degli edifici pubblici, insieme con le risorse per la formazione professionale, la riqualificazione delle imprese e il rifinanziamento della legge 949. Stefano Mameli (segretario regionale di Confartigianato) ha proposto che alcune parti della proposta di legge redatta dalla commissione speciale per l’Artigianato e il Commercio siano stralciate e inserite all’interno della manovra economica. Il presidente di Confesercenti, Roberto Bolognese, ha denunciato la cessazione di sette piccole imprese ogni giorno ed ha definito “drammatica” la situazione del commercio nell’Isola («nonostante la crisi siamo esclusi dai bandi di agevolazione») evidenziando l’urgenza di una revisione della legge 5 e di quella sui saldi. Il presidente di Confocommercio, Alberto Bortolotti, ha auspicato “misure più coraggiose” ed ha chiesto che il bando “più turismo, più lavoro” sia riservato alle sole strutture ricettive che continuano  a restare aperte ed a offrire con continuità i propri servizi. L’ulteriore richiesta avanzata: «È obbligatorio prevedere risorse per le opere di consolidamento e per il rinascimento costiero su cui insistono importanti attività economiche». Il presidente di Confindustria, Alberto Scanu, non ha nascosto la delusione “per l’assenza di un sussulto di novità” nella finanziaria di fine legislatura ed ha lamentato la mancanza di “elementi di crescita e spending review”. Critico anche il giudizio su Lavoras («si traduce in una misura di mero assistenzialismo») è pressante la richiesta “perché in Sardegna si faccia industria”. La proposta è la costituzione di un osservatorio industriale e economico per “contribuire all’effettivo rilancio dello sviluppo regionale”, la nota dolente sono invece i trasporti («non si può neppure prenotare un biglietto da e per la Sardegna aereo a fare data dal 1 aprile») e le infrastrutture («continuiamo ad avere le ferrovie dei tempi di Cavour»).

«Innovazione e ricerca associati alle produzioni tradizionali», è questa la ricetta del direttore generale del Banco di Sardegna, Giuseppe Cuccurese, che non nasconde un certo ottimismo su alcuni segnali di ripresa che, a suo giudizio, caratterizzano la contingenza economica in Sardegna. «Serve però che le aziende facciano rete – ha aggiunto il direttore – ma iniziamo a registrare una crescita nel fatturato delle imprese». Il dottor Giuseppe Cuccurese ha quindi indicato come segnali di ripresa l’aumento dei mutui per l’acquisto della prima casa, l’incremento del credito al consumo e dei depositi delle famiglie, insieme con i prestiti alle imprese. Il presidente della Sfirs, Paolo Sestu, ha confermato “i segnali di ripresa economica” e nel ricordare l’attività della società che concorre all’attuazione dei piani, dei programmi e degli indirizzi della Regione ha preannunciato «l’ormai imminente apertura del nuovo bando per il microcredito».

Il magnifico rettore dell’Università di Cagliari, Maria del Zompo, ha evidenziato i positivi risultati conseguiti, anche grazie al sostegno della Regione (basti pensare alle risorse stanziate per la copertura delle borse di studio di tutti gli aventi diritto), dell’Ateneo, sia in termini di didattica che di servizi offerti agli studenti. La nota lieta sono l’aumento delle immatricolazioni e delle lauree. Il progetto nuovo per il quale si chiede “un aiuto in finanziaria” è invece la certificazione della lingua inglese per tutti gli studenti, insieme con il patentino da conseguire con tre moduli per l’informatica. La richiesta è quindi di risorse per la ristrutturazione di tre edifici storici: istituti di biologia (8.5 milioni), Palazzo delle scienze (5 milioni) e istituto di anatomia (2.5 milioni).

Il prorettore dell’Università di Sassari, Luca Deidda, ha evidenziato l’incremento di studenti in regola con il corso di studi e l’aumento di immatricolazioni nell’ateneo turritano. Ha definito la legge 26 “di importanza cruciale per la sopravvivenza delle università sarde” ed ha posto l’accento sul progetto Erasmus («fiore all’occhiello dell’ateneo sassarese»). Un’attenzione particolare è stata richiesta per la veterinaria e per la cosiddetta internazionalizzazione «nell’ottica di un aumento dell’attrattività e per sviluppare un modello di apprendimento più efficiente e più aperto».

Le audizioni si sono concluse con l’intervento del presidente dell’Anci, Emiliano Deiana, che ha espresso «un giudizio parzialmente positivo» ed ha ribadito le critiche per la decisione a suo tempo assunta dalla Giunta «per il ritiro dei ricorsi in materia di entrate e pendenti davanti alla Corte Costituzionale» ma ha dichiarato anche «convinto sostegno nella battaglia per gli accantonamenti». Le richieste avanzate dall’Anci possono così sintetizzarsi: incremento del fondo unico per gli Enti Locali; la zona franca rurale; un patto di comunità tra Regione e Comuni a favore delle famiglie; stanziamenti adeguati «nella lotta al bello e per il non finito sardo così da offrire case dignitose alle giovani coppie nei paesi della Sardegna».

Conclusa la giornata delle audizioni, la commissione Bilancio darà inizio alla discussione generale nella seduta di giovedì 15 novembre mentre il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti è fissato per sabato 17 novembre alle 10. Martedì 20, mercoledì 21 e giovedì 22 novembre è previsto l’esame del documenti del Bilancio la cui approvazione è prevista per venerdì 23 novembre.

Il primo giorno utile per l’esame della Manovra in Aula è, dunque, martedì 4 dicembre.     

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E’ sempre più “green” l’energia prodotta in Sardegna. Sono, infatti, 2.123 i kilowatt/ora che ogni sardo “genera” attraverso le fonti di energia rinnovabile quali l’idroelettrico, l’eolico, il fotovoltaico e le biomasse. Un dato che pone l’isola al sesto posto in Italia dopo Valle d’Aosta, Basilicata, Molise, Puglia e Toscana.

Negli ultimi 3 anni, la produzione è cresciuta di 761 kilowatt per ogni abitante, passando dai 1.363 Kwh prodotti nel 2013 per arrivare ai 2.123 del 2017.

Consistente anche il numero delle imprese interessate che operano, direttamente o indirettamente, nel settore; oggi sono 2.510, in leggera decrescita (-0,1%) rispetto al 2017, quelle che realizzano, montano e manutengono motori, generatori, impianti elettrici, turbine, e pannelli fotovoltaici, che producono energia, e trasformano le biomasse.

Questi dati sono certificati dal dossier realizzato dall’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte Terna e UnionCamere, per gli anni 2017 e 2018.

Nei vari settori di produzione, la Sardegna occupa una posizione di spicco anche nell’eolico (quinta in Italia con 1.005 kwh pro capite), nel fotovoltaico (settima con 612 kwh per abitante) e nelle bioenergie (nona con 355 kwh).

«Nonostante la crisi e le incertezze legate al drastico ridimensionamento degli incentivi statali per le rinnovabili – commenta Stefano Mameli, segretario di Confartigianato Sardegna – nella nostra Isola cresce la produzione e reggono bene anche le aziende legate ai servizi, alla manutenzione degli impianti e alla generazione dell’energia stessa. Ciò fa bene all’ambiente e all’economia. I numeri sottolineano la vivacità di un comparto che punta sull’eco-efficienza e che offre grandi potenzialità di sviluppo alle piccole imprese, sia in termini di innovazione, sia del mantenimento dei posti di lavoro

Se a livello regionale il comparto raggruppa 2.510 aziende (calato dello 0,1% nel 2018 rispetto al 2017), a livello territoriale 1.130 si trovano in provincia di Cagliari (comparto che decresce dell’1,4%), 840 in quella di Sassari (cresciuta dell’1,4%), 339 a Nuoro (+0,3%) e 201 a Oristano (nessuna variazione).

La produzione di energia da rinnovabili genera importanti impatti sull’economia.

Secondo le ultime stime del Gse sulle ricadute economiche e occupazionali connesse alla diffusione delle fonti rinnovabili, nel 2017 le FER elettriche hanno generato investimenti per 1,9 miliardi di euro, un contributo al valore aggiunto di 3,2 miliardi di euro con un effetto sull’occupazione di 38 mila unità di lavoro permanenti – esercizio e manutenzione degli impianti – e di 15 mila unità temporanee, richieste dall’attività di installazione degli impianti.

Questi risultati interessano le 29.043 imprese registrate nel Mezzogiorno al II trimestre 2018 potenzialmente interessate alla Filiera delle fonti di energie rinnovabili (FER), pari all’1,4% delle imprese della ripartizione ed al 29,5% delle 98.503 imprese FER italiane, e che contano 86.855 addetti nella ripartizione. Queste imprese appartengono principalmente (88,0%) all’Installazione, manutenzione e riparazione d’impianti elettrici in edifici o in altre opere di costruzione (25.567 imprese), un ulteriore 9,0% produce energia elettrica (2.600 imprese), l’1,5% opera nella Fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici (438 imprese), l’1,4% nel Recupero e preparazione per il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani, industriali e biomasse (410 imprese) ed il restante 0,1% opera nella Fabbricazione di turbine e turboalternatori e loro parti ed accessori (31 imprese).

La proposta di legge n.550 in materia di attività di cava e miniera non è stata discussa dal Consiglio regionale. Il testo, entrato in Aula con la procedura d’urgenza prevista dall’art.102 del Regolamento era stato rinviato in Commissione la scorsa settimana per alcuni approfondimenti.

Nella seduta odierna del parlamentino delle “Attività Produttive”, maggioranza e opposizione non hanno trovato l’accordo sulle proposte emendative presentate dalla Giunta. La minoranza ha quindi chiesto il rispetto dei termini previsti dal Regolamento (10 giorni) per presentare la propria relazione alla legge.

Il presidente Luigi Lotto, sentito il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau, ha deciso di aggiornare i lavori della.

Deluso il consigliere di Art.1 – Mdp Luca Pizzuto, ispiratore del provvedimento: «Prendo atto della decisione – ha detto – oggi si decide di rinviare la discussione nonostante gli accordi raggiunti in Aula. In ogni caso non avremmo accolto gli emendamenti della Giunta che andavano contro lo spirito originario della proposta. Il nostro intento era quello di riempire un vuoto normativo che impedisce alla Regione di intervenire nel caso in cui una società titolare di una concessione non rispetti i diritti dei lavoratori». Come nel caso della Polar, azienda di Piscinas da tempo al centro di una dura vertenza sindacale: «Oggi in Sardegna può accadere che un’azienda licenzi 13 dipendenti e non rispetti l’obbligo di reintegro deciso dal Tribunale del Lavoro – ha aggiunto Luca Pizzuto – questa norma serve per evitare che si ripetano situazioni simili».

Contro la proposta di legge si sono invece schierati tutti i rappresentanti della minoranza Luigi Crisponi (Riformatori), Gianluigi Rubiu (FdI) e i forzisti Marco Tedde ed Alberto Randazzo. Secondo gli esponenti dell’opposizione la legge interviene su un caso specifico e non rispetta il principio di generalità e astrattezza: «Per risolvere un singolo caso si rischia di mettere in difficoltà decine di aziende e migliaia di lavoratori – hanno detto – la materia, oggi regolata da leggi ormai superate, ha bisogno di una revisione organica». Per i consiglieri di minoranza, inoltre, la proposta contiene profili di illegittimità costituzionale che la espongono a un’impugnazione certa da parte del Governo.

Dubbi sono stati espressi anche dall’assessore all’Industria, Maria Grazia Piras, che ha illustrato alla Commissione gli emendamenti della Giunta. «Abbiamo cercato di riscrivere la legge per evitare che alcune norme vadano in contrasto con la normativa nazionale – ha affermato Maria Grazia Piras – la Regione ha l’obbligo di vigilanza sull’attività di cava e miniera che esercita attraverso la polizia mineraria. Nel caso in cui non vengano rispettate le prescrizioni contenute nell’atto di concessione, l’azienda va incontro a pesanti sanzioni. La Regione può avviare la procedura di revoca della concessione ma non può chiudere l’attività. Sulla tutela dei diritti dei lavoratori, credo che la normativa vigente sia esaustiva. Ho paura che la proposta di legge faccia crescere i contenziosi, da parte nostra c’è la disponibilità a lavorare a una legge organica di settore».

Contro la proposta n.550 si sono schierate, infine, Confindustria, Confapi e Confartigianato sentite in audizione dalla V Commissione. I rappresentanti delle associazioni Federico Fiorelli (presidente della Commissione “Cave e miniere” di Confindustria), Silvana Manuritta (direttore generale di Confapi), Stefano Mameli (segretario regionale Confartigianato) e Marco Fuscello (presidente del Consorzio lapideo) hanno chiesto il ritiro della legge. «E’ un provvedimento che anziché proteggere i lavoratori rischia di lasciarli per strada – hanno detto in coro – le sanzioni contro le aziende che non rispettano le norme esistono già. Si lavori piuttosto a una legge di riforma organica che superi l’attuale normativa ormai non più adeguata ai tempi».

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Confartigianato Imprese Sardegna promuove “Hair ring”, un contest per giovani acconciatori under 25, che si svolgerà dal 15 al 18 marzo 2019, al  Cosmoprof di Bologna, il più importante evento italiano dedicato al mondo del benessere.

Grazie a questa iniziativa, una vera e propria “vetrina” organizzata dalla Camera Italiana dell’Acconciatura e da Confartigianato Benessere, anche i giovani professionisti sardi dell’hair style, potranno sfidarsi a  colpi di spazzole, lacca e colori in quattro postazioni ad hoc riservate ai giovani talenti.

«Continua l’attenzione di Confartigianato Sardegna per valorizzare i giovani artigiani attraverso ogni iniziativa che sia per loro un’opportunità – spiega Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato Imprese Sardegna – per le nuove generazioni di acconciatori sardi questa è un’occasione unica perché potranno mostrare le proprie capacità ad un vasto pubblico e alla presenza di specialisti di alto livello nel settoreInfatti il Cosmoprof, è la più prestigiosa manifestazione del settore a livello internazionale e si pone l’obiettivo di creare un ponte tra le industrie e i professionisti al fine di innalzare la qualità dell’intera filiera.»

L’edizione 2019 di HairRing, confermato lo stand di Confartigianato Benessere all’interno dell’area della Camera Italiana dell’Acconciatura, sarà caratterizzata da alcune novità rispetto agli anni precedenti, a partire dalla nuova collocazione presso il Centro Servizi, dunque nel cuore di Cosmoprof Worldwide Bologna, ove i giovani talenti si alterneranno nelle giornate di domenica 17/3 e lunedì 18/3, dando vita a  due giornate di live show.

La programmazione delle singole esibizioni sarà definita alla luce delle domande che perverranno e – contrariamente a quanto avvenuto negli anni precedenti – tra queste verrà effettuata una selezione in collaborazione con gli organizzatori di Cosmoprof, al fine di coinvolgere nello spazio riservato agli show di Camera Italiana dell’Acconciatura solamente i giovani acconciatori “eccellenti”, per offrire la massima visibilità ai talenti e di valorizzare la location.

Le iscrizioni sono già aperte e i candidati possono inviare la domanda di partecipazione via email a gianandrea.positano@cosmeticaitalia.it e francesca.ferrari@cosmoprof.it entro e non oltre il 14 dicembre 2018.

Confartigianato ricorda come la partecipazione sia riservata a soggetti fino a 25 anni di età ma qualora vi fossero talenti di spicco interessati a partecipare, gli stessi saranno comunque tenuti in considerazione ai fini dell’eventuale selezione.

La prestazione tecnica è a titolo gratuito. Eventuali costi di vitto, alloggio e rimborsi spese per il viaggio sono a carico dei singoli partecipanti o delle loro organizzazioni/scuole/saloni di riferimento.

I materiali per la creazione delle acconciature e del trucco per le modelle saranno offerti in parte dalle case produttrici associate a Cosmetica Italia ma è opportuno, in via cautelativa, portare con sé ulteriori materiali (prodotti e attrezzature).

Ogni partecipante potrà preparare nel backstage l’acconciatura e il trucco delle modelle, mentre l’acconciatura sarà terminata sul ring. Si rammenta, a tal proposito, che i partecipanti dovranno preoccuparsi di essere accompagnati dalle loro modelle.

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Biciclette, turismo, ambiente ed imprese. E’ questo il “poker” che la Sardegna del futuro potrà giocarsi con la valorizzazione delle due ruote.

E i dati relativi alla nostra Isola sono molto chiari. Da una parte i 2.649 chilometri di ciclovie sarde da realizzare (161 milioni a disposizione), dall’altra un “sistema” che, direttamente e indirettamente, mette in relazione le 61 imprese isolane che producono, riparano e noleggiano biciclette e che danno lavoro a circa 200 addetti ma anche le aziende di autotrasporto, i commercianti, gli albergatori, i ristoratori e le società di servizi.

Per la Sardegna, ai vertici delle regioni turistiche italiane per il turismo estivo, le infrastrutture utilizzabili dai vacanzieri assumono grande importanza per una migliore fruizione delle bellezze del territorio. Le piste ciclabili, per questo, rappresentano un connubio straordinario tra artigianato, territorio e turismo.

«Nel panorama di una vacanza slow in Sardegna, nelle città, lungo le coste o nell’entroterra – commentano Antonio Matzutzi e Stefano Mameli, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – il cicloturismo è in progressione straordinaria tanto che il “Piano Infrastrutture allegato al Documento di Economia e Finanza 2018” ha previsto il finanziamento della “Ciclovia della Sardegna”, un anello di ben 1.230 chilometri che parte da Santa Teresa Gallura e arriva a Sassari.»

«Incrementare gli investimenti in questo settore ha numerosi impatti – aggiunge il presidente di Confartigianato – il primo è che per realizzare ogni chilometro di pista saranno a disposizione oltre 60mila euro: questo darà lavoro alle moltissime piccole e medie aziende del nostro territorio che sono specializzate in questo settore, anche nelle manutenzioni. Il secondo punto è che puntando su questo tipo di mobilità, offriremo spazio per una nuova immagine del nostro turismo. Non dimentichiamoci che ogni cicloturista spende 130euro al giorno rispetto ai 70 di uno che si reca al mare

L’analisi degli ultimi dati pubblicati dall’Istat evidenzia come nei capoluoghi di provincia italiani la lunghezza delle piste ciclabili nel 2016 sia salita a 4.370 km, in aumento del 4,1% rispetto all’anno precedente e cumulando una crescita del 21,7% nell’arco di cinque anni (2011-2016).

Per densità delle piste ciclabili, a livello nazionale Cagliari si piazza al 19° posto; il capoluogo, infatti, risulta avere uno dei valori più alti in tutta Italia con 72,9 km ogni 100 km2.

Quello della bicicletta è, quindi, un mercato in grande evoluzione.

Lo è per le caratteristiche delle aziende che le producono, nell’utilizzo che se ne fa, nel valore del prodotto stesso che non è più solo un oggetto di consumo ma diventa uno stile di vita che a sua volta apre ad altre esigenze ed opportunità che riguardano sia la bicicletta, che diviene un bene di valore da tutelare, sia le sue diverse forme di utilizzo.

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Il mercato del lavoro in Sardegna si muove verso l’uscita dal tunnel della crisi, anche se in ritardo rispetto alla media nazionale e alla situazione di altre regioni. L’Isola ha, infatti, recuperato più del 76% dei posti di lavoro persi negli ultimi 10 anni, percentuale che non prende in considerazione i contratti stagionali.

Gli ultimi dati Istat, elaborati dell’Osservatorio di Confartigianato Sardegna per le MPI, mettono in luce una ripresa, rispetto agli anni più bui, distante 2,3% punti percentuali dai massimi pre-crisi: nel 2008 il tasso di occupazione nell’Isola era del 52,3%, si è poi toccato il fondo nel 2013 con il 48,3% mentre alla fine del 2017 l’indice è risalito al 50,5%.

Secondo l’analisi, in Italia solo sei regioni registrano oggi un tasso di occupazione superiore a massimi di 10 anni fa: si tratta di Bolzano (+2,5% sul 2008), Trento (+0,9 punti), Lazio e Toscana (+0,7 punti), Lombardia (+0,4 punti) e Friuli Venezia Giulia (+0,3 punti). La Sardegna, che occupa il 16esimo posto, si lascia alle spalle solo Calabria, Sicilia, Marche, Umbria e Molise.

Il dossier segnala anche come, a livello nazionale, le piccole imprese siano state artefici del 65,6% delle assunzioni nel biennio 2015-2017, con un tasso di creazione di posti di lavoro del 3,8%, quasi doppio rispetto a quello al 2,0% delle medie-grandi.

«Non c’è di certo da esaltarsi perché si deve ancora recuperare la pesante caduta subita in questi ultimi anni – chiarisce subito Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato Sardegna – ma i dati ci dicono che il gap, da colmare rispetto ai massimi pre-crisi, si sta pian piano assottigliando; è importante sottolineare che non parliamo di lavoro stagionale, come per esempio quello estivo, ma di posizioni stabili. Insomma, il ciclo di ripresa del mercato del lavoro, nonostante le difficoltà, vede qualche importante segnale di resilienza anche nella nostra regione. L’elemento positivo – aggiunge Stefano Mameli – è il fatto che le micro e piccole imprese, anche a livello nazionale, siano le protagoniste della ripresa con un tasso quasi doppio rispetto alle medio-grandi: sostenere le piccole realtà imprenditoriali va quindi di pari passo con il recupero del mercato del lavoro.» 

«Prendere coscienza, quotidianamente, di quello che le attività artigiane e le piccole e medie imprese rappresentano per il territorio isolano – sottolinea ancora il segretario di Confartigianato Sardegna – è importante non tanto per gli imprenditori, che sanno quello che fanno e che vogliono fare, quanto per le Istituzioni che con numeri alla mano possono rendersi conto di quanto la linfa imprenditoriale sia un humus da coltivare con attenzione

In Sardegna, nel 2018, da parte delle imprese è calato l’utilizzo dell’apprendistato. Secondo una recentissima indagine nazionale di Confartigianato, nella nostra Isola ogni 100 rapporti lavorativi under 30 attivati, solo 6,7% sono relativi a questo, percentuale che pone la regione al penultimo posto nazionale prima solo del Molise con 6,4%. In testa, al contrario, l’Umbria dove si contano 18,5 nuovi rapporti di apprendistato ogni cento nuovi rapporti attivati per under 30; seguono la Toscana con 16,2 il Veneto con 15,6 le Marche con 15,4 e il Piemonte con 14,5. Tutto contro la media nazionale del 12,5%.

«Anche nell’Isola c’è una forte necessità di mantenere allineata la qualità dell’offerta e della domanda di lavoro – conclude Stefano Mameli – per questo chiediamo che venga rifinanziata legge regionale 12 del 2001, che mette a disposizione incentivi per le assunzioni degli apprendisti artigiani. Questo sostegno, servirebbe al rilancio di questa “palestra” in cui i giovani lavorano e studiano.»

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Anche in Sardegna resiste, si qualifica e s’innova la nicchia degli artigiani della musica. Nell’Isola, infatti, sono 18 le piccole realtà che, tra archi, fiati, corde e percussioni, sono impegnate nella produzione e nella riparazione di strumenti musicali.

I dati chiave di questo piccolissimo, ma vivo e interessante, settore sono stati esaminati dal report dell’Osservatorio per le MPI di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte ISTAT, che ha analizzato un comparto delicato ma in continua evoluzione.

«Parliamo di numeri non di certo significativi – mette in luce Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato Imprese Sardegna – ma che, come i settori di nicchia ad alta specializzazione, possono dare una possibilità di indirizzo anche alle ataviche difficoltà d’impiego giovanile. La rivalutazione dei mestieri, anche e soprattutto quando sono di eccellenza artigiana meriterebbero energie e investimenti maggiori. Il settore della musica, negli anni, si è altamente specializzato per soddisfare le necessità legate alle nuove tecnologie, ai nuovi strumenti e per combattere la concorrenza dell’“usa e getta” arrivata, prepotentemente, dai mercati orientali

Nel 2018, in tutto il territorio italiano, si contano 1.312 imprese che producono e riparano strumenti; il comparto della musica è ad alta vocazione artigiana, con 1.085 imprese artigiane, pari all’82,7% del totale.

Nel dettaglio sono 1.115 le imprese produttrici e si tratta per lo più di realtà artigiane, l’81,8% del totale pari a 912 unità, capaci di realizzare prodotti di elevata qualità. Al comparto degli artigiani della musica si sommano 197 imprese della riparazione, di cui 173 artigiane, pari all’87,8% del totale.

Nel settore della produzione le imprese occupano 1.874 addetti, di cui oltre la metà (63,1%), pari a 1.183 unità, lavorano in aziende artigiane

«Un settore assolutamente di nicchia ma importante e con diverse eccellenze – spiega Stefano Mameli -. che coniuga, in modo equilibrato, tradizioni locali, saper fare degli artigiani e vocazione internazionale. I nostri professionisti al servizio della musica che producono e riparano strumenti, si sono rarefatti nel tempo, ma persistono e, in ogni caso, costituiscono una risorsa del territorio al servizio di questa nobile e antica arte, lavora o si diletta.»

«Un ambito complementare a quello della costruzione degli strumenti – conclude Stefano Mameli – è quello relativo alla riparazione e restauro: settore per il quale si rende necessaria la conoscenza della struttura degli strumenti, dei materiali e delle tecniche di lavorazione ai fini della corretta ricostruzione di interi pezzi dello strumento

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In Sardegna una nuova impresa su tre è guidata da un under 35. Attività per edifici e paesaggio, servizi alla persona, ristorazione, servizi agli uffici, attività finanziarie e commercio sono i principali settori nei quali i giovani investono i pochi, risparmi, e le tante, energie, non arrendendosi alle difficoltà del mercato, ad un credito asfittico, alla tanta burocrazia e alla concorrenza sleale, italiana e straniera.

E’ questo ciò che emerge dall’analisi dell’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, sui dati di Unioncamere-Infocamere di giugno 2018.

Le realtà under 35 attive in Sardegna al 30 giugno di quest’anno, tra tutti i comparti produttivi, sono ben 15.563. Le nuove iscrizioni, nel secondo trimestre, sono risultate 777 con un saldo (aperture-chiusure) tra aprile e giugno di 518 attività.

La “young economy” isolana, con il 29,7%, è al nono posto in Italia per le quote di iscrizioni under 35 sul totale delle iscrizioni agli albi delle imprese delle Camere di Commercio. Al primo posto la Calabria con il 40,9%, al secondo la Campania con il 40,8% contro una media italiana del 30,8%.

Nel complesso, il peso dell’imprenditoria giovanile sarda sul totale delle imprese regionali è del 9,2%, percentuale che appare determinante per assicurare il ricambio della base produttiva regionale.

Rispetto alla media delle imprese, quelle giovanili scontano però una fragilità maggiore dal punto di vista patrimoniale. Con riferimento alle imprese costruite in forma di società e con un capitale dichiarato, la quota di imprese under 35 con capitale sociale superiore ai 10mila euro è nettamente inferiore alla media di ognuna delle classi.

Quanto alla rappresentatività della società italiana, rispetto alla media generale l’imprenditoria giovanile vede una presenza relativamente  maggiore di imprese femminili (il 28,9% contro una media generale del 21,9%) e della componente straniera di provenienza extra UE (il 15,9% contro il 7,7%).

«Il momento dell’avvio di un’impresa, per un giovane, è molto delicato – afferma Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato Sardegna – oltre alle tante difficoltà burocratiche, ai dubbi su come reagirà il mercato, all’investimento economico iniziale, a una concorrenza sleale di chi invece decide comodamente di rimanere nel sommerso, si aggiungono dei costi importanti che il giovane deve sostenere, a partire da quelli previdenziali e fiscali. La fase di start up dovrebbe essere quella più tutelata – aggiunge Stefano Mameli – quella nella quale lo Stato interviene per aiutare l’impresa a germogliare e a camminare poi da sola, con tutti i risvolti positivi che derivano poi all’intera società.»

Per questi motivi, Confartigianato Sardegna ha chiesto anche alla Commissione Speciale per l’Artigianato e il Commercio, istituita in Consiglio regionale «l’impegno a intervenire su due fronti, con veri incentivi utili ad avviare una nuova impresa

«Un primo intervento proposto da Confartigianato va nella direzione di puntare sui giovani che vogliano avviare un percorso sull’artigianato, abbattendo del 50% il costo previdenziale per almeno due anni per le imprese artigiane di nuova costituzione. La seconda proposta – conclude Stefano Mameli – prevede degli sgravi contributivi e fiscali per le imprese interessate da passaggio generazionale.»

 

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Li avevano dati per spacciati più volte considerandoli artigiani in via d’estinzione ma loro hanno resistito, studiato, adeguato l’offerta e sono diventati 4.0. Per questo i 92 calzolai sardi sono ancora sul mercato per crescere e competere con “l’usa e getta”.

In Sardegna queste imprese artigiane si occupano della riparazione delle calzature e di tante altre attività legate alla personalizzazione, riparazione, creazione, lavaggio, sanificazione e “manutenzione” di scarpe, valigie e piccoli capi in pelle.

Anche i numeri danno conforto alla categoria: ogni anno, in media, una famiglia sarda spende 370 euro per riparazioni e manutenzione di questi beni.

Sono questi i dati che emergono all’analisi dall’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte InfoCamere 2018, delle imprese registrate come “Aziende artigiane di riparazione calzature”. Dallo studio emerge come siano 4.141 le realtà a livello nazionale, con la Lombardia capofila con 808 attività, seguita dal Lazio con 467 e dal Veneto con 348.

Nell’Isola l’attività di calzoleria, negli ultimi anni sta registrandouna lieve ripresa, dopo che nei primi anni Duemila sembrava destinata al declino: un ritorno in auge, quindi, aiutato anche dall’ingresso di giovani leve che con entusiasmo hanno deciso di intraprendere questo antico mestiere artigiano.

«Il mestiere del “lustrascarpe” non è pronto per finire in un museo dell’artigianato o per restare ancorato al neorealismo cinematografico degli anni ’50 – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – se gli sciucià sono un ricordo che si perde nel tempo, il calzolaio vive una seconda giovinezza, fatta di formazione professionale, innovazione imprenditoriale e riscoperta del mercato della riparazione.»

«La crisi ha spinto i consumi verso la riparazione, il recupero e la manutenzione, con benefici notevoli anche per l’ambiente, oltre che per le tasche dei sardi – sottolinea Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato Sardegna – “riparare è meglio che comprare” sembra essere il moto degli ultimi anni. A beneficiarne, per fortuna, sono le migliaia di imprese artigiane attive nel settore, che hanno visto crescere il fatturato e i guadagni”.

Per restare in sella serve un mix di continua specializzazione e conoscenze informatiche, indispensabili per riuscire a “vendersi” a un pubblico più ampio. Per i calzolai del nuovo millennio, il boom delle snakers (le scarpe da ginnastica per il tempo libero), l’“usa e getta”, la mancanza di remunerazione, problemi denunciati da tanti operatori, per coloro che si sono reinventati, vive una “seconda giovinezza” sono diventati punti di forza del rilancio del mestiere.

«La nostra professione è cambiata – sottolinea il veneto Paride Geroli, presidente nazionale di “Calzolai 2.0” di Confartigianato – per questo è importante non restare chiusi nel proprio negozio, ma aprirsi alle nuove sfide che la società ci chiede. E’ necessario perseguire con determinazione la rappresentanza, la salvaguardia, la valorizzazione, la crescita e la promozione intensiva verso il pubblico del mestiere del calzolaio e della produzione delle scarpe su misura, anche tramite fiere e mercati nazionali e internazionali, ma soprattutto con la formazione. Per aggirare le barriere dell’estinzione legata evidentemente alla mentalità “usa e getta” – aggiunge Paride Geroli – dal 2013, abbiamo creato “Calzolai 2.0”, che aggrega 430 calzolai di tutta Italia, anche della Sardegna, che lavorano insieme per dare dignità e far crescere il mestiere.»

Oggi i professionisti del tacco e della suola, si ritrovano a fare dei lavori completamente diversi rispetto al passato in cui ci si concentrava principalmente su mezze suole e sopratacchi. Negli ultimi anni, le richieste maggiori dei clienti hanno a che fare con il cambio dei fondi esterni che stanno sotto le scarpe (oggi perfettamente sostituibili grazie alle apposite presse in commercio se si è aggiornati per applicarle correttamente), tinture e puliture, sostituzione di cerniere su capi in pelle, sino alla riparazione di valigie. Per non parlare del fiorente mercato della personalizzazione: dalle suole colorate alle borchie la cui applicazione, sempre più, viene richiesta su scarpe nuove appena acquistate, sino alla messa a modello di calzature.

«Una fetta importante del nostro lavoro riguarda anche la calzatura su misura – continua il presidente di Calzolai 2.0 – con quella classica da uomo e donna che necessitano di competenze che solo una parte di noi hanno, ma modelli premontati (dalle clarks ai sandali gioiello passando per le ballerine) che possiamo facilmente personalizzare. Molti di noi stanno aggredendo il mercato anche grazie all’aiuto della tecnologia, attraverso l’uso del Foot-scanner che ci aiuta a realizzare scarpe su misura in modo più semplice e veloce e per qualunque parte del mondo. In poche parole si tratta di una nuova strumentazione che permette di realizzare calzature tecnologicamente personalizzate oltre che velocizzare e semplificare molte delle fasi necessarie alla loro realizzazione:»

Anche in Sardegna, Confartigianato crede nel settore e nei prossimi mesi promuoverà gli eventi di “formazione continua applicata” in materia di manutenzione, incollaggi, tinture, sanificazione e nuove tecnologie.

Nel frattempo, a livello nazionale, l’Associazione lavora con le Istituzioni e con la Scuola per creare percorsi formativi adatti alla preparazione del mestiere, come accade in altri Paesi europei dove per diventare calzolai è necessario un diploma specifico.