16 April, 2024
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Consiglio regionale 42 copia

Seduta animata, come ampiamente previsto, ieri pomeriggio, in Consiglio regionale, per il dibattito sulle comunicazioni del presidente, Francesco Pigliaru, sul grave incidente verificatosi la scorsa settimana a #Capo Frasca.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha rivolto il saluto dell’Assemblea ad una delegazione di sindaci ed amministratori locali dei territori della Sardegna interessati, a vario titolo, al problema delle servitù militari, presenti ai lavori. Successivamente, ha dato la parola al presidente della Regione Francesco Pigliaru, ai sensi dell’art. 121 del regolamento, per riferire al Consiglio sull’incidente avvenuto il 4 settembre scorso nel poligono militare di Capo Frasca e più in generale sul problema delle servitù militari in Sardegna. Sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, ha informato il presidente, il presidente della Regione avrà a disposizione 20 minuti mentre 10 minuti a testa saranno assegnati ad ogni gruppo fatta eccezione per i gruppi del Pd e di Forza Italia, che avranno a disposizione 15 minuti.

Il presidente Pigliaru ha esordito affermando che «chi guida ha il dovere di svolgere al meglio le sue funzioni nei luoghi a ciò dedicati e governare significa anche saper interpretare anche i bisogni di chi protesta». «Vogliamo risultati concreti che perseguiremo con fatica, disciplina, forza, capacità e coesione – ha continuato il presidente – ed abbiamo detto con chiarezza ciò che vogliamo.» Ricordando l’intervento dell’allora assessore regionale dell’Ambiente Mario Melis, nel 1981, alla prima conferenza sulle servitù militari, Francesco Pigliaru ha sottolineato alcune valutazioni politiche ancora di attualità, sulla pace e sull’art. 11 della #Costituzione.

«Quella cornice resta invariata – ha precisato Francesco Pigliaru – ed ancora oggi la Sardegna ha pagato e paga un prezzo troppo altro rispetto ad altre regioni d’Italia e forse d’Europa, al netto ritiro Usa da La Maddalena; 3 poligoni c’erano allora e 3 ce ne sono oggi». Una situazione che, secondo Pigliaru, deve cambiare secondo il percorso tracciato dal Consiglio e seguito dalla Giunta, «aprendo un conflitto istituzionale con Stato sui poligoni, negando l’assenso alle servitù, un conflitto che proseguirà senza un accordo serio, posizione rafforzata che sentiamo rafforzata dall’insofferenza e dal disagio dell’opinione pubblica sarda».

Il presidente ha poi riassunto i fatti verificatisi a #Capo Frasca il 3 e il 4 settembre scorso: «Due incendi prima sulla superficie di un ettaro, poi un secondo su 13 ettari e mezzo, provocati dall’aviazione tedesca che paga allo Stato per effettuare esercitazioni, due incendi domati grazie all’intervento di uomini e mezzi del Corpo forestale regionale, uno dei quali sviluppatosi a soli 50 metri dagli operatori di soccorso, costretti a lavorare in condizioni di sicurezza molto precarie».

Conseguenze degli incidenti, ha riassunto il presidente, «33 ettari di territorio bruciati, 86 lanci elicottero, 20.000 euro  spese che fattureremo alla Difesa al netto dei danni ambientali». Dal ‘98 ad oggi, ha aggiunto, «si sono verificati sempre incendi, che hanno distrutto oltre 440 ettari di bosco, c’è un pericolo reale, contrastato con norme e misure inadeguate, mentre da oggi ci sarà la sorveglianza della forestale per proteggere ambienti e popolazioni, sulla base di un piano dell’assessorato dell’Ambiente che sta integrando prescrizioni della Regione, che dovranno sempre essere rispettate dal 1 giugno al 30 settembre».

«Ciò rafforza la nostra convinzione – ha aggiunto il presidente della Regione – che la prospettiva servitù non può più essere incerta, serve una dismissione significativa in questa legislatura, combatteremo con armi legali, attraverso il confronto istituzionale ed il conflitto se occorre conflitto, non con manifestazioni verbose accompagnate da richieste di dismissione immediata.»

«La posizione della Giunta è quella uscita da quest’Aula con un ordine del giorno votato all’unanimità», ha detto ancora Pigliaru, confermando che l’Esecutivo proseguirà su questa strada fino alla stipula di una nuova intesa con lo Stato che dovrà essere approvata dal Consiglio. «Chiediamo in altre parole – ha continuato – un impegno del Governo per riequilibrio del gravame militare sull’Isola, la dismissione di alcuni siti e la riconversione di altri, per questo non abbiamo firmato l’intesa: chiediamo giustizia, certezza del diritto, equa distribuzione dei doveri.»

Soffermandosi sulle iniziative di maggiore attualità, il presidente ha affermato di aver scritto qualche giorno fa al ministero della Difesa chiedendo segnali chiari ed ottenendo la sospensione delle esercitazioni fino al 15 settembre, «risposta che apprezziamo come apertura di dialogo ma che non ci soddisfa nella sostanza perché mostra la difficoltà da parte dello Stato a porsi in sintonia con volontà dei sardi, valuteremo le azioni percorribili, consapevoli che ciò non significa rinunciare ad una prospettiva ma aprirla e che alcune cose potranno essere ottenute mentre per altre servirà un lavoro nel medio termine».

Allo Stato, ha concluso Pigliaru, «chiediamo un forte riequilibrio in tempi certi e con percorsi chiari, pronti a sederci ad un tavolo ma tenendo ferma la richiesta della dismissione di Capo Frasca e la definizione dei tempi per la riduzione e la dismissione di #Teulada, sono le richieste del parlamento confermate da consiglio, questa è la base incomprimibile: nello stesso tempo ci opporremo al rinnovo della convenzione per la base di #Santo Stefano a #La Maddalena, scaduta il 3 marzo e per noi legalmente morta».

«Ad oggi – ha concluso il governatore – non esiste una stima del costo pagato dalla Sardegna per le servitù ed esiste quindi anche una sete di giustizia e di documentare la verità, lo faremo con cifre e dati redatti seguendo standard internazionali e convocheremo la seconda conferenza regionale sulle servitù militari per aumentare conoscenza e confrontarci con la comunità sarda.»

Il presidente del Consiglio regionale ha quindi concesso la parola al consigliere, Gavino Sale (Irs). Il capogruppo del “Misto” ha sottolineato la rilevanza del tema delle servitù militari ma ha evidenziato come Capo Frasca e i poligoni rappresentino solo la punta di un iceberg di una serie di questioni vitali per la nostra Isola (dai trasporti all’energia). A giudizio di Gavino Sale le servitù militari sono la “negazione del principio di sovranità” e, a questo proposito l’esponente di Irs ha rimarcato condivisione per il dispositivo dell’ordine del giorno unitario approvato in Consiglio regionale lo scorso 17 giugno nella parte in cui si afferma l’impegno per la Giunta «per la graduale dismissione dei poligoni ed il loro superamento».

Il consigliere di Irs ha quindi ribadito l’impegno per la battaglia contro le servitù ed ha affermato che «l’attuale maggioranza manterrà la promessa fatta ai sardi, al contrario di quanto ha fatto coloro che hanno preceduto il centrosinistra al governo dell’Isola». Sale ha dunque confermato apprezzamento per la decisione, a suo tempo assunta dal presidente della giunta, di non sottoscrivere nuovi accordi con il #ministero della Difesa ed ha annunciato la partecipazione di Irs alla manifestazione in programma il prossimo 13 settembre a #Capo Frasca per dire no alle servitù militari in Sardegna.

Il capogruppo del “Misto” ha quindi rivolto l’invito ai presidenti di Giunta e Consiglio, e a tutti i consiglieri, perché partecipino alla manifestazione di Capo Frasca, ed ha concluso ricordando la possibilità di indire un referendum consultivo sulle servitù. «Sul tema delle servitù militari – ha affermato Gavino Sale – Irs non arretrerà di un millimetro né in quest’Aula, né al di fuori dell’Aula consiliare».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha ricordato come il Consiglio regionale, anche di recente, si sia espresso con chiarezza sul tema delle servitù, oggetto delle comunicazioni rese dal presidente della Giunta all’Aula sugli incidenti a #Capo Frasca. Il consigliere dell’opposizione ha citato sommariamente i numeri dell’occupazione dei territori sardi e sottolineato una generale assenza di correttezza istituzionale negli atteggiamenti politici intrapresi dallo Stato italiano verso la regione sarda.

Attilio Dedoni ha quindi fatto riferimento a quanto accade in Friuli, dove tante aree sottoposte al vincolo militare sono state liberalizzate e rese disponibili per fini produttivi. «A Capo Frasca – ha quindi dichiarato Dedoni – il problema non è una manifestazione ma risolvere un problema che si trascina da anni». Il capogruppo dei Riformatori sardi ha proseguito elencando le ulteriori penalizzazione cui va incontro la Sardegna in ordine ai trasporti, all’energia e al credito ed ha evidenziato polemicamente, in riferimento a #Teulada, come «allo Stato italiano sia consentito bombardare i nuraghi e i nostri beni identitari». «Serve serietà – ha concluso Dedoni – e serve affrontare con determinazione il problema delle servitù, perché la Sardegna sta tornando indietro e rischia di non avere più sviluppo e occupazione.»

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, in apertura del suo intervento, ha ricordato il contenuto dell’ordine del giorno unitario approvato dal Consiglio lo scorso 17 giugno con il quale si impegnava la giunta regionale a rivendicare, nei confronti del Governo nazionale, la graduale dismissione dei poligoni militari e il loro superamento dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. «Il sentimento del popolo sardo è di assoluta contrarietà alla presenza delle servitù militari nell’Isola – ha detto il consigliere della maggioranza – per questo servono percorsi istituzionali da portare avanti con fermezza: solo così si potrà chiedere la dismissione e la riconversione dei poligoni». Cocco ha quindi ricordato il peso della presenza militare nell’isola pari al 61% dell’intero territorio nazionale: «Da oggi si cambia pagina – ha aggiunto Cocco – indipendendisti e sovranisti non saranno soli nella battaglia che vorranno intraprendere contro le servitù militari. Sel sarà presente il 13 settembre alla manifestazione di Capo Frasca. E’ il momento di avviare una nuova fase nei rapporti tra lo Stato e la Regione. Questa volta riusciremo ad affermare la volontà del popolo sardo e la sua contrarietà alle servitù».

Angelo Carta (Psd’Az) ha ricordato all’Aula l’intervento pronunciato da Mario Melis nel 1981 alla Conferenza Nazionale Stato-Regione sulle servitù militari. «Ho riletto anch’io l’intervento di Melis. In 33 anni non è cambiato nulla: ci ritroviamo a discutere delle stesse cose. Perché in tanto tempo non si è riusciti ad ottenere nessun risultato? Non so dare una risposta posso fare però una constatazione: finché non saremo uniti non otterremo nulla». Carta ha quindi lanciato la proposta per un grande progetto di riconversione e di sviluppo dei poligoni militari. «Regione e Comuni pensino a un’iniziativa comune, all’interno delle servitù ci sono persone contrarie alle dismissioni perché hanno un lavoro sicuro. Se non si riparte da un progetto, fra 30 anni saremo nelle stesse condizioni di oggi. Occorre andare oltre gli steccati – ha concluso il consigliere sardista – altrimenti assisteremo ad altri disastri come quello accaduto nei giorni scorsi a Capo Frasca».

Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) ha denunciato in aula la «la politica arrogante dello Stato italiano nei confronti della Sardegna, una condizione che potrà essere superata solo dalla costituzione di uno Stato sardo. Fino a quando non ci sarà una Sardegna sovrana non riusciremo a ottenere la dismissione dei poligoni». «Per questo – secondo Cherchi – occorre oggi puntare a risultati concreti: «L’azione della Giunta – ha detto l’esponente del PdS – va nella giusta direzione con la richiesta della progressiva smilitarizzazione dell’Isola». Cherchi ha quindi lanciato la proposta di una raccolta di firme per un referendum consultivo che chieda ai sardi se sono favorevoli o meno alla chiusura delle basi militari. «Il risultato del referendum – ha concluso il consigliere sovranista – darà più forza all’azione della Giunta nei confronti del governo nazionale.»

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda) ha fatto una premessa storica ricordando il momento in cui «per accedere al piano Marshall l’Italia ed il governo di De Gasperi dovettero obbedire a molte ordini fra cui l’esclusione dal governo di Togliatti, leader di un partito democraticamente eletto; la Sardegna divenne da allora una grande area strategica e luogo adatto per servitù al servizio di equilibri strategici mondiali sia pure sotto l’ombrello del patto atlantico». «Un dazio pesante pagato per anni – ha lamentato Anedda – di cui si occuperanno gli torici ma oggi il clima è cambiato e le servitù non hanno ragione d’essere, sono un peso effettivo e ingiusto, come è profondamente ingiusto scambiare lavoro e tutela della salute, dobbiamo piuttosto tutelare i lavoratori danneggiati dai poligoni nei settori dell’agroalimentare e del turismo.» Anedda ha poi respinto l’interpretazione secondo la quale le servitù sarebbero un fatto ineluttabile: «Nel ‘69 Orgosolo impedì la nascita di un nuovo poligono di tiro a Pratobello e non era nemmeno scontata, molti anni più tardi, la partenza degli americani da La Maddalena». Dopo aver criticato l’espansione dell’industria italiana degli armamenti anche per la sua enorme capacità di inquinamento, il consigliere Anedda ha auspicato il passaggio delle aree ora gravate da servitù al demanio regionale, attivando nello stesso tempo procedure di rigoroso controllo dell’inquinamento con esperti della Regione.

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha affermato di volersi attenere ai fatti, «evitando di ergersi a portavoce della difesa nazionale senza rinunciare – ha detto – a denunciare il solito armamentario anti-militarista». «La disoccupazione dilagante della Sardegna – ha dichiarato Truzzu – non dipende certo dai poligoni perchè i numeri dicono altro: se è vero che il 65% delle servitù sono in Sardegna, è vero anche che i militari garantiscono alla Regione 5000 stipendi, mentre il territorio occupato è solo lo 0.5% della superficie regionale e rappresenta il 4 % della popolazione, dov’è lo scandalo per l’esplosione di materiali inerti dopo attività addestrative?». Il vero problema, a giudizio del consigliere di Fdi, «è rendere compatibili gli obiettivi della difesa nazionale compatibili con le esigenze dello sviluppo economico e gli esempi di riconversione di siti militari in Sardegna non sono certo esaltanti: La Maddalena, Monte Urpinu e Calamosca non hanno visto un solo progetto di riqualificazione e proprio queste alternative di sviluppo, casomai, ci avrebbero resi forti di fronte al governo». Paolo Truzzu ha concluso esprimendo forti critiche all’operato del ministro della Difesa Pinotti e suggerendo che gli indennizzi corrisposti dal governo per le servitù siano liberati dai vincoli del patto di stabilità, «questo significherebbe davvero dimostrare coraggio, con cose forti in grado di portare a risultati concreti.»

La consigliera del Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha aperto il suo intervento ricordando le dichiarazioni dell’allora ministro della difesa tedesca, quando nel 2004 annunciò la chiusura di 105 basi militari in Germania, per ribadire l’impegno, assunto all’unanimità dal Consiglio regionale, per la dismissione dei poligoni militari in Sardegna. Busia ha quindi manifestato apprezzamento e sostegno per l’azione fino ad ora condotta dal presidente della giunta, Francesco Pigliaru, ed ha dichiarato condivisione per la proposta finalizzata all’indizione del referendum consultivo sul tema delle servitù militari. L’esponente della maggioranza ha infatti ricordato come sia importante e opportuno tenere nella dovuta considerazione anche l’opinione di quella parte della popolazione sarda che vive nei territori laddove le basi militari insistono.

Anna Maria Busia si è quindi soffermata sull’opportunità di una raccolta firme per promuovere la consultazione popolare, sulla base di quanto stabilito dalla legge 20 del 1957 e sulla necessità di predisporre un quesito referendario “inattaccabile” sotto l’aspetto giuridico e costituzionale. La consigliera del centrosinistra ha dunque invitato il presidente Pigliaru a valutare l’opportunità di procedere con la costituzione della #Regione sarda come parte civile nel processo in corso a Lanusei per i veleni e le morti sospette nel poligono di Quirra. La Busia ha concluso il suo intervento auspicando la rapida istituzione del “registro tumori” («sarà così possibile evidenziare il diverso peso dei casi tumorali nei diversi territori dell’Isola»).

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi concesso la parola al consigliere del gruppo Pd, Antonio Solinas. Il presidente della Quarta commissione si è congratulato col presidente della giunta «per la determinazione dimostrata, dopo cinque anni di silenzio in Regione». Solinas ha ricordato le dimensioni delle servitù che insistono nell’Isola ed ha definito “antistorica” una presenza militare che i sardi ormai percepiscono oltremodo “sproporzionata”.

L’esponente della maggioranza ha quindi sollevato il caso del poligono di tiro sul lago Omodeo che è oggetto, ormai da tempo e con cadenza quotidiana, di ripetuti divieti al transito per le persone e gli animali, emanati con apposito decreto della prefettura. Antonio Solinas ha chiesto al presidente Pigliaru di inserire nel confronto con il #ministero della Difesa anche la questione del lago Omodeo. «Gli amministratori e le popolazioni – ha spiegato Solinas – vedono nelle attività turistiche e produttive che possono svilupparsi lungo l’Omodeo un’autentica opportunità di crescita  che rischia però di essere vanificata da quella che è diventata nei fatti una nuova servitù». Il consigliere del Pd ha quindi ricordato le diverse proposte alternative per lo svolgimento delle esercitazioni, formulate dai sindaci in occasione degli incontri col prefetto e il questore di Oristano. «Proposte – così ha affermato Solinas – rimaste, al momento senza seguito.»

Per Marcello Orrù Psd’Az, l’incidente intollerabile avvenuto a Capo Frasca non deve essere utilizzato strumentalmente per sparare a zero sulle #Forze Armate in un momento molto complesso per l’Europa e per l’Italia. «L’esercito merita rispetto – ha detto Orrù – occorre evitare un antimilitarismo fine a se stesso.»

Orrù, rivolgendosi al presidente Pigliaru, ha poi detto di aver apprezzato il suo rifiuto di sottoscrivere il protocollo con il Ministero e la sua determinazione nel chiedere trasparenza e chiarezza. «Peccato – ha detto l’esponente della minoranza – che nonostante ciò il ministro Pinotti ed il governo nazionale abbiano dato a quel rifiuto un’importanza pari allo zero». Secondo Orrù serve oggi un’azione forte da parte della Giunta con la richiesta di dimissioni del ministro Pinotti «per la leggerezza, la superficialità nel gestire un incarico cosi importante e soprattutto perché nell’ultimo mese ha calpestato più volte una Regione a Statuto speciale e la sua dignità». 

A questo proposito il consigliere del Psd’Az ha  ricordato «la missione balneare del ministro al #poligono di Teulada nel periodo di ferragosto senza che né il #presidente Pigliaru né alcun altra rappresentante sardo delle istituzioni ne sapesse nulla, è stato un gesto gravissimo che ha manifestato in pieno l’arroganza del governo nei confronti della nostra Regione. Non soddisfatto, il ministro Pinotti, all’inizio di settembre, nonostante la mancata firma da parte della Sardegna del protocollo con il ministero sulle esercitazioni e ignorando il parere negativo fornito dal comitato paritetico, ha autorizzato le esercitazioni e ha dato l’ok alle stesse. Se a tutto questo, si aggiunge che dagli uffici ministeriali, se pur in maniera informale, l’incendio di 26 ettari di terreno intorno a #Capo Frasca sarebbe stato definito incendio di qualche sterpaglia, dobbiamo ammettere di trovarci di fronte ad un’arroganza reiterata da parte dell’attuale governo che, così come il governo Monti e il governo Letta, ogni giorno prende a schiaffi la nostra terra».

In conclusione del suo intervento, Orrù ha invocato le dimissioni del ministro della Difesa e citato lo scrittore sardo Sergio Atzeni: «Sono sardo, sono italiano e sono anche Europeo». «Presidente Pigliaru – ha detto Orrù – accetti questo consiglio gratuito: queste parole non le scordi mai. Sardi innanzitutto e prima di tutto e tutti.»

Efisio Arbau capogruppo di Sardegna Vera ha rivolto un saluto alla delegazione dei sindaci presente nelle tribune del Consiglio. «Dai sindaci e dai territori che rappresentano – ha detto Arbau – bisogna ripartire. I primi cittadini hanno il polso della situazione. Oggi bisogna richiedere la progressiva dismissione dei poligoni militari con proposte serie. Pensare che dopo 40 anni di chiacchiere si possa ottenere la loro chiusura è un’utopia.» Arbau ha quindi sottolineato la necessità di un’azione unitaria per arrivare a un risultato: «Distinguere tra filo militaristi e rivoluzionari non serve a nulla – ha aggiunto Arbau – i passi che si sono fatti tutti assieme in queste settimane sono importanti. Pigliaru ha detto con onestà qual è lo stato dell’arte. Le servitù sono sempre più odiose, a quelle militari si aggiunge la servitù del patto di stabilità. Serve uno spirito unitario sulle grandi questioni. Altrimenti non si andrà da  nessuna parte».

Secondo il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu «gli ultimi eventi di Capo Frasca sono la classica goccia che fa traboccare il vaso. Uno schiaffo ai sardi e al Consiglio regionale». Rubiu ha quindi ricordato i dati sulla presenza militare nell’Isola pubblicati oggi sull’Unione sarda. «Sono dati inquietanti – ha sottolineato il capogruppo dell’Udc – in un paese civilizzato pensare a un ministro che da turista decide di visitare un poligono senza avvisare il presidente della Regione non è tollerabile, è un’offesa a tutto il popolo sardo. Un fatto del genere avrebbe dovuto indignare tutta la politica e portare a una richiesta unanime di dimissioni del ministro». Gianluigi Rubiu ha poi ricordato l’eccessivo peso delle servitù militari nell’Isola: «Il popolo sardo è stanco – ha detto – la Sardegna non deve diventare il tiro a segno degli eserciti di tutto il mondo». L’esponente della minoranza ha quindi ricordato le mancate bonifiche delle aree militari nelle quali si svolgono le esercitazioni: «Tutto questo è inaccettabile – ha detto Rubiu – è un’invasione  che non porta benefici alla Sardegna, gli indennizzi non coprono i costi del mancato sviluppo». Il capogruppo dell’Udc ha quindi evidenziato la pericolosità delle sostanze usate nelle esercitazioni. «Ci sono testimonianze di ex militari che parlano dell’utilizzo di gas nervino e altre sostanze pericolose nei poligoni – ha detto Rubiu – le bonifiche ambientali sono urgenti ma finora nulla è stato fatto. La giunta dica basta a questo scempio.»

Al termine del suo intervento, il capogruppo dell’Udc ha chiesto al presidente Ganau «di valutare l’opportunità di una convocazione straordinaria del Consiglio regionale a Roma per manifestare davanti a Montecitorio il disappunto dei sardi di fronte a uno Stato patrigno».

Il consigliere Emilio Usula (Sardegna vera-Pds) ha rivolto in apertura un «plauso convinto alle posizioni espresse dal presidente Pigliaru, anche per la presenza compatta della Giunta e degli amministratori dei territori interessati». Trentamila ettari di territorio occupati, tredicimila ettari interdetti al libero utilizzo, ottanta km di costa non accessibili rappresentano per Usula un primato europeo che la Sardegna non più sopportare. «Sovranità vuol dire responsabilità – ha detto Usula – e quindi riduzione, bonifica e messa in sicurezza dei territori della Sardegna gravati da servitù per restituirli ad un uso produttivo». Il consigliere Usula ha quindi illustrato le proposte dei Rossomori: progressiva dismissione dei poligoni, avvio di un percorso di riqualificazione, realizzazione entro 3 mesi di interventi di riduzione delle servitù, in vista della dismissione di Capo Frasca e Teulada, riqualificazione di Quirra, eliminazione di ogni attività suscettibile di danni alla salute di persone ed animali, ampliamento della finestra estiva di sospensione delle esercitazioni, pagamento degli indennizzi senza vincoli del patto di stabilità, bonifica delle aree liberate, finanziamento per attività alternative. Usula ha infine rinnovato il mandato al presidente per negoziare con il governo «a schiena dritta, pretendendo pieno rispetto per il Consiglio regionale: questa è sovranità».

Il consigliere Modesto Fenu (Misto-Zona Franca) ha espresso apprezzamento per le parole del presidente Pigliaru, quando ha detto di non credere a governi amici, perché «è giusto trattare col governo con un patto di lealtà reciproca, anche se la congiuntura internazionale impone di evitare false demagogie pur non essendo scritto da nessuna parte che la situazione della Sardegna non debba cambiare, continuando a subire la slealtà dello Stato». Secondo Fenu è arrivato il momento «di ridiscutere tutto e chiedersi se, invece, non ci sia la volontà del governo nazionale di mantenere la Sardegna come piattaforma militare del #Mediterraneo, anziché come isola di crescita economica e sociale di quell’area». «Il nodo del problema – ha continuato Fenu – è che il governo non si è mai posto il problema di compensare svantaggi così pesanti per la nostra Isola; continuerò a sostenere posizioni del presidente Pigliaru su questo punto ma resto preoccupato per l’atteggiamento del governo e mi chiedo: quali saranno le nostre azioni se il governo manterrà il suo atteggiamento sleale? Cosa faranno i sovranisti? Quali posizioni assumeremo? Chiediamo pure ai Sardi di esprimersi con un referendum, ma assicuriamo fin da ora che rispetteremo la loro volontà.»

Per il capogruppo del Pd Pietro Cocco quello che è accaduto l’altro giorno a #Capo Frasca, è stato la classica «goccia che ha fatto traboccare il vaso». Cocco ha espresso preoccupazione per l’incidente avvenuto nel poligono e ha assicurato la massima attenzione, il pieno appoggio e la condivisione per l’azione svolta dal presidente Pigliaru e dalla Giunta.« Non è, infatti, tempo di polemiche ma di ricerca di unità per portare avanti risultati concreti. La Sardegna – ha aggiunto – ha già dato tanto. I poligoni oggi possono essere fatti in altre regioni.»  

«L’argomento delle servitù militari – ha ricordato Pietro Cocco – era stato già affrontato in una seduta del Consiglio regionale del giugno scorso che era terminata con l’approvazione di un ordine del giorno. Un documento che ha rafforzato l’azione dell’esecutivo che ha partecipato a una conferenza di servizi convocata dopo ben 33 anni. Cocco ha criticato l’atteggiamento del centrodestra che “fa attacchi continui e ingiustificati”.» Pietro Cocco ha annunciato che una delegazione del Pd parteciperà all’assemblea organizzata per il 13 settembre a #Capo Frasca da alcuni partiti indipendentisti.

L’ex presidente della Giunta, Ugo Cappellacci, in premessa al suo intervento ha escluso l’intenzione di alimentare ulteriori polemiche e ha invitato il presidente Pigliaru a considerare in termini costruttivi i rilievi critici formulati dall’opposizione in Consiglio. L’esponente di Forza Italia ha quindi ricordato le parole della giovane Giulia La Torre (figlia del marò prigioniero in India) per evidenziarne i toni di sfogo verso lo Stato, accusato, nella circostanza, di aver abbandonato il padre. «E’ un grido di dolore contro uno Stato fattosi patrigno – ha incalzato Cappellacci – ed è questa la voragine che si è ormai aperta tra lo Stato e la comunità». Il consigliere dell’opposizione ha quindi rivolto apprezzamento e riconoscenza per l’operato dei tanti militari italiani impegnati nel Mondo per garantire la pace ed ha ribadito come il centrodestra «non abbia mai avuto e non ha un approccio antimilitarista». «La nostra indignazione – ha proseguito Cappellacci – è rivolta contro una politica e una burocrazia che si dimostra sorda verso i bisogni e i diritti della Sardegna e che continua a vedere la nostra Isola solo come una terra utile solo per proseguire nelle esercitazioni di guerra o ad essere destinata a Cayenna». «La nostra controparte – ha spiegato l’ex governatore – non è qui in quest’Aula ma è il governo italiano e in questa circostanza è rappresentata dal comportamento del ministero della Difesa». Ugo Cappellacci ha quindi sottolineato con tono polemico la differente condotta tenuta nella passata legislatura dall’allora opposizione ed ha rimarcato come anche in occasione della polemica per la recente visita del ministro Pinotti alla Maddalena, il centrodestra non abbia ricercato “il caso” contro il presidente Pigliaru ma abbia con nettezza chiesto le dimissioni del ministro Roberta Pinotti. Cappellacci ha definito la titolare del dicastero della Difesa “una irresponsabile” ed ha ricordato che la firma sul decreto che ha autorizzato le esercitazioni nei poligoni sardi sia arrivata dopo l’incontro con il presidente Pigliaru e con il parere contrario formulato dal Comitato misto paritetico sulle servitù militari. «Ma l’episodio della visita della Pinotti alla Maddalena (la polemica ha riguardato il fatto che la Regione non fosse stata tempestivamente informata) – ha aggiunto il consigliere di Fi – serve a dimostrare che aldilà dei buoni rapporti di facciata tra la Giunta ed il Governo, nella realtà continui ad esistere una questione sarda che è da considerare come una ferita ancora sanguinante della Repubblica italiana». «Anche per queste ragione – ha proseguito l’ex governatore – invito l’esecutivo e la maggioranza a far cessare l’atteggiamento di supponenza che fino ad oggi li ha caratterizzati e a mettere gli interessi della Sardegna al primo posto e al di sopra delle appartenenze.»

Ugo Cappellacci ha quindi sollevato perplessità sull’efficacia del referendum («mi auguro non serva ad allungare il brodo») e sulla opportunità della riunione del Consiglio per le comunicazioni del presidente della giunta sull’incidente a #Capo Frasca («auspico che non serva per offrire una scappatoia alle responsabilità»). Per il consigliere della minoranza il Consiglio, infatti, sul tema delle servitù militari si è già espresso con chiarezza lo scorso 17 giugno «con un ordine del giorno unitario e sulla cui validità dei contenuti non sono stati sollevati dubbi». Cappellacci ha quindi rivolto critiche a Pigliaru per alcuni incontri definiti “riservati” ed in particolare per quello tenuto con il #sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ed ha definito la sospensione delle esercitazioni militari fino al 15 settembre «un’autentica presa in giro». Ugo Cappellacci ha concluso con l’invito rivolto al presidente della giunta «perché trasformi l’incidente di #Capo Frasca in un momento storico, chiedendo l’immediato ridimensionamento delle servitù militari in Sardegna, evitando di proseguire nel confronto con lo Stato con il metodo utilizzato nella vertenza sul Patto di stabilità». «Presidente – è stata la sfida dell’esponente di Forza Italia – porti risultati e non proclami e progetti in corso.» 

Conclusi gli interventi dei gruppi, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ha dato la parola al presidente della Regione per la replica finale.

Francesco Pigliaru ha mostrato soddisfazione per l’esito del dibattito e si è dichiarato “contento” per l’ordine del giorno approvato dall’Aula lo scorso 17 giugno. «Quel documento indica la strada per il confronto con il Governo nazionale.» Il capo dell’esecutivo ha quindi rivendicato alcuni importanti passi in avanti e l’aggiornamento delle prospettive rispetto al contenuto del documento votato dal Consiglio: «Lavoriamo per la graduale riduzione della presenza militare in Sardegna – ha detto – c’è la massima determinazione da parte nostra per raggiungere il risultato». Il presidente Pigliaru ha poi definito “poco rilevanti” le critiche avanzate dall’ex presidente della Regione Cappellacci: «La lettera al ministro Roberta Pinotti non è un passo indietro. Ho fatto riferimento a uno dei punti dell’ordine del giorno votato dall’Aula nel quale si chiedeva la sospensione delle esercitazioni militari dal 1° giugno al 30 settembre». Per Pigliaru non si deve gridare allo scandalo se ci sono incontri informali con il Governo. «C’è una strategia chiara. Vogliamo raggiungere risultati in tempi certi. Ministro e comandi militari fanno fatica a comprendere il clima che si respira in Sardegna. Questa difficoltà dovrà essere superata in tempi rapidi. Il ministro ha fatto aperture che in passato non sono state fatte. Per il momento sono solo parole, occorrerà vigilare perché alle parole seguano i fatti.»

Il presidente ha poi ribadito l’obiettivo della sua Giunta: la riduzione dei poligoni in Sardegna nel corso di questa legislatura. «Siamo ambiziosi – ha detto Pigliaru – credo sia giunto il momento di  ottenere risultati concreti. Puntiamo alla dismissione in tempi rapidi di Capo Frasca e al ridimensionamento di Teulada. Non possiamo garantire risultati ma possiamo assicurare la nostra determinazione per portare avanti le aspirazioni del popolo sardo. Per fare valere le nostre ragioni dobbiamo essere seri e convincenti,  occorre raccogliere dati e dimostrare fatti che finora sono sconosciuti all’opinione pubblica». Da Francesco Pigliaru, infine, la richiesta al Consiglio regionale perché valuti l’opportunità di indire la seconda Conferenza sulle servitù militari: «Sarebbe l’occasione – ha concluso il presidente della Regione – per dare concretezza alle nostre prospettive».

Nuoro.

Nuoro.

Il mondo politico e sindacale isolano si mobilita contro la chiusura degli uffici della #Motorizzazione Civile di Nuoro.

«Occorre evitare la chiusura degli uffici della #Motorizzazione Civile di Nuoro, che potrebbe cessare l’attività entro il prossimo 31 dicembre, ed operare per trasferire le competenze della Motorizzazione dallo Stato alla Regione, come avviene in altre Regioni a statuto speciale.»

Sono stati questi i temi al centro della conferenza stampa dei consiglieri regionali Anna Maria Busia (Centro democratico) ed Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, che hanno presentato sull’argomento una interrogazione ed una mozione, sottoscritta fra gli altri anche dai consiglieri Emilio Usula (Soberania/Indipendentzia) e Roberto Desini (Centro democratico) e dal capogruppo di Sel Daniele Cocco.

“Per gli uffici di Nuoro è necessario un intervento immediato – ha dichiarato l’on. Busia – per evitare pesanti disagi ad un territorio come la Sardegna centrale colpito più di altri dalla crisi. Ma in prospettiva è ancora più importante il trasferimento delle competenze dallo Stato alla Regione in materia di Motorizzazione civile, come avviene in altre Regioni a statuto speciale: è una parte della nostra autonomia che la Sardegna può e deve rivendicare a costo zero

«Possiamo raggiungere questo risultato in tempi brevi – ha concluso Busia – la Regione deve nominare i suoi due rappresentanti nella Commissione paritetica (lo stesso organismo che si è occupato della vertenza entrate), praticamente il luogo istituzionale dove si costruisce l’autonomia dei contenuti e delle cose concrete che interessano i cittadini.»

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau ha messo l’accento sul fatto che il caso di Nuoro, «dove molti dipendenti andati in pensione non sono stati sostituiti ed altri svolgono da anni mansioni superori per venire incontro all’utenza, potrebbe riproporsi in modo analogo anche nelle sedi di Cagliari e Sassari: quindi siamo di fronte ad un problema di tutta la Sardegna».

Soffermandosi poi sui principali passaggi legislativi, Arbau ha auspicato a brevissimo termine un provvedimento del Governo per il riconoscimento delle mansioni superiori agli addetti di Nuoro che consentirebbe il ritorno alla piena operatività degli uffici ed inoltre «l’insediamento al più presto possibile della Commissione paritetica Stato-Regione per mettere a punto il testo del decreto legislativo con cui si trasferiscono le competenze dal livello centrale a quello regionale: non solo è un provvedimento a costo zero ma assicurerebbe un maggior introito alla Sardegna di circa 2 milioni di euro».

Per il consigliere regionale del Centro democratico Roberto Desini, non va dimenticato che «gli uffici di Nuoro servono un bacino di utenza molto ampio che abbraccia i territori dell’Ogliastra, dell’alto Oristanese e del Goceano e sarebbe impensabile che cittadini ed imprese fossero costretti ad andare a Cagliari o Sassari per sostenere le prove di guida od ottenere semplici autorizzazioni. Siamo convinti che con una Motorizzazione regionale si possano razionalizzare i servizi pubblici senza chiedere nulla allo Stato ma anzi offrendo più qualità e più efficienza ai sardi».

Quello di una Motorizzazione regionale, ha affermato il consigliere di Soberania e Indipendentzia Emilio Usula, «è un obiettivo alla nostra portata, un segnale forte di controtendenza rispetto alla manovra nazionale che punta ad un nuovo centralismo. Un segnale che la Regione deve mandare soprattutto nelle zone interne per arrestare il processo di spopolamento e contrastare la smobilitazione di molti presidi importanti dello Stato».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, dopo aver evidenziato le ricadute negative della chiusura della Motorizzazione di Nuoro per il Goceano, che è ad oltre un’ora da Sassari e ad appena 15 minuti da Nuoro, ha parlato di «un disservizio che si deve assolutamente evitare ed anzi contrastare politicamente con una azione incisiva ed unitaria di tutto il centro sinistra».

Confartigianato Nuoro, gli artigiani, le autoscuole del territorio e le associazioni civiche, intanto, hanno organizzato, per lunedì 21 luglio presso l’Euro Hotel del capoluogo barbaricino, con inizio alle ore 9.30, un’assemblea pubblica per incontrare i cittadini, le associazioni, le istituzioni locali, provinciali e regionali, e la politica per manifestare il proprio disagio, puntare un “riflettore” sulla ventilata chiusura della Motorizzazione e per fare pressioni sui governi regionale e nazionale.

Pietro Contena, segretario provinciale di Confartigianato Nuoro, annunciando l’assemblea pubblica di lunedì prossimo, ha dichiarato: «Una Motorizzazione che chiude è un territorio che muore. E gli artigiani e le autoscuole non ci stanno: lunedì prossimo pronti ad azioni eclatanti”.

«Vogliamo far conoscere a tutti ciò che sta capitando a questa provincia – sottolinea Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Nuoro – nell’indifferenza di molti governanti locali e regionali. La situazione è stata sottovalutata e ora è gravissima ma non tollereremo che la nostra provincia venga spogliata di un’altra fondamentale istituzione, funzionale sia alle imprese, sia ai residenti.»

Sono quasi 10.000 le operazioni che l’articolazione periferica del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti effettua ogni anno, secondo recenti dati forniti dallo stesso Organismo. Sono, infatti, più di 3.000 le revisioni di camion, mezzi speciali e autobus, ben 6.212 le prove d’esame per il conseguimento delle patenti e un numero non quantificabile di altre operazioni, come il duplicato delle patenti o la reimmatricolazione, che non sono sottoposte a statistiche.

Secondo questi dati, autoscuole, autotrasportatori e privati cittadini potrebbero essere costretti a effettuare le prove nelle strutture di Cagliari, Oristano e Sassari che, tra l’altro, non sono in grado di gestire un carico di lavoro così importante.

«La decisione di una malaugurata chiusura . concludono Contena e Folchetti – costringerà un intero territorio a “migrare” verso le Motorizzazioni lontane più di 100 chilometri, per sottoporsi agli esami e alle trafile burocratiche, con enormi aggravi di costi e perdite di giornate di lavoro.»

 

Sotacarbo 2

E’ in programma martedì 15 luglio 2014 nell’auditorium del #Centro Ricerche Sotacarbo, alla #Grande Miniera di Serbariu, la seconda edizione dell’#International Sulcis CCS Summer School. Gli interventi avranno inizio alle ore 9.00, con il messaggio di benvenuto del presidente Sotacarbo ing. Mario Porcu, seguito dai rappresentanti della Regione Autonoma Sardegna e dal dirigente Enea delegato italiano del Working Party Fossil Fuel IEA ing. Giuseppe Girardi.

Sono previsti gli interventi di Giorgio Cau/Daniele Cocco (Università di Cagliari), su “Sources of CO2 and energy balance”; Liliana Panei (Italian Ministry of Economic Development, Italy), su “CCS in the European and Italian policies”; Paolo Deiana (ENEA), su “The ENEA experience on CCS“; Enrico Maggio (Sotacarbo), su “The development of CCS technologies: the Sotacarbo experience”; e, infine, Gabriele Calì/Alessandro Orsini (Sotacarbo), su “Visit to the Sotacarbo pilot platform and laboratories”.

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Facilitare i processi di cambiamento della classe dirigente riavvicinando i cittadini, soprattutto i giovani, alla politica ed alle istituzioni. Sono gli obiettivi di una proposta di legge sottoscritta da 11 consiglieri regionali, di Irs-Sinistra sarda, Centro democratico, Partito dei sardi, Soberania e Indipendentzia, Sel e Misto, illustrati questa mattina in una conferenza stampa.

«La nostra è una proposta semplice – ha affermato fra l’altro l’on. Pier Mario Manca, del Partito dei sardi – che vuole spingere le istituzioni ad aprirsi al cambiamento, anche generazionale, dettando due nuove regole per il futuro: divieto di ricoprire incarichi nell’amministrazione regionale per chi ha superato i 65 anni e divieto di cumulo dei compensi percepiti con un eventuale vitalizio.»

«Non pensiamo di risolvere tutti i grandi problemi della Sardegna con questa proposta – ha concluso Manca «ma è un segnale importante che speriamo arrivi da tutto il Consiglio assegnando una corsia preferenziale al provvedimento perché sia convertito in legge al più presto possibile».

Per l’on. Roberto Desini, del Centro democratico, «è significativo che la proposta arrivi da 11 consiglieri alla prima esperienza, particolarmente sensibili ed attenti ai processi di cambiamento che attraversano la società sarda, dove esistono oggettivamente troppe diseguaglianze. Per noi cambiare vuole dire anche voltare pagina rispetto a certe regole non scritte che negli anni sono diventate consuetudine».

La proposta, ha osservato l’on. Gavino Sale a nome di Irs-Sinistra sarda, «è coerente con quella che abbiamo presentato la scorsa settimana per l’abolizione del Crel, vogliamo mettere mano ai privilegi e smetterla di privilegiare i privilegiati. La Sardegna ed il Consiglio regionale hanno bisogno di apporti nuovi per formare una nuova classe dirigente, meglio se composta da giovani, dotata di esperienze e conoscenze».

L’on. Paolo Zedda (Soberania e indipendentzia) ha invece messo l’accento sullo stretto legame fra istituzioni e società che la nuova legge può realizzare. «Norme simili a quelle contenute nella nostra proposta – ha spiegato – sono già patrimonio del mondo delle professioni e riteniamo che anche la pubblica amministrazione regionale debba orientarsi verso il cambiamento ed una maggiore efficienza. Come partiti minori ma fino ad un certo punto, continueremo su questa strada perché c’è ancora molto da fare».

«Non vogliamo rottamare ma rinnovare – ha esordito il capogruppo di Sel Daniele Cocco – ed anche fare presto. In conferenza dei capigruppo chiederò, in base all’art. 102 del regolamento, che alla nostra proposta sia assegnata una corsia preferenziale: a breve la Regione dovrà procedere ad una serie di nomine e per noi sarebbe giusto ed opportuno che lo facesse seguendo le nuove regole.»

Per l’on. Anna Maria Busia, del Centro democratico, «cambiamento significa non solo ricambio generazionale ma soprattutto ricambio di competenze e capacità, per migliorare il sistema della pubblica amministrazione regionale invertendo la tendenza consolidata alla conservazione: siamo convinti insomma che il Palazzo abbia bisogno di una bella rinfrescata».

Consiglio regionale 11 copia

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno per favorire l’accesso delle piccole e medie imprese al sistema degli appalti pubblici. Nel documento unitario, scaturito al termine della discussione della mozione n. 43 (Truzzu e più), è contenuto, tra gli altri, l’impegno per la Giunta ad inviare un’apposita comunicazione ai direttori generali degli assessorati regionali, delle società, delle agenzie e degli enti controllati, perché prendano in considerazione le indicazioni contenute nella legge n.98 del 9 agosto 2013, per quanto attiene la suddivisione degli appalti in lotti funzionali “per attribuire la giusta importanza a tutti gli operatori economici, piccoli compresi”. L’ordine del giorno impegna inoltre la Giunta a  riferire, entro sei mesi dall’approvazione del documento, “sullo stato di attuazione delle iniziative informative alle stazioni appaltanti regionali e degli Enti Locali”.

Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Paolo Truzzu, primo firmatario della mozione n. 43, ha illustrato all’Aula le ragioni che hanno spinto i consiglieri firmatari a presentare un documento che sostiene le attività delle piccole imprese sarde. Il frazionamento degli appalti, ha spiegato l’esponente della minoranza, rappresenta, infatti, una pratica che riguarda il 99% delle imprese operanti nell’Isola che sono classificate Pmi, in quanto contano meno di 99 dipendenti. Il presentatore della mozione ha ricordato come nel recente passato le norme nazionali e europee hanno avvantaggiato le cosiddette “grandi imprese” e i “global service”. Ma sia al livello comunitario, ha aggiunto Truzzu, che in campo nazionale negli ultimi due anni si è invertita la rotta e con il “decreto del fare”, nel 2013, il governo italiano ha potenziato le misure previste nel codice dei contratti pubblici, per favorire la partecipazione delle piccole e medie imprese alla gare d’appalto, attraverso la possibilità per le stazioni appaltanti di suddividere gli appalti in lotti funzionali.

Il dispositivo della mozione, ha concluso Paolo Truzzu, contiene l’impegno per il presidente della Regione e per l’assessore dei Lavori pubblici, ad inviare un atto di indirizzo politico ai direttori generali della Regione, di enti, agenzie e società controllate perché procedano nel verso indicato dal “decreto del fare” in ordine alla suddivisione degli appalti in lotti funzionali.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha dichiarato di condividere «nel merito» il contenuto della mozione n. 43 ed ha affermato che nelle pubbliche amministrazioni, le disposizioni contenute nel “decreto del fare” hanno trovato immediata applicazione. L’esponente della maggioranza ha però evidenziato che è di competenza dei direttori generali e dei dirigenti dei servizi, la decisione di procedere con la suddivisione degli appalti in lotti funzionali, ove possibile ed economicamente vantaggioso. Demontis ha dunque espresso dubbi e perplessità sull’opportunità di procedere con un atto di indirizzo politico da parte del presidente della giunta ed ha auspicato la formulazione di un nuovo testo con termini che ha definito «più sfumati».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau ha affermato che il contesto in cui operano le aziende sarde è molto difficile e la nuova normativa sugli appalti aiuta in alcuni punti proprio il settore delle piccole e medie imprese, «obbligando gli enti pubblici nella loro veste di stazioni appaltanti a motivare la mancata suddivisione dei lavori in lotti funzionali». Frazionare i lotti dove è possibile, ha detto ancora Arbau, «significa non solo aprire il modo dei lavori pubblici alle imprese di piccole dimensioni, ma ridurre gli spazi in cui si annidano gravi fenomeni di corruzione, collocando in sede locale i controlli sulla regolarità delle procedure e le verifiche su corretta esecuzione delle opere». Il contenuto della mozione è dunque condivisibile, ha sintetizzato il capogruppo di Sardegna Vera, che ha suggerito una breve sospensione dei lavori dopo la discussione generale in modo da definire un ordine del giorno unitario, «peraltro già concordato e da completare con alcune modifiche di dettaglio».

Il consigliere Modesto Fenu (Zona Franca) ha dichiarato che «qualche volta ci lamentiamo perché non c’è una legge e cerchiamo di farla, altre volte quando c’è la legge si cerca di complicarla; spero che questa non sia l’occasione, dato che c’è la norma del governo Monti». Il sostenitore della mozione, ha chiarito, «non vogliono esercitare nessuna pressione indebita sugli uffici, si tratta semplicemente un atto di indirizzo forte per sollecitare l’attenta valutazione della procedura prevista dalla stessa legge in modo di aprire più spazi all’economia locale». «Se si vuole fare un ordine del giorno – ha aggiunto Fenu – niente in contrario purché sia d’accordo il primo firmatario della mozione».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha dichiarato di rinunciare all’intervento per favorire soluzione unitaria. Il consigliere Gianluigi Rubiu (Udc) ha ricordato i passaggi più significativi della normativa europea che regola la materia, con particolare riferimento alla valutazione dell’ipotesi delle divisioni dei lavori in lotti funzionali «per assicurare più trasparenza e concorrenza, intendendo per lotto funzionale quella parte dell’opera funzionale, fruibile e fattibile a prescindere dalla realizzazione delle altre parti che la compongono». E’ un impianto normativo coerente, ha sottolineato Rubiu, «con strategie dell’Unione europea che intende allargare la partecipazione alle gare per il sistema della piccole e medie imprese  sia in procedure ad evidenza pubblica che per lavori in economia».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Sulla mozione in esame, ha espresso il parere favorevole della Giunta l’assessore dei Trasporti Massimo Deiana.

Il consigliere Paolo Truzzu (Fdi), primo firmatario della mozione, ha messo l’accento su alcuni passaggi del documento, nel quale «non ci sono intrusioni nei confronti della struttura tecnica, fermo restando che i poteri di indirizzo sono prerogativa della politica». Si tratta di un intervento necessario, ha continuato Truzzu, «perché in molti enti locali non c’è la propensione ad applicare con diligenza questa parte del codice degli appalti». «Inoltre – ha spiegato – la mozione è molto simile ad una approvata all’unanimità dal Consiglio comunale di Cagliari; non vedo dunque difficoltà, i lotti funzionale hanno la capacità di aumentare sia la trasparenza che la concorrenza, forse anche a costi minori per la pubblica amministrazione come ad esempio nella raccolta dei rifiuti solidi urbani». Truzzu, infine, si è detto disponibile a trasformare la sua mozione in ordine del giorno. Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione dei lavori, che è stata accordata.

Alla ripresa dei lavori il vice presidente del Consiglio regionale, Eugenio Lai, ha reso noto all’aula che è stato presentato un ordine del giorno unitario in sostituzione della mozione. Il vice presidente Lai ha dato, poi, la parola al consigliere del Pd, Salvatore Demontis, per dichiarazioni di voto. L’esponente dell’opposizione ha voluto ribadire come sia fondamentale distinguere tra le funzioni dell’organo legislativo e quelle dell’organo gestionale. Demontis ha dichiarato il suo voto favorevole all’ordine del giorno. Voto favorevole è stato annunciato anche dal consigliere di Forza Italia, Marco Tedde: «Questa mozione era assolutamente opportuna. Bene fa il Consiglio a intervenire con un atto politico, e non gestionale, affinché quelle strutture si attengano scrupolosamente a quanto previsto dalla legge». Per il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, «l’ordine del giorno unitario segna un atto politico importante, perché il Consiglio dimostra di essere vicino alle piccole imprese». Favorevole anche Paolo Truzzu (Sardegna): «Abbiamo fatto una buona opera che aiuta le piccole imprese».

Per Modesto Fenu (Zona Franca), «dall’Aula arriva un segnale importante per le piccole imprese e per tutto il settore economico e produttivo». L’esponente della minoranza ha poi precisato che la mozione presentata dal centrodestra aveva l’unico obiettivo di dare «un indirizzo politico sulla situazione di difficoltà delle aziende sarde». Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha sottolineato l’esigenza di «dare linfa alle piccole e medie imprese». Per Dedoni «dividere in lotti gli appalti non è un delitto. In Sardegna stiamo pagando per questa situazione: l’appalto della strada Sassari-Olbia ha escluso le imprese sarde, riservando loro solo le briciole dei subappalti».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha rimarcato l’importanza di un ordine del giorno condiviso che apre la strada a un provvedimento futuro di soccorso per le piccole e medie imprese. Christian Solinas, capogruppo del Psd’Az, dopo aver annunciato il voto favorevole del gruppo sardista, ha chiesto alla Giunta di dare seguito all’ordine del giorno. «Serve un’apposita deliberazione ai sensi della legge 31 – ha detto Solinas – per dare un indirizzo generale agli assessorati e fare in modo che il documento che l’Aula si appresta a votare trovi concreta applicazione».
Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’ordine del giorno che è stato approvato all’unanimità.

Il documento impegna la Giunta a:

a) favorire l’accesso delle piccole e medie imprese al sistema degli appalti pubblici;

b) inviare apposita comunicazione ai direttori generali degli assessorati della Regione e ai direttori generali delle società, aziende ed enti controllati affinché prendano in considerazione le indicazione contenute nella legge 9 del 2013 per rilanciare l’economia e attribuire la giusta importanza a tutti gli operatori economici, piccoli compresi e in ogni caso affinché indichino nei futuri bandi le ragioni che hanno determinato la gestione unitaria;

c) prendere apposite iniziative informative indirizzate a tutte le stazioni appaltanti operanti nell’isola;

d) riferire al Consiglio, entri sei mesi, sullo stato di attuazione delle iniziative informative alle stazioni appaltanti dei comparti regionali e degli enti locali.
Il vicepresidente ha dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

 

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Stamane, in Consiglio regionale, si è svolto il dibattito sulle dichiarazioni del Presidente della Regione #sulle servitù militari, dopo la recente audizione in Parlamento.

In apertura del suo intervento, Pigliaru ha ribadito il rispetto della Giunta per le Forze Armate e l’importanza delle servitù militari per la sicurezza nazionale. «Ciò che però la Sardegna non può non ricordare è la sproporzione del contributo pagato dall’Isola all’esigenza di difesa. La Sardegna – ha ricordato il presidente – cede 30mila ettari del suo territorio al demanio militare, i  poligoni di Perdasdefogu e Teulada sono i più vasti d’Europa. Serve un riequilibrio interregionale».

Il governatore ha invocato più “trasparenza e conoscenza nei poligoni sardi”. Per il presidente della Regione è urgente avviare attività di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica delle aree soggette a servitù militari. Da definire anche l’istituzione di osservatori permanenti l’ambiente e la salute dei cittadini. «Si tratta di una richiesta non negoziabile, è un’esigenza non solo per i cittadini ma anche per le imprese. Senza certezze non c’è futuro per il turismo e per l’agroalimentare».

Secondo Francesco Pigliaru, è arrivato il momento di rivedere tutta la questione. «Per lo Stato – ha detto – avere una servitù di seimila o tredicimila ettari non fa differenza. Il risultato è che quando si parla di spending review si prende in considerazione la riduzione di aerei, carri armati etc. C’è solo una voce di costo che non si riduce: la dimensione delle servitù militari: Il numero di ettari soggetto a servitù rimane costane. La Regione – ha annunciato Pigliaru – proporrà uno studio internazionale sulle servitù militari basato su standard riconosciuti a livello globale».

Il governatore ha ricordato in Aula le dichiarazioni del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e la disponibilità dello Stato «a restituire alla Sardegna le aree militari considerate non strategiche per le Forze Armate». La Regione lavorerà per recuperare i territori e metterli a disposizione dei sardi. Francesco Pigliaru, al termine del suo intervento, ha informato il Consiglio della richiesta avanzata al Ministero: sospensione di tutte le attività militari nel periodo 1 giugno-30 settembre. «Su questo punto il Governo ha mostrato disponibilità – ha detto il presidente – per noi si tratta di un passo importante che produrrebbe immediati benefici per il settore turistico». 

Il capogruppo di FI, Pietro Pittalis, ha chiesto al presidente del Consiglio, una sospensione di 10 minuti per coordinare gli interventi dell’opposizione. La richiesta è stata accolta. Alla ripresa dei lavori, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, dopo aver comunicato che il tempo a disposizione di ciascun consigliere nello spazio riservato al dibattito, è di cinque minuti per intervento, ha concesso la parola al primo degli iscritti a parlare, Stefano Tunis.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha espresso apprezzamento per la discussione in Aula di un tema strategico e importante ma che – a giudizio dell’esponente della minoranza – merita approfondimenti «soprattutto da parte della giunta». L’onorevole Tunis ha definito, infatti, «imprecisi e incompleti» i dati illustrati dal presidente della Regione nel corso delle dichiarazioni rese all’assemblea. Per Stefano Tunis, il presidente Pigliaru non ha tenuto nella dovuta considerazione che i poligoni per i quali si ipotizza la restituzione sono di proprietà del demanio e, dunque, ha aggiunto Tunis, il presidente della Regione, sulle servitù militari, si confronta con i proprietari legittimi di quelle aree.

L’ulteriore sottolineatura critica ha riguardato il fatto che il presidente della giunta non abbia tenuto nella dovuta considerazione l’importanza che riveste il poligono di Capo Teulada per l’addestramento della Brigata Sassari. Il consigliere Tunis ha sottolineato l’importanza di Teulada e Quirra per la Difesa nazionale ed ha auspicato maggiore approfondimenti da parte della Giunta sul tema. In particolare, il consigliere di Fi, ha chiesto una valutazione delle conseguenza economiche che ne deriverebbero nei territori qualora ci fossero le dismissioni delle aree utilizzate per le esercitazioni. «Ha calcolato – ha domandato Tunis al presidente della giunta – quali ricadute ci sarebbero per le popolazioni del Sulcis, visto che la Difesa ha in corso investimenti per cinquanta milioni di euro proprio a capo Teulada?». L’esponente della minoranza ha concluso manifestando perplessità sulla possibilità di un ordine del giorno unitario in Consiglio regionale sull’argomento.

Il consigliere del Partito Democratico, Roberto Deriu, ha espresso favore per il metodo con cui il presidente Pigliaru ha deciso di affrontare un tema definito «davvero serio». A giudizio del consigliere Deriu il metodo individuato dal presidente della giunta è fondamentale per condurre con successo un negoziato e ha definito dunque «corretta» l’impostazione della giunta. «E’ corretto – ha affermato Deriu – individuare i contorni del problema e correttamente intavolare una trattativa che conduca al giusto riconoscimento dei nostri interessi». «La Sardegna – ha aggiunto l’esponente del Pd – ha bisogno di affrontare i grandi temi irrisolti con la Repubblica e di condurli in porto con successo». Il consigliere Deriu ha concluso esprimendo favore per l’azione del presidente Pigliaru e consenso per il metodo utilizzato nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari e ha affermato che «le soluzioni dovranno soddisfare l’una e l’altra parte».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato in apertura del suo intervento che «sulle servitù militari non serve il ping-pong tra maggioranza e opposizione» e non è utile «ricercare responsabilità del passato». «Il tema – ha aggiunto il consigliere della minoranza – è vecchio di sessanta anni ed è evidente a tutti la sproporzione nel contributo che la Sardegna dà alla Difesa con le servitù militari». Il consigliere Carta ha dichiarato di condividere le affermazioni del presidente Pigliaru in riferimento al “riequilibrio” e ai riconoscimenti in termini economici per la Regione.

Il consigliere del Psd’Az ha proseguito ricordando ciò che di poco positivo – a suo giudizio – è accaduto nei territori dove le servitù e i poligoni sono stati dismessi. Carta ha tuttavia ribadito la sua contrarietà al gravame militare e alle esercitazioni ma ha auspicato «un approccio pacato» e una serie di passaggi graduali. L’esponente dell’opposizione ha auspicato una positiva evoluzione del confronto Stato-Regione nella prossima riunione della conferenza nazionale sulle servitù e ha concluso il suo intervento con la seguente dichiarazione: «Sono contro le servitù militari ma dobbiamo sapere cosa accade senza le servitù militari».

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Gavino Sale (Misto – Irs): «Questo tema merita una forza imponente, anche perché come indipendentista non posso accettare che anche un solo metro quadro della Sardegna sia servitù di altri Stati». Sale ha ricordato ai colleghi che si tratta di un problema annoso che ha origini lontane, però «in questo cambio di tattica del presidente Pigliaru si intravede una metodologia nuova, visto che la vecchia non ha dato alcun risultato». Il consigliere di maggioranza ha proposto al Consiglio regionale e al presidente Pigliaru di avviare, attraverso l’Arpas, indagini serie e non pilotate. «Dobbiamo chiedere alle agenzie internazionali – ha concluso Sale – la valutazione vera di quanto è stato il mancato sviluppo».

Critico nei confronti della maggioranza il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci: «Oltre alle buone parole viene fuori solamente l’antimilitarismo spinto che ha sempre caratterizzato il centrosinistra». Un attacco chiaro, secondo Locci, a Capo Teulada e alle forze armate. Il consigliere di opposizione ha ricordato che lo Stato ha pagato quel territorio e compensa con indennizzi alla popolazione i disagi causati dalla presenza delle servitù militari: «Non dimentichiamo che non si tratta di una chiusura totale ma esistono una serie di protocolli d’intesa tra il ministero e le comunità locali». Tra questi gli indennizzi per 440 armatori della pesca e agli allevatori, oltre a consentire l’utilizzo delle spiagge dal 20 di luglio a 30 settembre. «Non possiamo consentire – ha concluso Locci – un attacco diretto alle nostre forze armate», avvisando che con il taglio della spesa del ministero della Difesa potrebbero rischiare di dover lasciare la Sardegna circa 700 militari. Per Locci si andrà verso le esercitazioni della guerra elettronica e, presto,  non ci saranno più lanci di missili.

Piero Comandini (Pd) si è opposto alla visione di un centrosinistra contro i militari: «Conosco il valore della brigata Sassari e il valore di tutti i nostri militari, ma non stiamo parlando di questo, piuttosto del diritto dei sardi». Per Comandini il dato certo è che la Sardegna è  gravata eccessivamente dalle servitù, il 65 per cento di quelle presenti nel territorio nazionale, ed è giusto che vengano suddivise equamente con le altre regioni «si parla, infatti, di esercito italiano ed europeo, non sardo». «Sono d’accordo – ha affermato – con cambio di passo del presidente Pigliaru sull’argomento. Ripartiamo da quello che è stato fatto in Commissione in Senato nella scorsa legislatura, un voto trasversale che aveva segnato la via: chiudiamo Capo Teulada e Capo Frasca e lasciamo Quirra, puntando sulla ricerca».

Emilio Usula capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha sottolineato l’esigenza di portare avanti una trattativa con lo Stato “a schiena dritta”, senza distinguo e cedimenti. «Un’esigenza ancora più stringente – ha aggiunto Usula – alla luce di quanto sta avvenendo a livello nazionale. «La Sardegna è sotto attacco su diversi fronti – ha detto il consigliere sovranista – spetta a noi respingerli, a partire dal tentativo di svilire la specialità sarda attraverso la riforma del Titolo V della Costituzione». Usula ha poi parlato della possibilità che l’Isola venga inserita nell’elenco delle regioni idonee ad ospitare depositi per le scorie nucleari, un’ipotesi da respingere “senza se e senza ma”. Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha poi espresso apprezzamento  per l’azione portata avanti dalla Giunta sul tema delle servitù militari. «Adesso – ha detto Usula – è arrivato il momento di porre rimedio alla sproporzione tra sacrifici e benefici. Il compito è gravoso, la crisi economica ci rende ricattabili, per questo serve ancora più fermezza nel difendere le nostre posizioni e proteggere ogni millimetro della nostra sovranità». Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, «i poligoni militari non devono costituire un problema ma una risorsa». L’esponente della minoranza ha evidenziato «il peso determinante delle basi militari per l’economia sarda, fatte salve le esigenze di tutela della salute e dell’ambiente». Rubiu ha poi lamentato la mancanza di dati e documenti su cui ragionare («avremmo gradito ricevere informazioni dettagliate dalla Giunta») e si è detto contrario ad una «riduzione drastica della presenza militare, pensando ai danni provocati a La Maddalena dalla chiusura della base americana»«L’Udc – ha aggiunto il capogruppo – è invece favorevole all’apertura di un tavolo sulle servitù militari con le amministrazioni locali e le associazioni». Da Rubiu, infine, un suggerimento alla Giunta: «Pigliaru chieda al Ministero della Difesa che le basi vengano allontanate almeno a due km dal mare per rendere gli spazi liberi durante il periodo estivo». Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha ricordato, in apertura del suo intervento, la vocazione antimilitarista del suo partito e il rispetto assoluto per le disposizioni dell’articolo 11 della Costituzione. Cocco ha poi apprezzato la posizione assunta dalla Giunta nel confronto con lo Stato sulle servitù militari. «Cediamo una parte importante del nostro territorio e pretendiamo un riequilibrio – ha detto l’esponente di Sel – ma le compensazioni per la ricerca, invocate dal presidente, devono essere indirizzate in ambito civile e non militare. Ben vengano gli studi internazionali sugli effetti provocati in Sardegna dalle Forze Armate – ha proseguito il consigliere della maggioranza – ci sono dati certi su quanto accaduto in passato. Le compensazioni sono elemosine rispetto al costo pagato dall’Isola». Cocco ha poi chiesto di rivedere la composizione del tavolo tecnico nel quale si affronta la questione delle servitù allargandolo ai parlamentari sardi. Il capogruppo di Sel ha infine espresso contrarietà all’ipotesi di un ordine del giorno unitario, «meglio – ha detto – trovare uno strumento forte che consenta al presidente Pigliaru di rappresentare la Sardegna intera  nel confronto con lo Stato».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato «con franchezza» che il presidente «ha fatto bene a riferire al Consiglio, ma sarebbe stato meglio considerare questo dibattito un momento preparatorio per definire bene le fasi successive». «Nessuno è guerrafondaio – ha detto Dedoni – però il mondo non è governato solo dai pacifisti, ci sono aree di forti crisi che richiedono la presenza della forza armata ed è vero che non tutto deve continuare ad essere in Sardegna, senza un minimo di ristoro». Renato Soru sembrava dovesse cacciare gli americani risolvendo ogni problema, ha ricordato il capogruppo dei Riformatori, «e spero che l’onestà intellettuale del presidente Pigliaru non ci faccia ricadere in situazioni analoghe». Sull’ipotesi di arrivare ad un ordine del giorno unitario, Dedoni ha manifestato scetticismo: «Vuol dire che ci sono differenze profonde all’interno del centro sinistra, non vorrei che si fosse già deciso a quali esperti e a quali società internazionali affidare lo studio di cui si è parlato». E’ molto più utile, per Dedoni, «sapere cosa hanno fatto i rappresentanti della Sardegna nel Comitato paritetico sulle servitù e soprattutto sapere qual è la posizione del governo». Cerchiamo di orientarci sulle cose concrete, ha esortato l’esponente dei Riformatori, «fermiamoci un attimo per definire dettagliatamente la proposta della Regione, altrimenti stiamo illudendo il popolo sardo». Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico) ha espresso vivo apprezzamento per l’azione del presidente Pigliaru, «che ha messo in campo una strategia efficace soprattutto perché molto propositiva: è vero che non esistono governi amici o nemici ma governi che rispettano le regole ed è anche vero che i dati fornitici dal presidente parlano chiaro e sono inequivocabili». E’ possibile, ha proseguito Desini, «che lo Stato paghi gli indennizzi dilazionati in 5 anni e che negli ultimi vent’anni siano addirittura diminuiti?» Il problema va affrontato a 360 gradi, ad avviso di Desini, «cominciando dalla conoscenza e dalla trasparenza, non serve quindi un ordine del giorno ma serve proseguire nella linea tracciata dal presidente». Il capogruppo del Partito Sardo d’Azione, Christian Solinas, ha ricordato che, sul problema delle servitù militari, i sardisti hanno molto da dire per la loro storia. Ci vogliono cedibilità e competenza, ha osservato Solinas, «ma senza una adeguata istruttoria non si può arrivare ad un documento del Consiglio, unitario o meno». Solinas ha poi invitato il Consiglio a guardare le cose al di là della superficie, inquadrando il complesso problema delle servitù nel più ampio contesto del negoziato fra Regione e Stato. «Sul patto di stabilità il governo non ci ha ancora detto nulla», ha lamentato il consigliere sardista, «mentre ci sono anche le servitù industriali come quella di Porto Torres dove lo Stato è andato via lasciando le macerie della sua presenza; insomma si stanno giocando sulla Sardegna una serie di partite che devono la nostra Regione in una funzione sacerdotale, di chi prende atto di decisioni prese a Roma mentre occorre una lettura unitaria dei principali fatti che stanno accadendo ed una sintesi virtuosa è possibile anche se servono uno o due giorni in più»«Ci interessa molto –  ha continuato Solinas – il tema delle compensazioni posto dal presidente e vorremmo capire perché lo stato che ha firmato i contratti per l’acquisto dei bombardieri F35 i quali sicuramente si eserciteranno in Italia e soprattutto in Sardegna, prevedendo un grande polo produttivo a Novara: nei tavoli con lo Stato si deve parlare anche di queste cose, quantificare il passato e progettare alternative».

Il capoguppo del Pd, Pietro Cocco, ha evidenziato come ormai da anni, il tema delle servitù militari sia al centro del dibattito politico in Sardegna ma come non siano stati registrati risultati adeguati. Cocco ha fatto riferimento ai «termini rivendicativi» utilizzati nel passato, per segnare la differenza con il metodo inaugurato dal presidente Pigliaru. «Un metodo condivisibile», così lo ha definito il capogruppo della maggioranza che ha proseguito con l’elencazione dei dati forniti dal capo dell’esecutivo regionale nel corso delle sue dichiarazioni in Aula. «Serve un riequilibrio e servono compensazioni – ha affermato Pietro Cocco, in linea con la proposta di lavoro indicata dal presidente Pigliaru. Il capogruppo dei democratici ha quindi schematizzato le posizioni emerse nel corso del dibattito: «Il centrosinistra – ha detto il consigliere Pd – vuole un riequilibrio della presenza delle servitù e vuole dare forza alle posizioni del presidente della Regione con un pronunciamento del Consiglio. Il centrodestra, invece, ha difeso i poligoni ad incominciare da quelli del Sulcis e di Teulada in particolare. Il Psd’Az – ha detto Cocco – per bocca del suo capogruppo si è espresso contro le servitù ma ha anche dichiarato che non si può procedere con uno smantellamento immediato. Il capogruppo Cocco ha affermato il suo favore per l’apertura di un percorso praticabile per riconoscere i diritti dei sardi e ha ricordato la necessità degli interventi di bonifica e la sproporzionata estensione dei poligoni di Teulada e Quirra. Il capogruppo del Pd ha concluso il suo intervento preannunciando la presentazione di un ordine del giorno da sottoporre all’approvazione del Consiglio «per dare forza al presidente Pigliaru nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari in Sardegna».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto «sorpreso» dalla conclusioni formulate dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco e ha dichiarato di non condividere lo schema delle posizioni emerse nel corso dal dibattito, così come sono state formulate il capogruppo dei democratici. «Il presidente della giunta – ha spiegato Pietro Pittalis – ha fatto intendere con chiarezza che vuole sedersi al tavolo della trattativa con il governo, con il sostegno dell’intera assemblea legislativa sarda ma ci dispiace prendere atto che la maggioranza che lo sostiene procede in senso opposto». Il capogruppo Fi ha dunque invitato ad una maggiore serenità nell’affrontare la delicata questione delle servitù militari e ha affermato che non è in discussione il ruolo e la funzione delle forze armate ma serve discutere senza tabù di un riequilibrio delle presenze dei militari in Sardegna. «Fermiamoci un attimo per riflettere e mettiamo da parte la fretta», ha concluso il capogruppo di Forza Italia in Consiglio.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha accordato la sospensione dei lavori dell’Aula.

Al rientro in Aula, il presidente ha dato la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha chiesto di sospendere la discussione sulle servitù militari perché è in corso la predisposizione di un ordine del giorno da proporre nella prossima seduta del Consiglio. Cocco ha proposto, nel frattempo, di proseguire con l’esame della mozione 26 (Cappellacci e più ) “sulla continuità territoriale marittima della Sardegna”. Il presidente ha sottoposto la richiesta del capogruppo del Pd all’Aula che si è detta d’accordo. Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al capo dell’esecutivo regionale. Pigliaru ha rilevato che la discussione è stata chiara con posizioni nette e differenziate, soprattutto tra i banchi dell’opposizione. Ci sono dei dati di fatto, secondo il presidente Pigliaru, su cui è possibile trovare una convergenza. Il primo è sulla sproporzione della quantità di servitù militari tra la Sardegna e le altre regioni italiane, il secondo è sugli aspetti di conoscenza e trasparenza «ora inaccettabili». E’ necessario, ha continuato, avere più elementi di valutazione sulla situazione sanitaria ed economica dei territori e di come devono essere eseguite le bonifiche. Il terzo punto è sulla necessità di avere stime più precise che riguardano i costi nascosti delle servitù militari, ossia sugli sviluppi alternativi che ci sarebbero potuti essere in quei territori se non ci fossero state le servitù militari. Il presidente Pigliaru ha auspicato che l’Aula arrivi a votare un ordine del giorno unitario, in vista della riunione della Conferenza nazionale sulle servitù militari, in programma a Roma il prossimo 18 giugno. L’intesa proposta dal governo, finora, ha concluso Pigliaru, non è accettabile e non è firmabile, ma la conferenza del 18 sarà un passaggio importante per mettere sul tavolo i punti su cui basare il percorso futuro.

 

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Stamane in Consiglio regionale si è svolto il dibattito sulle dichiarazioni del Presidente della Regione, Francesco Pigliaru, #sulle servitù militari.

In apertura del suo intervento, Pigliaru ha ribadito il rispetto della Giunta per le Forze Armate e l’importanza delle servitù militari per la sicurezza nazionale. «Ciò che però la Sardegna non può non ricordare è la sproporzione del contributo pagato dall’Isola all’esigenza di difesa. La Sardegna – ha ricordato il presidente – cede 30mila ettari del suo territorio al demanio militare, i  poligoni di Perdasdefogu e Teulada sono i più vasti d’Europa. Serve un riequilibrio interregionale».

Il governatore ha invocato più “trasparenza e conoscenza nei poligoni sardi”. Per il presidente della Regione è urgente avviare attività di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica delle aree soggette a servitù militari. Da definire anche l’istituzione di osservatori permanenti l’ambiente e la salute dei cittadini. «Si tratta di una richiesta non negoziabile, è un’esigenza non solo per i cittadini ma anche per le imprese. Senza certezze non c’è futuro per il turismo e per l’agroalimentare».

Secondo Francesco Pigliaru, è arrivato il momento di rivedere tutta la questione. «Per lo Stato – ha detto – avere una servitù di seimila o tredicimila ettari non fa differenza. Il risultato è che quando si parla di spending review si prende in considerazione la riduzione di aerei, carri armati etc. C’è solo una voce di costo che non si riduce: la dimensione delle servitù militari: Il numero di ettari soggetto a servitù rimane costane. La Regione – ha annunciato Pigliaru – proporrà uno studio internazionale sulle servitù militari basato su standard riconosciuti a livello globale».

Il governatore ha ricordato in Aula le dichiarazioni del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e la disponibilità dello Stato «a restituire alla Sardegna le aree militari considerate non strategiche per le Forze Armate». La Regione lavorerà per recuperare i territori e metterli a disposizione dei sardi. Francesco Pigliaru, al termine del suo intervento, ha informato il Consiglio della richiesta avanzata al Ministero: sospensione di tutte le attività militari nel periodo 1 giugno-30 settembre. «Su questo punto il Governo ha mostrato disponibilità – ha detto il presidente – per noi si tratta di un passo importante che produrrebbe immediati benefici per il settore turistico». 

Il capogruppo di FI, Pietro Pittalis, ha chiesto al presidente del Consiglio, una sospensione di 10 minuti per coordinare gli interventi dell’opposizione. La richiesta è stata accolta. Alla ripresa dei lavori, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, dopo aver comunicato che il tempo a disposizione di ciascun consigliere nello spazio riservato al dibattito, è di cinque minuti per intervento, ha concesso la parola al primo degli iscritti a parlare, Stefano Tunis.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha espresso apprezzamento per la discussione in Aula di un tema strategico e importante ma che – a giudizio dell’esponente della minoranza – merita approfondimenti «soprattutto da parte della giunta». L’onorevole Tunis ha definito, infatti, «imprecisi e incompleti» i dati illustrati dal presidente della Regione nel corso delle dichiarazioni rese all’assemblea. Per Stefano Tunis, il presidente Pigliaru non ha tenuto nella dovuta considerazione che i poligoni per i quali si ipotizza la restituzione sono di proprietà del demanio e, dunque, ha aggiunto Tunis, il presidente della Regione, sulle servitù militari, si confronta con i proprietari legittimi di quelle aree.

L’ulteriore sottolineatura critica ha riguardato il fatto che il presidente della giunta non abbia tenuto nella dovuta considerazione l’importanza che riveste il poligono di Capo Teulada per l’addestramento della Brigata Sassari. Il consigliere Tunis ha sottolineato l’importanza di Teulada e Quirra per la Difesa nazionale ed ha auspicato maggiore approfondimenti da parte della Giunta sul tema. In particolare, il consigliere di Fi, ha chiesto una valutazione delle conseguenza economiche che ne deriverebbero nei territori qualora ci fossero le dismissioni delle aree utilizzate per le esercitazioni. «Ha calcolato – ha domandato Tunis al presidente della giunta – quali ricadute ci sarebbero per le popolazioni del Sulcis, visto che la Difesa ha in corso investimenti per cinquanta milioni di euro proprio a capo Teulada?». L’esponente della minoranza ha concluso manifestando perplessità sulla possibilità di un ordine del giorno unitario in Consiglio regionale sull’argomento.

Il consigliere del Partito Democratico, Roberto Deriu, ha espresso favore per il metodo con cui il presidente Pigliaru ha deciso di affrontare un tema definito «davvero serio». A giudizio del consigliere Deriu il metodo individuato dal presidente della giunta è fondamentale per condurre con successo un negoziato e ha definito dunque «corretta» l’impostazione della giunta. «E’ corretto – ha affermato Deriu – individuare i contorni del problema e correttamente intavolare una trattativa che conduca al giusto riconoscimento dei nostri interessi». «La Sardegna – ha aggiunto l’esponente del Pd – ha bisogno di affrontare i grandi temi irrisolti con la Repubblica e di condurli in porto con successo». Il consigliere Deriu ha concluso esprimendo favore per l’azione del presidente Pigliaru e consenso per il metodo utilizzato nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari e ha affermato che «le soluzioni dovranno soddisfare l’una e l’altra parte».

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato in apertura del suo intervento che «sulle servitù militari non serve il ping-pong tra maggioranza e opposizione» e non è utile «ricercare responsabilità del passato». «Il tema – ha aggiunto il consigliere della minoranza – è vecchio di sessanta anni ed è evidente a tutti la sproporzione nel contributo che la Sardegna dà alla Difesa con le servitù militari». Il consigliere Carta ha dichiarato di condividere le affermazioni del presidente Pigliaru in riferimento al “riequilibrio” e ai riconoscimenti in termini economici per la Regione.

Il consigliere del Psd’Az ha proseguito ricordando ciò che di poco positivo – a suo giudizio – è accaduto nei territori dove le servitù e i poligoni sono stati dismessi. Carta ha tuttavia ribadito la sua contrarietà al gravame militare e alle esercitazioni ma ha auspicato «un approccio pacato» e una serie di passaggi graduali. L’esponente dell’opposizione ha auspicato una positiva evoluzione del confronto Stato-Regione nella prossima riunione della conferenza nazionale sulle servitù e ha concluso il suo intervento con la seguente dichiarazione: «Sono contro le servitù militari ma dobbiamo sapere cosa accade senza le servitù militari».

Il presidente Ganau ha dato la parola al consigliere Gavino Sale (Misto – Irs): «Questo tema merita una forza imponente, anche perché come indipendentista non posso accettare che anche un solo metro quadro della Sardegna sia servitù di altri Stati». Sale ha ricordato ai colleghi che si tratta di un problema annoso che ha origini lontane, però «in questo cambio di tattica del presidente Pigliaru si intravede una metodologia nuova, visto che la vecchia non ha dato alcun risultato». Il consigliere di maggioranza ha proposto al Consiglio regionale e al presidente Pigliaru di avviare, attraverso l’Arpas, indagini serie e non pilotate. «Dobbiamo chiedere alle agenzie internazionali – ha concluso Sale – la valutazione vera di quanto è stato il mancato sviluppo».

Critico nei confronti della maggioranza il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci: «Oltre alle buone parole viene fuori solamente l’antimilitarismo spinto che ha sempre caratterizzato il centrosinistra». Un attacco chiaro, secondo Locci, a Capo Teulada e alle forze armate. Il consigliere di opposizione ha ricordato che lo Stato ha pagato quel territorio e compensa con indennizzi alla popolazione i disagi causati dalla presenza delle servitù militari: «Non dimentichiamo che non si tratta di una chiusura totale ma esistono una serie di protocolli d’intesa tra il ministero e le comunità locali». Tra questi gli indennizzi per 440 armatori della pesca e agli allevatori, oltre a consentire l’utilizzo delle spiagge dal 20 di luglio a 30 settembre. «Non possiamo consentire – ha concluso Locci – un attacco diretto alle nostre forze armate», avvisando che con il taglio della spesa del ministero della Difesa potrebbero rischiare di dover lasciare la Sardegna circa 700 militari. Per Locci si andrà verso le esercitazioni della guerra elettronica e, presto,  non ci saranno più lanci di missili.

Piero Comandini (Pd) si è opposto alla visione di un centrosinistra contro i militari: «Conosco il valore della brigata Sassari e il valore di tutti i nostri militari, ma non stiamo parlando di questo, piuttosto del diritto dei sardi». Per Comandini il dato certo è che la Sardegna è  gravata eccessivamente dalle servitù, il 65 per cento di quelle presenti nel territorio nazionale, ed è giusto che vengano suddivise equamente con le altre regioni «si parla, infatti, di esercito italiano ed europeo, non sardo». «Sono d’accordo – ha affermato – con cambio di passo del presidente Pigliaru sull’argomento. Ripartiamo da quello che è stato fatto in Commissione in Senato nella scorsa legislatura, un voto trasversale che aveva segnato la via: chiudiamo Capo Teulada e Capo Frasca e lasciamo Quirra, puntando sulla ricerca».

Emilio Usula capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha sottolineato l’esigenza di portare avanti una trattativa con lo Stato “a schiena dritta”, senza distinguo e cedimenti. «Un’esigenza ancora più stringente – ha aggiunto Usula – alla luce di quanto sta avvenendo a livello nazionale. «La Sardegna è sotto attacco su diversi fronti – ha detto il consigliere sovranista – spetta a noi respingerli, a partire dal tentativo di svilire la specialità sarda attraverso la riforma del Titolo V della Costituzione». Usula ha poi parlato della possibilità che l’Isola venga inserita nell’elenco delle regioni idonee ad ospitare depositi per le scorie nucleari, un’ipotesi da respingere “senza se e senza ma”. Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia” ha poi espresso apprezzamento  per l’azione portata avanti dalla Giunta sul tema delle servitù militari. «Adesso – ha detto Usula – è arrivato il momento di porre rimedio alla sproporzione tra sacrifici e benefici. Il compito è gravoso, la crisi economica ci rende ricattabili, per questo serve ancora più fermezza nel difendere le nostre posizioni e proteggere ogni millimetro della nostra sovranità». Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, «i poligoni militari non devono costituire un problema ma una risorsa». L’esponente della minoranza ha evidenziato «il peso determinante delle basi militari per l’economia sarda, fatte salve le esigenze di tutela della salute e dell’ambiente». Rubiu ha poi lamentato la mancanza di dati e documenti su cui ragionare («avremmo gradito ricevere informazioni dettagliate dalla Giunta») e si è detto contrario ad una «riduzione drastica della presenza militare, pensando ai danni provocati a La Maddalena dalla chiusura della base americana». «L’Udc – ha aggiunto il capogruppo – è invece favorevole all’apertura di un tavolo sulle servitù militari con le amministrazioni locali e le associazioni». Da Rubiu, infine, un suggerimento alla Giunta: «Pigliaru chieda al Ministero della Difesa che le basi vengano allontanate almeno a due km dal mare per rendere gli spazi liberi durante il periodo estivo». Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha ricordato, in apertura del suo intervento, la vocazione antimilitarista del suo partito e il rispetto assoluto per le disposizioni dell’articolo 11 della Costituzione. Cocco ha poi apprezzato la posizione assunta dalla Giunta nel confronto con lo Stato sulle servitù militari. «Cediamo una parte importante del nostro territorio e pretendiamo un riequilibrio – ha detto l’esponente di Sel – ma le compensazioni per la ricerca, invocate dal presidente, devono essere indirizzate in ambito civile e non militare. Ben vengano gli studi internazionali sugli effetti provocati in Sardegna dalle Forze Armate – ha proseguito il consigliere della maggioranza – ci sono dati certi su quanto accaduto in passato. Le compensazioni sono elemosine rispetto al costo pagato dall’Isola». Cocco ha poi chiesto di rivedere la composizione del tavolo tecnico nel quale si affronta la questione delle servitù allargandolo ai parlamentari sardi. Il capogruppo di Sel ha infine espresso contrarietà all’ipotesi di un ordine del giorno unitario, «meglio – ha detto – trovare uno strumento forte che consenta al presidente Pigliaru di rappresentare la Sardegna intera  nel confronto con lo Stato».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato «con franchezza» che il presidente «ha fatto bene a riferire al Consiglio, ma sarebbe stato meglio considerare questo dibattito un momento preparatorio per definire bene le fasi successive». «Nessuno è guerrafondaio – ha detto Dedoni – però il mondo non è governato solo dai pacifisti, ci sono aree di forti crisi che richiedono la presenza della forza armata ed è vero che non tutto deve continuare ad essere in Sardegna, senza un minimo di ristoro». Renato Soru sembrava dovesse cacciare gli americani risolvendo ogni problema, ha ricordato il capogruppo dei Riformatori, «e spero che l’onestà intellettuale del presidente Pigliaru non ci faccia ricadere in situazioni analoghe». Sull’ipotesi di arrivare ad un ordine del giorno unitario, Dedoni ha manifestato scetticismo: «Vuol dire che ci sono differenze profonde all’interno del centro sinistra, non vorrei che si fosse già deciso a quali esperti e a quali società internazionali affidare lo studio di cui si è parlato». E’ molto più utile, per Dedoni, «sapere cosa hanno fatto i rappresentanti della Sardegna nel Comitato paritetico sulle servitù e soprattutto sapere qual è la posizione del governo». Cerchiamo di orientarci sulle cose concrete, ha esortato l’esponente dei Riformatori, «fermiamoci un attimo per definire dettagliatamente la proposta della Regione, altrimenti stiamo illudendo il popolo sardo». Il consigliere Roberto Desini (Centro democratico) ha espresso vivo apprezzamento per l’azione del presidente Pigliaru, «che ha messo in campo una strategia efficace soprattutto perché molto propositiva: è vero che non esistono governi amici o nemici ma governi che rispettano le regole ed è anche vero che i dati fornitici dal presidente parlano chiaro e sono inequivocabili». E’ possibile, ha proseguito Desini, «che lo Stato paghi gli indennizzi dilazionati in 5 anni e che negli ultimi vent’anni siano addirittura diminuiti?» Il problema va affrontato a 360 gradi, ad avviso di Desini, «cominciando dalla conoscenza e dalla trasparenza, non serve quindi un ordine del giorno ma serve proseguire nella linea tracciata dal presidente». Il capogruppo del Partito Sardo d’Azione, Christian Solinas, ha ricordato che, sul problema delle servitù militari, i sardisti hanno molto da dire per la loro storia. Ci vogliono cedibilità e competenza, ha osservato Solinas, «ma senza una adeguata istruttoria non si può arrivare ad un documento del Consiglio, unitario o meno». Solinas ha poi invitato il Consiglio a guardare le cose al di là della superficie, inquadrando il complesso problema delle servitù nel più ampio contesto del negoziato fra Regione e Stato. «Sul patto di stabilità il governo non ci ha ancora detto nulla», ha lamentato il consigliere sardista, «mentre ci sono anche le servitù industriali come quella di Porto Torres dove lo Stato è andato via lasciando le macerie della sua presenza; insomma si stanno giocando sulla Sardegna una serie di partite che devono la nostra Regione in una funzione sacerdotale, di chi prende atto di decisioni prese a Roma mentre occorre una lettura unitaria dei principali fatti che stanno accadendo ed una sintesi virtuosa è possibile anche se servono uno o due giorni in più». «Ci interessa molto –  ha continuato Solinas – il tema delle compensazioni posto dal presidente e vorremmo capire perché lo stato che ha firmato i contratti per l’acquisto dei bombardieri F35 i quali sicuramente si eserciteranno in Italia e soprattutto in Sardegna, prevedendo un grande polo produttivo a Novara: nei tavoli con lo Stato si deve parlare anche di queste cose, quantificare il passato e progettare alternative».

Il capoguppo del Pd, Pietro Cocco, ha evidenziato come ormai da anni, il tema delle servitù militari sia al centro del dibattito politico in Sardegna ma come non siano stati registrati risultati adeguati. Cocco ha fatto riferimento ai «termini rivendicativi» utilizzati nel passato, per segnare la differenza con il metodo inaugurato dal presidente Pigliaru. «Un metodo condivisibile», così lo ha definito il capogruppo della maggioranza che ha proseguito con l’elencazione dei dati forniti dal capo dell’esecutivo regionale nel corso delle sue dichiarazioni in Aula. «Serve un riequilibrio e servono compensazioni – ha affermato Pietro Cocco, in linea con la proposta di lavoro indicata dal presidente Pigliaru. Il capogruppo dei democratici ha quindi schematizzato le posizioni emerse nel corso del dibattito: «Il centrosinistra – ha detto il consigliere Pd – vuole un riequilibrio della presenza delle servitù e vuole dare forza alle posizioni del presidente della Regione con un pronunciamento del Consiglio. Il centrodestra, invece, ha difeso i poligoni ad incominciare da quelli del Sulcis e di Teulada in particolare. Il Psd’Az – ha detto Cocco – per bocca del suo capogruppo si è espresso contro le servitù ma ha anche dichiarato che non si può procedere con uno smantellamento immediato. Il capogruppo Cocco ha affermato il suo favore per l’apertura di un percorso praticabile per riconoscere i diritti dei sardi e ha ricordato la necessità degli interventi di bonifica e la sproporzionata estensione dei poligoni di Teulada e Quirra. Il capogruppo del Pd ha concluso il suo intervento preannunciando la presentazione di un ordine del giorno da sottoporre all’approvazione del Consiglio «per dare forza al presidente Pigliaru nel negoziato con lo Stato sulle servitù militari in Sardegna».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è detto «sorpreso» dalla conclusioni formulate dal capogruppo del Pd, Pietro Cocco e ha dichiarato di non condividere lo schema delle posizioni emerse nel corso dal dibattito, così come sono state formulate il capogruppo dei democratici. «Il presidente della giunta – ha spiegato Pietro Pittalis – ha fatto intendere con chiarezza che vuole sedersi al tavolo della trattativa con il governo, con il sostegno dell’intera assemblea legislativa sarda ma ci dispiace prendere atto che la maggioranza che lo sostiene procede in senso opposto». Il capogruppo Fi ha dunque invitato ad una maggiore serenità nell’affrontare la delicata questione delle servitù militari e ha affermato che non è in discussione il ruolo e la funzione delle forze armate ma serve discutere senza tabù di un riequilibrio delle presenze dei militari in Sardegna. «Fermiamoci un attimo per riflettere e mettiamo da parte la fretta», ha concluso il capogruppo di Forza Italia in Consiglio.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha accordato la sospensione dei lavori dell’Aula.

Al rientro in Aula, il presidente ha dato la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, il quale ha chiesto di sospendere la discussione sulle servitù militari perché è in corso la predisposizione di un ordine del giorno da proporre nella prossima seduta del Consiglio. Cocco ha proposto, nel frattempo, di proseguire con l’esame della mozione 26 (Cappellacci e più ) “sulla continuità territoriale marittima della Sardegna”. Il presidente ha sottoposto la richiesta del capogruppo del Pd all’Aula che si è detta d’accordo. Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al capo dell’esecutivo regionale. Pigliaru ha rilevato che la discussione è stata chiara con posizioni nette e differenziate, soprattutto tra i banchi dell’opposizione. Ci sono dei dati di fatto, secondo il presidente Pigliaru, su cui è possibile trovare una convergenza. Il primo è sulla sproporzione della quantità di servitù militari tra la Sardegna e le altre regioni italiane, il secondo è sugli aspetti di conoscenza e trasparenza «ora inaccettabili». E’ necessario, ha continuato, avere più elementi di valutazione sulla situazione sanitaria ed economica dei territori e di come devono essere eseguite le bonifiche. Il terzo punto è sulla necessità di avere stime più precise che riguardano i costi nascosti delle servitù militari, ossia sugli sviluppi alternativi che ci sarebbero potuti essere in quei territori se non ci fossero state le servitù militari. Il presidente Pigliaru ha auspicato che l’Aula arrivi a votare un ordine del giorno unitario, in vista della riunione della Conferenza nazionale sulle servitù militari, in programma a Roma il prossimo 18 giugno. L’intesa proposta dal governo, finora, ha concluso Pigliaru, non è accettabile e non è firmabile, ma la conferenza del 18 sarà un passaggio importante per mettere sul tavolo i punti su cui basare il percorso futuro.

 

Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità il testo unificato 20/28 su “Norme per la prevenzione della fetopatia alcolica”. Il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Ganau, ha aperto la discussione dando la parola al relatore Lorenzo Cozzolino (Pd). Nel suo intervento, il consigliere ha messo l’accento sulla gravità della patologia di cui si occupa il provvedimento, perché «l’assunzione di alcol nel delicato periodo della gravidanza può creare sia complicazioni per gestante che, nei casi più estremi, aborti prematuri». «Il fenomeno – ha aggiunto Cozzolino – è purtroppo molto diffuso fra le giovani donne, molte della quali consumano alcolici mettendo a rischio la propria salute e quella del bambino. La disciplina della materia è inoltre particolarmente utile, ha proseguito il consigliere, perché «spesso la presenza di queste patologie non è riconoscibile e diagnosticabile, né esiste una sorta di soglia minima di sicurezza». I dati più recenti dell’Istituto superiore di sanità, ha affermato Cozzolino, «sono del 2001e ci dicono che il 7% dei nascituri è esposto alcol materno, mentre in Sardegna sono stati segnalati ben 650 casi di aborti spontanei riconducibili alla fetopatia». La nuova legge regionale, secondo Cozzolino, affronta il problema sotto un duplice aspetto: «Quello medico attraverso la diagnosi precoce ed una serie di test mirati, quello sociale, con percorsi di accompagnamento e sensibilizzazione sulla importanza della prevenzione, con l’obiettivo di arrivare a gravidanze responsabili e analcoliche».

Il capogruppo di FI Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha sottolineato l’anomalia dell’assenza dell’Assessore competente «al quale sarebbe stato utile porre alcune domande» ed ha chiesto alla presidenza chiarimenti sulle motivazioni dell’inversione dell’ordine del giorno del giorno, «visto che al punto due c’era l’esame delle disposizioni urgenti in materia di edilizia scolastica». Pittalis ha quindi chiesto una breve sospensione della seduta per una riunione dei capigruppo.

Il presidente Ganau, ha chiarito che il ritardo del provvedimento sull’edilizia scolastica è dovuto al mancato deposito presso gli uffici delle relazioni di maggioranza e minoranza. «Se dovessero arrivare – ha aggiunto – l’Aula inizierà immediatamente la discussione». Per quanto riguarda la presenza dell’Assessore della Sanità, il presidente ha spiegato che i membri della giunta in Aula hanno la delega a rappresentare l’esecutivo.

Il capogruppo Pd, Pietro Cocco, si è detto convinto della necessità di proseguire i lavori. In un successivo intervento, il capogruppo di Fi Pittalis ha affermato di non voler alimentare polemiche, aggiungendo che nel merito la legge ha il sostegno del suo gruppo. «Però – ha precisato – va rispettata la regola secondo la quale per ogni legge ci vuole interlocuzione dell’Assessore competente. Se c’è la necessità di spostare il dibattito per un’ora, ha suggerito, «possiamo farlo ma qui c’è una questione di rispetto per il Consiglio, ci vuole serietà e dignità per l’Assemblea».

Il consigliere Pietro Cocco, capogruppo del Pd, si è detto favorevole ad una breve sospensione. Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato la posizione favorevole del suo gruppo, ma ha detto di ritenere necessaria la sospensione, dato che «un problema così specifico, sul piano sostanziale, non può essere affrontato senza la presenza dell’assessore».

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha dato la parola a Rossella Pinna (Pd), la quale ha espresso viva soddisfazione per l’approvazione in Commissione di questa legge, tema importantissimo per la salute delle donne e dei nascituri.

L’esponente della maggioranza ha evidenziato che i dati sui danni causati dal l’alcool e sulle patologie alcol-correlate sono allarmanti in Europa, in Italia e in Sardegna. Secondo alcune ricerche, ha proseguito Pinna, quasi il 60 per cento dei sardi fa uso di alcool, con un’incidenza allarmante tra i giovani e i giovanissimi, con un età che tende vistosamente ad abbassarsi: un giovane su tre fa uso di queste sostanze. Nel mondo il 38,3 per cento consuma alcolici, in Italia 17mila sono i decessi causati dall’utilizzo di queste sostanze. La consigliera ha ricordato che dagli studi scientifici effettuati le donne sono maggiormente esposte ai rischio di patologie alcol-correlate rispetto agli uomini, oltre al fatto che i danni causati dalla fetopatia alcoolica è invalidante e non può essere curata, ma si può prevenire con gli interventi previsti in questa legge, soprattutto all’articolo 4.

Soddisfatto per la condivisione che si è creata tra maggioranza e opposizione su questo tema il consigliere Luca Pizzuto (Sel), uno dei proponenti delle due proposte di legge inserite nel Testo unico. L’esponente della maggioranza ha evidenziato come questa legge punti sulla prevenzione, come atto fondamentale, e riconosca l’importante lavoro svolto da oltre diciotto anni da diverse associazioni. Il particolare, Pizzuto ha proposto all’Aula di rinominare la legge con “Legge degli Amici della vita”, nome dell’associazione che da 18 anni si occupa di queste problematiche. Il consigliere di Sel ha rilevato in modo positivo, infine, che con il provvedimento di oggi «questo Consiglio si sta riavvicinando in modo trasversale alla gente e alle sue necessità».

Voto favorevole è stato espresso anche dal presidente della commissione Sanità, Raimondo Perra (Psi), che ieri ha approvato il Testo unico oggi in discussione. Perra ha sottolineato che si tratta di una legge importante «per noi socialisti», un provvedimento che va nella direzione di tutelare la salute delle donne e dei nascituri. «Si va nella direzione della prevenzione – ha detto – e non in quella della cura. Con questi interventi, oltre a diminuire l’incidenza delle patologie alcoolcorrelate, si riduce anche l’aggravio per la spesa sanitaria, tra l’altro con un investimento modesto di 150mila euro». Per Perra questa legge punta sul migliorare l’informazione data alla donne in gravidanza attraverso l’utilizzo delle strutture sanitarie preposte e dei medici di base.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha annunciato il sostegno alla proposta di legge e ha ricordato come nella passata legislatura un provvedimento analogo aveva superato l’esame della competente commissione ma non era approdato in Aula. L’esponente della maggioranza ha inoltre sottolineato come la legge sia la prima sulla delicata materia varata da una Regione in Italia e ha ribadito l’efficacia degli interventi previsti in particolare per quanto attiene la prevenzione, l’informazione e la gratuità dei relativi test medici. A giudizio del consigliere, Pietro Cocco, con le disposizioni contenute nel testo si possono ipotizzare anche ulteriori benefici in termini di riduzione del costo sanitario complessivo della Sardegna.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha evidenziato che «in Europa il terzo fattore di rischio di morte prematura è rappresentato dall’uso di alcolici, dopo il fumo e l’ipertensione». L’esponente della minoranza ha ricordato le misure previste nel testo all’esame dell’Aula e rimarcato come l’obiettivo della legge è rappresentato dallo scoraggiare l’uso di alcol per tutto il periodo della gravidanza. Luigi Rubiu ha poi fatto cenno ad alcuni interventi promossi al livello europeo per migliorare la prevenzione e limitare la vendita degli alcolici. Tra gli esempi citati quello del divieto alla vendita di bevande alcoliche per chi non ha raggiunto la maggiore età e una particolare etichettatura in cui siano riportati con chiarezza i rischi che derivano dall’abuso di alcolici per le donne in gravidanza e per il feto. Il capogruppo Rubiu ha concluso dichiarando il suo voto a favore della proposta di legge.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque concesso la parola all’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, per la replica della giunta. L’esponente dell’esecutivo ha espresso il formale parere favorevole della giunta alla proposta di legge e sottolineato come il provvedimento, oltre che per la sostanza, meriti apprezzamento anche per il significato simbolico del sostegno alla prevenzione e al “lavoro in team”. Il responsabile della Sanità ha inoltre evidenziato come la legge per la prevenzione della fetopatia alcolica rappresenti una risposta adeguata, in un particolare momento di crisi sociale, «verso quelle fasce che più soffrono una condizione di disadattamento sociale». Apprezzamento è stato inoltre rivolto per i previsti test gratuiti «si potrà così valutare compiutamente anche l’efficacia degli eventuali percorsi di accompagnamento».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha dunque posto in votazione il “passaggio agli articoli” che il Consiglio ha approvato per alzata di mano.

Sull’art.3 del Testo Unico è intervenuto il dell’Udc Giorgio Oppi che ha espresso parere favorevole sull’esenzione dal ticket per le donne in gravidanza. Dubbi invece sulla somministrazione di un questionario anonimo tipo alle pazienti a rischio. «La patologia – ha detto Oppi – può essere riscontrato solo al termine della gravidanza. Il questionario potrebbe rivelarsi inutile. La prevenzione, inoltre, si fa da tempo con un altro questionario predisposto da ricercatori qualificati e finanziato dal Ministero in distribuzione in tutte le Asl sarde».

Gianni Tatti (Udc) ha chiesto di fare chiarezza sui soggetti beneficiari dell’esenzione dal ticket. «Dall’art 3 – ha detto Tatti – non si evince che solo le donne in stato di gravidanza possono avere l’esenzione per il dosaggio della Transferrina desialata. Se a una donna viene ritirata la patente per abuso di alcolici può comunque ottenere l’esenzione. E’ una discriminazione nei confronti degli uomini«  Tatti ha poi segnalato all’aula la presenza in alcune Asl di laboratori non in grado di fare l’esame. «La Regione se ne faccia carico – ha affermato l’esponente dell’UDC – se ci sono esami in più da fare ben vengano ,ma occorre scongiurare il rischio che in Sardegna ci siano cittadini di seria A e Serie B”.

Edoardo Tocco (Forza Italia), ha auspicato che il Consiglio in futuro possa approvare altri provvedimenti con la stessa celerità con cui si è arrivati all’esame del Testo Unico sulla fetopatia alcolica. Il consigliere “azzurro”  ha poi stigmatizzato il mancato coinvolgimento dei consultori e delle associazioni di volontariato nella discussione del provvedimento.

Per Angelo Carta (Psd’Az), la legge in esame «è una prima risposta ad un problema forte vissuto dai territori dove è più presente la piaga dell’alcolismo». In alcune zone dell’isola – ha ricordato Carta –  «il volontariato è l’unico baluardo contro l’abuso perché i comuni sono senza strumenti. La prevenzione è sempre più necessaria per affrontare il problema in modo radicale. Servono strumenti e risorse per il volontariato e una task force nelle Asl per sostenere associazioni e centri d’ascolto».

Robero Deriu (Pd) ha rivolto apprezzamento per il lavoro svolto dal collega Cozzolino annunciando il suo voto a favore del provvedimento

Luca Pizzuto (Sel), rispondendo al precedente intervento del consigliere Edoardo Tocco, ha ricordato che non c’era nessun intento di far trovare una legge già pronta alle associazioni ma i soggetti interessati hanno avuto un ruolo importante per il varo del provvedimento.

Roberto Desini (Centro Democratico) ha espresso soddisfazione per il risultato ottenuto. «Sono orgoglioso – ha detto – perché la Sardegna arriva prima di altre regioni italiane. Si tratta della prima legge in materia sanitaria approvata da questo Consiglio. Per raggiungere gli obiettivi  non serve un grande dispendio di risorse. Con la prevenzione si risolvono i problemi delle persone e si creano le condizioni perché i neonati abbiano una vita normale».

Per Daniele Cocco (Sel), «la legge che il Consiglio si appresta ad approvare è un segnale di grande civiltà che certifica l’attenzione della Giunta per i problemi dei cittadini». Secondo Cocco, l’esenzione dal ticket deve essere estesa anche ai disoccupati.

Christian Solinas (Psd’Az)  ha chiesto all’Aula di mostrare in futuro, per altre problematiche,  la stessa attenzione riservata al Testo Unico sulla fetopatia alcolica. «Stiamo parlando di una legge che impegna 150mila euro – ha detto Solinas – mentre fuori si discute di una questione come il “San Raffaele” per la quale c’è in ballo un investimento di un miliardo di euro. Sarebbe opportuno che Pigliaru riferisse in Consiglio per capire se i sardi devono essere solo mediatori di questioni che interessano il Governo nazionale».

Modesto Fenu (Zona Franca), dopo aver espresso soddisfazione per l’esito della discussione, ha annunciato il suo voto favorevole al provvedimento.

Stessa valutazione dal consigliere del Partito dei sardi Augusto Cherchi, che ha annunciato il voto a favore del gruppo “Soberania e Indipendentzia”  per una legge importante che «pone una pietra nel percorso di prevenzione».

Efisio Arbau (La Base), rispondendo al consigliere Christian Solinas, si è detto sicuro del fatto che la Commissione Sanità saprà esaminare con stessa celerità il progetto “San Raffaele”.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha rivolto un grazie al mondo dell’associazionismo e del volontariato da sempre in prima linea sul fronte della lotta all’alcolismo. «Grazie alle loro iniziative e a quanto hanno saputo seminare – ha detto Pittalis – oggi si può raccogliere il frutto di un impegno per la salvaguardia della vita. La politica scrive una bella pagina».

Il presidente Ganau ha quindi posto ai voti il provvedimento che è stato approvato all’unanimità.

Dichiarazioni_program_presidente_pigliaru_02042014

Il #Consiglio regionale ha bocciato (presenti 47, votanti 44, sì 16, no 28, 3 astenuti) la mozione, primo firmatario il consigliere dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, sulla costituzione e nomina di una #commissione speciale sulla situazione degli istituti di credito in Sardegna.

E’ intervenuto per illustrare il testo il primo firmatario, Attilio Dedoni (capogruppo Riformatori sardi), il quale ha evidenziato che questo argomento è fondamentale e per tutelare le imprese e i sardi oppressi dalle banche. In particolare, l’esponente della minoranza ha impegnato il presidente della Regione «a riferire sulla situazione del credito in Sardegna, e a intervenire con la massima urgenza per scongiurare il rischio di tracollo del sistema produttivo ed economico-sociale isolano». Dedoni ha anche chiesto anche di istituire una commissione di inchiesta sulla situazione degli istituti di credito in Sardegna, anche alla luce delle notizie di imminenti chiusure di numerosi sportelli. Per capogruppo dei Riformatori sardi la situazione in Sardegna è inaccettabile e ogni politico se ne deve fare carico. «Abbiamo il dovere di attauare lo Statuto sardo e non fare gli ignavi», ha detto Dedoni, ricordando che molti cittadini, in questo periodo di crisi, hanno perso anche la casa.

D’accordo con questa mozione anche il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, il quale ha definito la situazione del credito alle imprese e alle famiglie «eticamente intollerabile». Ormai, ha sottolineato, le banche sono diventate la controporte delle imprese e dei cittadini. In particolare, Demontis ha evidenziato la situazione delle imprese edili che, pur avendo un ingente patrimonio immobiliare, ma non disponendo di liquidità, vengono messe in sofferenza dalle banche e si vedono pignorati e svenduti i propri beni. La politica, per Demontis, deve intervenire per tutelare le imprese e le famiglie. L’esponente della maggioranza ha detto, in conclusione, di non ritenere però necessaria l’istituzione di una commissione d’inchiesta.

Modesto Fenu (capogruppo “Sardegna”), in apertura del suo intervento, ha ricordato il suo personale impegno a supporto delle aziende e dei cittadini vessati dalla banche in Sardegna e ha rimarcato le numerose iniziative dell’Unione Europea riguardo al calcolo dei tassi di interesse, nonché le ormai ripetute condanne per anatocismo comminate ai diversi istituti di credito. «Nell’Isola – a giudizio di Fenu – la situazione è aggravata dall’assenza nel mercato del credito di istituti di credito sardi, mentre è definita “drammatica” la situazione che riguarda imprese e famiglie per il rischio pignoramenti.» Secondo il consigliere della minoranza alcuni studi evidenzierebbero che «l’87% dei mutui, dei leasing e dei conti corrente, in Sardegna sono gravati da anatocismo bancario». Per Modesto Fenu è indispensabile un intervento del Consiglio regionale e servono iniziative efficaci. Il capogruppo Fenu ha espresso favore per l’istituzione di una commissione di inchiesta aperta al contributo di esperti e docenti della materia.

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha definito «serio e importante» il tema oggetto della mozione n.23 e ha dichiarato che il tutto non significa che «il Consiglio abbia deciso di dichiarare guerra alle banche». L’esponente della minoranza consiliare ha denunciato la distanza evidente tra il sistema del credito e il mondo delle imprese in Sardegna, mentre la banca centrale europea ha ridotto al minimo storico il costo del denaro per le banche. Per il consigliere Crisponi le “manovre” della Bce sono però ad esclusivo vantaggio delle banche «senza un minimo di risorse per le imprese e le famiglie». Il consigliere dei Riformatori sardi ha espresso favore per la mozione e per l’istituzione di una commissione d’inchiesta in Consiglio regionale.

Il consigliere Piermario Manca (“Soberania e Indipendentzia”) ha dichiarato di concordare con i contenuti della mozione e ha ribadito come il documento segnala «un problema reale e oggettivo di un sistema che non aiuta né le famiglie e neppure le imprese». Il consigliere della maggioranza ha sottolineato i danni dell’anatocismo bancario «soprattutto nei riguardi delle famiglie che sono prive di strumenti adeguati per contrastarne l’ingiustizia». Piermario Manca ha ricordato le iniziative di ristrutturazione interna in atto nei diversi istituti di credito e denunciato che tali iniziative non tengono conto delle esigenze di imprese  e cittadini. Manca ha citato ad esempio la chiusura degli sportelli nei piccoli centri come nelle città in Sardegna. In conclusione, il consigliere del partito dei sardi ha espresso perplessità sull’istituzione della commissione d’inchiesta in Consiglio regionale e invitato i presentatori della mozione a favorire ulteriori approfondimenti nella commissione competente.

Pietro Cocco, capogruppo Pd, pur ritenendo importante la questione, ha definito «fuori luogo la mozione nella parte in cui chiede al Presidente della Regione di riferire sulla situazione del credito e di indicare il modo per evitare il tracollo del sistema economico isolano». Parere negativo da parte dell’esponente della maggioranza anche all’istituzione di una Commissione d’inchiesta sul credito. «Ritengo l’argomento meritevole di discussione – ha concluso Cocco – ma è necessario approfondire il tema in commissione bilancio per poi portarlo in Aula».

Pietro Pittalis (Forza Italia) si è detto sorpreso dalle affermazioni del capogruppo del Pd. «Il presidente della Regione non vive su Marte – ha detto Pittalis – sul problema del credito può, e deve, riferire in aula». Non stiamo scomodando una parte politica che controlla il credito, ha aggiunto l’esponente della minoranza, non stiamo ponendo un problema politico sulle banche o sulle fondazioni ma una questione che attiene ad una situazione denunciata da associazioni di categoria e dalle imprese. «Serve una ricognizione seria – ha spiegato Pittalis  anche perché la Regione organizza ogni anno una conferenza sul Credito. Non si può banalizzare il problema».

Chiusa la discussione generale, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta che si è rimessa al parere dell’Aula.

In sede di replica, il primo firmatario della mozione Attilio Dedoni, ha detto di aver posto all’Assemblea « un problema grave che turba le coscienze». Se il consiglio ritiene di dover rinunciare alla Commissione d’inchiesta sul credito, ha aggiunto Dedoni, «è bene che si sappia che il Consiglio non vuole applicare lo Statuto Sardo e che non si vuole far luce su chi mette in difficoltà le famiglie e le impreseSe fuori dal Palazzo ci sono i forconi la colpa è la nostra».

Voto favorevole è stato annunciato dal capogruppo di Sardegna, Modesto Fenu, il quale ha chiesto alla minoranza di prendere in considerazione la loro proposta, visto che hanno manifestato chiusura nei confronti dell’istituzione della commissione d’inchiesta.

Voto contrario, invece, da parte del gruppo “Sardegna Vera”. Il capogruppo Efisio Arbau ha chiesto all’opposizione di non fare inutili moralismi.  Arbau si è detto d’accordo con il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, perché si affronti un argomento così delicato prima in commissione e poi in Aula.

D’accordo con il contenuto della mozione il consigliere dei Riformatori sardi, Luigi Crisponi, il quale ha ricordato che la Regione ha un bilancio e miliardi depositati in quelle banche che non sono vicine alle imprese e ai cittadini. E’ necessario, ha affermato Crisponi, capire dal presidente della Giunta e dall’assessore della Programmazione quali siano le criticità del sistema creditizio. Favorevole alla mozione anche il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, il quale ha evidenziato come la mozione abbia assolto al suo compito. Per l’esponente della minoranza l’impegno assunto dal centrosinistra sull’argomento è importante, ma è necessario che alle parole seguano i fatti in tempi celeri.

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha replicato ad alcune critiche avanzate nel corso del dibattito e in particolare ha escluso di aver intrapreso una posizione di «arrocco», per quanto attiene l’istituzione della commissione di inchiesta. Dedoni si è detto però “sorpreso e dispiaciuto” dalle dichiarazioni del capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha definito non condivisibile la richiesta, avanzata nella mozione, perché il presidente della giunta riferisse in Aula sulla situazione del credito in Sardegna. Il primo firmatario della mozione n. 23 ha ribadito la disponibilità anche per l’istituzione di un osservatorio per monitorare le attività degli istituti di credito operanti nell’Isola.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha definito «un’occasione persa per il Consiglio regionale la mancata istituzione di una commissione d’inchiesta» e non ha risparmiato critiche per la condotta tenuta in sede di dibattito da alcuni esponenti della maggioranza di centrosinistra. In particolare il capogruppo Pittalis si è rivolto a quanti, nel corso del dibattito, hanno fatto riferimento alle indicazioni, a suo tempo formulate dal centrodestra nella passata legislatura, per le nomine alla Fondazione banco di Sardegna, ed ha invitato «qualcuno che pensa di inserire nel dibattito politico, l’insulto» ad evitare di «scadere nella contumelia». L’esponente della minoranza ha quindi affermato che, «davanti al nuovo modo di procedere nel confronto inaugurato dalla maggioranza», l’opposizione consiliare «è pronta fin da oggi a mutare il proprio atteggiamento in Aula e in Commissione».

Il consigliere del gruppo Misto, Fabrizio Anedda, ha definito «vergognoso, il tentativo di utilizzare la crisi economica in atto per denunciare nomine politiche negli istituti bancari». «La crisi delle imprese – ha dichiarato il consigliere della maggioranza – non dipende dagli istituti di credito che, a loro volta, sono essi stessi imprese». Anedda ha dichiarato il voto contrario alla mozione Dedoni e più.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, rispondendo alle critiche dell’opposizione, ha ribadito l’attenzione della maggioranza al delicato problema del credito. «Faremo la nostra parte – ha detto Cocco – abbiamo a cuore il problema delle partite Iva ma respingeremo la mozione perché serve una riflessione seria».

Daniele Cocco (SEL) ha annunciato il voto contrario del suo gruppo. «Siamo consapevoli dell’importanza della questione ma non concordiamo sullo strumento per affrontarla».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la mozione che è stata respinta dall’Aula con 28 voti contrari (16 quelli a favore, 3 gli astenuti).

 

I terreni e gli immobili dell’ex #Genio militare di Siliqua, che l’amministrazione della Difesa non utilizza ormai da anni, possono essere dismessi ed assegnati alla Regione in modo da consentire al comune di Siliqua, di riutilizzarli per scopi di pubblica utilità.

E’quanto chiedono in un’interrogazione rivolta al presidente della Regione ed all’assessore competente i consiglieri regionali di Sel Eugenio Lai e Daniele Cocco, sottolineando fra l’altro che l’area dell’ex genio, comprendente un terreno di 16.500 metri quadrati ed un immobile di 300, si trova all’interno di un contesto densamente urbanizzato a poca distanza da abitazioni civili che, formalmente, sono obbligate a mantenere una “zona di rispetto” dall’ex installazione militare.

«Si tratta di un vincolo irragionevole e superato – sostengono Lai e Cocco – che potrebbe cessare attraverso l’acquisizione del bene da parte della Regione in base all’art. 14 dello Statuto ed il successivo trasferimento al Comune di Siliqua, in modo da poter programmare una nuova destinazione del sito per attività pubbliche sociali, culturali, ambientali e di volontariato. Si tratta di un’esigenza particolarmente sentita dalla comunità locale – concludono i consiglieri regionali di Sel – tanto è vero che recentemente si è costituito un comitato spontaneo di cittadini denominato “Liberiamo il Genio”, con l’obiettivo di sottrarre all’abbandono ed al degrado una porzione importante del territorio comunale e restituirlo all’uso pubblico, sollecitando a questo fine l’impegno attivo delle Istituzioni.»