16 April, 2024
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Lettera aperta del sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci, sulle risorse destinate ai Comuni per fronteggiare l’emergenza Coronavirus

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Lettera aperta del sindaco di Sant’Antioco, Ignazio Locci, sulle risorse destinate ai Comuni per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.

«La crisi pandemica e i suoi effetti devastanti hanno messo in luce ancora una volta il grande limite del “Sistema Italia”: l’incapacità dello Stato, del Governo centrale e del Parlamento di comprendere che il vero aiuto ai cittadini in un momento di crisi come quello attuale può arrivare solo se ai Comuni vengono concessi gli strumenti necessari per assolvere al ruolo di prossimità e di vicinanza al cittadino su cui si dovrebbe fondare il nostro Paese.

Invece i Sindaci sono costretti ancora una volta a tirare le somme prendendo atto che: il Principio di sussidiarietà è pari a zero; Stato e Regioni sono in conflitto perenne su chi mette in campo gli strumenti più adeguati per affrontare la crisi pandemica (senza coordinamento); i Comuni, ancora una volta, vengono lasciati con il cerino in mano, mandati in avanscoperta a combattere la battaglia della crisi sociale ed economica con le armi spuntate.

Per capire meglio quanto siano strette le scarpe dei sindaci è bene fare qualche esempio concreto, basato sull’attuale esperienza. Lo Stato ha dato spiccioli per le sanificazioni; briciole per gli straordinari della Polizia locale; ma, soprattutto, ha offerto la possibilità ai Comuni di usare le proprie risorse e quindi: l’avanzo di amministrazione libero per la gestione dell’emergenza (scelta quantomeno discutibile, perché in linea di principio i Comuni lo usano come vogliono e in questa circostanza non c’erano alternative); rinegoziazione dei mutui con possibilità di utilizzo del capitale sempre per la gestione dell’emergenza (anche qui siamo di fronte a risorse dei Comuni); anticipo Fondo di solidarietà parte capitale.

In sostanza non ha dato nulla in più ai Comuni che non fosse già loro e come risultato ha prodotto effetti paradossali. Mi spiego meglio: chi ha rispettato le Regole della contabilità armonizzata facendo programmazione prudente, veritiera, impegnando le risorse correttamente nell’anno finanziario di competenza, ovviamente non ha avanzi di amministrazione (comunque, avrà giustamente cifre irrisorie – dlgs 118/2011), e quindi ha ben poco da impegnare per fronteggiare l’emergenza.

Il capitolo mutui e rinegoziazione, poi, è ancora più “simpatico”: allunghi le scadenze fino a 24 anni con aumento degli interessi passivi e della spesa corrente (sic!). Sostanzialmente peggiori la performance gestionale e accresci l’indebitamento. Per essere ancora più chiaro, gli effetti reali saranno questi: più alta è l’esposizione debitoria di un ente, più apparirà “bravo” a gestire la crisi, in quanto disporrà di maggiori risorse per la spesa corrente e, di conseguenza, potrà addirittura riuscire a sospendere i tributi. Risultato: le prossime generazioni avranno sempre più debito pubblico rapportato alla scala comunale.

Veniamo al cosiddetto Contributo di solidarietà: il Fondo si genera sostanzialmente dal versamento dei tributi locali. Chi ha di più, dà a chi ha meno. Funziona con trattenuta alla fonte: o paghi, o paghi. Lo Stato quindi concede l’anticipo di cassa ai Comuni che ricevono la “solidarietà” degli altri Comuni mentre questi ultimi, che loro malgrado risultano essere solidali, non ottengono nulla e rimangono con un pugno di mosche in mano.

Nel frattempo, come anticipato in apertura di lettera, Stato e Regione fanno a gara mettendo in campo strumenti senza alcun coordinamento che spesso si sovrappongono tra loro con l’effetto iniquo che frequentemente i cittadini che già sono sostenuti dallo Stato (vedi Reddito di Cittadinanza) prendono anche dalle Regioni (vedi Sardegna e Sicilia). Così facendo si aiutano le stesse categorie di “soggetti in difficoltà” preesistenti all’emergenza sanitaria, lasciando a bocca asciutta i “nuovi poveri” che, se hanno la sfortuna di vivere in Comune finanziariamente virtuoso, difficilmente potranno ottenere la riduzione o la sospensione dei tributi. A meno che, tali Comuni non taglino i servizi al cittadino.

Ecco, questo è il risultato.»

Ignazio Locci

Sindaco del comune di Sant’Antioco

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