18 April, 2024
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Nel 1890 il dottor Paul Ehrlich coniò l’espressione “proiettili magici” per indicare i farmaci che uccidono i microbi.
Venerdì scorso, centotrent’anni dopo Ehrlich, Anthony Fauci, il massimo consulente medico della Casa Bianca, ha comunicato che l’Azienda Farmaceutica americana “Merk” ha concluso la sperimentazione di Fase III del “Molnupiravir”. Così è stato presentato al mondo il nuovo “proiettile magico” contro il Coronavirus. Si tratta di una molecola sintetica che ha la capacità di uccidere e bloccare la replicazione del Coronavirus sostituendo, con l’inganno, lo zucchero Ribosio dello RNA virale, con uno zucchero analogo, molto somigliante (insomma. una specie di polpetta avvelenata da mettere nella “pancia” del virus). Se la molecola viene assunta entro i primi 5 giorni dall’ infezione la malattia si ferma nel 50% dei casi e, comunque, si attenua fino ad impedire il ricovero e la morte del malato. Le sperimentazioni sono state condotte in “doppio cieco”, cioè: preso un campione di pazienti volontari e consenzienti, alla metà di questi, scelti a caso, viene somministrato il farmaco, mentre all’altra metà viene somministrato un placebo inefficace. E’ risultato che nel gruppo trattato col “Molnupiravir” nessuno è deceduto mentre nel secondo gruppo, quello non trattato, sono deceduti il 14 % dei pazienti. Inoltre i sopravvissuti del secondo gruppo hanno manifestato gravi patologie respiratorie, circolatorie e neurologiche nel periodo post-Covid.
Il risultato è stato talmente vistoso che la prosecuzione della sperimentazione sarebbe stata immorale.
L’Azienda, visti i risultati, ha interrotto la sperimentazione per non lasciar morire inutilmente quelli del secondo gruppo. Si sa che la MERK ha già chiesto alla FDA americana (FOOD and DRUGS Administration), e all’EMA europea European Medicines Agency) l’autorizzazione straordinaria alla messa in commercio del farmaco, passando così alla FASE IV. Pare che finora non si siano visti effetti tossici di rilevo.
Questa notizia è grandiosa.
Abbiamo tutt’oggi tre strumenti per proteggerci dal Covid-19, che continueremo ad usare, e cioè:
1° – la prevenzione: distanziamento, mascherina, lavaggio delle mani.
2° – la profilassi: i vaccini.
3° – La terapia farmacologica e l’ossigenoterapia.
La prevenzione e la profilassi vaccinica hanno mostrato i loro eccellenti risultati, ma anche il prezzo da pagare in termini di fatica organizzativa, di gravame economico mondiale, di immane danno sociale. Questi costi sociali resteranno nella storia.
La terapia è un problema assai complicato perché la malattia ha almeno tre fasi molto diverse, e per ogni fase esiste una terapia diversa.
La prima fase è costituita dai fenomeni collegati all’inizio dell’infezione che avviene subito dopo il contagio. E’ la fase in cui il paziente perde l’olfatto (anosmia) ed il gusto (ageusia), e sta relativamente bene.
In questa prima fase vi è una intensa moltiplicazione del virus dentro le cellule del contagiato. In questa fase il paziente è molto contagioso. Dato che sta benino, continua le sue attività limitandosi ad assumere Tachipirina, o Aspirina, o Nimesulide. Per questa fase, fino a poco tempo fa, non esisteva una terapia antivirale vera e propria. Poi sono diventati disponibili gli Anticorpi Monoclonali; ricordiamo quelli prodotti dalla Regeneron americana sul presidente Trump. Il problema nell’impiego degli anticorpi
monoclonali sta nell’impossibilità del loro utilizzo generalizzato. Infatti possono essere usati esclusivamente in fleboclisi, i pazienti ricoverati in Ospedale. Oltretutto, sono costosissimi.
Nella seconda fase della malattia la moltiplicazione virale rallenta, però si innesca la reazione infiammatoria con attivazione dei Macrofagi dei tessuti, e dei Linfociti del sangue: inizia la produzione massiva delle Interleukine. In questa fase si utilizzano gli antiinfiammatori come l’Aspirina, i Fans e, alla fine, il Cortisone e gli Antiossidanti.
La terza fase è quella del disastro. In questa fase compare la “tempesta citochinica”, provocata dalle Interleukine. Le Interleukine provocano gravissimi danni sia alle cellule infettate che a quelle sane dei polmoni, del cervello, del fegato, del sistema nervoso, del cuore, dei reni e del sistema circolatorio dei grandi vasi e del microcircolo (vasculiti). Muoiono tessuti interi e organi interi, come avviene nel caso dei polmoni. Le parti di polmone, fegato, reni o midollo o cervello colpiti e distrutti, vengono sostituite da tessuto fibroso cicatriziale che, per sua natura, è incapace di funzionare. Così avviene che i polmoni, diventati fibrotici, non riescono più a scambiare ossigeno. Per questo l’ossigenazione del sangue non è più possibile, neppure collegando il paziente al respiratore automatico e alla bombola di ossigeno. A questo punto non c’è più scampo: il paziente deve morire.
Nel passaggio dalla seconda alla terza fase della Covid-19 e in tutta la terza fase, si impiegano il cortisone e gli antiinfiammatori monoclonali, come il Tocilizumab, e l’Ossigenoterapia. Attualmente si usa con successo anche la Anakrina; un farmaco già impiegato da 20 anni per dominare l’infiammazione della artrite reumatoide in forma grave.
Da quanto appena descritto risulta evidente che l’unico modo di sperare di sfuggire alla distruzione dei tessuti degli organi vitali consiste nel bloccare la malattia già alla prima fase.
Fino ad oggi l’unico modo di fermare la malattia alla prima fase consisteva nella infusione precoce endovena degli Anticorpi Monoclonali. Cura poco disponibile per la generalità dei casi.
La notizia che il “Molnupiravir Merk” può bloccare la malattia già nella prima fase è importante quanto la scoperta dei vaccini a mRNA. C’è una grande differenza: chiunque al mondo potrà avere le capsule del farmaco e usarle immediatamente al primo sospetto di contagio. Questo farmaco sarà disponibile in farmacia come lo è l’Aspirina. Proprio la “disponibilità” è l’arma vincente. Cosa non così semplice con il vaccino: abbiamo visto i problemi organizzativi, sociali, politici, e ideologici connessi.
Attenzione: le norme di prevenzione come il distanziamento ed il lavaggio delle mani saranno sempre indispensabili; così pure lo sarà il vaccino. Tuttavia, presto col nuovo farmaco ci troveremo in una situazione più semplice, simile a quella che sperimentiamo quando, in corso di tonsillite streptococcica febbrile, prendiamo l’antibiotico in capsule o in sciroppo prescritto dal medico.
Il farmaco “Molnupiravir” della Merk parla americano, esattamente come i vaccini Pfizer, Moderna e Johnson e Johnson. L’Europa dovrebbe pensare di più a capire le motivazioni per cui l’America stia vincendo la “medaglia d’oro” nella gara alla scoperta delle cure contro il Coronavirus.
In verità, in passato il linguaggio scientifico internazionale era il tedesco e i primi farmaci antibatterici salvavita del 1900 parlavano tedesco.
Il dottor Paul Ehrlich, un prussiano, che negli ultimi decenni del 1800 aveva frequentato e assistito Robert Kock, aveva anche partecipato alla messa a punto dei sieri contro la difterite e il tetano. Aveva capito che in quei “sieri” vi erano gli “anticorpi specifici” capaci di uccidere gli agenti infettanti e le loro tossine senza fare danni. Per questo elaborò l’espressione “proiettili magici” in quanto gli anticorpi erano capaci di uccidere i microbi senza fare danni collaterali. Il dottor Ehrlich, che aveva assistito alla nascita della “sieroterapia” si era convinto che fosse possibile identificare sostanze chimiche capaci di uccidere i microbi senza uccidere le cellule dell’organismo. Coltivava questa idea da un paio di decenni quando gli si presentò l’occasione adatta per mettere alla prova la sua teoria. Nell’anno 1905 i dottori Scheudin e Hofmann scoprirono la spirocheta pallida, l’agente della terribile Lue. La Lue era già da secoli una malattia temutissima ed estremamente diffusa. L’aveva porta dall’America Cristoforo Colombo, al ritorno dal Nuovo Continente nel 1492. Il suo equipaggio era stato contagiato dalle popolazioni centroamericane e i marinai diffusero subito il contagio in Spagna e Portogallo. Poi il contagio si estese alla Francia, all’Italia e a tutta Europa. Da qui si diffuse in Asia ed Africa attraverso le navi commerciali e gli eserciti. La Spirocheta dapprima dava manifestazioni cutanee, poi si localizzava in tutti gli organi (fegato, reni, cervello, ossa, ecc.). Le sequele erano gravi e definitive, spesso si moriva. Si inventarono le cure più fantasiose ma senza risultati. Ne furono vittime i ricchi banchieri, i re, i nobili, gli artisti, gli intellettuali e i miserabili. Nessuno escluso.
Il dottor Paul Ehrlich, convinto della sua teoria del “proiettile magico” e avendo a disposizione tanto materiale umano disperato, avviò l’impresa di una nuova sperimentazione terapeutica. Dapprima tentò le cure somministrando coloranti derivati dall’Anilina, poi si cimentò con il mercurio e, infine, iniziò a somministrare arsenico ai poveri malati. Dava il nome alle sostanze chimiche somministrate con i numeri in sequenza. Quando arrivò alla 606° sostanza chimica ebbe le prime soddisfazioni: la Spirocheta moriva e il paziente guariva dalla Lue. Chiamò il composto “Salvarsan”. La soddisfazione fu grande però comparve subito un problema. I pazienti guarivano dall’infezione ma diventavano ciechi per danno tossico del nervo ottico. Ehrlich non si arrese e continuò a sperimentare sul vivente nuove sostanze derivate dal Salvarsan finché arrivò alla sostanza chimica numero 914°. Era meno efficace del Salvarsan ma i pazienti non perdevano la vista. La chiamò Neosalvarsan. Aveva trovato il vero “proiettile magico” contro la Lue.
Fu un successo mondiale e a Paul Ehrlich venne assegnato il Nobel per la Medicina. Paul Ehrlich aveva messo le basi della “chemioterapia”, sia antibatterica che antitumorale, ed aveva aperto la strada ad un altro grande tedesco: il dottor Gerhard Domagk.
Gerhard Domagk scoprì, nel 1932 i sulfamidici, mettendo a disposizione del mondo il primo farmaco chemioterapico ad ampio spettro attivo contro i microbi: il Prontosil.
I sulfamidici hanno un meccanismo d’azione per cui si possono considerare i precursori del “Molnupiravir” dell’Azienda farmaceutica Merk contro il Coronavirus.
Essi agiscono danneggiando il DNA batterico. Il codice genetico contenuto nel DNA di tutte le forme viventi è formato da una catena di elementi che si chiamano “nucleotidi”. I nucleotidi sono come i “mattoni”, messi in fila uno sull’altro, che strutturano una colonna portante di un edificio. Perché la colonna del DNA regga bisogna che i mattoni siano integri. I mattoni  nucleotidi) sono composti da “basi puriniche” (Adenina, Guanina, Citosina, Timina), e da uno “zucchero” che si chiama desossiribosio. I sulfamidici agiscono con un inganno: essi sono simili al PABA, che è un componente strutturale delle “basi puriniche”. Le cellule batteriche, che non riconoscono la differenza tra “sulfamidico” e PABA sbagliano e usano il sulfamidico, per costruire i “mattoni” della colonna di DNA.
Ne consegue che la colonna di DNA, costruita con materiale sbagliato, diventa fragile e si rompe. Col crollo dell’edificio del DNA il microbo muore ed il paziente è salvo.
Tutte queste cose il dottor Gerhard Domagk non le sapeva perché ancora non si conosceva la struttura chimica del DNA. Oggi è tutto chiaro: Gerhard Domagk aveva modificato il DNA microbico senza saperlo.
I “ No-Vax” non sanno che da quasi un secolo la chemioterapia modifica il DNA per vincere contro i microbi ed i virus senza il fine nascosto di un complotto internazionale per il potere.
La tecnica utilizzata dalla multinazionale farmaceutica Merk per sintetizzare il “Molnupiravir” è derivata dall’idea di Gerhard Domagk, d’un secolo fa. C’è da sapere che esiste una piccola differenza tra “microbi” e “virus”: il Coronavirus ha lo RNA al posto del DNA, ma la loro struttura è molto simile. Anche lo RNA virale è formato da tanti “mattoni” chiamati “nucleotidi”. Anche questi sono formati dalle “basi puriniche“ e da uno zucchero chiamato “Ribosio”. La Merk ha pensato di “guastare” lo RNA virale sostituendo lo
“zucchero” con una molecola molto simile: il “Molnurinavir”. Il gioco è fatto. Ne consegue che, avendo costruito la colonna di “mattoni” nucleotidici, con materiale sbagliato, lo RNA crolla ed il virus è destinato a morire.
Questo è il motivo per cui il “Molnurinavir” deve essere utilizzato subito, nelle prime fasi dell’infezione, quando il virus si moltiplica velocemente.
L’era della chemioterapia anti-Coronavirus è iniziata e la storia del disastro Pandemico sta per cambiare radicalmente. Inoltre presto compariranno altre molecole che renderanno le cure ancora più potenti ed efficaci.

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Ieri, 21 ottobre 2020, il Presidente della Giunta Regionale Christian Solinas ha comunicato alla popolazione che vi sono le condizioni per ordinare un nuovo Lockdown. Dovrebbe durare solo 15 giorni. Comporterebbe il blocco di tutte le attività non essenziali e quello dei porti e aeroporti. Siamo in procinto di chiudere le porte al mondo, dopo tante leggerezze e false informazioni, ma non abbiamo ancora chiuso le porte ai cattivi “influencer” che attraverso i mezzi di comunicazione hanno ottenebrato la percezione popolare del pericolo sempre incombente. Eppure siamo la generazione educata da Carlo Collodi a diffidare dai vari Lucignolo che questa Estate ci hanno fatto credere che la Sardegna fosse Il Paese dei balocchi. Ormai siamo pentiti come Pinocchio e adesso è necessario tornare ad avere fiducia nella scienza matematica.
C’è una cosa che dà fastidio nei talk show: è l’abuso di opinioni personali che vengono sciorinate come verità certe. In realtà l’“opinione” è null’altro che un’“ipotesi” che deve essere ancora dimostrata scientificamente. Per tale ragione, sulla base di dati scientifici, il 31 gennaio 2020, cioè un mese prima che il fatto si avverasse, questo giornale pubblicò un articolo che avvertiva sul pericolo di un’epidemia mondiale da Coronavirus, e le sue conseguenze economiche globali, proveniente da Vuhan. L’allarmante notizia si basava sullo studio pubblicato due anni prima in America da un gruppo di Fisici-Matematici, intitolato “Charting the next pandemic”.
Tale testo era stato scritto sulla base di statistiche della probabilità. Uno dei cinque Autori è Nicola Perra, diplomato nel Liceo Scientifico di Sant’Antioco, laureato in Fisica Teorica a Cagliari e specializzato sull’applicazione delle formule fisiche della diffusione di onde di energia alla diffusione di altri fenomeni come: le idee politiche, la pubblicità commerciale, le malattie epidemiche. Oggi il professor Nicola Perra non lavora più nelle Università americane ma insegna nella cattedra di “Fisica teorica applicata all’economia” dell’Università di Greenwich, presso Londra.
A quel gruppo di scienziati, colleghi del prof. Nicola Perra, appartiene anche il professor Alessandro Vespignani della Northeastern University di Boston. Alessandro Vespignani è il massimo rappresentante della Fisica-Matematica applicata alla Pandemia di Coronavirus, assieme ad Anthony Fauci. Stiamo parlando dei due scienziati di riferimento della amministrazione Trump per la lotta al virus.
Dato che la Fisica-Matematica è una scienza pura, senza sentimenti né passioni politiche che possano alterarne i grafici, mi servirò della sua storica applicazione alle epidemie, per concentrare l’attenzione sui dati numerici finali che riferirò.

L’esistenza dei Microbi venne dimostrata da Luigi Pasteur nel 1864 con una pubblicazione sulla “Origine della vita” nel capitolo contro la “teoria della Generazione Spontanea”.

Tuttavia, già 100 anni prima, dalla famiglia svizzera Bernoulli, che produsse geni fisici e matematici, pervennero all’Umanità i primi studi di Statistica. Il primo Bernoulli fu Jakob, che nel 1686 di venne Rettore dell’Università di Basilea e pubblicò studi sul “Calcolo infinitesimale” e la “Teoria delle Probabilità”.
Il secondo fu Daniel , di cui tutt’oggi si studia la fisiologia della circolazione sanguigna secondo il noto “ Teorema di Bernoulli”.
Oggi, chiunque assuma farmaci contro la pressione arteriosa troppo alta, sappia che deve lo sviluppo dello studio e trattamento dell’ipertensione arteriosa al “Teorema di Bernoulli”.
Quella famiglia generò altri scienziati matematici che si dedicarono alla Statistica. Questa nuova disciplina era importante per le Compagnie di Assicurazione. Si utilizzava, per esempio, per il calcolo dell’Indice di Rischio da applicare ad una nave da carico che trasportava merci, tenendo conto del tempo avverso, della pirateria, delle epidemie di peste o vaiolo, e le relative quarantene in cui poteva incappare l’equipaggio.
Nel 1700, quando ancora non si conosceva l’esistenza dei virus, Daniel Bernoulli dimostrò, con calcoli matematici, che le epidemie di Morbillo non si ripresentavano se la popolazione di un dato luogo aveva una consistenza numerica inferiore ai 500.000 abitanti. Quello studio statistico aveva dimostrato, 200 anni prima che si parlasse di “Immunità”, che in una piccola popolazione si ottiene, con una prima epidemia l'”immunità di gregge” e che i nuovi bambini nati successivamente erano troppo pochi per mantenere in vita il ciclo virale del contagio da una generazione all’altra.
Tutt’oggi quel valore matematico si chiama CCS (Critical Community Size), cioè il numero critico sotto il quale le epidemie non recidivano. Anche se la popolazione, sotto la dimensione critica, viene colpita dal Morbillo, in un tempo abbastanza breve il morbillo scompare spontaneamente.

Daniel Bernoulli, partendo dalle sue formule matematiche applicate alle epidemie, cercò di capire se la vaccinazione antivaiolosa introdotta da Edward Jenner nel 1796 a Londra, fosse utile.
Dimostrò matematicamente che la vaccinazione antivaiolosa, pur essendo gravata da complicazioni, era comunque molto conveniente perché il numero di morti di Vaiolo tra i non vaccinati era sicuramente molto più alto del numero di morti fra i vaccinati, e che l’aspettativa di vita nei vaccinati sarebbe aumentata, in media, di 3 anni e mezzo. Questo valore era altissimo se si considera che l’aspettativa di vita in quei tempi era di 25 anni.
La famiglia reale inglese, convinta dalle dimostrazioni matematiche di Bernoulli, vaccinò tutti i figli.
Lo studio di Bernoulli venne accuratamente esaminato dagli Enciclopedisti dello Illuminismo francese e lo stesso filosofo scrittore Jean Marie Voltaire ne fu un accanito sostenitore. Si associò, a sostenere le vaccinazioni di massa, la scrittrice Mary Shelley, l’autrice del libro sul mostro di Frankenstein.
Un altro matematico notevole per la nostra storia fu il dottor John Snow, che utilizzò tabelle statistiche e una mappa della città di Londra per individuare la fonte della epidemia di Colera che infuriava nella città di Londra nel 1854.
La studiosa inglese di statistica Florence Nightingale nel 1854 ideò un calcolo matematico per individuare la fonte dell’epidemia di Colera che stava decimando le truppe in Crimea. A quella guerra partecipò anche l’esercito Sardo. Morirono 3.000 sardi, ma solo 6 erano morti in battaglia.
Gli altri erano morti per colera. Fu tale la fama conquista dalla studiosa che il governo inglese e quello statunitense le affidarono l’organizzazione della rete infermieristica di assistenza sanitaria alle truppe. Questa donna matematica-statistica fondò l’Ordine mondiale delle Infermiere.
Tutt’oggi si utilizzano le equazioni differenziali formulate da due medici- statistici scozzesi nel 1927. Si tratta dei dottori William Kermack ed Anderson McKendrick. Essi scrissero le tre equazioni fondamentali che sta usando il Comitato Tecnico Scientifico italiano per studiare il comportamento delle tre classi di individui coinvolti, e prevedere l’andamento dell’epidemia. Si tratta del “modello SIR”. I numeri variabili di “Suscettibili” (S), “Infetti” ( I), “guariti” (Recovered=R=guariti), vengono combinati con un quarto fattore “D” (Densità di soglia), per prevedere la diffusione dell’epidemia, la sua durata, e cogliere il momento in cui l’epidemia sta per sfuggire di mano. Quello è il momento in cui, come essi dicono “piccoli incrementi del tasso di infezione possono causare gravi epidemie”.
Il momento in cui si perde il controllo dell’epidemia è uno di quelli che fanno perdere il sonno ai Responsabili della Sanità Pubblica.

***

Fatta questa lunga premessa, possiamo ora attribuire grande credibilità alle fredde equazioni matematiche dei Fisici- statistici.
Esiste un rapporto matematico certo che indica “quando” un’epidemia sta per andare fuori controllo.
E’ il valore matematico che si desume confrontando il numero di “tamponi naso-faringei” eseguiti in un giorno, e il numero di “casi positivi” rilevati al processatore di RNA Virale.
La formula matematica sostiene che fino a quando il “rapporto percentuale” di Infetti sul numero di Tamponi è sotto il 4%, l’epidemia è sotto controllo. Se questo numero viene superato, significa che il virus ci è sfuggito di mano; cioè non siamo riusciti ad anticipare le sue mosse.
Ieri, 21 ottobre 2020, il numero dei tamponi eseguito nel territorio italiano è stato pari a 178.000, e sono stati riscontrati 15.199 positivi. Ciò significa che la percentuale è pari a 8,42%. E’ evidente che in Italia il virus non è sotto controllo.
In Sardegna ieri, 21 ottobre 2020, sono stati eseguiti 2.223 tamponi. Sono risultati positivi 167 soggetti, pertanto, il rapporto è di 7,51% dei casi.
Questo valore (7,51 %) supera ampiamente il valore soglia di sicurezza del 4%.
Esiste poi un’altra formula, pubblicata dal vice ministro della Salute europeo Michael Roth che serve ad identificare le tre diverse zone di rischio:

– ZONA VERDE: meno di 25 positivi per 10.000 abitanti negli ultimi 14 giorni. Meno di 4% il rapporto fra positivi e numero tamponi eseguiti.

– ZONA ARANCIONE: meno di 50 nuovi positivi per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni; e uguale o più di 4% positivi sul numero totale di tamponi.
– ZONA ROSSA: tra 50 e 150 positivi per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni: più del 4% di positivi su tamponi eseguiti.

Da questi dati consegue che il virus sta correndo per la sua strada e ci porta al guinzaglio nella ZONA ROSSA, mentre dovrebbe essere il contrario.
E’ evidente che a causa dello scarso controllo dell’epidemia, andando di questo passo, i numeri del contagio diverranno enormi in poco tempo.
Il “Tempo” è il fattore da correggere nell’equazione della nostra vita. E non c’è tempo da perdere.
Nella nostra ASSL di Carbonia Iglesias il “tempo” si misura nelle attese per ottenere l’esecuzione dei tamponi e nelle lunghe attese necessarie per ricevere gli esiti degli esami. Tutt’oggi quasi tutti i tamponi prelevati vengono inviati al Policlinico di Monserrato. Il referto viene consegnato al paziente dopo 2-3 giorni. Nell’attesa la gente rimane isolata senza poter lavorare, e i pazienti da operare nei nostri Ospedali devono essere rinviati fino all’arrivo dell’esito. Si comprende il forte disagio nelle sale operatorie, dove i chirurghi sono in affanno, e anche nei posti di lavoro, nelle famiglie e nelle scuole.
C’è poi il problema fondamentale del “tracciamento” dei “Suscettibili” venuti a contatto con gli “Infetti”. Tale operazione, incredibilmente importante per tutta la Comunità, è affidata a pochissime persone. La miserrima dotazione organica è composta da due Infermiere, due Assistenti Sanitarie, e un paio di Medici. In realtà servirebbe una grossa compagine di Medici, Infermieri, Assistenti Sanitari e Vigili Sanitari. Per “tracciare”, “prelevare”, “controllare i soggetti in isolamento”, “registrare” i casi certi e quelli “sospetti”, “refertare”, “rispondere alle richieste dei Medici di Base e alle Scuole”, è necessario costituire un’Unità di Crisi utile per controllare molte centinaia di soggetti al giorno.
Vi è poi il problema del Laboratorio di Analisi Virologica. E’ necessario che venga dotato di un altro strumento processatore veloce dello RNA, che consenta di ottenere il referto in un paio d’ore. Il tempo è essenziale. Il soggetto contagioso che non sa d’esserlo può fare molti danni.
Naturalmente deve essere un laboratorio con personale dedicato e dotato di riserve di reagenti sufficienti ad affrontare la stagione dei virus che arriva ogni Inverno.
In attesa del vaccino è necessario concentrare gli sforzi economici e politici per metterci al riparo.

Mario Marroccu