19 April, 2024
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Il Consiglio regionale ha esaminato la mozione n. 78 (Dedoni e più) sulla paventata chiusura del reparto del centro sclerosi multipla presso l’ospedale Binaghi di Cagliari.

Illustrando la mozione, il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha sottolineato che «esiste un problema e soprattutto emerge innanzitutto la necessità dei malati di sclerosi multipla che temono il trasferimento del Binaghi al San Giovanni di Dio e, in secondo luogo, c’è anche la questione delle risorse ingenti necessarie per l’eventuale ristrutturazione». In Sardegna, ha ricordato Dedoni, «la sclerosi ha purtroppo una presenza importante ed ogni intervento va attentamente considerato, perché finora il Binaghi ha ospitato un centro che ha seguito circa 7.000 paziente ponendosi come riferimento a livello nazionale con una mobilità passiva al contrario verso la Sardegna». Tutto questo è stato possibile, ha aggiunto, «anche grazie all’azione della professoressa Marrosu, direttrice della struttura, e non si tratta di difese d’ufficio che fra l’altro sono inutili data la caratura internazionale di una scienziata del suo spessore, quanto piuttosto di salvaguardare una delle eccellenze della sanità regionale». Il consigliere si è poi soffermato su un problema tecnico che ha riguardato la professionista, che ha chiesto di andare in pre-pensionamento tornando poi sulle sue decisioni ma trovandosi di fronte, in questo caso, ad un parere negativo dell’Università di Cagliari. C’è quindi la necessità, secondo Dedoni, «di recuperare una persona disponibile a lavorare gratuitamente e in proposito c’è un precedente analogo dell’Emilia-Romagna; spero che l’assessore e l’intera Giunta recepiscano questo messaggio, che non è contro nessuno ma per tante persone che soffrono».

Il consigliere dell’Udc Giuseppino Pinna, dopo aver ricordato di aver frequentato a lungo il centro per vicende famigliari, ha messo l’accento su significato di una «lotta contro la quotidianità della sclerosi multipla che ha in Sardegna ha l’incidenza più alta del mondo pari alla Scozia; il reparto del Binaghi, quindi, è una risorsa preziosa per la Sardegna e la sua chiusura avrebbe effetti devastanti, anzi occorre operare concretamente per il potenziamento delle strutture a sostegno di pazienti e familiari contro ogni ipotesi di chiusura o ridimensionamento».

Per l’Upc Antonio Gaia ha manifestato adesione totale alla mozione, «come tanti con parenti ed amici che combattono con questa patologia; va sottolineato però che il centro del Binaghi, per tutti i pazienti, è diventato quasi una casa, soprattutto per quelli che provengono da fuori, per cui spostando quel servizio si aprirebbe, fra i tanti, un problema di parcheggi che per questi malati ha una importanza essenziale».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, auspicando che su questo argomento ci sia una volontà comune del Consiglio, ha affermato che «una Regione come la Sardegna che sostiene per interno i costi della sanità deve, a maggior ragione, potenziare le strutture di eccellenza legate purtroppo ad una incidenza specifica della sclerosi nella nostra Regione». Va ricordato anche, secondo la Zedda, «che il centro del Binaghi ha un gradimento altissimo fra i pazienti per le diverse fasi dell’assistenza, oltre che strutture moderne e tecnologicamente avanzate, c’è un lavoro enorme della professoressa Marrosu e della sua equipe, di tutti i medici e degli operatori di ogni livello; per questo siamo convinti della necessità di razionalizzare il nostro sistema sanitario ma, in casi come quello del Binaghi, il nostro obiettivo è mantenere e migliorare i centri di eccellenza, valutando al massimo alternative che assicurino gli stessi elevatissimi livelli di qualità». La consigliera si è dichiarata in conclusione disponibile a contribuire ad un ordine del giorno unitario.

Il consigliere di Sel Francesco Agus, premettendo di non essere interessato a singoli aspetti della sanità sarda quanto ad un contesto attento ai servizi offerti alla persona, ha precisato che «in questo caso però è condivisibile la scelta della conferenza dei capigruppo di portare in Consiglio questo argomento, soprattutto per rassicurare tanti pazienti sardi che ci hanno rappresentato le loro preoccupazioni». Il centro, ha proseguito, «è un riferimento nazionale ed europeo per numero e diversità dei casi trattati ed il trasferimento al San Giovanni Di Dio genera perplessità che dovranno essere fugare; non entro nel merito dei ragionamenti aziendali ma non sarebbe utile una riflessione che non tenga conto della realtà di un centro come quello del Binaghi; auspico infine che l’assessore dia ampie rassicurazioni in questo senso non solo al Consiglio ma soprattutto ai pazienti».

Augusto Cherchi, del Partito dei Sardi, si è congratulato con il collega Dedoni che ha richiamato l’attenzione dell’Aula su questo argomento, legato alle difficili condizioni di «pazienti fragili colpiti da una malattia cronica il cui decorso interessa di conseguenza migliaia di famiglie». Piuttosto, ha osservato, «ho qualche perplessità sulla sede in cui di discute, perché a mio avviso sarebbe stato meglio affrontare il problema in commissione per gli approfondimenti che merita all’interno della nuova rete ospedaliera ancora in via di elaborazione». Dobbiamo, infatti, conoscere bene problematiche attuali, ha aggiunto Cherchi, «e lavorare per una prospettiva futura migliore, evitando di ricorrere a personalismi; riconoscono l’impegno della dr.ssa Marrosu e di molti altri professionisti ma personalizzare un reparto è un errore, anche perché di problemi come questi ne dovremo affrontare molti altri, a cominciare da quello più generale del blocco del turn over che ha bloccato le assunzioni per oltre 2 anni».

Paolo Truzzu, esponente del Misto-Fdi, ha ricordato in apertura che «il Consiglio si è occupato molto spesso di sanità, avendo sempre come obiettivo la migliore organizzazione del settore e quasi trascurando la tutela della salute dei cittadini e dei malati, mentre oggi invece affrontiamo questo tema tenendo presente che, pur non essendo nostro compito individuare soluzioni organizzative dobbiamo però cercare di capire come possiamo garantire serenità a soggetti che affrontano una fase molto difficile della loro vita». Per fare questo, ha suggerito Truzzu, «dobbiamo puntare su due concetti chiari: mantenere il centro come struttura regionale di riferimento e garantirne la piena funzionalità tracciando un percorso per la sua ulteriore crescita, senza dimenticare la logistica che, in questo caso particolare, ha una funzione di grandissima importanza».

Il consigliere Giorgio Oppi, dell’Udc, ha detto di conoscere molto bene la dottoressa Marrosu «anche per bene per averla indicata a suo tempo come assessore alla Sanità» e, affrontando la discussione generale del problema, ha messo in evidenza che «in Sardegna abbiamo due malattie di grandissima diffusione come sclerosi multipla e diabete, per cui pur non mettendo in discussione l’azione importantissima del centro del Binaghi, non va dimenticato che la decisione finale non è dell’assessore ma del rettore di Cagliari, per quanto riguarda la riammissione della dottoressa Marrosu alla guida di un centro fiore all’occhiello della Sardegna dove le persone vengono assistite con molto amore». Piuttosto, secondo Oppi «è strano che dal Binaghi si trasferisca il centro da un’altra parte con l’Università di mezzo mentre molti altri trasferimenti sarebbero in corso, ponendo anche questioni anche legate al contratto del personale». Nella cura della sclerosi multipla, ha concluso Oppi, «la Sardegna sempre all’avanguardia e quindi è giusto salvaguardare la struttura, ed è opportuno che l’assessore intervenga presso l’Università per rasserenare gli utenti».

La consigliere del Pd Rossella Pinna, intervenuta successivamente, si è fatta portavoce degli allarmi lanciati da alcune associazioni «per la difesa del centro dal trasferimento e dalle ipotesi di per depotenziamento o scorporo con perdita di professionalità e strumentazioni acquisite anche con la partecipazione dei pazienti e delle stesse associazioni». Quella del Consiglio è una discussione utile, ha affermato, «per dare all’assessore la possibilità di spiegare progetti e programmi della Regione, e chiarire che sarebbe assolutamente irragionevole percorrere la strada del depotenziamento del centro davanti a un trend in aumento della sclerosi; c’è invece bisogno di più ricerca e di più assistenza, non solo logistica ma con uno sguardo più lungo sul centro regionale inquadrandolo secondo le indicazioni contenute nella proposta di legge del collega Tendas e molti altri della maggioranza che prevede interventi su ricerca, diagnosi e percorsi terapeutici contro la sclerosi».

L’assessore Arru (Sanità) ha preso la parola per dire che «il prossimo 7 febbraio verrà presentato il progetto sulla sclerosi multipla realizzato al tavolo congiunto con la rappresentanza dei malati e delle famiglie, per arrivare a presentare una rete assistenziale. Mai questo era accaduto e mai abbiamo voluto sminuire il ruolo dell’ospedale Binaghi dal punto di vista scientifico. Nessuno può certamente dimenticare il lavoro svolto dal professor Rosati e dalla professoressa Marrosu. Oggi documentiamo il fatto che questa malattia in Sardegna è talmente radicata che abbiamo 340 casi per 100mila abitanti. L’Ogliastra è po’ un enclave e dobbiamo avere capacità programmatoria per individuare centri di ricerca e soluzioni innovative sotto il profilo dell’assistenza. Come quando si fece la grande battaglia contro la microcitemia ai tempi del professor Antonio Cao.

Per l’esponente della Giunta «sono necessarie diagnosi precise con punti scientifici di alta specialità e un percorso di presa in carico del paziente e l’assistenza di prossimità nei territori anche alle famiglie.  Io riconosco il ruolo della professoressa Marrosu, al di là del fatto che sia andata in pensione credo che le si debba chiedere ancora di dare il suo contributo per questa causa scientifica e umana. Ma è certo che il Binaghi di Cagliari sarà il centro di una rete scientifica di altissimo livello”».

Per la replica è intervenuto l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi), che ha detto: «Non sono certo io il difensore della professoressa Marrosu, che non ha bisogno di difensori. Nella riorganizzazione sanitaria, pure necessaria, bisogna sempre salvaguardare gli interessi dei più deboli. E i malati di sclerosi sono certamente i più deboli tra i malati. Non è pensabile che si disperda il patrimonio scientifico che si è formato in questi anni e ringrazio l’assessore perché mi ha dato l’opportunità per dire oggi questo».

Per il presidente della commissione, on. Raimondo Perra, «l’argomento dovrà essere portato  all’interno della commissione. Non ci sono chiusure in vista ma un trasferimento dal Binaghi al San Giovanni di Dio, che non è certo il massimo sotto il profilo della logistica e dei tanti pazienti che arrivano da altre zone della Sardegna. Forse la soluzione migliore è il trasferimento al Policlinico di Monserrato ma ne parleremo in commissione».

L’on. Alessandra Zedda (FI) ha auspicato «un ordine del giorno unitario» ma ha anche ricordato che «il centro dell’ospedale Binaghi è della Asl 8 e non dell’Università».

Per l’on. Luigi Ruggeri (Pd) «bisogna uscire dalla visione paternalistica della Medicina. Noi abbiamo bisogno di modelli che rispondano a logiche di risultato e di efficienza misurabile: non serve sapere chi guiderà i processi o dove sono ubicati i centri. Contano solo i risultati, che devono migliorare».

Dello stesso avviso l’on. mario Tendas (Pd): «Ho presentato una proposta di legge, la 263, proprio sulla sclerosi multipla redatta con la collaborazione anche della professoressa Marrosu».

Favorevole a un ordine del giorno unitario anche l’on. Daniele Cocco (Sel): «Occorre anche intervenire sulle liste d’attesa delle prenotazioni delle risonanze magnetiche per questi malati. Dobbiamo dare loro priorità».

Per l’on. Dedoni «la mozione si può ritirare se c’è davvero un ordine del giorno che affronta il tema in commissione. Ma vorrei che anche la proposta di legge dell’on. Tendas fosse inserita nell’ordine del giorno, senza che ci siano personalismi o interessi di partito».

Dopo il ritiro della mozione da parte del’on. Dedoni, il presidente Ganau ha annunciato che gli atti saranno trasmessi alla commissione Sanità in modo da consentire la predisposizione di un ordine del giorno e ha dichiarato chiusa la seduta.

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L’assessore della Sanità Luigi Arru è intervenuto in audizione sulla Legge di stabilità 2017 davanti alla commissione Bilancio, presieduta dall’on. Franco Sabatini.

«Dopo la decisione del Governo di ampliare i Lea (livelli essenziali di assistenza) e garantire vaccini e farmaci innovativi occorre un confronto forte con lo Stato perché, attualmente, queste nuovi voci di spesa incidono in modo pesante sui conti della sanità sarda; fra gli interventi che abbiamo allo studio per allineare i nostri Lea c’è anche la revisione di alcune prestazioni che, secondo alcuni studi, oggi non sono più efficaci come il taglio cesareo, che in Sardegna presenta picchi anomali. Per quest’anno – ha aggiunto l’assessore – prevediamo inoltre di sbloccare il turn over, perché abbiamo una curva demografica del personale medico negativa con una età media superiore ai 53 anni e c’è bisogno di immettere risorse professionali fresche nel sistema; prepareremo proiezioni da qui a 10 anni per invertire questa tendenza».

«Sempre nel 2017 – ha sottolineato ancora Luigi Arru – vareremo un pacchetto di misure per la famiglia, non per motivi ideologici ma per ragioni molto pragmatiche; abbiamo l’indice di natalità peggiore d’Italia e servono politiche di lunga visione che metteremo in campo con uno stanziamento quadruplicato rispetto agli esercizi precedenti, 20 milioni provenienti da finanziamenti europei, nazionali e regionali.»

Il presidente Franco Sabatini, riprendendo il tema dell’aumento del disavanzo sanitario determinato indirettamente dagli interventi del Governo, ha annunciato che «la commissione proporrà al Consiglio regionale una risoluzione sulla sanità sarda, inquadrata in una più ampia vertenza con lo Stato che, in termini reali, toglie alla Sardegna risorse preziose anche con gli accantonamenti ed i fondi agli Enti territoriali». Così non reggiamo, ha sintetizzato: «Dobbiamo riaprire una nuova vertenza entrate con lo Stato con l’impegno comune di tutti, non solo della politica ma di tutta la società sarda, riprendendo se necessario anche l’esperienza degli stati generali».

Nel dibattito hanno preso la parola numerosi consiglieri regionali, che hanno posto all’assessore quesiti molto puntuali e circostanziati: turn over, centrale unica di committenza e borse di studio (Truzzu-Misto Fdi-An), annullamento del project financing di Nuoro, retribuzioni dei manager e medicina penitenziaria (Daniele Cocco-Sel), compensi ai manager, sanità nuorese e istituzione di un dipartimento di medicina penitenziaria (Busia-Misto), liste d’attesa (Anedda-Misto), nomina di 14 nuovi coordinatori (Usula, Rossomori).

La commissione, visto il protrarsi del dibattito, ha rinviato ad una data successiva l’esame degli interventi finanziari sulle politiche sociali ed ha proseguito i lavori con l’audizione dei manager della sanità.

Per l’azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari Giorgio Sorrentino ha detto fra l’altro che «l’azienda è sotto finanziata, sia rispetto ai suoi compiti istituzionali di didattica e ricerca che devono procedere di pari passo con l’assistenza, sia soprattutto per la logistica; per il San Giovanni di Dio abbiamo potuto spendere solo 300.000 euro per la manutenzione ma bisognerà decidere al più presto cosa fare di una struttura di 29.000 metri quadrati che ha più di cento anni».

Per l’azienda ospedaliero-universitaria di Sassari, Antonio D’Urso, si è soffermato sulle difficoltà della sua costituzione, «realizzando una fusione fra due realtà, le cliniche universitarie ed il Santissima Annunziata, praticamente speculari per dimensioni quindi con molte strutture doppie da razionalizzare per costruire un’offerta coerente con gli obiettivi». «Nel medio periodo recupereremo certamente molta efficienza – ha sottolineato D’Urso – ma in questo esercizio prevediamo una perdita importante».

Successivamente è stata la volta del direttore generale dell’Ats Fulvio Moirano che, sul disavanzo, ha messo l’accento sul fatto che «è un risultato generale di segno negativo che però contiene al suo interno molte eccellenze». «La nostra missione – ha sostenuto – è quella di recuperare 100 milioni di risparmi e ce la possiamo fare solo avendo a disposizione la nuova rete ospedaliera, che è un po’ la madre di tutti gli interventi che ci consentiranno di riposizionare il disavanzo su limiti accettabili». Su un dimensionamento della rete che tenga conto delle tante specificità della Regione, Moirano si è detto convinto che «è giusto pagare costi anti-economici se ci sono disagi oggettivi: girando la Sardegna ho capito quali difficoltà ci sono per dimensionare correttamente l’offerta sanitaria». Il manager ha poi annunciato alcuni interventi a breve termine come una piattaforma contrattuale unitaria da sottoporre ai sindacati, la definizione di una strategia comune sulla sanità nuorese per il dopo-project ed una gara unica per la copertura assicurativa delle aziende sanitarie.

Fulvio Moirano, infine, ha assicurato che è sua intenzione assegnare ampie deleghe per la gestione del servizio sanitario sul territorio, tenendo per se soltanto la pianificazione strategica e la definizione delle “regole del gioco”.

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Stefano Tunis e Alessandra Zedda (Forza Italia), Luigi Ruggeri (Pd), Anna Maria Busia (Misto), Christian Solinas (Psd’Az) e Gianfranco Congiu (Pds).

 

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Il Consiglio regionale ha dato il via libera a tre mesi di esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2017 ed ha approvato anche il bilancio interno dell’Assemblea.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito molti consiglieri regionali hanno preso la parola sull’ordine dei lavori.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla delicata situazione della Portovesme Srl, società con 1220 dipendenti diretti più l’indotto che si è venuta a trovare in grandi difficoltà, pur essendoci il tempo per intervenire in modo importante. La società, ha ricordato Cocco, «ha chiesto di realizzare un nuovo impianto di smaltimento rifiuti sul quale sono emerse difficoltà tecniche, come è emerso anche stamane in un incontro con sindacati ed azienda». Presenteremo una interrogazione all’assessore dell’Ambiente, ha annunciato Cocco, «sull’iter autorizzativo eccessivamente lungo che metterebbe in pericolo il futuro dell’azienda, una situazione da evitare attivando da subito un confronto serrato con l’assessorato e le sue strutture».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha rilanciato invece la notizia riguardante la recente bocciatura della finanziaria 2016 da parte della corte Costituzionale, osservando che «non è un mero incidente tecnico ma un fatto politico rilevantissimo e gravissimo mai verificatosi nella storia della Sardegna, un fatto sul quale non si possono trovare giustificazioni anche perché le norme erano molto chiare». La Sardegna, ha proseguito, «ha ritirato i propri ricorsi ma non ha avuto la capacità di far ritirare allo Stato i suoi e inoltre, in questa circostanza, la Regione non si è nemmeno costituita, forse perché la Regione ha fatto un falso in bilancio ed ora bisogna assumersene le responsabilità». A questo punto, ha concluso Pittalis, «le dimissioni sono un atto dovuto e le attendiamo stasera perché in queste condizioni non possiamo nemmeno esaminare l’esercizio provvisorio, per cui non parteciperemo alla votazione».

Successivamente, il presidente del Consiglio ha dato la parola all’assessore della Programmazione Raffaele Paci, precisando che lo stesso assessore aveva chiesto in precedenza di rivolgere comunicazioni all’Assemblea in base all’art. 121 del regolamento.

L’assessore Paci, ribadendo la sua richiesta di intervenire in apertura della seduta, ha espresso dispiacere per i toni del consigliere Pittalis «rispetto ad una interlocuzione di poco precedente» ma comunque, ha aggiunto, «prendo atto della richiesta di dimissioni che non ho alcuna intenzione di dare, soprattutto se motivata da argomenti così strumentali». Entrando nel merito della sentenza della Corte Costituzionale, Paci ha ricordato che «il governo ha impugnato a giugno l’art.3 della finanziaria 2016 relativo ad un disavanzo tecnico di 31 milioni inserito per la prima volta dopo l’introduzione del bilancio armonizzato». Su questo argomento, ha detto ancora l’assessore, «c’è stato un confronto tecnico-giuridico al termine del quale è prevalsa una opinione che si è rivelata diversa da quella del ministero dell’Economia e ora della corte Costituzionale ma, in effetti, il problema consiste solo nella corretta collocazione di una posta di bilancio». Con il governo, ha continuato, «c’era l’accordo che avremmo modificato la legge e, quanto all’udienza davanti alla corte, non ci siamo costituiti per evitare danno erariale; poi il governo è andato avanti perché chiedeva una sentenza che è del 23 novembre anche se è stata pubblicata oggi mentre noi abbiamo effettuato la correzione il 5 dicembre». Nei fatti, ha concluso, «non c’è nessun effetto sul bilancio 2016 e sul pluriennale, se poi per assurdo la questione non fosse risolta prendo l’impegno di dimettermi immediatamente».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, riprendendo il tema sollevato dal capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha espresso forte preoccupazione «perchè rischiamo ancora una volta, per incapacità degli uffici, di far chiudere una azienda con 1.200 dipendenti per questioni legate alla discarica e soprattutto al nuovo impianto di trattamento rifiuti che darebbe alla stessa azienda con orizzonte di altri 10 anni». Le responsabilità sono tecniche, ha ribadito Rubiu, «ma la politica deve occuparsene e non bisogna perdere nemmeno un giorno perché il 31 dicembre di quest’anno scadranno l’agibilità dell’attuale impianto dei rifiuti e le agevolazioni sui consumi energetici; occorre però che gli uffici rispondano con celerità, anche di certi atteggiamento di rifiuto del dialogo con l’azienda, fermo restando che chiediamo che l’assessore venga in Aula».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha affermato che «l’assessore Paci ostenta troppa serenità mentre il problema è che è stata bocciata la legge nel suo complesso, con una operazione che non si poteva fare in regime di pareggio di bilancio e che, allo stato, mette in dubbio la legittimità a cascata di tutti gli atti collegati alla legge di bilancio». Nessuno, ha sostenuto infine, «può ritenersi al di sopra della legge e la Regione ha il dovere di cautelarsi perché non può rischiare ulteriori contraccolpi negativi in materia finanziaria».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto, riprendendo il tema della Portovesme Srl, ha auspicato «una una seria riflessione sul funzionamento della macchina amministrativa di alcuni assessorati della Regione, perché l’unica fabbrica di grandi dimensioni ancora attiva in Sardegna non può entrare in crisi per problematiche incomprensibili ed aggiungersi alle tante aziende in difficoltà». Abbiamo anche il dovere, ha aggiunto Pizzuto, «di evitare ennesimi allarmi sui territori, senza dimenticare che quello della Portovesme è un problema del Sulcis ma riguarda per molti aspetti tutta la Sardegna».

Il Consiglio ha quindi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n. 392 (Giunta regionale) – “Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2017”.

Il presidente Ganau ha dato la parola al relatore di maggioranza Franco Sabatini, del Pd, che si è rimesso alla relazione allegata.

Anche il relatore di minoranza Christian Solinas, sardista, ha rinviato al testo depositato, osservando però che «due mesi di esercizio provvisorio sono troppo pochi rispetto ai tempi che abbiamo di fronte e ne servono almeno tre; inoltre sarebbe opportuno agganciare gli stanziamenti all’esercizio corrente».

Aprendo la discussione generale il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha puntualizzato che «la scelta della Giunta appare in contraddizione con i principi del bilancio armonizzato, una situazione grave anche perché il Consiglio ha ricevuto solo oggi i dati completi relativi al bilancio e, di fatto, stiamo avviando l’esercizio 2017 al buio». Ma basta uno sguardo al riepilogo generale, secondo Locci, «per vedere una situazione disastrosa perché abbiamo 7,5 miliardi rispetto ai 10 che dovremmo avere e siamo ben al di sotto dei parametri corretti». Posso capire la fretta, ha aggiunto Locci, «ma certi errori che espongono la Regione a gravi rischi nella sua programmazione per il 2017 che ha comunque un 80% di spesa rigida e, forse, fra due mesi ci troveremo con una finanziaria totalmente diversa».

Ancora per Forza Italia il consigliere Oscar Cherchi ha parlato di un esercizio provvisorio che «ha un evidente vizio di forma che si cerca di far passare in secondo piano rispetto alla gravità politica dell’annullamento della finanziaria 2016, cosa che la prima volta ma capita ad una Giunta di centro sinistra e ad un assessore – professore esperto in materia». Non si può approvare un esercizio provvisorio, secondo Cherchi, «riguardante una finanziaria che non c’è e non può essere sostituita, come sostiene la maggioranza, dall’assestamento di bilancio approvato recentemente; Paci deve riconoscere l’errore per il bene di tutti sardi e tornare all’insegnamento universitario».

Sempre per Forza Italia il vice capogruppo Alessandra Zedda ha ricordato che «l’opposizione aveva sollevato questi problemi chiedendo un altro anno di transizione e rinviando l’introduzione del bilancio armonizzato; ora è necessario fermarsi per ragionare e capire se l’esercizio provvisorio che viene proposto ha effettive basi contabili e forse c’è bisogno di una nuova manovra aggiuntiva perché non è detto che l’assestamento abbia sanato i rilievi della corte Costituzionale». I sardi, ha concluso, «hanno diritto ad avere certezze sui conti della Regione».

L’altro vice capogruppo Marco Tedde, rivolto all’assessore, ha detto che «l’opposizione non deve fare inchini alla Giunta ma fare controproposte e mettere in evidenza una visione diversa dei problemi della Sardegna» e, affrontando il tema dell’esercizio provvisorio 2017, ha lamentato che «in concreto non ha dati di riferimento tranne quelli depositati solo stamattina peraltro molto parziali, e del resto non potrebbe essere altrimenti perché non abbiamo nemmeno il bilancio del 2016, dato che Paci erroneamente minimizza». Se se non vuole dare le dimissioni rimanga pure, ha proseguito Tedde riferendosi ad una fase precedente del dibattito, «fatto sta che l’esercizio provvisorio di due mesi è il solito annuncio in un momento economico drammatico in cui la Regione registra tutti gli indicatori negativi, che si somma ad un momento politico in cui l’esecutivo è zoppo e la maggioranza è ogni giorno alla ricerca di se stessa, prigioniera di continue risse e contraddizioni interne».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha chiarito che «la commissione ha operato in presenza di una richiesta di esercizio provvisorio secondo la prassi corrente con uno schema di bilancio e non col testo integrale». Contrariamente a quanto sostenuto dalla minoranza, ha aggiunto, «non bisogna fermarsi nè rallentare ma anzi correre ed approvare la nuova finanziaria anche se ritengo che si possa andare oltre i due mesi indicati dal provvedimento; su questo siamo disponibili ad una modifica».

Dopo l’on. Sabatini ha preso la parola l’on.Attilio Dedoni (Riformatori), che ha detto: «Già lo scorso anno proposi alla Giunta di allungare i termini dell’esercizio provvisorio eppure la proposta non fu accettata ma ugualmente l’autorizzazione fu richiesta al Consiglio di mese in mese. Credo che sia intelligente arrivare a tre mesi». L’oratore ha aggiunto: «Sarebbe opportuno chiedersi con umiltà ogni giorno se quanto fatto è stato fatto bene. L’arroganza non aiuta e non porta soluzioni intelligenti. Altro che pazzie del centrodestra, altro che governo amico: se prima non c’era nell’agone politico qualche populista di certo lo troveremo presto sulla strada».

Per l’on. Rubiu (Udc) «la Consulta ha censurato il Bilancio 2016 e  ora quel bilancio dovrà essere riapprovato, con tutte le conseguenze del caso. I professori hanno fallito e sono stati cassati proprio nell’economia, nella loro materia. I professori hanno dimostrato di essere principianti allo sbaraglio e i sardi vi ringrazieranno, per tutti i risultati che avete ottenuto. A cominciare dai trasporti. Assessore Paci, si dimetta».

Per il Pd ha preso la parola il capogruppo, on. Cocco: «L’assessore Paci ha riconosciuto che dietro questa bocciatura c’è un errore tecnico, anche banale. Capisco il ruolo dell’opposizione ma da qui a insistere sulla richiesta di dimissioni per questo francamente è ridicolo. L’errore è già stato corretto e sanato, l’assessore lo ha già detto».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha preso la parola per dire: «Ci sono mille ragioni, non solo questa di oggi, per chiedere le dimissioni dell’assessore Paci. Tutti gli indicatori economici indicano un fallimento di questa giunta. Di cosa si lamenta una maggioranza come la vostra, divisa su tutto? Ve ne dovete tornare a casa e oggi abbiamo con la sentenza della Corte Costituzionale la certificazione del vostro fallimento. Dov’è la vostra etica se siete i primi a dire che oggi un assessore e domani un altro non lavorano bene? Quando questa legislatura è partita avete promesso una nuova fase, di rispetto dei termini. Dov’è il cambiamento annunciato? Dove sono le vostre grandi rivoluzioni? Avete fallito su tutto, denunceremo anche l’ambiguità di quanti dicono di essere usciti dalla maggioranza e poi votano con la maggioranza».

Rivolto al presidente Ganau, l’oratore ha detto: «Non è solo la legge elettorale che ha necessità di essere accelerata, ma non va accelerata per creare situazioni di comodo a qualcuno. Se lo scordino quelli che stanno pensando a scorciatoie. E se l’urgenza è tale, siete già pronti ad andare a casa? Bene, noi ci stiamo ma mandiamo a casa questa giunta. Intanto non voteremo la vostra richiesta di esercizio provvisorio: la responsabilità è tutta vostra».

Per la Giunta ha preso la parola il vicepresidente, l’assessore Paci, che ha detto: «Ribadisco in quest’aula e fuori che la manovra 2016 è pienamente legittima e ribadisco che se dovesse essere bocciata in sede di parifica mi dimetterò immediatamente. La manovra 2016 non è stata dichiarata illegittima: al punto 6) la sentenza dice che l’illegittimità deve estendersi in via consequenziale all’intera legge nelle parti in cui la manovra finanziaria applica il disavanzo tecnico. Non in tutta la legge: solo in quelle parti. Ho già detto che riconosco l’errore in quella posta tecnica e lo ho già corretto: i fatti lo dimostreranno e il bilancio consuntivo della Regione sarà tranquillamente parificato».

Sul bilancio provvisorio, l’on. Paci ha detto: «Non ho difficoltà a prevedere tre mesi di esercizio provvisorio, sapendo che non siamo i primi ad andare in esercizio provvisorio e sapendo anche che non useremo tutti i tre mesi».

Il presidente del Consiglio ha messo in votazione il passaggio agli articoli e successivamente gli articoli sono stati approvati, a cominciare dall’articolo 1 con l’emendamento orale del vicepresidente Paci che prevede tre mesi di esercizio provvisorio. Approvato anche l’articolo 2 e la legge nel suo complesso.

Anche l’esercizio provvisorio del Consiglio regionale è stato approvato con proroga sino al 31 marzo 2017. Anche per questa votazione, come per l’esercizio provvisorio del bilancio della Regione, l’on. Pittalis ha annunciato “il non voto per ragioni politiche da parte dell’intera opposizione”.

Il capogruppo del Pd ha chiesto all’opposizione il perché di questa scelta e l’on. Pittalis ha risposto: «Non sono tenuto a darle spiegazioni ma ci sarà un momento in cui ne parleremo in quest’Aula, soprattutto il questore dell’opposizione».

L’on. Luca Pizzuto ha voluto ricordare Modesto Melis, “uomo del mio territorio, sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, che ha dedicato i suoi anni a ricordare gli orrori dell’Olocausto”. L’on. Pizzuto ha chiesto al presidente del Consiglio di valutare se organizzare nell’atrio del Consiglio regionale una mostra “in occasione della giornata della Shoa del 27 gennaio prossimo”.

A seguire l’on. Satta (Upc), ha illustrato la sua mozione 260 (a firma Satta, Ledda e più) sul prezzo del latte. «Spiace parlare di questo problema con tre mesi di ritardo, visto che parliamo di un comparto che vale 40 mila addetti soprattutto concentrati nelle zone interne per le quali si dice che si vuol fare qualcosa, e non da oggi. Il valore del latte oggi è intorno a mezzo euro, praticamente dimezzato. Anche il prezzo della carne è nettamente calato.  Oggi non abbiamo nemmeno la certezza sull’ente erogatore dei contributi, sui finanziamenti dei bandi del Psr. Chiare sono anche le responsabilità dell’assessore sui mancati controlli: 280 mila quintali di pecorino romano erano stivate nei magazzini al 30 settembre, per effetto della mancata programmazione: un aumento del 40 per cento rispetto allo scorso anno. Noi favoriamo chi produce pecorino romano anche se il fabbisogno di pecorino romano è sempre lo stesso».

L’oratore ha chiesto all’assessore Paci di affrontare i problemi del comparto, a cominciare dai rapporti tra il mondo agricolo e la Sfirs per quanto riguarda il tema del credito. «E’ necessario arginare il fenomeno momentaneo, per evitare si svendere il prodotto invenduto. Fenomeno che sta già accadendo. E poi con il nuovo assessore all’Agricoltura sarà necessario limitare le produzioni del latte, anche fissando delle quote. Non è accettabile che in due anni la produzione del latte sia raddoppiata, perché questo è accaduto?».

Anche l’on. Ledda (La Base) ha presentato la sua interpellanza (264/A): «In questo momento si parla della situazione catastrofica del latte ovino. Da tempo La Base propone il patto del latte per salvare il comparto e già quattro anni fa il Consiglio approvò l’ordine del giorno a firma Arbau che prevedeva la costituzione di un’organizzazione interprofessionale sul settore lattiero caseario. Oggi ripresentiamo la proposta di un prezzo politico, non inferiore agli 80 centesimi al litro e l’acquisto delle scorte di pecorino romano, come misura immediata per fronteggiare il problema. Cominciando dalle coop più in difficoltà».

Oscar Cherchi (Fi): «Si è ricaduti nella trappola del prezzo del latte e le aziende agricole non riescono ad ottenere una giusta remunerazione per la produzione del latte». L’esponente della minoranza ha proseguito il suo intervento ricordando le iniziative poste in essere nella passata legislatura per sostenere il comparto e garantire equilibrio all’intero sistema. «Chiediamo alla Giunta – ha concluso il consigliere di Forza Italia – azioni adeguate a sostenere il comparto lattiero caseario della Sardegna».

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini ((Pd) ha sottolineato la complessità del tema ed ha ricordato le azioni positive poste in essere dall’attuale Giunta, ad iniziare dall’istituzione dell’organismo interprofessionale e dai cosiddetti “pecorino bond”. Ma l’esponente della maggioranza ha posto l’accento soprattutto sui mancati impegni del ministro dell’Agricoltura per ciò che attiene in particolare il contributo per la macellazione delle pecore con età superiore ai 4 anni e la mancata firma del decreto attuativo per certificare le acquisizioni del latte. A giudizio di Sabatini serve la riattivazione del tavolo nazionale della filiera dell’ovicaprino ed è urgente la pubblicazione del bando per consentire ad Argea l’acquisto del pecorino prodotto in eccesso. «Il Consiglio resti al fianco dei pastori – ha concluso Franco Sabatini – perché quando il latte è pagato a 60 centesimi significa mettere alla fame i nostri pastori ed è per questa ragione che serve intervento straordinario».

Piermario Manca (Pds) ha lamentato il ritardo nella discussione della mozione Satta e più ed ha affermato che la discussione in Consiglio arriva quando ormai si è in piena emergenza. «La crisi non investe solo il latte – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – ma anche le pelli, l’agnello e la lana».  Manca ha spiegato che lo scontro tra allevatori e trasformatori sul prezzo del latte arriva perché si è passati da 240mila quintali di produzione ai 390mila quintali del 2016 con conseguente crollo dei prezzi e surplus nelle scorte di “Romano” di circa 200mila quintali. A Giudizio del consigliere Pds serve “contingentare l’offerta” e attivare una serie di misure, tra queste: una nuova legge per introdurre il credito agevolato e la ristrutturazione debito; consentire ad Ismea l’acquisto del pecorino,; procedere con la semplificazione burocratica degli uffici regionali; più impegno contro i “falsi” nelle produzioni, nonché un organismo super partes che fornisca dati oggettivi sulla produzione e infine abbattere i costi produzione favorendo il riordino e accorpamento fondiario.

Mario Tendas (Pd) ha ricordati dati e cifre del comparto ovino sardo per evidenziarne la rilevanza ed ha affermato che i problemi del settore sono ciclici e mai di facile risoluzione. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato il dibattito in Aula del 2013 ed ha affermato che serve ripartire dalla recente istituzione dell’organismo interprofessionale anche “per avviare un’attività più appropriata e per avere dati oggettivi sulle produzioni”.

Il consigliere di Fi, Oscar Cherchi ha letto interi spezzoni degli interventi in Aula nel dibattito del 5 giugno 2013 sulla crisi del lattiero caseario ed ha ribadito gli interventi posti in essere dalla precedente amministrazione “per la normalizzazione del sistema con giusta remunerazione alle parti (trasformatori e allevatori)”. «Oggi – ha proseguito l’esponente della minoranza – in Consiglio regionale si torna sull’argomento perché dopo anni di promesse del centrosinistra si sono fatti soltanto passi indietro».

Il presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto (Pd), ha affermato che il tema affrontato in Consiglio è il più importante del settore agricolo sardo e che nel futuro serve non soltanto l’intervento della Regione. «Perché – ha spiegato l’esponente della maggioranza – i principali attori del sistema sono i trasformatori e produttori ed è tempo che questo settore cresca ed i suoi protagonisti imparino ad  autogovernare il sistema».

Lotto ha escluso che il prezzo del latte nell’ultimo decennio possa esser stato condizionato dagli interventi posti in essere dalla Giunta regionale ed ha riconosciuto l’urgenza di un intervento «perché oggi dobbiamo aiutare il comparto a non soccombere».

Il consigliere democratico ha quindi riaffermato l’urgenza che si favorisca il dialogo tra industriali e mondo delle cooperative («dobbiamo convincere gli attori del comparto a litigare un po’ di meno e a creare una classe dirigente che governi davvero il settore»).

Attilio Dedoni (Riformatori) ha ricordato la profonda crisi che affligge la Sardegna ed ha affermato che l’unico comparto che garantiva la “sopravvivenza” era l’agro pastorizia: «Ma con 55 centesimi di euro al litro,  il prezzo del latte copre forse solo la metà del costo di produzione». «Gli agnelli – ha proseguito l’esponente della minoranza – sono stati pagati a 3.5 euro al chilo e oggi sono a 2.5 euro al chilo». «In queste condizioni – ha spiegato Dedoni – non c’è un futuro per gli allevatori sardi, però poi diciamo all’Unesco che la pastoralità in Sardegna è un patrimonio da tutelare». Il consigliere dei Riformatori ha concluso denunciando lo scarso controllo politico sulle vessazioni in danno dei pastori praticate dagli enti e dalle agenzie agricole.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu , ha ricordato la valenza economico, sociale e culturale, del comparto lattiero caseario in Sardegna.

L’esponente della minoranza ha definito in “malafede” il mondo dei trasformatori ed ha dichiarato: « L’oro bianco della Sardegna non può essere venduto a 50 centesimi al litro».

A giudizio di Rubiu la soluzione ai problemi del comparto passano per la diversificazione delle produzioni, la realizzazione dei centri di refrigerazione, l’aggregazione dei produttori; l’istituzione del fondo mutualistico, il ripristino del prestito di conduzione e la pubblicazione del bando per gli indigenti.

Il consigliere della Base, Gaetano Ledda (Misto) ha invitato Giunta a Consiglio a concentrarsi sulla situazione attuale: «Per il futuro non esiste il problema, da quest’anno la produzione del latte è diminuita, serve affrontare il presente perché il prezzo del latte è a 50 centesimi al litro e comporta la distruzione delle aziende dell’allevamento e la fine dei pastori in Sardegna».  A giudizio dell’esponente della maggioranza serve che la Regione proceda con “l’ammasso,  per svuotare i magazzini delle cooperative dove sono stoccati circa 100mila quintali di pecorino romano prodotto in eccesso”.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha sottolineato la riproposizione ciclica del problema ed ha ricordato le manifestazioni di protesta del 2012 dei pastori sardi.

L’esponente della maggioranza ha quindi dichiarato di condividere e sottoscrivere la mozione Satta e più ed ha espresso sostengo per la soluzione dell’ammasso avanzata dal consigliere Ledda per l’acquisizione della produzione in eccesso del pecorino romano.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ricordato che nel 2015 lo Stato ha previsto interventi di sostegno per produzioni di formaggi dop italiani dai quali è stato però escluso il pecorino romano. «Anche il pecorino romano è un prodotto di qualità e il suo Consorzio di tutela è riconosciuto dal Mise – ha detto Congiu – non  può passare sotto silenzio in quest’aula il fatto che tra Lazio e Sardegna si sta consumando una guerra fratricida. Nel Lazio tutte le istituzioni sono intervenute per chiedere il riconoscimento di un prodotto come il cacio romano, similare al nostro pecorino. C’è un’aggressione scientifica nei confronti del pecorino sardo. La Regione deve sostenere chi tutela i presidi di qualità».

Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha chiesto una breve sospensione della seduta per redigere un documento unitario da far votare all’Aula.

Il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto ha invece proposto di votare la mozione apponendo la firma di tutti i gruppi con l’impegno di convocare a breve il parlamentino da lui presieduto per approfondire il tema e individuare le soluzioni più idonee.

Soluzioni concrete ha invece invocato il consigliere del Pds Piermario Manca come la revisione del PSR e la costituzione entro il 2017 dell’organismo pagatore.

Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini ha invitato i colleghi a non dividersi sul tema in discussione: «C’è la necessità di approfondire. Meglio approvare la mozione e poi convocare immediatamente la Commissione per individuare le priorità di interventi. La situazione nelle campagne è gravissima e merita una risposta seria».

Ha quindi preso la parola l’assessore Raffaele Paci che ha mostrato soddisfazione per l’andamento del dibattito in aula. «Il tema non ha colori politici – ha sottolineato Paci – il prezzo del latte oscilla da anni, nessuno può ascriversi il merito quando questo sale, così come non è colpa di nessuno quando il prezzo cala. Il tema è così complesso che non si può risolvere con una mozione o un ordine del giorno, il problema è strutturale: il Consorzio di tutela non riesce a controllare le quantità e il prezzo del latte. Oggi abbiamo l’opportunità dell’organismo interprofessionale costituito il 22 dicembre. Ci sono stati mesi di duro lavoro per arrivare a questo risultato. Non si può governare il settore se non si hanno i dati: ognuno racconta ciò che crede. Come si fa a gestire la nostra filiera più importante senza un organismo indipendente che certifica i dati, senza l’obbligo di certificare il prodotto conferito? Questo è l’abc del sistema sul quale la Regione può dare il suo contributo».

Paci si è detto convinto che la Regione non possa decidere il prezzo del latte ma che possa invece svolgere un ruolo importante nella determinazione degli incentivi. L’assessore ha quindi indicato possibile soluzioni di lungo e breve periodo.

Per quanto riguarda gli interventi di programmazione, Paci ha rimarcato l’esigenza di diversificare la produzione (“non si può pensare di vivere di solo pecorino romano”), e di pensare ad altri tipi di trasformazione del prodotto che possono servire a calmierare il mercato (latte in polvere, formaggio da grattugia e vendita del latte crudo).  Altra soluzione nel lungo periodo potrebbe essere quella dei consorzi di secondo livello: «Impensabile avere ancora cooperative soggette al ricatto dei mercati».

Sul breve periodo, Paci si è detto d’accordo a interventi come il pecorino bond e il pegno rotativo. «Su questo fronte è stato fatto un gran lavoro in questi mesi. Il pegno rotativo consentirebbe ai produttori di accedere al credito bancario dando in garanzia l’invenduto. Domani mattina faremo una riunione con tutti gli operatori per definire il protocollo».

Paci ha parlato poi della necessità di ottenere dal Governo l’inserimento del pecorino romano nell’elenco dei prodotti da ritirare per il sostegno agli indigenti e di puntare a un diverso utilizzo degli strumenti del Psr: «No all’assistenzialismo e a interventi che si possono ripercuotere contro gli stessi produttori – ha detto l’assessore – meglio incentivi per gli operatori della filiera che aderiscono alle regole date dall’organismo interprofessionale. Occorre infine convincere gli operatori che si deve cooperare. Può essere fatto solo se ci sono numeri certificati su cui ragionare e un’autorità garante. Non è possibile che il cerino rimanga sempre in mano ai soli produttori».

Il presentatore della mozione Giovanni Satta si è detto d’accordo con la proposta di discutere l’argomento in Commissione anziché approvare frettolosamente un ordine del giorno. «Serve un impegno di tutti per individuare strumenti in grado di dare risposte immediate».

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del gruppo Misto Gaetano Ledda: «Il problema oggi è che il latte viene pagato 50 centesimi al litro, serve una soluzione immediata».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato la propria delusione per le risposte della Giunta: «Il settore agropastorale è in ginocchio, cosa si sta facendo? Cosa si è iniziato a fare? Abbiamo dovuto attendere che venisse in Sardegna Flavio Briatore, la politica è assente – ha detto l’esponente della minoranza – va bene tornare in Commissione ma solo a condizione che si elabori un documento da sottoporre all’attenzione del Consiglio. Il settore è strategico e necessità di un dibatto serio».

Duro l’intervento del consigliere del Pds Piermario Manca che ha chiesto all’assessore Paci di indicare soluzioni concrete: «Le risposte sono troppo generiche, dalla mia Giunta mi aspetto proposte serie. Questa mozione è stata presentata alcuni mesi fa, ormai le pecore sono scappate. Per venire incontro al settore servono misure concrete come la continuità territoriale delle merci, la revisione del Psr e la costituzione di un organismo pagatore».

Anche per Gianluigi Rubiu (Udc) l’argomento non può essere liquidato con il voto di una  mozione. «Si lasci aperta la discussione – ha proposto Rubiu – servono misure come il prestito di conduzione che è di competenza della Regione. Sull’organismo pagatore non abbiamo fatto nulla. Siamo l’unica regione d’Italia che non ha l’organismo, mentre il PSR non è ancora partito. La Giunta è allo sbando così come è allo sbando il settore agricolo. Ancora non avete sostituito l’assessore dimissionario».

Attilio Dedoni (Riformatori) rivolgendosi alla Giunta ha detto: «Pensate che chi vive di pastorizia possa stare tranquillo con il latte pagato a 50 centesimi? Ecco perché serve un ordine del giorno unitario che dia l’idea di una politica unita. Sono d’accordo che si vada in commissione, ma entro da 15 giorni si porti in aula una proposta concreta».

D’accordo per riportare la discussione in Commissione anche Fabrizio Anedda (Misto). « I piccoli produttori non riescono ad andare avanti, i caseifici sono in crisi, aziende nazionali usano i caseifici sardi come logistica per vendere i loro prodotti. C’è una responsabilità degli enti regionali. Continuare con i contributi a pioggia non serve – ha sottolineato Anedda – bisogna aiutare i pastori a fare impresa e stare sul mercato.

E’ poi intervenuto Luigi Lotto (Pd) che  ha detto che bisogna chiudere la seduta in maniera condivisa. Credo – ha aggiunto – che si deve approvare la mozione 260 con un punto in più che impegni  la commissione ad esaminare la questione e portare nuovamente, entro 15 giorni, l’argomento davanti al Consiglio.

Gaetano Ledda (gruppo Misto)  ha detto di essere d’accordo su questa soluzione.

Luigi Crisponi (Riformatori) ha chiesto che in commissione, però , ci sia sempre la presenza di un esponente della giunta. 

Anche per l’assessore Paci  questa soluzione va bene perché  è  l’unica idonea a mettere in un documento la ricchezza del dibattito di oggi.  Dopo qualche minuto di sospensione il capogruppo di Forza Italia Pietro  Pittalis ha ribadito che  la proposta è quella di sospendere la votazione e  di portare l’argomento davanti alla  commissione competente perché venga studiata e vengano fatte le audizioni. L’obiettivo è quello di redigere   un documento che dovrà tornare all’esame del Consiglio entro 15 giorni. 

Su questa soluzione sono  d’accordo anche il presidente della Quarta commissione Luigi Lotto (Pd), Daniele Cocco (Sel) che ha raccomandato tempi strettissimi e Giovanni Satta, primo firmatario della mozione. Il presidente Ganau ha messo in votazione la proposta di sospensione della mozione che è stata approvata.Il Consiglio è stato riconvocato a domicilio.

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Il Consiglio regionale questo pomeriggio ha approvato il Rendiconto generale della Regione e il Rendiconto consolidato per l’esercizio finanziario 2015; ha dato il via libera all’assestamento di bilancio per l’esercizio finanziario 2016 e del bilancio pluriennale 2016-2018; ha approvato all’unanimità la proposta di legge per il superamento del precariato nel sistema regione,; ha approvato il disegno di legge sulla vigilanza, monitoraggio e controllo delle attività di servizio pubblico di cabotaggio marittimo con le isole minori; e, infine, la mozione n. 272 sul licenziamento di infermieri in servizio presso le carceri di Badu ‘e Carros e Mamone.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il disegno di legge n. 387 – Giunta regionale – “Approvazione del Rendiconto generale della Regione Sardegna per l’esercizio finanziario 2015 e del Rendiconto consolidato della Regione Sardegna per l’esercizio finanziario 2015”. Per l’illustrazione del provvedimento il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini, del Pd.

Sabatini, nel suo intervento, ha annunciato di volersi rimettere alla relazione depositata agli atti del Consiglio, chiedendo però alla Giunta chiarimenti sui problemi segnalati nella mattinata fra Agea e Banca d’Italia relativi ad una serie di pratiche agricole.

Il relatore di minoranza Christian Solinas (Psd’Az) ha affermato che «sotto il profilo della forma il provvedimento è coerente con la recente delibera della Corte dei Conti e certifica che la Regione entra per prima in Italia nell’area del bilancio armonizzato con i ritardi connessi a questo adempimento, perché le obbligazioni sono registrate nel momento in cui vengono assunte ma imputate all’esercizio in cui scadono, di qui la necessità di una complessa azione di accertamento residui». Nel merito, ha proseguito Solinas, «la Corte ha messo in evidenza un aumento dei costi delle partecipate per 92 milioni all’esercizio precedente, riferito in parte a società in liquidazione che continuano ad assumere e ciò impone una profonda riflessione sul contenimento di spesa che non c’è, e che dovrebbe essere realizzato prima di avviare ogni progetto di stabilizzazione». Poi, ha aggiunto, «c’è il grande problema della sanità con un disavanzo 2015 pari a 344 milioni, costi di produzione in costante crescita e spesa farmaceutica a più 14%, a conferma delle forti criticità del settore in ordine al piano di rientro». Per questi motivi, ha concluso, «la minoranza si asterrà».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha ricordato che «parifica in ritardo della Corte dei Conti non giustifica i ritardi nell’azione di programmazione della Giunta pur comprendendo le difficoltà connesse al pareggio di bilancio». In particolare, ha sottolineato la Zedda, «anche nel rendiconto emergono alcuni fallimenti della Giunta, dall’aumento dei residui passivi al calo nel recupero delle entrate; dalle partecipate con incremento di personale come Sotacarbo ad altre società in liquidazione che hanno visto spese in crescita; dalla sanità dove nessuna azienda ha conseguito risparmi dopo due riforme di settore e la qualità del servizio resta insoddisfacente, alla gestione interna dei flussi finanziari caratterizzata da un preoccupante ritardo generale nei pagamenti». Se poi è vero che ci sono più risorse, ha sintetizzato, «bisogna spenderle in tempi molto più rapidi».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha parlato di «rendiconto come passaggio tecnico che consente però di fare importanti riflessioni politiche e non è vero, nel merito, che la Corte dei Conti ha certificato i successi della Giunta, anzi al netto dei ritardi per l’entrata in vigore del nuovo sistema non sono migliorate nè l’efficienza della macchina amministrativa né la capacità di assicurare buoni obiettivi di bilancio, tanto è vero che siamo molto indietro sia con assestamento che con legge di stabilità». Il risultato di amministrazione, ha poi osservato Truzzu, «è peggiorato per circa 100 milioni e poi, altro dato preoccupante, emerge una capacità di programmazione e di spesa delle risorse ferma al 26% che fra l’altro si proietta negativamente sugli esercizi futuri». La stessa legge approvata stamattina, ha lamentato Truzzu, «prevede una procedura censurata dalla Corte dei Conti in materia di razionalizzazione delle partecipate; occorre poi fare piena luce sulle risorse destinate alle fondazioni che, nel 2015, hanno ottenuto 11 milioni dalla Regione senza che nessuno sappia come e perché».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci, ricordando di aver partecipato all’udienza di parifica della Corte dei Conti, ha affermato che «il regime del bilancio armonizzato determinerà in prospettiva un maggior ordine nei conti della Regione ed una quota di programmazione di competenza del Consiglio che acquisterà una rilevanza più ampia». I richiami sulle entrate dove c’è molto da incassare attraverso specifici decreti attuativi, ha concluso Locci, «ed i problemi di tracciabilità della spesa dei fondi comunitari rappresentano indicazioni coerenti con la necessità di assegnare più spazi al Consiglio nella sessione di bilancio».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha detto che, a suo avviso, «il rendiconto è documento politico perché, fra l’altro, consentirà di vedere come si comportano alcune forze della maggioranza, che prima prendono le distanze e poi votano tutto; un punto sul quale bisogna fare una grande operazione verità». Secondo Pittalis si prosegue nell’ambiguità con cui, «da una parte si annuncia una stagione nuova di gestione oculata delle risorse e poi si continua nella logica dei peggiori sprechi». Citando un articolo comparso sul quotidiano on-line Sardiniapost, Pittalis ha rilanciato la notizia di un contratto del 7 dicembre, una settimana fa, stipulato da un addetto del gabinetto dell’assessore Falchi (dimissionaria) col Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale per 16.000 euro relative al lavoro di appena un mese». La mia, ha continuato il capogruppo di Forza Italia, «è la formale denuncia politica di un sistema che deve assolutamente finire; andremo fino in fondo chiedendo conto di tutte le consulenze del sistema Regione e dico fin da ora che, se per la finanziaria non avremo questi dati, faremo le barricate».

Replicando a nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha dichiarato che dal dibattito del Consiglio sono emersi spunti interessanti su tre temi principali: cambiamenti introdotti dal principio del bilancio armonizzato, situazione delle partecipate e sanità. Per quanto riguarda i tempi, ha sostenuto l’assessore, «c’erano dei ritardi nell’approvazione dei documenti contabili in parte recuperati con un grande sforzo, riconosciuto anche dalla Corte dei Conti, sul piano organizzativo ed informatico, uno scotto che non si dovrebbe ripetere comunque non in queste dimensioni». Ora, ha spiegato Paci, «la Regione ha ottenuto il risultato di bilancio richiesto con un surplus positivo per 80 milioni, i residui passivi sono ancora parecchi ma il loro volume è stato di molto intaccato, come dimostra l’indice smaltimento passato dal 40% del 2013 al 79% del 2015, la spesa del 2015 infine ha potuto contare su 400 milioni in più per effetto del superamento vincoli del patto di stabilità». Soffermandosi sui problemi della sanità, l’assessore ha riconosciuto che si tratta di «un grande problema strutturale con tante cose ancora da fare come sistema Sardegna» mentre, in materia di spesa del personale, «siamo dentro i parametri ma resta una attenzione molto alto». Sulle partecipate, infine, secondo Paci «è un tema storico che va affrontato anche se sono state risolte molte questioni importanti e sono convinto che il lavoro comune porterà a risultati molto migliori».

Rispondendo in conclusione alla richiesta di chiarimenti del consigliere Sabatini, l’assessore ha comunicato che il presidente della Regione Pigliaru ha inviato una lettera alla Banca d’Italia per sbloccare pagamenti destinati al sistema agricolo regionale, dopo chiusura della tesoreria dell’istituto il 12 dicembre scorso. Sulle consulenze, argomento sollevato dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, l’assessore ha garantito che saranno forniti al Consiglio i dati completi, fermo restando che il caso segnalato era già da questa mattina all’attenzione del presidente Pigliaru.

Successivamente il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli della legge e, a seguire, gli articoli e gli allegati del provvedimento.

Prima del voto finale del testo, il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha contestato le dichiarazioni del collega Pittalis in materia di consulenze, ricordando che «il commissario di quell’ente dice di essere vittima di falsità verificabili per tabulas e di un inquinamento mediatico che rende necessaria una immediata rettifica». Per quello che so, ha concluso, «non c’è niente di vero e si farebbe meglio a tacere».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha rimproverato a Ruggeri «di fare il Torquemada per quello che gli pare salvo poi fare appelli alla trasparenza; ho detto che riprendevo una notizia di cui ho chiesto conto all’assessore ed anzi vorrei capire come mai conosce così bene questa vicenda». Non ci faremo mettere bavagli, ha concluso, «vogliamo la verità della Giunta»

Sull’ordine dei lavori, l’assessore Paci è tornato al testo in votazione proponendo, con un emendamento orale, di inserire un articolo 9 sull’immediata entrata in vigore del provvedimento.

L’emendamento orale è stato approvato e, subito dopo, il Consiglio, ha espresso il voto finale sulla legge con 30 voti favorevoli, 4  e 12 astenuti.

Dopo il Rendiconto l’Aula ha esaminato il disegno di legge 388/A, ossia l’assestamento del bilancio per l’esercizio finanziario 2016 e del bilancio pluriennale 2016-2018 ai sensi dell’articolo 50 del decreto legislativo n. 118 del 2011 e successive modifiche ed integrazioni.

Il presidente della commissione Bilancio, on. Franco Sabatini, ha preso la parola per illustrarlo, riportando il parere favorevole della commissione III, sollecitando “la rapida approvazione da parte dell’Aula”.

Nessun iscritto alla discussione generale: il Consiglio ha votato l’articolo 1 e a seguire il 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 e a seguire gli allegati 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10/A, 10/B, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17.

La legge di assestamento del bilancio è stata così approvata.

L’Aula ha poi esaminato la proposta di legge 390 “Norme per il superamento del precariato nella Regione”. L’on. Gavino Manca (Pd) l’ha illustrata dicendo che “il testo è frutto del lavoro della Seconda e della Terza commissione” e ha aggiunto che “stiamo parlando di circa 200 persone da stabilizzare e di una norma che una volta per tutte deve tracciare una linea di discontinuità con il passato ponendo le condizioni perché non venga creato nuovo precariato nella Regione”. L’esponente di maggioranza ha illustrato rapidamente le modalità del piano di stabilizzazione.

Per l’on. Francesco Agus, presidente della commissione Autonomia, “questo è un obiettivo di legislatura di tutto il Consiglio regionale. Abbiamo lavorato in questi anni per individuare le cause del precariato e le possibili soluzioni, evitando false illusioni e conoscendo i limiti della legislazione regionale rispetto alla legislazione statale. Si è fatto ricorso in questi anni a lavoro precario dentro i servizi regionali e per questo all’inizio della legislatura abbiamo inteso tracciare una linea, una volta per tutte”. Per il relatore “l’applicazione delle norme statali e della legge regionale in discussione darà certezza giuridica alla Regione. Oggi il Consiglio c’è un testo in grado di tracciare una strada per l’amministrazione anche se sarebbe stato meglio chiudere questa situazione qualche mese fa ma non avremmo  avuto un testo così elaborato ed efficace”.

Per l’on Mario Floris “se non consideriamo in modo prioritario tutti i temi del lavoro e dell’economia non possiamo affrontare in maniera organica il tema del personale della Regione. Per questo rinnovo l’invito perché si apra una sessione speciale sullo Statuto di autonomia e di confronto con lo Stato”.

Per l’on. Roberto Deriu (Pd) “la giornata è importante e da ricordare perché queste norme sono attese con speranza da tanti sardi. Anche da quelli che sperano in futuro di entrare a far parte dell’amministrazione regionale e degli enti locali. Questo testo è una legge, peraltro: non un provvedimento amministrativo mascherato da legge”.

Per l’on. Gianfranco Congiu (Pds) “è importante il lavoro di sintesi che è stato fatto dalle commissioni ed è importante che contenga una linea di demarcazione per il futuro”. Anche l’on. Rubiu (Udc) si è associato e ha ricordato: “Anche noi siamo firmatari della legge e oggi si rende giustizia a chi lavora in Regione con un ruolo di precario. Ma non possiamo ora dimenticare i precari delle Asl, delle società in house e delle aziende regionali”.

Per il riformatore Attilio Dedoni, firmatario del provvedimento, “il problema del precariato nella nostra Regione sembra proprio che non abbia fine. Questa è una norma di partenza, l’inizio di un percorso”.

Anche il capogruppo di Forza Italia, on. Pittalis, ha ricordato di aver firmato il testo: “Su questi temi si misura la capacità e la credibilità di una classe politica. Questo è un primo tentativo di soluzione di un problema. Finalmente andiamo verso qualche traguardo ma è soltanto l’inizio, anche se abbiamo cercato di dare la risposta adeguata nell’articolo 7 per evitare disparità di trattamento tra casi simili. Confidiamo sul fatto che sia accolto il nostro emendamento 2 e che dopo le vacanze si possa lavorare tutti assieme per affrontare il resto della materia”.

Ha quindi preso la parola l’assessore alla Programmazione Raffaele Paci che ha rivolto un plauso all’iniziativa assunta dal Consiglio con la presentazione di una legge per il superamento del precariato e sulla quale – ha detto – “c’è il pieno consenso della Giunta”. «Condividiamo l’impostazione complessiva del provvedimento finalizzato a dare una risposta a un problema di grande importanza per tutte le amministrazione pubbliche – ha detto Paci – non è un provvedimento amministrativo ma una legge con caratteristiche importanti di generalità che dà risposte precise. Con le risorse messe a disposizione ci sono gli spazi per intervenire anche su altri fronti: le progressioni interne del personale e i concorsi per nuove assunzioni. Bisogna pensare anche alle migliaia di giovani laureati che aspettano un concorso pubblico. Nella legge c’è il giusto equilibrio tra esigenze diverse. Questa legge non riuscirà a dare una soluzione per tutto ma va nella giusta direzione».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato all’unanimità.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 1 “Oggetto e finalità. Integrazioni alla legge regionale n. 31 del 1998”. Il presidente della Terza Commissione Franco Sabatini (Pd) ha invitato l’Aula a riflettere sull’appello rivolto dall’ex presidente della Regione Mario Floris che nel suo intervento aveva sollecitato l’impegno del Consiglio per la riscrittura dello Statuto. «Non vorrei che questo appello cadesse nel nulla – ha detto Sabatini – con il provvedimento di oggi si interviene su un problema rilevante ma non  sull’organizzazione generale della Regione e del personale che passa attraverso la riscrittura dello Statuto. L’auspicio è che dopo le feste e la discussione della Finanziaria si affronti il tema. Ritardi e disfunzioni sono evidenti, ne subiamo le conseguenze tutti i giorni. La macchina va riorganizzata, anche la legge sul personale ha subito tante modificazioni, è necessario riscriverla. Ci sono servizi degli assessorati sovradimensionati e altri sottodimensionati, non si riesce ad attrezzarli per dare risposte ai cittadini. Occorre porre fine al precariato esistente e non crearne del nuovo. Il precariato nasce quando con le leggi ordinarie non si riesce a dare risposte alle esigenze della macchina amministrativa».

Posto in votazione l’articolo 1 è stato approvato all’unanimità (42 voti favorevoli su 42 votanti).

Si è quindi passati alla discussione dell’articolo 2 “Modifiche all’articolo 6 della legge regionale n. 31 del 1998 (Gestione delle risorse umane)” e degli emendamenti. Il presidente della Seconda Commissione Gavino Manca ha chiesto il ritiro dell’emendamento aggiuntivo e degli altri presentati su due temi specifici come la formazione professionale e il personale della Regione. «Propongo il ritiro di questi emendamenti e propongo la presentazione di due ordini del giorno che impegnino le commissioni ad affrontare entro i primi 30 giorni di gennaio i due argomenti in modo complessivo». Sulla stessa lunghezza d’onda l’assessore alla Programmazione Raffaele Paci che ha invitato i presentatori a ritirare tutti gli emendamenti tranne il 3, il 6 e il 7.

L’emendamento aggiuntivo n.4, presentato dal consigliere Walter Piscedda è stato ritirato. Posto in votazione l’articolo 2 è stato approvato all’unanimità (41 voti su 41 votanti). 

All’’articolo 3 “Reclutamento speciale” sono stati presentati gli emendamenti 3, 6 e 7. Il  6 è stato ritirato.

L’articolo 3 è stato approvato all’unanimità. Anche l’emendamento 3, su cui c’era parere favorevole di giunta e commissione, è stato approvato  all’unanimità. Questo emendamento con l’aggiunta del comma 4 bis prevede lo stanziamento di 500.000 euro per il fondo di reclutamento del personale a tempo indeterminato dipendente e dirigente dell’amministrazione regionale  a decorrere dal 2017. Anche l’emendamento 7 è stato approvato all’unanimità. L’emendamento prevede al comma 8 dell’articolo 3 dopo la parola “espletamento” l’aggiunta delle parole “per una durata prevalente attestata dal responsabile della struttura”.

L’articolo 4 “Proroga dei contratti” è stato approvato all’unanimità. All’articolo 5 “Reclutamento ordinario” sono stati presentati gli emendamenti 1, 2 e 5 . il presidente Manca ha chiesto però il ritiro di tutti gli emendamenti. L’assessore regionale al lavoro Virginia  Mura  ha detto all’Aula che la legge sulla formazione professionale è quasi pronta e sarà portata all’esame della commissione entro i primi dieci giorni di gennaio. Gli emendamenti 1, 5 e 2 sono stati ritirati. La dichiarazione dell’assessore – ha detto il capogruppo di FI Pietro Pittalis – è importante . Aspettiamo il provvedimento sulla formazione professionale,  promesso dall’assessore,  entro i primi 10 giorni di gennaio. Messo in votazione l’articolo 5 è stato approvato. Stesso consenso anche per gli articoli 6 “Mobilità del personale del soppresso ESAF” e 7 “Modifiche all’articolo 37 della legge regionale n.9 del 2016 (Personale)”. Sull’articolo 8  il presidente della Commissione Lavoro Gavino Manca ha chiesto il voto negativo  perché l’argomento sarà l’oggetto di un provvedimento separato. L’articolo 8 “Ispettori fitosanitari” è stato bocciato (votanti 30, sì 2, contrari 28). Approvato senza discussione anche l’ articolo  9 “Modifiche alla legge regionale n. 32 del 2016”. Sull’articolo 10 “Monitoraggio del personale
delle società partecipate” è intervenuto il presidente della Prima commissione Francesco Agus che ha chiesto di introdurre  un emendamento orale per inserire in questo articolo anche il monitoraggio del personale delle aziende sanitarie. L’emendamento è stato accolto e l’articolo 10, così emendato,  è stato approvato. Via libera anche all’articolo 11 “Norma finanziaria” e all’articolo 12 “Entrata in vigore”.  Il presidente ha messo poi in votazione un ordine del giorno sull’organizzazione del personale delle amministrazioni del sistema Regione che è stato approvato all’unanimità.  Questo ordine del giorno impegna la Giunta, entro 30 giorni, ad effettuare un monitoraggio che individui le criticità relative agli inquadramenti  del personale delle Amministrazioni del sistema Regione e a individuare le strade percorribili che risolvano in via definitiva le criticità. Approvato anche un ordine del giorno sulla riforma del sistema della formazione professionale, con l’astensione di Mario Floris (misto). Il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’intero provvedimento che è stato approvato all’unanimità.

Il Consiglio ha quindi preso in esame del Dl n. 375 – Giunta regionale – “Vigilanza, monitoraggio e controllo sulle attività di servizio pubblico di cabotaggio marittimo con le isole minori”

Assente l’assessore dei Trasporti Massimo Deiana, trattenuto a Roma da impegni istituzionali, il provvedimento è stato illustrato dal consigliere Antonio Solinas (Pd), che ha sottolineato la necessità «di recuperare quelle aliquote di personale non inserite a seguito del bando di gara; per quanto riguarda le risorse, per il 2016 arriveranno dalla continuità territoriale marittima mentre per la spesa pluriennale fino al 2022 si troverà copertura dai fondi del Trasporto pubblico locale regionale». C’è l’urgenza, ha concluso Solinas, «di approvare in tempi rapidi la legge per evitare di perdere risorse preziose».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto in apertura ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto dalla commissione «su un pezzo della complicata vicenda Saremar che ancora non vede la luce mentre, nella gran parte, i lavoratori ex Saremar ora dipendenti Delcomar vivono un precariato molto grave e si registra un arretramento complessivo su salvaguardia dei posti di lavoro e di recupero dell’indotto, segno che al momento la privatizzazione non ha determinato miglioramenti». Al termine dell’esame della legge, ha concluso Pizzuto, «auspico l’approvazione di un ordine del giorno che prevede premialità per alcune figure professionali provenienti dall’ex indotto Saremar; colgo l’occasione per invitare la Giunta ad un monitoraggio molto puntuale sull’attuazione del contratto».

Esprimendo il parere della Giunta, favorevole, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha confermato l’attenzione dell’Esecutivo sull’attuazione degli impegni politici assunti a suo tempo ed annunciato che una delibera dell’assessore del Lavoro sarà presto sottoposta all’attenzione della Giunta.

Successivamente il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli della legge ed i 3 articoli che la compongono. Voto favorevole dell’Aula anche ad un ordine del giorno unitario che impegna il presidente della Regione e l’assessore dei Trasporti “a prevedere adeguate garanzie per assicurare, nell’ambito delle selezione pubbliche, adeguate premialità ai lavoratori precedentemente occupati nell’espletamento dei servizi accessori al cabotaggio, con particolare riferimento al servizio di biglietteria”. Subito dopo, il Consiglio ha espresso il voto finale alle legge con 35 voti favorevoli.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’ultimo punto all’ordine del giorno: la mozione n. 272 sul licenziamento degli infermieri in servizio presso il carcere di Badu ‘e Carros e Mamone.

«Un atto di barbarie appena consumato – ha detto il primo firmatario del documento Daniele Cocco (Sel) – un provvedimento che riguarda 15 infermieri professionali che prestavano servizio negli istituti penitenziari di Nuoro e Mamone da oltre 13 anni. So che l’assessore ha studiato il problema e sta cercando soluzioni. Auspico che oggi ci sia una risposta soddisfacente. Stiamo parlando di persone con famiglie a carico che vedono mettere in discussione il loro percorso esistenziale».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis si è detto d’accordo con la mozione e ha chiesto di poter aggiungere anche la sua firma al documento. «Stiamo discutendo di problema serio, di rilevanza non inferiore rispetto alle situazioni di altri lavoratori. E’ una questione che l’assessore Arru conosce bene. Parliamo di 15 infermieri specializzati che operano in un settore sensibile come quello delle carceri. Credo che sia necessario trovare una soluzione magari favorendo una proroga dei contratti in attesa che si espletino le procedure concorsuali. Questi infermieri hanno lavorato senza soluzione di continuità per oltre 13 anni, l’amministrazione potrebbe essere esposta a contenziosi con un aggravio dei costi».

Antonio Solinas (Pd) si è detto d’accordo con il contenuto della mozione invitando però i presentatori a non limitarla ai soli istituti penitenziari del nuorese. «E’ un problema che riguarda tutte le carceri dell’Isola – ha detto Solinas – va affrontato e risolto in modo complessivo».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha riconosciuto la gravità della situazione: «Ci siamo fatti carico del dramma dei lavoratori e abbiamo approfondito la situazione degli infermieri che lavorano a Badu ‘e Carros e Mamone ma, come dice Solinas, è necessario fare un ragionamento complessivo. Una norma nazionale trasferiva alle Regioni il compito di risolvere alcune situazioni del personale sanitario delle carceri. La Regione Sardegna non ha purtroppo mai predisposto un disegno di legge per bandire concorsi e selezioni per il reclutamento di infermieri e medici. Si è fatto ricorso alle proroghe che alla fine ci hanno portato a questa situazione. Ora serve una legge del Consiglio per valorizzare questo personale e il loro percorso formativo. E’ questa l’unica soluzione possibile».

Daniele Cocco, nella replica come primo firmatario della mozione, ha espresso soddisfazione per le parole dell’assessore: «Auspico in tempi rapidi una proposta della Giunta per ri-selezionare il personale, solleciterò l’assessore perché ciò avvenga altrimenti se ne farà carico il Consiglio. Questa situazione è intollerabile».

Messa ai voti la mozione è stata approvata all’unanimità (32 sì su 32 votanti).

Successivamente il presidente Ganau ha comunicato all’Aula l’inammissibilità, secondo le disposizioni del Regolamento,  dell’ordine del giorno sui tagli ai servizi di Poste Italiane presentato dal consigliere Eugenio Lai.

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Anche Forza Italia si schiera contro il disegno di legge sui lavoratori Ati Ifras, approvato oggi dal Consiglio regionale con 29 voti a favore e 19 contrari.

«E’ un provvedimento che palesa lo stato confusionale in cui si trovano giunta e maggioranza al governo della Regione che, a distanza di venti giorni, ripropongono in aula un intervento che non garantisce certo i lavoratori e complica la situazione per il futuro del Parco Geominerario» attacca il capogruppo regionale di Forza Italia Pietro Pittalis che boccia le modifiche approvate dall’assemblea di via Roma per i lavoratori dell’Ati Ifras. Un disegno cui si sono opposti anche i vice presidenti degli azzurri Marco Tedde e Alessandra Zedda. Giudizio negativo al provvedimento anche dai consiglieri Edoardo Tocco, Giuseppe Fasolino, Alberto Randazzo e Oscar Cherchi.

«Abbiamo avanzato la proposta per un progetto di stabilizzazione per i dipendenti del Geoparco, ma il progetto è stato rigettato dalla maggioranza. Purtroppo – conclude il leader forzista Pietro Pittalis – abbiamo la sensazione che il provvedimento proposto non serva ad assicurare certezza ai lavoratori del Geoparco e risolvere, dunque, l’infinita precarizzazione all’interno dell’ente.»

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Il Consiglio regionale ha approvato la proposta di legge n. 389 “Modifica della legge regionale 30 novembre 2016, n. 30, per lo svolgimento temporaneo delle attività di cui alla convenzione Ras-Ati Ifras nelle more della procedura di scelta dell’aggiudicatario del nuovo Piano per i lavoratori del Parco Geominerario storico e ambientale della Sardegna” con 29 voti favorevoli e 19 contrari.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio regionale ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere del Pd Franco Sabatini ha sollecitato la Giunta a riferire al Consiglio, al termine della seduta, sulla grave situazione del su sistema agro pastorale sardo perché, ha spiegato, «tutte le misure del Psr sono bloccate da Agea, forse a causa di problemi con la Banca d’Italia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis si è detto d’accordo con Sabatini ed ha chiesto, inoltre, di cambiare l’ordine del giorno mettendo al primo punto la vicenda dei lavoratori del Parco Geominerario, «anche perché i lavoratori sono qui e su questo tema c’è la sensibilità di tutti i gruppi e della stessa Giunta».

Il capogruppo dell’Udc Sardegna Gianluigi Rubiu, dopo aver chiesto di aggiungere la sua firma alla proposta di legge sul superamento del precariato nel sistema Regione, ha condiviso in parte le argomentazioni di Sabatini osservando però che «ci sono responsabilità dirette dell’assessorato, la Banca d’Italia non c’entra niente e le responsabilità sono tutte della Regione».

Il consigliere Eugenio Lai, di Sel, ha ricordato che «molti piccoli Comuni, in questi giorni, piccoli ricevono da Poste italiane la comunicazione di un taglio dei servizi a partire da febbraio, quando dovrebbe entrare in vigore un non meglio precisato nuovo modello di recapito che prevede la consegna della corrispondenza solo per pochi giorni alla settimana». «Occorre fermare la fuga dello Stato dai piccoli Comuni – ha lamentato Eugenio Lai – e occorre un intervento immediato della Giunta, fermo restando che come gruppo di Sel presenteremo al più presto un ordine del giorno».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha annunciato il parere favorevole del suo gruppo, a discutere immediatamente il problema dei lavoratori del parco geo-minerario, come concordato dai capi gruppo.

Riprendendo la questione del comparto agricolo sollevata dal consigliere Franco Sabatini, il consigliere Piermario Manca (Pds) ha sostenuto che «i problemi con Bankitalia ci sono perché sono state chiuse tutte le operazioni il 12 dicembre scorso, per questo serve la riapertura di termini come è stato fatto altre volte, per sbloccare i pagamenti».

Sottoposta al voto del Consiglio, è stata approvata la proposta di inversione dell’ordine del giorno a favore della proposta di legge 384/A – Cocco Pietro e più – “Disposizioni per la prosecuzione delle attività previste dalla convenzione relativa alla gestione del progetto denominato Parco geo-minerario e modifiche alla alle regionale 5/2016 (Legge di stabilità 2016)”, col parere favorevole dei capigruppo in base all’art. 102 del Regolamento.

Illustrando il provvedimento, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato in apertura che «il 30 novembre Consiglio ha approvato una legge che prevede la proroga un anno per una convenzione avviata dal 2001, mentre ora è emerso che questa soluzione non è giuridicamente praticabile anche se dal nostro punto di vista è legittima, sulla base di sono pareri diversi degli uffici dell’assessorato del Lavoro che hanno emanato un provvedimento di diniego formale per un contrasto con le norme nazionali su appalti». «Insomma – ha sostenuto Cocco – siamo davanti ad una situazione complicata che intendiamo risolvere assumendoci qualche responsabilità, e cioè affidare la prosecuzione del progetto non all’Ati ma ad Igea, società in house della Regione, rilevata da condizione drammatica e messa ora in condizione di fare assunzioni con una missione coerente; in concreto, si dovrà fare prima la profilazione dei dipendenti a cura dell’Aspal anche tenendo conto dei territori, mentre per i lavoratori è previsto l’accesso al trattamento Aspi per due mesi e poi il trasferimento ad Igea a tempo determinato fino al nuovo affidamento». «La ritengo una proposta ragionevole ed importante – ha concluso Cocco – che va incontro ai lavoratori».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto all’assessore del Lavoro di avere copia della nota del direttore generale relativa al diniego della proroga.

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha sottolineato che «l’appassionato intervento di Cocco è l’unico atto di cui dispone il Consiglio su questa vicenda, nonostante a novembre sia stata votata all’unanimità una legge perché non volevamo che ci fosse interruzione lavoro nemmeno per un giorno». «Ora la maggioranza ha cambiato idea – ha protestato Tunis – e vorremmo ragionare senza preclusioni perché, di fatto, con questa proposta i lavoratori entrano nell’area degli ammortizzatori sociali e non si capisce qual è l’atto di indirizzo della Giunta al quale il direttore generale si sia opposto con un diniego». «Non legiferiamo in modo pasticciato – ha invitato il consigliere – se la Giunta non vuole fare questa operazione se ne assuma la responsabilità, noi riteniamo invece che ci siano ulteriori possibilità della legge anche per il Consiglio e piuttosto dobbiamo riflettere su questi punti; resto è la stessa soluzione che si è seguita per definire la questione di Csl e Cesil».

Sempre per Forza Italia il consigliere Ignazio Locci ha affermato che «il richiamo alla 31 fatto da Cocco non fa capire se la norma si applica agli atti amministrativi o se si estende alla disapplicazione di una legge regionale; io non credo, forse è stato fatto un errore non prevedendo che la Giunta desse applicazione alla legge con una direttiva di attuazione e con un ordine di servizio e comunque sono atti che doveva compiere l’esecutivo, che forse avrebbero semplificato l’azione del direttore generale, salvo violazioni di carattere formale che per me non ci sono». «La realtà – ha aggiunto Ignazio Locci – è che i lavoratori non hanno avuto le tredicesime e gli stipendi di dicembre, tecnicamente sono in ferie da domani e senza lavoro con l’Aspi dal primo gennaio; per il resto è tutto rimandato a tempistiche imprecisate, a determinazioni future di società in house, a procedure concorsuali e piani industriali approvato dalla Giunta che non ci sono, a voler tacere del fatto che questi lavoratori vengono da storie industriali fallimentari». «Evitiamo di perdere tempo – ha concluso Tunis – e correggiamo la norma impegnando il governo regionale a fare ciò che deve».

Ancora per Forza Italia, la consigliera Alessandra Zedda ha ribadito le perplessità sulla proposta in esame, perché «i lavoratori passano dal lavoro ad una situazione di politiche passive ed al licenziamento e poi, se c’erano tutte queste perplessità degli uffici non avremmo potuto approvare una legge il 30 novembre scorso con consenso unanime e, rispetto alla proroga, avremmo anche potuto scegliere un percorso alternativo anche perché sapevamo dall’inizio dell’anno che la convenzione sarebbe scaduta il 31 dicembre». Ora, secondo Alessandra Zedda, «non possiamo proporre di mandare in disoccupazione chi non ha salario, dimenticando oltretutto che il cammino con le società in house non sarà facile, sarebbe invece preferibile trasferirli subito in Igea attivando la proroga perché non si può continuare a sprecare tempo ed occorrono soluzioni immediate».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha messo l’accento sul fatto che «deve restare chiaro che noi siamo favorevoli alla discussione di questa legge pur avendo molte perplessità soprattutto per il destino dei lavoratori ma, al di là delle cose amministrative, valgono le certezze politiche ed è una certezza che la Giunta ha sprecato un anno senza trovare soluzioni a questa vicenda pur avendo ben presenti le scadenze che aveva di fronte». «Il sistema del Geoparco – ha detto ancora Attilio Dedoni – va rivisto in senso globale ma ci vuole quella forte capacità di governo che è mancata e ci sono responsabilità politiche che non possono essere aggirate; non so se l’assessore fosse o non fosse favorevole alla legge votata dal Consiglio il 30 novembre, se era contrario si è determinato un corto circuito gravissimo con la maggioranza». «Non riusciamo nemmeno ad applicare una nostra legge – ha protestato Attilio Dedoni – dobbiamo agire con coscienza ed andare avanti».

Il consigliere sardista Angelo Carta ma messo l’accento su un dibattito che va focalizzato sulla necessità di «dare certezze maggiori rispetto alla proposta arrivata oggi in Aula, perché il disagio del direttore generale lo conoscevano tutti da molti mesi e già la costituzione della commissione di inchiesta, nel maggio scorso, nasceva dalla necessità di superare una complicatissima situazione di stallo poi confermata da legge di novembre ma, allora, perché non abbiamo fatto subito il bando nonostante i tre anni di tempo?» «Adesso – ha riepilogato Angelo Carta – siamo davanti ad bivio, trovare una soluzione o arrendersi alla disoccupazione ma il problema è che non possiamo dare garanzie per l’assunzione in Igea, anche perché qualcuno resterebbe comunque fuori; ora assessore e Giunta hanno il dovere di trovare soluzioni, superando quella superficialità e quella leggerezza che hanno spinto anche il Consiglio a mentire ai lavoratori».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto, citando Gramsci che diceva che «il mondo è grande e terribile» ha riconosciuto che «tutto è complicato, le opinioni sono tutte legittime ma ritengo sia inaccettabile l’aggressione nei confronti di chi cerca di risolvere il problema e per questo esprimiamo tutta la nostra solidarietà al capogruppo del Pd Pietro Cocco impegnato da mesi nella ricerca di soluzioni e che alla fine appare cornuto e mazziato». «Sarà ora l’esecutivo – ha aggiunto Luca Pizzuto – a dire cosa bisogna fare, certo non c’è tempo da perdere per evitare che i lavoratori entrino in periodo di disoccupazione, capisco il gioco delle parti ma il problema riguarda la legislazione regionale, nazionale ed europea, per cui non ci si può non assumere la responsabilità di dare certezze ai lavoratori». «Se ci sono altre proposte le ascoltiamo – ha concluso Luca Pizzuto – purché siano praticabili, cerchiamo piuttosto una strada unitaria in grado di assicurare continuità di impiego ai lavoratori».

Dopo l’on. Luca Pizzuto ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), che ha detto: «Noi siamo per la difesa e il rispetto dei lavoratori, già maltrattati perché provenienti da aziende decotte del territorio. Da tempo conosciamo la data del 31 dicembre e c’era un anno per affrontare questi problemi. I lavoratori sono stati illusi per un anno, lasciando intendere che ci sarebbe stata una via d’uscita. Mentre questa proposta di legge, disoccupazione per due mesi, è gravissima. L’unica cosa da fare sarebbe stata la proroga di 12 mesi della convenzione, per avere tutto il tempo di predisporre la gara, che ha bisogno di sei mesi di pubblicazione. Certo, che anche due mesi di cassa integrazione sono utili ma noi siamo chiamati a un gesto più importante e sciogliere ogni dubbio procedendo verso la gara, come il Consiglio regionale ha già deciso. Decisione che poi il direttore generale ha disatteso. Ecco, la Regione deve dimostrare di contare davvero qualcosa, non è pensabile che le nostre decisioni siano nelle mani dei dirigenti. Che poi decidono se applicare o meno i nostri provvedimenti». 

L’esponente dell’Udc ha proseguito: «C’è forse interesse da parte di qualcuno a sopprimere l’Ati Ifras? Che cosa ci impedisce di stabilizzare in Igea i lavoratori dell’Ifras?».

Sempre dall’opposizione ha preso la parola l’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, che ha detto: «Cari colleghi di maggioranza, state pregiudicando i lavoratori dell’Ifras. Certo che due mesi sono più del nulla. Ma è la conclusione che non mi convince: c’è una legge del 30 novembre  2015 totalmente disattesa dalla Regione. Non c’è governo politico da parte degli assessori? Che cosa consente agli uffici di disattendere  la volontà del Consiglio? Non possiamo scommettere sulla pelle dei lavoratori: so che con due mesi di cassa integrazione saremo qui a febbraio a occuparci di Ifras. Ecco perché vogliamo chiudere oggi questa vicenda».

Per la Giunta ha preso la parola il vicepresidente, Raffaele Paci. «E’ una situazione complessa che si trascina da 13 anni. Noi abbiamo solo l’obiettivo di tutelare i lavoratori dando loro certezze con provvedimenti che abbiano una solida base amministrativa. Dobbiamo completamente cambiare registro rispetto al passato: quelle carte dell’Ifras sono già all’attenzione della Procura e dobbiamo mettere fine a queste proroghe. Solo il bando europeo darà certezze ai lavoratori: certo che si poteva fare prima ma dopo 13 anni noi lo abbiamo fatto davvero».

Per quanto riguarda la proroga, il vicepresidente Paci ha detto: “Il dirigente ha analizzato la norma e ha espresso una serie di criticità, ha chiesto un parere all’Autorità nazionale anticorruzione e ha forti dubbi sulla legittima di una ulteriore proroga.  Ecco perché oggi salvaguardiamo con questi mesi di cassa integrazione i lavoratori e ci sarà un intervento successivo da parte di società regionali come Igea per prendere con contratti a tempo determinato, massimo di 9 mesi, questi lavoratori. Nel frattempo il bando europeo andrà avanti. Questa è una strada percorribile in continuità reddituale per i lavoratori”.

L’on. Pittalis (Forza Italia) ha ripreso la parola per chiedere una sospensione dei lavori e riflettere ulteriormente sul provvedimento prima di votarlo.

La richiesta di sospensione è stata accolta. Alla ripresa  è intervenuto per dichiarazione di voto l’on. Tedde (Forza Italia): «Siamo alla Caporetto della funzione legislativa della Regione. Avevamo individuato la soluzione per salvare qualche centinaio di famiglie, collaborando con la maggioranza. Evidentemente abbiamo perso tempo perché un dirigente dice che questa legge non va bene e dà un parere contro la legge, sovvertendo la gerarchia delle fonti».

Per l’on. Stefano Tunis (FI) «approvata questa legge la posizione dei lavoratori sarà indebolita e non ci sono garanzie per una soluzione certa per i 512 lavoratori. Molti dei quali vengono da esperienze lavorative drammatiche. Annuncio a titolo personale il voto contrario al passaggio agli articoli e al contenuto della norma».

Anche l’on. Edoardo Tocco (FI) ha preso la parola. «Credo che la Giunta debba avere uno scatto d’orgoglio, soprattutto sulle questioni del lavoro nel Sulcis. Si tratta di lavoratori, che stanno dando la loro vita per un progetto regionale che è all’Unesco».

Per l’on. Piero Comandini (Pd) «la soluzione condivisa, in buona fede, sembrava fosse stata trovata a novembre. Dopo 13 anni in cui altri hanno affrontato sempre la proroga e non la stabilizzazione dei lavoratori nel Parco. Oggi con senso di responsabilità dobbiamo approvare questa legge, che non avremmo mai voluto discutere e che forse avremmo dovuto discutere prima: ritardi e responsabilità ce ne sono, anche da parte nostra».

E’ intervenuto anche l’on. Alberto Randazzo (FI), secondo cui «l’intervento dell’Anac è del tutto inutile perché non mi risulta che siamo in vista della risoluzione del problema. Questa vostra proposta non è applicabile e chiedo all’assessore se è ancora in vigore la legge Madia con tutti i suoi vincoli».

L’on. Ignazio Locci (FI) è «contrario al passaggio agli articoli di queste legge: ci sono elementi che consentono nel merito di dare continuità ai lavoratori. Siamo contrari perché voi state consegnando all’incertezza i lavoratori».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha detto: «Se non conoscessi bene questa vicenda, sentendo alcuni interventi di chi aveva tutto il tempo per sistemare la vicenda e non lo ha fatto, mi arrenderei. Peraltro, abbiamo concordato con i sindacati questa soluzione. La nostra proposta manda in Igea i lavoratori attraverso due mesi di cassa integrazione e voi avete ancora da dire? Nemmeno l’Igea è la soluzione che va bene? Noi abbiamo risanato l’Igea, altri l’hanno sventrata e fregata: vogliamo parlare anche di questo?».

Il sardista Angelo Carta ha detto: «Attenzione a non adottare atti vietati dalla legge penale: La Giunta dia l’ordine al dirigente di attuare l’articolo 2, difendendo l’operato di questo Consiglio. La Giunta deve fare la Giunta perché quest’Aula non ha violato leggi civili né penali».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) «la Giunta non può ordinare a un dirigente di adottare un atto che quest’ultimo ritiene illegittimo. Il dirigente non si assume questa responsabilità perché c’è un’inchiesta di natura penale che riguarda la vicenda. Dunque, il suo atteggiamento è comprensibile. Al capogruppo del Pd va riconosciuto tutto il merito della proposta». 

Contrario anche il voto dell’on. Oscar Cherchi (FI). «E’ l’ennesima dimostrazione di una giunta totalmente incapace. Nessuno vuole avvelenare pozzi, non dimenticatevi che prima di noi avete governato voi la Sardegna. Quanto ci avete messo a decidere come agire?».

Per l’on. Gianluigi Rubiu (Udc) «può accadere che il direttore generale si opponga anche su questa proposta di legge, giudicandola illegittima, e che diventi carta straccia. La nostra contrarietà si traduce in una proposta: quello di mettere mano alla legge con una proroga di sei mesi, prevista nelle norme europee. Questa è la soluzione, non due mesi di cassa integrazione».

Ha quindi preso la parola il consigliere del Pd Gigi Ruggeri che ha definito la vicenda dei lavoratori del Geoparco «un legno storto difficile da acconciare in modo ordinato».  L’esponente del Pd ha difeso l’operato della Giunta: «L’esecutivo – ha detto – sta provando a trovare una soluzione. Serve un piano industriale per dare ai lavoratori una prospettiva e non un semplice sostegno al reddito. Per fare questo c’è bisogno di tempo, si possono fare anche errori, ma in futuro avremo la possibilità di spendere correttamente i soldi. Se si dà una prospettiva ai lavoratori è tempo guadagnato e non buttato».

Mario Floris (Uds) ha ricordato che la legge 31 stabilisce una separazione netta tra politica e amministrazione. «Agli assessori spetta il compito di dare gli indirizzi, all’amministrazione quello di attuarli. Questo principio deve essere sempre tenuto in conto: la politica deve essere consapevole del proprio ruolo». 

Eugenio Lai (Sel) ha mostrato “imbarazzo” per l’andamento del dibattito. «Da sindaco sono abituato a essere in prima linea per trovare soluzioni – ha detto Lai – dalla minoranza ho sentito invece solo accuse e una continua ricerca di colpevoli. E’ vero che il bando di gara poteva essere fatto prima, ma è altrettanto vero che ad oggi c’è una sola proposta in campo per salvaguardare i lavoratori e mantenere i servizi che offrono. E’ inutile andare avanti con questo squallido teatrino se poi si crea nuovo precariato».

Secondo Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) il dibattito sui precari del Geoparco doveva essere fatto prima. «Oggi abbiamo in ostaggio 500 persone che rischiano di perdere il loro posto di lavoro. Siamo chiamati a trovare una soluzione per assicurare una continuità lavorativa. Se non si riesce a creare nuovi posti tuteliamo almeno quelli esistenti. Mettere i lavoratori in carico all’Igea è una buona proposta».

Alessandra Zedda (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto contrario, ha respinto le accuse provenienti dai banchi della maggioranza. Rivolta al consigliere di Sel Eugenio Lai ha detto: «Non è vero che non ci sono nostre proposte. La minoranza non ha mai fatto mancare il suo supporto. Questo provvedimento però non risolve nessuna forma di precariato. Oggi si mandano in cassa integrazione i lavoratori. Non c’è niente di squallido nel cercare una soluzione migliore. Il problema in passato è sempre stato risolto in modo corretto e legittimo. Evitiamo di raccontare bugie per far passare provvedimenti che non risolvono i problemi. La proroga della convenzione con Ati Ifras è l’unica via percorribile».

Anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha contestato le affermazioni di Lai: «Il teatrino animato dalle comparse c’era anche il 30 novembre. Non so se hanno recitato male allora o oggi cercano di mistificare coprendosi di pezze di Arlecchino. Si vuole approvare un provvedimento perché la Giunta non è riuscita  a far passare la proroga. Non si dà una soluzione ma si mandano i dipendenti del Geoparco in cassa integrazione. I lavoratori si difendono con i fatti e non a parole. La proroga rappresentava una garanzia ma si è deciso altrimenti».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 30 voti favorevoli e 19 contrari.

Disco verde anche per l’articolo 1 “Modifiche e integrazioni alla legge regionale n. 5 del 2016” (30 sì e 19 no).

Sull’articolo 2 “Modifiche all’articolo 2 della legge regionale n. 30 del 2016” è intervenuto il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) secondo il quale la decisione di non far passare la proroga rappresenta una violenza alla funzione legislativa del Consiglio regionale. «Tutto ciò mi imbarazza – ha detto Marco Tedde – ancora più imbarazzante è impedire all’assessore del lavoro di intervenire nel dibattito. Evidentemente non può dire ciò che pensa». L’esponente azzurro ha poi contestato il fatto di aver rinunciato ad applicare la proroga della convenzione Ifras approvata il 30 novembre scorso: «Se una legge è illegittima lo decide la Corte Costituzionale. Il governo non l’ha impugnata, il problema vero è che non c’è una Giunta e il Presidente non ha in mano le redini dell’apparato burocratico. L’esecutivo può dare un ordine scritto al direttore generale perché venga attuata la legge. Evidentemente c’è qualche debolezza nella Giunta. Ha ragione Soru: chi non se la sente di fare il presidente o l’assessore vada a casa».

A Marco Tedde ha replicato il capogruppo del Pd Pietro Cocco: «Ho ascoltato tanti interventi ma finora non ho sentito soluzioni. Nessuno indica cosa fare dei lavoratori – ha sottolineato Cocco – io sono inferocito sul fatto che un direttore generale intervenga sulla nostra legge. Ci schiantiamo di fronte a una nota del direttore generale dell’Assessorato. Nonostante ciò cerco di andare oltre per provare a trovare una soluzione per i lavoratori. C’è la proposta di due mesi di Naspi con la parte del reddito mancante integrata dalla Regione e la presa in carico dei lavoratori da parte di Igea. Su questo sono d’accordo anche i sindacati. Aspettare il pronunciamento della Corte Costituzionale o il parere dell’Anac ha tempi troppo lunghi». 

Rossella Pinna (Pd) ha ricordato brevemente i termini della vicenda. «E’ una questione estremamente complessa che va avanti da oltre 15 anni con  un impegno economico di 350 milioni di euro e una convenzione affidata senza procedura di evidenza pubblica – ha detto Pinna – noi abbiamo cercato di prorogare un servizio pensando più agli aspetti sociali che ad altro. Non mi sento sminuita come consigliere regionale dalla mancata applicazione della norma. Ciò che oggi interessa è mettere in sicurezza i lavoratori e dare loro una prospettiva. Non rinuncio a pensare che il Geoparco può stare slegato da Igea».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, replicando a quello del Pd Pietro Cocco, ha precisato di non voler andare contro l’operato del direttore generale dell’assessorato al Lavoro Eugenio Annichiarico. «Il Dg ha segnalato profili di illegittimità, Giunta e assessore ai sensi della normativa vigente avevano il potere e il dovere di dare attuazione a una legge anche facendo tesoro della discussione. Se sono stati commessi reati, se ci sono indagini in corso se ne occuperà la magistratura, ma ciò non deve bloccare l’attività legislativa. Noi dobbiamo occuparci della sorte dei lavoratori che non hanno nessuna responsabilità». Pietro Pittalis ha poi concluso il suo intervento augurandosi che la soluzione prospettata dalla maggioranza sia la migliore: «Speriamo che sia così, noi manteniamo le nostre perplessità».

Messo in votazione l’articolo 2 è stato approvato con 30 voti a favore e 20 contrari.

Successivamente l’Aula ha dato il via libera  anche all’art. 3 “Norma finanziaria” ( 30 sì e 20) e 4 “Entrata in vigore” (30 sì 20 no).

Prima del voto finale della legge sono intervenuti per dichiarazione di voto:

Ignazio Locci (FI) che ha espresso il voto contrario. «Dietro questa legge – ha detto – si cela un disegno più complessivo. Si vuole tornare alle politiche attive del lavoro cosi come normate in origine nella Finanziaria. Quindi non ci sarà nessun piano industriale e ci sarà il tentativo solo di allungare i tempi».  

Voto contrario anche da Marco Tedde (FI) che  ha detto di intervenire con profonda tristezza. «Stiamo celebrando – ha sottolineato – l’eclissi di questo Consiglio regionale, il crepuscolo della funzione legislativa di questa Assemblea. A cosa serve – ha chiesto – la funzione legislativa se poi le leggi non vengono rispettate dalla giunta? E’ una cosa di una gravità inaudita. Qui esiste una legge che non è stata applicata. Se la giunta non ha il coraggio di governare la Regione si deve fare da parte. Se noi con la legge del 30 novembre, come è stato detto , abbiamo posto in essere illeciti penali dobbiamo costituirci tutti in carcere. Siamo – ha concluso – in un pantano politico».

Edoardo Tocco (FI), anche lui contrario alla legge, ha espresso la speranza che le perplessità della minoranza siano smentite e che quindi, al più presto si trovino soluzioni adeguate per i lavoratori.

Gianluigi Rubiu (Udc) ha definito la legge “un rattoppo” che mette i lavoratori al sicuro per qualche mese dal punto di vista economico ma che è del tutto inadeguata. «Oggi – ha sottolineato – avevamo una grande opportunità: dimostrare che le leggi si fanno in Consiglio regionale. Ma l’opportunità è stata persa».

Piero Comandini (Pd) ha espresso il voto convinto a favore della legge. Per l’esponente del Pd l’obbligo della maggioranza era quello di trovare una soluzione, ma il percorso sarà ancora lungo. «Da oggi bisognerà evitare che si facciano gli errori del passato e dare gambe all’intero progetto senza avere altri ritardi. E’ il momento di correre».

Angelo Carta (Psd’Az) ha espresso il voto contrario alla legge. «La Giunta – ha ribadito – continua a non assumersi responsabilità. Mi auguro che questa legge, approvata a maggioranza, sia la quadratura del cerchio, ma  ho i miei dubbi. La centralità del Consiglio regionale è continuamente messa in dubbio dal comportamento della giunta».

Alberto Randazzo (FI), esprimendo un voto  contrario, ha chiesto garanzie sull’applicazione della legge.

Favorevole alla proposta di legge Salvatore Demontis (Pd)  che ha detto che si tratta dell’”unica legge possibile”. «D’altronde – ha sottolineato – non ci sono proposte alternative della minoranza. Quindi dobbiamo essere responsabili perché teniamo al futuro dei lavoratori».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha ricordato che la legge del 30 novembre era stata votata all’unanimità, al contrario di questa che non avrà l’appoggio della minoranza. Il capogruppo dei Riformatori ha invitato tutti a ragionare in termini seri sulla pratica sempre più frequente della disapplicazione delle leggi fatte dal Consiglio regionale. «Il Parco Geominerario deve avere una vita nuova e diversa – ha concluso – vogliamo che lo statuto sia modificato e vogliamo una politica seria».    

Anche Oscar Cherchi (FI) voterà contro . Per il consigliere di Forza Italia si tratta di un passo indietro di cui si assume la responsabilità la maggioranza. «Tutto nasce dalla presa di posizione di un direttore generale. Noi non ci stiamo. Mi auguro che i lavoratori siano soddisfatti».

Favorevole alla legge  Pierfranco Zanchetta (Cristiano popolari socialisti) che ha detto che non è vero che il Consiglio sta rinunciando alle sue prerogative. «Aver messo in campo questo provvedimento – ha aggiunto – è la dimostrazione che manteniamo in piedi la nostra funzione».

Contraria all’approvazione Alessandra Zedda (FI) secondo la quale «le questioni devono essere risolte definitivamente e questa legge ha invece l’unico effetto di allungare il brodo per altri due mesi».

Per Pietro Cocco (Pd) la legge è una buona soluzione ed è l’unica percorribile in questo momento. D’altronde la minoranza continua solo a dire «speriamo che la legge che andate ad approvare abbia successo», senza fare proposte concrete. «Lavoreremo – ha concluso – perché a questa legge sia data attuazione».

Per Mario Floris (Gruppo Misto) è una forzatura dire  che la minoranza non aveva altre soluzioni. L’ex presidente della Regione ha auspicato che in aula  cambi il modo di concepire la politica che è totalmente falso. «La responsabilità – per Mario Floris – non sono del  funzionario ma della Giunta».

La legge è stata approvata (votanti 48, sì 29, no 19). Il presidente ha interrotto la seduta. I lavori riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16.00.

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Il Consiglio regionale ha approvato la proroga dei termini del Piano Casa. Il presidente Ganau ha aperto la seduta mettendo in discussione il primo punto all’ordine del giorno: l’elezione del nuovo Ufficio di Presidenza prevista dall’art 11 del Regolamento interno.

Sull’ordine dei lavori, è intervenuto il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha proposto l’inversione dell’ordine del giorno ponendo al primo punto la proroga del Piano Casa.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato di non potersi opporre alla richiesta ma, allo stesso tempo, ha stigmatizzato l’atteggiamento della maggioranza: «Non è usuale che un Ufficio di Presidenza, scaduto da mesi, non venga rinnovato. Sulla richiesta della maggioranza probabilmente incide il risultato del voto referendario – ha detto Carta – prendiamo atto di una difficoltà interna al centrosinistra che non permette di discutere gli argomenti iscritti all’ordine del giorno. Mi auguro che il voto di domenica scorsa non provochi altre scosse di assestamento e che queste non si riversino sull’Aula e sul popolo sardo».

Anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha annunciato il suo assenso alla richiesta presentata dal capogruppo del Pd manifestando però forti perplessità sulla decisione  di rimandare ancora una volta l’elezione del nuovo Ufficio di Presidenza. «Si tratta di un organo importante per il governo dell’Aula – ha affermato Dedoni – il Consiglio rimane monco, con tutte le aggravanti». Dedoni ha poi invitato la maggioranza a superare i problemi determinati dal voto referendario: «Comprendiamo la situazione, non sarebbe stato così se qualche rappresentante della Giunta non si fosse apertamente schierato per il Sì. Ciò che chiediamo è che questo non condizioni i lavori del Consiglio. Occorre andare avanti perché ci sono importanti provvedimenti di legge da esitare».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, pur riconoscendo che la richiesta di inversione dell’ordine del giorno rientra nella normale dialettica tra maggioranza e opposizione, ha rimarcato il fatto che il cambio di programma arrivi in un momento particolare. «Apprendiamo dalla stampa delle dimissioni dell’assessore agli Affari generali Gianmario Demuro e di quelle imminenti dell’assessore all’Agricoltura Elisabetta Falchi – ha sottolineato Pittalis – c’è una crisi politica in atto, una crisi del governo della Regione che rischia di passare in secondo piano. Noi diciamo sì alla richiesta di inversione dell’ordine del giorno ma allo stesso tempo chiediamo che Pigliaru riferisca in Aula sulla situazione. Il presidente della Regione è il principale sconfitto del voto referendario per aver appoggiato il centralismo e l’autoritarismo di Renzi».

Il capogruppo azzurro ha poi rimarcato le difficoltà economiche e il malessere sociale della Sardegna: «E’ urgente una convocazione ad hoc del Consiglio – ha concluso Pittalis – nel pieno di una crisi politica la cosa più naturale sarebbe bloccare i lavori. Noi, invece, vogliamo approvare la proroga del Piano Casa perché lo chiedono le associazioni di categoria, gli imprenditori e quella fetta di popolazione disperata. Diciamo sì per senso di responsabilità. L’elezione dell’Ufficio di Presidenza non può però andare oltre il prossimo martedì. Spero nella sensibilità istituzionale del Presidente Ganau, altrimenti l’opposizione non starà a guardare».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha invitato i colleghi di maggioranza a non strumentalizzare il risultato del voto di domenica scorsa. «Ero dentro i Comitati per il No, sono felice per la vittoria al referendum costituzionale – ha detto Cocco – non era però un giudizio su questa maggioranza della quale faccio parte con orgoglio. Con il presidente Pigliaru e la e Giunta abbiamo condiviso un programma che stiamo cercando di attuare, ora si tratta di accelerare. Non si può dire che noi non vogliamo risolvere i problemi. A questo gioco non ci stiamo. Siamo in grado come maggioranza di poter rilanciare l’azione di governo. C’è disponibilità da parte del Presidente sul quale nutriamo la massima fiducia».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha detto di ritenere urgente l’approvazione della proroga del Piano Casa pur ritenendola insufficiente. «Questo non è il nostro Piano Casa – ha detto Rubiu – la questione va approfondita. Una semplice proroga non basta. Il testo deve essere migliorato, è evidente che la maggioranza ha fallito gli obiettivi». Anche l’esponente dell’Udc è tornato sul risultato della consultazione referendaria di domenica scorsa: «Non vogliamo strumentalizzare ma i sardi hanno voluto dire a questa Giunta di andare a casa. Per una volta siamo campioni d’Italia: abbiamo prima bocciato Renzi e poi Pigliaru».

Gianluigi Rubiu, infine, ha lamentato una scarsa tutela dei diritti della minoranza: «Lei, presidente Ganau, dovrebbe essere il nostro garante, in alcuni momenti questo non avviene. Chiediamo il rispetto delle regole. Vogliamo risposte a interrogazioni ed interpellanze che invece non vengono discusse. E’ normale che vengano ripetutamente disattese?».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha respinto le critiche e invitato l’opposizione a tenere un atteggiamento diverso: «Ogni occasione è buona per discutere di argomenti che nulla hanno a che vedere con i lavori dell’Aula – ha detto Cocco – se ci saranno dimissioni in Giunta,  Pigliaru non mancherà di venire in Consiglio a riferire. Quanto al referendum, si è votato su un quesito che riguarda la Costituzione e non sul governo della Regione, sulla possibilità di riformare il Paese e non per il Consiglio regionale. Dire che si è votato su Pigliaru non è vero. In maggioranza, Pd a parte, quasi tutti si sono espressi per il No. Anche Pigliaru aveva il diritto di esprimere la sua opinione. C’è libertà di pensiero».

Il consigliere dell’Uds, Mario Floris, ha invece puntato l’attenzione sulla richiesta di proroga del Piano Casa. «La Giunta aveva promesso una nuova legge urbanistica invece si rinvia ancora di un anno – ha detto Floris – questo non è il modo di lavorare. Il voto dato dai sardi al referendum dice che la gente vuole contare di più. Non vuole più saperne delle prese in giro».

Il capogruppo di Riformatori Attilio Dedoni, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha voluto ribadire che la richiesta di votare al più presto per il rinnovo dell’Ufficio di Presidenza mira ad assicurare uno strumento importante per il governo dell’Aula e non a riempire caselle o occupare sedie.

Terminati gli interventi, il presidente Ganau ha messo in votazione la richiesta di inversione dell’ordine del giorno che è stata approvata dal Consiglio. 

Il relatore della legge Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che «in occasione dell’approvazione della legge 8 del 2015 sull’edilizia erano stati indicati i tempi per il varo della nuova legge urbanistica ma, rispetto a queste scadenze, siamo andati oltre pur essendo quasi completato il disegno di legge della giunta, per cui con questo provvedimenti ci limitiamo ad evitare un vuoto legislativo prorogando la legge 8 fino al 31 dicembre del 2017». «Non abbiamo introdotto emendamenti sostanziali, al testo – ha concluso – fatta eccezione per uno che anch’esso prolunga i termini di scadenza della disposizioni contenute nell’art.17».

Il vice capogruppo di Forza Italia, Marco Tedde, ha sottolineato il senso di responsabilità dell’opposizione che «ha accolto la richiesta di invertire l’ordine del giorno solo per esaminare una legge che la Sardegna aspetta da almeno un anno e mezzo, perché i ritardi della maggioranza sono fino troppo evidenti, rallentano ed ostacolano l’attività del Consiglio a causa di una serie di fibrillazioni che attraversano le diverse componenti del centro sinistra». «Per noi – ha sostenuto – la legge sull’edilizia deve essere prorogata nonostante i suoi modestissimi incentivi volumetrici che possono comunque dare stimolo ad una economia che stenta ed è in grandissima difficoltà anche perché trascurata dal governo regionale». «Un gravissimo ritardo – ha aggiunto Tedde – pesa sulla nuova legge urbanistica che ancora non si vede e non è arrivata nemmeno in commissione e, in tema di interventi sociali, vogliamo segnalare che la mancata approvazione del regolamento determinerà l’impossibilità di spendere entro il 31 dicembre i 33 milioni del reddito di inclusione sociale, un altro grave ritardo che la maggioranza sta scaricando sulle famiglie sarde più deboli».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha riconosciuto che il capogruppo del Pd ha fatto considerazioni politiche importanti, «dimenticando però di dire che il risultato del referendum ha determinato la paralisi del Consiglio regionale; in altre parole se non fosse stato per il senso di responsabilità della minoranza non si sarebbe prorogato il Piano-casa facendo precipitare in una situazione gravissima il settore dell’edilizia». «Questo – ha ribadito Fasolino – non è il nostro Piano-casa ma una legge viziata dal solito pregiudizio ideologico che limita la crescita e lo sviluppo dell’economia regionale, come è accaduto in altre circostanze è una mezza risposta che non risolve il problema; anzi è emblematica di come sta amministrando il centro sinistra che evita di fare scelte chiare e finisce sempre per piegarsi a compromessi al ribasso». «Noi però vogliamo guardare – ha concluso – ed auspichiamo una buona legge urbanistica davvero utile ai sardi».

Sempre per Forza Italia, la vice capogruppo Alessandra Zedda ha parlato di «ennesima rappresentazione del brutto spettacolo della Giunta e della maggioranza, ora l’uomo è nudo o con un vestitino fuori moda che non piace ai sardi, perché sta emergendo l’incapacità del centro sinistra di guidare la Regione, perché privo di una strategia di sviluppo economico e di una idea di come fronteggiare la crisi». «La proroga della legge edilizia – ha aggiunto – è un esempio di tale incapacità, dopo tanti annunci e proclami ma la legge urbanistica ancora non c’è e solo perché lo ha consentito la minoranza questo provvedimento arriva in Aula in zona Cesarini, ennesimo provvedimento su cui bisognerà intervenire ancora». Quello dell’edilizia, secondo la Zedda, «è un argomento serio che muove davvero l’economia di molti settori produttivi, migliora il patrimonio edilizio ed accresce la sicurezza e l’efficienza dei nostri fabbricati, perciò è auspicabile un intervento di qualità sull’urbanistica senza stravolgere il testo in Consiglio come è accaduto un anno e mezzo fa». Soffermandosi sulla situazione politica, la Zedda ha concluso dichiarando che «le dimissioni dell’assessore Demuro sono legate alla riforma costituzionale come ha detto lui stesso, non certo per strumentalizzate dell’opposizione».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha premesso di essere poco appassionato dal dibattito sul dopo referendum ma molto più interessato al Piano-casa «di cui la Sardegna ha molto bisogno anche se ho paura che l’attesa di una nuova legge urbanistica sarà ancora molto lunga, visto che la maggioranza non è riuscita a portarla dopo un anno e mezzo nemmeno all’attenzione della commissione». I dati, a giudizio di Crisponi, «sono molto chiari: il Piano-casa del centro destra ha prodotto ottimi risultati mentre la legge edilizia del centro sinistra ha completamente fallito e non poteva essere altrimenti perché si è fatto un pasticcio come hanno detto tutte le associazioni di categoria ed anziché dare una mano alle imprese le avete spinte verso il fondo a differenza di quanto accade in altre regioni d’Italia dove davvero si sostiene il mondo produttivo».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni,ha affermato che «Crisponi ha centrato il problema perché è vero che la conferma del Piano-casa a suo tempo avrebbe fatto molto bene all’economia della Sardegna mentre ora, invece, i cittadini sono alle prese con una legge che non funzione i cittadini e ha costi burocratici di gran lunga superiori rispetto al passato, insomma risultati non ce ne sono e l’edilizia non riesce a sviluppare le sue potenzialità positive».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Replicando a nome della Giunta l’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha precisato che «i documenti sulla nuova legge urbanistica sono stati portati all’attenzione delle associazioni di categoria che hanno dato un contributo molto utile; è vero che si sono allungati i tempi più lunghi ma auspichiamo che ciò sia servito ad avere un testo migliore». «E’precisa volontà della Giunta – ha concluso – portare in Aula il nuovo testo in tempi brevi così come è necessario in questa fase dare certezza e sicurezza ai cittadini prorogando il Piano-casa».

Subito dopo il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli della legge con 52 voti favorevoli.

Successivamente è cominciata la discussione dell’art. 1 e degli emendamenti, sui quali hanno espresso il parere il relatore e la Giunta.

Il presidente della commissione Urbanistica Peppino Pinna (Udc) ha criticato la decisione del centro sinistra di non prorogare a suo tempo il Piano-casa approvato nella legislatura precedente, «determinando a cascata ulteriori ritardi che hanno trasformato l’urbanistica regionale in una telenovela di cui non si vede la fine».

Per il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde «l’articolo è norma secca di proroga che noi chiediamo da oltre un anno mentre, con i nostri emendamenti, intendiamo colmare lacune di legge edilizia con particolare riferimento alla riqualificazione delle strutture alberghiere dove il fabbricato principale si trova entro i 300 metri dalla battigia ed censurabile divieto esteso ai Comuni non costieri». Si tratta, ha concluso, «di una lacuna già evidenziata in sede di legge edilizia che ora evidenziamo nuovamente, anche per la necessità di semplificare l’azione delle amministrazioni locali».

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha chiesto chiarimenti sull’emendamento della maggioranza che «di fatto trasforma il testo in un articolo 1/bis che introduce una proroga fino al 2018 e che sembra riferito a litorali urbani e strutture amovibili, argomenti sui quali da diversi mesi in commissione Governo del territorio c’è una mia proposta di legge non ancora esaminata»

Il relatore Antonio Solinas (Pd), dopo aver ricordato la presenza di numerose proposte di legge ferme in commissione, ha chiarito che «si sta prorogando solo il primo comma dell’art. 43, tuttavia l’argomento merita attenzione e sarà certamente inserito nella legge urbanistica»

Non essendoci altri iscritti a parlare l’art. 1 è stato messo in votazione ed approvato con 49 sì; approvato anche l’emendamento del relatore Antonio Solinas. Respinti, invece, i 2 emendamenti presentati dall’opposizione.

Successivamente il Consiglio ha approvato l’art. 2 e il testo finale della legge, sempre con 50 voti favorevoli.

Al termine dello scrutinio il presidente ha tolto la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì prossimo 13 dicembre alle 16.00.

Cagliari vista da Monte Urpinu

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Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza (votanti 46, sì 28, no 18) il disegno di legge 382 sulle variazioni di bilancio.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Ganfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con le dichiarazioni di voto finali sul DL n. 382/A – Giunta regionale – Variazioni al bilancio 2016 ed al bilancio pluriennale 2016-2018.

Per primo ha preso la parola il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi che, annunciando il voto contrario del gruppo, ha affermato che «il disegno di legge non è una variazione di bilancio ma un insieme disorganico di norme alcune delle quali variano effettivamente il bilancio ma altre contengono i soliti finanziamenti a pioggia e ad hoc, una contraddizione di fondo che potrebbe portare ad una impugnazione del governo». Alcuni finanziamenti inseriti nella legge, ha ammonito Oscar Cherchi, «pur definiti urgentissimi, non potranno mai essere spesi entro il 31 dicembre».

Sempre per Forza Italia Edoardo Tocco ha criticato «la solita passerella di membri del governo impegnati a fare le vecchie promesse che per il 90% non saranno mantenute, promesse molto simili a quelle della legge che non propone un indirizzo chiaro per la Sardegna e mette assieme una serie di interventi parziali e contraddittori, e privi di un impatto positivo sul sistema economico regionale».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha sostenuto che «la legge ribalta in negativo l’atmosfera natalizia a causa del gravissimo ritardo non solo di questa legge ma di tutti i documenti di programmazione finanziaria sui quali si deve fondare una buona azione di governo». «Anche perché – ha aggiunto Rubiu – a cascata questi ritardi causano pesanti disagi per le amministrazioni locali e in definitiva per i cittadini; tutto questo dimostra l’incapacità che il governo regionale ha dimostrato in questi tre anni sotto tutti i fronti sul quali si è impegnato, a cominciare da vertenza entrate, sanità, trasporti, dovunque solo piccoli interventi che non guardano al futuro».

Il consigliere Angelo Carta, sardista, ha citato una dichiarazione del presidente Pigliaru di forte attenzione al tema delle povertà che, in effetti, è la grande emergenza della Sardegna per fare un paragone con alcune parti del disegno di legge sul bilancio. «Un lavoratore socialmente utile – ha ricordato – guadagna 350 euro al mese per 3 mesi ed un solo emendamento della maggioranza avrebbe consentito il pagamento 561 mensilità a 161 persone, mentre invece si è preferita una convenzione con associazioni datoriali, dando uno schiaffo alla povertà».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha detto che «questa legge sarà approvata dalla maggioranza e sarà l’ennesimo atto di una programmazione sbagliata profondamente sbagliata». Con questa legge, ha sostenuto «si è nascosta molta polvere sotto il tappeto introducendo molti provvedimenti ad personam mentre restano aperti i problemi delle entrate perché i soldi da Roma non arrivano e ci si limita ad intervenire sulla sanità coprendo buchi e pagando farmaci innovativi che invece dovrebbe essere a carico dello Stato come avviene in tutta Italia». «Inoltre – ha aggiunto Alessandra Zedda – la legge è piena di norme intruse a cominciare dalla partita dei debiti fuori bilancio».

L’altro vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha sostenuto che «al posto di questa legge ci sarebbe dovuta essere la legge di stabilità ed invece, da questo errore di fondo, è nato un dibattito malato costellato da errori in cui fra l’altro ha brillato l’assenza del presidente della Regione e di tutta la maggioranza nonostante l’accordo per un confronto di merito sui contenuti». «Ecco perché – ha concluso – siamo davanti ad una legge piena di pezze e rattoppi messi assieme con filo stramato che producono un tessuto di pessima qualità, con paghette di ogni genere come quella sulle case di riposo ad Iglesias ma non ad Alghero, per non parlare della sanità».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha parlato di un teatrino di cui è stata protagonista «una maggioranza che ha accettato la consegna del silenzio imposta dalla Giunta e non ha accettato il dibattito come già visto era accaduto in occasione della riforma sanitaria, fermo restando che non è facile governare il settore dove sicuramente stiamo incrementando capitoli di spesa e dovremo continuare a farlo e dovremo pure prorogare i commissari». Dopo aver evidenziato l’intervento positivo per la stabilizzazione dei lavoratori Forestas, Satta ha criticato «la gestione dei debiti fuori bilancio, la discriminazione fra case di riposo ed i soldi alle associazioni di categoria sottratti non alle famiglie numerose, segno di una distanza epocale fra ciò che fa la Giunta e la vera situazione della Sardegna; per questo il nostro voto non potrà che essere contrario».

Il relatore della legge Franco Sabatini ha invece espresso un giudizio positivo sul provvedimento «partito come atto tecnico ma poi rivelatosi capace di recepire interventi significativi per fronteggiare gravi emergenze che hanno trovato risposta». «Abbiamo potuto fare questo lavoro – ha precisato Sabatini – perché le nostre risorse sono cresciute dopo l’uscita dal patto di stabilità sancito da un accordo con lo Stato e i dati dicono che i risultati sono buoni e lo stato dei pagamenti ha ripreso un trend positivo nel 2014 e nel 2015: abbiamo 400 milioni in più rispetto a 2014 e 800 in più rispetto a 2013 ed anche il 2016 confermerà questi dati».

Il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino ha parlato di «una legge con i peggiori difetti che la politica» affermando che «dopo tre anni l’azione di governo della Giunta va bocciata perché non ha lavorato secondo il programma ma secondo le esigenze di intercettare consensi e, infatti, se fosse durata un altro mese la campagna elettorale, in Sardegna sarebbero arrivati perfino i diamanti». Quanto alla variazione di bilancio, secondo Fasolino, «è figlia di questa logica e non c’è niente su lavoro, occupazione, povertà e urbanistica, quindi un voto contrario non solo al provvedimento ma a tutta questa parte di legislatura».

Il consigliere del Pd Piero Comandini ha annunciato che voterà due sì, a questa legge ed ad una riforma costituzionale che forse molti del centro destra avrebbero voluto sostenere, ricordando poi che, «quanto alle passerelle le faceva anche il centro destra e molto meno efficaci». La legge, ad avviso di Comandini, «interviene in modo efficace in alcuni settori, nella sanità per dare gambe alla riforma con l’elisoccorso e nel precariato con la copertura finanziaria di molte situazioni complesse; c’è ancora molto da fare ma nell’attuale situazione difficile, non certamente determinata dalla maggioranza, sono stati fatti interventi concreti e selettivi a sostegno dello sviluppo».

Il consigliere di Forza Italia Alberto Randazzo ha invece annunciato due no, alla variazione di bilancio ed al referendum. Sulla variazione di bilancio ha osservato che «ci sarebbe voluto un sussulto della maggioranza per abbattere le liste d’attesa nella sanità, uno dei buchi neri del sistema regionale, mentre invece è venuta fuori una concentrazione di norme intruse e piccole risposte, dalle consulenze alle partecipate, che non intacca i gravi problemi dell’economia regionale: lavoro e occupazione».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu si è detto convinto che quella contenuta nella legge «non è una manovra tecnica o un riallineamento di entrate e spese il frutto della scelta precisa di immettere risorse nel sistema Sardegna e di farlo a dicembre perché proprio adesso occorre accelerare le procedure di spesa». «Manteniamo tutte le nostre riserve – ha ribadito Congiu – sull’elisoccorso che per noi doveva restare fuori da questo provvedimento, ma sosteniamo la manovra e ne siamo soddisfatti perché sostiene il sistema regionale dove c’è più bisogno»

Il consigliere Mario Floris (Misto) ha annunciato il suo no al referendum in modo convinto «perché la riforma sta passando senza interlocuzione con la nostra Regione nonostante il nostro ruolo di custodi dell’autonomia, una riforma con cui sarà cancellata la specialità e con essa tutto il regionalismo a favore del ritorno di un forte centralismo dello Stato». Un errore storico, a giudizio di Floris, «perché più il mondo diventa grande e più c’è bisogno di decentramento per avvicinare le istituzioni ai cittadini, così come di un errore storico si è resa responsabile la Sardegna, unica regione dove non si è tenuto un dibattito sulla riforma costituzionale dove anzi il suo presidente ha fatto campagna per il sì ignorando totalmente il Consiglio».

Dopo Mario Floris ha preso la parola l’on. Rosella Pinna (Pd), che ha dato un «giudizio positivo sul provvedimento. Do un sì convinto oggi e uno convinto domenica», con un chiaro riferimento al referendum costituzionale. L’oratrice ha citato i passaggi della manovra e gli impegni contenuti, come l’elisoccorso e la salvaguardia dei posti di lavoro «e di tante altre emergenze, anche se le risorse limitate non ci consentono di risolvere tutti i problemi. Però da parte vostra in questi giorni abbiamo sentito troppo spesso toni sopra le righe».

A seguire è intervenuto Christian Solinas, leader del Psd’Az: «Finalmente abbiamo sentito gli interventi della maggioranza, che non me ne vorranno se osservo che sta eroicizzando una variazione di bilancio. Ossia un atto normale, che per giunta è ricco di criticità che abbiamo evidenziato. Molti che hanno citato poi questo referendum non hanno chiaro che la direzione è verso il superamento del potere legislativo delle Regioni. Non c’è niente di cui andare fieri dopo la discesa dei lanzichenecchi per portare la voce della riforma costituzionale. Votiamo dunque no oggi e anche domenica».

Per Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) «questa variazione di bilancio è iniziata in un certo modo e sta finendo peggio. Siamo partiti con un disegno di legge non positivo e ci troviamo purtroppo con un testo ancora peggiore, come quelle fatte ieri quando si sono trovate risorse per esigenze che poco hanno a che fare con interessi non collettivi». 

Ha preso poi la parola il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha detto: «Siamo intervenuti poco per velocizzare l’iter di questa variazione di bilancio e fare in modo che le risorse possano essere trasferite prima possibile. I numeri peraltro parlano chiaro, su tutti i campi. E dicono che la spesa sulla sanità sta scendendo perché l’incidenza maggiore era sulle consulenze. Arriviamo ora  ad approvare la variazione: la maggioranza ha fatto il suo dovere».

Per i Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «i toni trionfalistici non si addicono a questa manovra. Rendiconto, assestamento di bilancio: tutti gli atti li portate in ritardo. Cosa c’è da festeggiare per una variazione di bilancio? Cosa c’è da festeggiare se approverete norme che non saranno applicabili? La vostra arroganza in Aula  ha bisogno di essere placata».

Per Pietro Pittalis (Forza Italia), «i signori della Giunta, su tutti i fini economisti, avete fatto una politica sinora inadeguata rispetto ai problemi e alle emergenze della Sardegna. La povertà è in aumento e voi pomposamente celebrate questo provvedimento. In Sardegna non abbiamo l’anello al naso e non crediamo a tutto quello che propina Renzi o il presidente Pigliaru, che si è fatto promotore delle ragioni del sì. Si aprirà un problema politico il 5 dicembre, per chi non ha saputo e voluto difendere le ragioni dell’Autonomia».

Per Fabrizio Anedda (Misto) «nel finale di questo provvedimento poteva essere evitato un piccolo elenco di prebende».

Il presidente Gianfranco Ganau ha poi messo in votazione il testo e l’Aula lo ha approvato con 28 voti favorevoli e 18 contrari. A seguire, ha preannunciato la convocazione del Consiglio per martedì 6 dicembre, alle 16.00, ed ha riunito la conferenza dei capigruppo.

Consiglio regionale 1 copia

 

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Il Consiglio regionale ha approvato l’articolato delle Variazioni di bilancio. Domani il voto finale al disegno di legge. La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art.1 del DL n. 382/A – Giunta regionale – Variazioni al bilancio 2016 ed al bilancio pluriennale 2016-2018.

La prima votazione ha riguardato gli emendamenti 41, 160 e 298 soppressivi del riconoscimento dei debiti fuori bilancio rinviata questa mattina a causa della mancanza del numero legale. Gli emendamenti sono stati respinti.

Successivamente l’Aula ha respinto una lunga serie di emendamenti proposti dall’opposizione. Approvato invece l’emendamento n.88 presentato dalla Giunta. Prevede per l’anno 2016 la spesa complessiva di 120 milioni di euro di cui 95 milioni assegnati al ripiano del disavanzo 2015 del sistema sanitario regionale e 25 per coprire il rimborso delle spese sostenute per l’acquisto dei farmaci innovativi.

Contraria l’opposizione che, attraverso il consigliere Ignazio Locci di Forza Italia, ha sottolineato che, da un lato, «il disavanzo 2015 presenta ancora partite aperte e, per quanto riguarda i farmaci innovativi che la Sardegna paga a differenza di tutte le altre regioni d’Italia, la Regione deve sollecitare l’intervento dello Stato, perché i farmaci innovativi rientrano nei Lea (livelli essenziali di assistenza)».

L’Aula con successive e distinte votazioni ha respinto gli emendamenti n. 231, 233 e 190. Ritirato l’emendamento 103 non è stato approvato il 237, dichiarato inammissibile il 203, non sono stati approvati gli emendamenti 239 e 204. Inammissibile il 110 non sono stati approvati il 247 e il 195. Approvato l’emendamento 355 (Sabatini e più) che modifica l’autorizzazione di spesa e emenda il 97, approvato, (Sabatini e più) che sostituisce il comma 18 dell’articolo 1 con la seguente dicitura: «E’ autorizzata, a favore della Cìttà metropolitana di Cagliari, la somma pari a euro 1.500.000 per I’anno 2017, euro 1.000.000 per l’anno 2018 ed euro 500.000 per l’anno 2019, al fine di incentivare I’acquisizione a tempo indeterminato o a tempo determinato, con le modalità previste dall’articolo 36, comma 2 del decreto legislativo n. 165 del 2001, di personale dotato di idonea esperienza necessario a garantire la continuità delle funzioni e dei servizi trasferiti dalla provincia di Cagliari, ai sensi della legge regionale n. 2 del 2016, attraverso concorsi pubblici per titoli ed esami che prevedano la valorizzazione delle competenze ed esperienze maturate presso le amministrazioni provinciali (Missione 18, Programma O1, titolo 1, scoi 1059)».

Non sono stati approvati, invece, gli emendamenti 253, 258, 260, 264, 266 e 268.

Sull’emendamento 187 (Pittalis e più) è intervenuta a sostegno la vice capigruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, che ha auspicato l’approvazione della proposta di integrazione in sede di rinnovo contrattuale dei dipendenti dell’amministrazione regionale, degli enti e delle agenzie regionali.

Posto in votazione l’emendamento 187 non è stato approvato, così come hanno avuto disco rosso dall’Aula il n. 270, 331, 284, 287, 287, 288, 292, 294 e 297.

Approvato l’emendamento sostituivo parziale n. 90 (giunta regionale) che modifica gli importi indicati al comma 37 dell’articolo 1 e così recita: «1. Al primo capoverso l’importo di euro 13.542.190,24 è sostituito con l’importo euro “14.656.274,06”: 2. Alla lettera c) l’importo di 8.384.836, 18 è sostituito con il seguente “9.498.920,00».

Non approvati il 208, e il 316, l’Aula ha approvato il testo dell’articolo 1 ed ha di seguito respinto l’emendamento aggiuntivo n. 212.

Approvato l’emendamento n. 100 (Giunta regionale) che dopo il comma 4 dell’articolo 1 aggiunge la seguente dicitura: «4bis: Il comma 3 dell’articolo 11 della legge regionale n. 10 del 2006, come modificato dall’articolo 6 della legge regionale n. 17 del 2016, è sostituito dal seguente: “3. Il collegio sindacale delle aziende ospedaliero-universitarie dura in carica tre anni ed è composto da tre membri, di cui uno designato dal presidente della Regione, d’intesa con l’università, uno dal ministro dell’economia e delle finanze e uno dal ministro della salute.” 4ter: Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, i componenti dei collegi sindacali in carica presso le aziende ospedaliero-universitarie cessano dalle funzioni e il nuovo collegio è ricostituito secondo le disposizioni di cui al comma 3 dell’articolo 11 della legge regionale n. 10 del 2006, come modificato dalla presente legge».

Non approvato l’emendamento n. 226, sul contenuto dell’emendamento n. 105 (Sabatini e più) che, con un’aggiunta all’articolo 1 dopo il comma 5, autorizza per l’anno 2016 la spesa di 500.000 euro alla Casa Serena di Iglesias, quale contributo per il suo funzionamento, si è acceso un vivace scambio tra la maggioranza e le opposizioni.

Il consigliere dell’Udc, Giorgio Oppi, ha definito la proposta avanzata dal centrosinistra «una marchetta» ed ha dichiarato il voto contrario. L’esponente centrista ha quindi ricordato che in Sardegna operano tre Case Serena (Iglesias, Sassari e Alghero) ed «è dunque profondamente ingiusto stanziare contributi solo ad una di esse».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, condividendo le preoccupazioni del suo collega Oppi, ha invitato l’assessore Paci a riflettere sulla proposta «che discrimina Sassari e Alghero».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha esplicitato l’invito all’assessore perché fosse assunto l’impegno ad inserire nella legge finanziaria contributi anche per le casa serena di Sassari e Alghero.

L’assessore Paci ha quindi riconosciuto la fondatezza delle perplessità mostrate dai consiglieri intervenuti ma ha precisato che l’intervento rappresenta «l’approdo di un processo di chiusura della funzione attuale della casa serena di Iglesias e i contributi servono per coprire debiti pregressi». «Così mi è stato illustrato – ha precisato il vice presidente della Regione – e personalmente sono contrario a interventi una tantum che non siano inseriti in una razionalizzazione, offro dunque massima disponibilità a garantire interventi analoghi per le altre strutture operanti nell’Isola».

Il consigliere del Pds, Roberto Desini, ha chiesto una sospensione dei lavori ma il presidente del Consiglio ha concesso la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha ripercorso le difficoltà in cui versa il comune di Iglesias nella gestione della Casa Serena che incide sul bilancio per circa tre milioni di euro. «La spesa maggiore – ha aggiunto il consigliere dei democratici – è rappresentata dal costo del personale, ci sono 60 dipendenti per 60 ospiti ed è questa la ragione per la quale il Comune ha trasmesso alla commissione Bilancio una relazione nella quale si avanzava la richiesta di un contributo per il funzionamento della Casa Serena che a breve sarà chiusa».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha però incalzato assessore e maggioranza affermando che il comune di Iglesias avrebbe approvato (ieri, mercoledì 30 novembre) una variazione di bilancio appostando la cifra che è in discussione in Aula.

Il consigliere del Pd, Roberto Deriu, ha dichiarato di accogliere le intenzioni positive espresse dall’assessore Paci ed ha dichiarato voto favorevole considerando il contributo alla sola Casa Serena di Iglesias “un caso particolare”. Su esplicita richiesta di chiarimento formulata dal consigliere Fi, Alberto Randazzo, il consigliere Roberto Desini (Pds) ha dichiarato di ritirare la richiesta di sospensione avanzata in precedenza. Lo stesso Roberto Desini ha quindi riaffermato che Giunta e maggioranza sono impegnati a porre rimedio alle pesanti situazioni create nel passato e si è detto fiducioso perché in futuro possano essere soddisfate anche le eventuali esigenze delle Case Serena di Sassari e Alghero. Il consigliere Giorgio Oppi (Udc) ha fornito alcune precisazioni sul reclutamento del personale precisando che le Case Serena erano strutture Enaoli e che in passato la struttura di Iglesias aveva usufruito di un contributo di 2.5 miliardi di lire da parte della Regione. Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha contestato il riferimento “al passato” fatto da chi “è tre anni al governo della Regione” ed ha rimarcato la disparità di trattamento di Iglesias, rispetto a Sassari e Alghero. Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha aggiunto che è «evidente che solo chi ha qualche santo in Paradiso riesce a restare sotto la coperta corta delle finanze regionali” mentre il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha affermato che nel recente passato anche la struttura di Sassari ha potuto contare sui contributi della Regione e che, pertanto, “non c’è da scandalizzarsi per l’intervento ad Iglesias».

Concluse le dichiarazioni di voto l’emendamento 105 è stato approvato ed il relatore di maggioranza, Franco Sabatini (Pd) è intervenuto nel merito dell’emendamento n. 82 (Forma, Pd)  che proponeva lo stanziamento di 3 milioni di euro a favore del bonus famiglie numerose. Sabatini ha rassicurato la collega Forma sulle iniziative che a tal proposito la Giunta avrebbe posto in essere e che si concretizzeranno nel 2017, concludendo il suo intervento con l’invito al ritiro della proposta modificativa.

La consigliera Daniela Forma (Pd) ha quindi chiesto l’intervento dell’assessore Paci al fine di ottenere rassicurazione circa la continuità nell’erogazione dei bonus famiglia.

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato sostegno all’emendamento Forma ed ha evidenziato la drammatica situazione in cui versano migliaia di famiglie sarde mentre il consigliere di Fd’I, Paolo Truzzu, ha definito “vergognoso” considerare gli interventi di politica per le famiglie nel contesto delle povertà.

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha quindi evidenziato la massima attenzione al problema posto dalla consigliera Forma ed ha preannunciato un pacchetto di interventi a sostegno delle famiglie e l’attivazione di una serie di investimenti a partire dal 2017.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha salutato polemicamente la presenza dei diversi assessori in Aula («ben trovati ma eravate assenti quando sarebbe stata utile un’interlocuzione in Consiglio») ed ha fatto un appello perché tutta l’Aula sostenesse l’emendamento della Forma. Sulla stessa lunghezza d’onda gli interventi di Attilio Dedoni (Riformatori) e Angelo Carta (Psd’Az).

Il presidente del Consiglio ha dunque domandato alla consigliera Daniela Forma lumi sul ritiro dell’emendamento n. 82 e la presentatrice ha quindi formalizzato il ritiro. L’emendamento è stato fatto proprio dalla minoranza (così ha annunciato il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni) e il suo omologo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha rimarcato l’assenza di garanzie per la continuità nell’erogazione dei bonus famiglia.

Posto in votazione l’emendamento 82 non è stato approvato dall’Aula.

L’emendamento 101 è stato messo in discussione ed approvato.

L’emendamento 192 (che riguarda la clausola sociale a favore del personale in servizio nel sistema archeologico, museale e bibliotecario) a firma del consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) è stato respinto nonostante l’invito al voto del sardista Carta.

Lunga discussione sull’emendamento 84 (Pittalis), per il quale si è speso l’on. Locci (Forza Italia), a sostegno dei Comuni per un maggiore finanziamento destinato alle manutenzioni dei musei e dei siti archeologici. «E’ possibile sostenere con  questo voto il lavoro delle coop, proprio nel giorno in cui viene il ministro Franceschini a raccontare storielle sulla cultura».

Per il Pd l’on. Piero Comandini ha detto: «Questo problema è già nella testa della maggioranza e il Pd ha presentato per primo l’emendamento a tutela del settore. Esiste certo un problema di finanziamenti ma ci siamo già impegnati a intervenire in maniera strutturale in questo settore».

L’on. Attilio Dedoni (Riformatori) ha ricordato che «ci sarebbe una proposta di legge. Bene, vediamola perché ad aprile i Comuni non avranno in tasca i soldi della finanziaria. Ci sono 850 persone tra biblioteche e musei che devono essere tutelate dal Consiglio regionale». 

Per l’on. Gianmario Tendas (Pd) «non possiamo fare a meno di evidenziare che è necessario rivedere gli strumenti normativi sui beni culturali. Biblioteche e beni archeologici sono diversi tra loro e spesso consentono agli enti locali di incamerare risorse attraverso i biglietti».

L’emendamento 84 è stato respinto con voto elettronico.

Approvato l’emendamento 107 (con un ulteriore emendamento n. 333), che prevede un contributo a favore dell’attività didattica dei Comuni.

Respinto l’emendamento 243 mentre sul 109 (a firma Truzzu e più) relativo alla diaria di missione per il personale di Argea l’assessore Paci ha dato parere favorevole e l’emendamento è stato poi approvato.

Sui contributi addebitati ai consorziati dei Consorzi di bonifica l’on. Angelo Carta (Psd’az) ha chiesto che «i 5 milioni vadano per legge, in modo vincolante, ad abbassare le quote a carico degli agricoltori. Questo è lo spirito della mia norma». Il riformatore Attilio Dedoni si è detto a favore e così anche l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia), che ha chiesto: «Perché il comma 15 non lo abbiamo inserito nella legge che abbiamo approvato qualche giorno fa? Abbiamo necessità di capire dall’assessore Paci se davvero questi 5 milioni saneranno le vecchie cartelle pazze degli agricoltori».

Respinti gli emendamenti 193, 111, 255, 275, 278, 279, 281, 285 e 289.

Approvati gli emendamenti 83 (provincia di Oristano), 98 (piani forestali) e 89 (lavoratori Tossilo), sul quale ha preso la parola l’on. Daniela Forma (Pd) e prima l’on. Locci (FI). Anche l’assessore Paci ha voluto contribuire al dibattito spiegando che “ci sono strumenti di ingegneria finanziaria sui progetti per Tossilo, stiamo soltanto dando copertura ai lavoratori nelle more del progetto nuovo. Analogo intervento stiamo usando in altri contesti sardi”. Favorevole anche il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Sosterremo ogni intervento a tutela dei lavoratori ma la Giunta si ricordi di definire una volta per tutte la partita deei lavoratori in utilizzo».

L’Aula ha, dunque, approvato l’emendamento 89 e 108 (Lai e più) sulla piattaforma Sardegna Turismo, 81 (spese dell’Istituto ciechi), 91 (messa in sicurezza dello svincolo di Ossi), 92 (contributi alle organizzazioni di impresa), sul quale gli onorevoli Ignazio Locci, Attilio Dedoni e Marco Tedde hanno mostrato perplessità. «Possibile che il Consiglio regionale si debba occupare durante la variazione di bilancio di un contributo di 200mila euro a Confindustria?», ha detto l’on. Tedde. «Siamo alla inciviltà legislativa con queste marchettine».  Della stessa opinione il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: «Questi sono soldi che saranno spesi in consulenze e noi lo denunceremo in ogni sede». Il sardista Carta ha detto: «Questo emendamento maschera una convenzione ed è contro un principio che voi stessi avete enunciato».

Sempre per Forza Italia è intervenuta l’on. Alessandra Zedda, che ha aggiunto: «Questo contributo  è in competenza 2016 e non è chiaro quali sarebbero le attività che in pochi giorni Confindustria dovrebbe svolgere. State prendendo in giro la Sardegna senza manco eleganza: se proprio glieli volete dare, dateglieli con la prossima manovra. Ma dove pensate che noi abitiamo?». Anche l’on. Edoardo Tocco (FI) ha chiesto all’assessore Paci una parola di chiarimento: «Stasera c’erano dei poveracci qua sotto e noi qui stiamo dando 200 mila euro per fare cosa poi? Questa roba fa tornare la vista a un cieco».

L’on. Pittalis (FI) ha rinnovato alla Giunta l’invito al ritiro e ha chiesto che la somma stanziata sia destinata al sistema delle autonomie locali: «Qual è l’urgenza di fare una convenzione la prossima settimana con Confindustria?».

Per l’on. Gianfranco Congiu (Partito dei sardi) «se vogliamo dare un sostegno impieghiamo le risorse nella direzione degli enti locali». Per l’on. Antonio Solinas (Pd) «non è la prima volta che vengono finanziate le organizzazioni di categoria e non c’è scritto da nessuna parte che i soldi andranno a Confindustria». Per l’on. Piero Comandini (Pd) «il finanziamento è a favore delle imprese e delle loro organizzazioni, che hanno costi crescenti”.

Secondo l’on. Paolo Truzzu (Fli) «lo scandalo non è dare soldi alle imprese ma dare mancette sotto Natale». Per l’on. Roberto Deriu (Pd) «gli enti locali si trovano in difficoltà e bisognerebbe che la Giunta li aiutasse».

Per l’on. Fabrizio Anedda (Misto) «si tratta di un regalo di Natale e comunque 200 mila euro non fanno nulla».

Per l’assessore Raffaele Paci «i contributi per tutte le associazioni sono presenti in legge, per i sindacati come per le coop, per gli artigiani e le industrie. Dobbiamo riorganizzare il settore dei contributi in generale perché è assurdo che noi diamo questi contributi indipendentemente da un progetto e l’impegno che provo a prendere  è questo: risorse in cambio di servizi. Prendo proprio questo impegno per il 2017».

Sull’ordine dei lavori l’on. Pittalis ha detto: «Questo è un capitolo di nuova istituzione, non è un capitolo dell’Industria da rimpinguare. A cosa servono questi soldi da qui al 31 dicembre? Colleghi, vi propongo una cosa seria: un emendamento orale perché vi sia il parere della commissione consiliare competente sul progetto che chiedete al Consiglio regionale di finanziare».

L’assessore Raffaele Paci ha detto: «I soldi saranno dati con rendicontazioni a fronte di un programma che dovrà essere approvato dalla Giunta. Non facciamo in tempo ad acquisire il parere della  commissione».

L’emendamento orale Pietro Pittalis è stato accolto e l’emendamento 92 è stato approvato.

Il presidente ha quindi posto in votazione l’emendamento n. 99=102 (Pizzuto e più) che introduce alcune modifiche all’art. 3 della legge 18 del 2016 “Reddito di inclusione sociale”. La correzione porta da 60 a 40 mesi il periodo di residenza in Sardegna richiesto per poter accedere al Reis. La proposta è stata approvata.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 85 (Pittalis e più). Sul punto è intervenuto il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia): «Proponiamo di rifinanziare con un milione di euro la manutenzione del canale navigabile dell’arcipelago del Sulcis – ha detto Ignazio Locci – l’opera è stata definanziata per destinare le risorse alla Provincia. E’ corretto porvi rimedio». L’emendamento, votato con procedura elettronica, è stato respinto (22 no e 16 sì).

Successivamente sono stati approvati gli emendamenti n.93 (proroga dell’utilizzo dei lavoratori della Società Bonifiche Sarde da parte dell’Agenzia Forestas); 94 (autorizzazione spesa di 646mila euro per l’integrazione del fondo rischi di Fidicoop) 106 (incremento di 100mila euro per un capitolo di spesa della Pubblica Istruzione). Respinto invece l’emendamento 205.

Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che, a nome della minoranza, ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti: «Abbiamo capito che non c’è disponibilità al dialogo e ad accogliere suggerimenti e proposte. Non siamo avvezzi ai bracci di ferro – ha affermato Pittalis – ciò non significa che vogliamo tirare i remi in barca. Ci riserviamo domani di fare le dichiarazioni di voto alla legge».

Si è quindi passati alla votazione dei restanti tre articoli che sono stati approvati in rapida successione. Via libera anche agli allegati A, B , C e D.

I lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle 10.00.

Consiglio regionale 403

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Consiglio regionale 90

Il presidente Ganau ha aperto la seduta e prima di procedere con il punto all’ordine del giorno Dl 382/A: “Variazione del bilancio per l’esercizio finanziario 2016 e del bilancio pluriennale 2016-2018”  ha letto un messaggio per la Giornata mondiale di lotta contro l’Aids. «Credo sia doveroso, in apertura dei lavori di quest’Aula, ricordarlo anche per l’alto valore simbolico che questa giornata continua ad avere, nonostante negli ultimi trent’anni i risultati positivi hanno trasformato quella che era una condanna a morte in una malattia cronica gestibile – almeno per chi segue il trattamento e ha la fortuna di accedere alle cure. Eppure oggi più di ieri è necessario non abbassare la guardia. È di soli pochi giorni fa la stima del Centro Europeo di Controllo delle Malattie e dell’Oms Europa, secondo la quale nel nostro Continente ci sono almeno 122mila persone sieropositive che non sanno di esserlo, circa uno su sette del totale degli infetti. Secondo il rapporto – ha proseguito Ganau – nel 2015 ci sono state 30mila nuove notifiche di casi, ma nonostante il numero sia in linea con le cifre stimate negli ultimi anni, ciò che deve preoccupare è il tempo stimato fra l’infezione e la diagnosi, circa quattro anni, un lasso di tempo troppo alto con metà dei pazienti che scopre di essere sieropositivo quando l’infezione è in fase avanzata.

L’Hiv continua ad essere una minaccia considerato che una persona su sette non sa di essere infetta. Queste persone non hanno accesso alle terapie salvavita e possono continuare a trasmettere il virus agli altri. Da un’indagine condotta dalla Lila, la Lega italiana lotta contro l’Aids, il 20 per cento degli studenti delle scuole cagliaritane, soprattutto tra i 16 e i 18 anni, dichiara di non avere rapporti protetti. È necessario dunque continuare o forse addirittura riprendere a fare prevenzione, perché ci siamo dimenticati dell’esistenza di un’infezione che si trasmette per via sessuale e che andrebbe invece riconosciuta precocemente. Credo – ha concluso il presidente – sia anche questo il compito delle Istituzioni che rappresentiamo, informare e ricordare che di AIDS  purtroppo si muore ancora troppo,  a distanza di 33 anni dall’individuazione del virus».

L’Aula è quindi passata all’esame del Dl 382/A con la discussione dell’emendamento soppressivo parziale n.7=114=218.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto favorevole per evitare la soppressione dell’organismo creato dalla Regione per la gestione dei fondi comunitari. Sulla stessa linea Marco Tedde secondo il quale è incomprensibile la cancellazione di un soggetto creato pochi mesi fa: «L’ Isola è sempre più povera, il 15% dei sardi vive sotto la soglia di sussistenza – ha detto Tedde – eppure si decide di cancellare un organismo che sarebbe servito a spendere meglio le risorse».

Per Alessandra Zedda (Forza Italia) la Giunta continua con la politica del gambero: «Registriamo che non avete fatto nulla in tema di fondi comunitari».

Giudizio condiviso da Paolo Truzzu (Fdi): «Nel 2016 avete riservato lodi sperticate all’istituzione di un soggetto capace di gestire al meglio le risorse comunitarie e di separare i fondi europei da quelli statali e regionali – ha detto il consigliere di minoranza – ora si torna indietro mentre altre regioni vanno invece avanti. Si continua a procedere a tentoni e non si sfruttano le occasioni».

Paradossale, secondo Angelo Carta (Psd’Az), il fatto che la minoranza cerchi di salvare un organismo creato dalla maggioranza nel 2016. «Alla base sembra esserci una questione di risparmio di risorse pubbliche – ha rimarcato Carta – non è così. Perché non lasciare questo organismo e verificare se riesce ad accelerare procedure farraginose come quelle legate alla programmazione territoriale che sconta forti ritardi?».

Il consigliere Christian Solinas, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato che nessuna variazione può essere approvata dopo il 30 novembre secondo le disposizioni del decreto legislativo n. 118. «E’ legittimo procedere? – ha chiesto Solinas – è utile che gli Uffici si pronuncino».

A Solinas ha risposto il presidente Ganau: «Si può procedere – ha detto – perché il termine non è prescrittivo».

Posto in votazione l’emendamento n.7=114=218 è stato respinto con 22 voti contrari e 19 a favore. Disco rosso anche per l’emendamento soppressivo n 8=115=197=221 (28 votanti, 24 no e 3 sì). Sull’esito della votazione, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto la verifica del numero legale. Il presidente Ganau ha invitato i segretari a procedere alla verifica ricordando che il numero legale viene stabilito dal numero dei votanti più il richiedente.

Stabilita la presenza del numero legale, si è passati all’esame dell’emendamento soppressivo n. 9=116=224 con il quale si chiede di cancellare il comma 5 dell’articolo uno, disposizione che autorizza il ripiano del deficit del sistema sanitario con 120 milioni di euro per il 2016.

Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario: «Non capisco perché si debba intervenire ancora – ha detto Locci – la Sardegna continua a pagare i farmaci innovativi che lo Stato rimborsa a tutte le altre regioni. Il Patto della Salute vale solo per gli altri, noi non contiamo nulla».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) il comma in discussione rappresenta il cuore del provvedimento: «Il vostro programma elettorale diceva che il deficit della sanità sarebbe stato azzerato, così non è stato – ha detto Tedde – intanto la Commissione d’Inchiesta non riesce a funzionare perché le Asl non consegnano i documenti. Tutto questo è scandaloso. Nella sanità cresce il costo del personale del 53%, aumentano le consulenze, i Commissari fanno i ducetti, bandiscono concorsi dove si può fare mobilità e pongono in essere atti che meriterebbero ben altre attenzioni».

Per Paolo Truzzu (FdI), il comma 5 è la testimonianza del fallimento totale della Giunta: «Avremmo dovuto realizzare 60 milioni di risparmi e se ne spendono invece 120 milioni in più. E’ assurdo pagare i farmaci innovativi, i comuni intanto non hanno i vaccini e i genitori sono costretti a pagarli».

Giorgio Oppi (Udc) ha parlato di quadro desolante della sanità. «Il disavanzo è intorno ai 400 milioni di euro. Mi meraviglia che per i farmaci innovativi non sia stato chiesto il rimborso – ha detto Oppi – la spesa farmaceutica ospedaliera aumenta. La Sardegna è al primo posto nella classifica nazionale. Segnalo che se il Mater Olbia fosse entrato in funzione il deficit sarebbe stato ancora più consistente».

Edoardo Tocco (Forza Italia) ha segnalato la difficile situazione del Brotzu. «Le lamentele sono continue, ci sono medici facenti funzioni e infermieri con turni massacranti. La gente ci chiede cosa stiamo facendo – ha affermato Tocco – è il momento di rivalutare tutta la strategia sanitaria».

Per il capogruppo dell’Udc Gigi Rubiu lo stanziamento è una semplice anticipazione, il deficit sarà maggiore. Intanto si va avanti con concorsi, assunzioni e altre attività poco edificanti per la politica sarda. «La Asl 7 ha acquistato un’autoemoteca da 200mila euro senza i bagni per medici e pazienti. Si può continuare a fare queste cose? Dov’è finita la politica?».

Voto favorevole ha annunciato anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha criticato la gestione delle Asl sarde: «Risulta che da alcune Asl sono partiti carichi di materiali non utilizzati per essere smaltiti. In realtà sarebbero stati riciclati e rivenduti. Mi auguro che ci sia un’inchiesta della magistratura – ha tuonato Dedoni – non è vero che 90 dei 120milioni stanziati per coprire il disavanzo andranno all’elisoccorso, servono invece per coprire le porcherie che avete messo in campo. E’ ora di approfondire seriamente la questione».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha rilevato la difficoltà ad affrontare un argomento delicato come quello della sanità. «I commissari erano stati prorogati il 30 dicembre del 2015 per 3 mesi con l’obiettivo di procedere al risanamento del sistema. Alcuni sono andati fuori dalla tangente, non si riesce a contenere il deficit. La sanità sarda è uno schifo».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha definito “schizofrenico e poco rispettoso” il modo di legiferare adottato dalla maggioranza. «Occorre capire prima ciò che si vuole fare senza procedere a cambiamenti in corsa – ha detto Zedda – quando si fanno le leggi la fretta è sempre una cattiva consigliera».

Secondo Oscar Cherchi (Forza Italia) il disavanzo certifica il fallimento della Giunta. «Stamattina sono stato all’ospedale di Oristano – ha detto Cherchi – i direttori parlano sotto voce. Le critiche sono fortissime e riguardano il sistema di gestione della sanità che guarda solo al personale medico e paramedico e non ai pazienti».

Per Michele Cossa (Riformatori) si è sottostimato il fabbisogno. «Le spese della sanità sono difficilmente comprimibili. In questi anni di commissariamento la spesa non è diminuita e i servizi sono enormemente peggiorati. Gli ospedali sono pieni di amministrativi e carenti di infermieri, vengono conferiti incarichi e consulenze, si fanno concorsi di dubbia utilità. Tutti i giorni assistiamo a provvedimenti di sapore clientelare. La Giunta è connivente».

Mario Floris (Uds) ha lamentato l’assenza in Aula dell’assessore alla Sanità richiamando l’articolo 60 del Regolamento. «Gli assessori possono e devono partecipare alle sedute dell’Assemblea – ha detto Mario Floris – è ora di far rispettare il Regolamento».

Secondo Christian Solinas (Psd’Az) «sarebbe stato utile leggere la relazione tecnica sulla quantificazione degli oneri finanziari. Il problema è che aumenta la spesa sanitaria e diminuiscono le prestazioni. La percezione è quella di una sanità peggiore: i dati certificati da Agenas ci dicono che il risultato di gestione della sanità, arrivato nel 2012 a un attivo di 14 milioni di euro, è impazzito nel 2015 con 212 milioni di deficit. Se oggi chiudessimo il conto saremmo a quasi 400 milioni di disavanzo e i conti peggioreranno con l’istituzione dell’Azienda Unica».

Posto in votazione l’emendamento n.9=116=224 è stato bocciato con 27 voti contrari e 19 a favore.

Sull’emendamento 227 è intervenuto l’on. Angelo Carta (Psdaz), che ha detto: «Dobbiamo mettere i piedi per terra ed evitare pezze di fine anno sulla Sanità. Per questo esprimo il voto favorevole». 

Anche l’on. Paolo Truzzu  (Fli) si è espresso a favore dell’emendamento e ha detto: «E’ vero che la spesa sanitaria è sostanzialmente incomprimibile, come ha ricordato l’on. Cossa. Ma un po’ di compressione si può fare, evitando gli sprechi. In ogni caso ci vogliono scelte diverse e non atteggiamenti schizofrenici come quelli della Regione». 

Per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) «ci troveremo un disavanzo sanitario per il primo semestre 2016 di 184 milioni. I conti dell’assessorato alla Sanità sono solo operazioni ma non danno nessun risultato positivo. Noi teniamo sotto controllo i numeri, anche per una ragione: voi eravate i maghi della riduzione della spesa sanitaria. Si è visto quanto siete bravi».

L’on. Marco Tedde (Forza Italia) ha espressamente parlato di «sistema fuori controllo, in una sorta di piano inclinato sul quale la sanità sarda sta scivolando in un deficit strutturale e con commissari che non rispettano le direttive politiche dell’assessore».

Per l’on. Michele Cossa (Riformatori), presentatore dell’emendamento, «lo spirito della nostra iniziativa è chiaro: vogliamo capire perché come mai la spesa sanitaria vale la metà del bilancio regionale nonostante ciò mediamente la qualità del servizio sanitario continua a calare. Dobbiamo spostare verso i servizi le risorse finanziarie che attualmente vengono destinate, sbagliando, ad altri fini. C’è una Tac inutilizzata al Brtozu? Verificatelo, per piacere. Chi ha disposto quell’acquisto? Scopritelo e fatelo sapere non solo al Consiglio regionale».

Per il leader dell’Udc, on. Giorgio Oppi, «le frottole hanno vita breve. Ai primi del 2018 vedremo conseguenze di questo vostro atteggiamento con i licenziamenti nella sanità privata. E ancora: che senso ha fare i concorsi dei primari al Brotzu se è vero, come dite, che al Brotzu ci sono 64 primari in più? E che senso ha eliminare il Cup sempre del Brotzu, per una vendetta personale, quando quel servizio è fondamentale?».

Per l’on. Gianluigi Rubiu (Udc) «il voto all’emendamento è favorevole perché i tagliatori di teste e di servizi non fanno altro che creare nei territori una pessima gestione della Sanità. Ci viene da pensare che questi commissari, che non rispondono alla politica, rispondano ad altri. Questa è la vostra sanità, alla quale non basteranno mai i denari».

Per l’on. Roberto Deriu (Pd) «la comprimibilità della spesa è un tema interessante ma la giunta regionale non deve arrendersi in nessun modo al pensiero che la spesa sanitaria sia davvero incomprimibile, già oggi. Una politica di bilancio rigorosa deve prevedere la revisione della spesa attuale».

L’emendamento 227 è stato respinto.

A seguire, sull’emendamento 10 (Pittalis e più), soppressivo totale dell’articolo 1 comma 6, il sardista Angelo Carta ha preso la parola: «Quale ricerca e innovazione tecnologica si sta producendo con i 700 mila euro che state destinando all’Istituto zoo profilattico? Da qui il mio voto favorevole». Stessa opinione per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia): «Non bastano le azioni di riqualificazione della spesa, bisogna anche valutare il merito dell’amministrazione delle risorse». 

L’emendamento 10 è stato respinto.

Sull’emendamento 11, soppressivo del comma 7 dell’articolo 1 (primo firmatario l’on. Pittalis, Forza Italia), è intervenuto l’on. Truzzu (Fli), che ha detto: «Leggo che è il Consiglio regionale chiamato ad attivare il servizio di elisoccorso, nelle more della attivazione dell’Agenzia dell’emergenza urgenza?. Ma che senso ha? Così si combinano i pasticci e con tre basi si lascia comunque scoperta la Sardegna centrale. Chi state garantendo buttando questi soldi dalla finestra?».

Sulle stesse note l’on. Locci (FI), che si è augurato «che gli elicotteri volino in Sardegna, visto che il futuro sistema sanitario sarà basato sulle reti di cura. Non vorrei che tutto questo fosse uno spot per qualificare questa legge di variazione di bilancio».

Per il sardista Angelo Carta «il comma 7, che parla dell’elisoccorso, non ha una corrispondenza nella relazione della Giunta. Questo a dimostrazione che la fretta non è mai una buona consigliera». Contrario anche l’on. Marco Tedde (Forza Italia) secondo cui «è chiaro che la gestione della Sanità sarda è alla stregua di un piccolo staterello di Bananas. Qualcuno ha già deciso per il direttore generale dell’Areu. Questo treno della Sanità sta deragliando, colleghi: accendete i fari».

L’on. Giorgio Oppi (Udc) ha detto: «I tempi dell’elisoccorso sono molto lunghi di quelli preventivati, anche perché il personale deve essere formato per quel tipo di servizio. Occhio a seconda di come viene impostata la gara».

L’emendamento 11 è stato respinto.

L’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha chiesto il voto segreto sugli emendamenti 12, 119 e 230. Il Consiglio ha respinto gli emendamenti e poi a seguire ha respinto anche gli emendamenti 13, 14, 48, 49, 122.

Successivamente il Consiglio ha esaminato l’emendamento 122, che è stato respinto.

Sull’emendamento 191, riguardante i lavoratori dei beni culturali il sardista Angelo Carta ha parlato di un «argomento importante per decine di giovani impegnati nella gestione di beni archeologici che negli anni hanno acquisito significative professionalità, tuttavia è necessario sostenere i Comuni che bandiscono gare senza nessuna copertura per effetto delle continue proroghe dal 2004; il Consiglio e la Giunta devono farsi carico di questo problema».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha anch’egli sollecitato «una soluzione definitiva per i lavoratori (circa 850) del sistema archeologico e dei beni culturali in modo da inserirli stabilmente in questo circuito e superare la logica delle proroghe annuali; è un tema da riprendere utilizzando una delibera della commissione Cultura votata all’unanimità nella XII legislatura»

Il relatore della legge Franco Sabatini (Pd) ha condiviso la preoccupazione dei consiglieri, affermando che «il problema va affrontato ho proposta di legge quasi pronta per trovare una soluzione definitiva ed auspico che ne arrivino altre, l’importante è superare un lungo periodo di incertezza».

Il consigliere Paolo Zedda dei Rossomori ha definito «giuste e fondate le osservazioni dei consiglieri intervenuti in precedenza, perché la questione dei beni culturali è per la Sardegna un tema centrale, dall’organizzazione del settore che è molto frammentato all’inquadramento dei lavoratori». «Anche il nostro gruppo – ha concluso – presenterà a breve una proposta di legge».

Messo ai voti l’emendamento è stato respinto dall’Aula, insieme ad altri presentati dall’opposizione. Approvato invece l’emendamento soppressivo parziale n. 104 (Paolo Zedda e più) con parere favorevole della Giunta che limita al 2017 lo stanziamento di 1.6 milioni per il sistema scolastico, a fronte della previsione originaria che estendeva l’intervento anche alle annualità 2018 e 2019.

Subito dopo il Consiglio ha esaminato un’altra serie di emendamenti presentati dalla minoranza, che sono stati respinti.

Sugli emendamenti n. 41, 160 e 298 riguardanti i debiti fuori bilancio il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha affermato che «in parte sono dovuti all’applicazione del Dlgs n.118 che obbliga tutto il sistema Regione a farli emergere ma in molti casi si tratta di scelte dei dirigenti che cercao di schivare le loro responsabilità, inoltre mancano molte relazioni per cui siamo contrari ad un intervento».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha parlato di un problema «molto particolare», annunciando che il suo gruppo non parteciperà al voto «non solo per motivi politici ma anche tecnico-amministrativi».

Anche Christian Solinas, sardista, ha annunciato la sua decisione di non partecipare al voto, sottolineando che «una norma nazionale del 2012 ha definitivamente stabilito che il parere del collegio sindacale sui debiti fuori bilancio è obbligatorio, mentre nella documentazione che ci è stata sottoposta noi non abbiamo né pareri nè istruttorie».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha condiviso le tesi dei consiglieri intervenuti, precisando che «il collegio sindacale è indispensabile per la Regione e per lo stesso Consiglio che deve poter votare in modo consapevole e informato e, in ogni caso, sono emersi debiti anche per fattispecie espressamente vietate».

A nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha riconosciuto che quello dei debiti fuori bilancio è «argomento delicato che richiede chiarimenti». «E’ la prima volta – ha detto – che il Consiglio è chiamato a pronunciarsi su questa materia sia per effetto del bilancio armonizzato che del Dlgs 118 che giustamente prevede più trasparenza e controlli; nel nostro caso tuttavia la certificazione è data dai nostri uffici che ne assumono la responsabilità, che invece non ricade sul Consiglio che vota il provvedimento». «Nel merito – ha concluso – si tratta in parte di questioni sono vecchie e in parte recenti, tutte comunque situazioni legittime; per quanto riguarda l’istituzione del collegio sindacale la Sardegna non è obbligata essendo una regione speciale ma lo istituirà ugualmente con le norme di attuazione».

Il capo gruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che le dichiarazioni dell’assessore Paci «hanno confermato le preoccupazioni dell’opposizione perché e non c’è il dubbio che il voto del Consiglio copra in qualche modo attività illegittime o irregolari, ma il Consiglio non può essere l’ombrello per queste situazioni, anche perché non ha nemmeno gli strumenti per poterle valutare; peraltro il voto legislativo potrebbe essere non esente da responsabilità». «Per noi – ha concluso – è meglio rinviare, altrimenti usciamo dall’Aula».

Successivamente il presidente ha disposto una breve sospensione della seduta.

Alla ripresa dei lavori l’emendamento è stato messo in votazione ma è mancato il numero legale. Il presidente ha quindi tolto la seduta. I lavori del Consiglio sono ripresi nel pomeriggio.