29 March, 2024
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Consiglio regionale 415

La seduta odierna del Consiglio regionale si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il documento 7 – Giunta regionale – Por/Fse 2014-2020 e istituzione del Comitato di sorveglianza. Il vice presidente ha dato la parola al relatore del provvedimento Franco Sabatini, del Pd.

Franco Sabatini, in apertura, ha ricordato che «il documento è frutto del negoziato con gli uffici della Ue dopo l’esame del Centro regionale di programmazione, della Giunta e dello stesso Consiglio, che ha indicato precise priorità nell’utilizzo dei fondi comunitari». «Oramai – ha osservato – le uniche risorse per la crescita stanno dentro i piani operativi regionali, perché alcune macro-voci assorbono gran parte del bilancio della Regione a cominciare dalla sanità che pesa per oltre il 50% dei fondi disponibili; a questo si aggiungono la riduzione del gettito fiscale e delle compartecipazioni e gli accantonamenti imposti dallo Stato costantemente cresciuti in questi quattro anni». Di qui la necessità, ha sostenuto il presidente della commissione Bilancio, «di riportare al centro la vertenza entrate, un appello che rivolgo anche alle forze del centro sinistra perché o decidiamo una nuova strategia o proseguiamo nell’errore; bisogna invece cominciare a discutere l’accordo stipulato, fare nuovi ragionamenti e guardare avanti, tenendo presente che, nei fatti, quell’accordo non è mai stato pienamente applicato, né da Soru né da Cappellacci né adesso, ed esistente sempre una grande differenza di quasi un miliardo fra quanto viene riconosciuto e quanto viene effettivamente trasferito». «Guardiamo con attenzione – ha poi suggerito Sabatini – a quanto fanno le altre Regioni autonome che ogni anno riscrivono la parte del loro Statuto che riguarda le entrate, mentre noi invece siamo fermi e continuiamo a calcolare le entrate con cifre di otto anni fa mentre è cambiato il mondo». «In particolare – ha affermato ancora l’esponente del Pd – è inaccettabile che il costo della continuità territoriale, cioè il diritto alla mobilità dei sardi, sia a carico del bilancio regionale; dobbiamo liberarci da questa imposizione e tutta la politica deve ragionare in modo unitario perché la vertenza entrate è dei sardi e non ha colore; 300 milioni di residui attivi sono un grande risultato passato forse in secondo piano ma non è sufficiente, per guardare avanti occorre l’equilibrio di bilancio si regga sulla certificazione esatta delle entrate, elemento indispensabile per far corrispondere entrate e spese senza ulteriori accantonamenti in corso d’anno». «Dobbiamo infine riflettere – ha concluso Sabatini – sull’opportunità di utilizzare i 400 milioni solo per l’abbattimento dei residui passivi; questa è la prima prima battaglia da fare perché sommando quelle risorse con i 300 milioni, si liberano complessivamente 700 milioni che possono essere molto importanti, per fare in modo che il bilancio possa tornare ad essere uno strumento che attiva processi reali di crescita per la Sardegna».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha condiviso l’impostazione del problema delle entrate indicata consigliere Sabatini. «Abbiamo sempre dato il nostro sostegno costruttivo –  ha ricordato – e crediamo che da lì si debba ripartire ma non siamo d’accordo su metodo e risultati ottenuti percé, oltre all’accordo che ha modificato l’articolo 8 dello Statuto per il riaccertamento di residui, dovevamo anche avere il respiro necessario per riavviare le trattative per ottenere ciò che ci spetta, senza dimenticate che quei 300 milioni sono soldi dei sardi e non sono un grande risultato né nuova finanza, anzi incideranno negativamente su bilancio 2015 come vedremo ben presto». «Dobbiamo avere ancora tanto dallo Stato – ha lamentato la Zedda – per noi ripartire significa però anche non ritirare i ricorsi, gli stessi che altre Regioni hanno già vinto; non era quindi un nostro puntiglio ma un diritto vero, per impedire che lo Stato dia con la mano sinistra e riprenda con la destra». Ripartire, a giudizio del vice capogruppo di Forza Italia, «significa in concreto rivedere l’accordo stipulato dato che fino ad oggi non sappiamo ancora le entrate certificate; il pareggio di bilancio significa infatti conoscenza esatta di entrate e spese soprattutto quest’anno in cui scontiamo gli effetti negativi della crisi, mentre la stessa armonizzazione del bilancio provocherà altri problemi come dimostreremo cifre alla mano». «In realtà – ha aggiunto ancora la consigliera – spenderemo molto meno rispetto al periodo in cui era in vigore il patto di stabilità; sulla spesa del fondo sociale europeo, peraltro, la Sardegna ha sempre raggiunto ottimi risultati, speriamo che ciò avvenga anche per altri fondi, ma senza un quadro di certezze anche questi processi virtuosi sono a rischio».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, ha affermato che «l’accordo di luglio è un accordo che ha portato conseguenze importanti e deve essere sperimentato per produrre tutti i suoi effetti; dal nostro punto di vista, in particolare, deve essere ampliato inserendo anche gli Enti locali, coinvolgendoli nella finanza regionale e trovando anche un meccanismo per intervenire sugli accantonamenti per cui serve norma di rango costituzionale». «Gli accordi stipulati in tempi diversi da Soru ad oggi – ha continuato Arbau – hanno a monte un problema, quello di costruirci un nostro sistema fiscale federale; è stato fatto un importante passo avanti con l’approvazione del disegno di legge sull’agenzia sarda delle entrate e di questo tema dobbiamo discutere a fondo anche sui dettagli perché questa è la più grande sfida della legislatura».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sostenuto fra l’altro che «ci sarebbe molto da dire su un documento molto ampio ed in alcune parti perfino ripetitivo e superfluo, con formulazioni generiche in tema di risposte alla crescita; in qualche passo, piuttosto, si parla di aree svantaggiate sull’asse Cagliari Sassari ed Olbia, escludendo il Nuorese ed Oristano, come se queste ultime fossero aree fortunate o con caratteristiche diverse e, se poi lo fossero, bisognerebbe predisporre comunque misure ed azioni alternative». Emerge in sostanza, ad avviso di Pittalis, «un disegno non coerente che suscita forti perplessità e soprattutto sulle politiche attive del lavoro il documento resta molto sul vago, nascondendo a malapena la realtà dell’insuccesso di uno strumento costosissimo come Garanzia giovani che non crea occupazione stabile e non intacca vaste aree di precariato come quelle dell’Ente foreste e dell’Aras». «Il documento – ha concluso Pittalis – può essere quindi utile per l’analisi e per qualche spunto positivo di riflessione, ma manca di concretezza e non qualifica la maggioranza di governo; c’è molta teoria e molta vetrina ma niente segnali di speranza, per questo non possiamo votarlo».

L’assessore della Programmazione Raffaele Paci, dopo aver ricordato che il documento «è una presa d’atto del programma approvato alcuni mesi fa dalla commissione Ue ma il dibattito avviato dal Consiglio è positivo come occasione di confronto sui grandi temi della Sardegna». «E’ vero che il documento è scritto in bruxellese,  è molto burocratico e in molti passaggi perfino difficile da leggere – ha proseguito l’assessore – ma dentro c’è anche la politica, anche il programma del fondo Fesr è stato approvato ieri ed è un altro programma che può partire dopo che la Giunta lo trasmetterà al Consiglio, mentre a brevissima scadenza sarà trasmesso a Bruxelles anche il programma di sviluppo rurale». «Quanto alle politiche attive sul lavoro – ha detto Paci – per il 2015 sono in gioco 380 milioni di euro in politiche tradizionali ma anche innovative ed infatti l’Istat sta cominciando a darci qualche segnale, mentre per quanto riguarda le misure sulle grandi aree urbane come Cagliari, Sassari ed Olbia, è una scelta frutto del passato che personalmente la condivido ma, essendo consapevoli che Sardegna è più articolata, sono state predisposte misure specifiche per altre zone dell’Isola comprese quelle interne». Soffermandosi poi sulla vertenza entrate, cioè sull’attuazione del nuovo articolo 8 dello Statuto, Paci ha affermato che «la strada maestra è quella delle norme di attuazione che completeremo nelle prossime in due settimane e nello stesso tempo proseguiremo l’iter dell’agenzia sarda delle entrate approvata recentemente e aperta al dibattito pubblico prima del passaggio in Giunta e dell’iter consiliare; in questi due passaggi c’è l’autonomia che serve per dare forza alla vertenza entrate che non abbiamo mai dichiarata chiusa». «Riteniamo – ha detto ancora l’assessore – che i 300 milioni riconosciuti dallo Stato non bastano e magari riusciremo ad avere il 100% di ciò che ci spetta ma bisogna tenere presente che con la crisi fa calare le entrate in un quadro di spese fisse crescenti come sanità e trasporti, una Regione come la Sardegna fra le più colpite dalla crisi che vive di devoluzioni, deve avere un qualcosa in più per la sua specificità, sono temi che dobbiamo affrontare tutti insieme, con risposte coerenti ed all’altezza di questa sfida».

Successivamente, il vice presidente Lai ha comunicato al Consiglio la predisposizione di un ordine del giorno proposto dalla maggioranza.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta prima di procedere alla votazione.

Alla ripresa dei lavori il vice presidente Lai ha dato la parola al consigliere Mario Floris (Sardegna) per la dichiarazione di voto. L’ex presidente della Giunta regionale ha ricordato che sono anni che si sta parlando di questo argomento e che «nel nostro Statuto abbiamo il Piano di Rinascita». Floris ha ricordato che dopo il primo e il secondo, la Sardegna sta aspettando il terzo Piano di Rinascita che però finora non è arrivato. Secondo l’esponente della minoranza «non ci può essere autonomia politica senza autonomia finanziaria» e non è giusto che la Sicilia abbia i 10 decimi di tutte le entrate e la Sardegna no. Tra l’altro Floris ha affermato che «siamo l’unica regione al mondo che si è caricata i costi della sanità e dei trasporti» e si detto d’accordo sul fatto che bisogna ripartire dalle Entrate. Ma si è detto contrario a questo ordine del giorno perché troppe volte è stata data la disponibilità ad appoggiare l’azione nei confronti del governo ma non è stata accolta.

Il vice presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno (Cocco Pietro e più) che è stato approvato con 33 voti favorevoli e 19 contrari e che delibera la presa d’atto del documento n. 7/XV/A (Por-Fse 2014-2020 e istituzione del comitato di sorveglianza).

Il presidente ha dato la parola al consigliere Antonio Solinas (Pd)  per l’illustrazione del secondo punto all’ordine del giorno: la risoluzione n. 4 della Quarta commissione consiliare “sui trasporti marittimi da e per la Sardegna gestiti dalla società CIN-Tirrenia s.p.a..”

Il presidente della Quarta Commissione ha affermato di essere perplesso nel discutere una risoluzione approvata un anno fa dalla Commissione. Ormai, ha spiegato, che si tratta di una situazione datata: il punto a) “trasferire la sede legale della CIN-Tirrenia s.p.a. in Sardegna” è stato ottenuto, il punto b, c e d, ossia “assicurare tariffe agevolate per il trasporto merci; assicurare tariffe agevolate per i residenti e per i “nativi” in Sardegna per l’intero anno solare; assicurare tariffe promozionali ai non residenti, finalizzate a incentivare il turismo”, sono stati raggiunti in parte. Solinas ha chiesto all’assessore dei Trasporti di far pervenire alla Commissione lo studio del Crenos pubblicato sulla stampa per poterlo analizzare. I consiglieri dell’opposizione, in particolare Pietro Pittalis (FI), Michele Cossa e Luigi Crisponi (Riformatori sardi) hanno chiesto che venisse ritirata la Risoluzione e che venisse prevista una sessione del Consiglio dedicata al trasporto aereo e marittimo, alla luce degli ultimi avvenimenti, sugli effetti per la Sardegna del monopolio e sull’inchiesta dei giornali locali sulla diversità di prezzi con la continuità aerea della Corsica. Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, si è detto d’accordo.

Il vice presidente Lai, con il parere favorevole dell’Aula, ha dunque sospeso la risoluzione n. 4 e l’ha rinviata alla Quarta commissione.

Il vice presidente ha poi aperto la discussione sul terzo punto all’ordine del giorno: la Risoluzione n. 7 “sulla situazione dei lavoratori addetti al servizio di vigilanza armata, portierato, custodia, manutenzione impianti di sicurezza presso gli immobili della Regione autonoma della Sardegna e lavaggio autoveicoli”, votata all’unanimità dalle Commissioni prima e seconda.

La risoluzione impegna la Giunta regionale:

«a utilizzare gli strumenti e gli spazi di flessibilità previsti dalla normativa vigente in materia di appalti per apportare variazioni al fine adeguare il servizio, ove necessario, alle caratteristiche e alle esigenze dei diversi siti; ad adottare criteri omogenei per l’individuazione dei siti regionali ai quali assegnare la vigilanza armata al fine di conseguire uniformità su tutto il territorio regionale; a porre in essere ogni utile tentativo di aprire un dialogo con l’impresa vincitrice per:
individuare soluzioni, ad esempio la turnazione nel servizio di vigilanza armata, per evitare un’eccessiva penalizzazione a carico di alcuni lavoratori; 

verificare nel CCNL di categoria ogni possibile opportunità di incremento della retribuzione al fine di mantenere e consolidare il livello stipendiale finora raggiunto;  riconsiderare la collocazione dei lavoratori addetti ai servizi fiduciari in altre fasce retributive tenendo conto della pregressa esperienza maturata in mansioni superiori. E infine a  vigilare affinché nelle fasi di predisposizione dei futuri bandi di gara vengano attentamente vagliate le possibili conseguenze e gli impatti sull’occupazione al fine di conseguire non solo la salvaguardia dei livelli occupazionali ma altresì quella dei livelli retributivi».

Piero Comandini (Pd), relatore del testo, ha spiegato che la risoluzione non entra nel merito del bando ma sull’impostazione politica delle gare d’appalto della Regione. La ridefinizione del servizio, con il passaggio dei lavoratori da Guardie Particolari Giurate (GPG), inquadrati nel precedente appalto, a portieri/custodi con una modifica delle mansioni e del trattamento economico (che implica una riduzione di circa il 30 %,) imputabile all’applicazione del meno vantaggioso contratto relativo ai servizi fiduciari invece di quello per i servizi di vigilanza armata.

Per l’esponente della maggioranza la Regione ha il dovere di garantire anche la dignità del lavoratore. Con le gare che puntano soltanto sul massimo ribasso non è garantita, ha affermato, la qualità del servizio, l’efficienza e il lavoratore. Non è giusto che la categoria che lavora per l’ente regione abbia uno stipendio al di sotto della soglia di povertà. La stessa Commissione europea ha approvato, a giugno 2013,  una risoluzione con cui ha messo fine alle gare al massimo ribasso, privilegiando invece gli aspetti sociali, la qualità e l’innovazione.

«Questa pratica, dunque, va rigettata – ha affermato Comandin – bisogna avere rispetto per i lavoratori e non basarsi su un mero conto matematico per le assegnazioni degli appalti.»

Il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), ha ringraziato i colleghi delle commissioni Personale e Lavoro per il lavoro svolto ed ha sottolineato come molti consiglieri neppure immaginavano gli svantaggi causati in danno dei lavoratori derivanti dall’assegnazione dell’appalto per la vigilanza indetto dall’amministrazione regionale. «Il problema non è di natura amministrativa e burocratica – ha insistito il consigliere di Sel – ma è prettamente politico perché è un problema di giustizia sociale». «Il demansionamento di chi svolgeva in precedenza il servizio di vigilanza armata – ha proseguito l’esponente della maggioranza – ha comportato una riduzione del 50 per cento della retribuzione e condizioni contrattuale di svantaggio sono state applicate anche per chi già svolgeva servizi cosiddetti “non armati”». Agus ha quindi ricordato come tali situazioni siano ormai frequenti nel settore delle forniture private ed ha definito “un pericoloso precedente” quello che creatosi con l’assegnazione della gara bandita dalla Giunta. Il consigliere di Sel ha concluso auspicando interventi immediati per sanare la situazione dei lavoratori della vigilanza.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha bollato il caso dei lavoratori delle ditte della vigilanza che si sono aggiudicate il bando regionale come “una degenerazione della spending review” ed ha paragonato in termini negativi l’atteggiamento tenuto nell’occasione dalla Regione con quello che caratterizza il comportamento di molte ditte private in situazione di crisi. «Siamo per il mercato – ha spiegato l’esponente della minoranza – e siamo convinti che la pubblica amministrazione non rappresenti al risposta al dramma della disoccupazione ma siamo ancor più convinti che la Regione non può e non deve speculare sul bisogno, colpendo la dignità delle persone e dei lavoratori».

Michele Cossa ha quindi concluso preannunciando il voto a favore delle risoluzione n. 7.

Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd), pur dichiarando di condividere i contenuti della risoluzione illustrata dal suo collega di gruppo e di partito, Piero Comandini, ha ammesso le difficoltà nel trovare una soluzione ai problemi in essa evidenziati per via dell’avvenuta aggiudicazione del bando regionale. «I criteri e le condizioni di gara – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – non credo potranno essere modificati ma la Regione non può permettersi di creare condizioni che portano gli stipendi dei lavoratori al di sotto della soglia di povertà». Antonio Solinas ha quindi auspicato che l’assessorato competente verifichi in tempi celeri i margini di intervento e soprattutto siano evitati nel futuro situazioni come quelle che danneggiano i lavoratori della vigilanza: «Il risparmio va bene ma non si può fare sulle spalle dei lavoratori dipendenti».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha evidenziato le conseguenze negative dell’applicazione della spending review («per inseguire un risparmio anche minimo spesso si schiantano i progetti di vita di molti lavoratori e di tante famiglie») ed ha definito “un dovere morale e politico” la ricerca di soluzioni per il caso dei lavoratori delle ditte della vigilanza («sono persone che prima dell’aggiudicazione della gara regionale ricevevano un salario di 1.500 euro e oggi si ritrovano con 600 euro al mese»). Daniele Cocco ha quindi invitato la Giunta ad intervenire per porre rimedio al problema evidenziato nella risoluzione e ad individuare gli strumenti opportuni per scongiurare che la situazione possa ripetersi nel futuro.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato di condividere i contenutid ella risoluzione n. 7 ed ha rivolto critiche al cosiddetto criterio del “massimo ribasso” per l’aggiudicazione delle gare delle pubbliche amministrazioni («non ha dato i risultati attesi e se si risparmia nella fase di assegnazione, poi si perde nella qualità dei servizi e si penalizzano i lavoratori dipendenti»). «Voteremo a favore della risoluzione – ha concluso l’esponente della minoranza – e la raccomandazione vale per la giunta ma anche al legislatore regionali perché siano tutelate le parti più deboli della nostra società».

 Il capogruppo di “Sovranità, democrazia e lavoro”, Roberto Desini, ha rivolto parole di apprezzamento al relatore Comandini e si è detto soddisfatto che il Consiglio “si occupi di un problema reale che interessa da vicino molti lavoratori e tante famiglie”. L’esponente della maggioranza ha definito il caso dei lavoratori della vigilanza “una vera ingiustizia sociale” ma ha mostrato scetticismo sulle soluzioni praticabile per favorirne l’effettiva soluzione. «Mi auguro – ha concluso Desini dichiarando voto a favore della risoluzione – che si possano trovare quelle più adeguate ed efficaci».

L’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu, ha ricordato i precedenti interventi svolti nelle commissioni Prima e Seconda in sede di audizione ed ha sottolineato il rispetto delle norme stabilite dal decreto 66/2014 che impone alle regioni tagli nei servizi per oltre 600 milioni di euro. Erriu ha dunque ripercorso l’iter della gara da 37milioni 700mila euro, suddivisa in tre lotti, due dei quali assegnati ed uno oggetto di ricorso al Consiglio di Stato. «Sulla base delle norme contenute nel decreto legge n. 66 – ha spiegato l’esponente dell’esecutivo – che impongono la riduzione delle spese intermedie, la Regione ha dovuto scegliere tra una forma di conversione di una parte del personale (vigilanza armata) in attività di portierato, così da assicurare a tutti il mantenimento del posto di lavoro, perché l’alternativa era quella del licenziamento di un c erto numero di addetti». Nel 2008 su questa posizione si era attestata la precedente giunta e per questo motivo è stata fattta la scelta di individuare i luoghi dove convertire la vigilanza armata in attività di poprtieratio e custodia.

L’assessore ha quindi affermato che si è proceduto alla definizione del bando di gara sulla base di indicazioni fatte proprie a sue tempo dalla precedente amministrazione e con la conferma dei requisiti di legge per l’espletamento dei servizi e le garanzie dell’applicazione del contratto nazionale di lavoro per gli addetti. «Il contratto di portierato – ha affermato Erriu – risulta  in modo abnorme al di sotto della soglia minima ed è bene ricordare che  il 90% dell’importo a base d’asta è destinato al pagamento degli stipendi».

L’assessore ha quindi ricordato che erano in servizio 128 guardie armate e 47 addetti ai parcheggi mentre ad oggi le guardie armate sono 108, 20 sono glia addetti ai servizi di portierato o simili, 47 sono impiegati in servizi fiduciari ed in più ci sono 26 nuovi assunti per i servizi di portierato. L’assessore Erriu ha quindi dichiarato che “entro i limiti stabiliti per l’incremento delle risorse” si sta procedendo con l’individuazione di altri siti che prevedano il servizio di vigilanza armata ed ha citato il caso degli uffici della Corte dei Conti, della stessa presidenza della Giunta, dell’assessorato delle Politiche sociali e anche il Centro elaborazione dati della Regione. «Tutto questo – ha precisato Erriu – per mitigare gli effetti negativi per i lavoratori che sono evidenziati nella risoluzione». Il componete l’esecutivo Pigliaru ha quindi ricordato che il risparmio conseguito con la gara per la vigilanza è stato pari a 2 milioni e mezzo di euro, rispetto al precedente contratto ed ha ammesso che al momento alla Regione, per ovviare alle criticità emerse anche in sede di dibattito, non resta che attivare “forme di sollecitazione alla ditta appaltatrice perché elevi il livello contrattuale applicato agli addetti al portierato”. «Ma non possiamo obbligare la ditta vincitrice l’appalto a garantire tali livelli di paghe – ha concluso l’assessore degli Enti locali – e per il futuro affermo che con le norme vigenti il percorso per escludere il ripetersi del caso è molto stretto».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, intervenendo in sede di dichiarazione di voto ha annunciato il voto contrario “a titolo personale” alla risoluzione n. 7 «perché, pur essendo a favore della tutela dei lavoratori su questa vicenda ci sono percorsi e situazioni a me non chiari». «Non condivido alcune procedure – ha concluso l’esponente della minoranza – e ho dubbi su alcuni aspetti del capitolato».

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), ha espresso critiche sulla formulazione del bando di gara: «Non sta a me giudicarne la legittimità ma chi redige un capitolato dovrebbe tener presente le conseguenze sui lavoratori oltre al conseguimento di eventuali risparmi. Sarebbe stato sufficiente – ha concluso l’esponente della minoranza – utilizzare la dicitura “con la salvaguardia dei livelli contributivi e retributivi” per scongiurare gli svantaggi cui vanno incontro i lavoratori delle ditte della vigilanza».

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha quindi posto in votazione con scrutinio elettronico la risoluzione n. 7 che è stata approvata con 46 voti a favore e uno contrario.

Il presidente Lai ha quindi dichiarato conclusi i lavori del Consiglio e nel preannunciarne la convocazione al domicilio, ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Il gruppo consiliare di Sel presenterà domattina alle 9.45 in una conferenza stampa (presso la saletta delle conferenza in Consiglio regionale) una proposta di legge contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere e per l‘istituzione del registro regionale delle unioni civili.

I consiglieri di Sel Daniele Cocco, Luca Pizzuto, Francesco Agus ed Eugenio Lai chiederanno a tutti gli eletti della coalizione di governo di condividere la proposta, che resta comunque aperta all’adesione di tutti i componenti del’Assemblea.

L’iniziativa si propone di promuovere il superamento di ogni situazione di discriminazione ed istituire il registro delle unioni civili per consentire l’accesso ai servizi del sistema sociale e sanitario regionale, senza tuttavia incidere nella sfera giuridica dei diritti personali di competenza del legislatore statale.

Palazzo del Consiglio regionale

Sede Provincia via Mazzini Sede Provincia Medio Campidano 1 copia

L’emergenza venutasi a determinare nelle ex Province, dopo il commissariamento e i tempi lunghi nell’elaborazione e quindi nell’approvazione della legge di riforma del sistema degli enti locali, è stata affrontata questa mattina in una seduta congiunta delle commissioni auAutonomia e Bilancio del Consiglio regionale,

Subito la convocazione di un tavolo tecnico con i rappresentanti delle associazioni degli enti locali e gli amministratori delle province sarde per esaminare la drammatica situazione finanziaria in cui versano gli enti intermedi e indicare una possibile via d’uscita alla conferenza permanente Regione-Enti locali. Parallelamente, l’apertura di una vertenza nei confronti dello Stato per una rivisitazione della legge di stabilità.

Sono le proposte scaturite dalla seduta, svoltasi in presenza degli assessori degli Enti locali, Cristiano Erriu e della Programmazione, Raffaele Paci.

I tempi sono stretti per trovare una soluzione che consenta di garantire una continuità nell’erogazione dei servizi finora assicurati dalle province e di scongiurare i possibili licenziamenti dei lavoratori delle società in house a partire dal 1° luglio. Per questo, i presidenti Francesco Agus e Franco Sabatini, hanno convocato d’urgenza una seduta congiunta delle due commissioni consiliari.

I rappresentanti della Giunta hanno confermato le difficoltà nel reperimento delle risorse per coprire i buchi di bilancio delle province causati dai pesanti tagli decisi dal Governo, circa 51 milioni di euro per il 2015.

Una boccata d’ossigeno potrebbe arrivare dal decreto che il Consiglio dei ministri si appresta ad approvare e che consentirà di abbattere dell’80% le sanzioni di 17 milioni di euro comminate alle province di Nuoro, Sassari e Medio Campidano per lo sforamento del patto di stabilità. Misura però insufficiente per far fronte al fabbisogno finanziario degli enti intermedi, privati, da quest’anno, della principale fonte di sostentamento, il gettito della RC Auto, prelevato forzosamente dallo Stato.

Serve, dunque, una soluzione per affrontare l’emergenza, in attesa del riordino degli enti locali che il Consiglio regionale discuterà nelle prossime settimane. «C’è stato un comportamento sleale da parte dello Stato che ha sottratto alle province le risorse finanziarie lasciando loro le funzioni da esercitare – ha detto l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu – adesso è necessario trovare una soluzione di sistema per evitare il caos». A rischio, oltre ai posti di lavoro dei precari e dei dipendenti delle società in house, ci sono anche gli stipendi del personale delle ex province sarde, circa 1800 unità. «Impensabile che di tutto questo si faccia carico la Regione – ha aggiunto Erriu – la soluzione passa attraverso operazioni contabili e di bilancio, ma per far questo serve un patto interistituzionale».

L’interlocuzione con il sistema degli enti locali servirà a capire in quale settore si andranno a reperire le risorse. «La Regione non ha i soldi per coprire il buco – ha detto l’assessore al Bilancio Raffaele Paci – la Giunta è disponibile a discutere eventuali spostamenti di fondi. E’ un tema che richiede grande senso di responsabilità da parte di tutti. In ogni caso occorre accelerare i tempi della riforma degli enti locali che consenta di affrontare strutturalmente la questione».

I tempi sono strettissimi: «Entro dieci giorni bisogna individuare un percorso per evitare l’interruzione di servizi – ha detto il presidente della Prima Commissione Francesco Agus – in questa fase è importantissimo condividere le politiche di bilancio».

«Regione ed Enti locali saranno in grado di trovare una soluzione per la copertura finanziaria – ha sottolineato il presidente della Terza commissione Franco Sabatini – in questo momento è necessario evitare atteggiamenti demagogici e lavorare nell’interesse di tutti».

L’assessore regionale degli Enti locali ha annunciato questa mattina nel corso del dibattito nell’aula magna del dipartimento di Architettura dell’Università di Cagliari, seconda delle due giornate di studio “Geografie metropolitane su Cagliari e l’Italia di Renzo Piano” la prossima messa in rete di una banca dati delle finanze per consultare i bilanci di tutti i Comuni della Sardegna creata dall’assessorato degli Enti locali.
Al tavolo con l’assessore Erriu per fare il punto sulla città Metropolitana di Cagliari e sul suo sviluppo d’area sono intervenuti Francesco Agus, presidente della prima commissione Autonomia del Consiglio regionale, e Walter Tortorella, direttore del Centro Documentazione e studi Comuni italiani Anci e Ifel.
L’assessore Erriu, nell’illustrare il processo di metropolizzazione dell’area vasta di Cagliari, come opportunità per riorganizzare il sistema territoriale di riferimento a partire dall’esperienza di alcune realtà già esistenti, come le otto città metropolitane di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari e Napoli (l’unica con lo statuto e il piano strategico ancora in via di approvazione), ha annunciato la creazione della banca dati delle finanze.

«Un sistema di consultazione dei bilanci di tutti i Comuni dell’isola realizzato dall’assessorato degli Enti locali – ha spiegato l’assessore degli Enti locali – che sarà presto on-line. Strumento molto utile per gli amministratori locali e che attualmente, attraverso numeri indiscutibili, ha messo in evidenza come la città metropolitana di Cagliari non nasca in contrapposizione, ma per collaborare con il resto dei Comuni e degli Enti della Sardegna.»
La geografia della città metropolitana è attualmente composta da 16 Comuni: Cagliari, Assemini, Capoterra, Decimomannu, Elmas, Maracalagonis, Monserrato, Pula, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Sarroch, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Sinnai e Villa San Pietro. Con la delibera del 29 dicembre 2014 numero 53/17 in Sardegna si approva l’istituzione della città metropolitana secondo il modello di area ristretta. Nei 16 Comuni di riferimento sono stati censiti 421 mila abitanti per un territorio di 1.114 chilometri quadrati. Mentre la densità abitativa del territorio è di 379 abitanti per chilometro quadrato, ovvero il 25,4% dell’intera popolazione sarda.
I 106 Comuni che andranno a formare la Provincia del Sud Sardegna contano 368 mila abitanti, e il 75% dei 377 municipi isolani si lega in Unioni. «Dei 16 centri 4 sono Unioni di Comuni – ha sottolineato Erriu – e dei 106 della Provincia del sud Sardegna 86 aderiscono agli stessi raggruppamenti: ovvero l’81%. Inoltre il reddito imponibile medio dei Comuni metropolitani è di 21,5 mila euro per ciascun contribuente: un dato superiore a quello medio della Provincia del sud Sardegna. Da sottolineare anche che i 16 Centri hanno almeno un’azienda partecipata costituita da un’impresa: un dato da tenere in considerazione per il piano di riordino del 31 marzo 2015».
Lo Stato e la Regione hanno versato nel 2013 a favore dei Comuni della città metropolitana 190.319.686 di euro, mentre i trasferimenti al resto delle Amministrazioni della Sardegna, con meno di 3.000 abitanti (Comuni di classe A), per una popolazione totale di 350.764 persone, sono stati 296.877.255.
«La Regione – ha posto in evidenza Erriu – trasferisce ai Comuni 600 milioni esclusivamente attraverso il Fondo Unico. Se analizziamo anche solo il titolo primo dei bilanci dei 16 Comuni della città metropolitana, ovvero quanto i cittadini versano per usufruire dei servizi, dei quali beneficiano anche gli altri territori, la somma è di 226 milioni di euro.»
Spese correnti e spese in conto capitale. Dal 2009 al 2014 le spese correnti dei Comuni della città metropolitana sono aumentate dell’8,7%: da 412 a 448 milioni di euro. Ridotte invece nello stesso arco temporale le spese in conto capitale del 46,7%, cioè da 143 a 71 milioni. Alla data del 31 dicembre 2014 si contano 459 progetti realizzati dai 16 Comuni metropolitani con fondi Fers 2007-2013.

Cristiano Erriu

La Prima Commissione del Consiglio regionale guidata da Francesco Agus (Sel) ha sentito oggi i rappresentanti delle Unioni dei Comuni sugli aspetti della riforma che riguardano la gestione associata dei servizi e delle funzioni. Attualmente sono 35 le Unioni operanti in Sardegna, alcune delle quali costituite prima della legge n. 12 del 2005.

Il coordinatore regionale delle U.d.C. Giuseppe Cappai ha evidenziato alcune criticità emerse dall’esperienza di questi anni che hanno ostacolato l’attività quotidiana degli enti. «Uno degli aspetti da superare – ha detto Cappai – è il vincolo che impedisce alle Unioni di avere una propria pianta organica, la gestione associata di alcuni servizi richiede la disponibilità di personale a tempo pieno, non basta quello fornito dai singoli comuni». Tra gli aspetti da correggere, secondo Cappai, anche la discontinuità dei flussi finanziari e i ritardi nei trasferimenti delle risorse del Fondo Unico nelle casse delle Unioni.

Giuseppe Cappai, infine, ha rimarcato la necessità di prevedere nella riforma l’individuazione di ambiti territoriali “congrui”: «L’esperienza ci dice che la gestione associata può funzionare solo se fatta su aree omogenee».

Su questo punto si è soffermato anche Pier Sandro Scano, nella doppia veste di presidente dell’Anci e presidente dell’Unione dei comuni della Bassa Marmilla. Scano ha suggerito una modifica dell’art.8 del DL di riforma che consenta ai singoli paesi di individuare il percorso migliore per per favorire l’associazionismo. «Siamo per il superamento del vincolo della gestione associata delle funzioni fondamentali – ha detto il presidente dell’Anci – questa, però, deve avvenire su base volontaristica. Una volta individuate le funzioni, i comuni potrebbero trasferirle all’Unione che, in seguito, potrebbero ragionare per sub-ambiti: In alternativa si potrebbe pensare a una gestione associata attraverso lo strumento della convenzione». Scano ha poi rimarcato l’esigenza di rafforzare il ruolo delle Unioni nella programmazione territoriale: «E’ un concetto sul quale abbiamo aperto un ragionamento con la Giunta, un dialogo proficuo che ha già prodotto qualche effetto positivo in alcune delibere dell’esecutivo».

Rispondendo ad una sollecitazione del consigliere del Pd Roberto Deriu, sulla possibilità di individuare un modello flessibile che preveda la differenziazione delle Unioni vista la disomogeneità dei territori, Scano ha invocato una riforma per gradi: «Costringere i Comuni a stare assieme non funziona – ha detto il presidente dell’Anci – occorre mettere in moto un processo per arrivare a gestioni associate reali. Serve un ordine giuridico per i percorsi di aggregazioni già in atto».

Franceschino Serra, presidente dell’Unione dell’Alta Marmilla, infine, ha chiesto tempi rapidi per l’approvazione della riforma. «La norma è attesa da anni – ha detto Serra – occorre far presto per consentire alle Unioni di diventare davvero il braccio operativo dei comuni».

Francesco Agus

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Riprende martedì mattina l’attività delle commissioni permanenti del Consiglio regionale. Alle 10.00 la Terza commissione, presieduta da Franco Sabatini, esaminerà il dl 205 (Sostituzione della tabella E allegata alla legge regionale 9 marzo 2015, n. 5 – legge finanziaria 2015); il dl 192 (Disciplina della partecipazione della Regione, degli enti regionali e degli enti locali a società di capitali e consortili); il dl 199 (Interventi in materia di consorzi di garanzia fidi) e il doc. n. 7/XV (POR FSE 2014-2020 e istituzione del Comitato di sorveglianza).

Alle 10.30 la commissione Sanità, presieduta da Raimondo Perra, sentirà in audizione i rappresentanti dei  Centri Riabilitativi sardi sui problemi relativi al settore della riabilitazione e delle politiche sociali.

Alle 11.00 si riunisce la commissione Lavoro, presieduta da Gavino Manca, per l’esame del dl sull’anticipazione degli ammortizzatori sociali (qualora sia pervenuto). La commissione, alle 12.00,  proseguirà in seduta congiunta con la commissione Autonomia, presieduta da Francesco Agus. All’esame delle due commissioni il testo sull’appalto vigilanza degli immobili RAS.

Alle 16.00 si riunisce il Consiglio regionale. All’esame dell’Assemblea il testo unificato n. 58-79-107-115-121-122/A (Norme in materia di agriturismo, ittiturismo, pescaturismo, fattoria didattica e sociale e abrogazione della legge regionale n. 18 del 1998); la proposta di legge n. 126 (Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 maggio 2013, n. 12 “Norme per la formazione specialistica medica, medico-veterinaria e non medica dell’area sanitaria”); la mozione n. 113 (Pizzuto e più) sulle problematiche relative alla privatizzazione della Saremar e la mozione n. 126 (Crisponi e più) in merito agli intendimenti della Giunta regionale sull’attività di gestione dei rifiuti presso il sito di Tossilo e sul potenziamento delle linee di incenerimento. All’ordine del giorno anche la nomina delle componenti la commissione regionale pari opportunità.

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Domani, mercoledì 29 aprile, sarà una giornata di lavoro intenso per le commissioni consiliari. La prima commissione (Autonomia), presieduta dall’on. Francesco Agus (Sel) si riunirà alle 10.30 per esaminare  la normativa contrattuale relativa agli appalti per la vigilanza degli immobili della Regione. Sempre alle 10.30 la seconda commissione (Lavoro), presieduta dall’on. Gavino Manca (Pd) ascolterà l’assessore del Lavoro, Virginia Mura, che riferirà sullo stato delle vertenze Unilever e Geo Parco e sulle problematiche della formazione professionale e dei cosiddetti lavoratori “in utilizzo”. Successivamente la commissione si occuperà della Pl n.36 (Insegnamento della storia, della cultura e della letteratura della Sardegna nelle scuole) e della Pl n. 167 (Norme volte ad incentivare l’insegnamento della lingua Sarda nelle scuole di ogni ordine e grado. Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 26/77 sulla “Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna”).

Ancora alle 10.30, la quinta commissione (Attività produttive), presieduta dall’on. Luigi Lotto (Pd) ascolterà i rappresentanti regionali di Assogal Sardegna sulle problematiche relative ai Gal ed allo sviluppo locale. All’attenzione della commissione anche il Testo unificato della proposte di legge nn. 45 e 61 in materia di apicoltura.

Nel pomeriggio, alle 16.00, sarà la volta della quarta commissione (Governo del territorio), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd). All’ordine del giorno l’esame del Dl 198 (Continuità territoriale marittima tra la Sardegna e le isole minori. Autorizzazione all’individuazione di un soggetto idoneo allo svolgimento dell’attività di supporto tecnico, economico finanziario e legale alle correlate procedure di gara) e del Dl 150 (Sanzioni amministrative sui servizi di trasporto pubblico regionale e locale). Inoltre la commissione dovrà esaminare due proposte di legge di iniziativa popolare riguardanti il servizio idrico: la n. 2 (norme in materia di istituzione del servizio idrico integrato, individuazione ed organizzazione degli ambiti territoriali ed ottimali in attuazione della legge 36/94) e la n. 6 (norme in materia di gestione da parte dei Comuni della Sardegna del servizio idrico integrato).

I presidenti della Prima e Seconda Commissione del Consiglio regionale Francesco Agus (Sel) e Gavino Manca (Pd) apriranno un confronto con la Giunta sull’aggiudicazione della gara d’appalto per i servizi di vigilanza e di parcheggio nelle strutture regionali. La necessità di un approfondimento è stata sollecitata dai due presidenti al termine delle audizioni, in seduta congiunta, dell’assessore agli Enti locali,Cristiano Erriu, e dei sindacati. «Serve una soluzione che rispetti la dignità dei lavoratori – hanno detto Agus e Manca – il nuovo appalto, per alcuni di loro, comporterà un taglio delle retribuzioni del 50%».

«I tagli non dipendono da noi – ha spiegato Erriu – abbiamo dovuto ridurre la dotazione finanziaria nel rispetto delle disposizioni statali che hanno comportato una sforbiciata di 700 milioni di euro per i bilanci delle Regioni. Il nuovo appalto, per il quale sono stati aggiudicati due lotti su tre (mancano le province di Sassari e della Gallura,) prevede un risparmio di 2,5 milioni di euro all’anno. Abbiamo scelto di mantenere inalterati i livelli occupazionali ma con minori risorse le società aggiudicatrici non potranno garantire gli stessi stipendi».

Il nuovo appalto, vinto da un’associazione temporanea di imprese (Coopservice e Sicur Italia) prevede meno servizi di vigilanza armata e più servizi di portierato. I vigilantes armati sono passati da 128 a 92 mentre è aumentato il numero dei guardiani e dei portinai. Per questi ultimi, il cambio d’appalto ha portato anche alla modifica dei contratti in peius con conseguente riduzione degli emolumenti ( da 17.900 a 13.000 euro all’anno). La sorte peggiore è toccata alle 36 guardie armate che hanno dovuto subire un cambio di mansione e accettare il nuovo contratto: da vigilantes guadagnavano 1400 euro lordi, da portinai ne percepiranno invece 730, con un taglio lineare del 50%.

«Il tipo di contratti li decidono le imprese – hanno spiegato il direttore generale dell’assessorato agli Enti locali, Antonella Giglio, e la responsabile del servizio provveditorato Cinzia Lilliu – l’inserimento di clausole sociali non può travalicare il principio della libera impresa.»

I sindacati di categoria hanno accusato la Regione di eccessiva “leggerezza” nella definizione del bando. «Il risparmio per le casse regionali è stato fatto sulla pelle dei lavoratori – hanno detto i rappresentanti di categoria – gli utili per le aziende rimarranno invece invariati. Adesso c’è il rischio che il modello venga replicato anche in altri appalti».

Forti perplessità sulla conclusione della vicenda sono state espresse dai commissari della Prima e Seconda Commissione. Rossella Pinna (Pd) ha manifestato «profondo imbarazzo per un’operazione portata avanti da una Giunta di centrosinistra. I vigilantes sono trattati peggio dei lavoratori extracomunitari».

Stesso giudizio da parte di Piero Comandini (Pd):  «La Regione non sta facendo una bella figura. Quando si fa un nuovo appalto non ci si può basare solo sul mantenimento dei livelli occupazionali, occorre chiedersi che tipo di lavoro si garantisce, alcuni lavoratori si troveranno sotto la soglia della povertà».  

Daniele Cocco (Sel) e Paolo Truzzu (FdI) hanno chiesto una soluzione dignitosa per tutti, mentre per Salvatore Demontis (Pd) il problema sta nell’applicazione dei contratti: «La Regione – ha detto – non può dare lavoro a tutti ma deve garantire condizioni eque ai lavoratori».

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Proseguono, in Consiglio regionale, le audizioni sulla riforma degli Enti locali. La 1ª commissione (Autonomia) ha sentito in mattinata i sindacati autonomi (Usb – pubblico impiego) e, successivamente, in seduta congiunta con la 2ª commissione (Lavoro), i rappresentanti dei lavoratori delle società in house delle province.

Le Unioni Sindacali di Base hanno espresso forte preoccupazione per l’impostazione del DL n. 176 presentato dalla Giunta. Luca Locci (Usb) ha evidenziato il rischio che la riforma porti a un taglio pesante dei livelli occupazionali e a un conseguente abbassamento della qualità dei servizi offerti. «C’è il pericolo concreto che gran parte del personale vada in esubero – ha detto Locci – serve un’attenta analisi delle funzioni per capire quali potranno essere gestite dalle unioni e quali riportate in capo alla Regione». S€econdo il rappresentante dell’Usb, alcuni servizi dovranno essere necessariamente regionalizzati o gestiti da un ente intermedio: «Impensabile trasferire ai comuni le competenze in materia di ambiente, strade e servizi per l’impiego».  

Enrico Rubiu (Usb) ha ricordato che l’abolizione delle province è stata una scelta della politica italiana in controtendenza rispetto al resto d’Europa. «Tutti gli altri paesi del Vecchio Continente continuano a mantenere i livelli istituzionali intermedi e a dotarli delle risorse necessarie per lo svolgimento delle loro funzioni – ha detto Rubiu – non è solo un problema di costi ma di efficientamento dei servizi». Perplessità da parte di Rubiu anche sulle Città Metropolitane che «potrebbero portare alla desertificazione amministrativa dei territori».

Il presidente della Prima Commissione, Francesco Agus, ha ricordato che il disegno di legge della Giunta è stato approvato lo scorso 15 gennaio, prima del via libera da parte del Governo alla legge di stabilità. «L’esecutivo Renzi, con quel provvedimento, ha tolto l’acqua ai pesci – ha detto Agus – sottraendo importanti risorse per la riqualificazione del personale. La Commissione proporrà delle modifiche al DL 176 che tengano conto delle novità introdotte dalla legge di stabilità. C’è il massimo impegno da parte nostra perché vengano assicurati i livelli occupazionali e garantiti i servizi finora erogati dalla province».   

Subito dopo l’audizione dei sindacati, la Prima e la Seconda Commissione hanno sentito, in seduta congiunta, i rappresentanti dei lavoratori delle società in house delle province.

Ignazio Ganga (segreteria regionale Cisl) ha chiesto un’integrazione del Dl 176 che permetta di risolvere la situazione dei dipendenti: «I contratti sono differenti, serve una soluzione che tuteli i l’occupazione».

Pierfranco Piredda (Fisascat-Cisl) ha indicato due priorità: il reperimento delle risorse necessarie per tutto il 2015 e la creazione di una società regionale in house che inglobi quelle provinciali. «Dal 1° luglio non ci sarà più alcune copertura finanziaria. La procedura di licenziamento avviata dalla Multiss di Sassari per 97 dipendenti deve essere fermata. L’accentramento dei servizi consentirebbe un risparmio di alcuni milioni di euro».

Per Caterina Cocco (Filcams-Cgil) «deve essere chiaro quali funzioni verranno trasferite ai comuni e quali alla Regione. Altrimenti si rischia il caos e a pagarne le conseguenze saranno soprattutto i lavoratori».

Sergio Codonesu (Filcams-Cgil) ha evidenziato la necessità di trovare una soluzione per tutte le società: «Non serve operare per singoli casi, la situazione è drammatica per tutti. La vertenza è complessa, occorre riflettere bene sul provvedimento che si andrà ad approvare».

Concetto condiviso dai rappresentanti della Uiltucs Andrea Lai e Giampiero Manai che hanno auspicato una soluzione definitiva per i lavoratori. «Basta con i provvedimenti tampone. La fase transitoria del passaggio del personale dalle province ai comuni è la più delicata, occorre garantire il lavoro e i servizi».

Vincenzo Monaco (Css) ha sollecitato un’approvazione in tempi rapidi del Disegno di legge di riforma: «Il via libera deve arrivare entro giugno, altrimenti si perderanno definitivamente i posti di lavoro».

Stessa preoccupazione da parte di Giusy Pittalis (Filcams-Cgil), secondo la quale «c’è il pericolo concreto che i privati mettano gli occhi su alcuni servizi finora garantiti dalle società in house».

I consiglieri del Pd Roberto Deriu e Pietro Comandini hanno chiesto ai sindacati indicazioni precise sulle risorse necessarie per garantire il servizi per tutto il 2015 e suggerimenti sulle funzioni da affidare ai comuni o da riservare a un ente superiore.

I sindacati hanno ribadito la convinzione che un accentramento delle competenze potrà garantire un risparmio dei costi e un miglioramento dei servizi senza però indicare cifre precise sulla dotazione finanziaria necessaria alle attività del 2015.

Franco Sabatini (presidente della Commissione Bilancio) ha ribadito l’esigenza di definire un quadro economico preciso per individuare le risorse indispensabili a tenere in piedi le società. «In ogni caso non sarà possibile assorbire i dipendenti nel ruolo unico regionale».

Antonello Peru, a nome del gruppo di Forza Italia, ha annunciato la presentazione di una proposta di legge per promuovere la collaborazione tra le diverse società. «In questo provvedimento – ha detto Peru – ci sono le soluzioni per garantire un futuro sereno ai lavoratori».

Secondo Roberto Desini (Cd) «non è pensabile delegare alcune funzioni ai comuni. Meglio pensare a un ente di secondo livello».

Daniele Cocco (Sel) ha invece ricordato gli impegni assunti in campagna elettorale per la salvaguardia di tutte le buste paga dei lavoratori in house. «La prima cosa da fare è risolvere le emergenze a partire dal pagamento della cassa integrazione del 2014 e del 2015».

Per Salvatore Demontis (Pd) la soluzione di un’unica società regionale non è auspicabile ma, per tutelare lavoratori e garantire qualità dei servizi, occorrerà pensare a un livello di gestione superiore rispetto a quello comunale».

Il presidente della Seconda Commissione Gavino Manca (Pd), dopo aver ricordato la drammatica situazione della Multiss di Sassari, ha chiesto notizie sullo stato finanziario delle altre società provinciali.

I sindacati hanno chiarito che la partita riguarda tutte le realtà in house. «Il lavoro sarà assicurato ancora per poche settimane. Dal primo luglio – hanno detto i sindacalisti – le società non avranno nessuna copertura».

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Quattordici consiglieri del centrosinistra dei gruppi di Centro democratico, Pd, Sel, Rossomori e Partito dei sardi, hanno presentato una proposta di legge, prima firmataria Annamaria Busia (Cd), sulla “modifica la legge regionale Statutaria 12 novembre 2013, n. 1 Legge statutaria elettorale ai sensi dell’articolo 15 dello Statuto  speciale per la Sardegna”. La nuova proposta di legge arriva dopo due bocciature della norma maturate nella scorsa legislatura.

Il testo, composto da un solo articolo, prevede l’inserimento dello spazio  per la doppia preferenza di genere nella scheda elettorale, ma non rende obbligatorio il secondo voto. Non si potranno dare, dunque, due preferenze dello stesso genere, ma si potrà anche decidere di darne soltanto una. Nessuna imposizione, dunque, ma soltanto un’occasione per consentire alle donne di dare il proprio contributo nelle Istituzioni.

La Sardegna è una delle Regioni più indietro dal punto di vista della parità di rappresentanza nelle Istituzioni, con appena quattro donne elette su sessanta consiglieri. «I tempi sono maturi per riproporre la legge e lo vogliamo fare a inizio legislatura per avere il tempo di approvarla – ha affermato la prima firmataria – vista la disponibilità del presidente della Prima commissione di inserirla nella programmazione dei lavori appena terminato l’esame della riforma degli enti locali». «La legge dello Stato – hanno spiegato i proponenti, in particolare le tre consigliere Annamaria Busia (Cd), Daniela Forma e Rossella Pinna (Pd) – ha già inserito la doppia preferenza nei Comuni superiori ai 5mila abitanti con ottimi risultati, mentre sei Consigli regionali hanno approvato negli ultimi due anni l’adeguamento della legge elettorale: la Sicilia, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, la Toscana, l’Umbria, e la Campania che ha già avuto importanti risultati, passando da una rappresentanza in Consiglio regionale del 2 per cento al 23 per cento.»

«E’ necessaria una forzatura», ha affermato Busia per garantire quanto previsto dall’articolo 16 dello Statuto speciale della Regione Sardegna che «prevede che la legge elettorale per l’elezione del Consiglio regionale al fine di conseguire l’equilibrio tra uomini e donne nella rappresentanza, promuove condizioni di parità nell’accesso alla carica di consigliere regionale».

«I tempi sono maturi – ha affermato Daniela Forma, Pd – ed è emersa la volontà dei partiti di garantire un’effettiva pari opportunità di rappresentanza nelle Istituzioni. Spero che  garantire la doppia preferenza possa essere inserita che nelle elezioni dei Comuni con meno di 5mila abitanti». Per l’esponente del Pd: «Siamo nei tempi per portare avanti questo importante risultato.»

D’accordo anche il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), anche lui tra i firmatari del testo: «Questa legge va a sanare uno dei gravi problemi della legge elettorale ossia la rappresentanza di genere. Appena terminato l’esame della riforma degli enti locali esamineremo il testo in Commissione». Per Agus è vero che si tratta di una forzatura, ma soltanto affinché «la Regione raggiunga almeno gli stessi risultati dei Comuni».

Rossella Pinna (Pd) ha però sottolineato che questa legge è un primo passo, ma se non sarà affiancata da politiche sociali capaci di garantire alle donne la possibilità di svolgere il ruolo di mamma e di lavoratrice o di rappresentante delle Istituzioni non si arriverà al risultato sperato. La consigliera Pinna ha evidenziato la poca attenzione della Giunta verso questo problema. «In quest’anno l’assessorato della Salute e Politiche sociali non ha parlato di sostegno alla famiglia e al ruolo di genitore. Bisogna sollecitare la Giunta regionale affinché agisca in modo concreto ed efficace. Quella legge è un ottimo punto di partenza». Il vice presidente del Consiglio regionale, Eugenio Lai (Sel), ha affermato che come sindaco la sua lista è sempre stata composta dal 50 per cento di donne, ma sicuramente l’Assemblea e i partiti, in primis, «avrebbero potuto fare di più per quanto riguarda la composizione dell’Ufficio di presidenza e per le presidenze delle Commissioni». Roberto Desini, capogruppo del Cd, anche lui sottoscrittore della proposta, ha auspicato che non venga chiesto il voto segreto come nella scorsa legislatura. Desini ha confermato il pieno sostegno del partito a questa iniziativa legislativa.