20 April, 2024
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«Esprimo soddisfazione per l’approvazione al Senato della legge che prevede nuovi interventi a sostegno e tutela degli orfani di crimini domestici.»

Per la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza Grazia Maria De Matteis si tratta di una legge che  tutela maggiormente i minori vittime di violenza assistita e che assicura, tra l’altro,  anche assistenza medica e psicologica agli stessi.

«Il fatto che questa legge poi abbia trovato i suoi primi proponenti in Sardegna, in particolare nella sensibilità e  professionalità della consigliera regionale Annamaria Busia, ci inorgoglisce e fa ben sperare per i futuri interventi a sostegno dei minori. Auspico – conclude Grazia Maria De Matteis – che l’anno che sta per cominciare sia ricco di provvedimenti che rendano la vita dei nostri ragazzi più serena.»

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E’ proseguito questa sera, in Consiglio regionale, l’esame dei primi articoli della Manovra finanziaria 2018-2020.

Il Consiglio ha approvato numerosi emendamenti presentati dalla maggioranza: il n.793 (Sabatini e più) che finanzia con 200.000 per gli anni 2018, 2019, 2020 gli uffici dei Giudice di pace, il n.794 (Sabatini e più) integrato da una correzione orale dell’assessore della Programmazione Raffaele Paci per gli anni 2019 e 2020 che stanzia 300.000 a favore dell’Agenzia Forestas per il ripristino della foresta pietrificata dell’Anglona, il n.796 (Cozzolino) che assegna un finanziamento di 50.000 all’Associazione internazionale “Città della terra cruda”.

Sull’emendamento il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che «la manovra finanziaria, al di là della proposta in esame, sta diventando uno zibaldone dove entra di tutto, smentendo l’assessore Paci che aveva parlato della finanziaria come strumento non interventi specifici ma come contenitore di norme generali; molti passaggi di questa legge, invece, sono invece strumenti di campagna elettorale o di operazioni al ribasso».

Il consigliere del Pd Gianmario Tendas ha invece sostenuto che l’Associazione “Comuni della Terra Cruda” svolge una attività di grande rilevanza, perchè «mette in rete amministrazioni del centro Sardegna per valorizzare antiche abitazioni,».

Approvato anche l’emendamento n. 802 (Sabatini) che assegna al comune di Bari Sardo 84.000 per la realizzazione di uno strumento urbanistico. Il provvedimento è stato modificato da un emendamento orale dello stesso Franco Sabatini, con cui è stato eliminato il riferimento ai residui presenti nel bilancio regionale. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha però chiesto quale sia la finalità della proposta perché, ha osservato, «se c’era necessità di recuperare fondi per Bari Sardo bisognava farlo anche per tutti i Comuni con lo stesso problema». Il consigliere Sabatini ha replicato ricordando che provvedimenti analoghi sono stati inseriti in altre leggi finanziarie ed inoltre, nello specifico, «nel caso di Baris Sardo le opere sono state già realizzate ed occorre solo fare un pagamento».

Via libera del Consiglio, inoltre, all’emendamento n. 804 (Sabatini e più) che dispone un finanziamento di 363.000 euro all’Agenzia Agris per attività di ricerca in agricoltura, di 300.000 per l’erogazione di servizi di artieri ippici e di 63.000 per i servizi di custodia nella Foresta Burgos.

Voto favorevole dell’Aula, ancora, per l’emendamento n. 835 (Deriu) che proroga alla fine del 2018 una scadenza amministrativa del comune di Aritzo e n. 849 (Cossa) che dispone uno stanziamento di 20.000 euro per l’edizione di un volume sulla storia di Sestu.

Approvati inoltre gli emendamenti n. 888 (Agus-Busia) che prevede un finanziamento di 100.000 euro per il 2018 finalizzato alla custodia degli immobili delle ex caserme delle servitù militari acquisiti dal demanio regionale; n. 899 (Lai e più) che ridetermina la collocazione di alcuni stanziamenti all’interno della programmazione regionale, n. 64 (Pizzuto e più) che contiene un programma di abbattimento dei costi da e per le isole minori della Sardegna e, infine, il 1047 (Sabatini) che consente ai Comuni di utilizzare fabbricati di loro proprietà di in attesa di essere acquisiti dagli aventi diritto, di utilizzarli per scopi di micro-ricettività turistica.

Sull’articolo 3 e sugli emendamenti il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione.

Sull’emendamento 217 ha preso la parola l’on. Marco Tedde (FI), che ha detto: “Quando parliamo di ambiente e territorio non possiamo non parlare di urbanistica e del fatto che nonostante tutte le vostre promesse ancora non siete riusciti a fare la revisione del Ppr né la nuova legge urbanistica. E non possiamo dimenticare nemmeno i forestali e i loro problemi, lavoratori pubblici che vengo trattati contrattualmente come i lavoratori del privato”.

Per l’on. Mariano Contu (FI) “ci sarebbe bisogno non di una seduta pomeridiana per affrontare questa norma ma di ben altro tempo a disposizione. Ieri sotto la Regione c’erano duemila persone che rappresentano il mondo dell’edilizia sardo, che dal 2007 a oggi ha subito un danno da oltre 35 mila posti di lavoro. Davvero pensiamo che riusciamo a riassorbire questi lavoratori con otto milioni di euro per finanziare un po’ di forestazione in qualche Comune?”.

L’on. Roberto Deriu (Pd) ha annunciato la “sottoscrizione dell’emendamento 114 con i colleghi Moriconi e Meloni” mentre sull’emendamento l’on. Alessandra Zedda (FI) ha detto: “Sta diventando sempre più in disuso entrare in un ente pubblico con un concorso ma non è cambiando la natura giuridica dei lavoratori che si risolvono i problemi. Mi spiace ma la partita dei forestali è stata affrontata con leggerezza e così la partita dei lavoratori di Ati Ifras, che una volta per tutte va definita. E così il Piano Sulcis”.

Per l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) “non mi pare che ci sia stata sinora una politica organica in materia ambientale, dalla raccolta dei rifiuti urbani all’assetto idrogeologico della Sardegna. Non abbiamo altro pensiero che non siano i forni, io li chiamo così i vostri inceneritori dove si bruciano anche quote di raccolta differenziata”.

L’emendamento 217 è stato respinto mentre il 1011 (sulla valutazione di impatto ambientale) presentato dalla Giunta è stato approvato e dà mandato all’esecutivo di individuare “i criteri di quantificazione e corresponsione del contributo per la Via a carico dei richiedenti”.

Approvato anche l’art. 3, respinti gli emendamenti 45, 950,  223, 227, 228 e 229.

L’on. Alessandra Zedda (FI) ha illustrato l’emendamento 951 e ha  ricordato che “in queste settimane si è posto tra i problemi della pesca anche quello della raccolta dei ricci, che è sempre stato un mercato storico a Cagliari.  L’emendamento 951 è stato respinto.

Approvati gli emendamenti di giunta 1025 (gestione dei rifiuti) , 1028 (Giunta) 3.415.000 euro a favore dell’Arst per rimozione materiali pericolosi, e emendamento n. 790: seicento milioni per lavori alle casermette di Paulilatino, a firma on. Gallus.

L’emendamento 11 è stato respinto mentre sulla continuità territoriale con la Corsica (emendamenti 30 e 936) il presidente Sabatini (Pd) ha annunciato a breve un disegno di legge organico chiedendo il ritiro degli emendamenti.

L’on. Giuseppe Fasolino (FI) ha replicato: “A febbraio risolverete il problema, bene. È ancora colpa della giunta precedente? O sono quattro anni che governate voi? Provate a fare un biglietto per Milano o chiedete cosa ne pensano quelli che dalla Corsica devono venire a lavorare a Santa Teresa”. L’emendamento 30 è stato ritirato, il 936 (a firma Zedda, FI) respinto.

Approvato l’emendamento 59 (Lotto e più) che prevede uno stanziamento di 100.000 euro al comune di Alghero per studi urbanistici poi il 71 (50 mila euro nel 2018 per la bonifica terreni con la coltivazione della canapa). Su quest’ultimo l’on. Pietro Pittalis (FI) ha detto: “L’assessore dovrebbe spiegarci quali risultati sinora ha prodotto la coltivazione della canapa per la bonifica dei terreni. E soprattutto: cosa ne facciamo della canapa una volta che l’abbiamo coltivata? Io non prenderei sottogamba la questione”.

L’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto: “Da tempo ci sono proposte di modifica sulle agenzie dell’agricoltura. Credo che Agris potrebbe fare sperimentazione anche su questo aspetto”. L’on. Pizzuto (Sinistra) ha replicato ironizzando: “Purtroppo non è la canapa che io vorrei ma ci accontentiamo. La sperimentazione sta dimostrando che le fibre della pianta e i semi non assorbono le sostanze inquinanti come i metalli pesanti mentre le foglie assorbono i metalli ma possono andare in discarica senza diventare rifiuto speciale”.

L’on. Mariano Contu (FI) ha aggiunto: “Davvero pensate che con 50mila euro si possano bonificare i terreni inquinati per renderli fertili? Vagheggiate pure con le sperimentazioni, lasciano il tempo che trovano”.

Per l’on. Piermario Manca (PDS) “bisogna distinguere tra cannabis  sativa e cannabis indica, che hanno una bella differenza di principio attivo. Le evidenze scientifiche dicono che la cannabis sativa è capace di assorbire i metalli presenti nel terreno. Trovo giusto che si faccia sperimentazione nei terreni inquinati del Sulcis Iglesiente”.

Favorevole alla ricerca anche l’on. Salvatore Demontis (Pd): “Anche l’elicriso, oltre alla canepa, assorbe i metalli pesanti e si tratta di sperimentazioni interessanti e dai costi sostenibili”.

Dunque, anche l’emendamento 71 (col parere favorevole della commissione) è stato approvato e prevede lo stanziamento di 50.000 euro annui “per la bonifica dei terreni inquinanti attraverso la coltivazione della canapa”.

L’aula è poi passata all’esame dell’emendamento 83 (Desini e più) che proponeva un finanziamento di 35mila euro al comune di Sorso per la rimozione e lo smaltimento della carcassa di una balenottera dalla spiaggia di Platamona. Su richiesta del presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini l’emendamento è stato ritirato. «Prendo atto dell’impegno della Giunta e lo ritiro – ha detto il consigliere del Pds Roberto Desini – l’emendamento puntava a segnalare il caso della balenottera spiaggiata a Platamona per la cui rimozione si sono pronunciati ben sedici enti».

L’assessore all’ambiente Donatella Spano, vista l’eccezionalità del caso, ha annunciato l’imminente presentazione di una delibera di Giunta per trovare una soluzione: «C’è l’impegno ad intervenire – ha detto Spano – il cetaceo giace sulla spiaggia da parecchio. Le procedure per lo smaltimento sono complicate, ci sono stati rimbalzi di responsabilità. Occorre inquadrare il caso nell’ambito della gestione dei rifiuti».

Antonello Peru (Forza Italia) presentatore di un emendamento analogo, il n.924, ha annunciato anche lui il ritiro della proposta. «Ormai per salvare il cetaceo non si può fare più niente – ha detto Antonello Peru – mi preoccupa di più invece lo stagno di Platamona per il quale è stato bocciato il mio emendamento che proponeva un intervento per la liberazione dei canali, oggi occlusi, in modo da garantire l’ossigenazione. Il problema è serio, già da quest’anno c’è stata un’invasione di zanzare, c’è il pericolo malaria. Le attività ricettive della zona chiedono interventi rapidi, i turisti dei campeggi quest’estate hanno dormito in auto». Gli emendamenti 83 e 924 sono stati quindi ritirati.

Via libera invece all’emendamento all’emendamento n.1312(Sabatini e più) che stanzia 5 milioni di euro per il triennio 2018-2020 a favore dei consorzi di bonifica per le attività previste dall’art.31 della legge n. 5 del 2015.

L’aula ha quindi respinto in rapida successione gli emendamenti nn. 133, 134, 136, 308, 336.

Sull’emendamento n.345 è intervenuto il primo firmatario Paolo Truzzu (FdI) per spiegarne il contenuto: «L’obiettivo è ricominciare a parlare di bellezza – ha detto Paolo Truzzu – ci siamo dimenticati di avere cura delle nostre comunità. Vogliamo recuperare una situazione di decoro. La proposta mira a creare un primo fondo di 5 milioni per intervenire sul concetto di “non finito”». Messo in votazione l’emendamento è stato respinto con 27 voti contrari e 14 a favore.

Stessa sorte per l’emendamento n.346 presentato dallo stesso Paolo Truzzu che puntava a ottenere un fondo di 5 milioni di euro da utilizzare per l’incentivazione dell’acquisto di automobili ibride o elettriche: «Siamo l’unica regione d’Italia che non prevede incentivi – ha detto il consigliere di minoranza – noi proponiamo un contributo di 5000 euro ai privati che decidono di acquistare veicoli ibridi o elettrici. L’obiettivo è far diventare conveniente l’uso di auto non inquinanti».

D’accordo con l’emendamento si è detto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha voluto precisare il voto a un emendamento precedente che stanziava 84mila euro a favore del Comune di Barisardo: «Non sono contrario al contributo ma al modo con cui si legifera in questo Consiglio».

L’assessore Raffaele Paci, in risposta a Paolo Truzzu, ha ribadito la volontà della Giunta di intervenire sul tema: «Abbiamo in corso incontri con il presidente dell’Ente gestore del servizio elettrico. Vogliamo incentivare l’uso di auto elettriche. In questo momento non abbiamo però a disposizione 5 milioni di euro».

Preso atto dell’impegno dell’assessore, il consigliere Truzzu ha ritirato l’emendamento: «Speriamo che entro l’anno si possa fare qualcosa di concreto».

Dopo aver bocciato gli emendamenti 358, 359 e 360, l’Aula ha dato il via libera agli emendamenti nn. 788 e 789 (primo firmatario Sabatini). Il primo stanzia 400mila euro per garantire l’apertura a uso portuale delle stazioni marittime di nuova realizzazione ancora inagibili, il secondo dispone un finanziamento di 1,5 milioni di euro per il triennio a favore dei comuni montani per far fronte alle spese del Piano neve.

Sull’emendamento n. 792 Sabatini ha comunicato la decisione di ridurre da 2 a 1 milione di euro i finanziamenti per il 2018 destinati alla realizzazione, completamento e manutenzione straordinaria di opere pubbliche di interesse comunale. Confermati invece i finanziamenti per gli anni successivi, 10 milioni di euro per il 2019 e 15 per il 2020. Posto in votazione l’emendamento 792 è stato approvato.

Sull’emendamento 823 (Zedda Paolo e più) che propone un finanziamento di 100mila euro per lo studio di fattibilità relativo al prolungamento della tratta della metropolitana leggera da Settimo San Pietro a Sinnai, è intervenuto Michele Cossa (Riformatori sardi): «Vorrei capire di più – ha detto Michele Cossa – ci sono comuni che si finanziano e altri invece che non ottengono nulla». Stesso giudizio da parte del capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «Esiste un capitolo per gli studi di fattibilità che possa interessare tutti i comuni? Niente in contrario contro Sinnai ma ci avete sempre detto che bisogna procedere per interventi di carattere generale. Qui si sta andando per comuni sì e comuni no, a seconda del colore della casacca».

Anche Paolo Truzzu (FdI) ha contestato il modo di procedere: «Il clima natalizio ci sta abituando ai regali – ha detto – la vulgata dice che il centrosinistra si sta impegnando a risollevare le sorti dell’isola e poi si arriva a situazioni come questa. Sinnai ha bisogno di collegamenti migliori come Pula. Occorre ragionare in termini complessivi. Non è possibile che si continui a fare la divisione della torta solo nell’interesse di alcuni».

Pronta la replica di Paolo Zedda, primo firmatario dell’emendamento: «Questo intervento era programmato nel piano regionale dei trasporti del 2008 e poi è improvvisamente scomparso. Si chiede di far proseguire la tratta da Settimo a Sinnai. Lo stanziamento è davvero minimo, non è una marchetta».

Di parere diverso Marco Tedde (Forza Italia): «Quali sono gli elementi che devono stare alla base della scelta dei comuni fruitori di mancette. Sono elementi oggettivi o tratti dal manuale Marchetti? E’ un precedente bruttissimo. Non è tollerabile scegliere i comuni a seconda del colore politico. Avete necessità di crescere di fronte all’elettorato». Posto in  votazione l’emendamento è stato approvato.

Ritirati il n.824 (Zedda e più) l’Aula ha respinto il n. 858.

Approvato subito dopo l’emendamento all’emendamento n.1301 (Sabatini e più) che recepisce la direttiva europea sull’efficienza energetica in edilizia. Le linee guida saranno stabilite dall’assessorato competente entro 90 giorni dall’approvazione delle manovra finanziaria.

Disco verde anche per il n. 890 (Agus-Busia) che stanzia 600mila euro per il triennio 2018-2020 per la prosecuzione del progetto “Neptune” finalizzato alla valorizzazione ambientale e alla fruizione turistico-didattica del Poetto.

Ritirati invece gli emendamenti 894, 895, 896, mentre sull’897 è intervenuto il primo firmatario Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp): «L’emendamento segnala un problema serio: il dissesto della strada Sp 188 Gergei-Isili. Sono disponibile a ritirarlo ma chiedo che venga previsto un intervento. Non è pensabile che una strada ad altissima densità di traffico sia in queste condizioni».

L’assessore Raffaele Paci ha garantito l’impegno della Giunta: «Ci sono nuove risorse da programmare nei prossimi giorni per la rete viaria a valere sui fondi di coesione. Si terrà conto della segnalazione». L’emendamento è stato ritirato.

Pietro Pittalis (Fi) ha espresso imbarazzo: «Non c’è dialogo tra Giunta e maggioranza. C’è un modo singolare di interpretare i rapporti tra esecutivo e Consiglio. Se è questa la tendenza della nuova sinistra che avanza… auguri!»

L’aula ha quindi preso in esame l’emendamento n. 903 (Busia-Agus) che stanzia 200mila euro a favore dei comuni per la raccolta dei rifiuti abbandonati in aree di proprietà comunali. 

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde si è congratulato con i presentatori: «Così si fa, si individuano gli interessi generali e si fissano criteri obiettivi per la spendita dei soldi». Giudizio condiviso dal collega di partito Giuseppe Fasolino: «L’accoppiata Busia-Agus presenta emendamenti corretti. L’intervento di Pietro Pittalis questo voleva dire, non si mira ad accontentare un comune ma ad affrontare problemi che riguardano tutti. Anche un sindaco che non fa parte della maggioranza si sente rappresentato».

Annamaria Busia (Cp) ha ringraziato i colleghi: «Gli emendamenti sono proprio finalizzati a risolvere le problematiche dei comuni con modesti interventi di spesa. Prestate attenzione anche agli altri». L’emendamento, al quale si è aggiunta la firma del consigliere Paolo Dessi(Misto), è stato approvato all’unanimità.

Subito dopo sono stati respinti gli emendamenti n. 921, 925, 928, 929, 931, 932, 933, 934, 935, 966.

Sul n.971, il primo firmatario Marco Tedde ha nuovamente contestato la linea della maggioranza: «Questo emendamento sarà bocciato non perché riguarda Alghero ma perché proposto dalla minoranza. Se fosse stato presentato da un consigliere del centrosinistra avrebbe avuto altra sorte. Questo non è il modo di operare e di fare leggi. E’ un modo abnorme che impone una riflessione profonda. Se si operasse sempre così le finanze regionali sarebbero dissipate». Posto in votazione l’emendamento è stato bocciato.

Respinto anche il n. 973, mentre ha ottenuto voto favorevole l’emendamento della Giunta regionale 1005 che stanzia 300mila euro, per il triennio, per attivare un’assistenza tecnica finalizzata all’accelerazione dei processi di valutazione ambientale».

Via libera anche agli emendamenti 1012, 1024 e 1026 presentati sempre dalla giunta regionale. Il primo stanzia un milione e 260mila euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020 per la gestione delle discariche di rifiuti solidi urbani, il secondo invece prevede un finanziamento complessivo di 6 milioni di euro per l’interconnessione dei bacini idrografici e la riqualificazione delle reti di drenaggio in area urbana con priorità per le zone ad alto rischio idraulico; il terzo, infine, autorizza la spesa di 1,87 milioni di euro per mezzi e attrezzature da utilizzare per interventi di soccorso o ripristino ambientale.   

Bocciato il 1049, il presidente della commissione Bilancio ha invitato i presentatori a ritirare l’emendamento n.904.

La consigliera Annamaria Busia, firmataria dell’emendamento con il consigliere Francesco Agus, ha illustrato il contenuto della proposta: «L’obiettivo è la sicurezza e la pulizia delle spiagge. Ogni anno si verificano diverse tragedie in mare per mancanza di servizi di salvamento. C’è inoltre il problema di utilizzo della poseidonia. E’ un intervento importante per aiutare i comuni. Prima del ritiro chiedo di indicare una via alternativa».

D’accordo con la proposta si è espresso il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia): «E’ un emendamento interessante, legge nell’anima dei sindaci. Darebbe risposte a due problematiche: la rimozione della poseidonia che non può essere toccata ma nessuno dice cosa si deve fare. Per salvaguardare le spiagge ora diamo le risorse alle amministrazioni. Questo sarebbe un bel modo di dimostrare di essere una grande amministrazione regionale». Giuseppe Fasolino ha rivolto un plauso ai presentatori anche per la proposta sui servizi di salvamento a mare: «Finora si è trovato un escamotage con i cartelli, cosa diversa sarebbe se ci fossero bagnini in ogni spiaggia. Questo modo di lavorare deve essere alla base della finanziaria».

Marco Tedde (Forza Italia) dopo aver rinnovato i complimenti ai presentatori ha annunciato il suo voto favorevole: «L’emendamento ha una valenza oggettiva sia per gli interventi di salvamento che per la poseidonia. E’ un modo per stare vicino ai sindaci che non riescono ad assolvere ai propri compiti per mancanza di mezzi finanziari».

Franco Sabatini dopo aver annunciato all’aula la conferma dello stanziamento governativo a favore delle province di 125 milioni di euro per il triennio 2018-2020, ha avanzato la proposta di votare l’emendamento per parti: «Mettiamo 100mila euro a carico del fondo sul turismo per garantire le attività di informazione sulla tutela delle spiaggia – ha detto Sabatini – sugli altri due punti (salvamento a mare e poseidonia) prendiamo l’impegno ad intervenire nella prima variazione di bilancio utile. Il tema è concreto, tutti i paesi costieri hanno problemi quando ci sono le mareggiate».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha invocato un ragionamento più ampio. «E’ vero che i cetacei finiscono spesso sulle nostre spiagge. Siamo il terminale del santuario delle balene. Il Ministero dell’Ambiente deve considerare con più attenzione gli interventi straordinari della Regione per rimuovere i cetacei spiaggiati così come quelli per la rimozione della poseidonia. Siccome a noi impongono la tutela è giusto che il Ministero riconosca gli sforzi e destini risorse alla Sardegna».

Francesco Agus (Cp) si è detto d’accordo con la proposta di un voto per parti: « Per il primo e secondo punto dell’emendamento è opportuno un supplemento di attenzione. E’ urgente intervenire perché è tema centrale per la tutela delle spiagge. Serve una programmazione e una visione strategica. Si va verso un allungamento della stagione balneare, le nostre spiagge subiscono una pressione per più mesi all’anno. Da tempo  si riscontra un peggioramento dell’ecosistema marino dovuto alla presenza antropica e al prelievo non corretto della poseidonia».

Luca Pizzuto (Art. 1 – Mdp) ha segnalato  all’assessore che la poseidonia rappresenta una risorsa per l’agricoltura: «E’ utile per la pacciamatura e come fertilizzante. Non si può però raccogliere e la Forestale crea problemi»

Stessa considerazione da parte di Fabrizio Anedda (Misto): «La poseidonia è una risorsa per l’agricoltura. Ci sono progetti per utilizzarla nelle serre. Il problema è che viene acquistata da chi la raccoglie nelle spiagge ma l’attività non è regolamentata». L’assessore Donatella Spano condividendo le valutazioni dell’aula si è detta disponibile a lavorare a una normativa ad hoc: «La problematica è importante. La poseidonia è un elemento distintivo per la conservazione della spiaggia. Occorre trovare un equilibrio tra conservazione e fruizione della spiaggia».

Messo in votazione per parti, sono state approvate le disposizioni del punto n. 3.

Annunciata la discussione sull’articolo 4 (disposizioni in materia di sostegno alle attività economiche) i gruppi di minoranza hanno comunicato il ritiro di una serie di emendamenti, a partire dal n. 170 fino al n. 550, e il presidente del Consiglio ha elencato tutte le proposte di modifica rimaste in votazione sulle quali il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd) ha espresso il parere di competenza. L’assessore Paci ha dichiarato parere conforme a quello del relatore ma ha precisato che per gli emendamenti riguardanti le guide turistiche e l’imprenditoria femminile deve “essere ricercata una più idonea formulazione”. Non essendoci iscritti a parlare nella discussione generale, il presidente del Consiglio ha posto in votazione l’emendamento n. 93 (Comandini e più) che con il parere favorevole di commissione e Giunta è stato approvato dall’Aula ed incrementa da 300.000 euro a 500.000 euro il contributo per gli apicoltori.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi tolto la seduta e ha convocato il Consiglio domani alle 10.00.

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Mercoledì 20 dicembre, alle ore 9.30, presso la Sala Giorgio Pisano, in Piazza Unione Sarda, la FP CGIL  Sardegna, in sinergia operativa con la delegazione Ferpi Sardegna con il primo workshop/evento dal titolo “#Donne #Lavoro #PA_#CGILComunica”, dove gli hashtag individuano il tema intorno a cui ruoteranno gli interventi/speech dei vari speakers.

«L’evento studiato e strutturato sul modello statunitense TED – sottolinea Fabiana Callai, Coordinatore Nazionale Ferpi per la comunicazione con i territori e delegata Ferpi Sardegna – nasce con l’obiettivo di riunire personalità di spicco, le menti e le idee più influenti e innovative che,  si alterneranno sul palco per condividere  sui temi delle #Donna #Lavoro e #PA, idee e progetti innovativi, idee per creare, azioni da comunicare.» Obiettivo del workshop quello di fare leva, attraverso il ruolo della comunicazione interna ed esterna sul «potere che le idee hanno di cambiare il comportamento e la vita delle persone ed il modo in cui si relazionano l’una con l’altra».

Da qui parte l’#idea di Ferpi Sardegna, attraverso FP CGIL Sardegna, di ripensare ad un nuovo modo di comunicare, da parte delle organizzazioni sindacali con i lavoratori, partendo da un ascolto costruttivo per creare solidi rapporti e relazioni con la base e organizzare l’azione collettiva affrontando i temi #Donne #Lavoro.

Temi forti e importanti soprattutto per le organizzazioni sindacali quelli in cui gli speaker si confronteranno con il pubblico, dipendenti della PA, attraverso degli interventi e speech che andranno dritti al cuore del tema del workshop, dove le  storie e idee potranno essere  d’ispirazione per tutti.  Motivo per cui sia gli speaker che il moderatore, condivideranno sul palco le loro esperienze ad alto fattore emozionale, grazie anche alle quali verrà proposto un confronto per una visione futura a lungo termine lasciando al pubblico libera interpretazione del messaggio e delle azioni da diffondere e comunicare nella Pubblica Amministrazione sui temi delle #donne nel #lavoro. Tra gli speakers personalità eccellenti, forti del loro ruolo nelle società e nel mondo del lavoro: la giornalista, caporedattrice dell’Unione Sarda, Maria Francesca Chiappe; il giudice del tribunale ordinario GIP-GUP, Cristina Ornano, la giornalista RAI_TGR, Flavia Corda, la coordinatrice nazionale comunicazione con i territori e delegata Ferpi Sardegna, Fabiana Callai, gli avvocati, Francesco Paolo Micozzi e Giovanni Battista Gallus, la deputata al Parlamento italiano, Romina Mura, la consigliera regionale Alessandra Zedda, la consigliera regionale Annamaria Busia, lo scrittore esperto PA Aldo Aledda, il giornalista della testata La Nuova Sardegna, Umberto Aime, la presidente delle pari opportunità, Gabriella Murgia, la segretaria generale nazionale FP CGIL, Serena Sorrentino, il segretario generale regionale FP CGIL, Antonio Cois, la segretaria regionale FP CGIL, Roberta Gessa. Strategico durante il workshop lo speech ironico/reale delle Lucide, le attrici Tiziana Troja e Michela Musio Sale del duo Lucido Sottile, il tutto con un moderatore speech d’eccezione, il giornalista autore Vito Biolchini.

Nasce da qui il progetto di comunicazione sindacale, #CGILComunica che si inserisce a sistema con il  più ampio progetto nazionale,  nato in Ferpi Sardegna tre anni fa e che, ha coinvolto tutte le delegazioni territoriali Ferpi. Il progetto modifica la prospettiva dell’ascolto e del confronto che,  contrariamente al solito percorso,  parte dalle esigenze e istanze dei territori e delle comunità, siano esse aziende che pubbliche amministrazioni.

La comunicazione sindacale quindi, come leva strategica che, partendo quindi da un ascolto/confronto concretizza le idee e alimenta ulteriore impegno del Sindacato nei confronti delle tutela delle Donne nel lavoro in generale e nella PA.

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Il Consiglio regionale stamane ha approvato l’articolo 1 con il piano per il lavoro “LavoRas” della Manovra 2018-2020.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti collegati all’art. 1 (Disposizioni in materia finanziaria e contabile) del Dl n. 455/A – Giunta regionale – Legge di stabilità 2018.

In apertura sono stati respinti numerosi emendamenti soppressivi presentati dalla minoranza e successivamente sono iniziate le dichiarazioni di voto sul testo dell’articolo.

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ribadendo il voto contrario, ha detto che «speravamo che la finanziaria si potesse migliorare mentre invece, l’articolo rimane sterile; speriamo che non ci siano brutte notizie sugli accantonamenti ed auspichiamo che con gli emendamenti successivi si possa ancora migliorare il testo».

L’altro vice capogruppo Marco Tedde ha affermato che «la programmazione delle risorse comunitarie segna il passo e necessita di una decisa sterzata e sotto questo profilo il governo regionale deve mettersi le mani sulla coscienza, impegnandosi di più sulle cose concrete, evitando di fare annunci e verificando le strozzature dell’apparato burocratico»

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), contrario, ha sostenuto che «oltre alla programmazione delle risorse comunitarie c’è quella sugli accostamenti che si sta valutando con un po’ di sufficienza, stiamo mettendo a bilancio oltre 600 milioni ma in realtà lo Stato ce ne deve molti di più; su questo punto dovremmo tornare perché con una legge di stabilità sub iudice potrebbero verificarsi sgradevoli sorprese, mettendo a rischio l’impianto della legge di stabilità».

Il consigliere di Forza Italia Mariano Contu, contrario, ha messo l’accento sui 10 milioni stanziati attraverso l’Insar per la ricollocazione numerosi soggetti espulsi dal mondo del lavoro dopo la chiusura delle imprese. In passato, ha ricordato, «il percorso ha richiesto non meno di 3 anni ed è evidente che certi meccanismi devono essere accuratamente verificati e non riproposti tali e quali».

Sempre per Forza Italia il consigliere Edoardo Tocco ha osservato che «occorre evitare che molti fondi comunitari tornino al mittente, i problemi non sono stati risolti, bisogna fare di più e rispoindere concretamente alle tante aspettative dei sardi».

Il consigliere dell’Udc Peppino Pinna, contrario, ha evidenziato ancora una volta la criticità del sistema dei trasporti, che «si rivela incapace di garantire una accettabile mobilità ai sardi, mentre a fronte di stanziamenti ingenti della Regione lo Stato aumenta i costi per i passeggeri; è urgente ridefinire la questione della continuità e riorganizzare il sistema per lo sviluppo della Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha detto che «con gli emendamenti aggiuntivi e soprattutto con gli interventi in materia di lavoro si vedrà se davvero nella manovra c’è qualcosa di buono per i sardi; in questo momento più che quanto si può spendere sono importanti selezione e qualità della spesa». Abbiamo avuto interlocuzioni con la maggioranza, ha concluso, «e ci aspettiamo un approccio diverso e migliore».

Il capogruppo Pietro Pittalis ha ribadito la posizione contraria del gruppo al provvedimento nel suo complesso, «non rispondente alle reali esigenze dei sardi di fronte alle quali a nostro giudizio la maggioranza continua a navigare a vista». Sul lavoro, ha aggiunto, «bisogna capire se il testo è solo della Giunta o ad esso hanno contribuito anche le forze del centro-sinistra perché, in caso affermativo, non si capisce come possa essere sottoscritto un progetto di aria fritta».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha dichiarato che «le politiche economiche delle ultime anni hanno puntato al rafforzamento delle capacità imprenditoriali ma i risultati, a cominciare dal Piano Sulcis, non sono stati all’altezza delle aspettative a causa di insopportabili ritardi burocratici». La finanziaria, a suo avviso, «sotto questo profilo è poco vigorosa e poco innovativa, con un impianto condizionato dalla spesa sanitaria e dall’assistenzialismo, senza azioni davvero incisive, appesantita da troppa spesa corrente»

Il capogruppo di Art. 1 – Sdp Daniele Cocco ha detto che «non vogliamo prendere in giro nessuno, crediamo molto in questo Patto per il lavoro e su risorse che dovrebbero essere destinati a molti sardi rimasti esclusi dalle opportunità di occupazione; chiediamo però garanzie perché vogliamo, a fronte di una aspettativa forte, che le risorse disponibili siano spese in modo rapido ed efficace»

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista), soffermandosi sul progetto LavoRas ha affermato di non credere nei miracoli «ma in un utilizzo migliore di risorse che già facevano parte della programmazione regionale, capace di organizzare meglio la spesa con una cabina di regia efficiente; questa visione è mancata negli anni passati spesso con risultati molti negativi, fra i fondi riprogrammati ci sono quelli Insar ed anche questa è una buona notizia per i disoccupati sardi».

Il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino ha ribadito la posizione contraria del suo gruppo sulla manovra, sottolineando che «l’obiettivo comune del progetto sul lavoro deve appartenere all’intero Consiglio, per cui molti fondi si potevano convogliare nel Fondo unico per gli Enti locali, dato che i Comuni già svolgono alcune funzioni contenute nel progetto a favore della fasce più marginali della società sarda».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha messo l’accento sul progetto-lavoro, giustamente «al centro dell’attenzione perché pilastro portante della manovra perchè agisce sul contingente e sulle prospettive, facendosi carico di una sofferenza di diffusa e migliorando anche alcune misure di flex-security che non hanno dato i risultati sperati». Soprattutto nella catena di governo della spesa, ha sostenuto, «noi riteniamo che al vertice di debba essere una figura commissariale, proposta che ci riserviamo si dettagliare meglio in seguito».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione il testo dell’articolo che il Consiglio ha approvato con 27 voti favorevoli e 18 contrari.

L’aula è poi passata all’esame dell’emendamento 813 (Dedoni e più) che ripropone la storica battaglia dei Riformatori sulle accise (la previsione, tra le entrate spettanti alla Regione, delle imposte di fabbricazione sui prodotti generate in Sardegna anche se riscosse nel restante territorio dello Stato).

Secondo Michele Cossa «la rinuncia della Regione a questa partita è stato un errore. La Corte Costituzionale ha avuto un atteggiamento diverso nei nostri riguardi rispetto alla Sicilia. C’erano i margini per difendere la Sardegna – ha affermato Michele Cossa – oggi riproponiamo questo tema, consapevoli che si tratta di una forzatura. La Sardegna sconta un handicap naturale rappresentato dall’insularità, lo Stato deve riconoscerlo».

A favore della proposta si è schierato Mariano Contu (Forza Italia): «E’ un argomento importante e lo sosteniamo – ha detto Mariano Contu – per questo, insieme al collega Truzzu, abbiamo presentato un altro emendamento su un tema specifico: la tassazione delle birre artigianali prodotte in Sardegna».

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi e primo firmatario dell’emendamento,  ha ribadito la necessita di reperire nuove risorse per finanziare le politiche del lavoro e dello sviluppo: «La Giunta sa che ci mancano danari, le risorse stanziate per il Piano del Lavoro arrivano da altri capitoli, non si tratta di fondi aggiuntivi. Servono altre finanze, per questo è necessario ricercare altre fonti di finanziamento. L’accordo Prodi-Soru prevedeva un miliardo e 700milioni di euro all’anno per la Sardegna. Quanti ne abbiamo incassati? C’è un arretrato ingente. Di queste risorse la Sardegna ha un bisogno vitale. Fate un tentativo, inserite questo emendamento».

Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha evidenziato il senso della battaglia sulle accise iniziata dal suo partito nel 2013: «Non è solo una questione ideale, le ragioni di questa battaglia sono anche economiche – ha affermato Luigi Crisponi – vogliamo rilanciare un tema importante e profondo che permetterebbe di realizzare i diritti dei cittadini sardi. Le accise devono essere riconosciute per sistemare un deficit del territorio e compensare i danni ambientali causati dalla presenza dell’industria petrolifera in Sardegna».

Marco Tedde (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha invitato l’Aula a sostenere la proposta: «La battaglia sulle accise è giusta e va sostenuta da tutti. Va fatto un braccio di ferro con lo Stato che si tiene 674 milioni all’anno,  la vittoria di questa battaglia ci consentirebbe di incassare un miliardo di euro. Lo Stato non riconosce le accise ma le interpreta come imposte di consumo. E’ un errore, un atto odioso e doloso. Questo atteggiamento crea alla Sardegna dei danni incommensurabili».

Voto favorevole ha annunciato anche Gennaro Fuoco (FdI): «E’ una battaglia di correttezza anche nei confronti dello Stato. C’è stato un trattamento diverso per la Sicilia dove sono state riconosciute condizioni migliori sulla distribuzione delle accise – ha detto Gennaro Fuoco – non si possono tollerare comportamenti diversi nei confronti di territori che hanno problemi simili come lo svantaggio dell’insularità e la mancanza di lavoro».

Giudizio condiviso da Paolo Truzzu (FdI): «Bisogna credere in questa battaglia – ha affermato Truzzu – è una strada assolutamente percorribile. La cifra potenziale da incamerare è di circa un miliardo, consentirebbe di garantire alcune soluzioni al problema del territorio. In questi anni ci siamo resi conto come sia difficile sostenere le politiche di sviluppo.  I soldi delle accise libererebbero altre risorse e, per esempio, permetterebbero di azzerare l’Irap. E’ una sfida che va colta. Su questo tema ho presentato un emendamento a favore dei birrifici regionali che consentirebbe loro di recuperare l’accise pagata allo Stato».

Messo in votazione l’emendamento 813 è stato respinto con 24 voti contrari e 17 favorevoli .

Successivamente è stato annunciato il ritiro dell’emendamento n. 887 (Busia) mentre sul 1029 (Congiu e più) è arrivato un invito al ritiro da parte della Commissione e della Giunta. 

L’Aula è quindi passata all’esame del 1052. Stefano Tunis (Forza Italia) ha illustrato i contenuti della proposta: «L’obiettivo è quello di intervenire nei confronti di quelle risorse umane che potrebbero subire gli effetti negativi di una profonda automazione delle aziende. Molte figure professionali potrebbero essere messe in seria difficoltà. Noi chiediamo che la Regione partecipi ai progetti di welfare aziendali integrando gli ammortizzatori sociali o partecipando alla formazione». Tunis ha quindi manifestato la disponibilità al ritiro dell’emendamento e ne ha proposto uno orale al 1027 che prevede un fondo di 500mila, nell’ambito delle risorse assegnate all’Aspal, destinato ai progetti di welfare aziendale all’interno della contrattazione di secondo livello.

L’assessore alla Programmazione Raffaele Paci ha espresso parere favorevole: «I progetti di welfare aziendali sono una tematica importante. Per questo propongo un ulteriore emendamento orale per la costituzione di un apposito osservatorio con la partecipazione delle organizzazioni sindacali. Vogliamo che ci sia il coinvolgimento di tutti sull’andamento del Piano del lavoro»

Non essendoci obiezioni, i due emendamenti orali sono stati acquisiti.

Subito dopo il consigliere Stefano Tunis ha annunciato il ritiro dell’emendamento 1052 e la disponibilità a ritirare anche il 1053 a fronte di un impegno della Giunta per investire sul digitale.

L’assessore Raffaele Paci si è detto favorevole: «Siamo interessati a sviluppare qualunque forma di incentivazione al lavoro. Il digitale, sul quale stiamo investendo molto, rientra in quest’ottica». L’emendamento 1053 è stato quindi ritirato.

Paolo Truzzu (FdI) ha poi illustrato l’emendamento 1054. «Non ha un impatto finanziario – ha affermato – mira a trovare soluzioni per persone inoccupate di età compresa tra i 30 e i 40 anni. Finora la legislazione nazionale e regionale ha previsto bonus per il lavoro fino ai 29 anni. C’è una categoria di persone esclusa dagli incentivi in conto occupazione. E’ opportuno un ragionamento su questa fascia di persone nel Piano del lavoro».

Favorevoli anche il consigliere di FdI, Gennaro Fuoco («E’ una misura che favorirebbe anche i soggetti espulsi dal mercato del lavoro») e Luigi Crisponi dei Riformatori («Un segnale bipartisan sarebbe accolto con favore da lavoratori e imprese»).

L’assessore Raffaele Paci ha espresso parere favorevole: «E’ una proposta condivisibile, come le altre presentata da Truzzu sul lavoro delle donne e su quello degli over 50. Tutte queste categorie saranno prese in esame all’interno del Piano del lavoro. Sono però contrario alla presentazione di emendamenti ad hoc. Saranno previste misure specifiche per tutti quanti. Per questo invito i presentatori a ritirarli». Richiesta accolta dal consigliere Paolo Truzzu che ha ritirato gli  emendamenti 1054 e 1055.

Sul 1056 Paolo Truzzu ha invece voluto spiegare il senso della sua proposta: «E’ un emendamento che punta alla ripresa dell’incremento demografico. Prevede un bonus per chi assume donne con figli di età inferiore a 15 mesi. Chi ha figli piccoli viene sistematicamente escluso dal mercato del lavoro. Dobbiamo cambiare questa logica per due motivi: incrementare il lavoro femminile e allo stesso tempo la natalità. Serve una svolta culturale, rimettiamo le famiglie al centro delle politiche per il lavoro. Diventare mamma non deve essere una condanna, è un investimento per la comunità».

Stessa considerazione da parte di Gennaro Fuoco (FdI): «La Regione ha necessità di intervenire perché su questo fronte non interviene lo Stato. Un pronunciamento dell’Assemblea sarebbe importante per fissare un principio».

D’accordo anche Annamaria Busia (Campo progressista): «E’ un tema importantissimo – ha detto Busia – gli ultimi dati dimostrano che la Sardegna è il fanalino di coda, l’occupazione femminile  è al 48,9% contro la media europea del 72,5. Le poche donne che fanno figli battono in ritirata Altro dato allarmante: nel 2016, il 78% delle richieste di dimissioni ha riguardato lavoratrici madri per l’impossibilità di conciliare il lavoro con la famiglia. Mi aspetto risposte da parte della Giunta, si prenda atto di una situazione gravissima».

L’assessore Raffaele Paci, dopo aver riconosciuto “la grande importanza del tema” e ricordato che per le politiche di conciliazione sono disponibili oltre 22 milioni di euro di fondi Fse e Fsc, ha preso l’impegno per una previsione specifica nel Piano del Lavoro invitando i presentatori a ritirare l’emendamento.

Paolo Truzzu, nell’annunciare il ritiro dell’emendamento, ha offerto la sua disponibilità a collaborare per l’attivazione delle misure a favore delle donne madri: «Se riusciamo ad avviare questo processo creiamo un volano positivo. Lo stipendio alle donne consentirà di mandare il bambino alla scuola materna garantendo lavoro alle maestre. E’ un investimento a lungo termine».

L’Aula ha poi affrontato l’emendamento di maggioranza 1057 (Pietro Cocco e più), che prevede otto milioni di euro per incentivare le ristrutturazioni dell’edilizia privata nell’ambito del Piano Sulcis. Il primo firmatario ha detto: “Si tratta di incentivi addizionali a quelli fiscali esistenti e in questo modo si potranno generare un volume di lavoro di 40 milioni di euro”.

Per l’on. Giuseppe Fasolino (FI) “sarebbe opportuno che l’edilizia in generale, e non solo nel Sulcis, fosse intesa come una risorse per l’economia della Sardegna. Aspetto che discutiamo di urbanistica, a questo punto”.

Secondo l’on. Michele Cossa (Riformatori) “l’emendamento introduce un elemento interessante nella politica regionale, il sostegno diretto all’edilizia dei privati in una zona particolare della Sardegna. Mi chiedo se questo intervento non sia un po’ strano e discutibile, sarebbe meglio destinare le risorse a incrementare il fondo di rotazione dei mutui della Regione. Su questo vorrei anche sentire l’opinione dell’assessore”.

Della stessa opinione l’on.Luigi Crisponi (Riformatori), che si è detto “preoccupato che fondi destinati alle filiere produttive possano venire politicamente distratti, consentitemi il termine, verso l’edilizia privata. Mi sembra francamente difficile che un emendamento alla Finanziaria possa permettere tutto questo. Ci vorrebbe un approfondimento per capire la reale portata di questa norma”.

Per l’Udc ha parlato l’on. Gianluigi Rubiu, che ha detto: “Questo emendamento certifica se ce ne fosse bisogno il fallimento del Piano Sulcis, che a distanza di sette anni dall’approvazione del patto col Governo, stiamo rimodulando denari non spesi. Ma come mai ci sono denari non spesi nonostante il Sulcis sia un’area martoriata? Questi soldi dovrebbero rimanere vincolati al settore per il quale sono stati stanziati”.

L’on. Paolo Truzzu (Sardegna) “non è chiaro perché sia legittimo sostenere l’edilizia privata del Sulcis e non si possa fare altrettanto altrove. E mi preoccupa anche il trasferimento di risorse che avevano un’altra destinazione, non quella di risanare l’edilizia privata dei centri storici”. Perplesso anche l’on. Gennaro Fuoco (Sardegna), che ha ricordato: “Ciò che genera ricchezza in un territorio è la produzione e dunque le filiere produttive. Il nostro compito non è dare contributi a un determinato territorio invece che a un altro”.

Contrario all’emendamento anche l’on. Marco Tedde (FI): “Certo che l’edilizia è importante per la Sardegna, il nostro piano casa ha prodotto 46 mila pratiche. Ma non è questo il modo di affrontarlo, soprattutto in assenza di una legge urbanistica che, nonostante le vostre promesse, non riuscite a portare in aula. Il vostro emendamento introduce un meccanismo pericoloso”.

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az), «prima di attuare misure come queste, che certificano il fallimento del Piano Sulcis, bisognerebbe uscire dall’assistenzialismo che riguarda il Sulcis come Ottana».

Meravigliato l’on. Giorgio Oppi (Udc): “E’ capitato anche altre volte di dare contributi straordinari, a Sassari come a Iglesias. Ma il fatto che non si riesca a spendere le risorse finanziarie la dice lunga. E sono contrario anche alle fotografie, come quella scritta in questo emendamento”. Contrario anche l‘on. Fabrizio Anedda, che ha puntato il dito contro gli sprechi del Piano Sulcis mentre l’on. Pietro Pittalis (FI) ha affermato “dubbi sull’ammissibilità dell’emendamento: non è possibile modificare unilateralmente un patto, senza che sia stata negoziata la modifica del patto, nemmeno con le organizzazioni sindacali. Non tutto è consentito ed ammesso: se passa questa logica ogni patto è scardinabile. Cosa ne pensa il presidente Tore Cherchi? Lo avete interpellato?”.

Anche l’on. Francesco Agus (Cp) ha sollevato perplessità: “Gli interventi di ristrutturazione hanno un effetto volano, se compiuti nel rispetto dei contesti. Ma questo emendamento mi lascia molti dubbi e suggerisco il ritiro dell’emendamento”.

Per l’on. Luca Pizzuto (Sinistra) “i fondi possono essere utilizzati perché ci sono state interlocuzioni ed è stato concordato con le organizzazioni di categoria. La non approvazione di questo emendamento manda invece in perenzione i fondi del Piano Sulcis: chi vota contro questa norma fa perdere otto milioni a quelle categorie”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione l’emendamento 1057 ma l’on. Pietro Pittalis (FI) ha ribadito la richiesta di un parere circa l’ammissibilità dell’emendamento “visto che si interferisce su materia pattizia”.  L’on. Crisponi (Riformatori sardi) ha chiesto all’assessore Raffaele Paci se “tutti gli attori istituzionali siano stati sentiti per questa diversa destinazione dei fondi non spesi”. L’on. Alessandra Zedda (FI) ha sollecitato ancora un volta il ritiro dell’emendamento: “Se vi fermate a pensare a chi devono andare davvero i sostegni del Patto Sulcis dovete ritirare questo emendamento”.

L’emendamento 1057 è stato approvato con 24 voti a favore e 15 contrari.

Ritirati, invece, gli emendamenti 1058 (Pietro Cocco) e 1029 (Congiu).

Sull’emendamento 1027 “programma integrato plurifondo per il lavoro LavoRas” della Giunta regionale l’on. Gianfranco Congiu (Pds) ha proposto un emendamento orale che è stato accolto.

L’on. Pietro Pittalis (FI) ha chiesto la votazione per parti, dal punto 1 al punto 3, poi il 3 bis con il 3 ter.

Il presidente della Commissione, Franco Sabatini, parlando della norma in discussione ha detto: “Qui ci sono 100 milioni di risorse riprogrammate per le politiche del lavoro. E altri 27 milioni già programmati che nessuno intende toccare. Dunque, si tratta di un provvedimento che ci rende orgogliosi e che andremo a presentare in tutta la Sardegna. Dopo la Finanziaria avremo 30 giorni per confrontarci e attivare politiche che aggancino la ripresa”.

Il capogruppo di Forza Italia ha replicato: “Per le stesse ragioni, invece, noi andremo in giro in Sardegna a spiegare che avete creato false aspettative in chi attende di trovare un lavoro. Per il resto si tratta di risorse già programmate: non state aggiungendo nulla, non sono risorse aggiuntive. Questo è il gioco delle tre carte”.

L’on. Paolo Truzzu (Sardegna) ha detto: “Le cose che ho appena sentito dalla maggioranza mi hanno fatto pentire di aver ritirato una serie di emendamenti. Tutti siamo d’accordo per incentivare l’occupazione ma come si crea e come si racconta fa la differenza”.

Per il Pd ha preso la parola il capogruppo, Pietro Cocco: “Abbiamo dettagliato il nostro piano e l’alternativa e far cadere tutte le risorse, perdere quei denari e perdere il Piano per il lavoro che abbiamo elaborato per questo anno e per gli anni a venire. Prendiamo atto che la minoranza è contraria a mettere 128 milioni di euro in Sardegna”.

Michele Cossa (Riformatori sardi) ha dichiarato voto contrario: «L’emendamento propone misure di carattere assistenziale come è tradizione del centrosinistra». L’esponente della minoranza ha auspicato politiche con ricadute occupazionali “durature e positive”. Fabrizio Anedda (Misto) ha annunciato voto a favore e confermato piena fiducia al presidente della Regione, invitandolo però a scongiurare il rischio di interventi assistenzialistici. Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha rimarcato che il piano “LavoRas” prevede l’impiego di risorse già destinate in precedenza per il lavoro “e che quindi non sono state spese”. «È fondamentale – ha concluso l’esponete della minoranza – investire questi fondi per creare posti di lavoro “veri” e non impiegarli per fare assistenzialismo».

Luca Pizzuto (Art. 1 – Sdp) si è detto convintamente a favore dell’emendamento presentato dalla Giunta («diamo risposte a migliaia di disoccupati») ed ha così concluso il suo intervento: «È una misura importante e l’opposizione si ravveda, dimostri di essere più comunista di noi». Annamaria Busia (Misto-Cd) non ha nascosto alcune perplessità sulla proposta emendativa dell’esecutivo ma ha annunciato voto a favore: «Non posso votare contro un emendamento che ha come obiettivo il riconoscimento del diritto al lavoro».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni ha annunciato voto contrario: «Ma nessuno di noi è contrario ad un piano per il lavoro, vogliamo un piano serio del lavoro che porti reale occupazione con lo stanziamento di ulteriori cento milioni di euro». Il capogruppo del Pds, Gianfranco Congiu (Pds) ha dichiarato voto favorevole e compiacimento per il dibattito sviluppatosi in Aula sul tema del lavoro («è il riconoscimento che è il pilastro fondante della nostra finanziaria») ed ha anche mostrato apprezzamento per la volontà della minoranza di procedere con la votazione per parti. Mariano Contu (Fi) si è detto contrario ed ha accusato la maggioranza di centrosinistra “di discutere di minuzie” e di avere commissariato, nei fatti, l’assessore regionale del Lavoro.

Posto in votazione per parti, (dal comma 1.3 e successivamente commi 3bis e 3 ter) l’emendamento 1027 è stato approvato (28 favorevoli e 16 contrari per la prima parte e 41 favorevoli su 41 votanti la seconda parte). La minoranza ha votato a favore sia alle modifiche introdotte dalla proposta del consigliere Tunis (Fi) e che riguardano la finalizzazione di una parte delle risorse per l’economia digitale, sia a quelle avanzate dal capogruppo del Partito dei sardi, Gianfranco Congiu, che introducono il principio della cosiddetta “perequazione” per le zone maggiormente svantaggiate.

In sintesi, con l’emendamento 1027 e le successive modificazioni introdotte, il Consiglio ha approvato il piano per il lavoro “LavoRas” che per il 2018 ha uno stanziamento di 127.960.000 euro mentre per il 2019 e 2020 le risorse sono pari a 70.110.000 euro\anno. Tali fondi (regionali, statali e comunitari) sono dedicati “all’incremento e alla salvaguardia dei livelli occupazionali attraverso politiche di attivazione, conciliazione, incentivazione e altre misure di rafforzamento dell’occupabilità”.  L’emendamento prevede inoltre che “la Giunta, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della legge, su proposta della cabina di regia della programmazione unitaria, previo pare delle commissioni consiliari, approva gli ambiti di intervento e le modalità organizzative del programma integrato plurifondo e le conseguenti variazioni di bilancio”.

A conclusione della votazione il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha tolto la seduta ed ha convocato l’Aula per martedì 19 dicembre alle 10.00.

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«Il Consiglio regionale, approvando all’unanimità sia la legge del 2009 che un ordine del giorno nel 2014, ha dimostrato di credere nel ruolo che i professionisti dell’Ara svolgono nell’assistenza tecnica all’agricoltura sarda, ora si tratta di verificare se, dal punto vista giuridico e normativo, è possibile ottenere dallo Stato una deroga alla normativa vigente in materia di accesso alla pubblica amministrazione: la strada è stretta ma la percorreremo fino in fondo.»

Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, al termine dell’incontro con i professionisti dell’Ara (veterinari ed agronomi) da tempo impegnati in una difficile vertenza per rivendicare la loro collocazione stabile nel sistema degli enti agricoli regionali. Riteniamo che la nostra richiesta sia sostenibile, hanno spiegato ai capigruppo i rappresentanti dell’Ara, soprattutto nel quadro di un riordino degli enti regionali che dovrebbe ridefinire la nostra missione allargandola ad altre attività (lotta alla peste suina, all’epidemia della lingua blu ed all’echinococcosi, gestione dell’emergenza idrica, microchippatura dei cani, formazione) con notevole risparmio di risorse pubbliche ed un grande recupero di efficienza, valorizzando al meglio la nostra conoscenza dei territori e delle aziende agricole insediate.

Nel dibattito hanno preso la parola i capigruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, del Partito democratico Pietro Cocco, dell’Udc Gianluigi Rubiu e del gruppo misto Annamaria Busia, per sottolineare l’impegno unitario del Consiglio a percorrere tutte le strade possibili per arrivare ad una soluzione definitiva del problema.

L’assessore degli Affari generali Filippo Spanu, a nome della Giunta, non ha nascosto le problematicità legate ad una deroga dalla normativa vigente, assicurando comunque un intervento presso il Ministero della Funzione pubblica e la Ragioneria generale dello Stato. «Contiamo di avere una risposta – ha concluso – entro il prossimo mese di gennaio».

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Il riconoscimento dello svantaggio dell’insularità, un primo segnale di disponibilità da parte del governo sulla finanza locale e sul tema degli accantonamenti, l’avvio delle bonifiche nei poligoni militari, importanti risorse a favore del settore agropastorale per i danni causati dalla siccità.

Sono le principali misure a favore della Sardegna previste dal decreto fiscale (approvato in via definitiva dal Parlamento) e dalla legge di bilancio approvata ieri dal Senato ed ora all’attenzione della Camera.

I risultati, frutto di una lunga battaglia parlamentare, sono stati illustrati questa mattina in conferenza stampa dai senatori del Pd Silvio Lai (relatore di maggioranza per il Dl fiscale) e di Campo progressista Luciano Uras, dai presidenti delle commissioni Bilancio ed Autonomia del Consiglio regionale Franco Sabatini e Francesco Agus e dalla consigliera regionale di Cp Annamaria Busia.

«La legge di bilancio nazionale contiene alcuni articoli che accolgono i nostri emendamenti – ha spiegato Luciano Uras – il primo riconosce gli svantaggi dell’insularità e stanzia 15 milioni di euro a favore della Sardegna. E’ un primo segnale positivo che non risolve la questione degli accantonamenti (circa 700 milioni di euro a carico della Sardegna) ma rappresenta un’importante apertura di dialogo da parte del Governo. La legge di bilancio stabilisce un principio giuridico che darà più forza alla nostra Regione nelle trattative future con lo Stato per la ridefinizione del patto sugli accantonamenti.».

«E’ un buon risultato politico ottenuto grazie al lavoro in sinergia di Pd e Campo progressista – ha detto Silvio Lai – quando si fa un lavoro di coalizione si ottengono queste risposte. Abbiamo riflettuto se accettare o meno i 15 milioni di euro, alla fine abbiamo dato il nostro assenso perché il Governo ha riconosciuto formalmente lo svantaggio dell’insularità. Nel 2019, Stato e Regioni dovranno ridiscutere il tema degli accantonamenti sulla base di intese bilaterali. La Sardegna tratterà a condizioni diverse, nel frattempo potrà aprire un contenzioso sulla partita del 2018.»

«Altra misura importante contenuta nella legge di bilancio – hanno sottolineato Lai e Uras – è l’integrazione del Fondo per la finanza locale che stanzia 15 milioni di euro per le province sarde e la Città Metropolitana di Cagliari. Una boccata d’ossigeno per gli enti intermedi isolani che da tempo non incamerano più i tributi propri, destinati al risanamento del bilancio statale. Senza dimenticare i fondi per le bonifiche dei poligoni militari che consentiranno di intervenire in numerose aree occupate attualmente dall’esercito. Soldi anche per i pastori, sotto forma di indennizzo per eventi calamitosi. L’approvazione della norma all’interno del decreto fiscale, consentirà di trasferire più rapidamente le risorse al mondo delle campagne.»

Soddisfatto il presidente della commissione Bilancio del Consiglio regionale Franco Sabatini: «E’ un primo segnale importante – ha detto Franco Sabatini – sugli accantonamenti occorrerà in futuro fare fronte comune con le altre regioni speciali». Sabatini ha poi replicato alle accuse degli enti locali: «La Sardegna è la regione italiana che trasferisce più risorse ai comuni – ha sottolineato Franco Sabatini – la battaglia va fatta contro i tagli e i vincoli di spesa decisi dal Governo. La soluzione, da valutare però con molta attenzione, potrebbe essere quella della gestione autonoma della finanza locale».

Il presidente della commissione Autonomia, Francesco Agus, ha annunciato una risoluzione congiunta con il parlamentino del Bilancio per un riequilibrio delle risorse trasferite dallo Stato agli enti locali delle regioni a Statuto speciale rispetto a quelle ordinarie: «C’è una sproporzione evidente che deve essere sanata – ha detto Agus – province e Città metropolitane stanno di fatto svolgendo funzioni non proprie e assicurando servizi vitali (scuole e strade)». Annamaria Busia (Cp) ha ringraziato i senatori per il lavoro svolto: «Tra le norme approvate c’è anche quella a favore delle vittime di reati domestici – ha rimarcato Busia – si tratta di una proposta di legge nata in Sardegna e portata alla Camera dal deputato Roberto Capelli. La previsione di un fondo per le vittime è un passaggio importante, mi auguro che presto si approvi la legge di riforma dell’intero sistema».

Da Luciano Uras, infine, un appunto alla Giunta regionale: «Gli emendamenti sono stati portati avanti in totale sintonia con il Consiglio e l’esecutivo. Quando si lavora insieme si riesce a ottenere questi risultati  – ha concluso il senatore di Campo progressista – questa strategia andava adottata da subito. Purtroppo questo non è avvenuto, fino ad oggi non si è mai convocato un tavolo con i parlamentari sardi».

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Il Consiglio regionale ha approvato la modifica alla legge statutaria elettorale che introduce la doppia preferenza di genere con 54 voti favorevoli e 2 conrrari. 

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Testo unificato n. 259 sulla doppia preferenza di genere.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo di “Sardegna” Marcello Orrù ha chiesto il voto segreto sul passaggio agli articoli della legge.

A scrutinio segreto il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli con 34 voti favorevoli e 17 contrari.

Successivamente l’Assemblea ha cominciato la discussione sull’art. 1 e sugli emendamenti.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il voto contrario all’emendamento soppressivo presentato e si è espresso a favore «di un dibattito palese ed alla luce del sole perché, su una materia come questa, il confronto deve essere franco nel rispetto delle ragioni di ciascuno, anche di quanti sono contrari alla doppia preferenza di genere». E’ vero, ha proseguito, «che la Sardegna sotto questo profilo è il fanalino di coda in Italia, ma è anche vero che tale principio deve essere valorizzato dalla parità di genere al momento della presentazione delle liste perché solo così si assicura il rispetto della parità a 360 gradi, non per creare riserve indiane ma per consentire la maggior partecipazione delle donne alla politica come esercizio pieno di democrazia».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, riservandosi la presentazione di un successivo emendamento orale, si è soffermato sul caso relativo ad un unico collegio con due sole candidature dove, a suo giudizio, «qualunque sia l’esito del dibattito in corso sulla doppia preferenza, si potrebbero annidare sperequazioni e disarmonie del sistema perché, se non si disciplinasse questa situazione, un genere potrebbe prevalere sull’altro e sarebbe il contrario con quanto stiamo affermando con la doppia preferenza di genere; il tema quindi va affrontato nella sua complessità».

Sempre per il Pds il consigliere Piermario Manca ha condiviso le osservazioni del presidente del suo gruppo precisando che «non è in discussione il principio di partecipazione della donne alla vita politica, noi però proponiamo una semplificazione con tutte le liste composte da candidati pari e dove sono dispari si arrotonda all’unità superiore, proprio per rappresentare i generi in modo paritario».

Il capogruppo di Art.1-Mdp Daniele Cocco in paertura ha lamentato il ritardo di 4 con cui si è arrivati alla discussione della legge, «un grande passo avanti, una legge giusta per la Sardegna, un qualcosa di importante dovuto non solo alle donne ma a tutta la comunità regionale come abbiamo detto in campagna elettorale; la storia siamo noi e nessuno si deve sentire escluso, sono orgoglioso, fiero e contento di contribuire all’approvazione di questa legge».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi si è detto meravigliato per alcuni interventi, perché in realtà sono sul tappeto due elementi territoriali rispetto al vincolo dei 59 consiglieri assegnati alla Sardegna: il Medio Campidano ed Ogliastra (che già esisteva prima) «dove con la presenza di un uomo ed una donna sarebbe stato eletto il più anziano, per cui se l’orientamento generale è quello dell’equilibrio nessuno può permettersi di fare il primo della classe».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sottolineato positivamente che «il Consiglio ha superato la prova dello scrutinio segreto con il contributo della maggioranza e della minoranza ed ha auspicato una composizione paritaria delle liste al 50% fra uomini e donne».

Il Consiglio ha quindi respinto con 52 voti contrari un emendamento soppressivo.

Sull’emendamento all’emendamento n. 8 il consigliere del Pd Franco Sabatini ha ribadito la sua posizione favorevole alla doppia preferenza di genere sulla quale ha rivendicato anche la presentazione di una specifica proposta di legge. Sul collegio dell’Ogliastra, Franco Sabatini ha sostenuto che «raddoppiando i candidati non si distorcono né il risultato elettorale né la ripartizione dei resti, come dimostrano tutte le proiezioni e tuttavia la legge nasce con un difetto ed è esposta ad azioni impugnative».

Replicando a Franco Sabatini il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo in evidenza che «il principio introdotto dalla legge indica la sola facoltà del voto, con una lista formata da un uomo ed una donna offrendo al cittadino una possibilità, per cui non ci sono rischi di impugnazione ed il sistema può essere salvaguardato».

Messo ai voti l’emendamento è stato approvato con 50 voti favorevoli.

All’emendamento sostituivo totale n. 7 il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha proposto un emendamento orale con lo scopo di precisare le ragioni dell’alternanza uomo-donna nel caso di una lista circoscrizionale con due candidati, con riferimento al collegio dell’Ogliastra che rappresenta un unicum.

Il consigliere Giorgio Oppi ha espresso parere contrario, ritenendo il problema già risolto.

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha chiesto una breve sospensione per verificare se il principio sia stato già recepito o se occorra una precisazione.

Il presidente Gianfranco Ganau ha precisato che il punto può essere considerato recepito se l’emendamento viene approvato ed ha accordato la sospensione, senza far uscire il pubblico.

Alla ripresa dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ribadito le sue precedenti convinzioni e tuttavia, «se serve a chiarire meglio si può recepire l’emendamento orale del collega Gianfranco Congiu».

Il presidente Gianfranco Ganau ha formalizzato l’accoglimento dell’emendamento orale.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha chiesto la votazione dell’emendamento n. 7 per parti. Il Consiglio lo ha approvato a larghissima maggioranza con scrutini separati.

Subito dopo è cominciata la discussione sull’art. 2.

La consigliera Annamaria Busia ha parlato di una «norma che racchiude il cuore della legge; essendo la prima firmataria di una proposta fin dal 2015 ovviamente sono a favore ma sono contraria a tutti gli emendamenti e lo faccio per evitare il voto segreto». Ritengo infatti, ha precisato, «che una dichiarazione di voto sull’articolo di una legge impedisca la richiesta di scrutinio segreto; è bene che davanti a questa legge ci sia una espressione di voto palese ed un voto importante che cambia una impostazione sbagliata della normativa elettorale».

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che, a termini di regolamento, una dichiarazione di voto non vieta la richiesta di voto segreto.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha tenuto a tranquillizzare la collega Annamaria Busia ricordando che «l’Aula ha già votato la doppia preferenza di genere ed il risultato è già assicurato, ora definiamo aspetti di dettaglio certamente importanti ma non determinanti e, da questo punto di vista, la richiesta di voto segreto significa persistere in una sfida senza significato; da parte mia sono fiducioso».

Il consigliere del Pds Roberto Desini, dopo aver ricordato la sua adesione ad una proposta di legge specifica fin dal 2015, ha lamentato che «il dibattito di questi giorni è apparso appiattito esageratamente sulle questioni del voto segreto; la maggioranza si è espressa ed ognuno risponderà alla propria coscienza assumendosi le sue responsabilità ed abbiamo dimostrato, nel precedente scrutinio, che il problema di voto segreto è stato ampiamente superato perché Consiglio ed opinione pubblica condividono questa legge e la politica non deve continuare a farsi del male».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, dichiarandosi d’accordo con tutti gli interventi precedenti, ha invitato il Consiglio a «pensare alle prospettive della legge elettorale che non si esauriscono con questo provvedimento e dovremo tornarci, per cui auspico eventualmente un ordine del giorno di tutti i gruppi per fissare un calendario di lavori in commissione Autonomia per modificare quelle parti della legge elettorale che incidono su rappresentanza di minoranze e prospettive di governabilità; sono problemi di dubbia costituzionalità che vanno affrontati, dopo aver acquisito il principio di democrazia paritaria in attuazione dell’art. 51 della Costituzione».

Il presidente del gruppo Sardegna Marcello Orrù ha detto che l’argomento del dibattito sinceramente non lo appassiona perché «la presenza femminile è senza dubbio un fatto positivo ma, nello stesso tempo, si sta evitando di discutere l’impianto della legge elettorale che per molti aspetti ha spinto il Consiglio a rasentare il ridicolo». State facendo passare la parità di genere come argomento prioritario ma non è così, ha protestato Orrù, «perché non dobbiamo dimenticare che abbiamo problemi enormi che vengono messi da parte, problemi che riguardano disoccupati, giovani, perone e famiglie che soffrono, e la stessa legge elettorale con tantissime proposte tenute nei cassetti per dare corsia preferenziale alla doppia preferenza di genere».

A nome della Giunta il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha ribadito che la Giunta ispira la sua azione di governo «al principio della società aperta in cui ognuno deve essere in grado di dare il suo contributo per migliorarla e le buone istituzioni sono la chiave fondamentale per il progresso della società». E’vero che ci sono tanti problemi, ha aggiunto, «ma i problemi si risolvono non tenendo le porte chiuse ma aprendole come hanno fatto molte altre Regioni in materia di pari opportunità, e tanti Paesi avanzati (Francia, Germania e Norvegia) che non solo prevedono quote di genere nella legge elettorale ma quote nei consigli di amministrazione privati e nei vertici di imprese quotate in borsa». E’arrivato il momento, ha concluso Pigliaru, «di andare nella direzione giusta e di fare una scelta giusta».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sostenuto che «il voto iniziale del Consiglio ha fatto giustizia delle interpretazioni più pessimistiche e quindi non accetto di passare come uno di quei “cagnolini” che segnano il territorio; non è corretto rincorrere il monopolio delle tematiche di genere, perché il problema non è solo di orma ma culturale e va superato innanzitutto all’interno dei partiti che devono tornare nella società in modo aperto e paritario». Va bene il riferimento del presidente Francesco Pigliaru ai Paesi più avanzati d’Europa, ha concluso Attilio Dedoni, «ma dobbiamo anche affrontare i problemi concreti della Regione come i Sardi si aspettano».

Dopo l’on. Attilio Dedoni ha preso la parola l’on. Marcello Orrù (Psd’Az) che ha chiesto il voto segreto sull’emendamento soppressivo totale 2.

L’on. Pietro Pittalis (FI) ha annunciato il voto di astensione del gruppo di Forza Italia: «Lo facciamo perché vogliamo ribadire la nostra correttezza e il fatto che non ci prestiamo a tranelli e giochetti. Caro presidente Francesco Pigliaru, bisogna essere consequenziali e mi risulta che in tutte le vostre nomine non siamo proprio tante le donne indicate dalla sua giunta. Ecco, la Giunta deve essere coerente oltre a pratica affermazioni di principio».

L’emendamento è stato respinto con 5 favorevoli e 37 contrari.

Sull’emendamento soppressivo parziale 4 è intervenuto l’on. Paolo Truzzu (gruppo Sardegna) che ha citato l’on. Roberto Deriu (Pd) dicendo: «Questa legge elettorale è scritta con i piedi e noi non la stiamo affrontando, nonostante il Consiglio di Stato ce l’abbia censurata. Ci sono partiti che hanno preso più voti e hanno un consigliere in meno degli altri: non c’è solo la battaglia per il voto di genere ma ci sono anche altri temi sulla legge elettorale in genere». Per l’oratore “con questa legge elettorale sarà sempre peggio e per le donne, nonostante la riforma, che comunque premierà i partiti più grossi, sarà difficilissimo accedere”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista) “da domani si può riprendere l’esame delle proposte di modifica della legge elettorale, all’interno di un testo costituzionalmente accettabile: se non introduciamo la doppia preferenza di genere siamo contro la Costituzione. Da domani, ripeto, la commissione che presiedo potrà istruire tutte le modifiche”.

Ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui “non è in discussione la doppia preferenza di genere. Ma la presenza di tante donne anche in aula oggi dimostra che questa maggioranza va avanti senza un progetto e sotto la spinta dei cittadini. E’ del tutto evidente che si rischia, nonostante stiamo facendo un passo avanti, che il voto delle donne sia controllato e in accoppiata agli uomini carichi di preferenze. L’Udc Sardegna voterà comunque a favore”.

L’emendamento soppressivo 4 è stato respinto con 48 contrari e 2 favorevoli. Anche l’emendamento soppressivo 5 è stato bocciato con 48 contrari e 2 favorevoli e così anche l’emendamento 6.

L’on. Marcello Orrù (gruppo Sardegna) ha chiesto il voto segreto sul testo dell’articolo 2 ma l’Aula l’ha approvato con 40 voti.

Anche l’articolo 3 è stato approvato e poi il testo della legge, così come approvata e modificata.

Per dichiarazione di voto l’on. Luca izzuto (Mdp) ha detto: «Più che alle donne mi rivolgo alle bambine del domani, alle quali dico che noi apriamo oggi una strada ma domani toccherà a voi percorrerla. Vi faranno credere che dovrete assomigliare alle modelle ma lo diranno soltanto perché avranno paura di voi e della vostra intelligenza e creatività. Bambine del domani: mettetevi in ascolto con le grandi donne della nostra terra, non con le veline. Abbiate coraggio di prendervi il futuro».

Il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, ha chiesto: «Vorrei che si desse chiaramente il segnale che questa legge entra immediatamente in vigore dopo la sua pubblicazione. Non vedo nulla di tutto ciò nel testo».

Il presidente Ganau ha spiegato che questo avviene per effetto della disciplina prevista dall’articolo 15 dello Statuto.

Per l’on. Alessandra Zedda (FI) “questo strumento di democrazia era necessario e dobbiamo ringraziare le colleghe donne che si sono battute ma anche i colleghi uomini. Oggi viene riequilibrata una parità che mancava e dobbiamo ringraziare anche chi ci ha fatto capire che sono maturi i tempi per ridurre le differenze. Il prossimo Consiglio regionale avrà di certo una maggiore rappresentanza femminile”.

L’on. Francesco Agus (CP) ha ringraziato “i colleghi di maggioranza e minoranza che hanno collaborato in commissione Autonomia e in Aula per arrivare a questo. E’ un voto di grande portata e in un momento come questo, in cui la politica è sotto attacco, il risultato è davvero importante. Ora torniamo in commissione per il resto della legge elettorale”.

Ancora per Forza Italia è intervenuto l’on. Stefano Tunis, che ha detto: «Non è una vittoria che qualcuno si può intestare ed è bene che tutti restiamo sobri. Immaginare che oggi si sia ridotta tutta la sperequazione tra uomo e donna non solo è retorico ma è falso: bisogna prima che l’accesso alle istituzioni e al lavoro sia libero per le donne e non attraverso la graziosa benevolenza degli uomini. Ma per questo non servono leggi ma cultura e conquiste sociali nel tempo. Quel giorno ci sarà davvero una grande vittoria: oggi non ci è consentita la retorica».

Per l’on. Rossella Pinna (Pd) “questo non è un momento storico ma è comunque un traguardo significativo: stiamo recuperando un pezzo della società e lo dobbiamo a quelle donne che si sono battute con un movimento trasversale fuori da questo palazzo”.

Parole di soddisfazione sono arrivate anche dall’on. Emilio Usula (Rossomori): «In questo lungo iter ho intravisto ostilità e pregiudizi sulla forma e sul contenuto di questa riforma. Ma ora serve una nuova legge elettorale, perché in quest’Aula manca il voto di oltre centomila sardi. Una legge che contenga  correttivi sostanziali ma intanto oggi questo stralcio di riforma è rispettoso delle donne, anche al fine della tenuta stessa della nostra democrazia».

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az) “le donne sono capaci anche più degli uomini di amministrare la cosa pubblica e spesso, come nel caso della collega Alessandra Zedda, sono anche più votate degli uomini. Ma non accetto l’ipocrisia di questi mesi: tutti erano contrari a che questa legge passasse e oggi la legge sta invece passando”.

«Anche io in maniera sobria dichiaro di essere orgogliosa di far parte di questa legislatura», ha detto l’on. Daniela Forma (Pd), «Oggi facciamo un passo avanti e ringrazio il presidente Francesco Pigliaru ed il presidente Gianfranco Ganau, che hanno guidato la maggioranza a pochi giorni dal 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne».

L’on. Paolo Zedda (Art.1-Sdp) è intervenuto in sardo e ha detto: «Ringrazio l’associazione Feminas che più di tutte si è battuta per la rappresentanza delle donne in Consiglio regionale. Noi abbiamo una bassissima rappresentanza di donne nelle istituzioni mentre non è così in Europa. Con un rappresentante femminile ogni 15 come si può pensare di rappresentare una società che invece conta più donne che uomini?».

I Riformatori hanno preso la parola con l’on. Crisponi, che ha detto: «Voto favorevole ma sia chiaro che tutte le donne che hanno collaborato, dentro e fuori da qui, vanno ringraziate per quello che hanno fatto».

L’on. Desini (PDS) ha detto: «Come spesso accade in Italia le cose normali le facciamo diventare straordinarie. Ma il vero problema adesso è rimettere ordine a quella cosa brutta che è la legge elettorale. Ma alle donne dico: iniziate a votarvi tra di voi, smettetela di farvi la guerra tra di voi».

Per il Pd ha preso la parola l’on. Luigi Lotto: «E’ davvero il caso di dire: finalmente. Perché oggi stiamo facendo una buona cosa eliminando il difetto principale della legge elettorale. Ora siamo in linea con i tempi e con tutti i Comuni d’Italia: non sarà perfetta ma è una legge molto più giusta della precedente».

L’on. Christian Solinas (Psd’Az) ha parlato a nome del partito e ha annunciato il voto favorevole: «La nostra storia è nel segno della parità di genere e consentitemi di ricordare Maria Teresa Sechi, eletta a Oristano primo presidente donna di una provincia italiana. E consentitemi di ricordare la militante sardista e antifascista Marianna Bussalai, che ha cucito la prima bandiera del Psd’Az. Su questi temi la nostra storia insegna che non diciamo parole ma abbiamo fatto».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) “sarebbe stato meglio un sistema elettorale di collegi uninominali con candidature uomo donna alternate. Non credo che la doppia preferenza di genere sia il metodo più utile o più efficace ma mi adeguo alla volontà della maggioranza”.

L’on. Marco Tedde ha esordito dicendo: «Questa è un’eterogenesi dei fini e noi la stiamo consumando. Il fine è nobile ma gli strumenti sono sbagliati e infatti condivido le parole di chi mi ha preceduto, nonostante militiamo in partiti diversi. Abbiamo sviluppato un percorso normativo non a tesi ma ad applausi. E mi spiace che il presidente Pigliaru sia intervenuto soltanto quando si è capito che il voto sarebbe stato favorevole. Io voglio ringraziare la collega Zedda che ci ha convinti ed i colleghi che hanno votato contro, nonostante gli sberleffi».

Per l’on. Alessandro Collu (Pd) “è arrivato il momento di  cambiare, perché le donne servono nelle istituzioni. Ma la riforma non è tutta qui”.

Contrario l’on. Paolo Truzzu (Sardegna), che ha detto: «Ringrazio chi si è battuto per raggiungere questo risultato ma oggi è la giornata dell’ipocrisia perché sappiamo bene che non tutti voteranno secondo coscienza».

Il presidente Francesco Pigliaru ha parlato di “giornata davvero importante e c’è poco da aggiungere rispetto a quanto detto dalle colleghe consigliere. Oggi è stato fatto un passo avanti che colma una lacuna e ci affianca alle Regioni che stanno facendo le cose giuste.   Negli incarichi della Regione Sardegna le donne sono di più rispetto alle altre regioni e questo per noi è un motivo di orgoglio”.

Per l’on. Cossa (Riformatori) “oggi è un momento importante e avevamo dubbi sull’esito e sulle capacità di questo Consiglio di interpretare quanto si muove nella nostra società. Siamo in ritardo e lo sappiamo, soprattutto noi che siamo l’unico partito che non ha votato la precedente legge elettorale proprio perché allora non fu introdotta la doppia preferenza di genere”.

Anche l‘Udc ha preso la parola con l’on. Rubiu: «Votando favorevolmente questa legge ci stiamo allineando con quanto già fatto nei Comuni e in altre regioni. Non è altro che un atto di civiltà e giustizia: non è un risultato di destra né di sinistra. E’ un risultato della politica, di quelle donne e di quelle consigliere che ci hanno sostenuti nella battaglia».

Per l’on. Pierfranco Zanchetta (Upc) “questa è una buona pagina del Consiglio regionale e lo dico senza retorica. Quando la politica vende le donne in prima linea, è una politica di inclusione. Di rispetto e di pace. Lo diceva Gabriella, nome di battaglia di Tina Anselmi, prima donna ministro della Repubblica italiana. A lei mi ispiro in questo momento perché è stata protagonista di grandi e coraggiose battaglie per le donne e firmò la legge 194 per l’interruzione di gravidanza, nonostante non fosse d’accordo”.

L’on. Annamaria Busia (Campo progressista) ha detto: «Non era scontato l‘esito di questa legge ma è stata una bella prova di democrazia, non scontata. Non è una legge risolutiva, non basterà da sola a risolvere tutti i problemi della parità di genere. Ma questo ci spettava fare e questa legge cambierà sul serio le proporzioni in questo parlamento: lo dicono gli esiti delle elezioni nei Comuni e nelle regioni dove è stata introdotta. Ora però ringrazio il presidente della Regione, che ha assunto il suo ruolo e ha detto che la doppia preferenza era ed è un punto programmatico. Ma ringrazio le colleghe per l’impegno e i colleghi per il dibattito, in piena democrazia».

Per il Partito dei Sardi l’on. Gianfranco Congiu ha parlato di “partita su due tempi in più anni. E’ stato un lavoro reso possibile grazie al presidente della commissione Autonomia e sono felice di aver preso le difese di tutti i territori sardi, per un fatto di giustizia sociale”.

L’on. Walter Piscedda (Pd) ha detto: «Non vorrei che qualcuno possa pensare che chi non interviene non è favorevole e per questo intervengo. E’ una cosa talmente ovvia che non meritava in certi momenti tanto scalpore ma questo piccolo passo spianerà la strada a una maggiore rappresentatività delle donne: non è un favore al gentil sesso perché la storia ci insegna che tutto può cambiare».

Per Mpd è intervenuto l’on. Daniele Cocco, secondo cui “qualche mese fa era impensabile tutto questo e lo dobbiamo innanzitutto alle nostre consigliere, al presidente Francesco Pigliaru e al presidente Gianfranco Ganau. Abbiamo fatto una cosa importante ma non sufficiente: non ci sono primogeniture perché abbiamo fatto il nostro dovere con un voto di civiltà”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato il voto a favore del gruppo ed ha ribadito la volontà del centrosinistra per caratterizzare la legislatura nel segno delle riforme ed ha evidenziato “la compattezza della maggioranza che ha retto anche alla richiesta del voto segreto arrivata dai banchi del centrodestra”. «Questo è un provvedimento dell’intero Consiglio – ha concluso il capogruppo Pd – ed è un voto che dà dignità a quest’Aula e alla politica sarda».

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore del gruppo ed ha affermato: «Siamo arrivati preparati all’appuntamento con questa legge ed abbiamo saputo allontanare alcuni sospetti che qualcuno in maniera meschina aveva adombrato». Pietro Pittalis ha quindi rivelato: «Su questo provvedimento ho posto un problema di fiducia all’interno del gruppo e lo stesso avrebbe dovuto fare il presidente Francesco Pigliaru per metterci la faccia con la sua maggioranza».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione il testo finale della legge che è stato approvato con 50 voti favorevoli e 2 contrari.

Proclamato l’esito della votazione, il presidente ha, dunque, comunicato la convocazione del Consiglio per martedì 28 novembre alle 10.00.

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Il Consiglio regionale ha rinviato in commissione il testo unificato n. 2-5-9 che modifica la legge statutaria ed introduce la doppia preferenza di genere.

In apertura della seduta pomeridiana, il presidente Ganau, ha dato la parola ai capigruppo per la conclusione della discussione generale sulla proposta di modifica della legge statutaria elettorale.

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, dopo aver segnalato un clima ostile alla doppia preferenza di genere (“c’è più gente contraria che favorevole, ma nessuno dichiara apertamente la propria posizione”) ha smentito ufficialmente le voci sulla possibile richiesta del voto segreto da parte del Psd’Az: «Io sono stato critico ma esprimo le mie posizioni alla luce del sole – ha detto Carta – se qualcuno si aspetta un nostro soccorso per impallinare la legge se lo levi dalla testa. Io sono qui e non ho intenzione di chiedere il voto segreto».

Ha quindi preso la parola il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha illustrato le ragioni per le quali si è deciso di portare in Aula la doppia preferenza di genere stralciandola dalla riforma complessiva della legge elettorale. «Ogni questione va contestualizzata – ha detto Cocco – ci sono strumenti differenti per garantire la piena partecipazione delle donne alla vita politica, oggi serve agire su questo fronte». Cocco ha poi assicurato che la proposta di modifica della legge statutaria elettorale non punta al ripristino delle preferenze multiple abolite con referendum nel 1993: «Contro la preferenza multipla votarono allora 28 milioni di italiani su 37 milioni di votanti – ha ricordato l’esponente del Pd – oggi la doppia preferenza di genere serve a mettere rimedio a una democrazia incompiuta, a una situazione che non garantisce pari opportunità nelle istituzioni. Questa è la ragione per la quale siamo arrivati a discutere la proposta. Servono norme adatte al periodo storico. La Regione Sardegna deve fare la sua parte».

Cocco, infine, ha auspicato un voto unanime del Consiglio: «Tutti abbiamo il dovere di approvare la doppia preferenza di genere. Lo dobbiamo fare a voto palese, ognuno di noi deve assumersi la responsabilità. E’ una questione di giustizia alla quale non ci possiamo sottrarre».

Voto favorevole ha annunciato anche il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha però difeso la sovranità dell’Aula: «Non ho pregiudizi ma non voglio che il dibattito sia condizionato da pressioni esterne – ha affermato Pietro Pittalis – ringrazio i movimenti femminili per le battaglie che mandano avanti ma la loro presenza in aula non deve tradursi in uno strumento di controllo della libera espressione dei consiglieri, non è questo il metodo. Su questo argomento occorre parlare a viso aperto, noi non chiederemo il voto segreto, Forza Italia ha dato la possibilità di esprimersi liberamente. Per questo non si deve condizionare il dibattito».

Secondo Pietro Pittalis, il via libera alla doppia preferenza di genere va nella direzione indicata dal dettato costituzionale: «Occorre garantire la piena partecipazione delle donne alla vita pubblica – ha detto il capogruppo azzurro – in quest’Aula c’è un numero esiguo di donne. Eppure loro sono la testimonianza del sapere, della capacità e del senso di responsabilità. Nostro compito è aumentare e rendere visibile il peso e la proiezione politica che rappresentano. Non si tratta di creare un vantaggio ma di dare un’opportunità perché poi, alla fine, sarà il voto a decidere chi sarà eletto. Se qualcuno pensa di modellare le leggi elettorali a proprio uso e consumo sbaglia. C’è sempre un elettore che ha il potere di scegliere».

Pietro Pittalis ha poi auspicato un cambio di rotta dei partiti: «Oggi arriviamo a disciplinare questo aspetto  perché, quando in concreto si va ad applicare il principio della parità di genere, le forze politiche agiscono diversamente candidando solo uomini come avvenuto in alcuni collegi elettorali alle scorse elezioni. Il cambiamento deve avvenire nel momento della selezione della classe dirigente, questa è l’occasione per modificare anche la legge elettorale in modo che non sia la magistratura a decidere chi entra in Consiglio. Dopo l’approvazione della doppia preferenza occorre intervenire sulla parte della legge che necessita di una manutenzione».

A nome della Giunta il vice presidente Raffaele Paci ha ricordato positivamente che «nel corso dell’iter consiliare si è partiti da una pluralità di proposte differenti per arrivare ad un testo unificato, un risultato sul quale la Giunta esprime grande favore e plauso sia per la convergenza trasversale che per il consenso molto ampio che attraversa gli schieramenti e le forze politiche». Con il provvedimento, ha aggiunto, «si cerca di porre rimedio ad un evidente squilibrio e certamente si tratta di uno dei tanti interventi possibili, rispetto ad una situazione generale che vede l’Italia all’82° posto su 234 paesi in tema di rappresentanza di genere». La legge della Sardegna, ha concluso, «vuole rappresentare una opportunità in più nel difficile percorso della rimozione degli ostacoli per il raggiungimento di una autentica parità attraverso politiche attive in un quadro di regole nuove tendenti ad affermare l’idea di un Paese e, nel nostro caso, di una Regione più equilibrata ad aperta che offra ai suoi cittadini spazi sempre più ampi di partecipazione alla vita democratica».

Prima delle dichiarazioni di voto, Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto una breve sospensione per poter lavorare con spirito unitario alla correzione dell’emendamento presentato in riferimento alla composizione delle liste nelle varie circoscrizioni provinciali; il presidente ha accolto la richiesta.

Alla ripresa dei lavori, il presidente della commissione autonomia Francesco Agus ha riferito delle interlocuzioni fra i gruppi sull’emendamento di sintesi concordato in sede di conferenza dei capigruppo, aggiungendo che «è stato presentato un emendamento all’emendamento profondamente diverso nel suo contenuto, quindi si è avviata una riflessione per pervenire ad una nuova sintesi ma, per questa, mancano dati e stime, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di aumentare i candidati in alcuni collegi, per cui si rende necessario o un nuovo passaggio della legge in commissione per l’approfondimento sul punto, o inserire il contenuto dell’emendamento in una futura legge». Sulle due proposte mi rimetto all’Aula, ha concluso Agus, «ricordando che in materia elettorale è sempre meglio ricercare la più ampia condivisione».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che, a suo giudizio, «la legge a mio avviso è compiuta, anche se capisco ma non condivido del tutto la proposta contenuta nell’emendamento; per noi è meglio votare quanto è stato discusso è condiviso».

Il consigliere di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto ha dichiarato che «obiettivo primario del Consiglio è mantenere dignità e credibilità, ci stiamo occupando di doppia preferenza di genere e non di altro e sarebbe vergognoso rimandare tutto in commissione tradendo le aspettative di buona arte della società civile, lasciamo ad un secondo momento l’approfondimento di altri aspetti».

La consigliera Annamaria Busia, concordando con i colleghi Gianfranco Congiu e Luca Pizzuto, ha insistito sulla necessità di fare salvo il buon lavoro svolto in base alla volontà espressa dalla legge. Quanto alla legge elettorale, ha precisato, «siamo favorevoli alla riforma anche perché, in questa legislatura, si è determinato un cambio degli eletti ogni 6 consiglieri ma si tratta di altre questioni che possiamo rimandare ad un altro momento».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha chiesto alla presidenza del Consiglio chiarimenti sulle proposte in campo.

Il presidente Ganau, sintetizzando, ha ribadito che una opzione prevede di proseguire l’esame del testo che c’è senza tener conto dell’emendamento mentre la seconda comporta la sospensione dell’intero provvedimento in attesa dell’emendamento condiviso. In questo caso, ha concluso, possiamo fare tutto in una settimana.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha espresso la sua preferenza  per il varo di una legge completa in ogni sua parte.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha manifestato la necessità di chiarire compiutamente le questioni sollevate nell’interesse di tutti. Sulla preferenza di genere, ha detto, «c’era e c’è un sostegno ampio quindi e l’emendamento non parla di questo, esiste invece il problema dei collegi con numero dispari per i quali era stato proposto un arrotondamento all’unità superiore senza modificare il numero dei seggi assegnati ma questa tesi è controversa perché i seggi messi in palio devono essere uguale a quelli assegnati». Per cui, ha concluso, «non ci sono giornate vergognose o storiche ma un comune intento di chiarezza ed impiegare qualche ora o qualche giorno in più non è scandaloso».

Al termine dell’intervento del capogruppo del Pd il presidente Ganau ha messo in votazione le due proposte ed è prevalsa, per alzata di mano, quella di rinviare l’intera legge in commissione.

Successivamente ha tolto la seconda, convocando immediatamente la commissione Attività produttive mentre domani si riunirà la commissione Autonomia.

I lavori del Consiglio riprenderanno martedì 21 novembre ore 16.00.

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Grazia Maria De Matteis è il nuovo garante regionale dell’adolescenza e dell’infanzia. E’ stata eletta questa mattina con 35 voti. 12 le preferenze attribuite all’ex presidente della Giunta regionale ed ex senatore Federico Palomba, 3 a Maria Grazia Olla.

L’assemblea regionale ha poi iniziato la discussione sul testo unificato n. 2-5-9 che, con la modifica alla legge statutaria n.1\2013, introduce la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale.

Il relatore della maggioranza, Francesco Agus (ex Sel-Misto) ha ripercorso per sommi capi l’iter del testo unificato ed ha affermato che “l’introduzione della doppia preferenza di genere è un elemento comune a tutte le proposte di modifica della legge elettorale, presentate nel corso della legislatura”. «Una modifica – ha spiegato il consigliere del centrosinistra – ampiamente condivisa nel segno dell’equità e dell’equilibrio». Il presidente della Prima commissione ha inoltre insistito sulle positive esperienze della Regione Campania e sull’efficacia della legge nazionale n. 20/2016 che ha introdotto, nelle Regioni a statuto ordinario, la doppia preferenza di genere. «Il Consiglio regionale della Sardegna – ha affermato Francesco Agus – non può staccarsi da questo processo virtuoso sia sul piano legislativo che sul piano costituzionale». «Il Rosatellum – ha proseguito Francesco Agus – introduce sistemi ancor più incisivi per garantire la rappresentanza di genere e i risultati delle ultime amministrative nell’Isola, dicono che con le condizioni di parità di accesso alla carica, le elette hanno superato il 40% del totale dei consiglieri».

Francesco Agus ha quindi affermato che l’attuale sistema elettorale è esposto a rischi di incostituzionalità («soprattutto in tempi in cui l’autonomia sembra sotto attacco») ed ha dichiarato che «l’unico modo possibile per procedere con le modifiche dell’attuale sistema elettorale regionale è quello che prevede modifiche per parti della vigente legge statutaria».

Il presidente del parlamentino delle Riforme ha quindi elencato una serie di “storture” del vigente sistema elettorale (principalmente sbarramenti e ripartizione dei seggi tra le otto circoscrizioni provinciali) per ribadire che «non vi è alcuna intenzione di congelate il dibattito su tutto il resto» ma che, anzi «serve discutere di tutto senza ambiguità e in trasparenza». Agus ha ipotizzato a questo proposito l’impegno di una sottocommissione ad hoc per approntare le ulteriori modifiche al sistema elettorale.

«Lavoriamo – ha concluso il consigliere del Misto – per approvare una legge elettorale giusta, equa e all’avanguardia perché vogliamo che il nostro statuto di Autonomia rappresenti un motore di innovazione e non uno strumento per evitare modifiche normative che sono in linea con quanto accade nel resto del Paese ed in Europa».

Il relatore della minoranza, Gennaro Fuoco (gruppo Psd’Az) ha manifestato una netta contrarietà rispetto al provvedimento in discussione ed ha ribattuto a quanto affermato dal consigliere Francesco Agus. Fuoco ha dichiarato di “essere d’accordo sulla necessità di procedere con la modifica dell’attuale sistema elettorale” ma ha precisato che “nel testo unificato che introduce la doppia preferenza di genere sono presenti aspetti che meritano di essere rivisti e rivalutati”. «Con la proposta in discussione – ha spiegato Fuoco – introduciamo un unico elemento di modifica che toglie equilibrio al già precario equilibrio della legge vigente». «Il problema principale – ha spiegato l’eletto nelle liste Uds – risiede nella doppia preferenza che va soppesata in maniera molto più approfondita in ordine alle implicazioni che ne derivano per l’identificazione del voto e del voto delle clientele».

L’esponente della minoranza ha poi rimarcato i problemi che, a suo giudizio, riguardano i collegi con due, tre o cinque candidati, per denunciare le evidenti anomalie che si creerebbero con l’introduzione del doppio voto («con due candidati uomini su tre, la candidata avrebbe un lettorato potenziale del 100%»). «Il testo in discussione – ha incalzato Gennaro Fuoco – è un obbrobrio giuridico ed è una soluzione obbrobriosa dal punto di vista etico». «Se approviamo questa norma – ha concluso il consigliere del centrodestra – non garantiamo una libera scelta dell’elettore, né favoriamo la partecipazione delle donne alla politica ma introduciamo un abbinamento utile di due candidati di diverso genere, con il rischio di eleggere un buon numero di affidabili gregari al traino di chi conta un buon consenso tra gli elettori».

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha invece dichiarato il convinto sostegno alla norma che introduce la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale ed ha ricordato la crescita della rappresentanza femminile nei consigli comunali dove si è votato con le novità introdotte dalle norme nazionali. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato in tono critico le modalità di votazione e la bocciatura della doppia preferenza nella passata legislatura ed ha ringraziato associazioni, movimenti, forze politiche, enti locali e istituzioni per la battaglia in favore della parità di genere nella rappresentanza politica.

La consigliera Rossella Pinna ha quindi citato come esempio virtuoso l’esperienza dei paesi scandinavi ed ha sottolineato che in Italia, invece, “solo due presidenti di Regione sono donne e la maggior parte delle assessore hanno deleghe che attengono affari sociali, cultura e lavoro”. «La Sardegna – ha proseguito l’esponente Pd – è quart’ultima in Italia per numero di elette (4 su 60)  ed è anche per la gravità di questi numeri che oggi parliamo di emergenza e di questione da affrontare con urgenza e immediatezza».

Dopo l’on. Rossella Pinna ha preso la parola l’on. Daniela Forma (Pd), che ha detto: «Zero è il numero delle donne elette in Basilicata alle ultime regionali. E Calabria, Abruzzo e Sardegna non sono messe molto meglio. Ma anche altrove, nelle regioni virtuose sotto il profilo della rappresentanza di genere, la loro presenza non supera mai il 25 per cento. Dove invece si è introdotta la doppia preferenza di genere, come in Campania, ci sono 11 donne su 55 consiglieri regionali e in Emilia oggi le donne si attestano al 31 per cento degli eletti. Ho portato all’attenzione dell’Aula questi numeri perché la doppia preferenza non concede nessun vantaggio a nessun genere in particolare. Questo deve essere chiaro: è un contributo ma non risolve il problema, che è prima di tutto culturale e di organizzazione della vita stessa della donna. Ben venga una rappresentanza più ampia della donna nel Consiglio regionale della Sardegna, già nei Comuni sardi siamo al 38 per cento della presenza femminile. I tempi sono maturi per questo salto di qualità».

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) «la composizione variabile e variata del Consiglio regionale, dovuta a questa legge elettorale, che ne ha fatto un luogo politico con una porta girevole, non è decisamente più proponibile anche sotto il profilo della rappresentanza delle donne. Oltre centomila elettori sardi sono stati esclusi dalla rappresentanza nel parlamento sardo e in uno scenario così è stato reso vano lo sforzo di quei centomila sardi. Quest’Aula è la risultante di questa esclusione e della non partecipazione al voto: c’è poco da sorprendersi se l’astensionismo raggiunge sempre nuovi record. Non sarà dunque questa riforma di oggi, giusta per consentire alle donne di concorrere, a risolvere ogni problema di partecipazione al voto e di rappresentanza di genere. Auspichiamo una nuova legge elettorale capace di rispettare l’elettorato sardo».

Ha preso la parola l’on. Annamaria Busia (Campo progressista) che ha ringraziato «il presidente Francesco Agus e le colleghe che hanno lavorato su questo testo per il risultato, senza contare l’appartenenza al partito. Ringrazio anche i capigruppo che hanno accelerato la presentazione di questa norma in Aula e le associazioni di donne e non solo di donne che si sono mobilitate per questo risultato. Non è solo un fatto di tecnica legislativa ma di cultura: è evidente che queste norme che ci stiamo dando produrranno come risultato una maggiore presenza femminile dentro quest’Aula. Stiamo rispettando la nostra Costituzione se rimuoviamo gli ostacoli che in questo Paese hanno impedito alle donne di avere la giusta rappresentanza nelle istituzioni. Lo ha detto la Corte Costituzionale e noi pensiamo che sia corretto. L’elettore resta libero di usare o no le due preferenze: potrà liberamente votare anche solo un uomo o una donna».

Per il Pd è intervenuto il vicecapogruppo, on. Roberto Deriu, ha che detto:  «Dall’estrema destra abbiamo sentito oggi un’interpretazione che è già stata resa dall’on. Fuoco in commissione ma è chiaro che abbiamo, ne merito, idee diverse. In questo momento dobbiamo fare un passo avanti verso la democrazia paritaria senza illuderci che questo sia un provvedimento concluso: non abbiamo soltanto il problema di garantire a un certo numero di donne un’elezione. Dobbiamo in realtà scardinare la mentalità degli uomini perché la società è costruita a misura di uomo, non di donna. Oggi saliamo un gradino ma saranno i partiti a dover garantire la partecipazione effettiva delle donne».

L’esponente del Pd ha aggiunto: «Non ritengo però che questa sia l’ultima volta in cui dobbiamo parlare di legge elettorale durante questa legislatura. Abbiamo presentato proposte e la Prima commissione non ha ancora avuto la possibilità di esaminarle: spero ci si dia un appuntamento ravvicinato  per una modifica integrale della legge elettorale. Non sto sminuendo la giornata odierna: stiamo facendo un passo importante ma i nostri doveri non finiscono qui».

Ha preso la parola l’on. Stefano Tunis (Forza Italia): «Oggi non stiamo vivendo un momento storico ma sanando una situazione che abbiamo plasticamente davanti, con appena quattro donne in quest’Aula. Già da tempo questo adeguamento della norma si sarebbe dovuto adottare: non c’è proprio da discutere, perché non è equa la distribuzione delle responsabilità. E’ anche chiaro che questa correzione alla legge elettorale ci consentirebbe di andare al voto e il presidente Pigliaru potrebbe dunque già da oggi dimettersi e liberarci dalla sua ingombrante presenza». 

L’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) ha ricordato la battaglia fatta con le altre colleghe nel Consiglio regionale della Sardegna lo zero delle donne nel Consiglio regionale della Basilicata: «Siamo insignificanti come presenza e questo Consiglio ne è una prova. Non sarà storia ma quella di oggi è dunque una giornata importante perché la presenza femminile aumenterà e dopo ci sarà tanto da fare per colmare il gap tra i generi. Le donne possiedono un senso pratico che nella vita politica è molto utile e la complementarietà farà bene a tutti i livelli in tutte le istituzioni: è talmente palese che questo deve diventare un assioma. Mi auguro che non ci siano giochetti sulla strada per affermare i diritti delle donne, come anche il Parlamento ci ha insegnato di recentissimo con le norme sulla rappresentanza femminile contenute nel Rosatellum». 

Per FLI ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu, che ha detto: «Da sempre sono contrario alla preferenza di genere e non perché non consideri utile l’aumento della rappresentanza di genere delle istituzioni. E lo dico da rappresentante dell’unico partito che ha una donna alla sua guida. Una donna che ho votato perché è la più brava e non perché è donna.  Non mi interessa il sesso di chi si candida ma l’onestà e la capacità. Dovremmo riflettere sul perché le donne non emergono nelle istituzioni: siamo sicuri che non sia un problema di partecipazione alla vita politica? Dobbiamo eliminare gli ostacoli che impediscono alle donne la partecipazione e io vedo che sono poche le donne che si impegnano in politica e noi sappiamo quanto sia difficile convincere le donne a partecipare alla formazione delle liste. Ecco perché sono convinto che questa legge non renderà giustizia alle donne».

L’on. Michele Cossa (Riformatori) ha ricordato i limiti delle attuale legge elettorale, «che non vengono affrontati da questa riforma. Però il Consiglio regionale ha fatto bene a praticare questo stralcio per la doppia preferenza di genere, perché era impossibile andare avanti così, correndo il rischio di andare a votare tra un anno con questa legge elettorale. Dunque, questa riforma è un fatto di giustizia che rispetta la Costituzione e apre maggiormente la politica sarda alle donne. Le donne e la loro sensibilità sono essenziali per avere una visione completa di tutti  i problemi: ci sono problemi di cui gli uomini non si rendono nemmeno conto. E spesso per le donne è proprio impossibile candidarsi perché i tempi della politica e delle istituzioni sono a misura d’uomo. Non di donna né di famiglia. Non arriviamo per caso a questo punto ma perché c’è stata una spinta forte delle associazioni femminili. E questo va riconosciuto: stiamo concretizzando oggi il lavoro intelligente di anni, con il coinvolgimento delle amministrazioni comunali».

“Un atto di giustizia”: così ha definito la legge in esame l’on. Gigi Ruggeri (Pd). «Bisognava riparare questa ingiustizia, nel migliore dei modi possibili. Devo però dire che ci vorrebbe più entusiasmo per questa riforma e non un clima poco felice. Ma forse non è questo il sistema migliore: il sistema delle preferenze è quanto di più lontano sia rispetto al rinnovamento della politica e a volte perfino corruttivo, sino al punto di consentire in alcuni casi il controllo del voto. Non vorrei che si confondessero il fine con lo strumento: si poteva scegliere l’alternanza di genere nella compilazione delle liste o si poteva bloccare, riservando delle quote al genere femminile».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha ricordato che «sono passati 53 mesi dall’approvazione della legge elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale, una legge sulla quale votai contro perché non garantiva minoranze, territori e genere». Oggi, ha aggiunto, «rispetto a queste lacune ci stiamo mettendo una toppa ed è solo l’inizio di un cammino ancora da completare perché risolvere la questione del genere da sola non può bastare, quindi va chiarito che a nostro giudizio oggi non è una data storica ma un giorno importante perché si riconosce un giusto diritto». Piuttosto, ha ammonito Daniele Cocco, «auspico che a nessuno venga in mente di chiedere il voto segreto perché sarebbe insopportabile e farebbe fare una pessima figura a tutto il Consiglio regionale ed alla nostra stessa maggioranza che aveva messo questo punto al centro del suo programma elettorale, fermo restando che, a parte questo provvedimento, dovremo comunque tornare a parlare di legge elettorale perché c’è bisogno di molti correttivi».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, dopo aver sottolineato positivamente la presenza in Aula di una donna in rappresentanza della Giunta, ha riconosciuto che «forse è ancora troppo presto per superare del tutto il pregiudizio sul genere ma comunque siamo sulla strada giusta e ci stiamo arrivando, lungo un percorso riformista che dovrà riguardare anche la legge statutaria deve essere sottoposta ad un profondo processo di manutenzione». E vero, infatti, ha proseguito, «che la riforma non è completa in quanto alla rappresentanza di genere va aggiunta quella dei territori». Quanto alla presenza femminile nella società sarda, secondo Zanchetta, «ha da sempre qualificato la nostra storia autonomistica mostrandosi capace di enormi sacrifici ed allo stesso tempo di grandi risposte».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, a favore, ha parlato di una buona legge che tuttavia, ha messo in luce, «contiene dubbi e perplessità soprattutto perché si è arrivati a discuterla con molto ritardo che sarebbe stato evitabile se si fosse ben considerato il processo complessivo di maturazione della società sarda». Nel merito, ad avviso di Rubiu, «la legge dimentica che maggiore presenza delle donne nelle liste e certezza di elezione cose che devono andare di pari passo, altrimenti tutto si potrebbe ridurre all’aumento della competizione fra colleghi ed all’introduzione di meccanismi pericolosi di controllo del voto». Anche la storia recente della Sardegna ha concluso, «dove la presenza della donna è cresciuta molto in tutti i territori e nel Sulcis in particolare, ci parla di percorsi compiuti solo grazie al merito ed è questa la strada maestra da seguire».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ripreso il tema, citato da molti interventi, della volontà comune del Consiglio regionale di legiferare sulla materia elettorale di genere. E bisogna riconoscere, ha osservato che «la commissione ha fatto un ampio approfondimento politico ragionando sullo lo schema di alternanza uomo donna al momento del voto; questo è un primo passaggio condivisibile al quale però è stato necessario aggiungere una riflessione sui cosiddetti micro collegi con un numero massimo di due candidati, dove si annida la disparità di trattamento che in teoria portava alla designazione di due uomini o due donne». Approvando questa legge, ha concluso, «abbiamo introdotto la doppia preferenza in tutti i collegi e questo da una parte era un altro passaggio ineludibile, dall’altra per certi aspetti  il minimo sindacale, perché la realtà dei Comuni sardi ci racconta di una presenza femminile sempre più diffusa che qualifica la pubblica amministrazione e la Sardegna ha molto bisogno di questa qualità».

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Le consigliere regionali Annamaria Busia, Daniela Forma, Rossella Pinna e Alessandra Zedda manifestano la loro soddisfazione per l’inserimento del Testo sulla doppia preferenza di genere nell’ordine del giorno dei lavori dell’Aula previsto per martedì 14 novembre 2017.

«Siamo ad un passo dall’introduzione della doppia preferenza di genere nella Legge statutaria elettorale – dichiarano le quattro donne elette in Consiglio regionale – e siamo fiduciose per la grande consapevolezza che trasversalmente, in seno alla maggioranza come pure all’opposizione, si respira rispetto alla urgenza di promuovere condizioni di parità nell’accesso alla carica di consigliere regionale. Vi è un generale riconoscimento della necessità di introdurre questo meccanismo, che ha già dato ottimi risultati laddove applicato, al fine di conseguire l’equilibrio tra uomini e donne nella rappresentanza.»

«I tempi sono ora maturi – concludono le consigliere regionali Busia, Forma, Pinna e Zedda – per assicurare e garantire una effettiva pari opportunità di rappresentanza dei generi nella massima Istituzione regionale. Confidiamo che il Consiglio regionale saprà cogliere, senza intoppi, questo risultato storico e daremo atto a tutti i consiglieri regionali della XV legislatura di averlo reso possibile.»