20 April, 2024
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La squadra dell’Isola di Sant’Antioco nella categoria Pulcini e quella della Simba di Oristano nella categoria Esordienti, si sono aggiudicate sabato scorso, sui campi dell’Oratorio Rosmarino, la prima edizione del Memorial di calcio giovanile intitolato a Ninni Arca, un ex calciatore e dirigente della stessa società scomparso alcuni mesi fa.

Nella categoria Pulcini, l’Isola di Sant’Antioco ha superato in finale il Gonnesa per 3 a 0 (le due squadre erano approdate in finale superando rispettivamente l’Antiochense per 4 a 0 e il Cortoghiana per 3 a 1). Nella finale per il terzo e quarto posto, il Cortoghiana ha avuto la meglio sull’An tiochense per 4 a 1 ai calci di rigore, dopo che i tempi regolamentari di erano conclusi in parità, 2 a 2.

Nella categoria Esordienti, la Simba Oristano, allenata dall’ex centrocampista dell’Inter, del Cagliari e della Nazionale Gianfranco Matteoli, ha superato in finale il Calasetta con il punteggio di 4 a 3 (le due squadre in semifinale avevano superato rispettivamente la Sport Time Gonnesa per 3 a 2 e il Rosmarino per 2 a 0. Nella finale per il terzo e il quarto posto, il Rosmarino ha superato la Sport Time Gonnesa per 2 a 1.

Il torneo ha visto anche la partecipazione delle squadre dei Primi calci: Isola di Sant’Antioco, Cortoghiana, Calasetta e Orione, e dei ragazzi della Polisportiva Girasole.

Al termine delle premiazioni, cui hanno partecipato il parroco della chiesa Beata Vergine Addolorata don Antonio Carta, Antonello Mereu presidente dell’ASD Rosmarino, organizzatrice del torneo, e i tecnici Giorgio Melis e Tano Piroddi, sono stati estratti i biglietti della lotteria che hanno assegnato le maglie dei calciatori Andrea Peana dell’Arzachena, Toto Burrai del Pordenone, Simone Aresti dell’Olbia, Francesco Pisano dell’Olbia, Alessandro Deiola, Marco Sau e Nicolò Barella del Cagliari, e, infine, Salvatore Sirigu del Torino.

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Cent’anni fa, esattamente il 26 marzo 1917, nasceva a Iglesias Pietro Cocco, sindaco di Carbonia, dirigente politico e sindacale. Si sono ritrovati in tanti, questo pomeriggio, nella sala Astarte della Grande miniera di Serbariu, per ricordare la straordinaria figura di quello che viene ancora oggi considerato da tutti “IL SINDACO DI CARBONIA”, città che ha guidato da primo cittadino per oltre vent’anni in due fasi diverse, e alla quale ha dedicato gran parte della sua vita, caratterizzata dal duro lavoro in miniera fin da giovanissimo, ancora minorenne, dalle durissime lotte per la difesa dei diritti dei lavoratori negli anni del fascismo e dal confino. Città per la quale ha rinunciato al Consiglio regionale, nel quale era stato eletto. C’erano parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, amministratori, sindacalisti e tanti amici che lo hanno conosciuto e in molti casi ne hanno condiviso per periodi più o meno lunghi le esperienze.

E’ stato Salvatore Figus, oggi operatore culturale ma negli anni giovanili impegnato in politica e poi anche amministratore comunale, dopo il breve saluto del sindaco di Carbonia, Paola Massidda, a presentare il primo ricordo della figura di Pietro Cocco. Salvatore Figus ha posto in evidenza anche il grande lavoro organizzativo svolto da Mario Zara, presidente dell’associazione “Amici della miniera”, che per problemi personali non ha potuto partecipare all’incontro. E’ toccato poi a Paola Atzeni, antropologa, docente universitaria ed assessore per diversi anni al fianco di Pietro Cocco; Enrico Pasqui, ex dirigente sanitario dell’ospedale Sirai di Carbonia, guidato per diversi anni da Pietro Cocco; tre ex sindaci: Antonio Saba, Giuseppe Casti e Antonangelo Casula.

In sala è stata proiettata una delle ultime interviste, realizzata nel 2007 da Paola Atzeni, dalla quale è emersa la grande visione politica di Pietro Cocco, allora 90enne, che ha tracciato un quadro della situazione politica nazionale di quegli anni, rimarcando la grande delusione per l’esperienza di governo del Centrosinistra, dalla quale si aspettava un’impronta diversa sia in politica interna sia in politica estera.

Sono intervenuti inoltre l’on. Antonello Mereu, consigliere comunale di opposizione nelle consiliature guidate da Pietro Cocco, che ha sottolineato la sua grande abilità nel tenere unito l’intero Consiglio comunale, con grande rispetto e considerazione del ruolo dei consiglieri di opposizione, sulle grandi scelte ritenute utili all’interesse della città e del territorio ed il rammarico per l’amara conclusione della sua esperienza amministrativa; il figlio Sergio, che ha ringraziato tutti i presenti per aver voluto rendere omaggio alla memoria del padre Pietro, oltre trent’anni dopo la conclusione della sua esperienza politica e amministrativa; il giornalista Sandro Mantega che ha ricordato alcuni passaggi di una sua intervista pubblicata nel 2007 su L’Unione Sarda; e, infine, Salvatore Cherchi, ex parlamentare, sindaco di Carbonia e presidente della provincia di Carbonia Iglesias, che ha concluso l’incontro.

La seconda giornata dedicata al ricordo di Pietro Cocco a cent’anni dalla nascita, è prevista domenica 26 marzo con la proiezione del film “La terra dentro”, di Stefano Obino, nella sala della Fabbrica del Cinema, nella Grande miniera di Serbariu. La presentazione del film, prodotto cinque anni fa, della durata di 72′, verrà curata da Andrea Contu e sarà preceduta dall’intervento di Fabio Desogus, autore del libro “Pietro Cocco. Il minatore antifascista di Iglesias diventato sindaco di Carbonia”. Interverranno la famiglia Cocco e l’assessore della Cultura del comune di Carbonia, Emanuela Rubiu.

                                         

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Il 24 e 26 marzo si terranno due iniziative per ricordare Pietro Cocco, sindaco di Carbonia, dirigente politico e sindacale.

La sala Astarte adiacente alla Sezione di Storia Locale di Carbonia, alla Grande miniera di Serbariu, ospiterà venerdì 24 marzo, a partire dalle 16.30, l’incontro “A cent’anni dalla nascita”. I lavori verranno coordinati da Salvatore Figus, operatore culturale.

Dopo la presentazione di Mario Zara, presidente dell’associazione “Amici della miniera”, verranno proiettati un filmato e delle immagini e il sindaco, Paola Massidda, porterà il saluto dell’Amministrazione comunale di Carbonia.

Sono previste relazioni e interventi di: Luciano Marrocu, storico; Paola Atzeni, antropologa; Enrico Pasqui, ex dirigente sanitario dell’ospedale Sirai di Carbonia; Antonio Saba, già consigliere regionale e sindaco di Carbonia; Giuseppe Casti, ex sindaco di Carbonia; Antonangelo Casula, già sindaco di Carbonia e sottosegretario delle Finanze; Ugo Piano, ex sindaco di Carbonia. Seguiranno un dibattito aperto al pubblico, i saluti della famiglia e le conclusioni, affidate a Salvatore Cherchi, ex parlamentare, sindaco di Carbonia e presidente della provincia di Carbonia Iglesias.

La seconda giornata, domenica 26 marzo, sarà dedicata alla proiezione del film “La terra dentro”, di Stefano Obino, nella sala della Fabbrica del Cinema, nella Grande miniera di Serbariu. La presentazione del film, prodotto cinque anni fa, della durata di 72′, verrà curata da Andrea Contu e sarà preceduta dall’intervento di Fabio Desogus, autore del libro “Pietro Cocco. Il minatore antifascista di Iglesias diventato sindaco di Carbonia”. Interverranno la famiglia Cocco e l’assessore della Cultura del comune di Carbonia, Emanuela Rubiu.

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Fabio Usai copia

 

Tra 7 giorni gli elettori di Carbonia torneranno alle urne per scegliere il nuovo sindaco, tra l’uscente Giuseppe Casti, candidato della coalizione di centrosinistra, e l’esordiente Paola Massidda, candidata del Movimento 5 Stelle.

Giuseppe Casti, sostenuto da 5 liste (Sinistra, Ecologia e Libertà; Unione Cittadina; Cittadini per Carbonia; Partito dei Sardi; Partito Democratico), ha ottenuto 6.074 voti, il 36,15%; Paola Massidda, sostenuta dalla sola lista del Movimento 5 Stelle, ha ottenuto 3.688 voti, il 21,95%.

Le liste della coalizione che sostiene Giuseppe Casti hanno ottenuto 6.737 voti, il 40,10%; la lista del Movimento 5 Stelle ha ottenuto 3.009 voti, il 17,91%.

7 giorni fa, dallo spoglio delle schede del primo turno, sono scaturite conferme e sorprese, sia per i candidati alla carica di sindaco, sia per le coalizioni, le singole liste e i candidati alla carica di consigliere comunale.

Uno dei risultati da molti “annunciati” ma per certi versi ugualmente “clamoroso”, è la conferma del record di preferenze per Fabio Usai, 38 anni, capolista del Partito dei Sardi, arrivato alla “sbalorditiva” cifra di 867 preferenze! Nessuno, prima di lui, dal 1993, da quando è entrata in vigore la legge 25 marzo 1993, n. 81 Elezione diretta del sindaco, del presidente della provincia, del consiglio comunale e del consiglio provinciale, poi aggiornata con il Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti locali approvato con Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267, a Carbonia era arrivato ad un numero di preferenze simile! Ma il record stabilito il 5 giugno 2016, ha aspetti ancora più clamorosi, se si ricostruisce il percorso politico di Fabio Usai.

Fabio Usai fece il suo esordio sulla scena politica cittadina alle elezioni comunali del 28 e 29 maggio 2006, candidato nella lista di Alleanza Nazionale che sosteneva la candidatura a sindaco di Alberto Zonchello (UDC). La coalizione ottenne 3 seggi, che andarono tutti all’UDC, perché il quoziente di Alleanza Nazionale risultò il più basso ed il candidato sindaco Alberto Zonchello entrò in Consiglio comunale con quel quoziente, impedendo così l’elezione al più votato della lista di Alleanza Nazionale: il giovane (28 anni) Fabio Usai (218 preferenze).

Fabio Usai non si rassegnò, presentò ricorso al TAR e dopo circa un anno, con il riconoscimento della validità di diverse schede contestate, con le quali arrivò a 256 preferenze, migliorò il quoziente di Alleanza Nazionale e riuscì così a ribaltare gli equilibri tra UDC e Alleanza Nazionale, strappando il seggio in Consiglio comunale e subentrando a Franco Suella (UDC).

Cinque anni dopo, il 15 e 16 maggio 2011, Fabio Usai si presentò alle elezioni come capolista della lista del Pdl (alleato con l’Udc nel sostegno al candidato sindaco Antonello Mereu) e fece il suo primo clamoroso exploit, ottenendo ben 578 preferenze! Nel corso della consiliatura, Fabio Usai lasciò il Pdl, dando vita insieme a Salvatore Mascia al gruppo “Impegno” (presidente Salvatore Mascia).

«Il gruppo si costituisce con l’obiettivo di rappresentare in Consiglio comunale – scrissero allora Fabio Usai e Salvatore Mascia in una nota – un movimento già presente in città, in grado di proporre e sostenere risposte concrete ai bisogni dei cittadini che richiedono a gran voce un’azione politica slegata dalle sterili logiche di appartenenza ai partiti.»

«La logica di appartenenza ad un partito non deve pregiudicare il sostegno ad un’azione politica tendente a contrastare il grave stato di crisi socio-economica della città – sottolinearono i due consiglieri -. La nuova formazione è aperta al contributo di altri consiglieri e cittadini che intendono impegnarsi in un progetto politico che abbia come riferimento esclusivo lo sviluppo della città ed i bisogni dei cittadini.»

«Il gruppo “Impegno” all’interno del Consiglio comunale sarà critico ed obiettivo con il sindaco e la Giunta e garantirà il proprio motivato sostegno a tutte quelle iniziative e proposte che possano produrre tangibile benessere alla collettività – conclusero Fabio Usai e Salvatore Mascia -. In definitiva il movimento “Impegno”, guardando oltre i partiti tradizionali, vuole abbattere gli steccati ideologici che finora non hanno permesso un’azione politica nell’interesse esclusivo della città.»

L’evoluzione maturata nella seconda consiliatura, ha portato Fabio Usai verso il centrosinistra, con la recente adesione al Partito dei Sardi, formazione politica fondata da Paolo Maninchedda (assessore regionale dei Lavori pubblici) e Franciscu Sedda, componente di peso della maggioranza al governo della Regione e della coalizione creatasi per la ricandidatura di Giuseppe Casti a sindaco di Carbonia.

La candidatura di Fabio Usai come capolista del Partito dei Sardi, nel centrosinistra, ha creato un caso politico, con una durissima presa di posizione contraria da parte di Sinistra, Ecologia e Libertà, forza politica che proprio a Carbonia esprime il segretario regionale e consigliere regionale Luca Pizzuto. Due mesi fa SEL ha minacciato la rottura, l’abbandono del tavolo del centrosinistra e la presentazione di  una lista autonoma con candidato a sindaco proprio l’on. Luca Pizzuto! Giuseppe Casti, il Partito Democratico e le altre componenti della coalizione, allargata anche ad una componente centrista proveniente dall’UDC, hanno tenuto duro e, alla fine, le parti hanno trovato un punto d’incontro, la rottura è stata scongiurata e Fabio Usai si è così candidato come capolista del Partito dei Sardi.

Il resto è storia di ieri, esattamente di 7 giorni fa! Il Partito dei Sardi è il secondo partito della coalizione di centrosinistra, con 1.308 voti, il 7,79%, e Fabio Usai è il consigliere eletto con il maggior numero di voti: 867! Fabio Usai, da solo, ha ottenuto più preferenze di tutta la lista di SEL (846) e di ben 8 delle 16 liste presentatesi alle elezioni amministrative 2016 per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale di Carbonia!

I numeri dicono che, senza Fabio Usai, la coalizione di centrosinistra, probabilmente, si sarebbe fermata ben al di sotto delle percentuali ottenute 7 giorni fa, sia con il candidato sindaco sia con le liste, e che le possibilità di vittoria al ballottaggio oggi sarebbero notevolmente inferiori.

In conclusione, comunque andrà a finire il ballottaggio tra Giuseppe Casti e Paola Massidda (in caso di conferma di Casti il Partito dei Sardi porterebbe in Consiglio comunale Fabio Usai, Nino Spanu e Giampaolo Puddu; se a vincere fosse Paola Massidda, viceversa, il Partito dei Sardi porterebbe in Consiglio comunale solo Fabio Usai), il “fenomeno” Fabio Usai, “Mister 867 preferenze”, resterà uno dei fattori più significativi delle elezioni amministrative di Carbonia 2016!

Giampaolo Cirronis

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Giovedì 24 settembre il Consiglio comunale di Carbonia si occuperà della chiusura dell’ufficio postale di Cortoghiana. E’ stato convocato dal presidente dell’Assemblea, Ignazio Cuccu, in seduta straordinaria, nella sala polifunzionale di Piazza Roma.

Due settimane fa la convocazione del Consiglio comunale era stata chiesta da 12 consiglieri di minoranza: Arturo Troilo, Alberto Zonchello, Alessandra Tresalli, Roberto Concas, Mario Porcu, Annalisa Usala, Roberto Gibillini, Giuseppe Meletti, Antonello Mereu, Antonio Carta, Michele Stivaletta e Gianluca Arru, che hanno definito la chiusura dell’Ufficio «illogica e deleteria nei riguardi della frazione di Carbonia sia per posizione geografica dello stesso, sia per l’enorme bacino di utenza, sia perché non concertata», considerano «infruttuose e fallimentari le poche iniziative avviate nel corso di questi mesi» e visto «l’enorme danno arrecato alla comunità e ritenendo necessario che il Sindaco riferisca in aula circa le azioni intraprese», ed hanno chiesto «l’immediata convocazione di un Consiglio comunale per la chiusura dell’ufficio postale», proponendo, per opportunità, che tale assemblea si svolgesse presso i locali dell’ex circoscrizione di Cortoghiana.

Il Consiglio comunale, viceversa, affronterà il problema nella sala polifunzionale di Piazza Roma.

L’ufficio postale di Cortoghiana è stato chiuso da Poste Italiane il 7 settembre scorso, nell’ambito di un programma di ristrutturazione delle sedi e dei servizi, nonostante la fortissima opposizione della comunità locale, dell’Amministrazione e del Consiglio comunale di Carbonia.

Poste Cortoghiana 1Poste Cortoghiana AManifestazione Cotoghiana contro la chiusura delle Poste 2

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12 consiglieri di opposizione (Arturo Troilo, Alberto Zonchello, Alessandra Tresalli, Roberto Concas, Mario Porcu, Annalisa Usala, Roberto Gibillini, Giuseppe Meletti, Antonello Mereu, Antonio Carta, Michele Stivaletta, Gianluca Arru) hanno chiesto la convocazione straordinaria del Consiglio comunale di Carbonia per affrontare l’emergenza dell’ufficio postale di Cortoghiana, chiuso da ieri.

I consiglieri definiscono tale iniziativa di chiusura dell’Ufficio «illogica e deleteria nei riguardi della frazione di Carbonia sia per posizione geografica dello stesso, sia per l’enorme bacino di utenza, sia perché non concertata», considerano «infruttuose e fallimentari le poche iniziative avviate nel corso di questi mesi» e visto «l’enorme danno arrecato alla comunità e ritenendo necessario che il Sindaco riferisca in aula circa le azioni intraprese», chiedono «l’immediata convocazione di un Consiglio comunale per la chiusura dell’ufficio postale» e ritengono opportuno che tale assemblea si svolga presso i locali dell’ex circoscrizione di Cortoghiana.

 Poste Cortoghiana 1

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E’ in programma venerdì 14 e sabato 15 agosto, a Carbonia, la Festa liturgica estiva di San Ponziano.

 «Stimati parrocchiani, amici, benefattori, autorità, sacerdoti – scrive il parroco, don Amilcare Gambella – la festa estiva di San Ponziano, che organizziamo in semplicità e direi “confidenza” con il nostro Patrono, ci sollecita alla partecipazione: la Vigilia, 12 agosto, con Messa, Concerto e presentazione dell’Enciclica di Papa Francesco “Laudato sii” (introduzione di Antonello Mereu; relazioni di Giampiero Pinna, Franca Cherchi, Renato Monticolo, Salvatore Benizzi; conclusioni di Amilcare Gambella) è accattivante nei suoi aspetti culturali; il 13 agosto, giorno della Memoria del Santo, è ricca di Spiritualità (Messa) e solidarietà, la convivialità condivisa che diventa concretezza della parola di Dio.»

«Non dimentichiamo – aggiunge Amilcare Gambella – che si continua col 14/15 solennità dell’Assunta, di cui siamo particolarmente devoti, che ci raduna per la Celebrazione Eucaristica sempre alle 19.00 e il 14 alle 21.00 per il rosario completo, ai piedi del nostro prezioso simulacro. Preghiamo a vicenda per ciascuno di noi, per le nostre famiglie, per la nostra città, per chi ha responsabilità, piccole e grandi, per la dignità di tutti noi.»

LOCANDINA san ponziano

Vincenzo Panio 6 copia

A Carbonia il consigliere comunale Vincenzo Panio lascia il gruppo UDC e si iscrive al gruppo Misto. La decisione è maturata nei giorni scorsi ed è stata ufficializzata all’inizio della seduta del Consiglio comunale svoltasi mercoledì 30 aprile.

«Nei giorni scorsi – ha detto Vincenzo Panio – ho comunicato al capogruppo Antonello Mereu il mio intendimento, che oggi metto in pratica a tutti gli effetti, di distaccarmi dal gruppo dell’UDC e di chiedere l’iscrizione al gruppo Misto, al quale intendo aderire seduta stante.»

«Questa decisione – ha aggiunto Panio – scaturisce da motivi profondi che mi hanno indotto a superare i precedenti vincoli di appartenenza per mettermi ancora di più a disposizione della comunità in piena libertà ma nel rispetto e nell’esercizio pieno della funzione di consigliere. Del resto, il libero comportamento è stato sempre una mia costante, nel senso che anche in passato, nel rapporto tra maggioranza e opposizione, ho sempre cercato di far prevalere non l’interesse di una parte ma, nel giudizio sui provvedimenti da adottare, quello che ho ritenuto prioritario e finalizzato al buon risultato per la gente, anche differenziandomi nel voto dai colleghi del gruppo di appartenenza.»

«Da qui in avanti – ha concluso Vincenzo Panio – valuterò, di volta in volta, ancora con maggiore libertà, gli atti da deliberare e, ancora di più rispetto al passato, non esiterò a dare il mio contributo sia in termini di proposta sia in termini di voto sui provvedimenti che riterrò adottati nell’interesse dell’Amministrazione. Senza condizionamenti, avendo riguardo a obiettivi chiari e rifuggendo da comportamenti politicamente comodi ma anche da quelli equivoci, attingendo sempre alle motivazioni ideali da cui ha origini fin da giovane il mio impegno in politica, impegno che, da cattolico, ho sempre praticato con una sola priorità, quella di cercare e attuare il confronto e il dialogo tra quelle correnti di pensiero che basano la propria ispirazione sulla crescita della persona umana e ad essa uniformano il proprio impegno nella società.»

Consiglio comunale Carbonia 17 copia

Il gruppo UDC in Consiglio comunale a Carbonia, formato da Vincenzo Panio, Antonello Mereu, Francesco Fele, Michele Stivaletta ed Antonio Carta, ha presentato una mozione sulla gestione della ASL 7 con richiesta di revoca dell’attuale dirigenza.

«In questi ultimi giorni – si legge nella mozione – è tornato alla ribalta il tema della Sanità nel Sulcis Iglesiente con riferimento espresso alle assai scadenti perfomance dell’Azienda Sanitaria Locale n. 7 e delle tanto discutibili strategie poste in atto dal sua dirigenza, con la conseguenza che l’assistenza erogata risulta gravemente ridotta a livelli del tutto inadeguati rispetto ai bisogni reali del territorio.

Anche negli anni scorsi, a cadenze più o meno regolari, tale tema è stato più volte sollevato e posto anche all’attenzione di questo Consiglio Comunale che, dopo averlo ripetutamente esaminato, non ha saputo andare oltre generiche prese di pozione, peraltro spesso dopo aspri scontri tra le parti politiche in campo ove ha trovato profonda eco la difesa sia delle scelte adottate sia quella dell’azione delle lobby professionali e di potere che tali scelte hanno imposto e fatto attuare.

Nel frattempo, i problemi della quantità e, soprattutto, della qualità della salute garantita nel territorio, non solo non si sono risolti ma, con voluta e sistematica gradualità, sono andati a raggiungere livelli di vero allarme che, con crescente frequenza, si traducono in situazioni di vera e propria “sanità negata”!

E’ il risultato di una politica generale regionale già di per sé miope e caratterizzata sempre di più, soprattutto negli ultimi anni, da scelte settoriali non solo incapaci di interpretare le istanze dei territori ma, come nel caso della sanità, fortemente influenzate da pesanti interessi privatistici che finiscono per prevalere, a qualunque costo, su quelli generali.

Infatti, non è un caso che, almeno negli ultimi cinque anni, i “pezzi da novanta” della politica regionale in materia di salute – al di là di coloro che nominalmente hanno occupato formalmente le istituzioni delegate al settore – si siano identificati con esponenti di organizzazioni non sempre molto cristalline ma anche con soggetti che, contemporaneamente, hanno agito in base alla sedia nella quale poggiavano di volta in volta il proprio “fondo schiena”: da un lato  programmatori dell’intervento pubblico, dall’altro esponenti ufficiali e/o occulti di enti e organismi di rappresentanza  della sanità privata, cliniche e baronie varie!

Infatti, come è noto, nel frattempo è cresciuto a dismisura il business dell’area sanitasria privata e, in proporzione, sono state ridotte le risorse all’area pubblica mentre il livello complessivo di  qualità dell’assistenza sanitaria, tranne qualche rarissimo esempio, è andato via via scadendo a livelli mai conosciuti.

La prospettiva, del resto, non lascia intravedere mutamenti di rotta. Anzi, la stessa idea più volte affacciata di potenziare i due grandi poli sanitari accentrati su Cagliari e Sassari, al fine – si sostiene – di elevare al massimo l’eccellenza, se non accompagnata da un’organica riprogettazione della sanità locale in tutti i territori  e la conseguente riorganizzazione e potenziamento dell’assistenza di base, finirà in un  ulteriore impoverimento delle “periferie” ove risulterà ancora più accentuato l’attuale già grave divario tra l’offerta in campo  e i reali bisogni di salute espressi e, dunque, non sarà garantito al cittadino il diritto a quella completa continuità assistenziale che è e deve rimanere il pilastro portante della sanità pubblica per tutti. 

Gioco forza, ne deriverà un ampio spazio di insoddisfazione che sarà colmato (guarda caso!) da una crescita  – voluta! – delle strutture private, attingendo così ingenti risorse dalle casse pubbliche senza assicurare un adeguato standard di sanità locale nella prevenzione e nella cura pre-ospedaliera. Tanto meno in quella ospedaliera, le cui strutture, come nel caso del Sulcis-Iglesiente, stanno subendo, e ancora  di più sarà in futuro, un pericoloso e dannoso depauperamento dei servizi, delle professionalità  e delle prestazioni.

Quanto sopra, specialmente nel nostro territorio, spesso avviene nel dispregio totale della stessa legge che impone un costante procedimento di consultazione da parte del vertice dell’azienda sanitaria con le istanze democratiche che rappresentano i cittadini: i Comuni. Infatti, le cosiddette “conferenze socio-sanitarie”, organismo di rappresentanza territoriale, spesso vengono ignorate e si procede con decisioni assunte in solitudine a pericolosi ridimensionamenti al ribasso  dei servizi, millantandole come “processi di razionalizzazione ed efficienza” rivolti ad un impiego più produttivo delle risorse, salvo poi verificare che ciò, quasi sempre, si traduce in tagli indiscriminati delle prestazioni sanitarie e che, al contrario, cresce il volume di risorse da destinare a un ristretto numero di privilegiati dirigenti della ASL in premi di risultato o altre prebende. Cioè, l’imperativo è tagliare i costi comunque,  anche se ciò riduce l’assistenza, non eliminare le improduttività.

In questo quadro, a Carbonia – ma attendibili notizie ci dicono che ad Iglesias la musica non cambia (basta vedere la recente mozione di censura approvata da quel Consiglio Comunale contro la dirigenza della ASL, accusata di gravi inadempienze) – da almeno quindici anni, con marcate accentuazioni negli ultimi cinque anni, si registra un sostanziale smantellamento dei servizi sanitari che, per esempio, nell’ospedale di Carbonia, determina una riduzione dei posti letto dai 384 dell’anno 2000 agli attuali poco più di 130, facendo registrare un taglio netto di circa 250 posti letto; ciò sebbene siano stati aperti nuovi servizi che, peraltro, alla prova dei fatti, si sono talvolta rivelati incapaci di funzionare.

Gli organici dell’intera ASL n. 7, per effetto dei tagli su tutti i servizi e delle cosiddette esternalizzazioni hanno fatto registrare un costante decremento che, dall’anno 2000 circa ad oggi, ha comportato una riduzione dell’occupazione da circa 2.350  unità  a  circa 1.850 del  2008 e a circa 1.300 unità del 2014, facendo mancare al territorio un’occupazione di ben un migliaio di posti di lavoro in totale, compensati molto parzialmente dagli occupati assorbiti dalle accennate esternalizzazioni, come lavaggio biancheria, catering,  ecc.; peraltro gran parte di questa occupazione è  andata a ricadere in altri territori. 

Per non parlare della fuga indotta di sanitari che, diventati termine di confronto scomodo, sono stati “costretti” ad andar via dal territorio, come nel caso di colui che unanimemente viene considerato il più autorevole chirurgo ginecologico in Sardegna.

Soprattutto negli ultimi anni è stata operata una drastica riduzione degli acquisti di attrezzature, dispositivi e presidi medici chirurgici, oltre che dei farmaci, non sulla base di un accertato e comprovato precedente eccesso di forniture ma semplicemente perché  l’obiettivo da raggiungere è comunque la riduzione della spesa, anche se ciò comporta di sovente il blocco di talune attività mediche o, quanto meno, la loro considerevole contrazione, come talvolta è avvenuto per la stessa attività chirurgia, spesso bloccata, anche parte di quella già programmata, per carenza di personale d’ausilio al chirurgo (vedasi anestesisti). I risparmi, a carico della qualità della prestazione, almeno una parte, sono destinati agli incentivi a taluni capiservizio.

Cresce in tal modo a dismisura il costo di quel calvario dei pazienti che viene definito come “mobilità passiva”. Infatti, la mancanza di risposte delle indebolite strutture  del territorio, ovvero le modeste quantità e qualità di risposta offerte ai pazienti, induce questi a spostarsi in altri territori, area di Cagliari in testa, per visite e prestazioni sanitarie – talvolta anche elementari – che qui non vengono garantite ovvero si possono avere dopo mesi di attesa. Ne consegue un costo per la collettività di circa 22 milioni di euro l’anno, frutto in larga misura del depotenziamento e dei tagli irrazionali dei servizi. Parte di quei denari, guarda caso, finisce nelle casse della sanità privata e crea occupazione altrove, mentre noi la perdiamo.

Il Pronto Soccorso: purtroppo è un esempio abbastanza noto a migliaia di cittadini, costretti, quando vi ricorrono, a interminabili code che fanno registrare, rispetto a dieci anni fa,  tempi di attesa quanto meno quintuplicati.

L’elenco del fallimento dell’attuale gestione della ASL sul versante di Carbonia, ma, si ripete, ad Iglesias non cambia molto, potrebbe continuare tanto da poter dimostrare che  questa malasanità riguarda tutti i comparti: ridimensionamento – forse  sarebbe meglio parlare di sostanziale chiusura – del reparto Pediatria, compreso il depotenziamento della chirurgia pediatrica ad Iglesias; le chiusure estive di taluni reparti assumendo a pretesto le ferie dei medici; il taglio dei fondi per le procedure di accertamento delle invalidità; la costante crescita dei tempi di attesa per visite specialistiche. E l’elenco potrebbe continuare!

Questa non è la sanità che vogliamo!

Tutto questo è l’effetto del tradimento del ruolo dell’azienda sanitaria locale, così come il suo impianto istitutivo  è definito  nella legislazione: programmazione e gestione delle risorse in maniera appropriata rispetto alla domanda socio-sanitaria del paziente-cittadino il cui soddisfacimento deve essere l’unico obiettivo, basando le strategie operative sul costante controllo e adeguamento delle attività che devono restare perfettamente coerenti allo stesso obiettivo rispetto al quale deve essere perseguito l’equilibrio economico-finanziario di bilancio.

Non i tagli indiscriminati ma, se tagli ci devono essere, essi devono verificarsi secondo un concetto di economicità dell’azienda sanitaria che deve, per l’alto valore e utilità sociale che interpreta, soddisfare non prioritariamente ma esclusivamente i propri fini istituzionali. Quindi, poco ha a che fare con un concetto di economicità che invece  prevale a Carbonia, eminentemente di tipo finanziario e ragionieristico così come di solito viene correlato a tale termine. Infatti, nel caso delle aziende sanitarie, l’economicità deve essere intesa come grado di capacità di produrre salute al minor costo possibile ma con la maggiore soddisfazione del cittadino-paziente. 

Ancora, è vero che anche nel caso dell’azione di un’azienda sanitaria  il concetto di economicità deve fondarsi su due imprescindibili criteri contemporanei: “il valore aggiunto” e “l’utilità”. Ma attenzione: con il primo si deve intendere che nell’utilizzo delle risorse per la produzione del bene salute è stato “aggiunto valore”, mentre con il secondo si deve intendere che il “prodotto” dell’azienda sanitaria è “utile” quando è in grado di soddisfare la domanda di salute che il territorio esprime.

Quindi, l’azienda sanitaria deve intendersi come un insieme ordinato di risorse umane, finanziarie, tecnologiche, ecc., organizzato in via esclusiva per raggiungere l’obiettivo di “salute”. Senza cadere, ovviamente, nel tecnicismo e nell’efficientismo fine a se stesso, ovvero per raggiungere i premi di risultato dei dirigenti, ricordando soprattutto che un’organizzazione sanitaria pubblica è fatta principalmente da persone  e non solo di procedure  ed è rivolta al benessere delle persone, indipendentemente, se necessario, dalle gerarchie da premiare e dai costi.

Dunque, la ASL n. 7 deve cambiare rotta e diventare la risposta alle attese insoddisfatte di un numero sempre crescente di cittadini-pazienti. Questo è possibile solo e soprattutto attraverso il responsabile e qualificato esercizio dei suoi compiti particolarmente impegnativi che derivano dal fatto, voluto dalla legge, di non avere come ultimo fine il profitto; neanche quello dei premi ai dirigenti che fanno risparmiare ad ogni costo, soprattutto a carico dei cittadini-pazienti.

Insomma, occorre che si capisca che l’unico modello culturale a cui ci si deve ispirare non è quello di un’azienda che ha come fine il profitto da perseguire mediante la produzione di beni che il cliente, più o meno convinto, compra, ma il fine molto più complesso ed alto che è la salute dei cittadini. Vanno  benissimo l’efficienza e l’efficacia raggiunte attraverso la razionalizzazione delle spese, salvo il fatto che la posta in gioco non è una generica e semplice produzione di servizi ma una sfida molto più alta, delicata ed importante: la salute! I dirigenti di un’azienda sanitaria pubblica più che manager, devono sentirsi, non esclusivamente per i soldi che portano a casa, fieri di appartenere ad un’organizzazione con finalità così importanti e nobili e, nel contempo, proprio per questo, devono strutturare la ASL come  un’organizzazione non solo al passo coi tempi, efficiente, razionalizzata nella produzione e nella spesa, ma soprattutto in grado di produrre risultati efficaci ed utili per i propri cittadini di riferimento. Questo deve essere, nella sanità pubblica, il concetto di “economicamente vantaggioso”. Ogni altra ipotesi deve essere respinta!

Non si può tuttavia non rilevare che i deprecabili fatti accaduti nella ASL n. 7, se da un lato appartengono alla responsabilità soggettiva di quella dirigenza, dall’altro, sul terreno squisitamente politico, i Comuni del territorio, compreso il nostro, che avrebbero dovuto costantemente vigilare e pretendere il puntuale e coerente assolvimento dei compiti affidati alla suddetta dirigenza, sono quanto meno oggettivamente e politicamente responsabili per non aver attivato gli strumenti politici e giuridici di controllo sui fatti sopra esposti e che, di volta in volta, imponevano una adeguata presa di posizione atta ad impedire, anche attraverso la chiamata in causa della Regione, lo smantellamento di settori significativi dei servizi sanitari.

Né possono bastare, al fine di far cessare la fallimentare gestione della ASL, le sole conclusioni cui è pervenuta la conferenza dei Sindaci del territorio svoltasi il 17 c.m. che, come riferiscono gli organi si informazione, si è limitata semplicemente a contestare l’unilateralità degli atti della dirigenza  di tale azienda e a domandare incontri regionali al fine di ottenere il semplice ripristino della concertazione.

Ciò non basta; occorre far cessare il disastro in atto e ricondurre la ASL alla sua funzione originaria attraverso una nuova dirigenza che  risponda alla legge, alla Regione e, soprattutto, ai Comuni del territorio in ordine al puntuale raggiungimento degli scopi istituzionali aziendali.»

La mozione si conclude sottolineando che «l’attuale dirigenza della ASL, per la volontà finora messa in campo, ha dimostrato di  non essere pienamente in grado di condurne la gestione coerentemente sia con gli obiettivi sia nel rispetto della legge, non ultimo l’obbligo della costante consultazione» e propone al Consiglio comunale di esprimere «la totale non condivisione dei metodi gestionali attuati dall’attuale dirigenza della ASL n. 7 e chiede urgenti interventi da parte del Presidente della Regione e dell’Assessore regionale competente affinché, unitamente al puntuale rispetto delle norme in materia di consultazione dei Comuni dell’area, si proceda alla revoca dell’attuale vertice aziendale e alla nomina di una nuova dirigenza rispettosa dei compiti ad essa affidati e disponibile al dialogo con il territorio quale unico mezzo per interpretarne pienamente le aspettative e la domanda di sanità che lo stesso territorio esprime.»

 

 

 

 

Festa grande questa sera all’oratorio di Rosmarino, per la visita di Gianfranco Matteoli e Gianluca Festa, due ex calciatori degli anni ’80 e ’90 che hanno saputo tener vivo l’interesse di tutta la società sportiva (atleti, tecnici e dirigenti) riunita per la straordinaria occasione. Dopo il saluto iniziale di don Gianni Cannas ed il benvenuto del presidente della polisportiva Rosmarino Orione, Antonello Mereu, la serata ha preso colore con le voci dei calciatori in erba che, visibilmente emozionati, hanno intervistato gli ex calciatori (Gianfranco Matteoli oggi è responsabile del settore giovanile del Cagliari; Gianluca Festa fa l’allenatore), i quali si sono distinti, come facevano in campo, per parole e consigli.

«Divertitevi, giocate per il gusto del gioco, non sempre si può vincere ma di sicuro si può giocare serenamente, senza eccessivi carichi di aspettative da parte dei genitori o degli allenatori.» Parole ricche di significato che hanno fatto breccia nel cuore di tutti.

Al termine della serata, un piccolo buffet ha chiuso l’evento che, per la grande riuscita, è auspicabile possa ripetersi nel breve e medio termine, per alimentare in piccini e giovani la speranza e l’entusiasmo di vivere un sogno.

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