25 April, 2024
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Dopo il successo dei concerti di Alice e di Bennato, i Grandi Eventi dell’Estate 2022 firmati da Rete Sinis e Sardegna Concerti continuano con uno degli appuntamenti più attesi dalle platee festivaliere. Sabato 30 luglio, tocca infatti a Carmen Consoli far vibrare il pubblico del Parco dei Suoni di Riola Sardo, una delle venue culturali più importanti della Sardegna, a soli 10 minuti da Oristano.

Dopo averla applaudita lo scorso gennaio sul palcoscenico del Teatro Massimo di Cagliari e al Comunale di Sassari, Carmen Consoli è dunque pronta a riprendersi la scena live isolana e approdare sabato 30 luglio nella spettacolare location del Parco dei Suoni di Riola Sardo con “Volevo fare la rockstar Tour”. Forte di un sold-out dietro l’altro con la sua ultima tournée teatrale, la cantantessa approda sul palcoscenico del Parco dei Suoni con la sua full band, ovvero sette eccezionali musicisti pronti ad accompagnarla in una notte di grande musica: da Antonio Marra alla batteria a Marco Siniscalco al basso, Massimo Roccaforte alle chitarre, Adriano Murania al violino, Emilia Belfiore al violino, Concetta Sapienza al clarinetto e Elena Guerriero al pianoforte. 

L’artista arriva in Sardegna fresca del Premio Amnesty International Italia, ricevuto lo scorso 28 luglio per il brano “L’uomo nero” sul palco del suo concerto romano, all’Auditorium Parco della Musica. Questa la motivazione del Premio: «’L’uomo nero’ denuncia le narrative sovraniste, velenose e divisive, che in questi anni sono diventate, purtroppo, popolari in molti Stati, Italia compresa. Con sarcasmo, Consoli ci mette in guardia da quello che può succedere senza la cultura, la conoscenza dell’altro e il rispetto dei diritti umani». Carmen Consoli è l’unica ad aver vinto due volte il Premio Amnesty International Italia: la cantautrice era già stata vincitrice nel 2010 con “Mio zio”, un altro squarcio bruciante del suo repertorio che tratta il tema degli abusi sui minori.

E ad agosto, la musica continua nel cuore del Sinis: il concerto del 9 agosto di Ben Harper & The Innocent Criminals sarà uno dei più grandi eventi dell’estate sarda, che proseguirà con un cartellone ricco di spettacoli e laboratori teatrali per ragazzi, concerti, esposizioni e un’ampia proposta di street food grazie al Villaggio del Gusto e ai prodotti del territorio. Il primo ottobre, concerto di fine estate con l’orchestra Bandabardò & Cisco e il loro nuovissimo “Non fa paura tour 2022”. 

 

L’anno scorso ha compiuto i 250 anni di vita. Calasetta è una realtà peculiare – fonde nella sua cultura originaria le tradizioni provenienti dalla Liguria (Pegli), la Tunisia (Tabarka), il Sulcis (l’isola di Sant’Antioco, la punta estrema della Sardegna sud-occidentale) – con una forte vocazione turistica su cui si regge l’economia del paese. E i flussi turistici, spesso concentrati in brevi periodi, risorsa di certo preziosa, nel tempo hanno però determinato effetti negativi in termini di sostenibilità, in particolare per il lungo tratto costiero,  tesoro paesaggistico di grande pregio. Ecco, il tema, importante quanto delicato, della sostenibilità, che chiama in causa anche risvolti etici e sociali, e dove convergono fattori come l’accessibilità, l’inclusione, la sicurezza, la salute, la resilienza. Nasce su questi presupposti e con queste premesse CALASETTA ACCESSIBILE E SOSTENIBILE, in programma dal 3 al 25 settembre nel comune tabarchino, fra laboratori creativi, attività ludico-didattiche e appuntamenti musicali. Il progetto si propone di avviare un percorso che consenta l’attivazione di alcune buone pratiche per l’utilizzo dei litorali in un’ottica di sostenibilità e accessibilità attraverso azioni immateriali specifiche e la creazione di servizi a favore dei diversamente abili, di anziani e famiglie.

Per l’occasione è stato appositamente creato il sito www.calasettaturismo.it  (accessibile anche attraverso un QR code presente in tutto il materiale informativo), che con il programma contiene le regole e i comportamenti da seguire all’interno delle spiagge di Calasetta, i luoghi di interesse del paese, le strutture ricettive e di ristorazione per promuovere soprattutto il cibo a km zero.

Sono stati anche installati negli ingressi delle spiagge calasettane cartelli informativi sui comportamenti da seguire nell’”abitarle” e il Comune, proprio per “Calasetta Accessibile e Sostenibile”, ha previsto l’installazione di passerelle e pedane per facilitare l’ingresso in spiaggia dei diversamente abili.

Da rimarcare che tutto il materiale cartaceo promozionale dell’iniziativa è stato riprodotto su carta riciclata e che è stata rafforzata la campagna di comunicazione on line e social proprio per ridurre al minimo gli stampati.

Il progetto è promosso dal comune di Calasetta, con il sostegno della Fondazione di Sardegna e dell’assessorato della Cultura della Regione Sardegna, ed è organizzato dall’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo.

«Questo Festival della sostenibilità è stato pensato e fortemente voluto perché abbiamo il dovere di ‘ristrutturare’ la nostra immagine, le nostre caratteristiche e la nostra identità. In questa stagione si è molto discusso della posidonia, descrivendola come sporcizia, rifiuto, e rievocando le spiagge bianche alle quali siamo stati tutti abituati negli ultimi 30 anni. Dobbiamo, appunto, ripartire da qui: educare alla bellezza del nostro territorio, che vive e deve essere armonioso con le sue caratteristiche – spiega Claudia Mura, sindaca di Calasetta -. Le nostre spiagge sono belle anche con la posidonia, magari non tutti ne apprezzano la vista, ma è nostro compito far capire quanto questa pianta acquatica sia importante per la vita delle spiagge stesse, già fortemente erose e da proteggere. La sostenibilità, inoltre, è un concetto poliedrico, tutto al giorno d’oggi deve essere sostenibile, anche le relazioni tra gli esseri umani, che nell’ultimo periodo storico sono invece cosi distanti. A tutto ciò dobbiamo educare, a tutto ciò speriamo fortemente che le famiglie educhino i propri figli, i nostri giovani, la Calasetta del domani.»

«Dopo avere sostenuto il comune di Calasetta nell’organizzazione delle celebrazioni per i 250 anni della nascita del paese, per noi è importante, a distanza di un anno, essere di nuovo al fianco dell’Amministrazione in una iniziativa questa volta dedicata all’accessibilità e alla sostenibilità – dice Graziano Milia, presidente dell’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo -. Perché storia, cultura e, ancora di più in questo caso, ambiente, tema particolarmente attuale e delicato, rappresentano i cardini intorno ai quali far girare il volano di sviluppo dei territori.»    

Festa della Sostenibilità

Sarà la Festa della Sostenibiltà ad aprire la manifestazione. Tre serate di concerti al tramonto sotto la Torre sabauda, simbolo di Calasetta. Tre sere, sei concerti, con due diverse proposte per serata, a basso impatto ambientale, in perfetta sintonia con i temi dell’accessiblità e della sostenibilità: serate acustiche e semiacustiche, luci e servizi tecnici a batterie, senza l’uso della corrente elettrica (info e prenotazioni: info@assoentilocali.it).

Si parte venerdì 3 settembre, alle 19.30, con Clavius, di e con Daniele Ledda, artista sonoro e visivo, docente, performer e sperimentatore, docente di Musica Elettronica al Conservatorio di Cagliari, direttore artistico dell’associazione Ticonzero (che da molti anni si occupa di musica d’avanguardia, elettronica e sperimentale).

Clavius è un progetto di costruzione e modifica, che si snoda intorno agli strumenti a tastiera tradizionali. Ledda ha ideato una performance/installazione che coordina il suono, l’azione e la visione che utilizza gli strumenti Clavius, espandendone la tavolozza timbrica, attraverso una moltiplicazione delle corde. Questa è sia reale che digitale, attraverso il suono virtualizzato. Lo strumento viene quindi suonato in maniera ordinaria, ma anche diffusa, sollecitando le corde che si irradiano nello spazio attraverso il pizzicare o un archetto. La parte di azione e visuale è centrata sulla tecnica “cameraless”, ottenuta tramite la chimica della fotografia analogica in bianco e nero, con foto-sculture investite da un videomapping.

A seguire il concerto di Perry Frank, musicista e polistrumentista, che presenta il suo progetto Ambient guitar sessions, live sessions di musica ambient – lo strumento principale è la chitarra, il cui suono viene processato tramite pedali e amplificatori – che dal 2014 porta in luoghi panoramici e tipici della Sardegna. Il sound di Perry Frank, alias Francesco Perra, è caratterizzato da atmosfere oniriche e sognanti generate da soundscape, drone e glitch di sottofondo che creano paesaggi sonori rarefatti ed eterei,  rassicuranti e meditativi, al tempo stesso nostalgici e oscuri.

Il nuovo disco di Perry Frank s’intitola “Selvascapes”, composto in collaborazione col musicista danese Lauge. Perra cura anche l’aspetto visivo della sua musica, ideando e dirigendo tutti i videoclip delle sue canzoni.

Sabato 4, a partire dalle 21.00, a esibirsi sotto la Torre saranno, prima, la storica Banda Musicale G. Puccini di Calasetta, poi, il Coro “Note di profilo”, gruppo corale del paese tabarchino.

Domenica 5 settembre il tris di appuntamenti musicali alla Torre si chiude, dalle 19.30, con il concerto del Matteo Leone Quartet, protagonista il musicista di casa (voce e chitarra), accompagnato da Matteo Muntoni (basso), Daniel Matta (percussioni), Brahim Khamlichi (violino). Cantautore, chitarrista, batterista più che emergente, dopo un percorso artistico di ricerca nella cultura afroamericana, dove il blues è stato parte essenziale, Matteo Leone ha poi sentito il bisogno di tornare alle sue origini: Calasetta (abita nella vicina frazione di Cussorgia) e l’Africa. Lo scorso anno, in occasione degli eventi per la celebrazione dei 250 anni del paese tabarchino, presentò in anteprima il disco “Ràixe”, fra afroblues e musica del deserto, interpretato interamente in tabarchino, questa la peculiarità del lavoro. Quella fatica discografica ha visto la partecipazione e collaborazione del musicista italo-algerino Faris e diverse collaborazioni importanti, con i gruppi tuareg maliani Terakaft e Tinariwen, pionieri del “desert rock” e del “blues del deserto”, e con il cantante e chitarrista statunitense Ben Harper. Matteo Leone ha suonato in svariati festival in Italia e all’estero, è stato in tournée negli Stati Uniti e in Giappone, ha suonato “in casa” al Narcao Blues, al Sant’Anna Arresi Jazz, al festival Rocce Rosse, ha collaborato con artisti isolani come le Balentes e Joe Perrino.

A seguire il set di Irene Loche, giovane talentuosa chitarrista e cantautrice oristanese. Ha cominciato a suonare la chitarra a 6 anni ed è  cresciuta ascoltando dischi Soul, Blues, R&B, Rock e Folk americani. Ha iniziato presto a sperimentare e a comporre con lo strumento con accordature aperte, miscelando accordi e sonorità. Nel 2017 ha avuto modo di conoscere Bill Asher, riconosciuto da moltissimi artisti come uno dei più grandi liutai al mondo, ricevendo da lui grande apprezzamento per il suo “guitar playing”. Da lì l’occasione di suonare in diversi importanti locali negli Stati Uniti e, sempre nel 2017, e l’opportunità di incontrare e conoscere il famoso artista americano Jackson Browne, che ne rimane impressionato. Nel 2018 diventa ufficialmente rappresentante ed endorser della “Asher Guitar’s and Lap Steels” insieme ad artisti del calibro di Ben Harper, Jackson Browne, Fletwood Mac, Paul Simon e riceve un modello di chitarra creato ad hoc per lei.

Domenica 5 sarà anche il giorno del Posiday, a cura del CEAS (Centro di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità) dell’isola di Sant’Antioco (info e prenotazioni: info@ceassantantioco.it – 346 2140608). Una giornata dedicata ad attività ludico-didattiche e divulgative che prenderà il via a Spiaggia Grande, dalle 9.30 alle 13.00, con “Sospesi sulle praterie sommerse”: si parlerà della Posidonia oceanica e si faranno passeggiate in canoa trasparente biposto per osservarla nel suo habitat. Le uscite (l’ultima è prevista alle 12.30) sono programmate per un massimo di 8 persone alla volta, accompagnate da un istruttore.

Nel pomeriggio ci si sposterà nella spiaggia Sottotorre, dove, dalle 17.00 alle 19.00, si succederanno altre attività ludico-didattiche: Non è un’alga!” – I laboratori prevedono una prima parte introduttiva di divulgazione sulla Posidonia oceanica e il suo ruolo ecologico, con dei video e osservazione al microscopio delle foglie; “I tesori del mare” – Seduti intorno a uno scrigno, i partecipanti scopriranno le meraviglie del mare che si possono trovare e osservare grazie alla posidonia;I love Posidonia” – Gioco dell’oca interattivo sulla posidonia, il mare e l’impronta ecologica (rivolti ai bambini fino ai 10 anni); “Il diritto di spiaggiarsi”  Dopo una prima parte di introduzione sulla Carta della Terra, i ragazzi faranno un laboratorio con la metodologia del gioco di ruolo a tema (rivolto ai ragazzi dagli 11 anni).

Il Posiday si chiuderà, come anticipato, con i concerti di Matteo Leone e Irene Loche nel piazzale della Torre sabauda.

Calasetta Accessibile e Sostenibile riprenderà mercoledì 22 settembre con l’iniziativa Puliamo il mondo dai pregiudizi, curata da Legambiente Cagliari. Il punto d’incontro è fissato alle 9.30 in Piazza Belly, da dove – come segnale forte di civismo – partiranno le attività di pulizia degli spazi urbani, dei parchi e delle spiagge (info e prenotazioni: infolegambientecagliari@gmail.com).

 Ultimi appuntamenti dal 23 al 25 settembre con L’arte del riciclo, a cura della Fondazione MACC, il Museo d’Arte Contemporanea di Calasetta. Tre giornate di laboratori (dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 18.00), rivolti ai bambini e ai ragazzi dai 6 ai 12 anni, condotti dallo staff del Maac, per scoprire l’arte del riciclo attraverso un viaggio nel pensiero creativo e nella rigenerazione dell’oggetto (info e prenotazioni: fondazione.macc@gmail.com – 0781 887219 – 348 8668603 – 349 8690949).

Dai legni e i tessuti di Maria Lai alle spugnette di ferro di Rosanna Rossi, i partecipanti andranno alla scoperta delle opere di due grandi artiste della nostra Isola, conosceranno in particolare i lavori che rientrano nel tema del riciclo, un percorso per comprendere come nasce un’opera d’arte che recupera e trasforma lo scarto.

Si terranno, poi, due workshop curati da Marilena Pitturru, artista che ha fatto del riciclo la forza etica e poetica del suo lavoro (smonta, assembla, cuce, ritaglia, salda), e Davide Volponi, creativo che genera opere riciclando anch’egli materiali scartati, per indagare la poetica del riutilizzo che da sempre contraddistingue la loro ricerca artistica: tronchi che svettano come palazzi coloratissimi, figure diafane e combattenti nate da bottiglie di plastica blu.

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Duecentocinquantesimo della fondazione di Calasetta, si entra ancora di più in medias res. Domani, 6 settembre, data che segna l’insediamento nel 1770 della comunità tabarchina in quel lembo di terra della Sardegna sud-occidentale, si arriva al clou delle celebrazioni. Lamattinata si apre alle 9.30 con una  cerimonia religiosa nella chiesa di San Maurizio e alle 10.30 in Piazza Belly – a cui dà il nome l’ingegnere militare piemontese che progettò il paese nella sua tipica struttura a scacchiera – avrà inizio la Cerimonia commemorativa, momento solenne alla presenza di autorità civili, religiose e militari. Sono previsti gli interventi di Claudia Mura, sindaca di Calasetta, Alberto Zonchello, in rappresentanza dell’assessorato della Cultura della Regione Sardegna, Salvatore Puggioni, Sindaco di Carloforte, Ignazio Locci, sindaco di Sant’Antioco, di Stefano Delunas, presidente dell’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo, dei rappresentanti dell’Anci, dell’Arma dei Carabinieri, di Remigio Scopelliti, consigliere comunale di Calasetta, Giovanni Poggeschi, docente dell’Università del Salento, studioso dei diritti linguistici delle minoranze, della poetessa Maria Tina Biggio.

Ma la giornata di domenica 6 sarà lunga e densa di eventi. Alle 9.00 si darà il via, dagli impianti sportivi, “Calasetta In Bike”, ciclopedalata di 30 km (evento gratuito e aperto a tutti), a cura di A.S.D. Sulcis Bike Cross Country. Nel pomeriggio, alle 16.00, si potrà assistere alla performance/installazione di Gabriella Locci, curata da Casa Falconieri, in collaborazione con il MACC. L’esibizione dell’artista è pensata in due momenti, quello del viaggio e quello della nascita del paese e della comunità di Calasetta. Il primo momento performativo, E’ rosso sotto e sopra l’acqua, avrà luogo nella spiaggia di Sottotorre, dove Gabriella Locci aprirà la sua grande opera su carta (4 metri x 7) e la spingerà in mare, facendole compiere un viaggio simbolico nell’acqua. Il viaggio da Tabarka a quella terra che diventerà Calasetta è rappresentato dalla scelta di una gamma cromatica che si dipana quasi esclusivamente attraverso i rossi e gli aranciati, colori della vita, dell’amore ma anche delle ferite e delle difficoltà, che sicuramente hanno accompagnato un viaggio non semplice. Dopo il viaggio il racconto della costruzione del paese, simboleggiato dalla performance partecipata Segni minimi nello spazio del tempo: gli abitanti di Calasetta coinvolti sposteranno 250 opere, come gli anni dalla fondazione, realizzate da Gabriella Locci sotto forma di piccoli moduli di cemento, dal museo MACC all’Archivio Multimediale “Ràixe” (“radice” nell’idioma ligure-calasettano), rappresentando così la nascita del paese, la sua strutturazione, e la possibilità dell’incontro tra lo sguardo verso il contemporaneo e il patrimonio di memoria custodito dal Museo della Cultura Tabarchina.

Alle 18 il momento ufficiale dell’Annullo di Poste Italiane per Calasetta 250 (in via Marconi) e alle 19.00 la cooperativa Millepiedi organizza un’altra Passeggiata nel centro storico, condotta da Annalisa Mura (con prenotazione, consueta partenza dalla sede dell’Archivio Multimediale della Cultura Tabarchina “Ràixe”, in via Umberto 61).

La giornata del 250esimo si chiuderà con il terzo appuntamento del Babel Music Fest, alle 22.00, in Piazza Principato di Monaco: l’atteso concerto dell’artista di casa Matteo Leone, con la partecipazione di Farees, polistrumentista italo-tuareg di fama internazionale.

Leone, cantautore, chitarrista e batterista, ormai affermato, dopo un percorso artistico di ricerca nella cultura afroamericana, dove il blues è stato parte essenziale, ha sentito il bisogno di tornare alle sue origini: Calasetta e l’Africa. Il concerto per Calasetta 250 è diviso in due parti: nella prima verrà eseguito il primo disco del cantante calasettano, “Scattered House Place” (“Località Case Sparse”), in lingua inglese, che racconta di Cussorgia, frazione di Calasetta dove abita, e dei luoghi a lui cari; nella seconda verrà presentato in anteprima il suo nuovo album “Ràixe”, fra afroblues e musica del deserto, interpretato interamente in tabarchino, questa la peculiarità del lavoro, essendo i brani legati alla lingua, alla storia di Calasetta e dei suoi abitanti.

L’ultima fatica discografica di Matteo Leone vede la partecipazione e collaborazione di Farees, che sarà con lui sul palco di Piazza Principato di Monaco, e diverse collaborazioni importanti, con i gruppi tuareg maliani Terakaft e Tinariwen, pionieri del “desert rock” e del “blues del deserto”, dall’affascinante sound sahariano, e con il cantante e chitarrista statunitense Ben Harper. Il concerto di Calasetta verrà registrato per essere poi pubblicato sulla rete social, per promuovere la musica indipendente, il territorio e la cultura calasettano-tabarchina. Leone ha suonato in svariati festival in Italia e all’estero, è stato in tournée negli Stati Uniti e in Giappone, ha suonato “in casa” al Narcao Blues, al Sant’Anna Arresi Jazz, al festival Rocce Rosse, ha collaborato con artisti isolani come le Balentes e Joe Perrino.

In Piazza Belly è stato allestito ed è attivo un info-point, dove è possibile ricevere tutte le informazioni utili sugli eventi in programma ed effettuare le relative prenotazioni (tel. 347 0502072).

Le manifestazioni sono promosse dal comune di Calasetta, che ha fortemente voluto ricordare con tutti gli onori, nonostante l’emergenza sanitaria e nel totale rispetto delle norme anti-Covid, l’importante anniversario, con il sostegno della Regione Sardegna (Assessorati alla Cultura e al Turismo), il prezioso contributo della Fondazione di Sardegna e con l’organizzazione dell’Associazione Enti locali per le Attività Culturali e di Spettacolo.

 

 

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Il ricco programma degli eventi del 250° anniversario della fondazione del comune di Calasetta è stato presentato questa mattina a Cagliari, negli spazi dell’Exma. Sono intervenuti Claudia Mura, sindaca di Calasetta; Igor Lobascio, assessore della Cultura del comune di Calasett; Efisio Carbone, direttore del MACC, il Museo d’Arte Contemporanea di Calasetta; Stefano Delunas, presidente dell’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo.

Millesettecentosessantanove: trentotto famiglie di pescatori di corallo e, poi, di tonni – genti di origini liguri, di Pegli, provenienti dall’isola tunisina di Tabarka, che avevano già fondato Carloforte trent’anni prima – chiedono al re Carlo Emanuele III di Savoia di popolare anche la costa settentrionale dell’isola di Sant’Antioco. Giunge così nella punta estrema di quel lembo di Sardegna sud-occidentale una prima comunità di Tabarchini. Quei coloni si insediarono, formalmente, nel settembre del 1770, duecentocinquant’anni fa, in quel luogo dal nome poetico, Cala di Seta (secondo alcune interpretazioni, dal sardo campidanese Cala de Seda, ovvero Cal’e Seda, perché i fondali dell’arcipelago sulcitano hanno sempre abbondato di una “seta di mare”; naturale, il bisso, ricavato dai filamenti secreti da particolari molluschi, le “nacchere”). E si stabilirono proprio di fronte all’isola di San Pietro e al suo centro abitato, Carloforte. Poi arrivarono coloni piemontesi, da Carignano (preziose le loro tecniche di coltivazione vitivinicola, da cui la produzione del  famoso Carignano del Sulcis), infine, giunsero altri coloni, dalla Sicilia. Gli originari tratti tabarchini e liguri sono però sempre rimasti immutati nella cultura e nelle tradizioni locali, compresa la lingua tabarchina, l’idioma ligure parlato a Calasetta e a Carloforte, ed il simbolo del paese, l’imponente torre costiera sabauda che lo domina.
E il comune di Calasetta ha voluto celebrare con tutti gli onori, con il sostegno della Regione Sardegna (Assessorati alla Cultura e al Turismo), il prezioso contributo della Fondazione di Sardegna e con l’organizzazione dell’Associazione Enti locali per le Attività Culturali e di Spettacolo, il 250° anniversario della fondazione del paese tabarchino, con un programma denso e ricco di eventi, nel totale rispetto delle norme anti-Covid. Programma lungo, che è partito lo scorso 6 agosto, fra serate letterarie (con ospiti come Grazia Di Michele, Alessandro Cecchi Paone e Giampiero Mughini per il festival LiberEvento), presentazioni di libri, mostre e passeggiate culturali, curate dalla Fondazione MACC (Museo d’Arte Contemporanea di Calasetta) e dalla cooperativa Millepiedi, fra i partner delle iniziative, e che troverà il suo culmine in questa prima settimana di settembre, fino al 6, data che segna il 250esimo e in cui si svolgerà la cerimonia commemorativa civile, per poi proseguire con gli appuntamenti legati alla festa del patrono del paese, San Maurizio (fra il 20 e il 26 settembre).
Una curiosità: “Piccola Torino”, così viene definita Calasetta. Perché? Sempre a partire dal 1770 ebbe inizio la sua costruzione per opera di Pietro Belly, ingegnere militare piemontese, che dà oggi il nome alla piazza principale del paese e che progettò un borgo concepito a scacchiera, proprio come la prima capitale dell’Italia unita, arrampicato su una collinetta, dove spicca la Torre settecentesca, e che va a declinare in modo estremamente regolare e ordinato fino al porto.

«Duecentocinquant’anni fa un gruppo di uomini e donne si insediava a Calasetta per dare vita al nostro paesericorda Claudia Mura, sindaca del comune tabarchino, che sottolinea -: in questo 2020, segnato da una delle più grandi sfide che come essere umani ci siamo trovati ad affrontare, vogliamo ancorarci, ancora più saldamente, alle nostre radici, stringerci come comunità, per continuare insieme a costruire la nostra storia. Nonostante le limitazioni legate all’emergenza sanitariaconclude Claudia Muraabbiamo voluto con forza che questa importante data per la nostra comunità non passasse sottotono e che i festeggiamenti, nel rispetto della normativa vigente, non venissero rimandati».

Il programma
Eventi legati all’ufficialità del 250° anniversario della fondazione, valorizzazione della cultura tabarchina, del territorio e dei prodotti locali, concerti, convegni, itinerari storico – culturali e
naturalistici, arte e performance artistiche: questo il menù degli appuntamenti che Calasetta continuerà a ospitare nel mese di settembre. In Piazza Belly è stato allestito ed è attivo un info-point, dove è possibile ricevere tutte le informazioni utili sugli eventi in programma ed effettuare le relative prenotazioni (tel. 347 0502072).
Mentre fino al 6 settembre il Museo MACC – che accoglie fino al 20 ottobre la mostra COSMOMED, tracce di cosmopolitismo intorno al Mediterraneo, migrazioni, memorie, attualità – ospiterà ogni giorno, alle 11.00 e alle 17.00, Dalle radici al contemporaneo, laboratori didattici per bambini curati dalla Fondazione del Museo d’Arte Contemporanea di Calasetta, la serata di giovedì 3 prevede nel Piazzale della Torre Sabauda, alle 19.00, un concerto del QUARTETTO D’ARCHI CASTELLO, guidato dal violinista Alessio De Vita, che proporrà un repertorio cameristico con musiche della fine del ‘700.
L’ensemble nasce nel 1999 ed è composto da musicisti che si sono formati nelle più prestigiose accademie internazionali, fra cui la F. Liszt Academy of Music di Budapest e l’Orchestra Giovanile Italiana, e che hanno collaborato con alcune fra le più importanti istituzioni concertistiche nazionali e internazionali, come l’Orchestra Filarmonica del Mediterraneo e l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari. Il quartetto, che vanta anche numerose incisioni discografiche, si esibisce nei più importanti teatri isolani e della Penisola, con un repertorio che spazia dalla musica classica alla musica “leggera”.
Venerdì 4, nell’Aula consiliare del Comune si svolgerà, dalle 18.30, il convegno Lentiggia naigra de Cadesedda – La lenticchia nera di Calasetta. Una biodiversità agricola identitaria, organizzato dal comune di Calasetta in collaborazione con l’Agenzia Laore Sardegna (Agenzia regionale per lo sviluppo in agricoltura) e la Comunità di tutela biodiversità – Lenticchia nera di Calasetta. Ai saluti della Sindaca Claudia Mura, di Igor Lobascio, assessore comunale della Cultura, ed Ambra Cincotti, consigliera comunale referente del progetto di valorizzazione della lenticchia nera, seguirà la presentazione di un breve filmato con testimonianze storiche sulla lentiggia naigra de cadesedda, curato dalla Comunità di tutela. Per parlare degli aspetti storici, culturali ed identitari, del progetto e dei percorsi di valorizzazione della biodiversità vegetale della lenticchia nera calasettana interverranno Silvana Pusceddu (Comunità di tutela), Luca Mameli (Agenzia Agris Sardegna), Francesco Sanna (Agenzia Laore Sardegna). In chiusura uno chef locale presenterà le potenzialità gastronomiche della lenticchia nera e la Comunità per la sua tutela consegnerà ufficialmente la documentazione storica (relazioni, interviste, filmati e foto) al Museo della Cultura Tabarchina “Ràixe”, che in calasettano significa “radice”, per l’appunto.
E proprio dall’Archivio Multimediale della Cultura Tabarchina “Ràixe”, in via Umberto 61, partirà alle 19.00 una Passeggiata naturalistica, condotta dalla guida specializzata Annalisa Mura, di Aguadora Experience, che rientra negli itinerari culturali con visite guidate curati dalla cooperativa Millepiedi. L’ex Tonnara e la scogliera del Nido dei Passeri, le mete (per le prenotazioni: 328 8836251; raixe@coopmillepiedi.it).
La prima edizione del Babel Music Fest si aprirà, alle 22.00, in Piazza Principato di Monaco (nella passeggiata del Porto) con il concerto dei CORDAS ET CANNAS.

Band capitanata da Francesco Pilu, voce storica del gruppo e polistrumentista (armonica, launeddas, organetto), che l’ha fondata a Olbia nel 1978, i Cordas et Cannas fin dalle origini incidono ed eseguono musica tradizionale e composizioni proprie in limba, rivalutando il repertorio dei poetas e cantadores, una rielaborazione musicale contaminata da elementi rock e jazz, che li ha avvicinati anche alle nuove generazioni. Band flessibile, quella dei Cordas, nel trattare, in tempi non sospetti, la musica sarda in forma aperta verso altre culture, che ha ottenuto così risultati affascinanti e individuato interessanti possibilità di confronto sul piano internazionale.
Il gruppo ha suonato dal vivo in tutta la Sardegna, nella Penisola e all'estero (Europa, Stati Uniti, Canada, Sud America, Australia), ha partecipato al festival Womad di Peter Gabriel, collaborato con artisti come Paolo Fresu, Antonello Salis, Gavino Murgia, Marino De Rosas e Andrea Parodi. Del 2018 l’album più recente, “Terra Muda”.
Ad aprire gli appuntamenti di sabato 5 sarà ancora una Passeggiata nel centro storico, condotta da Annalisa Mura, a cura della cooperativa Millepiedi, con partenza sempre dall’Archivio Multimediale “Ràixe” alle 19.00 (con prenotazione). Alle 21.00, il Piazzale della Torre accoglierà alle 21.00 il Concerto d’;estate della storica “Banda Musicale G. Puccini”; di Calasetta.
E alle 22.00, per il Babel Music Fest, nel palco deputato di Piazza Principato di Monaco l’interessante concerto dei gruppi SABER SYSTÈME e GAI SABER.
I SABER SYSTÈME, “sistema sapere”, nascono nel 2014. Piemontesi, del Cuneese, hanno sviluppato una proposta musicale “glocal”, che si riferisce strettamente alla musica, alla cultura e alle lingue del proprio territorio transfrontaliero e che, nello stesso tempo, mescola world music e pop elettronico di oggi, sempre presenti nelle loro performance. L’occitano e l’italiano sono le lingue che utilizzano, ma anche le vicine francese e spagnolo, con qualche accenno al “dioula” dell’Africa occidentale, lingua madre della cantante Fatima. I Saber Système, proprio per la loro musica che mixa conoscenza delle proprie radici e modernità, hanno ricevuto apprezzamenti importanti a livello internazionale, in particolare da esponenti della scena musicale underground europea. Partecipano ai più importanti festival internazionali di world music e musica etnica.
I GAI SABER nascono invece prima, nel 1992, e la loro ricerca parte dalla musica colta dei trovatori medievali di lingua occitana. Si ispirano quindi al significato profondo della poetica trobadorica, parlano nei loro brani di convivenza e tolleranza e nelle loro linee melodiche si ritrovano i tratti della musica araba, i legami con la musica popolare, i riferimenti alla musica sacra gregoriana. Anche i Gai Saber mescolano sonorità diverse, sospese fra tradizione e modernità, fondendo folk, rock, musica latina ed elettronica. La multimedialità caratterizza spesso i concerti del gruppo, che ha partecipato a molti importanti eventi musicali in Italia e in Europa, in particolare in Francia, e ricevuto importanti riconoscimenti.
Domenica 6 settembre si arriverà al clou delle celebrazioni per il 250° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL COMUNE DI CALASETTA. La mattinata si aprirà alle 9.30 con una cerimonia religiosa nella chiesa di San Maurizio. Alle 10.30, in Piazza Belly avrà inizio la cerimonia commemorativa civile, momento solenne alla presenza di autorità civili, religiose e militari. Ma la giornata del 6 sarà lunga e densa di eventi. Alle 9.00 si darà il via, dagli impianti sportivi, a “Calasetta In Bike”, ciclopedalata di 30 km (evento gratuito e aperto a tutti), a cura di A.S.D. Sulcis Bike Cross Country. Nel pomeriggio, alle 16, si potrà assistere alla performance/installazione di Gabriella Locci, curata da Casa Falconieri, in collaborazione con il MACC. L’esibizione dell’artista è pensata in due momenti, quello del viaggio e quello della nascita del paese e della comunità di Calasetta. Il primo momento performativo, “E’ rosso sotto e sopra l’acqua”, avrà luogo nella spiaggia di Sottotorre, dove Gabriella Locci aprirà la sua grande opera su carta (4 metri x 7) e la spingerà in mare, facendole compiere un viaggio simbolico nell’acqua.
Il viaggio da Tabarka a quella terra che diventerà Calasetta è rappresentato dalla scelta di una gamma cromatica che si dipana quasi esclusivamente attraverso i rossi e gli aranciati, colori della vita, dell’amore ma anche delle ferite e delle difficoltà, che sicuramente hanno accompagnato un viaggio non semplice.

Dopo il viaggio il racconto della costruzione del paese, simboleggiato dalla performance partecipata “Segni minimi nello spazio del tempo”: gli abitanti di Calasetta coinvolti sposteranno 250 opere, come gli anni dalla fondazione, realizzate da Gabriella Locci sotto forma di piccoli moduli di cemento, dal museo MACC all’Archivio Multimediale Ràixe, rappresentando così la nascita del paese, la sua strutturazione, e la possibilità dell’incontro tra lo sguardo verso il contemporaneo ed il patrimonio di memoria custodito dal Museo della Cultura Tabarchina.
Alle 18.00 il momento ufficiale dell’Annullo di Poste Italiane per Calasetta 250 (in via Marconi) e alle 19.00 la cooperativa Millepiedi organizza un’altra passeggiata nel centro storico, condotta daAnnalisa Mura  (con prenotazione, consueta partenza dalla sede di “Ràixe”, in via Umberto 61).
La giornata del 250esimo si chiuderà con il terzo appuntamento del Babel Music Fest, alle 22.00, in Piazza Principato di Monaco: l’atteso concerto dell’artista di casa Matteo Leone, con la partecipazione di Farees, polistrumentista italo-tuareg di fama internazionale. Matteo Leone, cantautore, chitarrista, batterista più che emergente, dopo un percorso artistico di ricerca nella cultura afroamericana, dove il blues è stato parte essenziale, ha sentito il bisogno di tornare alle sue origini: Calasetta e l’Africa. Il concerto di Leone per Calasetta 250 è diviso in due parti: nella prima verrà eseguito il primo disco del cantante calasettano, “Scattered House Place” (“Località Case Sparse”), in lingua inglese, che racconta di Cussorgia, frazione di Calasetta dove abita, e dei luoghi cari all’artista; nella seconda verrà presentato in anteprima il nuovo disco “Ràixe”, fra afroblues e musica del deserto, interpretato interamente in tabarchino, questa la peculiarità del lavoro, essendo i brani legati alla lingua, alla storia di Calasetta e dei suoi abitanti.
L’ultima fatica discografica di Matteo Leone vede la partecipazione e collaborazione di Farees, che sarà con lui sul palco di Piazza Principato di Monaco, e diverse collaborazioni importanti, con
i gruppi tuareg maliani Terakaft e Tinariwen, pionieri del “desert rock” e del “blues del deserto”, dall’affascinante sound sahariano, e con il cantante e chitarrista statunitense Ben Harper. Il concerto di Calasetta verrà registrato per essere poi pubblicato sulla rete social, per promuovere la musica indipendente, il territorio e la cultura calasettano-tabarchina. Matteo Leone ha suonato in svariati festival in Italia e all’estero, è stato in tournée negli Stati Uniti e in Giappone, ha suonato “in casa” al Narcao Blues, al Sant’Anna Arresi Jazz, al festival Rocce Rosse, ha collaborato con artisti isolani come le Balentes e Joe Perrino.
Domenica 20 settembre, sempre nell’ambito di Calasetta 250, avrà inizio il programma di eventi legati alle celebrazioni in onore del santo patrono del paese, San Maurizio, con un torneo organizzato dal Circolo Bocciofilo proprio a lui intitolato (alle 9.30, in via Strada Vecchia).
Martedì 22, segna la data della Festa di San Maurizio, che avrà il suo momento ufficiale alle 19.00 nella chiesa omonima, dove si svolgerà una solenne funzione religiosa. Alle 18.00, intanto, in Piazza Principato di Monaco, l’appuntamento con 250 sorrisi, con l’inaugurazione della mostra e la presentazione del libro, a cura della Pro Loco di Calasetta.

Venerdì 25, nell’Aula Consiliare del Comune, alle 10.00 si terrà il convegno Calasetta 250 – Percorsi storici e culturali, in collaborazione con l’Università di Sassari ed il Parco Geominerario, mentre sabato 26 settembre il Museo MACC ospiterà, alle 19.00, la Mostra diffusa Overlap, curata dall’associazione Senza Confini di Pelle.
Nel programma di Calasetta 250 rientrano, in realtà, tre progetti promossi dal Comune tabarchino con l’importante sostegno finanziario della Fondazione di Sardegna: Calasetta: 250 anni di comunità, storia, tradizione e cultura, del quale sono parti integranti le presentazioni di libri, le mostre al Museo MACC, i concerti ede il cartellone del Babel Music Festival, un convegno e tutte le attività collegate alla cerimonia commemorativa del 6 settembre in Piazza Belly; comune di Calasetta: sviluppo della destinazione turistica, di cui fanno parte gli itinerari culturali con le passeggiate naturalistiche e nel centro storico, i laboratori e il convegno sulla lenticchia nera di Calasetta, la ciclopedalata per la promozione del territorio; Volontariato e servizio civico: un percorso di promozione e valorizzazione, che comprende le letture pubbliche in collaborazione con la Biblioteca comunale, i laboratori per bambini sulla storia di Calasetta, i tornei sportivi, la mostra e il convegno sui percorsi della memoria.

 

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Terza serata per il 30° festival Narcao Blues. Dopo il duo sulcitano Don Leone ed il gruppo cagliaritano King Howl, protagonisti ieri sera, sul palco di Piazza Europa, oggi alle 21.30, salirà il Bad Blues Quartet, composto da Eleonora Usala (voce), Federico Valenti (chitarra), Frank Stara (batteria) e Gabriele Loddo (basso) la band isolana, attiva dal 2014, che ritorna a Narcao con nuova energia e consapevolezza, traducendo in musica gli ultimi due intensi anni, ricchi di importanti esperienze in alcuni tra i palcoscenici più rappresentativi in Italia.

A farla da padrona nel secondo set (ore 23.00) sarà la regina del blues isolano, Irene Loche, sul palco con un progetto in cui sonorità folk e soul si incontrano, e dove accordature aperte e ritmi lontani diventano protagonisti. Dal 2015, la cantautrice e chitarrista oristanese è ufficialmente artista Magnatone USA, unica italiana nel panorama mondiale insieme a Jeff Beck, Billy Gibbons, Keith Richards, Jackson Browne, Neil Young, tra gli altri. Dal 2018 è diventata, inoltre, artista della Asher Guitars & Lap Steels, insieme ad artisti come nomi del calibro di Ben Harper, David Crosby, Marc Ford, Gregg Leisz, James Valentine, Zack Brown. Al fianco di Irene Loche, venerdì 28 a Narcao, ci saranno Andrea Sanna al Feder Rhodes ed Hammond, Gian Luca Canu al basso e Alessandro Cau alla batteria.

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Da mercoledì 26 a sabato 29 agosto ritorna il festival Narcao Blues, sotto il titolo “Sardinia Plays The Blues”, progetto nato con il chiaro intento di trasformare una difficoltà in opportunità, nella seppur non semplice situazione creata dal Coronavirus, per meglio far conoscere agli amanti del genere di tutta Europa, lo straordinario talento dei bluesman sardi e, allo tempo stesso, le bellezze del Sud/Ovest dell’isola.
Si esibiranno nomi di spicco della scena blues nazionale ed una nutrita rappresentanza di quella locale: attesi sul palco di piazza Europa, nella consueta formula con due set per serata, la Treves Blues Band, la Gnola Blues Band, e i sardi Francesco PiuVittorio PitzalisIrene Loche, il duo Don Leone, i King Howl ed il Bad Blues Quartet.
«Le limitazioni derivanti dall’emergenza sanitaria non ci hanno permesso di costruire il nostro consueto programma in cui artisti internazionali si alternano a quelli nazionali e isolani – spiega il direttore artistico Gianni Melis -. Queste limitazioni, tuttavia, diventano un’occasione per ripensare il progetto, mettendolo al servizio dei bluesmen della nostra isola, dando loro visibilità.»
Sarà, dunque, una quattro giorni particolare, questa trentesima edizione di Narcao Blues, che l’associazione culturale Progetto Evoluzione, organizza con il contributo dell’assessorato della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo e dell’assessorato del Turismo della Regione Autonoma della Sardegna, della Fondazione di Sardegna e con il patrocinio del comune di Narcao. Un’edizione particolare ma che saprà comunque regalare bella musica e tante emozioni al pubblico di Narcao Blues, con la fiducia «di poter tornare presto alla normalità», come si legge nel sito del festival, insieme all’invito alla prossima edizione del festival rivolto a «tutti coloro che non potranno esserci quest’anno». Nel rispetto delle misure precauzionali per contrastare e contenere il diffondersi del Covid-19, ogni serata non potrà, infatti, ospitare più di duecento spettatori. Per l’ingresso ai concerti non sono previsti biglietti ma un unico abbonamento (al costo di 20 euro), che si può acquistare solo presso la sede dell’associazione Progetto Evoluzione, a Narcao (in via Carbonia, 11) dalle 10.00 alle 13.00 dal lunedì al sabato.
 
Il compito di tenere a battesimo il trentesimo Narcao Blues, nella serata di mercoledì 26 agosto, spetta a due formazioni che salirono sul palco del festival proprio nella sua prima edizione. Apre, alle 21.30, la Gnola Blues Band capitanata da Maurizio Glielmo, artista dai lunghi e prestigiosi trascorsi nella scena del blues italiano. Per anni a fianco del grande Fabio Treves, il chitarrista e cantante lombardo ha calcato i palchi dei più importanti festival italiani e internazionali, dando così vita a questo progetto che nasce ufficialmente nel 1989 con l’obbiettivo iniziale di percorrere gli itinerari più classici del blues degli standard sino a fondere gli elementi della tradizione in interessanti composizioni originali. Ad affiancare Maurizio Glielmo sul palco di piazza Europa ci saranno Paolo Legramandi (basso e voce) e Cesarone Nolli (batteria e percussioni e voce).
 
Alle 23 un’altra vecchia conoscenza del festival ricamerà blues nella notte narcarese: in scena Fabio Treves, “il puma di Lambrate”, con la sua Treves Blues Band con la quale ha festeggiato nel 2014 i suoi prolifici quarant’anni di carriera (ricevendo l’Ambrogino d’oro, importante riconoscimento conferito dal Comune di Milano per i suoi meriti artistici), percorsi con coerenza e passione sulla lunga e tortuosa strada della “musica del diavolo”: un cammino cominciato nel 1974 quando l’allora ventiquattrenne armonicista lombardo fondò la formazione con l’intento di divulgare i valori del blues, le sue storie ed i suoi impareggiabili interpreti. Unico artista italiano ad aver condiviso il palcoscenico con Frank Zappa, Fabio Treves – che vanta anche collaborazioni con pilastri del genere come Sunnyland Slim, Johnny Shines, Homesick James, Billy Branch, Dave Kelly, Paul Jones – ha festeggiato lo scorso novembre le sue prime settanta primavere. A Narcao sarà accompagnato da Ale “Kid” Gariazzo (chitarre, mandolino, ukulele, lap steel, voce), Gabriele “Gab D” Dellepiane (basso) e Massimo Serra (batteria, percussioni). “Down The Line” è l’ultimo lavoro del gruppo, uscito nel 2015 sotto l’etichetta Appaloosa/IRD e prodotto da Cesare Nolli e Paolo Legramandi.
 
Un altro piacevole ritorno in apertura della serata di giovedì 27 agosto: alle 21.30 ,riabbraccerà virtualmente il pubblico di Narcao Blues il duo Don Leone, composto dai sulcitani Donato Cherchi (voce) e Matteo Leone (chitarra e batteria), un progetto nato dall’urgenza espressiva dei suoi musicisti dopo un’intensa attività su palcoscenici regionali e nazionali. Chitarra slide, battiti di mani, voci rauche e una vecchia valigia sulla quale tenere il tempo: è questa l’essenza di Don Leone, vincitore dell’edizione 2017 dell’Italian Blues Challenge che l’ha portato a competere nella finale dell’European Blues Challenge 2018 ad Hell in Norvegia e alle semifinali mondiali dell’International Blues Challenge a Memphis.
 
Chiusura della seconda serata con l’heavy blues dei cagliaritani King Howl, formazione attiva dal 2009 e composta da Diego Pani (voce ed armonica), Marco Antagonista (chitarra) e Alessandro Cau (basso) e Alessandro Sedda (batteria). I suoni della prima metà del Novecento, di grandi del blues come Son House, Howlin’ Wolf e Robert Johnson, vengono filtrati assumendo nuove forme, incorporando gli stili dello stoner rock, della psichedelia, in un crossover elaborato in maniera spontanea.
 
Il ruvido e graffiante Bad Blues Quartet approda sul palco di piazza Europa venerdì 28 agosto per presentare il suo secondo album, “Back On My Feet“, prodotto dall’etichetta Talk About Records (2019) e patrocinato dall’associazione Blues Made in Italy. Composta da Eleonora Usala (voce), Federico Valenti (chitarra), Frank Stara (batteria) e Gabriele Loddo (basso) la band isolana, attiva dal 2014, ritorna a Narcao con nuova energia e consapevolezza, traducendo in musica gli ultimi due intensi anni, ricchi di importanti esperienze in alcuni tra i palcoscenici più rappresentativi in Italia.
 
A farla da padrona nel secondo set (ore 23.00) sarà la regina del blues isolano, Irene Loche, sul palco con un progetto in cui sonorità folk e soul si incontrano, e dove accordature aperte e ritmi lontani diventano protagonisti. Dal 2015, la cantautrice e chitarrista oristanese è ufficialmente artista Magnatone USA, unica italiana nel panorama mondiale insieme a Jeff Beck, Billy Gibbons, Keith Richards, Jackson Browne, Neil Young, tra gli altri. Dal 2018 è diventata, inoltre, artista della Asher Guitars & Lap Steels, insieme ad artisti come nomi del calibro di Ben Harper, Jackson Browne, David Crosby, Marc Ford, Gregg Leisz, James Valentine, Zack Brown. Al fianco di Irene Loche, venerdì 28 a Narcao, ci saranno Andrea Sanna al Feder Rhodes e organo Hammond, Gian Luca Canu al basso e Alessandro Cau alla batteria.
 
Sipario sul trentesimo Narcao Blues sabato 29 agosto: l’ultima serata, solitamente occasione per salutare in bellezza ogni edizione del festival, quest’anno non potrà ospitare la consueta festa, ma offrirà al pubblico la musica di due punte di diamante del blues in Sardegna. L’apertura, alle 21.00, è affidata a Vittorio Pitzalis, che grandi consensi ha raccolto con la sua prima pubblicazione, il disco “Jimi James”, prodotto dall’etichetta MGJR Records nel 2017 (vincitore del premio Mario Cervo come migliore produzione discografica in Sardegna nel 2018). L’album, acclamato al Delta Blues di Rovigo nel giugno 2018, gli ha permesso di volare negli Stati Uniti, dove nel 2019 ha concorso alla trentacinquesima edizione dell’IBC International Blues Challenge. Nel corso della sua carriera, Vittorio Pitzalis si è esibito su alcuni tra i palcoscenici più importanti della scena nazionale. Nel 1994 ha guadagnato la prima posizione al concorso indetto dal Narcao Blues Festival e nel 1995 si è aggiudicato il primo gradino del podio nel contest organizzato dal festival “Ai Confini tra Sardegna e Jazz”.
 
Chiusura in bellezza, alle 23.00, con Francesco Piu, bluesman che può essere definito uno dei figli del festival di Narcao: l’artista sassarese presenterà il suo nuovo album, “Crossing” (Appaloosa, 2019), in cui porta idealmente Robert Johnson ed i suoi brani leggendari nel Mediterraneo, attraverso la sua voce e lo slide della sua chitarra elettrica, colorandoli con le percussioni africane e mediorientali, le corde arabe, greche, l’elettronica e i suoni ancestrali della Sardegna (launeddas e canto a tenore). Sul palco, insieme a Francesco Piu, ci saranno Francesco Ogana (bouzouki, oud, guitalele, chitarra elettrica), Gavino Riva (basso), DJ Cris (samples, scretches), Paolo Succu (batteria, darbuka, djembè) e Bruno Piccinnu (calebasse, djembè, bongos).
 
Grazie alla collaborazione con una squadra di professionisti audio/video, le sei formazioni sarde di scena al festival, tra le migliori espressioni del panorama blues isolano, si esibiranno e verranno videoregistrate nei giorni della manifestazione in altrettanti, suggestivi scenari per mostrare le unicità del territorio, spaziando dall’archeologia classica a quella industriale, dal mare alle zone interne, dall’enogastronomia agli usi e costumi tradizionali, esplorando e rivisitando le polverose strade del blues, declinate nelle ormai mitiche dodici battute. Un progetto che si muoverà dunque su un percorso musicale le cui coordinate si dirameranno da quello arcaico importato dall’Africa, a quello rurale nato nelle piantagioni di cotone, passando per quello acustico legato alla caduta dello schiavismo, fino a quello elettrico, definito Chicago Blues, senza trascurare quello delle contaminazioni presente oramai in tutti i generi musicali contemporanei.
 
Frutto concreto del progetto sarà la produzione di un DVD nel quale troveranno posto le sei formazioni isolane chiamate a esibirsi dal vivo nei luoghi del territorio sulcitano. Il prodotto finale permetterà il raggiungimento di un duplice obbiettivo: far conoscere a tutti i professionisti che si occupano di blues a livello internazionale le potenzialità musicali della nostra isola, e, allo stesso tempo, promuovere le bellezze naturalistiche del territorio.
 
Tutte le fasi legate alla realizzazione del DVD saranno a carico dell’associazione Progetto Evoluzione; una volta mixato e ottenuto il master, con la collaborazione dell’EBU (European Blues Union) e dell’IBU (Italian Blues Union), organizzazioni di cui Narcao Blues fa parte, il disco video digitale verrà stampato e consegnato a tutti gli iscritti delle due associazioni. Allegato al DVD un libretto cartaceo che conterrà la descrizione dei luoghi e le biografie delle band.

Fabio Treves

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L’armonica a bocca sarà la protagonista assoluta questa sera, al festival blues “Narcao Blues”, che nell’edizione di quest’anno (la numero ventisette) onora la memoria di un grande interprete proprio di quello strumento a fiato: l’americano James Cotton, nome di spicco  a Narcao cinque estati fa, venuto a mancare lo scorso marzo, quasi ottantaduenne; un musicista che è stato capace di trasformare l’armonica in una “nave a vapore, un treno, un sassofono, un uragano, un usignolo”, come scrisse in un suo numero la celebre rivista statunitense Down Beat

A salire per primo, alle 21.30, sul palcoscenico di piazza Europa sarà una vecchia conoscenza del festival nel paese dell’alto Sulcis: Fabio Treves, tra i musicisti più importanti della scena blues nazionale, che ha festeggiato di recente i suoi prolifici quarant’anni di carriera (nel 2014 ha ricevuto l’Ambrogino d’oro dal Comune di Milano per i suoi meriti artistici), quattro decenni percorsi con coerenza e passione sulla lunga e tortuosa strada della “musica del diavolo”: un cammino cominciato nel 1974 quando l’allora ventiquattrenne armonicista lombardo fonda la Treves Blues Band con l’intento di divulgare i valori del blues, le sue storie e i suoi impareggiabili interpreti. Unico italiano ad aver condiviso il palcoscenico con Frank Zappa, “il puma di Lambrate” ha suonato nel corso della sua carriera con pilastri del genere come Sunnyland Slim, Johnny Shines, Homesick James, Billy Branch, Dave Kelly, Paul Jones, Alexis Korner, Bob Margolin, Sam Lay, David Bromberg, Eddie Boyd e Mike Bloomfield, ha ospitato nei suoi dischi e dal vivo Roy Rogers, Chuck Leavell, Willy DeVille, John Popper, Linda Gail Lewis, Warren Haynes e ha prestato la sua armonica anche a molti artisti italiani, come Angelo Branduardi, Pierangelo Bertoli, Elio e le Storie tese, Eugenio Finardi, Ivan Graziani, Shel Shapiro, Francesco Baccini, Giorgio Conte, Marco Ferradini, Riccardo Cocciante. Domani sera (giovedì 20) si presenterà al pubblico di Narcao alla testa della Treves Blues Band, affiancato da Ale “Kid” Gariazzo (chitarre, mandolino, ukulele, lap steel, voce), Gabriele “Gab D” Dellepiane (basso) e Massimo Serra (batteria, percussioni). 

Alle 22.30 un altro gradito ritorno sotto le stelle del Sulcis: il secondo set vedrà infatti al centro dei riflettori Charlie Musselwhite, autentico genio dell’armonica a bocca, artista rivoluzionario sin dai primi anni Sessanta, capace sempre di innovare e rinnovarsi ma rimanendo allo stesso tempo fermamente legato alle radici del blues. Accanto a lui, sul palco di piazza Europa, Matt Stubbs alla chitarra, Randy Bermudes al basso e June Core alla batteria. Nato nel 1944 da una famiglia di manovali a Kosciusko, nel Mississippi, cresciuto a Memphis dove, ancora ragazzino, lavora come scavatore, è a Chicago che Charlie Musselwhite inizia a costruire la sua carriera di bluesman: di giorno fa il manovale, la sera si intrattiene nei club coltivando amicizie con musicisti come Little Walter, Big Walter, Sonny Boy Williamson, Big Joe Williams, Muddy Waters e Howlin’ Wolf  e  iniziando a venire pagato per suonare nel quartiere dove vive nel South Side. La sua singolare vocalità, la sua melodica armonica e il sound profondamente country blues della sua chitarra, accompagnano perfettamente le sue spesso autobiografiche e memorabili canzoni originali nate nel corso di una carriera costellata di premi e riconoscimenti e che conta oltre trenta album all’attivo, dal primo “Stand Back! Here Comes Charlie Musselwhite’s South Side Band” del 1967, ai più recenti “Get Up!” con Ben Harper, del 2013, e “I Ain’t Lyin’…”, un live del 2015.

Spenti i riflettori sul palco di piazza Europa, la notte a Narcao proseguirà all’insegna dell’armonica anche con l’appuntamento dopo concerto, in località Santa Croce. A tenere banco, stavolta, il giovane talento isolano Moses Concas, musicista che lo scorso anno ha riscosso ampi consensi di pubblico e critica conquistando la corona dell’Italia’s Got Talent (programma televisivo basato sul format anglo-statunitense Got Talent, ideato da Simon Cowell) con il suo trascinante mix di armonica e beatbox: una scelta stilistica maturata attraverso un percorso artistico che dalla Sardegna l’ha portato a viaggiare per l’Europa per approdare successivamente nella ricca e multietnica scena londinese. 

Venerdì 21 luglio il festival vivrà la sua terza serata interamente a stelle e strisce con i concerti del chitarrista Eric Sardinas e del poliedrico Otis Taylor, mentre nel dopo concerto saranno ancora i Superdownhome, già in azione nella serata inaugurale, ad accompagnare ai confini dell’alba la penultima notte della rassegna. 

Il biglietto intero per l’ingresso a ciascuna serata del festival in programma in piazza Europa costa 12 euro, il ridotto 10. 30 euro il prezzo dell’abbonamento per le quattro serate. Prevendita nei punti vendita del circuito Box Office Sardegna.

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E’ tutto pronto per la XXVII edizione di Narcao Blues, al via mercoledì 19 luglio. La formula è quella consueta: due set per serata, fino a sabato 22 luglio, con un cast che schiera nomi di spicco della scena blues internazionale e di quella nazionale, ma in cui trovano il giusto spazio anche le proposte isolane: ecco, dunque, in arrivo gli statunitensi Charlie Musselwhite, Eric Sardinas e Otis Taylor, gli italiani Fabio Treves e i T-Roosters, i sardi Francesco Piu e il duo Don Leone, mentre spetterà al camerunese Emmanuel Pi Djob, alla testa della sua Afro Soul Gang, il compito di suggellare in bellezza la manifestazione. Ma non è tutto, perché ogni serata avrà un prolungamento dopoconcerto in località Santa Croce, poco fuori Narcao (anziché al parco di Bacca Marronis, in territorio comunale di Perdaxius, come inizialmente previsto): protagonisti il duo Superdownhome, Moses Concas e il Bad Blues Quartet.

Organizzata, come sempre, dall’associazione culturale Progetto Evoluzione con il contributo dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo e dell’Assessorato del Turismo della Regione Autonoma della Sardegna, della Fondazione di Sardegna e con il patrocinio del Comune di Narcao, la ventisettesima edizione del festival è dedicata alla memoria di James Cotton, il grande armonicista americano, protagonista in passato sul palcoscenico di Narcao Blues, venuto a mancare lo scorso marzo, quasi ottantaduenne. 

Si comincia, dunque, mercoledì 19 luglio, con una serata tutta nel segno del blues “made in Sardinia”: il compito di aprire il festival, alle 21.30, spetta al duo Don Leone, composto dai sulcitani Donato Cherchi (voce) e Matteo Leone (chitarra e batteria), un progetto nato dopo un’intensa attività dei due musicisti su palcoscenici regionali e nazionali. Chitarra slide, battiti di mani, voci rauche e una vecchia valigia sulla quale tenere il tempo: è questa l’essenza del duo che ha recentemente dato alla luce l’EP d’esordio “Welcome to the south-west”: un titolo che fa chiaro riferimento alla zona sarda del Sulcis, territorio assetato e per larghi tratti incontaminato, con le sue aride strade di campagna sulle quali si muove l’idea dei due musicisti, strade piene di incroci, come quelle paludose della storia del blues.

La parte finale del primo set vedrà unirsi al duo Don Leone Makika (canto gutturale, scaccia pensieri e chitarra), nome d’arte del cagliaritano Carlo Spiga (che all’attività di artista visivo affianca quella di musicista), per una sonorizzazione dal vivo di un video nato dal progetto artistico “Ciak! Ciak! Kibera”, realizzato dall’associazione di arte contemporanea Cherimus, in collaborazione con Amani for Africa, nella baraccopoli di Kibera, a Nairobi: un progetto che ha coinvolto in una serie di workshop dedicati all’arte e alla musica ex bambini di strada che hanno intrapreso un percorso di recupero e di reinserimento. Durante un mese di permanenza nella capitale del Kenya, il musicista sardo Francesco Medda, meglio conosciuto col nome d’arte Arrogalla, ha condotto dei laboratori dai quali è tratto il tappeto sonoro su cui suoneranno Don Leone e Makika.

Il secondo set della serata inaugurale vedrà il festival riabbracciare uno dei suoi figli: il bluesman sassarese Francesco Piu, sul palco di Narcao per presentare la sua ultima fatica discografica, “Peace & Groove”, un album dove blues, soul, funk e gospel si miscelano con storie che raccontano d’amore, di guerra e di speranza. La stesura dei testi è stata firmata a quattro mani dal trentaseienne cantante e chitarrista con lo scrittore Salvatore Niffoi (vincitore del Premio Campiello nel 2006 con il romanzo “La vedova scalza”). Dopo svariati tour che l’hanno visto esibirsi negli Stati Uniti, Canada e nei migliori festival blues d’Europa, collezionando illustri collaborazioni (da Eric Bibb che ha prodotto il suo terzo disco, “Ma-Moo Tones”, a Tommy Emmanuel, Guy Davis e Roy Rogers) e aperture di prestigio (John Mayall, Johnny Winter, Jimmie Vaughan, Robert Cray, Derek Trucks Band, Joe Bonamassa, Charlie Musselwhite, Robben Ford, Larry Carlton, Albert Lee, Fabulous Thunderbirds, Sonny Landreth), Francesco Piu (voce, armonica, chitarra acustica e elettrica) si presenterà sul palcoscenico di piazza Europa affiancato da Gianmario Solinas (organo Hammond, pianoforte e cori), Gavino Riva (basso e cori), Giovanni Gaias (batteria e cori), Gianfranco Marongiu (percussioni) e dalle coriste Rita Casiddu, Denise Gueye, Irene e Francesca Loche.

Il momento che separa i due concerti della prima serata proporrà anche una parentesi inedita per la rassegna: tra tutti gli spettatori verranno infatti estratti, attraverso appositi tagliandi consegnati all’ingresso, i vincitori di dieci dischi di Francesco Piu, dieci di Don Leone ed altrettanti abbonamenti e magliette del festival. Un’iniziativa che Narcao Blues mette in atto per la prima volta per premiare il fedele e sempre numeroso pubblico che ogni anno frequenta la manifestazione.

Giovedì 20 l’anima di “Mister Superharp” James Cotton soffierà idealmente nella notte sulcitana con “La serata delle armoniche”. A salire per primo sul palco (inizio del concerto ore 21.30) sarà “il puma di Lambrate” Fabio Treves, tra i musicisti più importanti della scena nazionale, che ha festeggiato di recente i suoi prolifici quarant’anni di carriera (nel 2014 ha ricevuto l’Ambrogino d’oro dal Comune di Milano per i suoi meriti artistici), percorsi con coerenza e passione sulla lunga e tortuosa strada della “musica del diavolo”: un cammino cominciato nel 1974 quando l’allora ventiquattrenne armonicista lombardo fonda la Treves Blues Band con l’intento di divulgare i valori del blues, le sue storie e i suoi impareggiabili interpreti. Unico italiano ad aver condiviso il palcoscenico con Frank Zappa, il musicista milanese vanta collaborazioni con pilastri del genere come Sunnyland Slim, Johnny Shines, Homesick James, Billy Branch, Dave Kelly, Paul Jones. Ad affiancarlo sul palcoscenico ci saranno Ale “Kid” Gariazzo (chitarre, mandolino, ukulele, lap steel, voce), Gabriele “Gab D” Dellepiane (basso) e Massimo Serra (batteria, percussioni).

Le stelle sul cielo di Narcao illumineranno subito dopo il genio dell’armonica Charlie Musselwhite. Nato in Mississippi nel 1944, cresciuto a Memphis ed educato nel South Side di Chicago, l’artista statunitense ha rivoluzionato sin dai primi anni Sessanta il genere, continuando a creare senza però trascurare le solide radici alla base del blues. Le sua singolare vocalità, la sua melodica armonica e il sound profondamente country blues della sua chitarra, accompagnano perfettamente le sue spesso autobiografiche e memorabili canzoni originali. Il “campione incontrastato dell’armonica blues”, che vanta al suo attivo collaborazioni con Howlin’ Wolf, Muddy Waters, Big Joe Williams, Little Walter, Sonny Boy Williamson, Tom Waits, Eddie Vedder, Ben Harper e il grande John Lee Hooker, giusto per fare qualche nome, sarà affiancato da Matt Stubbs alla chitarra, June Core alla batteria e Randy Bermudes al basso.

Serata tutta a stelle e strisce venerdì 21 luglio. Le valvole degli amplificatori inizieranno a surriscaldarsi alle 21.30 con il blues rock di Eric Sardinas, gradito ritorno per il pubblico del festival, undici anni dopo la sua precedente apparizione. Classe 1970, noto per l’uso della chitarra resofonica (strumento nato negli Stati Uniti d’America alla fine degli anni Venti) e per il suo stile originale condito dalle sue teatrali esibizioni dal vivo, il musicista di Fort Lauderdale ha la caratteristica di suonare lo strumento come ogni chitarrista destrorso, nonostante il suo forte mancinismo, elemento che ha contribuito non poco alla formazione della sua originale tecnica e del suo stile. Tra i generi che l’hanno maggiormente ispirato nello sviluppo della sua personalissima cifra stilistica ci sono il gospel, la musica della Motown e il R&B, che lo hanno spinto alla ricerca degli intensi suoni acustici del profondo sud degli Stati Uniti. Tra gli artisti che più l’hanno influenzato ci sono invece Charley Patton, Son House, Robert Johnson, Skip James, Bukka White, Big Bill Broonzy, Elmore James, Muddy Waters e Fred McDowell. È del 2014 il suo ultimo disco, “Boomerang”, pubblicato dalla Jazzhaus Records. Ad affiancare Eric Sardinas (chitarra e voce) sul palco di piazza Europa ci saranno Paul Loranger al basso e Demi Lee Solorio alla batteria.

Il secondo set registrerà un’importante esclusiva per il festival narcarese: nella sua unica data italiana, salirà infatti sul palco di piazza Europa l’eclettico Otis Taylor, affiancato per l’occasione da Mato Nanji alla chitarra, Todd Edmunds al basso elettrico e Larry Thompson alla batteria. Cantante, compositore e polistrumentista (suona la chitarra, il banjo, l’armonica e il violoncello), il musicista dell’Illinois è tra i nomi di spicco della New Wave del blues americano e indubbiamente tra i più innovativi dell’ultimo ventennio. Nato a Chicago nel 1948 e cresciuto a Denver, ha iniziato a suonare da giovanissimo, ma si è allontanato a lungo dalle scene musicali per farvi ritorno in pianta stabile solo a metà anni Novanta (il suo primo disco è del 1996). La rivista Guitar Player l’ha definito come il più importante bluesman ai giorni nostri, e questo è confermato dalle prestigiose collaborazioni che l’hanno visto condividere la scena con il chitarrista inglese Gary Moore, l’armonicista statunitense Charlie Musselwhite e la pianista giapponese Hiromi Uehara, tra gli altri. Taylor è stato nominato più volte ai Grammy come miglior artista blues e migliore polistrumentista. Il suo tredicesimo album in studio, “My World Is Gone” (Telarc International, 2013), rimarca la sua grande duttilità e originalità nel riuscire a muoversi con disinvoltura e grande classe attraverso jazz, rock, funk e altri generi, andando a creare un ibrido definito “trance blues”, spina dorsale dei suoi crudi racconti di lotta, libertà, desiderio, conflitto e, naturalmente, amore. Lo scorso febbraio è stata pubblicata la sua più recente testimonianza discografica, “Fantasizing About Being Black”, che lo conferma come una delle voci più autentiche e attente del blues contemporaneo.

La quarta e ultima serata, sabato 22, si aprirà sotto il segno dei T-Roosters, formazione italiana composta da quattro musicisti di lunga esperienza: Tiziano “Rooster Tiz” Galli (chitarra e voce), Giancarlo “Silver Head” Cova (batteria e cori), Luigi “Lillo” Rogati (basso, contrabbasso e cori) e Marcus “Bold Sound” Tondo (armoniche e cori). Il quartetto si muove alla costante ricerca dell’equilibrio fra musica e testi, fattori che si compenetrano e si accompagnano costantemente per raccontare storie quotidiane, per dipingere affreschi di vita reale e per offrire all’ascoltatore emozioni, suggestioni e interessanti spunti di riflessione. I “galli” del blues propongono uno show condito da pezzi autografi, da cronache del mondo attuale, con incursioni “intime” nello spazio profondo che ospita i sentimenti, le paure, le speranze, gli amori e le incertezze della vita quotidiana; a Narcao presenteranno la loro ultima uscita discografica, “Another Blues To Shout“, album figlio di una profonda ricerca sonora che esplora le radici della musica dell’anima, un tuffo nella tradizione con lo sguardo rivolto al presente e al futuro, filtrato dalla sensibilità dei musicisti. Nelle note di copertina del disco, Antonio Avalle definisce la musica dei T-Roosters come un’esperienza sensoriale e sonora senza precedenti, vissuta attraverso inconsueti blues calati fra le dissonanze del mondo.

A guidare le danze nell’ultimo atto del festival ci penserà l’estro di un’altra fulgida stella del panorama europeo: Emmanuel Pi Djob, vera e propria rivelazione e fenomeno mediatico degli ultimi tempi, capace di compiere un ritorno alle origini e un autentico viaggio a ritroso nella madre Africa, continente dal quale le radici più profonde del blues assorbono la loro vitale essenza. Originario del Camerun ma naturalizzato in Francia, è considerato una delle migliori voci nere in circolazione, come dimostra il grande successo ottenuto recentemente nell’edizione francese del talent show televisivo “The Voice”, nel quale ha entusiasmato pubblico e giudici in più di un’esecuzione. Originario di Dibang, Emmanuel Pi Djob fonde con freschezza il vecchio e il nuovo soul, contaminandolo con ritmi e sonorità tipiche del continente africano, creando un’atmosfera musicale che si colora di groove e grande originalità. A Narcao si presenta alla guida della sua Afro Soul Gang, formazione che sposa la robustezza del funky al soul più puro con sferzante e irriverente originalità: Bénilde Fodjo Foko al basso e alla direzione musicale, Elvis Megne Mbo Mba alle tastiere, Sébastien Debloos ai sassofoni, Michel Prandi alle chitarre, Eric Durand alle percussioni, Edwin Budon alla batteria, e le coriste Elica Skarlatova, Capucine Trotobas e Christina Rivoallanoi-Drevet.

Ogni serata la musica prosegue nello spazio dopoconcerto, anche quest’anno allestito in località Santa Croce, poco fuori Narcao. Il compito di animare le nottate di mercoledì 19 e venerdì 21, spetterà ai Superdowhhome, un duo di rural blues formatosi l’anno scorso dall’incontro tra Henry Sauda (voce, chitarra acustica, Diddley Bow e armonica) e Beppe Facchetti (cassa, rullante, tambourine e crash): un combo legato alle tradizioni, ma proiettato anche verso spazi personali e contaminati da tutto quello che è il moderno folk europeo che fa da substrato al blues rurale. 

A tenere banco, giovedì 20, sarà invece Moses Concas, musicista sardo che l’anno scorso ha conquistato pubblico e critica, vincendo l’Italia’s Got Talent con il suo trascinante mix di armonica e beatbox: una scelta stilistica maturata attraverso un percorso artistico che dalla Sardegna l’ha portato a viaggiare per l’Europa per approdare sul suo palco d’elezione, le strade di Londra, e poi al successo al talent televisivo. 

Sabato 22 chiude la serie il Bad Blues Quartet, la band cagliaritana formata da Eleonora Usala (voce), Federico Valenti (chitarra), Simone Arca (basso) e Frank Stara (batteria), che lo scorso primo giugno ha battezzato il suo disco d’esordio: un lavoro che racchiude e fonde le varie ed eterogenee influenze musicali dei membri del gruppo che, dopo aver iniziato il suo cammino suonando i brani dei grandi maestri del blues, ha iniziato presto a inserire nel suo repertorio pezzi originali, sino a farli diventare il pilastro centrale delle sue esibizioni.

I biglietti interi per le serate di giovedì 20, venerdì 21 e sabato 22 luglio costano dodici euro, dieci i ridotti; prezzo promozionale per la serata inaugurale di mercoledì 19: l’ingresso per la “Sardinian Blues Night” costa infatti cinque euro. Trenta euro, invece, il prezzo dell’abbonamento per le quattro serate. Prevendita online e nei punti vendita del circuito Box Office Sardegna.

 

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Soffia sulle ventisette candeline Narcao Blues, il primo e più longevo festival blues in Sardegna e tra i più apprezzati nel panorama nazionale: da mercoledì 19 a sabato 22 luglio Narcao, che dalla prima edizione ne è stato la culla, ospiterà un ricco e variegato cartellone con ospiti di caratura internazionale accanto ad alcune tra le più interessanti realtà della scena italiana e con la consueta attenzione nei confronti di quella isolana.

Il festival fa parte dell’Italian Blues Union, l’associazione che riunisce l’intero mondo del blues nazionale e che si riconosce sotto l’insegna dell’European Blues Union, di cui è rappresentante per l’Italia proprio il direttore artistico di Narcao Blues, Gianni Melis.

Negli anni sono stati tanti gli artisti approdati nel paese dell’alto Sulcis per diffondere il verbo del genere di matrice afroamericana: nomi del calibro di Michael Coleman, Scott Henderson, Canned Heat, Mick Taylor, Robben Ford, John Mayall, The Neville Brothers, Peter Green, Larry Carlton, Lucky Peterson, tra gli altri. E James Cotton, il grande armonicista americano scomparso lo scorso marzo, alla cui memoria è dedicata questa edizione di Narcao Blues. 

Un’edizione che alternerà nomi di primissimo piano del genere, affiancati da altrettanti punti fermi della scena nazionale, con la volontà di donare ai più fulgidi progetti isolani una ghiotta occasione per valorizzarsi e mettersi in luce. Sul palco di piazza Europa si avvicenderanno dunque gli statunitensi Charlie Musselwhite, Eric Sardinas e Otis Taylor, gli italiani Fabio Treves e i T-Roosters, i sardi Francesco Piu e il duo Don Leone, mentre spetterà al camerunese Emmanuel Pi Djob, alla testa della sua Afro Soul Gang, il compito di suggellare in bellezza la manifestazione. Ogni serata avrà inoltre una coda dopoconcerto al parco di Bacca Marronis, in territorio comunale di Perdaxius: protagonisti il duo Superdownhome, Moses Concas e il Bad Blues Quartet.

Sei appuntamenti musicali anticiperanno la quattro giorni di Narcao: dal 7 al 9 e dal 14 al 16 luglio si rinnova l’appuntamento con South in Blues, prologo ideale al festival, che quest’anno ha per protagonisti l’armonicista statunitense Andy J. Forest e gli italiani Bayou Moonshiners, band vincitrice della competizione indetta dall’Italian Blues Union.

Narcao Blues è organizzato dall’associazione culturale Progetto Evoluzione con il contributo dell’assessorato della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo e dell’Assessorato del Turismo della Regione Autonoma della Sardegna, della Fondazione di Sardegna e con il patrocinio del Comune di Narcao. Sponsor: Birra Ichnusa. Il festival registra inoltre l’importante collaborazione del Comune di Perdaxius per lo spazio dopoconcerto al parco di Bacca Marronis, e dell’associazione di arte contemporanea Cherimus che presenterà nel corso della prima serata del festival un video realizzato nella baraccopoli di Kibera a Nairobi coinvolgendo i tanti bambini e ragazzi di strada locali, accompagnato dalle musiche del dub producer sardo Arrogalla (al secolo Francesco Medda).

Si preannuncia un’edizione di Narcao Blues particolarmente interessante quella che dal 19 al 22 luglio popolerà il paese del Sud Sardegna; una quattro giorni nella quale alcuni tra i più importanti bluesman del panorama internazionale si alterneranno con nomi di primo piano della scena nazionale e di quella regionale. Un’edizione dedicata all’armonicista, cantante e compositore statunitense James Cotton, protagonista in passato sul palcoscenico del festival, venuto a mancare lo scorso marzo, quasi ottantaduenne.

Da sempre Narcao Blues costituisce un’importante vetrina per mettere in mostra le più fulgide e interessanti proposte isolane. E proprio al blues “made in Sardinia” sarà dedicata la serata inaugurale: mercoledì 19 luglio ecco, dunque, salire per primi sul palcoscenico di piazza Europa (ore 21.30) il duo Don Leone composto dai sulcitani Donato Cherchi (voce) e Matteo Leone (chitarra e batteria), un progetto nato dall’urgenza espressiva dei suoi musicisti dopo un’intensa attività su palcoscenici regionali e nazionali. Chitarra slide, battiti di mani, voci rauche e una vecchia valigia sulla quale tenere il tempo: è questa l’essenza del duo che recentemente ha firmato l’EP d’esordio “Welcome to the south-west”: un titolo che fa chiaro riferimento alla zona sarda del Sulcis, territorio assetato e per larghi tratti incontaminato, con le sue aride strade di campagna sulle quali si muove l’idea dei due musicisti, strade piene di incroci, come quelle paludose della storia del blues.

Al termine del primo set, la serata propone un inedito intermezzo: in programma la presentazione e la proiezione del video del progetto artistico “Ciak! Kibera”, realizzato dall’associazione Cherimus che partecipa, attraverso l’arte contemporanea, allo sviluppo del patrimonio sociale e culturale – passato e presente – del Sulcis Iglesiente. In collaborazione con Amani for Africa, presenterà il progetto la cui parte sonora è curata dal musicista sardo Francesco Medda, meglio conosciuto col nome d’arte Arrogalla.

Il secondo set della serata inaugurale registrerà un gradito ritorno, quello di Francesco Piu, che presenterà la sua ultima fatica discografica, “Peace & Groove”, un album dove blues, soul, funk e gospel si miscelano con storie che raccontano d’amore, di guerra e di speranza. La stesura dei testi, in questo caso, è stata firmata a quattro mani dal trentaseienne cantante e chitarrista sassarese con lo scrittore Salvatore Niffoi (vincitore del Premio Campiello nel 2006 con il romanzo “La vedova scalza”). Dopo svariati tour che l’hanno visto esibirsi negli Stati Uniti, Canada e nei migliori festival blues d’Europa, collezionando illustri collaborazioni (da Eric Bibb che ha prodotto il suo terzo disco, “Ma-Moo Tones”, a Tommy Emmanuel, Guy Davis e Roy Rogers), e dopo innumerevoli aperture di prestigio (John Mayall, Johnny Winter, Jimmie Vaughan, Robert Cray, Derek Trucks Band, Joe Bonamassa, Charlie Musselwhite, Robben Ford, Larry Carlton, Albert Lee, Fabulous Thunderbirds, Sonny Landreth), Francesco Piu (voce, armonica, chitarra acustica e elettrica), si presenterà sul palcoscenico di piazza Europa affiancato da Gianmario Solinas (organo Hammond, pianoforte e cori), Gavino Riva (basso e cori), Giovanni Gaias (batteria e cori), Gianfranco Marongiu (percussioni) e dalle coriste Rita Casiddu, Denise Gueye, Irene e Francesca Loche.

L’intervallo tra il primo e il secondo concerto della serata inaugurale proporrà anche una “lotteria”: tra tutti gli spettatori verranno infatti estratti, attraverso appositi tagliandi consegnati all’ingresso, i vincitori di dieci dischi di Francesco Piu, dieci di Don Leone e altrettanti abbonamenti e magliette del festival. Un’iniziativa che Narcao Blues mette in atto per la prima volta per premiare il fedele e sempre numeroso pubblico che ogni anno frequenta la manifestazione.

Narcao Blues entra nel vivo l’indomani, giovedì 20, con “La serata delle armoniche”, chiaro omaggio a “Mister Superharp” James Cotton, il bluesman americano che è stato capace di trasformare quello strumento a fiato, di metallo e legno, in una “nave a vapore, un treno, un sassofono, un uragano, un usignolo”, come scrisse in un suo numero la celebre rivista statunitense Down Beat. A salire per primo sul palco (inizio del concerto ore 21:30) sarà un’autentica icona del blues italiano: Fabio Treves. “Il puma di Lambrate” ha festeggiato nel 2014 i suoi prolifici quarant’anni di carriera (ha ricevuto l’Ambrogino d’oro, importante riconoscimento conferito dal Comune di Milano per i suoi meriti artistici), percorsi con coerenza e passione sulla lunga e tortuosa strada della “musica del diavolo”: un cammino cominciato nel 1974 quando l’allora ventiquattrenne armonicista lombardo fonda la Treves Blues Band con l’intento di divulgare i valori del blues, le sue storie e i suoi impareggiabili interpreti. Unico artista italiano ad aver condiviso il palcoscenico con Frank Zappa, Fabio Treves – che vanta anche collaborazioni con pilastri del genere come Sunnyland Slim, Johnny Shines, Homesick James, Billy Branch, Dave Kelly, Paul Jones – sarà di scena a Narcao con Ale “Kid” Gariazzo (chitarre, mandolino, ukulele, lap steel, voce), Gabriele “Gab D” Dellepiane (basso) e Massimo Serra (batteria, percussioni). 

Gli amplificatori si accenderanno subito dopo per uno dei più importanti musicisti blues viventi, il genio dell’armonica Charlie Musselwhite. Nato in Mississippi nel 1944, cresciuto a Memphis ed educato nel South Side di Chicago, artista rivoluzionario sin dai primi anni Sessanta, ha continuato a creare innovando il genere e rimanendo allo stesso tempo fermamente legato alle radici del blues. Le sua particolari vocalità, la sua melodica armonica e il sound profondamente country blues della sua chitarra, accompagnano perfettamente le sue spesso autobiografiche e sempre memorabili canzoni originali. Il “campione incontrastato dell’armonica blues”, che vanta al suo attivo collaborazioni con Howlin’ Wolf, Muddy Waters, Big Joe Williams, Little Walter, Sonny Boy Williamson, Tom Waits, Eddie Vedder, Ben Harper e il grande John Lee Hooker, giusto per fare qualche nome, sarà affiancato da Matt Stubbs alla chitarra, June Core alla batteria e Randy Bermudes al basso.

Serata interamente a stelle e strisce e all’insegna della chitarra, venerdì 21 luglio. Apre (come sempre alle 21.30) il blues rock di Eric Sardinas, un gradito ritorno per il pubblico del festival, undici anni dopo la sua precedente apparizione a Narcao. Classe 1970, noto per l’uso della chitarra resofonica (strumento nato negli Stati Uniti d’America alla fine degli anni Venti, ad opera dell’emigrante slovacco John Dopyera) e per il suo stile originale condito dalle sue teatrali esibizioni dal vivo, il musicista di Fort Lauderdale ha la caratteristica di suonare lo strumento come ogni chitarrista destrorso, nonostante il suo forte mancinismo, elemento che ha contribuito e non poco alla formazione della sua originale tecnica e del suo stile. Tra i generi che lo hanno maggiormente ispirato nello sviluppo della sua personalissima cifra stilistica ci sono il gospel, la musica della Motown e la musica R&B, che lo hanno spinto alla ricerca degli intensi suoni acustici del profondo sud degli Stati Uniti. Tra gli artisti che più lo hanno influenzato ci sono invece Charley Patton, Son House, Robert Johnson, Skip James, Bukka White, Big Bill Broonzy, Elmore James, Muddy Waters e Fred McDowell. È del 2014 il suo ultimo disco, “Boomerang”, pubblicato dalla Jazzhaus Records. Ad affiancare Eric Sardinas (chitarra e voce) sul palco di piazza Europa ci saranno Paul Loranger al basso e Demi Lee Solorio alla batteria.

Alle 22.30 il secondo set vedrà finalmente sotto i riflettori del festival Otis Taylor, in esclusiva al Narcao Blues, unica data in Italia, con Mato Nanji alla chitarra, Todd Edmunds al basso elettrico e Larry Thompson alla batteria. Cantante, compositore e polistrumentista (suona la chitarra, il banjo, l’armonica e il violoncello), Otis Taylor è considerato uno degli artisti di spicco della New Wave del blues americano e tra i più innovativi degli ultimi vent’anni. Nato a Chicago nel 1948 e cresciuto a Denver, ha iniziato a suonare da giovanissimo, ma si è allontanato a lungo dalle scene musicali per farvi ritorno in pianta stabile solo a metà anni Novanta (il suo primo disco è del 1996). Definito dall’autorevole rivista Guitar Player come il più importante bluesman ai giorni nostri, vanta collaborazioni prestigiose (con il chitarrista inglese Gary Moore, l’armonicista statunitense Charlie Musselwhite e la pianista giapponese Hiromi Uehara, tra gli altri), ed è stato nominato più volte ai Grammy come miglior artista blues e migliore polistrumentista. Da sottolineare il lavoro svolto nel suo tredicesimo album in studio, “My World Is Gone” (Telarc International, 2013), che rimarca ancora una volta la grande duttilità ed originalità di Otis Taylor nel riuscire a muoversi con disinvoltura e grande classe attraversando jazz, rock, funk e tanti altri generi, andando a creare un ibrido definito “trance blues”, spina dorsale dei suoi crudi racconti di lotta, libertà, desiderio, conflitto e, naturalmente, amore. È del febbraio di quest’anno la sua più recente testimonianza discografica, “Fantasizing About Being Black”, che lo conferma come una delle voci più autentiche e attente del blues contemporaneo.

Aprono la quarta e ultima serata, sabato 22, i T-Roosters, una formazione italiana composta da quattro musicisti di lunga esperienza: Tiziano “Rooster Tiz” Galli (chitarra e voce), Giancarlo “Silver Head” Cova (batteria e cori), Luigi “Lillo” Rogati (basso, contrabbasso e cori) e Marcus “Bold Sound” Tondo (armoniche e cori). Nata dalla collaborazione artistica fra Tiziano Galli e Paolo Cagnoni, autori e co-autori di tutti i brani composti, la band propone uno show fatto di pezzi autografi, di cronache del mondo attuale, con incursioni “intime” nello spazio profondo che ospita i sentimenti, le paure, le speranze, gli amori e le incertezze della vita quotidiana. Elemento fondamentale che caratterizza il lavoro del gruppo è la costante ricerca dell’equilibrio fra musica e testi, fattori che si compenetrano e si accompagnano costantemente per raccontare storie quotidiane, per dipingere affreschi di vita reale e per offrire all’ascoltatore emozioni, suggestioni e interessanti spunti di riflessione. Nel corso della sua esibizione a Narcao, il quartetto presenterà la sua ultima uscita discografica, “Another Blues To Shout”, album figlio di una profonda ricerca sonora che esplora le radici della musica dell’anima, un tuffo nella tradizione con lo sguardo rivolto al presente e al futuro, filtrato dalla sensibilità dei musicisti. Nelle note di copertina del disco, Antonio Avalle definisce la musica dei T-Roosters come un’esperienza sensoriale e sonora senza precedenti, vissuta attraverso inconsueti blues calati fra le dissonanze del mondo.

Ma la serata conclusiva di Narcao Blues è tradizionalmente all’insegna della festosità. Ed ecco allora, a guidare le danze nell’ultimo atto di questa edizione numero ventisette del festival, l’estro di Emmanuel Pi Djob, vera e propria rivelazione e fenomeno mediatico degli ultimi tempi, capace di compiere un ritorno alle origini e un autentico viaggio a ritroso nella madre Africa, continente dal quale le radici più profonde del blues assorbono la loro vitale essenza. Originario del Camerun ma naturalizzato in Francia, Pi Djob è considerato una delle migliori voci nere in circolazione, come dimostra il grande successo ottenuto recentemente nell’edizione francese del talent show televisivo “The Voice”, nel quale ha entusiasmato pubblico e giudici in più di un’esecuzione. L’artista di Dibang fonde con freschezza il vecchio e il nuovo soul, contaminandolo con ritmi e sonorità tipiche del continente africano, creando un’atmosfera musicale che si colora di groove e grande originalità. A Narcao si presenta alla testa della sua Afro Soul Gang, un ensemble costruito abilmente per essere vissuto e consumato, dove la robustezza del funky si sposa al soul più puro con sferzante e irriverente originalità. La direzione musicale sarà coordinata dal bassista Bénilde Fodjo Foko, con Elvis Megne Mbo Mba alle tastiere, Sébastien Debloos ai sassofoni, Michel Prandi alle chitarre, Eric Durand alle percussioni, Edwin Budon alla batteria, e le coriste Elica Skarlatova, Capucine Trotobas e Christina Rivoallanoi-Drevet.

Come di consueto, al termine di ogni serata la musica prosegue nello spazio dopoconcerto, quest’anno allestito nel parco di Bacca Marronis, in territorio comunale di Perdaxius, a pochi chilometri da Narcao. Il compito di ad animare le nottate di mercoledì 19 e venerdì 21, spetta ai Superdownhome, un duo di rural blues formato l’anno scorso da Henry Sauda (voce, chitarra acustica, Diddley Bow e armonica) e Beppe Facchetti (cassa, rullante, tambourine e crash): un combo legato alle tradizioni, ma proiettato anche verso spazi personali e contaminati da tutto quello che è il moderno folk europeo che fa da substrato al blues rurale. 

Giovedì 20 tiene invece banco Moses Concas, il musicista sardo che l’anno scorso ha conquistato pubblico e critica vincendo l’Italia’s Got Talent con il suo trascinante mix di armonica e beatbox: una scelta stilistica maturata attraverso un percorso artistico che dalla Sardegna l’ha portato a viaggiare per l’Europa per approdare sul suo palco d’elezione, le strade di Londra, e poi al successo al talent televisivo.  

Sabato 22 chiude la serie il Bad Blues Quartet, la band cagliaritana formata da Eleonora Usala (voce), Federico Valenti (chitarra), Simone Arca (basso) e Frank Stara (batteria), che lo scorso primo giugno ha battezzato il suo disco d’esordio: un disco che racchiude e fonde le varie ed eterogenee influenze musicali dei membri del gruppo che, dopo aver iniziato il suo cammino suonando i brani dei grandi maestri del blues, ha iniziato presto a inserire nel suo repertorio pezzi originali, sino a farli diventare il pilastro centrale delle sue esibizioni.

A precedere e fare da prologo alla ventisettesima edizione di Narcao Blues, un’altra importante serie di appuntamenti: dal 7 al 9 e dal 14 al 16 luglio i motori del festival inizieranno infatti a scaldarsi con i concerti di South in Blues, momento di avvicinamento alle quattro serate di Narcao che coinvolgerà sei centri del Sulcis in altrettante date. Ad avvicendarsi sui diversi palcoscenici (le piazze definitive verranno annunciate prossimamente) saranno il musicista statunitense Andy J. Forest e il duo italiano Bayou Moonshiners.

Poliedrico artista capace di danzare tra le diverse arti (oltre alla musica, il musicista originario di Pullman è anche un attore, scrittore e pittore), il primo è un virtuoso dell’armonica blues che vanta al suo attivo ben diciannove dischi, disseminati lungo il suo cammino ultra ventennale. Nelle sue tappe in Sardegna, Andy J. Forest sarà affiancato da Leonardo Ghiringhelli alle chitarre, Luca Tonani al basso e Sergio Ratti alla batteria.

I Bayou Moonshiners, ovvero Stefanie Ghizzoni (voce, percussioni, washboard e kazoo) e Max Lazzarin (piano e voce), proporranno brani tratti dal loro ultimo disco, “Living Live”, che racchiude al suo interno freschissime e ballabili interpretazioni di pagine del repertorio di Jelly Roll Morton, Fats Domino, Hank Williams, Mahalia Jackson tra tutti, alternate a pezzi originali. Una miscela esplosiva di blues, ragtime, soul e gospel che è valsa ai suoi musicisti la vittoria all’ultimo Italian Blues Challenge che li ha portati poi a rappresentare l’Italia all’European Blues Challenge che si è tenuto lo scorso aprile a Horsens, in Danimarca, dove hanno conquistato un lusinghiero quarto posto su ventitré proposte in lizza da altrettanti paesi del Vecchio Continente.

 Narcao Blues prende vita nel 1989 per iniziativa dell’associazione culturale Progetto Evoluzione, nata l’anno prima con l’obbiettivo di contribuire alla crescita e lo sviluppo socioculturale del Sulcis, con una particolare attenzione verso i giovani. In ventisei edizioni, Narcao Blues ha visto alternarsi sul proprio palco più di 170 artisti in oltre cento serate, diventando un punto di riferimento nel firmamento musicale nazionale. Oltre al festival vari progetti paralleli sono nati nel corso del tempo, dal South In Blues alla Gospel Explosion (rassegna itinerante, quest’anno alla sua quindicesima edizione, che si tiene a dicembre), e poi seminari e conferenze per le scuole: iniziative che dimostrano come l’attività dell’associazione culturale Progetto Evoluzione e del proprio staff sia in continua crescita ed espansione, nonostante le difficoltà e le sfide che si presentano ogni anno. Di recente il Narcao Blues si è anche messo in luce per essere uno dei festival fondatori dell’Italian Blues Union, l’unione degli organizzatori e appassionati di blues dello Stivale. L’associazione fa capo alla più estesa European Blues Union, realtà che riunisce al suo interno ben ventitré nazioni.

I biglietti interi per le serate di giovedì 20, venerdì 21 e sabato 22 luglio costano dodici euro, dieci i ridotti; prezzo promozionale per la serata inaugurale di mercoledì 19: l’ingresso per la “Sardinian Blues Night” costa infatti appena cinque euro. Trenta euro, invece, il prezzo dell’abbonamento per le quattro serate. Prevendita online e nei punti vendita del circuito Box Office Sardegna.

 Per informazioni, la segreteria del festival Narcao Blues risponde al numero 0781 87 50 71 e all’indirizzo di posta elettronica infoblues@narcaoblus.it .