18 April, 2024
HomeScienzaProseguono gli eventi per il centenario della morte di Domenico Lovisato, lo scienziato sardo d’adozione e docente dell’ateneo di Cagliari.

Proseguono gli eventi per il centenario della morte di Domenico Lovisato, lo scienziato sardo d’adozione e docente dell’ateneo di Cagliari.

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Mercoledì 16 novembre, Giancarlo Nonnoi – dipartimento Storia, beni culturali e territorio; responsabile scientifico per l’Università di Cagliari, con Gian Luigi Pillola, dell’Anno Lovisatiano – prende parte alla conferenza che si tiene all’Università di San Martin di Buenos Aires. Il convegno ha per titolo “Encrucijdas del saber històrico“.

L’intervento del professor Nonnoi a Buenos Aires, intitolato “L’ultima Tule”,  si inquadra in un ambito specifico e ad ampio respiro al tempo stesso: “Lovisato ritorna in Argentina – L’esplorazione della Patagonia e della Terra del fuoco nell’Ottocento: la missione di Domenico Lovisato”. Il tutto nell’ambito dell’Anno Lovisatiano, proclamato quest’anno dall’Università di Cagliari per il centenario dalla morte dello scienziato di origine istriana ma sardo di adozione. Il calendario delle celebrazioni prevede altri due appuntamenti: martedì 13 dicembre, all’Università di Sassari  e venerdì 16 dicembre, per la manifestazione di chiusura, a Cagliari.

Gli scienziati italiani e l’esplorazione della Patagonia alla fine dell’Ottocento, con in mezzo la Sardegna: è questo il filo conduttore  della conferenza del professor Nonnoi. Il docente di Storia della scienza e delle tecniche all’Università di Cagliari, farà il punto sulle spedizioni scientifiche in Patagonia e Tierra del fuego compiute da un gruppo di scienziati italiani alla fine dell’Ottocento. «Con loro, in qualità di responsabile scientifico, c’era anche lo scienziato della terra Domenico Lovisato, uno dei più illustri professori del nostro ateneo. La partecipazione a questa impresa – spiega Giancarlo Nonnoi – valse a Lovisato notorietà scientifica nazionale e internazionale. Grazie agli studi sulle formazioni dei terreni patagonici e dell’arcipelago fuegino, nel 1883, ottenne la cattedra di professore ordinario all’Università di Cagliari».

Al comando dall’ufficiale della marina militare italiana Giacomo Bove, l’équipe italo-argentina salpò da Buenos Aires il 21 dicembre del 1881 a bordo della corvetta Cabo de Hornos, messa disposizione del governo argentino. Dopo aver perlustrato e studiato la foce del Rio Santa Cruz e la desolata Isla de los Estados, la delegazione di studiosi percorse lo Stretto di Magellano fino a Punta Arenas, per dirigersi poi, destreggiandosi in un dedalo di isole e canali, verso il Beagle Channel, scoperto appena trent’anni prima da Robert Fitzroy e Charles Darwin. Attraverso lo stretto passaggio tra l’Oceano Pacifico e l’Oceano Atlantico il gruppo italiano raggiunse l’allora minuscolo insediamento coloniale inglese di Ushuaia. Nonostante un forzato naufragio nei pressi di Bahia Sloggett i nostri scienziati non interruppero comunque la loro attività di ricerca e Lovisato in particolare, nel viaggio da sud a nord in direzione di Buenos Aires, esplorò i territori più settentrionali della Patagonia, come il Chubut, il Golfo Nuevo, la Penìsula Valdès e Puerto Madryn, fino alla sponda sinistra del Rio Negro.

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giampaolo.cirronis@gmail.com

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