19 April, 2024
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I rappresentanti sindacali del medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, Paolo Mameli – Fimmg, Anna Rita Ecca – Intesa Sindacale (FISMU), Maria Francesca Pinna – SIMPeF, Paolo Zandara – SISPe e Domenico Salvago – Snami, hanno inviato una dura lettera all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, al Commissario Straordinario ATS Sardegna Massimo Temussi ed al Commissario ASSL Carbonia Gianfranco Casu, con richiesta di spiegazioni sulla mancata somministrazione della prima dose vaccinale per i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta nella ASSL Carbonia.

«Il Programma Vaccinazione Anti-COVID-19 Fase 1 della ASSL Carbonia, illustrato con nota del 12.01.2021 del Coordinatore di Progetto Dr. Giuseppe Ottaviani, prevedeva nelle giornate di sabato 16 e domenica 17 la somministrazione della prima dose vaccinale anche per i medici di medicina generale e i pediatri di libera sceltasi legge nella lettera -. Così non è stato, perché nella tarda mattinata del 15 c.m. ai medici, tramite contatto telefonico da parte di operatori del CUP, veniva comunicato che i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta non avrebbero più ricevuto la somministrazione della prima dose vaccinale e, dunque, non dovevano recarsi nella struttura individuata per le vaccinazioni. Gli operatori non hanno fornito nessuna spiegazione attendibile – il presunto mancato accordo con le sigle sindacali, in un primo tempo indicato come possibile causa è ovviamente risibile, non essendoci mai stata nessuna concertazione in merito -.»
«Contattati i Direttori di Distretto, in qualità di rappresentanti sindacali, si è appurato che nemmeno i responsabili aziendali erano in grado di fornire delucidazioni in merito, in quanto del tutto ignari della svolta che l’ASSL, su indicazione di ATS, aveva dato alle operazioniaggiungono i cinque rappresentanti sindacali dei medici -. A nulla è valso cercare di capire cosa stesse succedendo, perché anche l’ulteriore spiegazione che la Pfizer aveva tagliato le forniture e non c’era copertura certa per le seconde dosi, si è rivelata anch’essa risibile, in quanto nelle giornate di sabato e domenica le altre ASSL hanno continuato a somministrare le prime dosi vaccinali ai medici dell’Area convenzionata, senza nessuna variazione rispetto al calendario programmato. Quindi, se ne deduce, che il taglio della scure si è abbattuto solo sui medici dell’ASSL Carbonia, che hanno visto categorie non altrettanto esposte al COVID-19 ricevere il vaccino secondo programma. Di fatto, il Sulcis Iglesiente e i suoi cittadini, ancora una volta verranno penalizzati perché questo vuol dire che i medici di medicina generale, di continuità assistenziale (perché ovviamente anche per loro slitta la prima fase) e i pediatri di libera scelta non solo non potranno aderire alla seconda fase vaccinale come operatori perché non ancora immuni, ma continueranno a fare tamponi antigenici, a visitare pazienti critici, esposti all’infezione virale. E di tutto questo, però, i cittadini saranno puntualmente informati ,utilizzando tutti i nostri canali di comunicazione.»
«E’ di questi giorni la morte di un medico di medicina generale, il dr. Ettore Gallus, sino a poco tempo fa nostro collega di continuità assistenziale a Santadi – concludono Paolo Mameli, Anna Rita Ecca, Maria Francesca Pinna, Paolo Zandara e Domenico Salvago -. Si è attesa una risposta chiarificatrice nella giornata di oggi che ponesse fine a questa scarsa considerazione del lavoro svolto dai medici convenzionati, ma non è pervenuta neanche per le vie brevi – canale di comunicazione informale utilizzato in questi giorni dalle OO.SS.»

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Il vicepresidente nazionale dello Snami Domenico Salvago lancia un appello forte ai Medici di medicina Generale di tutta Italia: «Mettiamoci subito in quarantena dai nostri familiari! L’isolamento sociale che indichiamo ai nostri pazienti di attuare in maniera severa deve valere anche per noi come isolamento familiare – aggiunge Domenico Salvago – perché i dati dimostrano che il medico di medicina generale può essere contagiato anche perché scoperto delle dotazioni minime di protezione individuale, diventare a sua volta portatore senza sintomi e quindi “untore” verso terzi, può purtroppo ammalarsi morire come sta succedendo a tanti medici che hanno continuato a svolgere la loro missione.»

«In un comunicato di ieri, dal titolo “L’ASINTOMATICO PUO’ ESSERE CONTAGIOSO? ASSOLUTAMENTE SI’, SENZA SE E SENZA MA”di Angelo Testa, presidente nazionale dello Snamiabbiamo ribadito come la grande maggioranza delle persone infettate da Covid-19, tra il 50 e il 75%, è completamente asintomatica ma rappresenta una formidabile fonte di contagio. Questo vale anche per la nostra categoria, da qui la raccomandazione all’isolamento dai familiari – conclude Domenico Salvago –. Ci si trasferisca subito, in alternativa si utilizzino camere e servizi separati e si stia comunque in maniera ferma lontano dai familiari. Non possiamo pagare il prezzo estremo che si possano ammalare i nostri cari perché contagiati da Noi. Un piccolo sacrifico per ottenere il massimo dei risultati in un ribattezzato: LONTANO DAGLI OCCHI MA PIU’ VICINO AL CUORE!»

 

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Il 7 dicembre presso la Hall dell’Ospedale Sirai, si è tenuta una tavola rotonda dal titolo: Ospedale e territorio fare sistema al servizio del paziente, organizzata dalla Direzione dell’Ospedale Sirai e dall’Associazione “Amici del Sirai”. Alla giornata di studio, moderata dal direttore delle professioni sanitarie Antonello Cuccuru, sono intervenuti il direttore dell’Ospedale Sergio Pili, il presidente della Conferenza Socio Sanitaria e sindaco di Gonnesa Hansel Christian Cabiddu, il pediatra di Libera scelta Paolo Zandara e il medico di Medicina generale Domenico Salvago.

I lavori sono stati introdotti da Antonello Cuccuru che ha delineato la nuova geografia della sanità regionale, in attesa dell’emanazione della rete territoriale. Antonello Cuccuru, ha illustrato inoltre quanto contenuto nel Rapporto OASI 2017 (Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema Sanitario Italiano), realizzato da Cergas e SDA Bocconi, che dal 2000 monitora lo stato del settore sanitario pubblico e privato in Italia, dove si evidenzia che “la prevenzione, insieme alla gestione delle non-autosufficienze è il tallone di Achille dello scenario sanitario italiano. Le fonti pubbliche coprono il 95% della spesa ospedaliera, ma solo il 65% della spesa per assistenza residenziale a lungo termine (LTC) e il 60% della spesa per prestazioni ambulatoriali. I pazienti cronici pluri-patologici rappresentano, oggi, il 21% della popolazione e, data la complessità del loro quadro clinico, tendono ad assorbire gran parte dell’offerta delle prestazioni ambulatoriali, facendo sì che i pazienti occasionali si rivolgano più frequentemente al circuito a pagamento

Il direttore del Sirai Sergio Pili, in attesa del nuovo ospedale del Sulcis Iglesiente, ha raffigurato uno scenario regionale di incertezza con timore che, in assenza di precise indicazioni di programmazione sanitaria, si vada alla deriva. Secondo il direttore del Sirai, in questi ultimi anni, siamo rimasti prigionieri di logiche di spartizione e di campanili, dove hanno prevalso i numeri dei primari e delle strutture complesse rispetto ai servizi realmente necessari. Definire il ruolo dell’ospedale del futuro -dentro un territorio-, afferma il Direttore del Sirai, non può inoltre prescindere da un insieme di fattori dovuti all’invecchiamento della popolazione, alle cronicità di lunga durata, ai costosi farmaci innovativi, alla non autosufficienza, che rischiano di mettere in ginocchio la più importante conquista sociale di tutti i tempi: la sanità per tutti, equa e inclusiva.

Per il presidente della Conferenza socio sanitaria Hansel Christian Cabiddu, si registra sia un’insufficienza di risorse, sia una frammentazione delle competenze istituzionali (disperse tra SSN e Comuni), dove le famiglie vengono lasciate sole con il compito di auto-organizzarsi, o attraverso un impegno diretto nella cura del proprio parente, o con l’aiuto di un caregiver informale, o ricorrendo al ricovero sociosanitario in solvenza completa. Il Sindaco ritiene prioritaria la difesa dei servizi dedicati delle patologie tempo-dipendenti (Emodinamica e Stroke) che non possono essere mercanteggiati con altri interessi. Ha detto, infine, che tali obiettivi dovrebbero essere visti dalla politica come il vero ritorno degli investimenti in sanità, volando alto nel pensiero politico, nell’idea di welfare e nella (ri)programmazione socio-sanitaria.

Prima di affrontare il discorso del rapporto tra cure primarie e ospedale, Paolo Zandara ha snocciolato impietosamente alcuni dati relati al definanziamento del SSN, riportando quanto previsto nel Documento di economica e finanza (Def) 2017, dove si prevede che il rapporto tra spesa sanitaria e Pil diminuirà dal 6,7% del 2017 al 6,5% nel 2018, per poi scendere ancora al 6,4% nel 2019, lasciando intendere che l’eventuale ripresa del Pil non avrà ricadute positive sul finanziamento pubblico del Ssn. Riprendendo quanto affermato dal Sindaco di Gonnesa, invita gli amministratori locali ad utilizzare lo strumento della Conferenza Socio sanitaria per tutelare in maniera più incisiva la sanità del Sulcis Iglesiente. Per quanto concerne alcune azioni che potrebbero migliorare l’integrazione, ricorda che dal 2011, la ricetta cartacea, di cui al decreto 17 marzo 2008, è stata sostituita dalla ricetta dematerializzata generata dal medico prescrittore. Il medico prescrittore, a prescrizione avvenuta, rilascia all’assistito il promemoria della ricetta dematerializzata provvisto di Numero Ricetta Elettronica (NRE) e codice di autenticazione dell’avvenuta transazione; un percorso apparentemente lineare ma che trova ancora oggi qualche ostacolo legato alla copertura della Rete. Forte di alcune esperienze formative multidisciplinari – il pediatra- ritiene che il tallone di Achille sia ancora rappresentato dalla insufficiente comunicazione tra medico e paziente. In ultima analisi, ha invitato la ASSL a mettere in atto alcune azioni, alla luce del ridimensionamento delle strutture ospedaliere pediatriche previste dall’atto aziendale ATS, attraverso l’istituzione di un Pronto soccorso pediatrico e la creazione di ambulatori di chirurgia pediatrica nel territorio.

Per il medico di Medicina generale e vice presidente SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani) Domenico Salvago, che ha concluso il giro degli interventi, la sanità del Sulcis Iglesiente deve fare i conti con una politica nazionale di de-finanaziamento del SSN che spesso ha portato a privilegiare la sanità privata rispetto a quella pubblica e a creare una situazione di contrapposizione fra medici, personale sanitario e i cittadini-pazienti. Anche lo sciopero del 12 dicembre – ha aggiunto Domenico Salvago – rappresenta un indicatore di disagio di professionisti a causa del mancato rinnovo di un contratto bloccato da 8 anni.  Il territorio dovrebbe essere al centro dell’attenzione dei politici e degli amministratori del Servizio Sanitario Nazionale, per questo motivo prima di parlare di nuovi modelli concettuali come la medicina di iniziativa, di Case della Salute e di Ospedali di Comunità – a fronte di una apertura nel territorio ancora tutta in evoluzione, bisognerebbe concentrarsi su modelli sperimentabili nel nostro territorio. Per dirla con Cavicchi – che mi capita di leggere spesso su “quotidianosanità” – ha sottolineato ancora Domenico Salvago -, non ha senso ripensare la medicina generale, la specialistica, l’ospedale, come “enclave” cioè ciascuno separato dall’altro. Giusto per fare un esempio, si potrebbe cominciare a fare integrazione migliorando i servizi telematici resi disponibili dall’infrastruttura nazionale per l’interoperabilità del Fascicolo sanitario elettronico (FSE).  Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è, infatti, lo strumento attraverso il quale il cittadino può tracciare e consultare tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendola con i professionisti sanitari per garantire un servizio più efficace ed efficiente.

Il dibattito conclusivo ha registrato la partecipazione di diversi interventi, che hanno rilevato la necessità di integrazione tra ospedale e territorio, attraverso la costruzione di percorsi diagnostici terapeutici assistenziali su patologie croniche, come ha sottolineato l’ex Direttore Sanitario Enrico Pasqui, e l’urgenza di far riacquistare sicurezza ai cittadini del Sulcis Iglesiente che scelgono di farsi curare al Sirai e al CTO, come ha invece fatto risaltare l’Assessora ai Servizi Sociali Loredana La Barbera.

La serata è proseguita con un concerto della OMA big band che si è esibita in occasione dei festeggiamenti per l’anniversario di Carbonia.