19 March, 2024
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I lavori del Consiglio regionale sono stati aperti dal presidente del Consiglio regionale, Michele Pais. All’ordine del giorno l’esame dell’articolo Art. 21.10 e degli emendamenti del DL 373 – Collegato alla manovra finanziaria 2023-2025. L’Aula ha bocciato tutti gli emendamenti soppressivi. Sono intervenuti, per dichiarazioni di voto, il consigliere dei Progressisti, Massimo Zedda, il consigliere del Pd, Roberto Deriu, il consigliere di Alleanza Rossoverde, Daniele Cocco, e il consigliere dei Riformatori e presidente della Commissione speciale per il riconoscimento del principio di insularità, Michele Cossa.

La presidenza è stata assunta dal vice presidente Giovanni Antonio Satta.

Il Consiglio regionale ha poi approvato l’emendamento 840 (Deriu) all’emendamento 478 (Peru e più)

Il testo approvato, che ha avuto il parere favorevole dell’assessore degli Enti locali, Aldo Salaris, prevede che

Il testo approvato prevede che le Unioni dei comuni dovranno comprendere soltanto Comuni appartenenti alla stessa provincia. Con un emendamento orale, proposto dall’assessore Aldo Salaris e approvato dall’Aula, i Comuni avranno 60 giorni di tempo dall’entrata in vigore della legge per decidere a quale provincia o Città metropolitana aderire. Sul tema delle Unioni dei Comuni si è aperto un breve dibattito. L’on. Franco Mula (Psd’Az) ha evidenziato la necessità di una riforma delle Unioni perché sono poche quelle che funzionano, ha detto. Favorevoli all’emendamento dell’on. Roberto Deriu, il consigliere Michele Cossa (Riformatori) e Daniele Cocco (Alleanza Rossoverde), il quale ha evidenziato che le Unioni spesso non funzionano perché non hanno la dotazione organica necessaria. Favorevole anche il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, che ha sottolineato la necessità di sostenere le Unioni dei Comuni, molto importanti per lo sviluppo dei piccoli Comuni. «Studiamo le realtà virtuoseha detto Francesco Aguse vediamo se possono essere replicate.»

Il vice presidente Giovanni Antonio Satta ha messo in votazione l’emendamento 478 (Peru e più), illustrato dal primo firmatario. Antonello Peru ha spiegato che “con la istituzione delle Rete metropolitana del Nord Sardegna ad opera della legge regionale 4 .febbraio 2016, n. 2, il legislatore regionale intendeva, nonostante la palese differenza rispetto alla istituzione della città metropolitana di Cagliari, prevista dalla medesima legge, comunque assicurare un equilibrato sviluppo del territorio regionale con vocazioni metropolitane. Queste importanti disposizioni, fìnalizzate alla parità di trattamento delle aree di rango metropolitano sono rimaste del tutto inattuate, con gravi conseguenze per il territorio del Nord-Ovest della Sardegna. Con successiva legge 2 aprile 2021, n. 7, il legislatore regionale ha superato la differenza istituzionale fra i territori di rango metropolitano del Nord e Sud della Sardegna, istituendo la Città metropolitana di Sassari. Con la medesima norma ha anche abrogato le disposizione riequilibratici contenute nella sopra richiamata legge regionale 4 febbraio 2016, n. 2 (art. 8, commi 4 e 5) che, peraltro, come detto per cinque anni era rimasta inattuata”. “Nel frattempo, come noto”, è scritto nell’emendamento, “notevoli ritardi continuano ad impedire la concreta istituzione della città metropolitana di Sassari con evidenti conseguenze negative per il territorio metropolitano sassarese, la più evidente e grave fra tutte è quella della mancata partecipazione alle politiche 1 di sviluppo a favore delle città metropolitane previste dal PNRR con una perdita di risorse per ‘area metropolitana di Sassari quantificabile nell’ordine di circa 200 milioni di euro per la sola rigenerazione urbana. Nel frattempo, è rimasto ad oggi inattuato un ulteriore tentativo del legislatore regionale che con la legge regionale 9 marzo 2022, n. 3, all’art. 2, comma 5, avesse introdotto nell’ordinamento regionale un nuovo meccanismo riequilibratore simile a quello che la LR 7/2021 aveva abrogato e che testualmente prevede: “5. Nelle more della completa attuazione della fase di transizione di cui all’artico/o 23 della legge regionale n. 7 del 2021 e della conseguente entrata in funzione della Città metropolitana di Sassari, la Regione provvede nell’ambito delle risorse europee, nazionali e regionali iscritte in bilancio, a garantire alla rete metropolitana di Sassari le medesime risorse destinate alla Città metropolitana di Cagliari. “Per le ragioni esposte e per contrastare il crescente disequilibrio territoriale che sta fortemente penalizzando l’area metropolitana sassarese si propone, con uno specifico emendamento al collegato, una norma di indirizzo che, recepisca la legge regionale 9 marzo 2022, n. 3, all’art. 2, comma 5, e conseguentemente possa orientare le scelte e le risorse che saranno programmate a valere sul prossimo ciclo della programmazione territoriale 2021-2027”. Si tratta, ha spiegato Antonello Peru, di un atto dovuto, di un atto di indirizzo che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’assessore regionale del Bilancio affinché questa norma venga applicata.

Per Francesco Agus (Progressisti) non ci sono problemi di fondi. Il consigliere ha ricordato che il tema della città metropolitana nasceva per far funzionare meglio i servizi per i territori con diverse esigenze: aree urbane e aree rurali. Francesco Agus ha criticato la legge Del Rio e la decisione di portare le città metropolitane a comprendere il territorio di un’intera provincia. “E’ un’occasione persa”, ha detto. Messo in votazione l’emendamento 478 è stato approvato.

L’Aula ha poi approvato il testo dell’articolo 21.10 e l’emendamento orale del consigliere del Pd, Giuseppe Meloni, che sostituisce la dicitura “Provincia del Nord est Sardegna” con “Provincia della Gallura nord est Sardegna”.

Il vice presidente Giovanni Antonio Satta è passato all’esame dell’emendamento aggiuntivo 812 della Giunta e agli emendamenti 852, 853 e 835 all’emendamento 812.

Il capogruppo della Lega, Michele Ennas, ha chiesto qualche minuto di sospensione per confrontarsi con i colleghi sugli emendamenti. Il consigliere Francesco Agus ha espresso perplessità sulle tempistiche di questo confronto.

Il vice presidente Giovanni Antonio Satta ha sospeso i lavori dell’aula.

Alla ripresa dei lavori l’onorevole Andrea Piras (Lega) ha annunciato un emendamento orale che rinvia alle norme nazionali in materia di elezioni provinciali. L’emendamento è stato approvato.

Il presidente Michele Pais ha assicurato che l’assessore della Sanità domani sarà in aula.

Gli emendamenti 852 e 853 (balneazione) sono stati illustrati in aula dal primo firmatario Antonello Peru che ha annunciato il ritiro di entrambi a condizione di un impegno da parte della commissione competente e dell’assessore Aldo Salaris di trattare l’argomento in commissione, sentendo in audizione i balneari, nel più breve tempo possibile. L’assessore Aldo Salaris e il presidente della commissione Giuseppe Talanas hanno accolto la proposta e gli emendamenti sono stati ritirati.

Franco Mula (Psd’az), sull’ordine dei lavori, ha chiesto che nella seduta della commissione si discuta anche dei canoni di locazione che sono aumentati a dismisura i da 600 a 2400 a 3300 euro.

Francesco Agus (Progressisti) ha chiesto il voto segreto sull’emendamento 883 (emendamento all’emendamento 512 all’art 21.10) che riguarda la Fondazione “Trenino verde storico della Sardegna”

 Questo emendamento, primo firmatario Gian Franco Satta, introduce l’articolo 21.20 bis “Modifiche alla legge regionale 12 giugno 2006, n. 9 in materia di Conferimento di funzioni e compiti agli enti locali”.

Subito dopo il voto, ma prima dello spoglio, il presidente Michele Pais ha sospeso la seduta a causa di un malore di un consigliere.

Alla ripresa il presidente Michele Pais ha comunicato che la seduta è tolta e che i lavori sono aggiornati a domattina alle 10.30.

I capigruppo del Consiglio regionale hanno incontrato una delegazione sindacale dei lavoratori della centrale Enel di Portovesme, in una riunione presieduta dal vice presidente dell’Assemblea Giovanni Antonio Satta, alla quale ha partecipato l’assessore del Lavoro, Ada Lai (l’assessore dell’Industria Anita Pili era impegnata a Roma in un vertice sulla Portovesme Srl).

Il segretario regionale della Fiom Cgil Roberto Forresu, nel suo intervento, ha richiamato l’attenzione dei capigruppo sui temi del confronto in corso a livello nazionale sulla “transizione energetica” che accompagnerà anche in Sardegna, con investimenti molto consistenti (nell’ordine di 4-500 milioni di euro) la dismissione delle fonti fossili e la loro graduale sostituzione con le rinnovabili.

«Questi processi ha aggiunto Roberto Forresu -, richiedono però una grande capacità di programmazione perché, nel caso della centrale Enel di Portovesme, le previsioni parlano di una decina di addetti per gestire la distribuzione dell’energia stoccata negli accumulatori e prodotta dalle rinnovabili, al posto dell’attuale forza-lavoro di 450 unità. Se non vogliamo subire la pressione dell’emergenza che potrebbe verificarsi nel 2025ha concluso il segretario regionale della Fiom Cgil -, dobbiamo muoverci per tempo e lavorare ad una dimensione “sociale” della transizione che deve necessariamente prevedere nuove iniziative industriali per la ricollocazione dei lavoratori, ed è proprio su questo punto che occorre accelerare.»

I rappresentanti dei gruppi hanno assicurato la massima attenzione alle tematiche collegate alla transizione (hanno parlato Michele Ennas della Lega, Francesco Agus dei Progressisti, Alessandro Solinas del M5S, Daniele Cocco di Alleanza Europa Verde e Carla Cuccu di Idea Sardegna) sottolineando che la Regione ha il dovere di governare i processi di trasformazione del tessuto industriale ed energetico della Sardegna, senza che questa fase complessa determini nuove crisi economiche ed occupazionali.

L’assessore del Lavoro Ada Lai ha affermato che è precisa volontà del governo regionale “fare i conti con il futuro” con una programmazione efficiente che, fra l’altro, garantisca l’impatto positivo delle politiche attive del lavoro sulle persone.

Il vice presidente del Consiglio Giovanni Antonio Satta, nelle conclusioni, ha assunto l’impegno di favorire in tempi brevi un confronto sui temi sollevati nelle commissioni di merito, a cominciare da quella delle Attività produttive.

«L’alta partecipazione all’assemblea e al sit-in a Cagliari davanti all’assessorato all’Industria, hanno dimostrato che la precarietà che stanno affrontando i lavoratori, ha portato il limite di sopportazione prossimo allo zeroscrivono in una nota le segreterie territoriali FIOM, FSM, UILM Sardegna Sud Occidentale e Sulcis Iglesiente -. Le iniziative hanno avviato il percorso richiesto dai lavoratori: portare la politica ad occuparsi per tempo dei problemi legati alla decarbonizzazione. Condizione che i lavoratori della centrale Enel di Portovesme, ad essere licenziati in conseguenza della fermata prevista, nonostante gli investimenti previsti dal Just Transition Fund (370 mln €)e di cui si sta discutendo a livello nazionale proprio in questi giorni. A tal proposito, le organizzazioni sindacali hanno avanzato la richiesta di un immediato tavolo istituzionale ufficiale, alla presenza delle confederazioni di CGIL, CISL e UIL, per condividere investimenti, e affrontare il futuro industriale del territorio anche attraverso il coinvolgimento degli stakeholder esistenti, con l’obiettivo di riuscire a rendere percorribili, in termine di transizione sociale, i futuri investimenti del JTF. Il confronto con i capigruppo, si è concluso con le dichiarazioni da parte dell’assessore al Lavoro che in linea con tutti gli interventi che l’hanno preceduta, dimostravano apprezzamento per le iniziative messe in campo dalle organizzazioni sindacali, tendenti essenzialmente a ricercare la continuità lavorativa, messa fortemente in discussione dalle scelte produttive future dell’Enel. L’impegno da parte delle Istituzioni di convocare un confronto urgente con le Commissioni che comprendano gli assessorati dell’Ambiente, dell’Industria, del Lavoro e della Programmazione, è andato incontro alle richieste di FIOM-FSM e UILM, le quali, prima di dichiarare il proprio apprezzamento per l’impegno profuso attenderanno la conferma dell’auspicata convocazione, scottati dai diversi tentativi andati a vuoto nei giorni scorsi con l’assessorato dell’Industria. Nuovo confronto con il Comitato Interimprese. Allo stesso tempo FIOM, FSM e UILM hanno voluto mantenere un doppio binario, con i lavoratori in assemblea, richiedendo alle aziende di appartenenza la convocazione del Comitato Interimprese (convocazione prevista il 19/05/2023), per affrontare i temi dei salari. I lavoratori infatti, si sentono fortemente penalizzati dall’assegnazione degli appalti esistenti, in quanto non permettono di sviluppare la contrattazione di II livello prevista dai CCNL di appartenenza. Condizione che chiedono venga superata con urgenza.»

Si è concluso domenica il Congresso nazionale di Articolo Uno a Roma che ha visto la rielezione di Roberto Speranza a Segretario nazionale del partito. La delegazione sarda era composta da Ambra Joyce Calledda, Paola Casula, Eugenio Lai, Luca Pizzuto, Ilaria Portas, Pasquale Lubinu, Sabrina Schirru, Silvia Corongiu, Andrea Zuddas, Silvia Lardu, Erica Floris, Matteo Sestu. La Direzione Nazionale, composta da 60 membri, comprenderà anche 6 sardi, tra i quali il segretario regionale Luca Pizzuto, il segretario della città metropolitana Pasquale Lubinu, Ambra Calledda per il Movimento della sinistra giovanile i consiglieri regionali Eugenio Lai e Daniele Cocco.

Al Congresso, la delegazione sarda ha contribuito alla discussione, presentando alcuni ordini del giorno e una modifica allo Statuto del partito che prevede la possibilità di forme di autonomia per le federazioni regionali di Regioni a statuto speciale. La fase congressuale si è svolta successivamente al tesseramento, concluso nel mese di marzo 2022, che ha fatto registrare 529 adesioni sulle oltre 13.000 tessere nazionali, portando la Sardegna al decimo posto tra le regioni italiane per numero di iscritti e tra i primi in rapporto alla popolazione. Dal Congresso, che ha visto la partecipazione di tutti i leader di centrosinistra, è emerso chiara la rotta verso la costruzione di una forte coalizione progressista ed ecosocialista in grado di fronteggiare le forze di centrodestra in vista delle elezioni politiche del 2023.

La commissione Sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc-Cambiamo) ha dedicato una seduta alle audizioni dell’assessore Mario Nieddu e dei vertici dell’Ats su una serie di problemi più volte all’attenzione del Consiglio regionale, per iniziativa di diversi gruppi consiliari.
Il primo argomento affrontato è stato quello delle strutture residenziali (o comunità) integrate, nelle quali possono essere accolte persone non autosufficienti o con esigenze educative e relazionali di carattere intensivo (disabilità gravi, disturbi mentali, disagio minorile)
Si tratta quindi di strutture che, al di là dei requisiti minimi fissati dalla legge, devono possedere caratteristiche specifiche il più possibile adatte alle differenti tipologie degli ospiti.
In attesa della definizione dei nuovi requisiti, che saranno oggetto di una specifica delibera della Giunta regionale previo parere della commissione, le strutture residenziali integrate hanno dovuto superare una fase difficile a causa dell’emergenza Covid che ha reso necessario il reclutamento straordinario di personale medico ed infermieristico e l’incremento della presenza degli Oss.
E’ stata poi affrontata, su richiesta del capogruppo del M5S Michele Ciusa, la questione dei supporti ai pazienti diabetici. L’assessore Mario Nieddu, dopo aver premesso che le risorse messe a disposizione dalla Regione sono sufficienti, ha annunciato la prossima pubblicazione di un bando di gara che permetterà l’accesso agli strumenti tecnologici più avanzati, compresi i sensori non “freestyle”.
Successivamente, la commissione si è occupata su richiesta del vice presidente Daniele Cocco (Leu) della parziale stabilizzazione dei medici veterinari “dirigenti”, che ha interessato solo 10 professionisti a fronte di un fabbisogno complessivo di 31 unità. Sul punto hanno preso la parola numerosi consiglieri regionali (Antonello Peru e Giorgio Oppi di Udc-Cambiamo, Gianfranco Ganau del Pd, Piero Maieli del Psd’Az, Francesco Agus dei Progressisti, Desirè Manca del M5S, Giovanni Antonio Satta (Misto), Giuseppe Talanas di Fi e Antonio Mundula di Fdi.
Il vice presidente Daniele Cocco, in particolare, ha lamentato con forza le tante anomalie di una procedura che, a suo giudizio, è andata avanti per troppo tempo per poi concludersi negativamente, pur partendo da una base documentale chiara e completa e da indirizzi comuni della commissione e del Consiglio.
A nome dell’Ats, il dottor Carlo Murru ha affermato che il dato del fabbisogno di personale è sempre in evoluzione ed ha assicurato che l’estensione della “platea” degli eventi diritto ai possessori dei requisiti fino alla data del prossimo 30 giugno, consentirà l’aumento delle stabilizzazioni attraverso la revisione del piano di fabbisogno ed un bando. La commissione ha ottenuto la verifica a breve scadenza di tale impegno entro (come ha precisato il presidente Domenico Gallus) i prossimi 7/10 giorni.
Inoltre, ancora su richiesta del capogruppo del M5S Michele Ciusa, si è parlato delle indennità infrasettimanali da corrispondere ai dipendenti dell’azienda Brotzu. Il direttore dell’assessorato Marcello Tidore ha risposto che è in corso una verifica tecnico-giuridica con lo scopo di arrivare ad un intervento stabile, anche alla luce di alcune sentenze in materia della Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia.
Desirè Manca, sempre del M5S, ha portato all’attenzione della commissione la carenza dei pediatri di libera scelta nel Sassarese. Nella conferenza Stato-Regioni, ha replicato il dg dell’assessorato Marcello Tidore ricordando che si tratta di un problema molto presente nei territori, si stanno valutando soluzioni alternative temporanee come l’affidamento di incarichi ed il prolungamento dei “massimali” per la fascia da 0 a 6 anni.

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Al via, in Consiglio regionale, l’esame degli articoli e degli emendamenti sulla riforma sanitaria sul Testo unificato della “Riforma del sistema sanitario regionale e riorganizzazione sistematica delle norme in materia. Abrogazione della legge regionale n. 10 del 2006, della legge regionale n. 23 del 2014 e della legge regionale n. 17 del 2016 e di ulteriori norme di settore”. I lavori si sono aperti sotto la presidenza del presidente Michele Pais. Dopo gli adempimenti di rito e la comunicazione all’aula che la consigliera Rossella Pinna ha aderito al gruppo “Partito Democratico”,  il Consiglio è stato sospeso per un’ora, fino alle 12.00. Alla ripresa dei lavori, il Presidente ha sospeso i lavori fino alle 12,45 per consentire alla commissione Sanità di ultimare l’esame degli emendamenti presentati al Testo unico. I lavori della Commissione si sono conclusi alle 13.30. Il presidente Michele Pais ha quindi aggiornato la seduta alle 16.00 per consentire agli uffici di ordinare gli emendamenti.

Alla ripresa pomeridiana, il presidente Michele Pais, constatata la presenza molto ridotta in aula dei consiglieri, ha rinviato la seduta alle 17.00. E’ quindi cominciata la discussione dell’art. 1 e dei relativi emendamenti. Sull’ordine dei lavori è intervenuto Massimo Zedda che ha chiesto di sapere perché non era stata firmata la relazione tecnica e chi ne fosse l’autore. Il presidente Michele Pais ha risposto che era stata firmata dalla  direzione generale della presidenza della Regione.

Rossella Pinna, sempre sull’ordine dei lavori, ha detto di aver bisogno di alcune delucidazioni dall’assessore: «Essendo entrata in Consiglio da pochi giorni, non volendo fare ostruzionismo e quindi non chiedendo i 5 giorni previsti per poter studiare gli atti, vorrei fare all’assessore alcune domande».  

Il relatore di maggioranza Domenico Gallus ha dato parere contrario su tutti gli emendamenti fuorché sul 765. La Giunta ha dato parere conforme.

Nel dibattito generale, all’articolo 1 è intervenuta Rossella Pinna (Pd) che ha detto che questa riforma è un bluff.  Per la consigliera Pd l’articolo 1 è condivisibile ma c’è qualcosa che non convince. C’è una incongruenza tra le finalità ed i mezzi scelti per realizzarli. La consigliera ha affermato di non voler pensare che con questa riforma si tenda solo a fare 48 nuove nomine. Ma i dubbi sono tanti: il sistema delle 8 Asl non ha già nel passato dato risposte ai sardi. Perché allora buttare via il sistema di governance attuale? Perché ripristinare le vecchie ASL?

Massimo Zedda (Progressisti), facendo rilevare la presenza in aula del presidente della Regione, ha sottolineato che quando si tratta di poltrone Christian Solinas c’è sempre. Per Massimo Zedda, leggendo questo testo, si capisce qual è lo scopo della legge: creare nuove poltrone ad un prezzo elevatissimo. Per benefici, cure e per il personale zero. Inoltre, in un periodo di emergenza come questo, nonostante il ritorno del Covid, anziché rafforzare il nostro sistema sanitario, lo rendiamo più debole mettendo mano al sistema sanitario. Insomma, unici nel pianeta, smantelliamo il sistema anziché rafforzarlo. L’unica grande strategia di questa riforma, per il consigliere progressista, è arrivare poco prima delle elezioni comunali ed alle suppletive con la possibilità di promettere incarichi.

Per Daniele Secondo Cocco (Leu) questa riforma è sbagliata nel merito e per tempistica. La gente – ha detto – non vi chiede di fare 8 ASL ma vuole risposte, servizi, cure all’avanguardia ed assistenza. L’esponente di Leu ha parlato dell’ospedale di Ozieri che ha avuto la possibilità di mantenere i servizi esistenti ed ha avuto anche qualche servizio in più.

Gian Franco Satta (Progressisti) ha ricordato che sul piano normativo spetta allo Stato definire principi e finalità, alla Regione spetta di dare attuazione ai principi. Per Gian Franco Satta l’articolo 1 è un articolo “intruso” che deve essere abolito. Per l’esponente dei Progressisti, con questa riforma si ritorna al passato con l’aggravante che si prepara il terreno per una ulteriore offerta da parte dei privati per gestire il sistema sanitario pubblico. Inoltre,  i costi saranno fuori controllo ed aumenterà il tempo di ospedalizzazione.

Per Gianfranco Ganau (PD), con questo testo unificato la scelta che si fa è riproporre un modello che in passato ha dimostrato di essere inefficiente ed inadeguato. Si vuole smantellare un’altra riforma che era ancora in essere. Se è vero che l’ATS ha creato delle difficoltà – ha detto – bastava modificare e dare autonomia gestionale a livello territoriale. L’unico effetto di questa riforma è moltiplicare le poltrone. Ci saranno 48 nuove nomine che costeranno ai sardi circa 3,5 milioni.

Francesco Agus (Progressisti) ha sottolineato che l’articolo 1 contiene dei principi che nulla hanno a che vedere con la legge. Inoltre c’è poca chiarezza. L’invito fatto da Francesco Agus alla maggioranza è quello di fermarsi, perché nella sanità se si sbaglia è difficile tornare indietro senza creare disastri.

Sull’emendamento 738, soppressivo dell’articolo 1, sono intervenuti: Piero Comandini (Pd) che ha detto all’assessore che questa non è una riforma ma l’elencazione di promesse elettorali e ha illustrato la situazione all’Oncologico di Cagliari, dove anche stamattina i pazienti erano costretti a sostare al sole, con 39 gradi, per aspettare di entrare in ospedale per fare le visite; Alessandro Solinas (M5S) che ha affermato che si sta tornando indietro e che si sta scombinando la sanità sarda in un momento in cui potrebbe tornare il Covid. Per Laura Caddeo (Progressisti) l’articolo 1 è condivisibile ma è pleonastico. Una riforma di tale importanza doveva essere condivisa; Massimo Zedda (Progressisti) ha espresso voto favorevole all’emendamento 738 e ha esaminato comma per comma l’articolo 1, dicendo che è un articolo ridondante e che non serve a nulla. Di nuovo non c’è niente, solo poltrone; Michele Ciusa (M5S) ha annunciato il voto favorevole all’emendamento. I principi dell’articolo 1 sono condivisibili ma qui dobbiamo ragionare sulla carenza di medici, di infermieri, di oss, delle liste di attesa infinite; Francesco Agus (Progressisti) ha parlato ancora di moltiplicazione di poltrone e della grande confusione che si creerà negli ospedali; Antonio Piu (Progressisti) ha sollevato il problema anche dell’opportunità politica. E’ opportuno in questo momento così grave – ha chiesto – riformare la nostra sanità? C’è il virus che certo non è sconfitto; Giuseppe Meloni (PD) ha espresso voto favorevole all’emendamento; Desirè Manca (M5S) ha posto l’accento sull’inutilità di una riforma che serve solo a creare 48 nuove poltrone; anche Maria Laura Orrù (Progressisti) voterà a favore dell’emendamento, perché l’articolo 1 è condivisibile ma poi non viene messo in pratica; Eugenio Lai (Leu) ha detto che questa riforma non avvicina per niente la sanità ai cittadini.

L’emendamento 738 è stato bocciato.

Sull’emendamento 144 (uguale all’articolo 565), soppressivo dell’articolo 1, sono intervenuti: Massimo Zedda (Progressisti), secondo il quale dal 15 agosto il virus andrà in crescendo e poi a settembre esploderà. Ed è un paradosso che in Aula si discuta di riforma sanitaria con una situazione così grave; Laura Caddeo (Progressisti) ha fatto rilevare che nella Riforma mancano la profilassi, l’educazione alla salute, la ricerca. Una buona riforma dovrebbe tener presente questo. Una governance che non si occupa dei bisogni non ci serve; Desirè Manca (M5S) si è soffermata sulla lettera B dell’articolo 1; per Francesco Agus (Progressisti) questo modo di legiferare non è produttivo né chiaro. Rossella Pinna (Pd) ha ricordato il caso dell’ospedale di San Gavino; Piero  Comandini (PD) ha dichiarato di votare a favore dell’emendamento 144; Alessandro Solinas (M5S) ha espresso la convinzione che l’articolo 1 vada cassato, perché contiene promesse che poi il testo non mantiene: «Si scrive governance si legge poltrone». Eugenio Lai (Leu), secondo il quale anche la lettera G (prevenzione ed attività sportiva) dell’articolo 1, non lascia presagire nulla di buono.

L’aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n. 343, sostitutivo totale dell’art. 1, presentato dai consiglieri di Leu Eugenio Lai e Daniele Cocco. A favore si sono espressi i consiglieri dei Progressisti Francesco Agus, Massimo Zedda, Maria Laura Orrù e Gianfranco Satta, del PD Giuseppe Meloni ed il capogruppo di Leu Daniele Cocco. Messo in votazione, l’emendamento n. 343 è stato respinto con 32 voti contrari e 18 a favore.

Stessa sorte per gli emendamenti soppressivi parziali nn. 170 e 564. A favore sono intervenuti i consiglieri dei Progressisti Francesco Agus, Laura Caddeo, Gian Franco Satta, Massimo Zedda, del M5S Desirè Manca, Michele Ciusa e del PD Rossella Pinna.

Sull’ordine dei lavori ha preso la parola il consigliere del PD Roberto Deriu: «Per ragioni tattiche, la maggioranza non si esprime. Il popolo sardo merita un dibattito più esplicito. La maggioranza faccia un calcolo per capire quanti giorni occorreranno, procedendo in questo modo, per approvare la legge. Se si ordinasse un dibattito più composto e complesso, potremmo avere una discussione più interessante per il popolo sardo. Il dibattito rischia di essere unilaterale. Rivolgo quindi un appello alla maggioranza anche se credo che cadrà nel vuoto.»

A Roberto Deriu ha replicato il consigliere di Sardegna 20Venti Stefano Tunis: «Non si scorge l’ambito all’interno del quale questo dibattito si dovrebbe articolare. Sentiamo parlare di poltrone e subiamo accuse sul tema della riorganizzazione. Diteci qual è l’ambito di discussione. Vediamo per il momento solo un atteggiamento ostruzionistico. Noi siamo disponibili ad accogliere proposte».

Si è poi passati all’esame degli emendamenti nn. 171 e 563, soppressivi parziali dell’art 1. Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus ha ricordato all’aula la scadenza dell’ordinanza n. 35 sul distanziamento nei luoghi di lavoro, sollecitando un nuovo intervento chiarificatore da parte della Giunta. Gli emendamenti sono stati respinti con 29 voti contrari e 18 a favore.

Bocciati anche i soppressivi parziali nn. 172 e 562. Massimo Zedda ha ricordato la scadenza dei termini dell’ordinanza sulle sale da ballo: «Un intero settore tra poche ore non saprà cosa fare. E’ dovere di chi governa assumersi, ogni tanto, un briciolo di responsabilità». A favore degli emendamenti soppressivi sono intervenuti i consiglieri del M5S Alessandro Solinas, dei Progressisti Laura Caddeo, Gianfranco Satta e Francesco Agus.

Ha quindi preso la parola sull’ordine dei lavori, il consigliere dei progressisti Massimo Zedda che ha chiesto un chiarimento sulla programmazione della seduta e il rispetto degli orari concordati (10-20). L’ex sindaco di Cagliari, si è poi espresso a favore degli emendamenti soppressivi nn. 173 e 561. «Vi occupate di governance anziché preoccuparvi di migliorare i servizi ai cittadini – ha detto Massimo Zedda – oggi si può prenotare una visita intra moenia in pochi giorni mentre non è ancora ripartita l’attivintà ambulatoriale ordinaria». Favorevole agli emendamenti anche la capogruppo del M5S Desirè Manca. Messi in votazione gli emendamenti sono stati respinti con 33 no e 21 sì.

Disco rosso anche per i soppressivi parziali nn. 174 e 560. A favore sono intervenuti Desirè Manca ed Alessandro Solinas del M5S, Francesco Agus, Gianfranco Satta dei Progressisti e Giuseppe Meloni del Pd. Per la maggioranza ha preso la parola il consigliere di Udc-Cambiamo Antonello Peru: «Mi dispiace che l’appello degli onorevoli Deriu e Tunis non sia stato accolto. Il dibattito è strano. In campagna elettorale i candidati del centrosinistra e del M5S si erano espressi contro la Asl unica. Zedda disse che la Asl unica avrebbe lasciato il posto alle aziende nel territorio. Mentre il candidato dei Cinque Stelle Desogus affermò “l’Asl unica è stata un fallimento”. Il centrosinistra era contrario alla sua stessa riforma. Noi stiamo realizzando ciò che avete detto in campagna elettorale. I casi sono due: o il centrosinistra rinnega il passato oppure l’assessore Mario Nieddu ha scritto il testo della riforma su suggerimento dell’opposizione». Ad Antonello Peru ha replicato Zedda: «Peru cita un articolo dell’Unione Sarda durante la campagna elettorale. Ma nel 2016 sulla riforma del centrosinistra dissi: “Si pensa alla sede dell’Ats e non alla salute dei cittadini”. In campagna elettorale affermai che dovevano essere fatte delle verifiche sull’Ats. Qualcuno della sua parte politica mi chiese di far fuori l’assessore Luigi  Arru dalle liste elettorali. Non accettai».

Anche il consigliere del M5S ha respinto le considerazioni di Antonello Peru: «Evidentemente ha letto male. Noi volevamo affrontare i problemi della sanità. Voi invece vi occupate solo di poltrone, questa è la verità».

L’Aula ha poi esaminato gli emendamenti nn. 175 e 559, soppressivi della lettera e) del comma 1 dell’art. 1. A sostegno delle due proposte si sono espressi Massimo Zedda, Francesco Agus, Maria Laura Orrù e Laura Caddeo dei Progressisti, il capogruppo del M5S Desirè Manca ed il consigliere Alessandro Solina dello stesso M5S. Contro invece si è pronunciato il consigliere Stefano Tunis (Sardegna20Venti). Il consigliere Giorgio Oppi (udc-Cambiamo) è intervenuto sull’ordine dei lavori, ricordando l’impegno a chiudere la seduta entro le 21.00.

Messi in votazione gli emendamenti soppressivi nn. 175 e 559 sono stati respinti con voti 33 contrari e 18 favorevoli.

Il presidente Michele Pais ha quindi dichiarato chiusa la seduta ed aggiornato i lavori dell’Aula a domani mattina alle 9.00.

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La presidenza del Consiglio si farà carico di rappresentare alla Giunta regionale e all’assessore alla Sanità la grave situazione di disagio in cui sono costretti a lavorare i dipendenti delle aziende sanitarie della Sardegna. Lo ha assicurato il presidente dell’Assemblea sarda, Michele Pais, ai sindacati confederali. Una delegazione di Cgil, Cisl e Uil è stata ricevuta dalla Conferenza dei capigruppo al termine della manifestazione organizzata questa mattina sotto il palazzo di via Roma per denunciare i problemi irrisolti della sanità sarda.

I sindacati lamentano gravissimi deficit organizzativi e gestionali oltre alla cronica carenza di personale: «A due mesi dalla fine del lockdown, la sanità sarda è ancora in emergenza ha detto la segretaria regionale della Funzione pubblica della Cgil Roberta Gessa – l’attività ordinaria non è ancora ripresa. Per la carenza di personale molti servizi restano chiusi e, senza un piano di assunzioni, non potranno essere riaperti in sicurezza. E’ necessario procedere alle stabilizzazioni e rafforzare gli organici. Gli operatori sanitari meritano di più: abbiamo i salari più bassi d’Italia e, rispetto ai nostri colleghi europei, guadagniamo in media il 50% in meno».

«L’emergenza Covid non ha insegnato niente ha aggiunto Fulvia Murru della UIL FPL la politica prima ci ha riempito di elogi e poi ci ha dimenticati. La nostra categoria ha pagato un prezzo altissimo a causa della pandemia, abbiamo avuto due morti e 150 contagiati. Eppure non si vuole far nulla. Il progetto di riforma della sanità non dà risposte ai cittadini e agli operatori sanitari. Niente si dice sulle liste di attesa e sull’assistenza sanitaria nei territori.»

Della difficile situazione gestionale ha parlato anche il segretario regionale della Cisl FP Massimo Cinus: «La sanità è senza governo le aziende sanitarie continuano ad essere commissariate, non può essere questo il modello di gestione ordinario».

I capigruppo hanno convenuto sulla necessità di un immediato cambio di rotta: «La politica ha il dovere di dare una sterzataha detto il capogruppo di Leu Daniele Cocconon è ammissibile che alcune decisioni prese all’unanimità in commissione Sanità non siano state attuate. C’è una risoluzione sulle liste d’attesa che è rimasta lettera morta. Stesso discorso sulle stabilizzazioni».

«Le belle parole non bastano piùha aggiunto il capogruppo dei M5S Desirè Mancaè ora di dare risposte concrete ai cittadini e agli operatori sanitari. Questa situazione non può andare avanti». Più cauto il consigliere di Fratelli d’Italia Antonio Mario Mundula: «Il Covid è stato uno tsunami per la sanità. E’ vero che la politica ha dettato le linee guida ma occorre capire se le strutture sanitarie siano in grado di applicarle in sicurezza. Serve senso di responsabilità».

Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus ha definito “inaccettabile” la mancata ripresa delle normali attività ospedaliere: «La sensazione è che ci sia stato un black out nella catena di comando. Sulla necessità di intervenire sul contratto integrativo degli operatori sanitari siamo d’accordo. Il problema è vecchio, la politica deve portare avanti un’azione comune nei confronti delle aziende sanitarie».

Il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, infine, ha auspicato un’inversione di rotta sul modello di governance: «I commissariamenti sono un limite. Non si capisce perché non si nominino i direttori generali almeno nelle strutture dove questo è possibile come il Brotzu e l’Aou di Sassari. Il problema va superato».

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Con le audizioni dei sindacati confederali di settore, degli ordini degli infermieri e delle strutture private la commissione Sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc-Cambiamo), ha proseguito il ciclo di audizioni sulla riforma del sistema sanitario regionale.
Per la Cgil è intervenuta la segretaria regionale di categoria Caterina Cocco che, lamentando il mancato confronto di merito con le parti sociali, non ha condiviso l’impostazione generale della riforma, che fra l’altro appare particolarmente carente nella parte socio-sanitaria e prevede deleghe molto ampie alla Giunta. Inoltre, ha poi osservato, le proposte in campo non sembrano in grado di modificare un quadro regionale in cui esistono ancora troppe diseguaglianze in termini di personale e qualità del servizio e, quanto alla governance, non viene chiarito come potrà essere superata e soprattutto migliorata con l’Ares l’esperienza negativa dell’Ats.
A nome della Cisl anche Francesco Piras ha affermato che sulla riforma sarebbe stato preferibile un confronto “a monte” anche perché, ha precisato, la fase di emergenza che si è attenuata e la fase successiva impongono nuovi obiettivi e nuove priorità in termini di strutture, personale, miglioramento dell’offerta, prevenzione e residenze sanitarie assistite. Dire “no” all’Ats e “sì” al territorio non basta, ha aggiunto, se non si imbocca con decisione la strada di una riforma di sistema in tre direzioni principali: emergenza-urgenza, medicina territoriale e rete ospedaliera.
Illustrando la posizione della Uil la segretaria regionale Francesca Ticca ha messo l’accento sul fatto che i cittadini sardi “pretendono” dal sistema sanitario regionale le stesse risposte delle altre Regioni d’Italia e sappiamo tutti che non è così. Non vorremmo – ha continuato – che questa riforma avesse gli stessi principi ispiratori della precedente (l’aziendalismo spinto ed il risparmio) perché altrimenti sarebbe la riproposizione sotto altre forme della solita “macchina” di spesa pubblica che non scalfisce i “nodi” del sistema: i mancati investimenti su personale e strutture, e dall’altro sulla medicina territoriale, a cominciare dalle liste d’attesa.
Andrea Pirastu, in rappresentanza dell’Aiop che raggruppa il maggior numero di strutture private operanti in Sardegna (circa 1000 dipendenti diretti e 300 professionisti), non è entrato nel merito delle proposte di riforma, preferendo soffermarsi sulla funzione delle stesse come “presidi ospedalieri” che vanno considerati a tutti gli effetti “parte” del sistema sanitario regionale. In questo ambito – ha spiegato – nella fase di emergenza le nostre aziende hanno subito un forte contraccolpo perché sulla base delle disposizioni del Ministero della
Salute sono costrette ad interrompere l’attività di base e, in molti casi, ad anticipare la cassa integrazione per i dipendenti. Chiediamo perciò alla Regione, in vista della scadenza dell’accordo triennale fissata per il 2021, un adeguamento delle tariffe che in termini reali sono ferme dal ’97 e lo slittamento del budget 2020 (che sicuramente non sarà possibile coprire per interno) al prossimo anno.
Sempre per quanto riguarda il settore privato il rappresentante di Confindustria-Sanità Luca Moi ha espresso soddisfazione per la scelta strategica di puntare su una sanità territoriale, che può essere uno dei fattori determinanti per il miglioramento dell’efficienza complessiva del sistema.
Analoga considerazione è arrivata dal presidente dell’Ordine degli Infermieri di Cagliari Pier Paolo Pateri, che ha parlato a nome di tutti gli Ordini della Sardegna. Superare l’attuale situazione con al vertice l’Ats, ha dichiarato, significa portare le decisioni più vicino ai cittadini ed è una scelta giusta anche per quanto riguarda la gestione del personale e delle assunzioni, Ma, soprattutto, ha auspicato, è necessario potenziare e ridisegnare la rete della medicina territoriale prevedendo anche l’apporto degli infermieri che possono migliorare la
qualità dell’assistenza mettendo a disposizione le loro competenze e le loro capacità. Per queste ragioni, ha concluso, chiediamo di poter essere rappresentanti negli organismi di consultazione previsti dalle proposte di riforma.

Durante il dibattito hanno preso la parola il capogruppo del Pd Gianfranco Ganau, quello dei Progressisti Francesco Agus e di Leu Daniele Cocco ed il consigliere dell’Udc-Cambiamo Antonello Peru.
Nelle conclusioni, il presidente della commissione Domenico Gallus ha evidenziato la grande utilità di tutti i contributi arrivati alla commissione e ribadito la volontà di fare una riforma per i cittadinisardi. Quella di modificare la governance della sanità regionale dall’Ats all’Domenico Gallus una scelta sempre più condivisa, in grado di fornire soluzioni efficaci  a problemi strutturali come le liste d’attesa e la mobilità passiva e ad una condizione complessiva di fragilità del nostro sistema che anche l’emergenza Covid ha fatto emergere  in maniera evidente.

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La commissione sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc-Cambiamo) ha proseguito le audizioni sulla riforma ascoltando Anci, organizzazioni sindacali confederali ed autonome, Università, Ordini dei Medici e degli Psicologi, Ordine delle professioni Infermieristiche e sindacati dei dirigenti amministrativi.

Per i Comuni, come ha evidenziato il presidente dell’Anci Emiliano Deiana che ha annunciato un documento articolato sui testi all’esame della commissione, occorre che la riforma tenga conto delle caratteristiche dell’intero territorio regionale e di un diritto alla salute che proietti una visione nuova oltre l’aspetto tipicamente sanitario (Rsa, sport e scuola, ad esempio), in un sistema di strutture coordinate fra loro. Gli atti aziendali, inoltre, non dovranno più essere solo una espressione dell’alta burocrazia ma il frutto di un processo di condivisione con i territori.

I sindacati invece, dopo aver ricordato il contributo determinante di tutto il personale sanitario (che, nonostante ciò, non ha avuto alcun riconoscimento) durante l’emergenza Covid, hanno insistito molto sulla necessità di colmare gli enormi vuoti di organico con un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni. Inoltre, sempre in materia di personale, le organizzazioni sindacali hanno criticato a fondo la precedente esperienza dell’Ats avvertendo le istituzioni che, nei diversi progetti di riforma, sembra che con l’Ares si voglia ripercorrere la stessa strada, vanificando ogni azione di potenziamento della sanità territoriale. Infine, dai rappresentanti dei lavoratori, è arrivato un appello per la rapida ripartenza del servizio sanitario, rimasto sostanzialmente bloccato a causa dalla pandemia.

Soffermandosi sul tema del rapporto fra Università, sanità e formazione, il rettore dell’Università di Cagliari Maria Del Zompo (anche a nome del collega di Sassari), ha messo in luce che sia il rating che la capacità di attrarre  finanziamenti delle aziende ospedaliero universitarie dipendono anche dal ruolo svolto da queste strutture nel campo dell’assistenza, che però non è governato dagli atenei ma dipende dalla sanità. Senza finanziamenti adeguati e senza un numero di posti letto in linea con norme attuali, ha paventato la Del Zompo, le aziende rischiano di perdere opportunità importanti a livello finanziario e professionale.

I problemi del personale, dei sistemi informatici e della sanità territoriale sono stati al centro degli interventi dei rappresentanti degli Ordini dei Medici, secondo i quali in questa prima fase post-Covid è necessario anche accelerare i processi di riforma. Va superata, secondo i medici, l’esperienza “centralista” precedente che ha caratterizzato l’azione dell’Ats, senza cedere a tentazioni di continuità con l’Ares e tornando semmai alla visione di una sanità “universale” che è stata, assieme alla prevenzione, il principio cardine della legge istitutiva del servizio sanitario nazionale.

Gli psicologi hanno messo l’accento sul fatto che, proprio l’esperienza della pandemia, anche in Sardegna, consegna una “domanda” di questo specifico supporto, soprattutto a livello di base. Mentre gli infermieri (era presente l’Ordine di Carbonia Iglesias) hanno suggerito di definire con chiarezza le funzioni dell’Ares, limitandole a quelle amministrative.

Ancora di Ares ha parlato il sindacato dei dirigenti Fedirets che ha espresso una ulteriore valutazione negativa sull’esperienza dell’Ats, anche nel capo negli acquisti che doveva essere il fulcro della sua missione. Per questo, ad avviso dei dirigenti, bisogna decidere se si vuole davvero il decentramento perché, se come pare si intende restare a metà strada con l’Ares, il sistema non funzionerà.

Nel dibattito hanno preso la parola Gianfranco Ganau del Pd, Annalisa Mele della Lega, Giovanni Antonio Satta dei Riformatori sardi, Daniele Cocco di Leu, Francesco Agus dei Progressisti, Antonello Peru e Giorgio Oppi di Udc-Cambiamo.

La commissione ha inoltre approvato all’unanimità la Pl n.161 in materia di borse di studio nominando relatore per l’Aula la consigliera della Lega Annalisa Mele. Inoltre, su sollecitazione del consigliere Giovanni Antonio Satta poi condivisa anche dal vice presidente Daniele Cocco e dal capogruppo della Lega Dario Giagoni, sarà programmata a breve una audizione dell’Unità di progetto della Regione sulle problematiche del precariato del personale veterinario che sta operando nel settore della prevenzione e del contrato dalla blue tongue e della peste suina.

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Con le relazioni dei vertici della sanità cagliaritana la commissione Sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc-Cambiamo), ha iniziato le audizioni sulla riforma del sistema sanitario regionale.

Il commissario straordinario dell’Azienda Brotzu di Cagliari Paolo Cannas ha sottolineato la necessità di mettere al centro del processo di riforma la medicina territoriale in un nuovo quadro di coordinamento, esprimendo però alcune perplessità su alcuni passaggi eccessivamente centralisti che, a suo avviso, potrebbero determinare un appesantimento insostenibile delle procedure, in primo luogo in materia di concorsi ma in parte anche per ciò che riguarda gli acquisti. Ritengo, ha proseguito, che alle aziende territoriali vada concesso un minimo di autonomia.

Per Carlo Murru, direttore dell’Assl di Cagliari, il “cuore” della riforma deve essere “cosa fare e come farlo” e, da questo punto di vista, il potere centralizzato dell’Ats ha indebolito l’efficienza del sistema e la rapidità degli interventi, anziché operare per facilitarli. Sul ruolo degli ospedali, Carlo Murru ha affermato che devono essere luoghi per curare gli “acuti” mentre tutto il resto va trasferito sui territori per creare una “salute di prossimità” all’interno della quale devono trovare spazio le piccole strutture. Soffermandosi sulla nuova Agenzia Ares, il direttore dell’Assl di Cagliari l’ha definita una idea “ambiziosa ma difficile”, nel senso che se per qualche ragione rallenta o si blocca ne risente tutto il sistema.

Analoga preoccupazione è stata manifestata anche da Giorgio Sorrentino, direttore generale dell’Aou di Cagliari, che ha parlato di «un motore potente ma non per questo efficiente», soprattutto, in materia di assunzioni ed acquisti. A proposito dei nuovi ospedali, Sorrentino ha sollecitato decisioni più rapide e procedure più snelle, citando la sua esperienza di un finanziamento europeo di circa 40 milioni bloccato praticamente da 15 anni per un interminabile contenzioso giudiziario. La scelta di fondo, ha concluso, è quella di puntare sui territori, ai quali affidare una “missione” differenziata e specializzata rispetto a quella delle grandi strutture.

I dirigenti sanitari hanno infine assicurato che il sistema regionale è pronto per la cosiddetta “Fase 2”, che però richiede azioni uniformi e protocolli chiari (per personale, pazienti e tutto il mondo che ruota attorno agli ospedali) in modo da potersi adeguare senza contraccolpi negativi alla nuova realtà.

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Annalisa Mele della Lega, Francesco Agus dei Progressisti ed Antonello Peru di Udc-Cambiamo.

Il presidente della commissione Domenico Gallus, nelle conclusioni, ha dichiarato di aver tratto una impressione molto positiva dall’attenzione riservata alla sanità territoriale che, dopo la definizione della governance, dovrà rappresentare uno dei pilastri della riforma insieme all’articolazione della rete ospedaliera che, di fatto, nella sua versione formalmente in vigore non è stata attuata compiutamente.

La commissione infine, ha approvato in via preliminare gli articoli e gli emendamenti (in alcuni casi all’unanimità, in altri con l’astensione della minoranza) del Dl n.127 sulle politiche sociali. Il testo passerà ora all’esame della commissione Bilancio e del Consiglio delle autonomie locali per i rispettivi pareri; poi tornerà in commissione Sanità per l’approvazione definitiva e successivamente arriverà in Consiglio.

Sul disegno di legge n. 127 sono intervenuti Francesco Agus dei Progressisti, Daniele Cocco di Leu, Antonello Peru di Udc-Cambiamo, Annalisa Mele della Lega e Valter Piscedda del Pd.

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I consiglieri del gruppo LeU Sardigna, Eugenio Lai e Daniele Cocco, in una interrogazione presentata in Consiglio regionale segnalano che «da quando si è verificato lo sviluppo della pandemia in corso le associazioni e cooperative sociali che operano in prima linea svolgendo il servizio di emergenza di base per il 118, hanno dovuto provvedere autonomamente, tra mille difficoltà, sia all’acquisizione dei DPI necessari alla sicurezza dei volontari e dei pazienti trasportati, che alla formazione degli operatori, non avendo ancora ricevuto alcun rimborso da parte di AREUS».

«Per tutta risposta – aggiungono Eugenio Lai e Daniele Cocco – l’Azienda Regionale Emergenza e Urgenza della Sardegna (AREUS), con deliberazione del Direttore generale n. 85 del 25 aprile 2020 ha disposto l’incremento delle postazioni 118 (in assenza di una valutazione complessiva delle esigenze, da condividere in un tavolo comune), ha variato le articolazioni d’orario di molte organizzazioni (senza che alcune ne fossero addirittura a conoscenza) e prorogato (unilateralmente) sino al 31 dicembre 2020 l’attuale convenzione, per la quale le cooperative sociali e le associazioni di volontariato richiedono ormai da anni l’adeguamento al Codice del terzo settore (D.L. n° 117 del 3 luglio 2017).»

«Chiediamo al presidente Christian Solinas e all’assessore della Sanità Mario Nieddu l’attivazione di un tavolo di discussione con le parti interessate, finalizzato ad una condivisione delle scelte – concludono Eugenio Lai e Daniele Cocco -, per una maggiore garanzia della sicurezza degli operatori di associazioni e cooperative sociali, ed evitare un corto circuito nel servizio di emergenza di base per il 118, indispensabile per la popolazione sarda.»