25 April, 2024
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Questa mattina, a Roma, il Comitato Promotore per l’insularità ha tenuto una conferenza stampa per presentare la proposta di legge di iniziativa popolare. Per la prima volta in Italia, è stata promossa la sottoscrizione di una proposta di legge di iniziativa popolare di modifica costituzionale che punta ad introdurre nella nostra Carta il principio di insularità.
«Grazie all’impegno generoso di decine e decine di volontari – si legge in una nota del Comitato promotore – è stato sfondato lo straordinario traguardo di centomila firme, oltre settantamila delle quali sono state raccolte in Sardegna. Un risultato quasi incredibile, ottenuto grazie a tutti i sardi, finalmente uniti sulla «madre di tutte le nostre battaglie» e a tutte le forze politiche, nessuna esclusa, che hanno sostenuto la proposta di legge.»
Le firme di sottoscrizione non sono state raccolte soltanto in Sardegna, ma in tutta Italia: con il sostegno della FASI e dell’ANCIM (associazione dei comuni delle isole minori), abbiamo voluto in questo modo sottolineare come la garanzia delle pari opportunità e dei pari diritti dei cittadini isolani sia un problema dell’intera comunità nazionale, la cui soluzione spetta a tutti gli italiani!

Questa mattina alla conferenza stampa, a Roma, hanno partecipato Pierpaolo Vargiu, Michele Cossa, Emilio Floris, Luciano Uras, Christian Solinas, Giannina Usai e Gemma Azuni in rappresentanza del Comitato promotore, mentre la capogruppo di Forza Italia al Senato Anna Maria Bernini che, da emiliana, ha fatto un appassionato intervento a sostegno delle ragioni della insularità, ha garantito, insieme ad altri senatori presenti, il massimo impegno per la rapida discussione della legge.
Il Comitato sardo per l’insularità, la FASI e l’ANCIM, da un lato, sono convinti della oggettiva centralità della “questione insularità” in tutta la progettualità dello sviluppo futuro delle Isole, dall’altro, sono consapevoli di quanto sia importante il riconoscimento del gap che produce ritardo di sviluppo sociale ed economico che spesso rende gli isolani cittadini con diritti ridotti ed affievoliti rispetto ai cittadini della terraferma.

Pierpaolo Vargiu ha ricordato che «nelle isole tutti i servizi sono più costosi a causa del “fattore trasporti”, mentre la salute diventa un elemento di spesa maggiore, da ridimensionare con conseguente taglio dei servizi. Anche i settori che potrebbero produrre eccellenza come l’ambiente, il risparmio energetico e le fonti alternative sono frenati dalle tendenze allo spopolamento. E’ per questo – ha concluso Pierpaolo Vargiu – che chiediamo che il “principio di insularità” diventi un principio costituzionale in grado di certificare la volontà dello Stato di riconoscere le peculiarità e misurare gli svantaggi delle sue Isole e degli italiani che ci vivono».
«Gli isolani, ma anche tanti italiani del continente, hanno fatto sentire la loro voce, sottoscrivendo in modo travolgente la proposta – ha detto Michele Cossa – ora tocca all’intero Parlamento di fare la sua parte, modificando l’art. 119, comma 5 della Costituzione. Da parte nostra il Comitato continuerà a lavorare insieme nella convinzione che sia arrivato il momento di proporre in Italia una vera e propria “rivoluzione copernicana” che ribalti filosofie superate, legate al vecchio concetto di “assistenza che compensa gli svantaggi” per i residenti nelle Isole, per arrivare invece ad una corretta misurazione del complesso delle opportunità – ha concluso Michele Cossa -, puntando a rimuovere le condizioni che impediscono agli isolani di confrontarsi alla pari con tutti gli italiani.»
Accanto al comitato promotore (presidente Roberto Frongia, Gianfranco Ganau, presidente del Consiglio regionale, Michele Cossa, Pierpaolo Vargiu, Alessandra Zedda, Emilio Floris, Luciano Uras, Piergiorgio Massidda, Roberto Deriu, Cecilia Cherchi, Piero Comandini, Luigi Crisponi, Attilio Dedoni, il sindaco di Nuxis Pier Andrea Deias, il coordinatore dei giovani, Matteo Rocca, Pietro Pittalis, Antonello Peru, Franco Sabatini, Stefano Tunis, Giannina Usai segretaria generale dell’Ancim, Romina Mura, il sindaco di Buggerru Laura Cappelli), è nato un comitato scientifico, coordinato dalla prof.ssa Maria Antonietta Mongiu, a cui hanno dato il loro contributo:

Il prof. Paolo Savona, il dr. Gavino Sanna, il prof. Massimo Carpinelli, rettore dell’Università di Sassari, la professoressa Maria Del Zompo, la prima donna ad essere eletta Rettore nella storia dell’Università di Cagliari, il prof. Pasquale Mistretta, già rettore dell’Università di Cagliari, il dr. Ettore Angioni, già procuratore generale della Repubblica, dr.ssa Simonetta Sotgiu, Giudice della Corte di Cassazione, il prof. Gianluigi Gessa, il Giudice dott. Federico Palomba, prof. Giovanni Lobrano, ordinario di Diritto romano presso l’università di Sassari, il prof. Francesco Sitzia, Dipartimento di Giurisprudenza di Cagliari, docente di Diritto Romano e diritti dell’Antichità (è stato preside della facoltà di giurisprudenza per 5 mandati – dal 1985 al 1994 e dal 2000 al 2006), prof. Gavino Faa (medico, università di Cagliari), il dr. Paolo Fadda, storico, l’editore Carlo Delfino, il giudice dr. Enrico Altieri, il prof. Mario Sanna fondatore e direttore del Gruppo Otologico, centro riconosciuto a livello mondiale per l’Otologia, l’Implantologia uditiva e la Chirurgia della Base Cranica, punto di riferimento nel suo campo, riconosciuto a livello internazionale, il dr. Francesco Manca, già direttore generale dell’Osservatorio industriale della Sardegna, il dr. Paolo Figus, già direttore de L’Unione Sarda, l’avv. Francesca Curreli, l’avv. Rita Dedola, già presidente del Consiglio dell’Ordine Forense di Cagliari, l’avv. Stefano Altea. 

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Il presidente del Comitato promotore Roberto Frongia.

Il comitato promotore del referendum sull’insularità ha centrato l’obiettivo delle 15.000 firme (sono già 18.000).

Per il Movimento Referendario “Insularità in Costituzione”, si chiude oggi la fase iniziata venti giorni fa: abbiamo già raccolto 18.000 firme, è stato raggiunto e superato l’obiettivo minimo, che ci consente di dire che i sardi voteranno nella prossima primavera!

Lo ha dichiarato con soddisfazione il presidente del comitato promotore, Roberto Frongia, che ha aggiunto: «E’ stata davvero una fase entusiasmante, portata avanti con determinazione e passione da gruppi di volontari e amministratori locali volenterosi, che si sono appoggiati in larga parte alla piccola struttura dei Riformatori, spendendo pochi euro. Ma da oggi, la nostra sfida cambia marcia: vogliamo che il progetto dell’insularità sfondi in tutta la Sardegna e diventi realmente una battaglia di tutti, nella quale non ci sia alcun copyright, una battaglia intorno alla quale si uniscano tutti i sardi. L’obiettivo è così importante e centrale per la nostra isola che non ci possono essere primogeniture, né gelosie, né diserzioni!».

Michele Cossa, consigliere regionale dei Riformatori sardi: «Essere “un’isola” può apparire a chi non ci vive una cosa pittoresca. La realtà è che comporta costi aggiuntivi che devono essere compensati in nome della coesione nazionale, con l’obiettivo di rendere uguali i punti di partenza di tutti i cittadini italiani. Siamo italiani e vogliamo diritti di cittadinanza uguali a tutti gli altri italiani: uguali i punti partenza, saranno diversi i punti di arrivo in rapporto alla capacità e al talento di ciascuno! Sia data ai sardi la possibilità di dimostrare il proprio valore, senza la partenza ad handicap dell’insularità!»

«Non si tratta soltanto di difendere la nostra Autonomia – ha aggiunto il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Pietrino Fois – ma di interpretare una nuova stagione di Autonomia 4.0, che coniughi responsabilità e innovazione e rappresenti una vera rivoluzione culturale per l’intera Sardegna! La nostra cultura, la nostra storia millenaria e le nostre tradizioni rappresentano la consapevolezza della nostra identità che diventa il presupposto per l’abbandono del vecchio modello di sviluppo, basato sull’assistenza. I sardi non vogliono più ricevere il “pesce pescato da altri e regalato dallo Stato”, proseguendo un andazzo che mortifica ogni capacità di dimostrare quanto valiamo e ci condanna ad essere servi senza dignità. Vogliamo invece che siano azzerati gli attuali svantaggi strutturali legati all’insularità e che sia, dunque, finalmente consentito ai sardi di competere con pari punti di partenza e pari opportunità con tutti gli altri cittadini italiani!»

«L’obiettivo finale – ha concluso il parlamentare dei Riformatori sardi Pierpaolo Vargiu – può sembrare un sogno, ma non lo è affatto: vogliamo raccogliere 100.000 firme autenticate e certificate, un risultato mai ottenuto prima d’oggi in Sardegna nelle diverse campagne referendarie, che può certificare in modo inequivocabile che questa non è una battaglia di una parte politica, ma la madre di tutte le battaglie per tutti i sardi! Da oggi dunque chiediamo a tutti un “cambio di passo”: la classe dirigente sarda sta aderendo in modo autorevole e massiccio, è il momento di contagiare a tutti i sardi il nostro entusiasmo, gridando con forza quanto “noi ci crediamo!”.»

Sono poi intervenuti:

Enrico Altieri, già presidente della sezione tributaria della Corte di cassazione: «Si tratta di una iniziativa importante, perché incide sull’identità Costituzione della nostra nazione. Apre la strada a una serie di opportunità sinora negate, soprattutto sul piano della fiscalità di vantaggio».

Roberto Deriu, consigliere regionale del Pd: «Con questa iniziativa riprende vigore l’iniziativa riformatrice. Un ampio fronte proveniente da diverse aree politiche si riunisce per un obiettivo che potemmo definire in controtendenza, giacché nasce non per dividere me per unire, e si muove sul piano costituzionale, com’è corretto che sia».

Pietro Pittalis, consigliere regionale Forza Italia: «I referendum lombardo e Veneto del ottobre ci impongono di batterci per riaffermare la nostra specialità. Ringrazio i Riformatori sardi er la lungimiranza che hanno avuto nel promuovere l’iniziativa, e vorrei richiamare anche la battaglia fatta nel parlamento europeo dal nostro europarlamentare Salvatore Cicu, che ha portato ad una importante risoluzione del parlamento europeo».

Vanni Lobrano, docente di diritto romano presso l’Università di Sassari: “Iniziativa dal grandissimo significato costituzionale”.

Maria Antonietta Mongiu, già presidente del Fai: «Lavoriamo perché la maggior parte della popolazione sia con noi. Se riusciremo, la battaglia sarà vinta».

Rita Dedola, Presidente dell’ordine degli avvocati di Cagliari, che ha dichiarato: «Il traguardo di firme raggiunto conferma che avevamo visto lungo e giusto: in Sardegna è indispensabile una svolta culturale che individui un nuovo percorso di sviluppo, che unisca tutti i sardi, dando diritti di cittadinanza pari agli altri italiani. Anche lo smantellamento del sistema dei Tribunali a cui rischiamo oggi di assistere in Sardegna è figlio di una logica che rifiutiamo, non certo perché vogliamo assistenza statale, ma perché chiediamo che vengano calcolati e risarciti i maggiori costi per il buon funzionamento della Giustizia nell’Isola!»

Franco Sabatini, consigliere regionale Pd: «Sono temi che per loro natura sono trasversali, ed è significativo che ci siano consiglieri regionali di diverse parti politiche. Accanto ad essa tuttavia è necessario mettere in campo una forte azione politica rivolta all’Europa».

Stefano Altea, avvocato, esperto di Diritto Europeo: «L’iniziativa referendaria avente oggetto la (re)introduzione del principio di insularità all’interno della Carta Costituzionale trae legittimazione giuridica dall’art. 1 lettera f della L.R. 17 maggio 1957, n. 20 che regolamenta le Norme in materia di referendum popolare regionale. Ai sensi dell’art. 1, lettera f, infatti, può essere indetto referendum popolare per esprimere parere su questioni di particolare interesse sia regionale che locale. E’ di tutta evidenza come la costituzionalizzazione del principio di insularità sia una questione di particolare interesse per la Sardegna per due motivi. Il primo risiede nella necessità di affermare le pari opportunità, il secondo riguarda la questione fondamentale per riaffermare la specialità della nostra Regione in ambito nazionale. A livello contenutistico il quesito referendario si presenta del tutto legittimo dal punto di vista della legalità costituzionale in quanto non mira a derogare l’iter naturale di revisione della Costituzione di cui l’art. 138 ma vuole rappresentare un importante stimolo per la Giunta Regionale al fine di intraprendere i percorsi istituzionali necessari per la presentazione di una proposta di Legge Costituzionale».

Alessandra Zedda, consigliere regionale di Forza Italia: «L’affermazione del principio di insularità all’interno della Costituzione ci consentirà, nei confronti dell’Europa e del resto dell’Italia, una revisione totale sia del concetto di aiuto di stato, che di concorrenza. Questo determinerebbe un impatto fortissimo sulle potenzialità di sviluppo e potenziamento sia dei settori produttivi tradizionali che innovativi».

Piero Comandini, consigliere regionale del PD: «Tanti problemi della Sardegna nascono proprio alla condizione di insularità, mai veramente riconosciuta; è un dato di fatto, siamo lontani dalla terra ferma è una condizione che non possiamo cambiare, ma possiamo, dobbiamo, abbiamo il diritto/dovere di farne un vantaggio. Ecco perché ritengo che il referendum sia importante, perché sarà la voce di tutti i sardi, una voce unita e forte, perché il riconoscimento della nostra insularità ci darà la possibilità di liberarci dei tanti vincoli che altro non fanno che tenerci isolati. Il popolo sardo deve avere il giusto riconoscimento e la tutela che merita. Il referendum deve essere il punto di partenza per un nuovo grande Piano di Rinascita Regionale, sostenuto e riconosciuto a livello nazionale ed europeo».

Domenico Gallus, consigliere regionale gruppo Psd’az, La base e sindaco di Paulilatino: «Nuovo protagonismo degli amministratori locali, su un tema di rilevanza straordinaria. Ho avuto i moduli da pochi giorni eppure mi sono reso conto che le persone aderiscono con entusiasmo. È un segnale da non sottovalutare».

Marco Tedde, consigliere regionale di Forza Italia: «Siamo cittadini diversamente comunitari, questo è il frutto dell’insularità. Che è anche un fattore culturale determinante».

Giuseppe Fasolino, consigliere regionale di Forza Italia e sindaco di Golfo Aranci: «Fondamentale che il valore su cui noi qui presenti convergiamo non è l’appartenenza politica ma una battaglia comune per la nostra terra. Ma non dimentichiamo che il referendum è solo un punto di partenza».

Giovanni Pileri, coordinatore dei Riformatori sardi Gallura: «Ci sono terrori come la Gallura dove l’insularità pesa più che altrove. La gente risponde immediatamente, e questo oggi è un fatto straordinario. Riconoscimento fondamentale per la ripresa della nostra economia».

La decisione di non opporsi all’impugnazione del governo contro le norme sulle accise, approvate dal Consiglio regionale all’unanimità, provocherebbe alla Sardegna un danno di oltre un miliardo di euro. E a dare supporto alla tesi dei Riformatori sardi è il parere tecnico del giudice Enrico Altieri, già presidente della Corte di Cassazione, sezione Tributaria, tra i massimi esperti tributaristi italiani.

E’ quanto emerso nella conferenza stampa svoltasi questa mattina nella sede regionale  dei Riformatori sardi, in via Firenze 20, a Cagliari.

I Riformatori sardi, che sul tema hanno presentato anche un’interrogazione a Francesco Pigliaru, chiedono di sapere cosa il presidente «intenda fare per opporsi alla impugnativa del Governo che, se accolta, provocherebbe alla Regione un danno economico valutabile in oltre un miliardo di euro; se intende costituire la Regione nel giudizio promosso dal Governo; se conferma le opinioni espresse qualche giorno fa, o almeno così riportate dalla stampa, dall’Assessore al Bilancio Paci che sosteneva le ragioni del Governo invece di quelle della Regione Sardegna».

I Riformatori sardi ricordano che la norma sulle accise «è stata approvata all’unanimità dal Consiglio regionale» e in particolare che l’articolo 8 dello Statuto stabilisce che «nelle entrate spettanti alla regione sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maturate nell’ambito regionale, affluiscono, in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori del territorio della regione». Senza considerare che «la nuova norma di riscrittura dell’articolo 8 dello Statuto Regionale sardo ha contestualmente legato ai maggiori proventi derivanti dalle nuove compartecipazioni l’imputazione al bilancio regionale della spesa sanitaria, delle spese relative al trasporto pubblico locale e alle misure di continuità territoriale».

La Corte Costituzionale, tra l’altro, ricordano ancora i Riformatori, «con sentenza n.95 del 2013 si è già espressa sulla materia delle entrate della Regione stigmatizzando l’inerzia Statale che “troppo a lungo ha fatto permanere uno stato di incertezza che determina conseguenze negative sulle finanze regionali, alle quali occorre tempestivamente porre rimedio, trasferendo, senza ulteriore indugio, le risorse determinate a norma dello statuto».

Ecco la nota predisposta dal giudice Enrico Altieri, già presidente della Corte di Cassazione, sezione Tributaria, tra i massimi esperti tributaristi italiani

La Sardegna e le accise

L’ultimo comma dell’art. 8 della legge fin. 2007 prevede un criterio di devoluzione di una quota di imposte, tra quelle previste dai precedenti numeri, percette fuori dal territorio sardo, purché relative a fattispecie tributarie “maturate” nell’ambito regionale. Il problema si è posto per le accise (il cui nome non viene utilizzato dalla norma, che parla di imposte sui consumi e di fabbricazione).

Problemi:

– cosa significa “fattispecie realizzate”? –

– a quali vicende si riferisce  l’espressione «in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative»?

Le accise costituiscono un tributo oggetto di una organica disciplina dell’ordinamento dell’UE. Pertanto non è ammessa deroga da parte di norme o atti amministrativi statali o regionali.

Norme rilevanti:

direttiva del Consiglio  2008/118/CE

(disciplina generale delle accise – abroga la direttiva 92/12/CEE)

– l’art. 1 , comma 1, stabilisce che la direttiva si applica “alle accise gravanti, direttamente o indirettamente, sul consumo”

– l’art. 2 prevede che i prodotti sono soggetti ad imposta all’atto: a) della loro fabbricazione; b) della loro importazione nel territorio della   Comunità;

– nel  capo II (artt. 7 e segg.) vengono disciplinati l’esigibilità, il rimborso e l’estinzione dell’imposta;

– l’art. 7, comma 1, prevede che l’accisa diviene esigibile “al momento e nello Stato membro dell’immissione in consumo”.

E’ pertanto chiaro che la nascita dell’obbligazione tributaria è ricollegata alla fabbricazione o importazione, e non al consumo. Pertanto, la devoluzione della quota di accise alla Regione è dovuta per il fatto che il prodotto è stato fabbricato in Sardegna o ivi siano state espletate le formalità doganali, anche se i presupposti di esigibilità si sono verificati fuori dal territorio sardo. Quindi, perfattispecie maturata deve intendersi soltanto la fattispecie impositiva.

Quanto alla legislazione italiana, la separazione tra  presupposto per la nascita dell’obbligazione tributaria e la sua esigibilità era già contenuto nell’art. 2, nn. 1 e 2, del d.l.vo n. 504 del 1995.

Secondo i sostenitori della tesi contraria, la “maturazione” che fonderebbe il diritto della regione  Sardegna coinciderebbe col verificarsi dei presupposti dell’esigibilità, in quanto l’imposta sarebbe concepita come un tributo sul consumo. Si deve, innanzitutto, rilevare che  qui si confonde la nascita dell’obbligazione tributaria con l’incidenza definitiva del tributo su determinati soggetti. L’IVA, ad esempio, è certamente un’imposta gravante economicamente sul consumatore finale, ma la nascita dell’obbligazione tributaria si verifica prima e indipendentemente dal pagamento del prezzo al consumo. In materia di IVA, ad esempio, il fatto che gli obblighi di fatturazione e di pagamento siano da adempiersi fuori dal territorio sardo, per operazioni compiute in Sardegna da parte di soggetti che abbiano optato per il sistema di reverse charge, non escluderebbe la pertinenza del relativo gettito alla quota regionale.

L’attribuzione di quote di gettito fiscale è una scelta di tipo federalista, sulla quale non esistono, in linea di principio, ostacoli di diritto dell’UE, salvo i problemi di aiuti di Stato per i meccanismi di redistribuzione o di agevolazione territoriale.

Pertanto, il legislatore nazionale è libero di stabilire i criteri per determinare la base sulla quale effettuare la devoluzione a favore della Regione.

La rilevanza della nascita dell’obbligazione tributaria indipendentemente dalla sua esigibilità è stata affermata dalla Cassazione nella sentenza della Sezione tributaria n. 7080 / 2004. Si discuteva dell’esenzione delle accise sulle acquaviti invecchiate, Poiché tale regime era stato soppresso da una direttiva comunitaria, l’amministrazione   negava la spettanza dell’esenzione in quanto il prodotto non era stato ancora immesso in consumo. Secondo la Cassazione l’esenzione competeva per il solo fatto del completato processo d’invecchiamento, il quale costituiva, comunque, presupposto per la nascita dell’obbligazione tributaria.

Più in generale, se si esclude la pertinenza dell’imposizione dalla quota regionale quando i presupposti di esigibilità si sono verificati fuori dal territorio sardo, vi è da chiedersi quali sarebbero le ipotesi di cui all’ultimo comma del nuovo art.8 dello Statuto e lo stesso resterebbe, praticamente, privo di applicazione.

Una decisiva conferma si ricava dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 115 del 31 ottobre 2010 (rel. Gallo).

La Regione Sicilia aveva proposto conflitto di attribuzione contro una atto del Governo col quale veniva negata la pertinenza al bilancio regionale del gettito delle imposte di fabbricazione, riservato normativamente allo Stato. Secondo la Regione, il nuovo regime di tali tributi   aveva trasformato gli stessi da imposizione sulla fabbricazione in imposizione sui consumi, per cui doveva applicarsi la disciplina di tali tributi e quindi la devoluzione del gettito alla Regione. In altre parole, il presupposto impositivo   si sarebbe spostato dalla produzione al consumo.

La Corte osservava che, secondo le direttive comunitarie e la normativa statale, veniva in considerazione soltanto “il fatto generatore”, mentre il consumo assumeva rilievo soltanto  ai fini dell’esigibilità dell’obbligazione. Infatti, il regime  delle perdite e delle distruzioni ha riferimento al momento della fabbricazione.

La Corte rilevava altresì, che ai fini della risoluzione del problema, la distinzione tra “fabbricazione” e “consumo” finiva con l’essere puramente nominalistica. In definitiva, il fatto che in Sicilia avvenisse il consumo di prodotti fabbricati altrove era irrilevante per devolvere alla Regione una parte del gettito, che competeva, quindi, soltanto allo Stato.

Non si conoscono le motivazioni svolte dall’Avvocatura dello Stato a sostegno del conflitto. Nell’atto di denuncia si parla soltanto di invasione della competenza statale in materia tributaria e di attuazione del diritto dell’UE. In realtà, non pare che la formula usata nell’art. 1, comma 1, della legge regionale finanziaria 2014 , impugnato dal Governo, contenga qualcosa di diverso di quella contenuta  nel nuovo art. 8 dello Statuto.

Enrico Altieri

 Palazzo del Consiglio regionale 2014 2 copia

Il miliardo e mezzo delle accise sui carburanti è della Sardegna e se la Regione non ricorrerà contro l’impugnativa del governo, creerà un danno erariale senza precedenti. Sarà questo il tema della conferenza stampa, dal titolo “Perché le accise sono nostre”, che si terrà domani alle 10,30 nella sede regionale dei Riformatori sardi, in via Firenze 20 a Cagliari.

La conferenza stampa è promossa dal Centro Studi dei Riformatori sardi e dal comitato dei sindaci del partito, con la partecipazione come esperto esterno, del giudice Enrico Altieri, già presidente della Corte di Cassazione, sezione Tributaria, tra i massimi esperti tributaristi italiani.