20 April, 2024
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E’ arrivata alle battute finali la discussione del Testo Unico sul riordino degli Enti locali in Commissione “Autonomia”. Il parlamentino guidato da Pierluigi Saiu (Lega), ha concluso in tarda mattinata la fase di ascolto dei soggetti istituzionali con le audizioni dei rappresentanti di Anci e Cal.

Il presidente dell’Associazione dei Comuni, Emiliano Deiana, ha valutato positivamente la volontà del Consiglio di procedere a un riordino del sistema degli enti locali ponendo però alcune questioni dirimenti: «Se l’intendimento è quello di premiare i territori con la creazione di nuove province ha detto Emiliano Deianaè necessario che la Regione si spogli di molte competenze. La legge 9 del 2006 aveva definito funzioni e compiti degli enti locali. Quella norma, ancora in vigore anche se inattuata, può essere una buona base di partenza. Occorre definire e chiarire i confini delle competenze di Comuni, Province, Città Metropolitane e Regione. Gli enti territoriali devono sapere cosa fare e, allo stesso tempo, devono avere le necessarie dotazioni finanziarie e di personale per svolgere al meglio le loro funzioni».

Emiliano Deiana è poi entrato nel merito del Testo Unico elaborato dalla Prima Commissione avanzando una proposta: «La definizione dei nuovi assetti territoriali non può prescindere dal coinvolgimento delle comunità in ossequio al dettato dell’art. 43 dello Statuto. Su questo punto riceviamo diverse sollecitazioni dai territori. La consultazione popolare è un passaggio fondamentale se si vuole rafforzare il processo legislativo della riforma».

Giudizio positivo sulla decisione di far rinascere alcune province soppresse dopo il referendum del 2012 anche da parte del Consiglio delle Autonomie locali. «E’ importante però che le comunità vengano coinvolte – ha detto il vicepresidente del Cal Antonio Satta – i comuni devono essere messi nelle condizioni di scegliere a quale Provincia o Città metropolitana appartenere. La norma deve prevedere che si possano esprimere democraticamente».

Antonio Satta ha poi auspicato un ritorno all’elezione diretta dei rappresentanti degli enti intermedi: «Per far questo, bisognerà però modificare la legge Del Rio. Sarà compito del Consiglio regionale indicare una soluzione».

Concluse le audizioni, la seduta della Commissione è proseguita in sede politica per un confronto tra maggioranza ed opposizione. Critico il consigliere dei progressisti Massimo Zedda: «Non è questo il momento più adatto per discutere una riforma così importante. Non abbiamo ancora superato l’emergenza Covid e c’è il rischio di una seconda ondata della pandemia. Caricare di incombenze e di adempimenti il sistema delle autonomie locali non mi sembra la scelta migliore». A Massimo Zedda hanno replicato i consiglieri di maggioranza Giorgio Oppi (Udc-Cambiamo) e Giovanni Satta (Psd’Az): «C’è una richiesta forte da parte dei territori sulla quale abbiamo preso un impegno che intendiamo rispettare».

Il presidente della Commissione Pierluigi Saiu ha ribadito la volontà di arrivare in tempi rapidi all’approvazione definitiva del Testo Unico, assicurando il massimo coinvolgimento delle popolazioni interessate: «Condivido la proposta di inserire una norma transitoria in legge che definisca i confini delle nuove circoscrizioni provinciali e conceda un tempo congruo ai Comuni per fare la propria scelta».

E’ stato confermato, intanto, il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti fissato per questo pomeriggio alle 16.00. Per il momento gli uffici del Servizio Commissioni ne hanno ricevuti circa 900, quasi tutti presentati dalla minoranza. I lavori della Commissione riprenderanno la prossima settimana.

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«La commemorazione dei caduti e dei dispersi nelle deportazioni naziste nei campi di concentramento rappresenta un momento di ricordo e riflessione per tenere viva la memoria e l’attenzione sull’orrore della Shoah e su tutti i crimini perpetrati dal nazifascismo prima e durante la Seconda Guerra mondiale.»

Lo ha dichiarato il sottosegretario di Stato alla Difesa, Giulio Calvisi, intervenendo oggi alla cerimonia organizzata dal sindaco di Padru, Antonio Satta. All’evento hanno partecipato il prefetto di Sassari, Maria Luisa D’Alessandro; l’assessore della Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, Andrea Biancareddu; il vescovo di Ozieri, Sua Eccellenza monsignor Corrado Melis; il comandante della Brigata “Sassari”, generale Andrea Di Stasio; le associazioni combattentistiche e d’Arma; la Banda Musicale della Brigata “Sassari, insieme ai docenti e agli studenti delle scuole di Padru ed Olbia.

«La presenza dei giovani studenti delle scuole di Padru ed Olbia – ha aggiunto il sottosegretario della Difesa – testimonia la volontà dei singoli cittadini, delle Istituzioni e delle Associazioni di tramandare gli ideali di valore, coraggio e pace alle nuove generazioni, che sono il futuro del nostro Paese.»

«Una giornata quella di oggi, dunque – ha concluso Giulio Calvisi – che non deve finire qui, ma che deve essere riferimento per il nostro impegno e le nostre azioni. Perché il seme del male non germogli di nuovo e perché non trovi nella nostra vita civile, nella nostra quotidianità, terreno fertile per attecchire e rafforzarsi.»

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Si terrà a Cagliari, sabato 16 marzo, alle 10,30, nella Sala Convegni de L’Unione Sarda, P.zza dell’Unione Sarda, la presentazione del volume “Cattedrali di Sardegna. L’adeguamento liturgico delle chiese madri nella Regione ecclesiastica sarda”.

Interverranno S.E. monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza Episcopale Sarda, S.E. monsignor Sebastiano Sanguinetti, vescovo delegato Patrimonio Ecclesiastico, don Valerio Pennasso, direttore Ufficio Nazionale BCE ed EDC ed il dott. Fabio Ardau, curatore dell’Opera.

Gli interventi saranno moderati dal giornalista Paolo Matta.

Le chiese madri della Sardegna hanno un lungo percorso radicato nei secoli; raccontano le trasformazioni stilistiche, i materiali, le pietre, ma prima di tutto testimoniano una storia fatta di uomini, liturgie e idee che riflettono le peculiarità e le molteplici sfaccettature dell’Isola.

Per scoprire questo immenso patrimonio, l’Ufficio Nazionale CEI dei Beni Culturali Ecclesiastici e la Conferenza Episcopale Sarda hanno promosso e finanziato l’opera intitolata: “Cattedrali di Sardegna. L’adeguamento liturgico delle chiese madri nella regione ecclesiastica sarda”.

Il volume, curato da Fabio Arbau, con il coordinamento della Consulta Regionale per il Patrimonio Ecclesiastico, fa parte della collana “Cattedrali d’Italia” ed è concepito come un “viaggio” che accompagna il lettore nella scoperta del mondo delle chiese madri della Sardegna.

L’opera è arricchita dai contributi di autorevoli autori, tra i quali don Valerio Pennasso, S.E. rev. mons. Sebastiano Sanguinetti, don Francesco Tamponi, S.E. Rev. mons. Antioco Piseddu, prof. Andrea Pala, prof. Giorgio Peghin, dott. Laura Donati, prof. Roberto Milleddu, prof. Marco Lutzu, don Raimondo Satta, prof. Aldo Lino, mons. Fabio Trudu, arch. Mauro Quidacciolu.

L’apparato fotografico è stato realizzato dai fotografi Antonio Satta e Paolo Lombardi. Il progetto grafico di copertina è di Fabio Ardau e Paolo Lombardi.

La struttura e i contenuti del volume saranno illustrati alla presenza dei vescovi della Sardegna e di molteplici ospiti.

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«Da oggi, ufficialmente, l’ex miniera di Funtana Raminosa comincia una nuova vita. Lo avevamo promesso esattamente un anno fa. Ebbene, abbiamo mantenuto la parola. Per Funtana Raminosa si tratta di un nuovo inizio, dopo secoli di sfruttamento del giacimento di rame e di attività industriale. È un nuovo inizio, declinato in chiave turistica, culturale e produttiva, che speriamo possa contribuire a un rinnovato sviluppo del paese di Gadoni e dell’intero territorio, integrato con le tante iniziative che stiamo sostenendo per combattere lo spopolamento delle zone interne e il rilancio delle attività imprenditoriali di tutta l’area.»

Lo ha detto l’assessore regionale dell’Industria, Maria Grazia Piras, intervenendo a Gadoni all’incontro organizzato da Confindustria Sardegna Centrale per l’inaugurazione della riapertura dell’ex miniera di Funtana Raminosa. La giornata, oltre che dalla cerimonia di inaugurazione e dalla benedizione della chiesetta campestre di Santa Barbara riconsacrata dall’arcivescovo di Oristano, monsignor Ignazio Sanna, è stata caratterizzata da un convegno al quale hanno partecipato il sindaco di Gadoni, Francesco Peddio, il presidente di Confindustria Sardegna Centrale, Roberto Bornioli, il commissario del Parco Geominerario, Tarcisio Agus, il vice presidente del Consiglio delle Autonomie locali, Antonio Satta, ed il consigliere regionale Antonio Gaia.

«La Giunta regionale – ha ricordato l’assessore Maria Grazia Piras – ha avviato iniziative rilevanti per consentire la valorizzazione dei beni ex minerari in Sardegna. Un passaggio fondamentale è stato il provvedimento che prevede la cessione di alcuni siti alle amministrazioni comunali per consentirne un riutilizzo produttivo, grazie alla creazione di percorsi turistico-museali e conseguente rilancio delle attività nelle zone interessate. È una strada che abbiamo percorso non solo nel Sulcis Iglesiente ma anche nel nuorese e nella Sardegna Centrale. Ricordo la riapertura della Galleria Henry a Buggerru, Porto Flavia e Santa Barbara a Iglesias e la Galleria Anglosarda a Montevecchio, in territorio di Guspini. Oggi questi siti fanno registrare la presenza di decine di migliaia di turisti all’anno, non soltanto nel periodo di punta ma anche nelle cosiddette stagioni di spalla, in primavera e in autunno.»

L’assessore dell’Industria ha ricordato quindi il ruolo di Igea, la società in house della Regione portata verso il definitivo risanamento dalla Giunta Pigliaru, dopo essere stata sull’orlo del fallimento, e oggi impegnata in rilevanti lavori di bonifica industriale.

«Il passaggio di Funtana Raminosa al Comune è frutto di un gioco di squadra, condotto dagli uffici dell’Assessorato dell’Industria, dalla stessa Igea, che si occupa della messa in sicurezza e della manutenzione dei siti minerari, dal Parco Geominerario e naturalmente dal Comune che ha spinto con forza per l’affidamento dell’ex miniera. Il ruolo delle miniere non è più quello del passato – ha sottolineato l’assessore Maria Grazia Piras -. Occorre far crescere nuove attività economiche legando il fascino dei siti e dell’ambiente in cui si trovano all’attrattività turistica. Abbiamo un patrimonio inestimabile, oltre 170 siti sparsi in tutta l’Isola. La maggior parte può essere rilanciata, creando sinergie tra i diversi territori e azioni mirate di marketing anche per la valorizzazione dei prodotti dell’agroalimentare. Non mancano progetti e azioni di programmazione da parte dei Comuni. Come abbiamo fatto con Gadoni, noi siamo sempre disponibili a sostenerli, non solo dal punto di vista economico.»

Non meno importanti sono le iniziative legate alla ricerca, che a sua volta può portare a un incremento delle attività imprenditoriali. Ne sono un esempio le attività in corso alla Carbosulcis, con il Progetto Aria. Nella miniera di Seruci, infatti, si sta realizzando un grande impianto destinato alla purificazione del gas Argon, elemento che sarà utilizzato dai fisici dei Laboratori del Gran Sasso per la ricerca della Materia Oscura. Un progetto che ha suscitato l’interesse anche dello SNOLAB di Sudbury, in Canada, uno dei centri di ricerca di astrofisica più importanti ne mondo. L’esempio della Carbosulcis, tuttavia, non è isolato. In questi anni si è sviluppato un progetto scientifico rilevante anche nella miniera Igea di Sos Enattos a Lula, attiva fino al 1996. Qui è stato installato un laboratorio di ricerca internazionale con il coinvolgimento di numerose Università. L’ex miniera, infatti, è un sito molto silenzioso, senza attività sismica e lontano dal mare: uno dei migliori al mondo per la ricerca sulle onde gravitazionali. Per questo motivo Sos Enattos è candidato ad ospitare il cosiddetto “Telescopio di Einstein”.

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La Gallura ritorna in Consiglio regionale per chiedere la “restituzione” della provincia Olbia Tempio, cancellata dal referendum regionale del 2012 e “riabilitata” da quello costituzionale e di valenza nazionale, nel dicembre 2016.

Il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, insieme con i capigruppo, infatti, ha ricevuto nell’Aula della Terza commissione, i ventisei sindaci che, in rappresentanza dei ventisei Comuni che costituivano la provincia istituita nel 2001, hanno chiesto tempi certi per l’approvazione, prima della conclusione della legislatura, della proposta di legge presentata, il 16 marzo 2017,  dai quattro esponenti galluresi in Regione, Giuseppe Meloni (Pd), Giuseppe Fasolino (Fi), Giovanni Satta (Psd’Az) e Pier Franco Zanchetta (Upc) che, integrando l’articolo 25 della legge n. 2 del 4 febbraio 2016 (legge di riordino del sistema delle autonomie locali) punta alla riconfigurazione della provincia del Nord-Est Sardegna.

In apertura dei lavori il sindaco di Padru, Antonio Satta, con i primi cittadini di Olbia (Settimo Nizzi), Tempio (Andrea Biancareddu) e San Teodoro (Domenico Mannironi) ha ribadito le ragioni della Gallura e illustrato, in sintesi, le peculiarità economiche, sociali e culturali del territorio dell’Isola che ha registrato, anche negli anni dove la crisi è stata più dura, incrementi demografici superiori al 16% a fronte di una media regionale del 2.5% e che vanta il principale scalo passeggeri d’Europa, l’aeroporto turistico più importante del Mediterraneo ed un comparto delle vacanze all’avanguardia e di fama internazionale come lo è la Costa Smeralda.

A sostegno dell’ente intermedio sono intervenuti anche i vertici della Cna Gallura, Benedetto Floris, e il segretario territoriale della Cisl, Marco Idili, ed anche Emiliano Deiana nella sua duplice veste di sindaco di Bortigiadas e presidente dell’Anci Sardegna («registriamo una diffusa ripresa di coscienza sul ruolo istituzionale delle province come unico ente in grado di combattere la tendenza ad un centralismo non più tollerabile»).

Ribadito il no all’accorpamento con Sassari («Non andremo a votare se e quando saremo chiamati alle urne», hanno dichiarato Nizzi e Biancareddu) e rimarcata la volontà di proseguire in una vera e propria mobilitazione istituzionale e popolare («dal prossimo lunedì saremo autoconvocati in assemblea permanente», ha annunciato Antonio Satta) gli amministratori galluresi, hanno chiesto l’impegno dei capigruppo per calendarizzare la proposta di legge per l’istituzione della provincia del Nord Est in tempi utili per l’approvazione («a scrutino palese», è stata la pretesa unanime) prima della conclusione della Legislatura.

Preso atto delle argomentazioni dei sindaci, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha ricordato che sul tema delle province regionali è stata presentata anche una proposta di legge del gruppo Art. 1 – Sdp che punta alla ricostituzione di tutte le province abrogate dal referendum e nel dichiarare il suo personale favore per l’elezione diretta dei consigli e dei presidenti delle province, ha auspicato un rapido confronto in commissione così da garantire la discussione del provvedimento in Aula, entro dicembre.

Convintamente a favore di una corsia preferenziale per la proposta di legge Meloni e più si sono dichiarati immediatamente i capigruppo: Pierfranco Zanchetta, Upc («Non si può perdere altro tempo e serve chiarezza sulla volontà politica di procedere speditamente»); Giovanni Satta, Psd’Az («la Gallura è il primo territorio che merita la restituzione immediata dell’ente soppresso da un referendum che nel Nord-Est non aveva raggiunto il quorum»); Paolo Truzzu, FdI («sosteniamo la provincia Gallura») e Giorgio Oppi, Udc («Siamo pronti a dare l’assenso per l’esame della proposta di legge in Aula anche senza il passaggio in commissione»).

Il confronto nella commissione Riforme e Autonomia, prima di una necessaria discussione interna ai gruppi, è stato invece auspicato dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco («la Gallura non è l’unico territorio a chiedere che siano ripristinate le province regionali»); da quello di Art. 1 – Sdp, Daniele Cocco («la ricostituzione delle province è una richiesta diffusa e che deve trovare risposte perché serve superare tanto il “Cagliari centrismo” quanto il “Sassari centrismo”») e da Alessandra Zedda (Fi) che ha evidenziato però il poco tempo disposizione per procedere con la discussione e l’approvazione.

«Non metteremo ostacoli al percorso politico e istituzionale che sarà individuato», ha dichiarato, tra l’approvazione dei sindaci presenti, il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, mentre a conclusione dell’incontro, il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Misto, CP)  ha confermato l’impegno perché in tempi brevi il parlamentino delle riforme possa esaminare i due testi di legge sul ripristino delle amministrazioni provinciali, successivamente però alla conclusione del dibattito interno ai gruppi, così da definirne il preciso orientamento politico, e dopo le doverose valutazioni sul rispetto del dettato costituzionale in materia di riproposizione delle norme abrogate attraverso lo svolgimento di consultazioni referendarie.

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Una delegazione del Comitato promotore per l’Insularità, guidata dal presidente Roberto Frongia, ha tenuto stamane una conferenza stampa ad Olbia, per fare il punto sulle iniziative messe in campo.

«Dopo un percorso che da un paio di anni riguarda migliaia di cittadini e di cittadine della Sardegna, nel mese di settembre depositeremo le firme per la proposta di legge sull’insularità – si legge in una nota -. Al di là di disquisizioni e di distinguo da parte di alcuni non vi è più alcun dubbio che l’idea di un riconoscimento costituzionale è la strada necessaria per ottenere pari diritti e pari opportunità. Ogni altra soluzione riconferma uno stato di minorità e di sottosviluppo. Abbiamo consapevolezza, infatti, che l’intervento pubblico in Sardegna, quello a pioggia sempre più attraversato dal risentimento e dall’insoddisfazione, ha minato i fondamentali della cultura di intrapresa produttiva e della responsabilità, rafforzando il clientelismo e la dipendenza dagli aiuti statali e dal ceto politico. Per queste ragioni, oggi, i sardi non chiedono maggiore assistenza pubblica, piuttosto il riconoscimento del “principio di insularità” nella Costituzione Italiana come condizione irrinunciabile ed equa di un pari diritto di cittadinanza attraverso infrastrutturazioni, materiale e immateriale, che offrano, appunto, “pari opportunità” di partenza per tutti e valorizzi le risorse umane ed economiche di cui l’Isola dispone.»

Diversi studi evidenziano tra le altre dimensioni che «in termini monetari, il tempo di percorrenza addizionale necessario per raggiungere il continente via mare costa – rispetto al trasporto via terra – oltre 660 milioni di euro ogni anno per il trasporto passeggeri e merci, compreso del disagio rappresentato dai tempi d’attesa e dai cambiamenti nella frequenza del servizio». Questo solo dato offre la misura della disparità di opportunità tra i cittadini e le imprese sarde rispetto al resto d’Italia e dell’Europa. Ecco perché è arrivato il tempo di un nuovo racconto della Sardegna e sulla Sardegna per riscrivere lo Statuto Sardo con un rapporto dialettico con lo stato centrale e con l’Europa che ponga immediatamente le basi per un futuro che ci emancipi da uno stato di gregarietà ancora una volta stigmatizzato dall’essere ritornati nell’Obiettivo 1.

Immediatamente inizieranno due nuove sfide: verso l’Europa e per la riscrittura della Statuto Sardo.

A 70 anni dal Congresso dell’Aia, premessa per attuare il Manifesto di Ventotene e fondare uno stato federale europeo, e a 60 dal Trattato di Roma che fece dell’Unione europea una praticabile traiettoria, oggi ci interroghiamo se il sogno di Ernesto Rossi e di Altiero Spinelli sia stato una chimera o non invece una pratica che quotidianamente riconosca pari diritti, pari doveri e pari opportunità per tutti i cittadini a qualsiasi nazione, religione, sesso appartengano.  

Nei giorni in cui ricordiamo i martiri di Marcinelle che furono sacrificati ad una visione in cui i diritti civili e sociali erano di là a venire e l’integrazione non era una condivisione di valori ma sottostare a quelli del più forte economicamente, il Comitato dell’insularità in Costituzione interpella le istituzioni sarde, nazionali, europee per verificare se le condizioni ostative per avere pari opportunità anche nelle situazioni geografiche insulari, ivi compresa la Sardegna, siano state superate. 

I padri fondatori ben sapevano quanto le situazioni di partenza erano disomogenee. D’altronde erano state le ragioni dei continui conflitti che per oltre mille anni hanno insanguinato l’Europa e lasciato sul campo milioni di persone. La pace che, per la prima volta nella storia, da oltre 70 anni godiamo in tutti i paesi europei, deve essere riconosciuta come un valore fondante e non surrogabile. Con essa deve diventare effettivamente fondante il riconoscimento di pari responsabilità ma anche di pari benefici in qualsiasi parte dei paesi membri capiti di nascere; superando definitivamente le discriminazioni che permangono e che riguardano tuttora anche la Sardegna.

«È necessario inserire il principio di insularità nella costituzione per poter rendere effettivi i diritti riconosciuti dal trattato di funzionamento dell’Unione europea per le Isole – ha detto Stefano Maullu, europarlamentare di Forza Italia -. Non solo proseguiremo la raccolta delle firme, ma chiederò al vice presidente del Consiglio, on. Matteo Salvini, di firmare la proposta di legge, alla luce delle sue odierne sollecitazioni sul cattivo uso della nostra autonomia e nell’ambito di una leale collaborazione.»

«Oggi consegniamo simbolicamente 1.000 firme raccolte in Lombardia. Nelle prossime settimane – ha concluso Stefano Maullu – proseguiremo la raccolta con due iniziative importanti a Torino e Milano.»

Alla conferenza stampa, tenutasi ad Olbia questa mattina, sono intervenuti Roberto Frongia, presidente del Comitato; Stefano Maullu, europarlamentare di Forza Italia; Maria Antonietta Mongiu, presidente del FAI Sardegna; Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori sardi; Giovanni Pileri; Francesco Lai, sindaco di Loiri; Andrea Nieddu, sindaco di Berchidda; Antonio Satta, sindaco di Padru; Alessandro Sini consigliere comunale di Oschiri; Anna Paola Isoni consigliere comunale di Tempio Pausania; Matteo Sanna, ex consigliere regionale.

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Si è tenuta stamane la seduta congiunta del Consiglio regionale e del Consiglio delle autonomie locali sullo stato del sistema delle autonomie locali della Sardegna.

La seduta è stata aperta dal presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, che dopo le formalità di rito ha ricordato l’ordine del giorno ed ha svolto il suo intervento nella seduta congiunta con il Consiglio della Autonomie locali. «Anche quest’anno – ha affermato il presidente – celebriamo la consueta seduta congiunta del Consiglio delle Autonomie locali e del Consiglio regionale alla vigilia della discussione della manovra finanziaria. Manovra sulla quale il confronto è avviato ed ancora aperto per trovare le migliori soluzioni possibili ai tanti problemi che affliggono la nostra isola e sulla quale avete avuto modo di produrre un parere fortemente qualificato le cui proposte saranno attentamente vagliate dal Consiglio e giustamente considerate».

«È evidente – ha proseguito Gianfranco Ganau – che le amministrazioni locali sono sottoposte, ormai da troppi anni, a tagli nei trasferimenti statali e a regole che impediscono la spendita delle risorse possedute, che minano la capacità di garantire i servizi essenziali ai propri cittadini.  In questo quadro assumono massimo rilievo le politiche regionali che devono avere la capacità di rispondere in modo strategico alle criticità, creando condizioni di sviluppo e crescita ed uscendo dalla logica emergenziale che ha caratterizzato la lunga fase della crisi economica. La diminuzione dei trasferimenti agli Enti locali, passati dai 411 milioni del 2014 ai soli 107 milioni di euro quest’anno, unitamente all’ esclusione delle province sarde e della città metropolitana di Cagliari alla compartecipazione ai fondi nazionali destinati alle province e alle città metropolitane a livello nazionale, rimediata con una disponibilità di soli 15 milioni di euro, richiede una forte mobilitazione di tutta la Sardegna e l’apertura di una vera e propria vertenza nazionale che veda riconosciuti i nostri diritti».

«Alla diminuzione dei trasferimenti statali – ha proseguito il presidente – ha corrisposto un aumento del carico degli interventi compensativi in capo alla Regione che oggi ammontano a oltre 1 miliardo e 350 milioni di euro del bilancio regionale; vanno ricordati nell’ambito delle politiche educative e della lotta alla dispersione scolastica, che è anche lotta alla disoccupazione e alla povertà come dimostrano i dati della recente indagine sulle povertà della Caritas regionale, che chiariscono come la povertà sia inequivocabilmente correlata ad una bassa scolarità, gli imponenti finanziamenti nell’ambito del progetto ischol@ per la ristrutturazione e la realizzazione di nuovi e moderni istituti scolastici, le politiche a favore del diritto allo studio, e il sostegno alle università. L’utilizzo degli strumenti della programmazione territoriale che vedono protagonisti proprio gli enti locali per l’utilizzo migliore in chiave strategica delle risorse. L’istituzione del Reddito di Inclusione Sociale (Reis) come strumento di contrasto della povertà. Tutte misure mirate a dar risposta alle urgenze ma volte anche ad una strategia globale di sviluppo e superamento della crisi».

«In questi anni – ha concluso il presidente – non sono mancati i momenti di confronto, spesso vivaci, tra il Consiglio regionale e le Autonomie locali, ma il Parlamento sardo ha dimostrato di saper ascoltare le comunità, come nel recente caso del riordino della rete ospedaliera dove le numerose osservazioni avanzate dal CAL hanno trovato puntuale riscontro nella definitiva stesura del provvedimento legislativo. Ecco, credo che proprio da questo confronto dobbiamo partire per garantire il miglior utilizzo delle risorse e per la definizione delle migliori politiche. Sono sicuro che anche in questa finanziaria il Consiglio saprà cogliere i riferimenti e le sollecitazioni che vengono dai rappresentanti dei territori e portarli a migliore sintesi».

Il presidente del Cal, Andrea Soddu (sindaco di Nuoro) ha incentrato l’apertura del suo intervento su quello che ha definito “un vero attacco alle autonomie locali i continui tagli dello Stato ai comuni e alle province”. «Un feroce attacco – ha dichiarato Soddu – che ha spolpato e reso moribonde le amministrazioni provinciali ed è difficile pensare che nelle nostre comunità si possa vivere una esistenza felice quando non c’è l’ente che provvede alle scuole, agli edifici scolastici, all’ambiente e alla protezione civile». «Un golpe bianco – ha proseguito il presidente del consiglio della autonomie – anche contro i Comuni e i dati dell’Anci ci dicono che soltanto per i comuni della Sardegna c’è stato un taglio complessivo del 43% delle risorse dal 2009 al 2025 che significa 2.600 miliardi in meno nei nostri bilanci». Il primo cittadino di Nuoro ha quindi evidenziato come “nelle comunità sarde la vita sia compromessa” ed ha insistito sui “pericolosi riflessi sulla democrazia”. «I Comuni – ha spiegato – non solo non possono garantire servizi vitali ma il cattivo funzionamento degli enti più vicini alle esigenze dei cittadini per mancanza di fondi, comporta conseguenze sulla credibilità della politica e fa crescere il fenomeno dell’astensionismo». «L’attacco alle autonomie locali – ha insistito Soddu – è una attacco alla democrazia e lo Stato ha fallito nei suoi obiettivi di finanza pubblica perché l’indebitamento dei Comuni diminuisce mentre il debito pubblico continua ad aumentare».

Andrea Soddu ha quindi invitato la Giunta regionale ad un immediato confronto sui dati in possessore del Cal sulla reale entità del fondo unico che – a giudizio del sindaco di Nuoro – sono differenti rispetto a quelli che sono in possesso dell’amministrazione regionale. «Apriamo un focus – ha insistito il responsabile del Cal – perché se, come riteniamo, i dati corretti sono i nostri servirà incrementare gli stanziamenti del fondo unico».

«Un dato però è già certo – ha proseguito Soddu – le entrate regionali hanno registrato un incremento di 120 milioni di euro e quindi, ai sensi dell’articolo 10 comma 1 della  legge 2\2007, il fondo unico dovrà essere necessariamente incrementato».

«La Regione sarda – ha concluso il presidente del Cal – insieme alle autonomie locali deve spiegare a Roma che il problema della finanza regionale non è un problema solo della Regione ma che agli enti serve un sistema diverso di finanza locale».

La sindaca di Fonni Daniela Falconi ha ricordato, in apertura del suo intervento le parole del presidente nazionale dell’Anci a proposito del ruolo di sindaco («è il lavoro più bello del mondo ma quanti sono pronti a farlo sapendo che una firma vi può far diventare un delinquente?») e ha invitato il Consiglio regionale “a non abbassare la guardia sul fenomeno degli attentati contro gli amministratori locali”. «I sindaci non si lamentano – ha incalzato Falconi – ma difendiamo le nostre comunità e invito i legislatori a valutare, prima di approvarlo, quale siano le conseguenze di una legge e di una norma sulle comunità e su ogni singolo cittadino».

Daniela Falconi ha quindi fatto riferimento alla vertenza in corso dei dipendenti di Forestas ed ha invitato il Consiglio e la Giunta a risolvere il problema dell’inquadramento contrattuale dei lavoratori anche alla luce del ruolo che gli operai di Forestas rivestono all’interno delle comunità della Sardegna. La sindaca di Fonni ha concluso con l’auspicio che si possa presto salutare il varo di una nuova legge sulla montagna («da problema deve diventare un’opportunità») e sui piccoli comuni.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ricordato i numerosi problemi delle autonomie locali alla luce dei tagli statali ed ha rimarcato l’aggravarsi di tali difficoltà nei cosiddetti paesi dell’interno. «Lo Stato – ha affermato l’esponente della minoranza consiliare – ha condotto un attacco forsennato contro le autonomie locali e le conseguenze sono state ancor più gravi in Sardegna dove il sistema autonomistico non è rappresentato solo dalla Regione ma dalla Regione insieme ai Comuni e alle province». Il capogruppo dei Riformatori ha quindi concluso ricordando alcune importanti battaglie condotte dalla Regione e dalle amministrazioni locali contro lo Stato centrale “per le neglette condizioni in cui ha cacciato i sardi” ed ha ricordato l’unità popolare mostrata in occasione della manifestazione “per le entrate” promossa a Roma dall’allora presidente della Regione, Renato Soru”.

Manuela Pintus (sindaca di Arborea) ha incentrato il suo intervento sulle difficoltà cui vanno incontro 39 comuni costieri della Sardegna costretti a un doppio esborso finanziario per “i penalizzanti meccanismi” che regolano il fondo di solidarietà del ministero dell’economia e della finanze. «Un doppio esborso – ha dichiarato la prima cittadina di Arborea – che in Sardegna pesa 34 milioni di euro nelle casse di quei comuni che sono chiamati alla sfida del turismo e della ricettività e che devono sostenere dunque maggiori oneri per garantire sevizi di qualità non soltanto ai residenti ma ai turisti». «Il mio appello – ha concluso Manuela Pintus – è che ci si dedichi alle ragioni di questi comuni, anche perché questa condizione di svantaggio potrebbe interessare un numero sempre crescente di comuni costieri in Sardegna».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha rilanciato il tema dell’attacco finanziario ai Comuni come attacco alla democrazia, aggiungendo che «l’attacco finanziario alla Regione Sardegna è un attacco alla carne viva dei sardi che ha riflessi sulla vita dei nostri Comuni». E’vero, ha riconosciuto, «che dobbiamo ragionare assieme e, con la finanziaria, fare attenzione ai benefici dei singoli interventi, ma senza dimenticare l’anello più debole del sistema: le Province che non funzionano, come ha detto anche il Consiglio d’Europa del 19 ottobre, invitando lo Stato a rivedere la sua politica restrittiva per consentire agli enti intermedi di assicurare i migliori servizi alle comunità». In Sardegna, ha concluso, «c’è ancora più bisogno di rivedere queste politiche ed il nostro statuto dice che possono essere modificati i confini, un discorso da riprendere a cominciare dall’istituzione della Provincia del Nord est».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha sostenuto che «sono troppe le competenze in capo alla Regione ed alle sue articolazioni burocratiche per cui occorre avviare una nuova stagione di decentramento per restituire ai Comuni una autonomia vera con competenze e risorse, e sono troppe anche le incertezze della riforma delle autonomie locali: serve una riorganizzazione sarda, non burocratica e snella, moderna e funzionale soprattutto per evitare spopolamento e lo sviluppo a ciambella concentrato sulle aree urbane» Su questi temi, ha proseguito, «con la finanziaria dobbiamo dare un segnale forte e tangibile come, per esempio, riportare l’Irap ai Comuni al 2% che darebbe subito 30 milioni di soldi freschi alle amministrazioni locali e poi parliamoci chiaro; il 2 marzo del 2016, in quest’aula, tutti abbiamo detto le stesse cose e ciò significa che la maggioranza non ha fatto niente per i Comuni».

Tommaso Locci, Sindaco di Monserrato, ha auspicato una maggiore frequenza delle riunioni Regione-Cal perché, ha ricordato, «noi Sindaci che stiamo in prima linea ne abbiamo bisogno, anche perché la Regione non ha strumenti per metterci in condizione di dare risposte ai cittadini, soprattutto sulle nostre grandi emergenze come lavoro e povertà». Il Rei nazionale è un buon progetto, ha detto, «ma ha criteri molto restrittivi rispetto al Reis regionale per cui ci troveremo di fronte ad una situazione in cui le fasce di età fra 40 e 55 anni non avranno niente dai Comuni, nemmeno un piccolo aiuto». Ho calcolato, ha spiegato, «che su 100 persone, nel mio Comune ne aiuterò solo 10, penso che la Regione debba occuparsi di coprire queste esigenze, così come del mondo dell’impresa con particolare riferimento al mondo viti-vinicolo dove si è registrata una forte caduta della produzione».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha condiviso l’affermazione secondo la quale «i sindaci sono innamorati del proprio lavoro ma purtroppo è un amore non corrisposto dal governo che con la finanziaria promette 15 milioni dal 2019; sulle entrate, dunque, la battaglia deve continuare con più forza di fronte a questa risposta offensiva». Affrontando il tema della povertà, Cocco ha dichiarato che «da un anno a questa parte si è fatto poco o forse nulla per quanti vivono in condizioni di povertà o disoccupazione; con il Reis abbiamo dato una risposta coraggiosa che nel primo anno non ha raggiunto i risultati sperati e spero che dal 2018 si cambi passo, su questo dobbiamo impegnarci a fondo e confermare risorse dell’anno precedente». Inoltre, ad avviso di Cocco serve «un piano straordinario per il lavoro perché se non facciamo questo ci fermiamo alla liturgia delle lamentele anche se la coperta della Regione è sempre più corta per responsabilità dello Stato». Su Forestas, ha concluso, «il tempo è scaduto, oggi incontreremo i sindacati e dobbiamo dare risposte certe rispetto agli impegni assunti di farli diventare dipendenti regionali come gli altri».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta si è detto convinto che ai Sindaci vada riconosciuto «il ruolo che svolgono in questo difficile momento storico per una vertenza entrate che investe anche i rapporti fra Regione e Comuni, soprattutto nel Nuorese e in Ogliastra, aree fra le più marginali della Sardegna che hanno subito prelievi tributari insopportabili più i tagli ai trasferimenti statali, cifre che compongono un quadro devastante ed impediscono ai Sindaci di amministrare». Rispetto a questo deficit, ha concluso, «è evidente che la risposta non può essere solo nel Fondo unico; molti Comuni hanno fatto delibere, rimaste senza effetto, per istituire zone franche, provvedimenti che rappresentano comunque un segnale sulla direzione da prendere, cioè intervenire con la leva fiscale per evitare la morte delle imprese, la scomparsa delle professioni e del tessuto economico, soprattutto artigiano, che ha cercato di sopravvivere dopo la crisi dell’industria».

Massimo Zedda, Sindaco di Cagliari, ha rilanciato il tema tema del Fondo unico perché, ha ricordato, «con l’assessore Raffaele Paci è stata posta la questione dell’origine del Fondo, una legge del 2007, secondo la quale a fronte di maggiori entrate devono corrispondere maggiori risorse; ebbene, ai conti degli ultimi anni manca 1 miliardo senza conteggiare gli accantonamenti che pesano per 4 miliardi, e comporterebbero un ulteriore trasferimento di 411 milioni agli Enti locali». Zedda ha poi criticato la politica centralista della Regione, sostenendo la necessità «di decentrare in periferia anche decisioni strategiche su trasporti e personale (sulla scorta dell’esperienza positiva della Spagna degli anni ’90); anziché continuare a parlare di miniere e industrie pesanti, puntiamo sulle soluzioni concrete anche per interrompere la dinamica del rimbalzo di responsabilità fra via Roma, Roma e Bruxelles». Soffermandosi sui problemi delle Province e della Città metropolitana Zedda ha messo l’accento sul fatto che «dopo il referendum c’è stato uno con svuotamento senza risorse e, quanto allo sviluppo a ciambella ricordiamoci che riguarda tutta la Sardegna perché non è che i giovani si spostano dall’interno a Cagliari, vanno via dalla Sardegna».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha invitato Consiglio e Cal a trarre dalla riunione uno spunto per una verifica dello stato di salute sulle nostre comunità perché, ha lamentato, «in alcune si vive molto peggio, come per esempio Ottana dove 130 lavoratori non hanno più mobilità in deroga, eppure è un sito che ha pagato più di altri il fallimento della politica industriale; oltretutto è stato ingiustamente escluso dai provvedimenti contro le crisi complesse». E’grave, ha concluso, «che sia calato il silenzio su un problema verificatosi dal luglio 2017 che merita, al contrario, una decisa presa di posizione anche perché l’Inps non ha liquidato nulla a differenza di tante altre situazioni, la politica si deve imporre anche nei confronti di altri soggetti».

Antonio Satta, Sindaco di Padru, ha ribadito che «i Comuni vivono una situazione pesante come la Regione e per questo ci vuole una forte unità di intenti nei confronti dello Stato, soprattutto per venire incontro ai Comuni che chiedono solo di essere messi in condizione di dare risposte ai propri cittadini, non riuscendo nemmeno (come nel mio Comune) a portare a scuola gli alunni dell’obbligo». Dopo aver evidenziato la pensate situazione delle Unioni dei Comuni «che non hanno neppure i dipendenti per vivere altro che funzionare», Satta ha sollecitato «giustizia per Province, che ci sono ancora, ed alla Sardegna ne manca semmai una, quella del Nord Est, una realtà che tutti devono comprendere approvando la proposta di legge bipartisan di molti consiglieri galluresi».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato in apertura che «orami manca poco alla finanziaria che approveremo entro il mese di dicembre evitando l’esercizio provvisorio e dando ai Comuni tempi ragionevoli sia per i loro bilancio che per spendere le risorse». Oltre i rituali, ha sostenuto, «dobbiamo darci una mano a vicenda, terremo conto richieste dei Comuni anche se non riusciremo a risolvere tutto, con un Fondo Unico che è stato concepito come salvaguardia per le piccole realtà, se poi vogliamo cambiarlo facciamo un tavolo tecnico senza ulteriori rinvii». Parlando di alcune cifre della prossima finanziaria, Cocco ha citato «i 130 milioni per le politiche attive del lavoro, i 20 milioni per scuole e università, i 20 per l’agricoltura, i 45 assegnati ai pastori (cosa mai accaduta), lo stanziamento di 1 milione ai Sindaci per le emergenze-neve, ed i 45 milioni del Reis (reddito di inclusione sociale) che non è alternativo ma complementare al Rei».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ricordando «il no della Sardegna al referendum del 4 dicembre sostenuto da parte della maggioranza e dallo stesso  presidente Pigliaru, ha detto che «su quello schema è stata costruita la riforma degli Enti locali fatta dalla Regione, che è stata un fallimento è evidente: più sigle ma niente contenuti, più deboli le zone interne, risorse della Regione e del Fondo unico sempre sotto la regia degli assessorati, in agricoltura un sistema amministrativo ingolfato che rallenta il flusso dei fondi». Bisogna perciò cambiare,a ha esortato, «la visione delle autonomie locali evitando di riproporre la figura dello Stato accentratore e poi, nel concreto, potenziare la Protezione civile perché ora il tempo è buono ma l’inverno avanza e non vogliamo rivedere immagini del passato, ed affrontare finalmente la questione dell’immigrazione sollevata recentemente da un sacerdote nuorese coraggioso e sereno che però è stato ignorato».

Prendendo la parola per le conclusioni, il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha definito l’incontro con il Cal «una occasione non formale, per affrontare i problemi di tutti e dei cittadini sardi in una prospettiva nuova del sistema delle autonomie, dove abbiamo fatto una riforma complicata con momenti fisiologici di difficoltà, ma condiviso problemi e soluzioni, in un quadro ancora più completo e chiaro dopo la definizione degli definiti ambiti territoriali ottimali». Non possiamo nascondere, ha aggiunto, «l’ingiustificata riduzione dei fondi dello Stato ai Comuni perché sono cifre impressionanti che ci spingono ancora di più a lavorare insieme sia nelle rivendicazioni che nelle innovazioni, a cominciare dalla regionalizzazione delle finanza locale come hanno fatto altre Regioni». Voglio dire però che «la Regione Sarda non è centralista: sul Fondo veniamo da un 2014 dove avevamo più di 1 miliardo in meno (ancora non ripristinato) però non è stato toccato mentre con le entrate crescenti crescerà anche il fondo perché dalla crisi stiamo uscendo; nel tavolo tecnico possiamo parlare di questo ma anche di altro, di quello abbiamo fatto (perché spesso questa consapevolezza non c’è), di quanto e dove spendiamo». Il presidente ha quindi sintetizzato le cifre di alcuni interventi qualificanti: l’investimento su scuola per circa 250 milioni nei territori, la programmazione territoriale che conta progetti per 300 milioni, la fibra ottica (che vede la Sardegna prima Regione in Italia e seconda d’Europa per aree rurali), la video-sorveglianza, i fondi ai pastori più i 20 agricoltura e, nella prossima finanziaria, fondi per lavoro con l’incremento del Reis regionale a fianco di rei nazionale. Sullo spopolamento, Pigliaru ha sostenuto che «va combattuto insieme con risorse e con idee, anche se è un fenomeno che riguarda tutto il mondo; a breve faremo una conferenza sull’agricoltura per la quale ci sarà bisogno di un contributo forte dei territori per un nuovo programma di sviluppo rurale tendente sempre più ad un tipo di agricoltura selettiva».

Dopo l’intervento del presidente della Regione, il presidente Gianfranco Ganau ha tolto la seduta, comunicando la convocazione di una riunione dei capigruppo. I lavori del Consiglio riprenderanno nel pomeriggio alle 16.00.

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Mirko Idili.

L’Unione sindacale territoriale della Cisl Gallura ha confermato il segretario generale uscente Mirko Idili alla guida dell’organizzazione. La votazione è avvenuta oggi durante il congresso che si è svolto nell’hotel Doubletree by Hilton di Olbia. A completamento della segreteria sono stati eletti anche Rosa Casto, riconfermata nel ruolo, e Masino Fresi che prende il posto di Alberto Farina, da sempre colonna portante della Cisl gallurese, che proseguirà la sua attività nel sindacato in qualità di segretario generale della Federazione dei pensionati in Gallura; il suo saluto alla segreteria generale provinciale è stato accolto con commozione da Mirko Idili.

Tema portante dell’assemblea è stata la necessità, da parte del territorio gallurese, di trovare una forma di governance intermedia che possa inserirsi tra i Comuni e la Regione. Durante la sua relazione, Mirko Idili ha lanciato il “Patto per la Gallura” e ha chiamato tutti i rappresentanti della politica e delle forze economiche e sociali a ritrovare coesione e unità di intenti: due elementi necessari per poter difendere le risorse e le potenzialità in via di sviluppo in Gallura. «Basta con le divisioni e con i conflitti campanilistici tra Alta e Bassa Gallura. L’economia di questo territorio è in ripresa. Lieve, ma c’è. E ci sono opportunità importanti da saper cogliere: il Mater Olbia è certamente una di queste. E’ un progetto che va difeso perché rappresenta una risorsa per tutta l’isola, non solo per la Gallura. Dobbiamo farlo capire a tutti, anche ai gufetti che sperano che il Mater Olbia non si faccia». Idili ha anche fatto riferimento all’acquisizione del 49 per cento di Meridiana da parte di Qatar Airways: «Un risultato auspicato quando, tempo fa, decidemmo di firmare l’accordo che prevedeva la fuoriuscita dal perimetro aziendale di centinaia di lavoratori esclusivamente nella previsione di favorire una partnership autorevole con Qatar Airways ed un nuovo piano industriale che consentisse, con l’acquisto di 50 aeromobili, di poter riassumere tutti coloro che ad oggi usufruiscono degli ammortizzatori sociali». Opportunità e potenzialità di sviluppo che però hanno bisogno della massima coesione tra politica e  forze sociali che devono essere in grado di ripensare una forma di autogoverno intermedio: «La vecchia Provincia non aveva più ragione di esistere – ha detto Idili – perché era stata spogliata di competenze e risorse economiche. Tuttavia si è creato un pericoloso vuoto amministrativo che deve essere colmato e la risposta a questa esigenza non può essere certo il ritorno alla vecchia provincia di Sassari».

Una sfida che è stata immediatamente accolta dai politici galluresi che sono intervenuti al congresso.

Gian Piero Scanu, deputato Pd, ha tuonato in difesa del Mater Olbia e contro quei «personaggi della politica regionale i quali sperano che il progetto affondi ma lo fanno ragionando in nome e per conto delle cliniche private di Cagliari».

Settimo Nizzi, sindaco di Olbia, ha spiegato: «E’ ripartito il dialogo tra noi sindaci galluresi ed è stato un atto importante per spezzare certi vecchi schemi che bloccavano la crescita delle nostre comunità. Rappresentiamo un territorio che intende dialogare con le altre aree sarde e italiane, ma non abbiamo intenzione di ricominciare i viaggi della speranza verso Sassari per ottenere ciò che ci spetta. Dobbiamo decidere da soli come gestire la Gallura: da quando non c’è più la Provincia non è più possibile nemmeno tappare i buchi delle strade, piazzare un palo della luce, fare manutenzione nelle scuole».

Pierfranco Zanchetta, consigliere regionale di La Maddalena: «Abbiamo necessità del sostegno di tutti altrimenti la nostra proposta di legge per l’istituzione di una Provincia nel Nordest della Sardegna, non passerà. Abbiamo di fronte forze opposte e contrarie, invochiamo la mobilitazione del territorio».

Giuseppe Meloni, consigliere regionale: «Vogliamo far capire che la nuova Provincia non dovrà essere un carrozzone politico ma avrà il preciso ruolo di fare da argine contro l’arretramento istituzionale, in Gallura, da parte dello Stato e della Regione».

Antonio Satta, sindaco di Padru: «Questa è una battaglia che bisogna vincere nell’interesse della Gallura: dobbiamo quindi sostenere i consiglieri regionali e la loro proposta di legge. Il consiglio comunale di Padru ha già approvato un ordine del giorno a favore di questa proposta».

Pierluigi Caria, neo assessore regionale dell’Agricoltura: «Il mio ruolo mi impone una visione totale della Sardegna, ma provengo dalla Gallura, comunità per la quale avrò ovviamente un occhio particolare. Credo che questo territorio abbia le carte in regola per ottenere l’autonomia».

Alberto Farina si è soffermato sulle condizioni generali della Cisl regionale: «Il sindacato in Sardegna ha ripreso slancio, il lavoro che è stato fatto da Ignazio Ganga in questi pochi mesi è davvero significativo e a lui faccio i miei complimenti».

Un ruolo determinante nel congresso che si è svolto oggi lo ha avuto Gigi Petteni, segretario confederale della Cisl nazionale. Petteni ha tracciato lo scenario in cui si sta muovendo il sindacato per la tutela del lavoro e dei diritti a esso connessi: «La politica ha ascoltato i populismi quando si è trattato di decidere cosa fare sui voucher, mentre avrebbe dovuto ascoltare chi conosce a fondo le realtà lavorative. La Cisl non parla mai, mai alla pancia della gente ma sempre al cervello e al cuore. Gli attacchi della politica nei confronti delle organizzazioni sindacali sono stati evidenti ma noi, come da tradizione, abbiamo evitato lo scontro e cercato il dialogo, presentando proposte. In questo modo abbiamo ottenuto i risultati cercati su tanti importanti temi».

La conferma di Mirko Idili alla guida della Cisl Gallura è stata elogiata anche dal segretario regionale dell’organizzazione sindacale, Ignazio Ganga: «Con la nuova segreteria regionale abbiamo deciso di seguire tutti i congressi e di incontrare tutti i lavoratori e le lavoratrici. Abbiamo l’esperienza per sostenere le ragioni del lavoro e del sociale in questa regione. ci impegneremo per risolvere, in via definitiva, i problemi emersi anche durante questo congresso». L’intervento del segretario regionale si è focalizzato anche sullo spopolamento in Sardegna: «Per combattere questo fenomeno servono risorse – ha spiegato – dobbiamo spendere meglio i fondi europei. Perdere di vista pezzi di questa regione porta la stessa a essere considerata “roba di altri”. E’ quindi necessaria una riforma della Regione per sburocratizzare il Palazzo e dare risorse ai territori». Ignazio Ganga ha mostrato all’assemblea un contenitore con, all’interno, una manciata di terra della Gallura e ha spiegato che la Cisl sarda ha deciso di raccogliere una porzione di suolo da tutti gli otto territori dell’Isola. La terra sarà mischiata in un vaso in cui sarà piantato un ginepro. «Un albero scelto perché è molto robusto e diffuso in tutta l’isola. Simbolicamente rappresenterà le radici della Cisl sarda».

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Si è svolta oggi la seduta congiunta del Consiglio regionale e del Consiglio delle autonomie locali (Cal) sullo stato delle autonomie locali della Sardegna.

Il presidente Gianfranco Ganau, in apertura di lavori, ha auspicato che l’incontro con il Cal segni l’avvio di un rapporto più stretto con il Consiglio regionale: «Perché una continua e corretta dialettica è alla base per un’adeguata gestione delle criticità che affliggono la nostra isola». Ganau ha proseguito ricordando la ormai imminente discussione in Aula della Legge stabilità 2017 ed ha evidenziato come la finanziaria sia chiamata a confronto con le emergenze della Sardegna che, ha proseguito il presidente, se non opportunamente affrontate “si ripercuotono sugli enti locali e i sindaci che rappresentano il riferimento diretto dei cittadini. «Le mancate risposte – ha spiegato Ganau – provocano gravissime tensioni sociali ed ai sindaci va tutta la nostra solidarietà e il nostro supporto».

Il massimo esponente dell’assemblea sarda ha poi ricordato ruolo e funzioni del Cal ed ha affermato che è necessaria la revisione della istitutiva del Consiglio delle autonomie locali (legge1/2005), in particolare per ciò che attiene i cosiddetti pareri («in caso di parere contrario, per esempio, bisognerebbe prevedere l’obbligo di ritorno in commissione del provvedimento per una nuova audizione ed una delibera motivata della commissione»).

Nella fase finale del suo articolato intervento, Gianfranco Ganau, ha posto l’accento sulle riforme della legislatura (principalmente sanità, enti locali e Forestas) e, soprattutto, sull’opportunità che queste siano condivise nei territori («la riforma sanitaria viene percepita come un’azione che sottrae servizi ai territori piuttosto che come efficientamento e miglioramento nella qualità dei servizi»).

«Siamo chiamati ad un confronto sulle criticità di sempre – ha spiegato il presidente – come il tema dell’insularità o quelli legati alla specificità della nostra terra che a causa della sua dispersione demografica non consente l’applicazione automatica di parametri nazionali». «Anche su questi temi – ha concluso Ganau – abbiamo l’obbligo di confrontarci per definire una piattaforma comune di riconoscimenti dovuti che sappia superare le differenze di appartenenza e rilanci la vertenza Sardegna».

Il presidente del Cal, Andrea Soddu, ha aperto il suo intervento con un messaggio di collaborazione e cooperazione con il Consiglio regionale ed ha affermato: «Vogliamo aprire una stagione di riflessione intorno ai temi cruciali per lo sviluppo della Sardegna ed aprire un dialogo serrato sulle questioni fondamentali per la crescita e il lavoro».

Il neo presidente del Cal ha quindi illustrato il “nuovo metodo di lavoro” adottato dal Consiglio delle autonomie e la costituzione di sette commissioni di lavoro (tra queste: trasporti, scuola, protezione civile, finanza locale, riforme della Regione) per “costruire una gamma di proposte da offrire al Consiglio regionale”.

Il primo cittadino di Nuoro ha insistito sulla volontà degli amministratori locali di voler risolvere i troppi problemi che affliggono l’Isola ed ha auspicato un progetto di riforma strutturale della Regione secondo i principi di sussidiarietà, efficienza e adeguatezza. «La Regione così come è – ha dichiarato il numero uno del Cal – è malata di centralismo e dopo la legge di riordino degli Enti locali attendiamo la legge di riforma della Regione».

In conclusione del suo intervento il sindaco di Nuoro ha auspicato un “ripensamento delle risorse”: «I Comuni sono ormai in brache di tela e in alcuni casi sono persino impossibilitati a pagare gli stipendi».

Il sindaco di Padru, Antonio Satta, ha ricordato ruolo e funzioni dei Comuni («sono l’ossatura della democrazia nel nostro paese e meritano attenzione particolare», nonché le difficoltà dei sindaci («devono amministrare la disperazione»).
Il leader Upc nell’Isola ha quindi auspicato un incremento delle risorse destinate al sistema degli Enti Locali e l’apertura dei cosiddetti nuovi “spazi finanziari” («nonostante gli sforzi gli stanziamenti non sono sufficienti e arrivati a marzo dobbiamo ricevere ancora parte dei fondi del 2016»). «La Sardegna – ha concluso Satta – ha bisogno di più risorse per crescere e per sostenere il cambiamento».

La sindaca di Fonni, Daniela Falconi, ha definito il Comune “come l’osservatorio privilegiato sulla vita delle persone che permette agli amministratori di toccare con mano ogni singolo dolore e ogni singola gioia delle persone amministrate”. «Dalle nostre decisioni – ha aggiunto – dipende il futuro delle persone che amministriamo e gli attentati agli amministratori rischiano però di uccidere le forme libere di impegno pubblico nelle nostre comunità».

Falconi è entrata quindi nello specifico di temi e situazioni che decisi dalla Regione hanno ripercussioni “devastanti” nei territori e nelle comunità dell’isola. «Nel mio paese – ha dichiarato – con l’Asl unica 100 paziente psichiatrici non hanno più assistenza ed è evidente quanto si destabilizzante per l’esistenza di centinaia di miei compaesani».

Daniela Falconi ha quindi rivolto il primo appello al Consiglio: «Prima di votare un provvedimento accertatevi quali siano le ricadute sociali ed umane nei territori della Sardegna» e delle zone interne («il crollo demografico nei nostri paesi deve essere contrastato con politiche fiscali nuove e politiche che tengano contro delle peculiarità dei nostri territori»). «La Sardegna – ha dichiarato Falconi – non esiste senza Cagliari e senza Sassari ma non esisterebbe senza i suoi paesi». La sindaca ha quindi concluso il suo intervento auspicando una modifica della legge di riordino degli Enti che tenga conto degli esiti referendari sul mantenimento delle province: «Basta gestioni commissariali, si convochino le elezioni».

Il sindaco di Sarroch, Salvatore Mattana non ha nascosto il rammarico per le aspettative tradite in ordine all’istituzione del Cal («non esercita come dovrebbe il suo ruolo») ed ha definito le Autonomie locali “la spina dorsale del Paese e il primo interlocutore dei cittadini”.

Mattana ha evidenziato le difficoltà finanziarie e di bilancio delle amministrazioni locali («col pareggio di bilancio il sistema è ancora più rigido e si blocca l’avanzo di amministrazione») ed ha chiesto al Consiglio regionale che siano ripristinati gli stanziamenti (8 milioni di euro) sul fondo unico degli Enti locali. Il primo cittadino di Sarroch ha concluso con l’invito alla Regione perché sia “sanata” la mancata partecipazione del Cal alla conferenza delle Regioni.

Il sindaco di Tergu, Gianfranco Satta, ha denunciato la progressiva riduzione di risorse e competenze per il Cal ed ha elencato una serie di criticità nei rapporti con la Regione anche per ciò che attiene lo scarso “peso” attribuito alle Autonomie locali in seno ad Area e Forestas. «È necessario invertire la rotta – ha dichiarato Satta – e garantire il protagonismo del Cal nella programmazione territoriale e nel piano di sviluppo rurale».

«Non mettete i territori gli uni contro gli altri – ha insistito il primo cittadino – è dal 1990 che leggo nei i documenti per lo sviluppo dei territori il riferimento all’integrazione tra costa e interno, per questo affermo che bisogna prevedere opportune premialità per chi persegue tali obiettivi nella costituzione degli ambiti territoriali ottimali».

Il presidente del Cal Andrea Soddu, intervenendo in sostituzione del Sindaco di Padru Antonio Satta che aveva preso la parola in precedenza, ha manifestato la preoccupazione dei Sindaci per i problemi del personale di Forestas «per la situazione che si sta venendo a creare anche in prospettiva della prossima stagione antincendi». Abbiamo chiesto, ha ricordato, «un incontro con l’assessore dell’Ambiente ed i capigruppo che non è avvenuto, ma vogliamo ribadire che ci teniamo molto a dire la nostra e confrontarci con il Consiglio, ascoltando sia le preoccupazioni dei lavoratori che quelle dei territori». Colgo l’occasione, ha concluso il presidente del Cal, «per esprimere solidarietà e vicinanza al Sindaco di Sorso Giuseppe Morghen, componente del Cal, perché stanotte è stata data alle fiamme la porta di ingresso del Comune, ennesimo attentato che richiama alla nostra attenzione il problema della sicurezza e della legalità nelle nostre comunità».

Il presidente del Consiglio Ganau, a nome dell’Assemblea, ha espresso al Sindaco di Sorso la solidarietà del Consiglio regionale.

Aprendo la serie degli interventi dei consiglieri regionali, il capigruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «i temi sottoposti dai sindaci all’attenzione del Consiglio sono il segnale importante di un malessere profondo, per cui va senz’altro raccolto l’appello a fare fronte comune, anche se emerge la mancanza di una idea comune della Sardegna, che deve vedere il Cal protagonista come seconda istanza istituzionale dell’isola». Manca una visione comune, ha ribadito Dedoni, «una idea guida, sostenuta a nome di tutta la Sardegna al di là degli schieramenti nei confronti dello Stato, a cominciare dal problema delle entrate; questo deve essere il tema centrale della battaglia dell’unica grande isola del Mediterraneo, del suo sviluppo, di una crescita che riesca ad includere giovani, famiglie ed imprese». No alle guerre fra schieramenti e governi regionali di questo o quel colore, ha concluso esponente dei Riformatori, «perché il risultato reale è che i problemi che abbiamo di fronte sono sempre gli stessi, invece dico sì alla leale collaborazione fra istituzioni autonomistiche».

Per il Psd’Az il capogruppo Angelo Carta ha detto di non essere interessato «ad un rito che si ripete uguale a se stesso, dato che la Costituzione indica ruoli e competenze delle istituzionali regionali e locali e forse, quando si è fatta la riforma in Sardegna, si è tralasciato proprio l’aspetto organizzativo e del ruolo degli Enti locali». Non esiste autonomia senza autonomia finanziaria, ha sostenuto Carta, «e ciò è accaduto perché, sotto questo profilo, la Regione si è comportata esattamente come lo stato nei confronti della Regione, con Province e Comuni pieni di progetti che poi rimangono lettera morta perché non si riesce a realizzarli, se non attraverso i bandi dove qualcuno fa la parte del leone e gli altri rimangono a bocca asciutta». Questa, ha terminato, «è la violazione più evidente del principio di sussidiarietà ed insieme la chiave per far ripartire lo sviluppo della Sardegna».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha detto, rivolgendosi ai sindaci, di non volersi trovare nelle loro condizioni pur essendo un sindaco «ed ha ragione il sindaco di Fonni Daniela Falconi sulle zone interne, io stesso credevo che con la riforma avessimo cominciato a risolvere i problemi dei territori sancendo i principi della sussidiarietà e della perequazione fra aree diverse ma ancora i risultati non si vedono». Però, ha osservato, «a questi problemi non può rispondere solo la Regione, tutti dobbiamo aprire una nuova vertenza con lo Stato per avere le risorse che ci spettano, altrimenti non potremo concretamente rispondere alle domande che i rappresentanti delle autonomie hanno posto con forza». Oggi sono qui alcuni lavoratori demansionati di Forestas, ha concluso Cocco, «per una decisione del vertice dell’Agenzia; incontriamoci dopo la seduta con il Cal perché il problema è davvero urgente, abbiamo completato le audizioni ed ora dobbiamo decidere perché i cantieri sono fermi in tutta la Sardegna».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, dopo aver ricordato l’esito del referendum del 4 dicembre scorso, ha sostenuto che «anche la riforma degli Enti locali varata dal Consiglio regionale contiene profili di incostituzionalità ed accanto a questi temi c’è l’urgenza di ricostituire gli enti territoriali intermedi fra Regione e Comuni, perché Città metropolitana e unioni dei Comuni sono organismi senz’anima e non in grado di perseguire l’interesse generale; c’è in altre parole un disordine istituzionale che crea una gravissima incertezza ed allontana le istituzioni dai cittadini, anche per i tagli pesantissimi delle risorse che non consentono di assicurare i servizi di pubblica utilità, per cui la Sardegna ha bisogno di una vera riforma».

Il presidente del gruppo Cps Pierfranco Zanchetta ha affermato che «le istanze dei sindaci della Sardegna sono condivisibili compresa la bacchettata che richiama l’attenzione del Consiglio su una certa mancanza di sensibilità istituzionale e non solo di risorse; dobbiamo fare di più per i Comuni della Sardegna ma l’Aula del Consiglio non deve mai diventare il luogo del conflitto, piuttosto quello da cui parte una rivendicazione forte della Sardegna nei confronti dello Stato per il riconoscimento reale dello status di insularità e della nostra specificità». Neve mare e montagne sono risorse di tutta la Sardegna, ha aggiunto citando l’intervento del sindaco di Fonni, «e su questo dobbiamo tutti lavorare, la recente riforma va consolidata e potenziata ma non basta; i territori vanno ascoltati, a cominciare dalla Gallura che ha chiesto un riconoscimento istituzionale non per tornare indietro ma per andare avanti verso la costituzione della provincia del nord est».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha dichiarato che «in questo periodo stanno arrivando al pettine molti nodi che toccano da vicino gli Enti locali e le loro risorse e bisogna chiedersi se ciò dipende dallo Stato o dalla Regione». La Sardegna in particolare, ha detto Congiu, «è l’unica nel cui ordinamento è presente il fondo unico per gli Enti locali e nella stessa riforma degli Enti locali è stato inserito il principio della perequazione fra territori, anche questo unico nel panorama nazionale; sono due segni di attenzione della Regione verso i Comuni, attenzione che possiamo migliorare ma con attenzione ai dati reali nell’ottica di un ragionamento complessivo fra parti dello stesso sistema perché la vera controparte non può che essere lo Stato e, da questo punto di vista, auspico che si apra davvero una stagione nuova».

Il consigliere Pietro Cocco, capogruppo del Pd, ha ricordato che «quando si decise di istituire il Cal fu per rendere partecipi i Comuni dell’attività delle istituzioni autonomistiche come secondo organo costituzionale e, quanto alla retorica, possiamo evitarla se tutti svolgiamo fino in fondo il loro ruolo, in una dialettica che può essere anche forte in qualche caso, ma orientata all’interesse generale». Per amore di verità, ha continuato Cocco, «bisogna riconoscere che la Regione trasferisce 620 milioni l’anno ai Comuni attraverso il fondo unico, fatto senza precedenti in Italia, oltre a trasferimenti su servizi sociali nell’ordine di 350/400 milioni l’anno, cifra che ci vede al quarto posto al livello nazionale». Abbiamo preso l’impegno di fare importanti riforme in questa legislatura, alcune le abbiamo fatte come quella degli Enti locali ed altre le stiamo concludendo, come quella della sanità sulla quale ci confronteremo nel merito per dare vita ad una nuova rete ospedaliera che garantisca lo stesso livello di servizi a tutti i sardi».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sostenuto che «dal dibattito è emerso un dato inconfutabile, lo stato pessimo del rapporto fra Regione ed Enti locali, così come è inconfutabile la scarsa attenzione verso il Consiglio delle autonomie locali, forse perché ci siamo abituati ad esercitare un ruolo, dimenticando il Cal quando si è trattato di partecipare al procedimento legislativo». La Regione, ha protestato Pittalis, «accentra ruoli e funzioni e si comporta come fa lo Stato con la Regione, riproducendone gli stessi vizi, infatti nella realtà il ruolo degli Enti locali nella programmazione è inesistente e la Regione, come ha fatto nell’emergenza neve, ha fatto lo scaricabarile». Abbiamo salutato con favore l’elezione del Sindaco di Nuoro Soddu alla presidenza del Cal anche per il metodo, ha concluso il capogruppo di Forza Italia, «ma questo non deve farci dimenticare che prima questo organismo aveva una posizione supina rispetto alla Regione». Riferendosi infine alla vicenda dei lavoratori di Forestas, Pittalis ha accusato la maggioranza di «girare intorno ai problemi, come sull’immigrazione e la protezione civile, invece i problemi bisogna aggredirli altrimenti, dopo questa riunione, tutti torneremo a casa e le cose saranno rimaste tali e quali».

A nome della Giunta l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu ha ricordato l’importante volume di risorse che la Regione trasferisce agli Enti locali. Il fondo unico 2016, ha detto, «è stato pagato per l’80% più tutti i residui degli anni precedenti per un totale di circa 800 milioni di euro che consentiranno alle amministrazioni locali di superare gli annosi problemi di liquidità». Dopo il documento dei Sindaci dell’11 novembre scorso in cui si manifestava preoccupazione per i numerosi cantieri bloccati a causa dell’introduzione del bilancio armonizzato che indubbiamente ha rallentato la macchina amministrativa, Erriu ha fatto cenno alla «battaglia comune contro il taglio delle risorse agli enti intermedi che la Regione ha vinto grazie al lavoro di squadra fatto con le rappresentanze degli Enti in conferenza unificata». Contesto invece la lettura negativa dello stato di attuazione della riforma, ha proseguito Erriu, «una legge fondamentale che dà grande ruolo ai comuni; è vero che ci sono ritardi ma non solo della Regione, ci sono Unioni che sono più avanti, lavorano, gestiscono funzioni e risorse, ed altre che sono in ritardo, ma la conferenza Regione-Enti locali ha lavorato praticamente ogni settimana su moltissime partite aperte di enorme importanza come banda ultra larga, zone interne, sicurezza e legalità». Quanto alle province, ha affermato ancora Cristiano Erriu, «bisogna ridare voce alla democrazia di secondo livello e lo faremo subito dopo il turno delle amministrative, per far funzionare meglio i territori anche nella prospettiva di una regionalizzazione della finanza locale che rivendicheremo nei confronti dello Stato, sul piano generale per avere le risorse necessarie per fare fronte alle spese correnti e svolgere le funzioni fondamentali, e su problematiche particolari come l’Imu e le concessioni demaniali il cui gettito deve restare in Sardegna».

L’assessore della Programmazione Raffaele Paci, in apertura, ha riconosciuto che «il superamento del patto di stabilità e lì introduzione del bilancio armonizzato hanno rallentato l’azione della macchina amministrativa regionale che ora però sta recuperando mentre, nel tavolo col governo, si sta affrontando il grande tema della regionalizzazione della finanza locale, battaglia importante dell’autonomia sulla quale siamo tutti d’accordo perché in concreto i vincoli della Regione si riversano poi sui Comuni, anche in Sardegna abbiamo introdotto sono forti devoluzioni verso la periferia». Il governo regionale, ha proseguito Paci, «è impegnato anche nella battaglia su accantonamenti come seconda fase di vertenza entrate e puntiamo ad una risposta importante perché senza queste risorse non si riesce a rispondere ai territori». Per quanto riguarda la programmazione territoriale, l’assessore ha affermato che «copre quasi tutta la Sardegna e sta dando buoni risultati con progetti di qualità sullo sviluppo locale, soprattutto su aree interne e in coerenza con le vocazioni del territori, completando la ricucitura fra coste ed aree interne». Rivolgendosi infine al Cal, Raffaele Paci ha definito molto positiva l’elezione dei nuovi vertici, assicurando che la Giunta recepirà per intero le istanze di collaborazione e maggiore rappresentanza che le sono state sottoposte.

Conclusa la riunione congiunta con il Cal, il Consiglio è passato, in seduta ordinaria, all’esame della proposta di modifica della legge n.25 del ’98 (Organizzazione e funzionamento delle compagnie barracellari), arrivata in aula con procedura d’urgenza ai sensi dell’articolo 102 del Regolamento interno.

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente ha quindi aperto la votazione del testo della legge, composto da un solo articolo, che è passato all’unanimità (43 voti su 43 votanti).

Il provvedimento approvato dall’Assemblea interviene sul comma 6 dell’art. 13 della legge 25/1998  stabilendo che ogni componente delle compagnie barracellari riveve una patente vidimata dal sindaco secondo modalità indicate con decreto assessoriale. Con lo stesso decreto, inoltre, si disciplinano,  nel rispetto del divieto di assimilazione a quelle militari, le caratteristiche delle uniformi e degli elementi identificativi da apporre su mezzi e strumenti operativi degli addetti al servizio barracellare.

Chiuso l’esame della proposta di legge, il presidente Gianfranco Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e convocato la Conferenza dei capigruppo.

Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

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Gianfranco Ganau Q

Domani, alle 11.00, nell’aula del Consiglio regionale si insedierà il Consiglio delle autonomie locali. Una volta insediato, si procederà con l’elezione del nuovo presidente.

Ricordiamo che i 28 componenti del Consiglio sono stati eletti un mese e mezzo fa. Tra gli eletti ci sono anche i presidenti degli enti locali sovra comunali di rilievo costituzionale, qualora in carica; il sindaco di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano e alternativamente i primi cittadini dei comuni di Carbonia o Iglesias , Sanluri o Villacidro, Lanusei o Tortolì; Olbia o Tempio (così come da modifiche intervenute con la legge n. 15 del 29 giugno 2016).

Sono entrati a fare parte dell’organismo istituito con la legge n. 1 del 17 gennaio 2005, per garantire la partecipazione degli enti locali ai processi decisionali regionali di loro diretto interesse, quattro sindaci eletti nel collegio unico regionale per i comuni con popolazione superiore ai 10mila abitanti: Stefano Delunas (Quartu), Giuseppe Morghen (Sorso), Tomaso Locci (Monserrato) e Pietro Paolo Piras (Terralba) e 24 sindaci eletti nei rispettivi collegi di appartenenza.

Nel collegio di Sassari gli eletti per i comuni al di sotto dei tremila abitanti sono: Gianfranco Satta (Tergu) e Sabrina Sassu (Cossoine) mentre per i comuni con popolazione compresa tra i 3.001 e 10mila abitanti l’eletto è Gianfranco Soletta (Thiesi).

Collegio Carbonia Iglesias: gli eletti per i comuni sotto i 3mila abitanti sono Laura Cappelli (Buggerru) e Mariano Cogotti (Piscinas) mentre per i comuni tra i 3.001 e 10mila abitanti l’eletto è Giorgio Alimonda (Portoscuso).

Collegio di Nuoro: gli eletti per i comuni sotto i 3mila abitanti Franco Saba (Ottana) e Gianluigi Littarru (Desulo) mentre per i comuni tra i 3.001 e 10mila abitanti l’eletta è Daniela Falconi (Fonni).

Collegio di Lanusei-Tortolì: gli eletti per i comuni sotto i 3mila abitanti sono Roberto Uda (Loceri) e Franco Tegas (Talana) mentre per i comuni tra i 3.001 e 10mila abitanti l’eletto è Salvatore Corrias (Baunei).

Collegio Sanluri-Villacidro: gli eletti per i comuni sotto i 3mila abitanti sono Francesco Cotza (Villasalto) e Fernando Cuccu (Villamar) mentre per i comuni tra i 3.001 e 10mila abitanti l’eletto è Roberto Montisci (Sardara).

Collegio di Oristano: gli eletti per i comuni sotto i 3mila abitanti sono Anita Pili (Siamaggiore) e Lino Zedda (Baradili) mentre per i comuni tra i 3.001 e 10mila abitanti l’eletta è Manuela Pintus (Arborea).

Collegio Olbia-Tempio: gli eletti per i Comuni sotto i 3mila abitanti Antonio Tirotto (Aglientu) e Antonio Satta (Padru) mentre per i comuni tra i 3.001 e 10mila abitanti l’eletto è Pietro Sircana (Oschiri).

Collegio di Cagliari: gli eletti per i Comuni sotto i 3mila abitanti sono Stefano Soro (San Nicolò Gerrei) e Alessandra Corongiu (Villa San Pietro) mentre per i comuni tra i 3.001 e 10mila abitanti l’eletto è Salvatore Mattana (Sarroch).

Il presidente uscente è l’ex sindaco di Carbonia Giuseppe Casti, dimessosi contestualmente all’elezione del nuovo Consiglio.