23 April, 2024
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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato stamane il DL n. 215 “Modifiche urgenti alla legge regionale 4 febbraio 2015, n. 4 (Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna e modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 19 del 2006)”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il DL 215  “Modifiche urgenti alla legge regionale 4 febbraio 2015, n. 4 (Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna e modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 19 del 2006), e altre disposizioni in materia di acque meteoriche”.

Prima di procedere, il presidente ha comunicato che è stata costituita la commissione d’inchiesta sulla sanità. Ne fanno parte i capigruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, del Pd Pietro Cocco, dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, di Sardegna Vera Efisio Arbau, del Psd’Az Angelo Carta e di Sel Daniele Cocco, oltre ai consiglieri Roberto Desini (Centro democratico), Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) e Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia). La commissione sarà convocata a breve scadenza per l’insediamento.

Il presidente ha quindi dato la parola al relatore di maggioranza del provvedimento, il consigliere Giuseppe Meloni, del Pd.

Meloni ha ricordato in apertura che la commissione ha condiviso le posizioni espresse dall’assessore in sede di audizione, sia per quanto riguarda la modifica della legge n. 4 che per gli obiettivi che la norma si propone, con particolare riferimento alla nomina di carattere fiduciario del soggetto incaricato del governo del nuovo ente assegnando la funzione in via transitoria, e per un brevissimo periodo, al presidente del comitato di indirizzo. Da valutare positivamente, a giudizio di Meloni, «anche alla soluzione transattiva individuata per pagare i corrispettivi dovuti dai Comuni alla Regione per il periodo compreso fra il 2005 ed il 2011, più volte oggetto di richiamo dall’Anci Sardegna». Per questi motivi, ha concluso il relatore di maggioranza, «è auspicabile la rapida approvazione del provvedimento da parte del Consiglio».

Per il relatore di minoranza Gianni Tatti, di Area popolare sarda, ha ricordato il voto contrario dell’opposizione, «per la grande confusione normativa di Giunta maggioranza ed Assessore sulle procedure di nomina del direttore, passaggio che la norma tratta in modo ambiguo, poco chiaro e non in grado di conseguire i risultati sperati». «Per quanto riguarda i costi dello smaltimento delle acque meteoriche – ha osservato Tatti – la disciplina proposta appare molto complicata e condizionata da una transazione che mette in dubbio la sua applicabilità; non è stato considerato, infine, il problema delle reti duali, emergenza da affrontare per l’abbattimento delle tariffe ed il miglioramento di efficienza del sistema».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha messo in evidenza alcune anomalie contenute nella legge, affermando che «ci si sta muovendo in modo schizofrenico intervenendo sulle norme di legge per la terza volta in un semestre, segnale evidente di una grande confusione che non fa onore all’azione legislativa della Giunta e in definitiva del Consiglio». Sull’attività di gestione assegnata in via transitoria al presidente del comitato di indirizzo, è l’opinione della Zedda, «è sbagliato avere pregiudizi ferma restando la distinzione fra le due funzioni; noi, comunque, abbiamo mostrato fin dall’inizio senso di responsabilità, soprattutto perché seguiamo con la massima attenzione le vicende dei dipendenti e delle amministrazioni locali». Ricordando le procedure di nomina del nuovo direttore, il vice capogruppo di Forza Italia ha auspicato «trasparenza e pubblicità che finora sono mancate».

Il consigliere Gianni Tatti, Area popolare sarda, ha ritenuto di dover approfondire nel merito alcuni problemi legati ai consorzi di bonifica ed alla loro attività, «perché si stano usando fondi della finanziaria per 19 milioni ma non c’è chiarezza sulla loro corretta destinazione, in altre parole si sta mettendo una pezza che non dà garanzie per il futuro perchè l’ipotesi di accordo con i Comuni sulle acque meteoriche copre fino al 2011 ma dopo non ci sono risorse». E’stato trascurato inoltre, a suo avviso, «il problema della depurazione sotto il profilo della situazione ambientale in presenza di eventi atmosferici negativi; in Sardegna c’è una situazione che non consente ai Comuni di garantire questo servizio e sarebbe utile l’intervento della Regione, è vero che occorrono risorse ingenti ma bisogna affrontare il problema una volta per tutte».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha osservato che per l’ennesima volta «si propongono al Consiglio norme senza una vera logica, frutto di una confusione sulle cose da fare». «Da parte nostra – ha proseguito – c’è preoccupazione per alcuni passaggi che potrebbero rivelarsi una trappola, non ci saranno soluzioni positive ma disordine amministrativo, a cominciare dallo9 sconfinamento fra attività di indirizzo e di gestione». Poi, ha continuato, «non si parla dei problemi e delle difficoltà economiche dell’Ente di governo delle acque della Sardegna, delle esposizioni nei confronti dei consorzi di bonifica e di altri Enti che mettono in pericolo gli stipendi dei lavoratori per differenze contrattuali non definite da lungo tempo, servono invece garanzie e certezze per il futuro».

Ha quindi preso la parola il presidente della Commissione “Governo del territorio” Antonio Solinas (Pd) che ha sottolineato l’esigenza di un intervento urgente sull’Ente di governo d’Ambito. «In attesa della scelta definitiva del nuovo direttore occorre scongiurare un vuoto amministrativo che porterebbe al blocco del pagamento degli stipendi – ha detto Solinas – con questa norma si dà la possibilità al presidente di svolgere per 45 giorni le funzioni del direttore generale per motivazioni urgenti e indifferibili».

Solinas si è poi soffermato sul contenuto dell’art. 3: «C’è da risolvere il problema delle acque piovane – ha detto il presidente della Quarta Commissione – la  Regione si fa carico del pagamento di 4 milioni di euro per coprire i debiti dei Comuni. Dal 2012 non avremo più questo problema».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola all’assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda per la replica.

L’esponente della Giunta Pigliaru, accogliendo la richiesta del consigliere Alessandra Zedda, ha dato la sua disponibilità perché al bando per la selezione del nuovo direttore dell’Ente di governo d’Ambito sia data massima visibilità anche attraverso la pubblicazione nei due principali quotidiani nazionali.

Paolo Maninchedda ha poi difeso la ratio della norma in discussione: «Non c’è nessuna schizofrenia, quando una legge viene superata dalla realtà è buona regola intervenire per cambiarla. In assenza di un direttore generale le sue funzioni non possono essere svolte da altri funzionari. Per questo si è pensato a una norma transitoria che affidi i poteri al presidente per gli atti urgenti e indifferibili. La decisione è stata assunta dopo aver consultato l’avvocatura dello Stato».

Sull’art. 3, Maninchedda ha chiarito che lo spostamento di 42 milioni di euro dal Fondo di Garanzia è oggi possibile perché le banche non hanno più bisogno di quei soldi per garantire i 92 milioni di debiti di Abbanoa. «Le risorse adesso potranno essere utilizzate per altre cose, per esempio per risolvere l’annoso problema delle acque meteoriche. Torniamo in Consiglio perché riteniamo che per spostare 42 milioni di euro serva un pronunciamento dell’Assemblea».

Rispondendo a Oscar Cherchi (Forza Italia), Maninchedda ha assicurato che non c’è nessuna incertezza sui flussi finanziari. «Le risorse allocate ci sono tutte – ha chiarito l’assessore – la Regione si fa carico del debito dei comuni dal 2005 al 2011. Dal 2012 non esisterà più il problema perché quei costi sono caricati a tariffa». Maninchedda ha poi spiegato che il debito dei Comuni ammonta a circa 28 milioni di euro: «la  Giunta vuole favorire la transazione a copertura del debito di Abbanoa con Enas e di Enas con i Consorzi di bonifica. Siamo certi che il risultato sarà raggiunto, tutto il debito sarà saldato».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula con 33 a favore e 14 contrari.

Si è quindi passati all’esame dell’articolo 1 (Modifiche all’art 6 della legge regionale n.4 del 2015) sul quale ha chiesto la parola l’assessore Paolo Manichedda per proporre due emendamenti orali all’articolo 1. Il primo prevede che il bando per la nomina del nuovo direttore dell’Ente di governo d’ambito sia pubblicato nei due principali quotidiani nazionali oltre che sul sito della Regione Sardegna. Il secondo modifica la lettera b) dell’art 1 sostituendo la parola “comma” alla parola “legge”.

E’ quindi intervenuto il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi che ha annunciato il suo voto favorevole: «L’art 1 pone rimedio ad un errore – ha detto Oppi – si sana una situazione per consentire all’Ato non avere funzioni vacanti. Non ci sono alternative in attesa della selezione di un nuovo direttore generale».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Ganau ha messo in votazione l’articolo 1 che è stato approvato. Disco verde anche er gli articoli 2 (Modifiche all’art 13 della legge regionale n.4 del 2015), 3 (Disposizioni in materia di acque meteoriche) e 3bis (entrata in vigore).

Si è quindi passati alla votazione del testo finale della legge. Per dichiarazioni di voto,ha preso la parola il consigliere di Area Popolare Sarda, Gianni Tatti, che ha annunciato il suo voto contrario: «Le parole dell’assessore non fanno che confermare le nostre perplessità. Dal 2012 il costo per lo smaltimento delle acque meteoriche sarà caricato in tariffa e pagato dagli utenti. Per alleviare i costi di questi servizi avrei preferito interventi per la realizzazione di reti duali».

Alessandra Zedda ha invece annunciato il  voto contrario del Gruppo Forza Italia. «Voteremo contro per il metodo con il quale è stato presentato il disegno di legge. Ci sono poi perplessità sui costi, ci auguriamo che l’articolo 1 non crei difficoltà sugli atti posti in essere dal presidente. Assessore lei sarà vigile? Saranno solo 45 giorni o si procederà ad altre proroghe?».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione la legge che ha ottenuto il via libera dall’Aula con  34 voti a favore e 14 contrari.

Consiglio regionale 11 copia

Il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno della maggioranza sulla realizzazione di una linea di termovalorizzazione presso il sistema dei rifiuti di Macomer-Tossilo.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n.126 (Crisponi e più) «in merito agli intendimenti della Giunta regionale sull’attività di gestione dei rifiuti presso il sito di Tossilo e sul potenziamento delle linee di incenerimento». Per l’illustrazione della mozione il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi.

Nel su intervento, Crisponi ha ripercorso le tappe principali della «tribolata vicenda del progetto Tossilo per la realizzazione di una nuova linea termo da 30 mw, che fra poco si concluderà con la conferenza di servizi presso la provincia di Nuoro in cui sarà rilasciata l’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto». Avevamo chiesto di discutere questa mozione in tempi rapidi, ha aggiunto Crisponi, «e, purtroppo, sono passate sei settimane, vanificando molte istanze arrivate da quel territorio e lasciando aperti tanti interrogativi, in materia di tutela della salute, dell’utilizzo di ingenti risorse pubbliche per un progetto che nasce vecchio all’interno del Piano regionale di ben due legislature fa, della mancata discussione preventiva, delle difficoltà nella consultazione della delibera della Giunta, della riservatezza invocata dai progettisti per non meglio precisati segreti industriali, della corsia preferenziale seguita secondo alcune associazioni, del mancato intervento dell’assessorato alla sanità, anche per una indagine sulla pericolosità dell’impianto che potrebbe contaminare i pascoli e la filiera produttiva del Marghine». Molti interrogativi, insomma, che secondo Crisponi impongono «l’assunzione di una posizione chiara rispetto a come si vuole procedere per  avviare la realizzazione di questo progetto e, soprattutto, alla volontà di avviare un contraddittorio sereno con esperti della materia ed uno studio per individuare alternative alla termo-distruzione nel quadro delle direttive emanate dalla commissione europea fin dal 2008 che fissa precisi target per il 2020, ormai già dietro l’angolo; forse dietro questa vicenda hanno operato alcuni cerchi magici che vogliono fermare il calendario al 2008».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato all’inizio che «sarebbe stata preferibile la presenza del presidente Pigliaru, data la rilevanza del tema per la comunità regionale». Noi, ha chiarito Tedde, «abbiamo una posizione laica e non strumentale, vorremmo dare il nostro contributo per armonizzare il diritto alla salute con le esigenze dell’economia e della produzione; un equilibrio sul quale dentro la Giunta e la maggioranza ci sono posizioni molto articolate e differenti (è la democrazia e non ci scandalizziamo), c’è dibattito forte anche all’esterno e ci sono grandi interessi in gioco». «Sul piano dei dati – ha continuato Tedde – gli atti del procedimento parlano di una potenzialità di 60.000 tonnellate mentre sappiamo che è aumentata la quantità di raccolta differenziata in ambito regionale e ancora di più in quel territorio, con punte fino al 60%; rispetto a questo il conferimento sarebbe ridotto nell’ordine di 45.000 tonnellate, quindi inferiore alla capacità dell’impianto e negativo su costi di gestione». C’è poi da tener conto, ha osservato ancora Tedde, «delle proteste dell’opinione pubblica protesta sia sul piano procedurale che dei contenuti e si paventa la contaminazione di vaste aree con grave pericolo per filiera agro alimentare; è vero che dal 2008 sono cambiate molte cose e la differenziata è cresciuta forse a livello inimmaginabile, ma una riflessione si impone purchè non sia burocratica e strumentale, per coinvolgere tutte le sensibilità e verificare strade alternative, anche perché nel programma di governo del presidente Pigliaru si parlava di obiettivo rifiuti zero per arrivare al riciclo del 100% dei rifiuti urbani».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha dichiarato che siamo di fronte al tipico scenario fra favorevoli e contrari che sempre accompagna il dibattito sui temi dello sviluppo sostenibile. Nello specifico, ha ricordato Cozzolino, «c’è la richiesta di valutare con attenzione le ricadute per la salute pubblica nel territorio del Marrghine, problema su cui nessuno può abbassare il livello di guardia o accettare compromessi; su questo va ricordato che la Giunta, e non da oggi, ha mostrato grande attenzione, correttezza e trasparenza ed anche sull’economicità intervento ci sono polemiche forti con dati che testimoniano il calo della produzione dei rifiuti in quel territorio». «Se questa è la sola chiave di lettura – ha avvertito Cozzolino – la concezione è miope perché limitata a parametri parziali mentre il territorio regionale va visto nel suo insieme in cui ciascuno eserciti un ruolo attivo nelle politiche regionali di settore, che fra l’altro prevedono il blocco di nuovi inceneritori senza aver prima potenziato quelli esistenti, in un’ottica di contenimento delle emissioni e della produzione di energia». «Si tratta – ha aggiunto il consigliere del Pd – di una filosofia compatibile con l’intervento anche per i lavori di adeguamento dell’impianto, in cui i rifiuti passano da scarto a prodotto economico con ricadute positive su tutto il sistema pubblico, senza pericoli per la salute, sullo schema di esperienze già avviate, ad esempio, sia a livello nazionale che in Germania che acquista rifiuti dall’esterno, superando il sistema delle discariche, queste sì molto pericolose».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendetzia) ha messo l’accento sul fatto che «il problema ha assunto valenza strategica, non solo per la tendenza consolidata a ridurre l’impatto ambientale per andare verso una economia sostenibile incoraggiando il riciclo». «Tutti d’accordo – ha sostenuto – sulla differenziata ed il riuso dei materiali ed è vero che si è perso tempo, tenendo presente anche che fino a qualche anno fa bisognava raggiungere il 75% della differenziata entro 2012 mentre ora appena sopra al 50%». Il problema, a questo punto, consiste secondo Cherchi nel capire come si possa arrivare «ad uno scenario virtuoso in tempi ragionevolmente stretti per trovare alternative praticabili alla termovalorizzazione; resta in altre parole il problema di cosa fare adesso,riconoscendo che per un certo numero di anni si dovrà incenerire nella maniera migliore possibile e con le più ampie garanzie possibile; sotto questo profilo è utile ricordare che il nuovo impianto abbatte in modo importante tutte le tipologie di emissioni, la sostenibilità va sempre verificata e migliorata ma a condizione che il sistema sardo venga visto in modo unitario perché salute è problema unitario». «La riflessione – ha concluso Cherchi – vada estesa anche ad altri siti con un nuovo piano regionale rigoroso dal punto di vista scientifico ed ambientale ma calato nella realtà, evitando di cadere nel facile populismo».

Ha quindi preso la parola il consigliere del Pd Salvatore Demontis che ha subito rimarcato la necessità di inquadrare la questione dell’inceneritore su un piano generale. «Le direttive europee – ha detto Demontis – indicano il percorso per una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti: 1) raccolta differenziata, che in Sardegna ha superato il 50%; 2) riutilizzo dei residui; 3) produzione di energia attraverso la termovalorizzazione. L’alternativa a queste indicazioni è la discarica, molto più dannosa e pericolosa. La costruzione di un nuovo termovalorizzatore è quindi inevitabile».

Demontis ha poi manifestato alcune perplessità sull’impianto da realizzare a Tossilo: «Si tratta di un progetto ereditato dalla precedente Giunta regionale, non capisco perché si debbano utilizzare denari pubblici per la costruzione di un termovalorizzatore, in tutto il mondo si realizzano con investimenti privati. I 42 milioni di euro li avrei utilizzati per compensare le popolazioni del territorio, ma questa è una scelta della precedente amministrazione».

Stefano Tunis (Forza Italia) si è detto stupito per «l’inusuale decisionismo da parte dell’esecutivo sull’impianto di Tossilo».

Il consigliere azzurro ha avanzato dubbi sulla validità della scelta: «E’ vero che le nuove tecnologie consentono di controllare le emissioni ma questo avviene quando si tiene in temperatura l’impianto, altrimenti si ottiene il risultato contrario. La quantità di rifiuti prodotti non è sufficiente a tenere l’inceneritore a regime, potrebbe essere necessario bruciare oli o altri combustibili con conseguente aumento dei costi di gestione».

Tunis ha quindi sollecitato la Giunta a dare una risposta seria sull’argomento: «Non può essere taciuto quali sono le conseguenze che i cittadini dovranno aspettarsi, non solo in materia di salute pubblica, ma in termini economici e di gestione territoriale dei rifiuti».

Daniela Forma (Pd) ha espresso forti perplessità sull’utilità di un ampliamento dell’inceneritore. «Della necessità di intervenire su Tossilo si discute da più di un decennio – ha detto Forma – la situazione però è cambiata profondamente grazie all’aumento esponenziale della raccolta differenziata. Nel 2003 si conferivano a Tossilo 85mila tonnellate di rifiuti, oggi ne arrivano poco più di 27 mila. Prima se ne bruciavano 37mila, attualmente poco più di 17mila. L’intervento previsto è sovradimensionato».

Forma ha quindi avanzato una proposta alternativa: «Invece di una nuova linea di incenerimento costruiamo a Tossilo impianti per il riutilizzo dei rifiuti che consentano di dismettere l’inceneritore e valorizzare altri settori come l’agroalimentare».

Secondo Luigi Lotto (Pd) la questione andava affrontata prima. «Oggi il dibattito non serve a nulla, si sarebbe dovuto affrontare sei anni fa nel momento in cui si stanziarono i fondi per l’opera e si approvarono i progetti esecutivi – ha detto Lotto – se esiste una motivazione valida per bloccare il progetto lo si dica, altrimenti non si può fare un dibattito politico a babbo morto. La discussione è inutile, rischiamo di dare la sensazione ai cittadini che vivono in quei luoghi che li vogliamo fregare». 

Il capogruppo del Centro Democratico Roberto Desini ha sottolineato la necessità di discutere in modo laico sul tema dello smaltimento dei rifiuti. «La realtà è che le discariche presenti in Sardegna sono quasi colme, hanno un’autonomia di 2 anni e mezzo». 

Desini ha poi invitato il Consiglio a mettere mano a un nuovo Piano dei rifiuti che individui una tariffa unica regionale per lo smaltimento: «Non capisco perché i centri virtuosi debbano pagare di più rispetto a chi non raggiunge livelli di raccolta differenziata accettabili – ha detto Desini – altra questione riguarda i costi: perché non ci si interroga sul fatto che con un termovalorizzatore pubblico si pagano 240 euro a tonnellata contro i 100 dei privati?».

Il consigliere di “Area popolare sarda”, Giorgio Oppi, è intervenuto per chiarire – così ha affermato – alcuni aspetti emersi nel corso del dibattito, in considerazione del ruolo di assessore dell’Ambiente ricoperto nella precedente legislatura. «Il revamping dell’impianto di Tossilo – ha dichiarato l’esponente della minoranza – è inserito nel piano regionale dei rifiuti approvato nella legislatura 2004-2009». Oppi ha quindi spiegato che il documento approvato su proposta della Giunta Soru, indica due centri per la termovalorizzazione: Macchiareddu (150.000 tonnellate\anno) e un altro di circa 100.000 tonnellate nel Nord Sardegna. «Lo stesso piano – ha aggiunto il consigliere Aps – prevede l’adeguamento dell’impianto di Macomer (60.000 tonnellate) e specifica il carattere di transitorietà degli impianti del centro Sardegna». Oppi ha quindi ricordato le “sollevazioni popolari” che impedirono l’individuazione del sito di Ottana ed ha sottolineato come siano stati gli enti del territorio, ad incominciare dalla Provincia di Nuoro, ad individuare il sito di Tossilo.

In ordine agli stanziamenti regionali, l’ex assessore dell’Ambiente della Giunta Cappellacci, ha ricordato i  20 milioni di euro del 2010 a valere sui fondi Por, l’ulteriore finanziamento di 47 milioni per i termovalorizzatori dell’Isola e un altro stanziamento triennale di ulteriori 22 milioni per la ristrutturazione dell’impianto di Tossilo. Girgio Oppi ha quindi invitato la Giunta e l’attuale assessore dell’Ambiente a fornire un quadro della situazione dei termovalorizzatori in Sardegna.

Il consigliere Gavino Sale (Irs-Misto) ha evidenziato che il “tema dei rifiuti” è un argomento da qualche tempo all’ordine del giorno e che “crea non pochi problemi”. «All’Avana – ha dichiarato Sale in riferimento ad una sua recente visita nella capitale di Cuba – ho chiesto le ragioni di un così efficiente sistema sanitario e la risposta è stata: perché abbiamo un popolo sano». «Noi sardi  – ha proseguito il consigliere della maggioranza – non siamo un popolo sano ma tra i più malati d’Europa e ne sa qualcosa il nostro Sulcis». Il leader di Irs ha quindi sottolineato la necessità di scelte strategiche e decisive ed ha definito la scelta del termovalorizzatore “una scelta medioevale”. «Bruciando i rifiuti – ha aggiunto Sale – non faremo altro che contribuire al baratro mondiale e io non voglio essere complice di questo crimine». «I comitati e tanti cittadini – ha dichiarato il consigliere – ci chiedono di prendere un’altra strada: di non bruciare». «Usiamo i denari pubblici per invertire la rotta – ha continuato – e portiamo la differenziata oltre la quota del 50% raggiunta in Sardegna, anche perché se ogni 100.000 tonnellate bruciate si creano 15 posti di lavoro, 45 con discarica ma con i moderni sistemi del riutilizzo dei rifiuti si creano 400 posti di lavoro ogni centomila tonnellate». Sale ha concluso chiedendo alla Giunta di rinviare la decisione sugli impianti di Tossilo e di rispettate le volontà dei territori e dei comitati interessati: non si può procedere senza un nuovo piano dei rifiuti.

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha ricordato l’obiettivo “rifiuti zero” delle politiche italiane e europee per ribadire che tale obiettivo deve essere perseguito nel corso della legislatura regionale («deve essere anche il nostro obiettivo e non quello di utilizzare la termovalorizzazione»). Il presidente della IV commissione ha ricordato le indicazioni contenute nel piano regionale rifiuti del 2008 ed ha evidenziato come nell’arco della precedente legislatura non si sia dato avvio neppure allo studio di fattibilità degli impianti del Nord Sardegna. «Tenere in piedi l’impianto di Macomer è dannoso – ha affermato Solinas – e sarebbe preferibile chiuderlo piuttosto che lasciarlo così come è». Il consigliere della minoranza ha sottolineato inoltre la partecipazione del primo firmatario della mozione alla Giunta regionale che nello scorso mandato ha deliberato i 45 milioni di euro per la ristrutturazione degli impianti di Tossilo. Solinas ha concluso facendo riferimento alla complessiva produzione di rifiuti in Sardegna ed ha affermato che «senza il termovalorizzatore nel Nord dell’Isola e senza la rivisitazione di quello di Tossilo resteranno 100.000 tonnellate/anno di rifiuti da smaltire».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha definito “giusto” il dibattito su un tema così delicato ed ha sottolineato come la discussione non serve per ricercare responsabilità e colpe ma a valutare soluzioni opportune dinanzi ad una serie di problemi evidenti. Quanto all’assenza di responsabilità da parte della Giunta in carica («porta avanti un processo già avviato nella scorsa legislatura», così hanno affermato alcuni esponenti della maggioranza) solo perché il revamping di Tossilo è stato finanziato nella scorsa legislatura, il consigliere dei Quattro Mori ha ricordato la revoca da parte della Giunta Pigliaru della delibera di approvazione del Piano paesaggistico varato dall’esecutivo Cappellacci. «Oggi – ha aggiunto Carta – non dobbiamo cercare le colpe di qualcuno ma dobbiamo domandarci se è giusto, dopo sei anni, ristrutturare e ampliare l’impianto di Tossilo». «Dobbiamo dimandarci – ha proseguito il consigliere Psd’Az – se i 45 milioni dis stanziamenti pubblici per Tossilo sono un investimento nell’interesse dei cittadini sardi oppure no». Carta ha concluso dichiarando contrarietà al potenziamento del termovalorizzatore di Tossilo ed ha auspicato che la Giunta si adoperi per la tariffa unica regionale per lo smaltimento e tenga conto delle contrarietà al termovalorizzatore espresse dalla Provincia di Nuoro, nonché dalla necessità di approfondimenti e studi proposti dalla Asl e dagli Enti Locali del Marghine.

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha evidenziato le generali criticità che investono la Sardegna sul tema dei rifiuti ed ha lamentato l’assenza di un moderno piano regionale dei rifiuti che sappia coniugare l’efficienza dei servizi con l’equità dei costi e la salubrità ambientale. «La tutela della salute dei cittadini è la priorità – ha affermato il consigliere della maggioranza – e la differenziata, il riciclo e il riuso sono gli obiettivi da perseguire, riducendo il bruciamento». Serve nuovo piano regionale dei rifiuti, strumento necessario per portare a soluzione l’ingiustificabile diseguaglianza dei costi tra i diversi territori. Usula ha quindi dichiarato di avere ben presenti le responsabilità di chi nel recente passato ha avuto responsabilità di governo ma ha affermato che «la fretta non può far ribadire i contenuti di un piano dei rifiuti datato 2008 e che risente di un ritardo culturale, di conoscenze e che dimostra nel momento stesso della sua riproposizione inadeguatezza e arretratezza». «In quegli anni – ha aggiunto il capogruppo Rosso Mori – era centrale il ruolo dei bruciatori e sebbene il termovalorizzazione venga prima della discarica è bene tenere presente che il sistema di bruciamento è al penultimo posto tra le opzioni per lo smaltimento dei rifiuti». «Giusto andare contro la discarica – ha proseguito il consigliere – ma ricordiamo che l’inceneritore necessità di una discarica per smaltire le ceneri ed a Tossilo si produrrebbero più ceneri pericolose e tossiche da conferire in discariche speciali». «Dove è dunque la visione moderna? – ha domandato Usula – ed anche da punto di vista economico su Tossilo ci sono tante perplessità se si considera che sono previsti 6 megawatt di potenza con una resa energetica del 25%. Cioè il 75% dell’energia prodotta con la combustione dei rifiuti andrebbe perduta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha rivolto un ringraziamento al suo collega e compagno di partito, Luigi Crisponi, per aver portato all’attenzione dell’Aula un tema che non si riferisce solo all’affaire Tossilo ma che riguarda la gestione dei rifiuti in Sardegna. L’esponente della minoranza ha quindi lamentato l’assenza del piano regionale dei rifiuti ed ha evidenziato le difficoltà nel riconoscere le giuste premialità ai cosiddetti Comuni “ricicloni”, a fronte degli scarsi risultati nella raccolta differenziata registrati in alcuni grandi centri dell’Isola. A proposito dei termovalorizzatori, l’onorevole Dedoni si è soffermato sul dato del 40% di rifiuti che sono necessari per alimentare l’impianto. «Serve scardinare il sistema che ruota intorno ai rifiuti solidi urbani – ha concluso il capogruppo – ed il Consiglio non può nascondersi, né può nascondere ai sardi i problemi reali del termovalorizzatore di Tossilo. Incentiviamo politiche pulite e non quelle politiche sporche che hanno visto la Sardegna prendersi i rifiuti della Campania per dare da mangiare ai termovalorizzatori».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha in apertura ricordato la proposta di legge sui rifiuti presentata dal suo gruppo, dove si ipotizzavano soluzioni diverse. Ha detto poi “no” all’approccio ideologico sulla materia «perché non serve parlare di quello che poteva essere e non è stato; grazie invece all’assessore che ha mostrato sensibilità ed apertura al dialogo, è emerso con chiarezza che a fronte di dati e numeri certi c’è la volontà dell’esecutivo di non sottrarsi al confronto ed all’ascolto delle ragioni di tutti, ma resta comunque dirimente ripartire dall’attualizzazione del Piano regionale dei rifiuti, ormai ampiamente superato». «Sosteniamo perciò – ha aggiunto Cocco – la moratoria di 5 anni per gli impianti di tutta la Sardegna, una scelta con cui vogliamo chiudere una volta per tutte la pagina della termo-valorizzazione, del resto è la strada maestra che ci viene indicata dall’Unione europea: riduzione della quantità dei rifiuti e riciclo dei materiali». «Chiederemo quindi alla Giunta – ha concluso – un ordine del giorno con questi contenuti assieme ad una analisi epidemiologica seria sul territorio interessato dal progetto».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, ha affermato che la posizione del suo gruppo è molto chiara: «Siamo per la moratoria che ci metterebbe fra l’altro al riparo da ogni procedimento in corso e, nello stesso tempo, intendiamo dare attuazione al nuovo Piano dei rifiuti per intervenire sulla materia con una adeguata programmazione, senza dimenticare la posizione dei lavoratori della struttura, che vanno tutelati». Per noi questo resta il punto principale, ha ribadito con forza Arbau; «diremo “no” ad ogni fuga in avanti ancorata a programmazioni precedenti, il nostro gruppo è disponibile a ragionare su un ordine del giorno congiunto a condizione che si riporti al centro la programmazione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, ha definito la mozione «un atto doveroso del Consiglio nei confronti dei cittadini sardi, per la tutela della salute, dei loro risparmi e del loro futuro». «Gli obiettivi della Ue in materia di rifiuti – ha ricordato – fissano una soglia di riciclo al 60%, quindi non è pensabile smaltire ancora in modo massiccio con l’incenerimento perché significherebbe bruciare materie prime preziose per l’economia». «Stamane nel porto di Cagliari – ha aggiunto Rubiu – c’era una nave da crociera con 5000 persone a bordo, una piccola città che ricicla i rifiuti totalmente, il sistema idrico è alimentato dai rifiuti mentre plastica e vetro vengono scaricati a terra e venduti; se lo fanno le navi da crociera possono riuscirci anche i sardi, soprattutto pensando all’utilizzo del bene-rifiuto». «Va però riconosciuto – a giudizio di Rubiu – che questo è un obiettivo di lungo periodo che nell’immediato è difficile da realizzare per cui anche l’inceneritore di Tossilo dovrà essere costruito ma per imboccare poi una strada diversa: quella di produrre energia, reddito e sviluppo dai rifiuti, discorso da estendere anche agli appalti pubblici, ecco perché c’è bisogno al più presto di un nuovo Piano».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello Peru.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, in apertura, ha osservato che «forse il dibattito ha confuso le idee più che chiarirle anche se il tema è complesso». Il Piano dei rifiuti, a suo giudizio, «va adeguato, aggiornato ed adattato alla nuova realtà ed i costi sono i veri temi centrali per le comunità, perché ora sono eccessivi e bisogna tendere alla tariffa unica». In concreto, il capogruppo del Pd ha, da un lato, ricordato gli obiettivi fissati dall’Unione europea e, dall’altro, quelli della differenziata in Sardegna di poco superiore al 50%, precisando che, quindi, «quello dei rifiuti zero è un obiettivo di medio e lungo termine che non si può realizzare in pochi giorni anche perchè la situazione sarda è, sotto questo profilo, a macchia di leopardo; a breve termine, bisogna stare con i piedi per terra, tenendo presente che il problema non è solo quello di Tossilo ma di una nuova pianificazione regionale». Cocco ha infine suggerito di predisporre un ordine del giorno finalizzato «ad avviare la nuova pianificazione, integrato da un approfondimento sulle tematiche legate alla salute dei cittadini».

L’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, illustrando il parere della Giunta, ha citato sinteticamente la tappe principali dell’iter amministrativo del progetto, del quale ha ricordato le fasi «ad evidenza pubblica», respingendo radicalmente l’ipotesi che lo stesso abbia goduto di una «corsia preferenziale». «L’impianto – ha detto – trova giustificazione nell’esigenza di ammodernare quello precedente, obsoleto e dannoso per l’ambiente, e di ridurre il più possibile i rifiuti da conferire in discarica». «Le discariche della Sardegna – ha precisato l’assessore Spano – sono ormai vicine all’esaurimento con una disponibilità complessiva di circa 870.000 a fronte di una domanda molto superiore, per cui il dimensionamento dell’impianto impianto appare correttamente impostato sulla base delle esigenze attuali e future delle province di Nuoro, dell’Ogliastra e di Oristano; l’impianto esistente lavora appena 15.000 tonnellate di materiale ed i residui vanno mandati in discarica». «Quanto alla raccolta differenziata – ha proseguito l’esponente della Giunta – la Sardegna ha raggiunto nel 2013 la percentuale del 51% facendo registrare anche un calo della produzione dei rifiuti, dato che la colloca all’8° posto in Italia, al di sopra della media nazionale e davanti a molte Regioni del sud e del centro, tuttavia le proiezioni parlano chiaro: anche con un 75% di differenziata (che in Sardegna peraltro cresce solo del 2% annuo) e l’aumento dei comportamenti virtuosi, comunque l’impianto sarebbe giustificato». «Nel panorama europeo – ha affermato ancora l’assessore Spano – i termovalorizzatori sono essenziali per la produzione energia ed il superamento delle discariche, secondo un modello di buone pratiche che non esclude il riciclo e, stando alle previsioni nel breve e medio periodo, la Sardegna ha una quota di rifiuti del 35% che non potrà essere riciclata né mandata in discarica». Quanto alle problematiche legate alla salute, l’assessore ha dichiarato che l’impianto è progettato con le tecnologie di ultima generazione che riducono le emissioni dal 30 al 93%, a seconda delle sostanze considerate e, in ogni caso, le autorizzazioni rilasciate prevedono un monitoraggio sulla salute pubblica, attraverso interventi periodici effettuati da parte delle Asl, dell’Arpas e e dell’Istituto Zooprofilattico, mentre per quanto riguarda le tariffe è prevista una riduzione dagli attuali 199 euro a tonnellata a 120».

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi, in sede di replica, ha ringraziato i cittadini, gli amministratori e le associazioni che hanno tenuto vivo il problema, aggiungendo che «la discussione è servita per far emergere le scelte sbagliate della Giunta». Le  risposte dell’assessore Spano, ad avviso di Crisponi, «non sono sufficienti né per il Consiglio né per i cittadini, la Giunta in realtà non ha dato risposte, soprattutto per quanto riguarda la consultazione di esperti internazionali indipendenti di cui pure si è servita per problemi della sanità animale, quasi che quella umana fosse meno importante». Rivolto al capogruppo del Pd Pietro Cocco, che in qualche modo chiedeva alla Giunta di “rallentare”, Crisponi ha chiesto all’Esecutivo «la sospensione in autotutela del provvedimento, perché sono tanti i conti che non tornano; quello economico in raffronto a 45 milioni di investimento e, tantomeno, quello sulle garanzie per la salute dei cittadini». «La Giunta ha corso troppo velocemente – ha concluso Crisponi – ed al suo interno c’è stata maggioranza di semplici osservatori che non hanno fatto l’interesse delle popolazioni rendendosi complici di un autogoal clamoroso; la strada dell’ordine del giorno può essere percorribile ma è necessaria una sospensione dei lavori».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha sottolineato rivolto alla Giunta l’opportunità di un “rallentamento” ed ha chiesto una sospensione dei lavori per verificare se ci «sono le condizioni per un ordine del giorno unitario».

Alla ripresa il presidente annuncia ordine del giorno unitario che impegna la Giunta: affinché prima di intervenire in materia di gestione dei rifiuti, compresi i procedimenti su Tossilo, ponga in essere tutti gli adempimenti per l’effettuazione di campagne di monitoraggio sullo stato di salute della popolazione nell’area del Marghine nonché su opportuni indicatori biologici e dia corso in maniera celere all’aggiornamento del Piano regionale in materia di gestione dei rifiuti nonché a porre in essere in tempi rapidi il disegno di legge sul sistema di governo dei rifiuti.

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, intervenendo sull’ordine dei lavori ha chiesto la messa in votazione della mozione n. 126 prima di procedere con l’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il presidente del Consiglio, dopo un breve consulto con gli uffici, ha quindi posto in votazione la mozione 126 che non è stata approvata con 32 voti contrari e 20 a favore.

Il consigliere del Partito dei Sardi, Augusto Cherchi (gruppo Soberania e Indipendentzia) ha domandato chiarimenti sul fatto che l’atto posto in votazione sia tale da interrompere una procedure amministrativa già avviata.

Il presidente del Consiglio ha quindi ricordato il pronunciamento di carattere politico che l’assemblea esprime attraverso l’ordine del giorno.  

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha annunciato che la minoranza non parteciperà alla votazione dell’ordine del giorno Cocco Pietro e più.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, è intervenuto per evidenziare e criticare con durezza il comportamento dell’opposizione: «E’ inaccettabile che abbandoni l’Aula dopo che siamo venuti qui a discutere di una loro mozione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha invitato al “rispetto delle decisioni di tutti” ed ha definito “inaccettabili” le considerazioni espresse dal capogruppo Pd, Pietro Cocco. «L’ordine del giorno l’ha scritto la Giunta – ha concluso Dedoni – e se vuole se lo voti».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha espresso disappunto per la decisione della minoranza di non partecipare al voto ed ha sottolineato che l’ordine del giorno era stato concordato con tutti i capigruppo.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha fatto notare all’Aula che il consigliere del Partito dei sardi, Augusto Cherchi, ha lasciato il Consiglio: «Confermando una volta di più che i problemi sono tutti all’interno della maggioranza». «Non partecipare al voto – ha concluso – è una scelta libera e democratica della minoranza come lo è quella dell’onorevole Augusto Cherchi».

Il capogruppo del Centro Democratico, Roberto Desini ha ricordato l’accordo di carattere politico raggiunto in conferenza di capigruppo sull’ordine del giorno.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha definito “legittimo” il comportamento della maggioranza che può decidere quali atteggiamenti politici adottare sui singoli punti all’ordine del giorno, ed ha invitato la Giunta ad esprimere il parere su documento posto in votazione.

L’assessore dell’Ambiente, Donatella Spano, ha dichiarato: «La Giunta ritiene che non sia prerogativa né della Giunta e né del Consiglio intervenire sui procedimenti amministrativi in corso e pertanto si rimette all’Aula».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’ordine del giorno Cocco Pietro e più, «in merito alla realizzazione di una linea di termovalorizzazione presso il sistema dei rifiuti di Macomer-Tossilo» che è stato approvato per alzata di mano.

La commissione Bilancio e Programmazione, con il voto a favore dei gruppi della maggioranza, il voto contrario di Fi e Fdi e l’astensione di Udc, Psd’Az e Riformatori, ha dato il via libera al Dl 205 che sostituisce la tabella “E”, nella quale sono riportate le spese autorizzate dall’articolo 4 della Finanziaria 2015, quelle cioè previste per realizzare opere e infrastrutture attraverso la contrazione di un mutuo da 700 milioni di euro.

Il provvedimento è stato illustrato, nella commissione presieduta da Franco Sabatini (Pd), dall’assessore regionale del Bilancio, Raffaele Paci, che ha evidenziato il carattere tecnico delle modifiche da sottoporre all’attenzione dell’Aula. In sostanza, si tratta di una misura precauzionale riferita ai 23 milioni di euro destinati per il rinnovo dei mezzi di trasporto Arst e allo stanziamento di un milione di euro per gli edifici di culto.

«Su questi due interventi – ha affermato Paci – sono stati riscontrati problemi di ammissibilità al finanziamento col mutuo sotto il profilo soggettivo dei beneficiari finali degli interventi (l’Arst è una società a totale partecipazione regionale e gli edifici di culto non restano di proprietà della Regione o dello Stato) e pertanto – ha proseguito l’assessore – sono sostituiti nella tabella “E” dal cofinanziamento regionale di una parte delle spese di investimento previste nella nuova programmazione comunitaria 2014-2020».

L’ulteriore modifica riguarda la rimodulazione degli interventi a favore del settore scuola-università (52.441 milioni di euro) e del piano delle opere infrastrutturali (417 milioni di euro). A questo proposito l’assessore Paci ha annunciato che sardi. Per quanto attiene le procedure per il muto da 700 milioni, l’assessore ha confermato l’indizione del bando pubblico ed ha auspicato che entro il prossimo giugno si completino tutte le procedure.

I consiglieri Ignazio Locci (Fi) e Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) sono intervenuti nel merito delle somme originariamente destinate al rinnovo dei mezzi di trasporto e inserite (nella nuova formulazione della tabella “E”) sul fondo unico di programmazione comunitaria proponendone, rispettivamente, la destinazione per le zone interne e per la riqualificazione dell’edilizia pubblica.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha lamentato l’assenza di “dati certi” sui programmi di spesa della Regione e la mancata informazione sulla cosiddetta armonizzazione del bilancio regionale. Alessandra Zedda ha inoltre auspicato maggiore chiarezza sui programmi e sulla relativa spesa nel settore dell’edilizia scolastica.

Il consigliere Giorgio Oppi (Aps) ha suggerito una migliore specificazione della descrizione degli interventi per l’ammodernamento dei mezzi di trasporto nella nuova formulazione della tabella “E”.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha chiesto ed ottenuto dall’assessore Paci rassicurazioni sull’ammodernamento dei mezzi di trasporto pubblico dell’Arst e sul ricorso al leasing, così come era stato fatto ai tempi della Giunta Soru.

A margine del dibattito sul Dl 205, il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha evidenziato il problema dei cosiddetti “lavoratori in utilizzo” e, nel corso del suo breve intervento di replica, l’assessore Paci ha assicurato il suo impegno per garantire che le risorse a tal proposito desinate in Finanziaria, siano utilizzate per l’impiego di quella tipologia di lavoratori nelle pubbliche amministrazioni.

La commissione, dopo il via libera a maggioranza, ha nominato il presidente Franco Sabatini relatore in Aula del Dl 205.

Il provvedimento, considerata l’urgenza, sarà sottoposto all’attenzione della conferenza dei capigruppo per l’immediata iscrizione all’ordine del giorno dei lavori del Consiglio, ai sensi dell’articolo 102 del vigente regolamento interno.

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Nuovo passo avanti, in Consiglio regionale, verso l’approvazione del DL 130 “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”. L’assemblea ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 19.

Il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 554 – Fasolino e più – (soppressione della frase “nella misura massima di 120 cubi”).

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), favorevole, ha detto che «è arrivato il momento di intervenire per riportare il dibattito sul contenuto del testo perché si parla della possibilità di incrementi volumetrici solo a favore dei disabili nelle zone A, B e C, mentre pensiamo debba essere lasciato libero in tutte le zone urbanistiche».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), favorevole, ha sottolineato che «c’è un riferimento inutile ad immobili legittimamente realizzati, è giusto non mettere il limite della superficie ed è meglio fare riferimento alla finalità che si vuole conseguire».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), favorevole, ha affermato che «è necessario integrare il passaggio riferito all’abitazione principale, perché si presta a molti dubbi interpretativi».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), favorevole, ha espresso «dubbi sulla possibile esclusione dagli incrementi delle abitazioni di disabili che magari risiedono in zone F; non possono essere trattati in modo differente».

Messo ai voti, l’emendamento è stato respinto dal Consiglio con 1 voto favorevole e 26 contrari.

Subito dopo è stato messo in votazione l’emendamento n. 545 – Fasolino e più – (“Incrementi volumetrici nei centri storici per la prima casa”).

Per dichiarazione di voto, il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha prima sottolineato che l’assenza dal voto precedente ha solo valenza politica. Poi ha manifestato parere favorevole sull’emendamento «che punta ad assegnare nei centri storici l’incremento volumetrico massimo di 120 metri cubi agli immobili adibiti ad abitazione principale; è un punto qualificante della nostra proposta complessiva e su questo vogliamo confrontarci».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha affermato che l’opposizione «sta presentando proposte per migliorare il testo senza stravolgere l’impianto definito dalla maggioranza e, parlando della prima casa di chi abita nei centri storici, esprimiamo concretamente questa impostazione».

Il consigliere Marco Tedde, sempre di Forza Italia, ha ribadito che la minoranza «continua a dimostrare di voler migliorare la legge, in questo caso tutelando la prima casa, tutela che nell’art. 19 non prevedeva; si tratta di un emendamento accoglibile perché è evidente che manca ogni possibilità di speculazione, mentre ribadiamo il nostro no ai piani particolareggiati perché ci vorrebbe almeno qualche anno».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha detto che «i centri storici in Sardegna hanno contribuito alla riqualificazione urbanistica solo con fondi privati a differenza di altre zone d’Italia; il centro è anche un patrimonio di valore e cultura che va preservato e dobbiamo premiare ed incentivare chi investe in queste zone senza porre limiti incomprensibili».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha auspicato che su questo emendamento converga anche la maggioranza; «così si evita consumo del suolo, si ripopolano i centri storici, si restituisce anima ai nostri paesi, sono cose che stanno a cuore a tutti e chiediamo piuttosto l’introduzione di norme relative all’uso dei materiali locali».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha evidenziato la coerenza dell’opposizione che «sulla stessa materia ha sostenuto le norme sull’albergo diffuso; ora sosteniamo la necessità di assegnare una premialità a chi abita la sua prima casa e risiede nei centri storici e casomai sarebbe opportuno aggiungere un passaggio sul rifacimento delle facciate».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, favorevole, ha posto l’accento sul fatto che quello dei centri storici «è un problema centrale dei paesi sardi perché le pubbliche amministrazioni non hanno le risorse per recuperare questo patrimonio; dobbiamo spingere i privati a farlo con le premialità perché la legge purtroppo scoraggia questi interventi anche per la tempistica e su questo punto va corretta».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia), favorevole, ha esortato il Consiglio a credere molto nei centri storici auspicando che la maggioranza colga questo segnale; «le case del centro storico non sono funzionali alla vita di una famiglia e bisogna intervenire per renderle più funzionali, l’albergo diffuso è uno degli strumenti di animazione del centro storico ma anche gli immobili dei privati possono contribuire al rilancio dei nostri centri».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha messo in rilievo, rinvolto alla maggioranza, sul fatto che «se non si amplia la possibilità di costruire nei centri storici si contraddice tutto l’impianto della legge, dal rifinanziamento della legge 29/98 alla stessa proposta del consigliere Arbau sulla vendita delle case degradate ad un euro, inoltre i divieti mandano un messaggio negativo all’esterno, cioè che è meglio spingersi fuori dall’area centrale e consumare altro territorio».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha ricordato che «tutti conosciamo le criticità dei centri storici a cominciare dallo spopolamento e dalla difficoltà di disporre di spazi adeguati e la stessa finanziaria ha stanziato 2 milioni per l’albergo diffuso; ora non si può fare marcia indietro sullo stesso punto».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che «il senso della nostra riflessione riguarda il ruolo dei centri storici che non possiamo confinare nell’archeologia urbana: la politica deve trovare il sistema per restituirli al loro ruolo originario e soprattutto deve fare di più, evitando che i centri storici vengano giù a pezzi».

Messo ai voti, l’emendamento n.545 è stato respinto con 21 voti favorevoli contrari e 29 contrari.

Il presidente ha annunciato la votazione dell’emendamento 571 (Tedde e più) che emenda il sostitutivo totale n. 125, presentato dalla Giunta e propone che nella zona A l’incremento volumetrico si applica «limitatamente agli edifici aventi meno di 50 anni e che sono in contrasto con i caratteri architettonici e tipologici del contesto…».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 571 perché – ha affermato l’esponente della minoranza – «contempera l’esigenza di salvaguardia dei contesti architettonici dei centri storici e semplifica norme e procedure. Se, infatti per consentire gli interventi in zona A dovessimo aspettare l’approvazione dei piani particolareggiati non si potrebbe realizzare alcun ampliamento nei centri storici della Sardegna».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha definito il 571 «un emendamento di buon senso che rende efficaci le premialità connesse con gli incrementi volumetrici». L’esponente della minoranza ha quindi dichiarato il voto a favore: «Perché con l’emendamento si introduce una spinta al miglioramento dei centri storici».

Il consigliere di Forza Italia,  Marco Tedde, ha annunciato voto favorevole e ha ribadito che, a sua giudizio, il provvedimento in discussione “semplifica molto poco”. «L’approvazione dei piani particolareggiati nei Comuni – ha spiegato Tedde – ha tempi lunghi e rischia di vedere la luce in tempi successivi rispetto a quelli che dovrebbero caratterizzare il via libera alla nuova legge urbanistica, così come promesso dall’assessore Erriu».

Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato il voto a favore ed ha ribadito che sono davvero pochissime le amministrazioni comunali che potrebbero sperare nell’approvazione di un piano particolareggiato, adeguato al Ppr.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha denunciato che il testo proposto dalla maggioranza nasce «con l’intento di escludere interventi nei centri storici». Tunis ha sottolineato l’incidenza delle altezze degli immobili che insistono nei centri storici, rispetto agli immobili realizzate in altre zone urbanistiche e di più recente edificazione, ed ha quindi dichiarato che «le altezze insieme con la richiesta del piano particolareggiato adeguato al Ppr, costituiscono il combinato disposto che rende di fatto impossibile programmare interventi migliorativi nel patrimonio immobiliare delle zone A».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato voto favorevole ed ha sottolineato che gli otto sindaci presenti in Aula possono testimoniare «l’impossibilità a progettare interventi nei centri storici, qualora siano subordinati all’approvazione dei piani particolareggiati, i cui tempi sono lunghi».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Fi) ah dichiarato voto a favore: «L’emendamento propone una misura che soddisfa le esigenze di tanti cittadini e garantisce la salvaguardia del  patrimonio immobiliare con più di 50 anni, nelle zone A».

Il consigliere Luigi Crisponi, ha dichiarato voto favorevole al 571 ed ha sottolineato la volontà di assicurare strumenti in grado di rilanciare i centri storici e riqualificare il patrimonio immobiliare. «Per approvare un piano particolareggiato – ha concluso l’esponente della minoranza – servono più metri cubi di carta di quando non se ne potranno concedere ai cittadini per gli ipotetici ampliamenti».

Il consigliere del Gruppo Misto, Fabrizio Anedda, ha svolto un intervento critico anche nei confronti di alcuni decisioni della maggioranza, riferendosi però agli ampliamenti in zona A per le abitazioni in cui risiedono cittadini affetti da disabilità. Argomento trattato in precedenza nel corso del dibattito sull’articolo 19 e sugli emendamenti presentati.

Il capogruppo di “Area popolare sarda”, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento n. 571. «La legge in discussione – ha aggiunto l’esponente della minoranza – può esser definita “legge della contraddizione urbanistica”, e non si comprende con quali strumenti normativi la maggioranza voglia rivitalizzare i centri storici dei paesi e della città della Sardegna».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato voto a favore ed ha dato lettura dell’emendamento n. 571, per ribadirne la linearità e il buon senso, Il capogruppo del centrodestra ha inoltre ricordato «i tanti contrasti architettonici che caratterizzano i centri storici della Sardegna e che attendono strumenti adeguati per la loro riqualificazione e rivitalizzazione».

Il consigliere del gruppo Sardegna, Mario Floris, ha invitato l’Aula ad una riflessione sul concetto di centro storico ed ha dichiarato voto a favore all’emendamento 571: perché consente il miglioramento degli immobili inscritti nella zona  A e che non sono compatibili con lo stile architettonico del quartiere.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha ricordato che il prossimo 25 maggio,è in programma un’udienza presso la Corte Costituzionale sul vecchio piano casa che interveniva anche nelle zone A. L’assessore ha quindi ribadito la volontà di voler rilanciare e rivitalizzare i centri storici dei paesi e delle città della Sardegna ma ha evidenziato che i beni che insistono nei centri storici sono considerati unici e irriproducibili e che nel corso degli anni è stata autorizzata la realizzazione di tanti  edifici incongrui rispetto al contesto architettonico. Il concetto è servito all’assessore per esprimere contrarietà a quanto previsto nell’emendamento 571 a proposito della responsabilità del dirigente del servizio comunale per la individuazione  dell’eventuale contrasto con i caratteri architettonici e tipologici del contesto. «Non affiderei ai un geometra dell’ufficio tecnico comunale la responsabilità di stabilire quanto previsto nell’emendamento», ha concluso l’assessore.

Posto in votazione l’emendamento n. 571 non è stato approvato con 29 voti contrari e 21 favorevoli ed il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha annunciato la votazione dell’emendamento n. 536 (Fasolino e più) che emenda l’emendamento 125 della Giunta, al comma 3, lettera a) sostituisce le parole “fino a un massimo di 70 metri cubi” con le parole “fino a un massimo di 90 metri cubi”, innalzando così i livelli massimi di incrementi volumetrici nelle zone B e C, nei Comuni inclusi negli ambiti di paesaggio costieri che non hanno adeguato il Puc al Ppr.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola al consigliere di Forza Italia, Ugo Cappellacci, che ha rivolto l’invito al presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, per svolgere un’informativa in Aula sul tema del deposito unico nazionale delle scorie nucleari in Sardegna, dinanzi alle crescenti preoccupazioni dei sardi sulla possibile individuazione dell’Isola come centro di stoccaggio. «Temo che alla luce di alcune notizie trapelate anche ieri – ha proseguito Cappellacci – ed alla luce della mozione presentata sul tema dai consiglieri della maggioranza ed a seguito della lettera trasmessa al Governo dall’assessore dell’Ambiente, sarebbe importante ascoltare il presidente della Regione».

Il presidente Ganau ha ribadito che sull’argomento la Giunta si è espressa pubblicamente così come ha fatto il Consiglio regionale ed ha dichiarato di voler procedere con il proseguo dei lavori, secondo le modalità regolamentari.

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, chiesta e ottenuta la parola dal presidente Ganau, ha dichiarato di «essere pronto alla battaglia unitaria per ribellarci ad un’altra servitù come sarebbe quella sulle scorie nucleari». «Dobbiamo essere pronti ad essere saldi e compatti – ha proseguito il governatore – e la mia posizione è in perfetto accordo col Consiglio». Pigliaru ha quindi sottolineato che si attende l’individuazione degli ambiti idonei e poi ci sarà abbastanza tempo per fare ciò che riteniamo giusto: «Ribellarci ad un’ulteriore servitù».

Ripreso l’esame del Dl 130, il presidente del Consiglio ha concesso la parola al presidente della IV commissione consiliare, Antonio Solinas (Pd) che ha dichiarato la modifica del parere “da negativo a positivo” per l’emendamento n. 536.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha espresso soddisfazione per la decisione comunicata all’Aula dal relatore della maggioranza, Antonio Solinas ed ha illustrato brevemente la modifica del quale è primo firmatario.

Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha dichiarato voto favorevole e anche il consigliere di “Soberania e Indipendentzia”, Pier Mario manca ha dichiarato voto a favore, ricordando la presentazione di un emendamento a sua firma, dai contenuti analoghi al 536,

A favore anche la dichiarazione del consigliere di Fi, Stefano Tunis, («facciamoci travolgere da uno spirito unitario non solo nelle grandi vertenze ma anche sulle questioni dello stretto interesse locale») e del suo collega di partito e di gruppo, Oscar Cherchi: «Bene il segnale di apertura che arriva dalla maggioranza». Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto a favore («finalmente la maggioranza in un sussulto di democrazia ha voluto ascoltare e dare seguito alle sollecitazioni alle modifiche che sono arrivate anche dal di fuori dell’aula»), seguito dal consigliere di Fi, Marco Tedde («l’opposizione fa un’opposizione non per rallentare i lavori ma un’ opposizione positiva»). A favore anche il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini («non siamo una maggioranza ottusa») e anche del consigliere di Aps, Giorgio Oppi che ha dichiarato, in riferimento al tema delle scorie nucleari, di  aver intrattenuto una conversazione telefonica con ministro Galletti e di aver ricevuto rassicurazioni sui tempi lunghi della decisione del governo per l’individuazione del centro unico di stoccaggio dei rifiuti radioattivi.

Il consigliere di Fi, Antonello Peru, ha dichiarato voto a favore dell’emendamento 536 ed ha ribadito che la minoranza non fa ostruzionismo e «il suo lavoro non è inutile, come dimostra il parere positivo della commissione alla proposta di modifica avanzata dai consiglieri di Forza Italia».

A favore anche Ignazio Locci (Fi) che ha precisato che l’unità sull’emendamento 536 «non è il preludio di nessun patto ma un primo passo per migliorare il provvedimento sull’edilizia». Ha concluso le dichiarazione di voto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, che ha dichiarato: «Non voglio si cada nell’equivoco, non c’è né accordo né trattativa in corso e le distanze tra minoranza e maggioranza permangono». «Prendiamo atto della convergenza – ha concluso Pittalis – ma sono ben altre le questioni sulle quali serviva l’intesa ad incominciare da quelle che attengono l’edificabilità nell’agro».

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento n. 536 che è stato approvato con 50 voti favorevoli su 50 votanti.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n. 535 (Fasolino e più) che porta da 90 a 120 metri cubi la misura massima degli incrementi volumetrici per unità immobiliare nelle zone urbanistiche B e C.

Il presidente della Commissione Antonio Solinas ha dato parere positivo all’emendamento modificando il giudizio negativo precedentemente espresso.

Solinas, rispondendo al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha confermato l’assenza di un accordo tra maggioranza e opposizione sul Dl 130. «Noi ci assumiamo la responsabilità della proposta – ha detto Solinas – voi dovreste consentirci di farlo. Saranno poi gli elettori a giudicare».

Il primo firmatario dell’emendamento Giuseppe Fasolino (Forza Italia), dopo aver espresso apprezzamento per l’ulteriore apertura della maggioranza, ha chiarito che l’emendamento è una proposta di buon senso. «Portare gli incrementi volumetrici da 90 a 120 metri cubi è il minimo che si poteva fare».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha messo in evidenza alcuni aspetti tecnici della proposta e salutato con favore la decisione della maggioranza di accogliere l’emendamento dell’opposizione.

Cauto, invece, il giudizio di Gianluigi Rubiu, capogruppo di Aps. «L’ emendamento ci soddisfa in parte – ha detto Rubiu – noi avevamo chiesto di eliminare i limiti, in ogni caso è un segnale importante per i cittadini sardi».

Anche Luigi Crisponi (Riformatori) ha giudicato positivamente l’apertura della maggioranza: «Mancano ancora alcuni passaggi – ha detto – ma i cittadini troveranno nell’uovo di pasqua i 90 e i 120 metri cubi che sono una piccola ma importante novità».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.535 che è stato approvato all’unanimità.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 572 che estende ai fabbricati residenziali delle zone D (industriali e artigianali), adibiti a prima casa dal titolare dell’impresa, gli incrementi volumetrici previsti per le zone B e C.

Il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas ha dato parere favorevole annunciando la presentazione di un emendamento orale del Partito Democratico.

Sul punto è intervenuto il capogruppo del PD Pietro Cocco che ha illustrato il contenuto della proposta. A causa di alcune difficoltà interpretative del testo, il presidente Ganau ha sospeso la seduta per consentire ai gruppi di arrivare a una formulazione condivisa dell’emendamento orale.

Alla ripresa dei lavori il capogruppo Pietro Cocco ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

E’ quindi intervenuto il consigliere Mario Floris (Uds) che ha rivolto un plauso alla maggioranza per aver accolto le proposte della minoranza: «Evidentemente avete gli strumenti e l’organizzazione politica per capire che le elezioni si vincono in base alla situazione economica. Tra poco ci saranno le elezioni comunali che per voi saranno un importante banco di prova. Finalmente avete capito che qualunque miglioramento venga fatto su una norma i meriti sono sempre della maggioranza».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 572 che è stato approvato all’unanimità.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n. 573 che estende anche alle zone D (commerciali) e G (servizi essenziali) lo stesso principio accolto nell’emendamento precedente. Anche su questo la Commissione ha espresso parere favorevole.

Marco Tedde (Forza Italia) ha manifestato apprezzamento nei confronti della maggioranza «che ha saputo fare un passo indietro nell’interesse dei sardi. Le esigenze abitative sono di tutti, non solo dei dipendenti ma anche dei proprietari- custodi delle imprese».

Michele Cossa (Riformatori)  ha giudicato positivamente l’accoglimento della proposta: «Consentire un incremento per i fabbricati residenziali inseriti in zone commerciali è una scelta di buon senso».

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 573 che è stato approvato con 49 voti a favore e uno contrario.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n.591 presentato dalla Giunta regionale che sostituisce il comma 7 dell’emendamento n.125 con il quale si specifica che nelle zone urbanistiche A, B e C e negli edifici con destinazione residenziale, legittimamente realizzati in altre zone urbanistiche, gli incrementi volumetrici non sono cumulabili con quelli previsti dai commi 2, 3 e 4.

Michele Cossa (Riformatori sardi) ha chiesto chiarimenti sulle modifiche apportate.

L’assessore Erriu ha chiarito che si trattava di una precisazione linguistica.

Precisazione accolta con favore da Oscar Cherchi (Forza Italia): «Un incremento di centoventi metri cubi si traduce in 40 metri quadri che vanno a sommarsi agli incrementi minimi consentiti nelle zone A, B e C. Per questo è opportuno inserire l’avverbio “altresì” per scongiurare interpretazioni errate».

L’Aula ha quindi accolto un emendamento orale che sostituisce il termine inoltre con la parola altresì.

Subito dopo è stato messo in votazione l’emendamento n.591 che è stato approvato dall’Aula con 30 voti a favore e 2 contrari.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento n. 550 (Fasolino e più) che propone l’inserimento delle zone E (agricole) e F(turistiche) tra quelle dove sono consentiti gli incrementi volumetrici degli edifici esistenti.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha invitato l’Aula a verificare dove sono stati fatti gli interventi del Piano Casa. «Le zone E e F sono quellein cui si può dare impulso all’economia. Se si vuole investire sul turismo non si può non votare l’emendamento».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha invitato i consiglieri di maggioranza a valutare con attenzione il contenuto dell’emendamento e ricordato che una correzione potrà essere accolta anche al momento della discussione dell’art. 20 (Si vuole aprire inserendo le zone agricole e turistiche. Per queste ultime si potrebbe vedere nell’articolo 20 (Interventi di incremento volumetrico delle strutture destinate all’esercizio di attività turistico-ricettive).

Contro la proposta è intervenuto Salvatore Demontis (Pd): «Stiamo parlando della fascia costiera definita dal PPR “bene ambientalistico d’insieme” – ha detto Demontis – è un patrimonio di tutta la Sardegna che costituisce il punto centrale del Piano Paesaggistico Regionale».

Luigi Crisponi (Riformatori), riferendosi a recenti articoli di stampa, ha messo in evidenza l’andamento lento del turismo. «Servono interventi funzionali alla destagionalizzazione. Si chiede di poter realizzare spazi che consentano alle strutture ricettive di attrarre turisti (piscine riscaldate, aree benessere, piccoli centri congresso)».

Secondo Marco Tedde (Forza Italia) l’emendamento va nella direzione di migliorare la qualità edilizia dei fabbricati esistenti con incrementi residuali. «Si punta all’efficienza energetica, con questa proposta sarà possibile prevedere nelle campagne tetti verdi e giardini verticali».

Anche per Antonello Peru (Forza Italia) le zone E e F sono quelle che possono favorire la crescita. «Servono interventi per migliorare le strutture ricettive e rivisitare gli agriturismo».

Michele Cossa (Riformatori) ha definito “irragionevole” non inserire anche le zone E e F tra quelle in cui si possono realizzare incrementi volumetrici. «Si parla di immobili esistenti, di interventi minimi per le zone agricole dove c’è già il limite di costruzione dei tre ettari».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha rivolto un appello alla maggioranza: «Lavoriamo insieme per lo sviluppo della Sardegna.  Facciamolo alla luce del giorno. Abbiamo tutti a cuore la salvaguardia dell’ambiente ma proponiamo ricette diverse. Abbiamo ricevuto un’eredità pesante, siamo consapevoli della delicatezza dell’argomento, per questo è necessario dividersi le responsabilità di un atto che certifichi ai sardi che non vogliamo svendere il territorio».

Il presidente Ganua ha quindi messo in votazione l’art 591 che è stato respinto con voti 28 contrari e 19 a favore.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n. 547 – Fasolino e più – uguale al 560 – Tedde e più – (“Estensione alle zone E agricole delle premialità volumetriche”).

Per dichiarazione di voto il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino ha evidenziato la necessità «di allargare le premialità alle zone E agricole; è impossibile dimostrare che questo provvedimento provocherebbe un danno, in realtà stiamo consentendo che un imprenditore agricolo realizzi una stanza in più per le esigenze della sua famiglia».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha espresso parere favorevole.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha valutato positivamente il parere espresso dal presidente della commissione sulle zone agricole: «poi valuteremo più avanti la misura di questo incremento e la sua collocazione sul territorio, prendiamo atto per ora della volontà positiva della maggioranza».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di forza Italia, favorevole, ha ricordato che «chi fa migliorie alla sua casa in agro non è una persona che fa affari, l’intervento risponde a esigenze di minor consumo del territorio e di riqualificazione edilizia».

Il consigliere Stefano Tunis, sempre di Forza Italia, si è detto convinto che «quella che secondo voi è una norma di salvaguardia in realtà è una mancanza di coraggio, del coraggio di premiare chi sceglie di restare e tornare ad occuparsi di agricoltura; questi cittadini vanno premiati perché cercano di correggere la tendenza a considerare quello delle campagne un reddito accessorio rispetto a quello principale come è purtroppo accaduto in questi anni».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi), favorevole, ha detto «agli oltranzisti» che il riferimento alla lettera E non comporta rischi; «stiamo parlando – ha ricordato – di superfici che vanno dallo 001 allo 003 metri quadri per metro cubo quindi l’impatto è minimo; apprezzo atteggiamento positivo della maggioranza».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha affermato rivolto alla maggioranza che «è meglio tardi che mai nell’accorgersi che con questo emendamento le zone E non vengono affatto antropizzate; stiamo parlando di manufatti esistenti e non stiamo consumando territorio, anzi è un peccato che i punti di ristoro stiano stati eliminati con il lotto minimo dei 3 ettari».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, favorevole, ha precisato che «il lotto minimo è solo norma di salvaguardia che segnerà un nuovo modo di gestire le campagne, una scelta della maggioranza che ha portato a sintesi posizioni molto diverse anche se non ideologiche; il problema della nostra agricoltura è quello di riportare i giovani alla terra, ad una agricoltura di vocazione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha riconosciuto il pur modesto sforzo della maggioranza per arrivare a questo obiettivo «anche se non si rende giustizia al mondo agricolo perché restiamo sempre lontani da un lotto minimo più vicino all’agricoltura di oggi e di domani; resta poi da capire quale sarà la percentuale di incremento».

Il consigliere Luigi Lotto (Pd), favorevole, ha però rimarcato «la differenza fra gli incrementi volumetrici relativi agli immobili esistenti e le nuove costruzioni, rimandare quest’ultimo tema alla legge urbanistica è stata una scelta giusta e condivisibile».

Messi in votazione, gli emendamenti nn. 547 e 560 sono stati approvati con 53 voti favorevoli.

Successivamente sono stati messi in votazione gli emendamenti uguali n. 585 – Meloni e più – e 549 – Fasolino e più – (“Estensione delle premialità volumetriche alle zone F turistiche”) a scrutinio segreto come richiesto dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis.

Gli emendamenti sono stati approvati con 27 favorevoli, 24 contrari e 4 astenuti (Arbau, Ganau, Ledda e Perra)

Subito dopo è stato messo in votazione l’emendamento n. 546 – Fasolino e più – (“Nelle zone E agricole nei 1000 metri dalla battigia è consentito un incremento volumetrico del 20% per i fabbricati realizzati entro il 31 dicembre 2014”).

Per dichiarazione di voto il consigliere Oscar Cherchi, di Forza Italia, ha chiesto alla maggioranza di modificare il parere da contrario a positivo, dichiarandosi disponibile ad ulteriori correzioni: «Siamo nella fascia costiera da 1000 metri in su e proponiamo un incremento massimo del 20% per gli edifici realizzati entro 31 dicembre 2014, con destinazioni residenziale e produttiva».

Il presidente della commissione Antonio Solinas ha espresso il suo parere favorevole a condizione che sia accolto un emendamento orale con lo scopo di precisare l’ammontare della premialità, da 90 a 120 metri cubi. Ha poi dichiarato che a suo avviso sarebbe auspicabile che la commissione del regolamento si occupasse a breve anche di riformare la disciplina del voto segreto, «che va limitato solo ai casi riguardanti persone», aggiungendo che «occorre evitare che si ripetano episodi come quelli di oggi».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto qualche minuto sospensione in Aula.

Il presidente Ganau ha risposto che, mentre il testo dell’emendamento orale viene stampato e distribuito, è possibile procedere rimandando ad un momento successivo l’esame dell’emendamento n. 546.

E’stato quindi messo in votazione l’emendamento n. 583 – Demontis e più – (“Gli incrementi volumetrici sono aumentati del 10% se l’intervento di riqualificazione energetica determina la classificazione dell’immobile ad energia quasi zero-nzeb-così come definito dal decreto legislativo n. 192/2005”) con parere favorevole della commissione ma, subito dopo, il presidente ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto di conoscere come ci si orienterà nella prosecuzione dei lavori.

Il presidente Ganau ha comunicato che l’accordo fra i capigruppo prevedeva che si andasse avanti fino alla mezzanotte. Ha quindi richiamato la votazione dell’emendamento n.546 integrato dall’emendamento orale del presidente della commissione.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha eccepito la mancanza di una integrazione della norma che la renda applicabile anche alle isole minori.

Il presidente della commissione Solinas ha suggerito la previsione di 250 metri dalla battigia.

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha ricordato che, in sede di capigruppo, si era rinviata la decisione finale ad una successiva riunione, che non si è tenuta.

Il presidente Ganau ha comunicato che non è mai stata adottata una decisione diversa da quella di procedere ad oltranza fino alla mezzanotte.

Il consigliere Giorgio Oppi ha ricordato che non esiste una norma che preveda la prosecuzione ad oltranza ed in effetti, in sede di capigruppo, si era deciso che la sedute ad oltranza erano previste solo per le giornate di venerdì, sabato e domenica.

Il presidente Ganau ha ribadito che l’accordo è in vigore, tanto è vero che nella seduta di ieri si è proceduto senza interruzioni fino a quando è mancato il numero legale.

Il presidente della commissione Antonio Solinas ha ulteriormente precisato l’emendamento morale, chiarendo il riferimento ai 300 metri dalla battigia per le isole minori.

Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento n.546 integrato da emendamento orale del presidente della commissione.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha proposto una breve sospensione per consentire alla minoranza di poter valutare il contenuto dell’emendamento orale.

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha insistito nella richiesta di sospensione dei lavori, a suo avviso per esigenze della maggioranza, che il presidente ha accolto.

Ripresa la seduta, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 546.

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), favorevole, ha tenuto a precisare che «la prima parte del testo va collocata al comma 7/bis dell’emendamento n.125 della Giunta» ed ha espresso soddisfazione per l’andamento del dibattito.

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha lamentato in apertura «la difficoltà di lavorare con emendamenti che si susseguono, mentre sarebbe stata preferibile una differenziazione per zone degli incrementi volumetrici, confermo comunque il voto favorevole».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha condiviso le argomentazioni dei colleghi di gruppo pur confermando il parere favorevole; questo è il segnale che «la maggioranza sta cambiando orientamento e lo apprezziamo, così come lo apprezzano i cittadini che stanno seguendo la seduta».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), favorevole, si è associato alle considerazioni del collega Cherchi, sottolineando il buon risultato raggiunto dal Consiglio».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), favorevole, ha ripepilogato alcune fasi precedenti del dibattito, ricordando che «se è vero che hanno aleggiato alcuni fantasmi per fortuna sono arrivati i ghostbusters che hanno contribuito a migliorare il testo».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha rimarcato la valutazione positiva sull’emendamento sollecitando inoltre gli uffici ad una forte attenzione in sede di assemblaggio definitivo del testo.

Messo ai voti, l’emendamento n.546 è stato approvato con 52 voti favorevoli.

L’Aula è poi passata all’esame dell’emendamento aggiuntivo n. 583 (Demontis e più) che prevede un ulteriore incremento volumetrico del 10% per gli interventi di riqualificazione energetica estesi all’intera unità abitativa.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento che è stato fatto proprio dall’opposizione.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che ha giudicato ragionevole prevedere una premialità per l’efficientamento energetico.

Marco Tedde ha definito eccellente la proposta contenuta nell’emendamento. «Minor consumo dell’ambiente – ha detto – corrisponde a risparmio energetico e minori costi per le famiglie».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha spiegato il perché del ritiro dell’emendamento: «Puntava a un’efficienza energetica superiore a quella delle classi A ma era rivolto alle cubature originarie previste dall’art. 19. Le correzioni introdotte, con il conseguente aumento delle volumetrie, mi hanno indotto a ritirarlo».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha annunciato il suo voto a favore: «La premialità del 5%  prevista dalla legge è troppo bassa. Bocciare questo emendamento sarebbe  un errore enorme».

Per Giuseppe Fasolino (Forza Italia) il 583 «è uno dei migliori emendamenti perché lega l’aumento volumetrico all’efficientamento energetico. Lavoriamo sulla percentuale ma l’emendamento non va ritirato».

Michele Cossa (Riformatori) ha chiarito che «nessuno vuole dare volumetrie a tutti i costi, si tratta invece di dare incentivi a investire sulla riqualificazione energetica».

Modesto Fenu, capogruppo di “Sardegna” ha detto di ritenere doveroso il voto favorevole all’emendamento: «Introduce un criterio di premialità che rappresenta un passo in avanti verso la bioedilizia e verso una migliore qualità della vita».

Luigi Crisponi (Riformatori) si è detto d’accordo con chi ha deciso di fare proprio l’emendamento. L’esponente della minoranza ha invece  criticato la scelta del consigliere Salvatore Demontis di ritirarlo: «Un emendamento che propone la riqualificazione dei volumi abitativi e il risparmio energetico non è di destra né di sinistra»

Voto favorevole ha annunciato anche Antonello Peru (Forza Italia): «Questo emendamento si sposa perfettamente con la legge nazionale che prevede una detrazione fiscale del 65% per l’efficientamento energetico. In Sardegna – ha sostenuto – le ristrutturazioni hanno stimolato un indotto di circa un miliardo di euro. Così si stimolano i cittadini a realizzare case di classe A. E’ un ottimo emendamento, rivediamo le volumetrie ma non cancelliamolo». 

Per Stefano Tunis (Forza Italia) l’emendamento n. 583 «è un fatto di educazione civica prima che di politica economica».

Il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu ha giudicato “serio” l’emendamento e invitato tutta l’Aula a votarlo.

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha criticato la discussione e invitato Pigliaru a ritirare la legge.

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az ha rilevato che «si tratta di un emendamento giusto che dà un messaggio importante dal punto di vista ambientale con un piccolo aumento di volumetrie. Questo indirizzo per un’edilizia sostenibile doveva essere già contenuto in legge»

Per Alessandra Zedda l’emendamento va verso una logica che rispetta in toto i parametri dell’efficientamento energetico, «perché non si vuole invogliare la gente a migliorare le strutture della nostre regione. Nel contempo miglioriamo l’ambiente e la qualità della vita».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invece parlato di “passo indietro della maggioranza” e di una rinuncia a un’idea basata sulla riqualificazione energetico del patrimonio edilizio.

E’ quindi intervenuto l’assessore Erriu che ha ribadito l’invito al ritiro dell’emendamento annunciando la presentazione a breve di un disegno di legge organico sulla sostenibilità ambientale nel quale il tema della riqualificazione energetica sarà centrale.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 583 che è stato respinto dall’Aula con 32 voti contrari e 17 a favore.

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A due settimane dall’entrata in vigore della ricetta elettronica, è già polemica in Consiglio regionale. Il consigliere di Area Popolare Sarda Ignazio Tatti, insieme ai colleghi Giorgio Oppi, Gianluigi Rubiu e Giuseppe Pinna ha presentato un’interrogazione urgente al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore alla Sanità Luigi Arru, nella quale sostitene che la ricetta elettronica penalizza le zone interne e complica il lavoro di molti medici di famiglia.

Nel documento, Tatti rileva che in molti paesi dell’interno è impossibile accedere alle reti telematiche a causa del mancanza della banda larga e al cattivo funzionamento dei ripetitori della telefonia mobile. «Non si capisce – afferma Gianni Tatti – come si possa affrontare la sfida della ricetta medica elettronica senza gli strumenti che consentono un accesso rapido alla rete». Secondo il consigliere regionale di Aps, l’accelerazione del progetto rischia di mettere in difficoltà molti medici di famiglia costretti ad utilizzare maggior tempo per l’erogazione dei servizi richiesti.  

Per queste ed altre ragioni, il gruppo di Area Popolare Sarda chiede alla Giunta di sapere in base a quali criteri si è deciso di avviare il progetto della ricetta elettronica in tempi così rapidi e veloci e di conoscere il numero dei centri isolani che ancora non sono in grado di accedere al Sistema sanitario regionale.

I firmatari dell’interrogazione, infine, propongono un rinvio dell’entrata in vigore della ricetta elettronica in attesa dell’adeguamento tecnologico che consenta ai piccoli paesi della Sardegna di accedere alla rete.

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Questo pomeriggio il Consiglio regionale ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 19 (“Interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente”) del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il consigliere Giorgio Oppi, per fatto personale, ha dichiarato di non voler essere associato a quanti hanno usato il termine “marchetta” in senso offensivo. «Non si tratta – ha spiegato – di un qualcosa legato agli uffici di collocamento o alla prostituzione ma di proposte formulate in stretta relazione con propri elettori, che poi magari molto spesso (per non dire quasi sempre) venivano respinte; nessun significato offensivo, dunque, tanto è vero che il termine si usa comunemente anche in parlamento».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha illustrato il parere della commissione sui numerosi emendamenti presentati. La giunta ha espresso parere conforme tranne che per quelli per i quali la commissione ha invitato i proponenti al ritiro; in questo caso il parere è contrario.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, sull’ordine dei lavori, ha prima ricordato che l’articolo scritto originariamente dalla Giunta, modificato dalla commissione, poi modificato dalla stessa Giunta con questa ultima stesura gravata da una valanga di emendamenti, chiede che l’articolo sia riportato in commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha sottolineato che «è vero che la questione è stata già sottoposta ma è quanto mai fondata perché è evidente che i continui stravolgimenti del testo e degli emendamenti rappresentano una vera e propria anomalia, tanto più perché riferiti ad un passaggio della legge di grande importanza». «La maggioranza – ha protestato Pittalis – su questo punto è stata reticente fin dall’inizio e non si comprende la ragione di questi ripetuti interventi, se non con la grande incertezza di molte delle sue componenti su una materia così complessa e delicata; quanto ai tempi che si stanno allungando questo accade solo perché il Consiglio sta facendo quello che avrebbe dovuto fare la commissione».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha affermato invece che «la commissione ha fatto il suo lavoro e non è necessario alcun rinvio, il gran numero di emendamenti è dovuto all’opposizione che sotto questo aspetto fa il suo mestiere; quindi l’Aula può procedere regolarmente nei lavori».

La proposta di sospensiva, messa ai voti, è stata respinta.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha ricordato che, alcuni momenti fa, i media hanno dato la notizia che la disoccupazione è aumentata di un punto e la ricchezza delle famiglie è calata del 30, dati ancora più preoccupanti se consideriamo che in Italia la ricchezza è data dal valore dei terreni e degli immobili». «Questi ragionamenti – ha aggiunto Floris – furono a suo tempo alla base del piano casa e sono attualmente al centro della strategia del governo nazionale che sta cercando di semplificare mentre qui stiamo facendo leggi punitive». «La maggioranza – ha sostenuto ancora Floris – sta distruggendo da sola un patrimonio costruito insieme, cosa che non accadeva nemmeno al tempo dei grandi partiti e del Pci, che era un partito in molte cose ferreo; il gran numero di emendamenti presentati dalla maggioranza arrivano dall’esterno del Consiglio regionale ma un partito non si può sostituire alle istituzioni per fare le leggi».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha definito l’articolo in esame il punto centrale della legge, «il cuore di una legge che non ha niente a che vedere con il Piano casa e che, fin dall’inizio, fa emergere la proposta restrittiva della maggioranza in materia di premialità volumetriche». In realtà, ha osservato il consigliere, «la maggior parte del territorio regionale suddiviso nelle diverse zone è escluso dagli incrementi volumetrici cancellando di fatto tutta la normativa precedente ed i suoi risultati in termini di sviluppo economico». Per fare un esempio concreto, ha spiegato il consigliere, «in pratica nei centri storici non c’è alcuna premialità tranne che in presenza del piano particolareggiato adeguato al Ppr, cioè neanche un comune in Sardegna».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, in apertura, ha affermato «che si sarebbe aspettato dal capogruppo del Pd Cocco un passo per accogliere la proposta del consigliere Carta ma purtroppo non è successo, forse per la troppa disattenzione verso le categorie economiche, produttive e sindacali; tutto sacrificato sull’idea della custodia del paesaggio sostenuta dalla maggioranza secondo la quale l’edilizia non è fattore di sviluppo ma una attività da archiviare insieme a tutte le professionalità collegate ed alle tecnologie, alle storie ed alle esperienze di questo settore economico, tutto archiviato senza discussione». «Noi comunque ci saremo – ha concluso Tunis – punto per punto e riga per riga».

Ha assunto la presidenza il vice presidente Eugenio Lai.

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha messo in evidenza che «le ragioni che allora spinsero la maggioranza ad evitare la proroga del Piano casa furono un semplice calcolo politico, nascosto dalla foglia di fico della volontà di arrivare ad una legge organica che alla fine non è arrivata». Gli incrementi volumetrici previsti, ha lamentato, «sono modesti ed accettabili solo dove i Puc è adeguato al Ppr, e già così nessuno presenterà un progetto perché non c’è alcun vantaggio concreto; poi c’è un calvario pesantissimo da affrontare negli uffici tecnici e nessun riconoscimento per gli interventi migliorativi dell’efficienza energetica, insomma dei tanti annunci non è rimasto più nulla».

Il consigliere Fasolino (Fi) ha definito l’articolo 19 “il fulcro” del Dl 130 ed ha dichiarato di attendere che si realizzi la volontà annunciata della maggioranza al confronto “sui temi caratterizzanti la norma”. Giuseppe Fasolino ha quindi ricordato le posizioni espresse a proposito dell’edilizia dalla maggioranza. «Lo scorso  novembre – ha affermato l’esponente della minoranza – avete annunciato la proroga del piano casa con qualche miglioramento, poi invece avete detto che il piano casa non esiste più e quindi avete promesso di tener conto dei contributi delle categorie produttive e delle organizzazioni dei professionisti». A giudizio di Fasolino, la prima proposta in materia di edilizia formulata dall’assessore dell’Urbanistica “era ragionevole” ma poi, ha aggiunto il consigliere di Fi, la proposta è stata stravolta da una velina trasmessa anche alla commissione. «Il risultato finale – ha concluso Fasolino – è che oggi cancellate gli incentivi e confermate un approccio ideologico al tema dell’edilizia e dell’urbanistica».

Ha quindi assunto la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai (Sel) che ha concesso la parola al consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, sull’ordine dei lavori. Il consigliere di Fi ha fatto presente che non è stato né discusso e né approvato il titolo secondo del Dl 130.

Il vice presidente Lai, dopo essersi consultato con gli uffici, ha affermato che i titoli della legge saranno posti in votazione al termine della votazione della legge. «E’ una decisione – ha proseguito Lai – assunta dalla presidenza».

Il consigliere Tedde ha replicato con l’invito al vice presidente Eugenio Lai perché “assuma una decisione in autonomia” ed ha rimarcato che “il titolo di questa serie di norme è identico al capo primo e questo non è possibile”.

Il presidente dell’assemblea ha quindi invitato il consigliere Tedde a proseguire nel suo intervento e l’esponente di Forza Italia ha definito “inammissibile” proporre il titolo nella formulazione identica al capo primo. Tedde ha parlato di un generale “disorientamento” provocato – così ha dichiarato anche “dalla bizzarra conduzione dei lavori in Aula”. Nel merito dell’articolo 19, l’esponente della minoranza ha sottolineato che non si discute la proposta originaria della giunta ma quella stravolta dalla commissione e modificata ulteriormente dagli emendamenti della giunta. «Così – ha affermato Marco Tedde – invece dell’articolo 19 si discute dell’emendamento della giunta all’articolo 19». «L’Aula – ha concluso il consigliere di Fi – ha perso la sua autonomia e  la maggioranza è etero diretta».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha salutato la presenza in Aula dell’assessore alla Salute ed ha ricordato le differenti politiche poste in campo dal centrosinistra e dal centrodestra nell’ultimo decennio. «Nel 2004 – ha spiegato Crisponi – con la legge salvacoste si sono persi 17mila posti di lavoro e oggi si segnalano dati che denotano difficoltà  che non seguono i positivi effetti (oltre 4.000 occupati) prodotti dal piano casa approvato nel 2009». L’esponente della minoranza ha definito il Dl 130 “una legge canaglia” ed un “minestrone” di impegni disattesi, confermati dalla presentazione di un “malloppo” di emendamenti che sconvolge l’intero impianto normativo. «I nostri emendamenti – ha concluso il consigliere dei Riformatori – sono frutto di un serio lavoro per tentare di raddrizzare le storture da voi proposte: non è possibile che tutto debba essere respinto e liquidato come inutile  strumentale».

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha definito l’articolo 19 «una legge all’interno della legge e rappresenta in sintesi il vostro piano casa». La consigliere della minoranza ah quidni ricordato i positivi risultati ottenuto con l’applicazione del legge 4 («ha consentito ai sardi di migliorare il patrimonio edilizio e ha aiutato il comparto dell’edilizia in tempi di profonda crisi»). Alessandra Zedda ha quindi domandato alla maggioranza il perché insiste nel non voler migliorare l’articolo 19 e l’intero disegno di legge. L’onorevole Zedda ha definito il provvedimento in discussione “un compromesso al ribasso” ed ha evidenziato il livello insignificante di premialità volumetriche. «La vostra legge – ha concluso Alessandra Zedda – si rivelerà una legge boomerang per il centrosinistra».

Il consigliere, Stefano Tunis (Fi), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha domandato alla presidenza di rendere note eventuali decisioni assunte in sede di coordinamento, come quelle comunicate a proposito delle successive votazioni dei titoli di legge.

Il vice presidente Lai ha comunicato che non sono state assunte altre decisioni oltre a quelle rese note a seguito della segnalazione del consigliere Tedde.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha dichiarato che l’articolo 19 non “migliora e non riqualifica” il patrimonio immobiliare esistente e “punisce” i “cittadini sardi”. L’esponente della minoranza ha sottolineato che il provvedimento in discussione esclude dalle possibile e inadeguate premialità volumetrica le zone E e le zone F. «Escludete e penalizzate – ha dichiarato Peru – un’altra volte gli operatori dell’agricoltura e del comparto turistico ricettivo». Il consigliere di Fi ha parlato di “pianificazione a macchia di leopardo” ed ha ribadito che i livelli di premialità contenute nell’articolo 19 sono tali da non incentivare alcun intervento sul patrimonio immobiliare sardo. «Con 23 metri quadri di premialità – ha spiegato Peru – nessuno ha interesse ad aprire un cantiere in casa e l’articolo 19 non darà alcun risultato».

E’ quindi intervenuto il consigliere di Area Popolare Sarda Giorgio Oppi che ha bocciato senza mezzi termini l’art. 19: «Il Dl 130 è pura ideologia applicata all’urbanistica – ha detto Oppi – lo dimostra l’esclusione delle zone agricole e turistiche dagli interventi di incremento volumetrico del patrimonio edilizio esistente . Sembra quasi che vogliano tutelare dei paradisi naturalistici ma non è così. La reale condizione del patrimonio edilizio delle zone turistiche e agricole è diversa, escludere a priori questi stabili è una scelta scellerata».

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha invitato i consiglieri di minoranza a decidere in autonomia. «Ho sentito parlare nei precedenti interventi di clima circense, ho l’impressione che il vero domatore (riferimento chiaro al segretario del Pd Renato Soru ndr) non frequenti quest’Aula».

Truzzu ha poi criticato la tattica dilatoria adottata dalla maggioranza: «Rimandare determina due risultati: si vive nel futuro e si riempie la vita di cose inutili – ha affermato il consigliere di minoranza – lo si è fatto, in passato, con il Piano Casa, lo si fa ora in attesa di una legge urbanistica».

Concetto condiviso dal capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha poi criticato duramente l’impianto dell’art. 9: «E’ una norma cambiata in corso d’opera, la proposta originaria della Giunta è stata modificata da una sottocommissione. Nell’art. 19 mancano le zone E e F. Perché? Forse per consentire a qualcuno di intervenire su aspetti non disciplinati?». Dedoni ha poi rivolto un monito al centrosinistra: «Il giudice vero di questa legge saranno gli elettori»

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ribadito la necessità di riportare il testo del Dl 130 in Commissione. «Il problema è la presentazione da parte della Giunta dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 da cui poi è discesa una mole di emendamenti. Qualcuno ha parlato di spending review per giustificare i vincoli a costruire nelle zone agricole. Ciò consentirebbe ai comuni di risparmiare per esempio sulla raccolta dei rifiuti. Non è così». Carta ha poi invitato i consiglieri di maggioranza ad avere più coraggio nell’affermare le proprie idee. «La sintesi interna – ha detto – dovrebbe sempre guardare all’interesse generale».

E’ quindi intervenuto il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha ribadito il giudizio negativo nei confronti del Dl 130 già espresso nei precedenti interventi. «Anche l’art. 19 non si differenzia dagli altri. Non si trovano soluzioni razionali per i cittadini, i problemi dei sardi, delle imprese, dei lavoratori si aggraveranno». Rubiu si è poi soffermato sul comma 4 dell’art. 19 che prevede una premialità del 5% per gli incrementi volumetrici finalizzati all’efficientamento energetico. «E’ una premialità ridicola – ha sostenuto Rubiu – le opere di efficientamento sono molto costose, con il 5% di incremento volumetrico nessuno farà interventi». Critiche anche al comma 5 che prevede il 10% di premialità se l’intervento riguarda l’intera unità immobiliare. «Lo ha già previsto Renzi, questa legge non porta nessuna innovazione. L’esclusione delle zone agricole e turistiche  – ha proseguito Rubiu – comporterà un’ulteriore spopolamento delle zone interne».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha dato la parola al capogruppo di Sel Daniele Cocco. «Abbiamo capito che questa legge non vi piace – ha detto Cocco rivolgendosi alla minoranza – il centrosinistra ha raggiunto una sintesi. Visto l’andamento del confronto sarà difficile trovare un accordo, le nostre posizioni sono lontane, fatevene una ragione, smettiamola di parlarci addosso, approviamo la legge e passiamo ad altri provvedimenti urgenti come la riforma degli Enti Locali».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «non esistono margini per nessun accordo perché vogliamo che la responsabilità ricada per intero su di voi; noi abbiamo fatto proposte che avete sempre respinto a cominciare dalla proroga del Piano casa e con questa legge state facendo un danno ai sardi e un grande regalo all’opposizione, gli elettori si ricorderanno di ciò che avete fatto e vi toglieranno la fiducia». «Inoltre – ha proseguito Pittalis – c’è lo stravolgimento di tutte le richieste formulate dai portatori d’interesse dell’economia sarda: avete confinato l’agricoltura in un ruolo residuale, avete mortificato l’autonomia dei comuni nella programmazione e nel governo del territorio, avere complicato le procedure per ottenere i permessi di costruire in controtendenza con la legislazione europea e nazionale, state impedendo ogni azione di miglioramento del patrimonio esistente, emerge ancora una volta una visione burocratica e centralista che noi continueremo a combattere».

Conclusa la discussione generale, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’emendamento n. 218 (soppressivo totale dell’art. 19)

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori), riprendendo la metafora pasquale, ha invitato la maggioranza «a bere fino all’ultimo il calice; questa legge aggrava tutti i problemi dell’edilizia in Sardegna aggiungendo ulteriore burocrazia, mettendo in piedi un gigantesco deterrente rispetto ad ogni iniziativa».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) citando l’intervento di un esponente del Pd nella legislatura 2004/2008 ha parlato dei «temi della libertà e dello sviluppo sui quali il centro sinistra deve fare un aggiornamento programmatico sul governo della Regione, in particolare per la legge urbanistica e per i paesi che si stano spopolando». «Questo discorso – ha concluso Floris – è stato pronunciato in occasione delle dimissioni di Soru da presidente della Regione».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha parlato di «legge truffaldina che contiene una grande trappola, il suo contenuto reale nemmeno si conosce perché con un emendamento la Giunta cambia qualcosa e qualcosa no; condividete gli incrementi volumetrici dovete capire che dovete tornare alla versione della legge predisposta nel novembre scorso».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «la maggioranza non può rimproverarci di non essere stati propositivi, questa legge dimostra che non avete ascoltato l’opposizione ma neanche le categorie produttive, il mondo delle professioni e del lavoro; siete voi che pensate di avere la verità in tasca, oppure siete obbligati a farlo e vi piegate a qualche volontà esterna».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) favorevole alla soppressione dell’articolo, ha detto che «non tutto è da buttare ma la protervia è inaccettabile; le proposte sugli aumenti volumetrici sono privi di logica, vi siete confrontati in commissione con tutte le associazioni di categoria e poi non avete accolto nemmeno una delle proposte che vi sono state presentate».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato che «non è vero come dice Cocco che questa legge non piace alla minoranza, non piace ai sardi, a quelli che hanno votato noi ed anche a quelli che hanno votato voi; l’articolo va soppresso perché non fa niente per l’economia sarda ed anche perché vengono esclusi i cittadini che vivono in campagna e nelle zone turistiche, mentre per gli altri limitazioni solo  divieti inaccettabili, nessuno di questi tempi si mette le mani in tasca per non fare niente».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha attribuito all’articolo la volontà di riprendere «la logica punitiva applicata contro le zone agricole; che differenza c’è fra le zone agricole e quelle produttive che accolgono industrie, aziende artigiane e di servizi? Non c’è un minimo di equità e di equilibrio».

Il consigliere Stefano Tunis, di Forza Italia, si è detto convinto che «ci starebbe tutta una riflessione anche per la sinistra che ha una rispettabilissima storia; dovreste essere quelli vicini agli ultimi ma di tutto questo la legge non ha recepito nulla, perché la sinistra ha spostato il centro della sua politica verso i grandi interessi tralasciando quelli della gente comune».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, contrario alla soppressione dell’emendamento, ha ribattuto alle accuse dell’opposizione spiegando che «l’articolo dice cose molto chiare, sulle zone B e C c’è un incremento del 20%, c’è un bonus del 5% per l’efficienza energetica, più un altro 10%, in tutto siamo al 45% e forse neanche il Piano casa arrivava a tanto; la storia di questo emendamento è tutta qui e, per le zone agricole e turistiche, da parte nostra non c’è nessuna chiusura alla discussione».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha ricordato che «l’urbanistica è la madre di tutti i problemi dei comuni ecco perché bisogna scrivere leggi il più possibile chiare, l’emendamento 125 è grossomodo su questa linea ma ci sono ancora molte cose non chiare ed inoltre nelle zone industriali c’è un tetto insuperabile non applicabile a molte tipologie produttive».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu, favorevole, si è soffermato su alcuni interventi precedenti, ricordando che il consigliere Daniele Cocco ha chiesto una sorta di resa della minoranza mentre il capogruppo del Pd Pietro Cocco sembra aver manifestato una apertura in particolare sulle zone agricole e turistiche. «Ma se è così – ha aggiunto – confrontiamoci sulle questioni concrete».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi), anch’egli favorevole, ha dichiarato che «la legge non ci piace e sicuramente non piace a tanta gente che fuori dal palazzo attende risposte; ne approfitto per dire al Consiglio che è passata poco fa in parlamento la legge che accorpa le camere di commercio, così il consigliere Daniele Cocco si dovrà occupare anche di quei lavoratori oltre che dei dipendenti delle disciolte province».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito gli incrementi previsti dalla legge «asfittici, che non provocheranno quella scossa di cui l’economia sarda ha molto bisogno, la legge invece 4 del 2009 ha funzionato perché aveva un termine e quindi ha fatto correre gli investimenti privati». «Ma la cosa più grave – ha concluso – è che la maggioranza si è girata dall’altra parte davanti alle richieste del mondo associativo e produttivo».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «i conti del consigliere Pietro Cocco non tornano, sembrerebbe quasi che uno si possa costruire una casa nuova ma in realtà il 20% è riferito al limite medio di zona, cioè 23 metri quadrati o 27 al massimo; non si può imbrogliare l’intelligenza della gente, anche il contadino che fa uno più uno si rende conto della presa in giro».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che a suo giudizio «Dedoni ha messo in difficoltà la maggioranza, perché se è vero quello che ha detto il capogruppo del Pd possiamo fermarci subito ma il problema è che nessuno ha letto le norme come ha fatto lui sommando le diverse premialità: i limiti ci sono eccome, oppure se abbiamo capito male e come ha detto Cocco si può arrivare al 45% complessivo scrivete il testo in modo diverso».

Non essendoci altri scritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 218, che il Consiglio ha respinto con 27 voti contrari, 1 voto favorevole e 1 astenuto.

Il presidente del consiglio ha quindi annunciato la messa in votazione dell’emendamento n.538 (Fasolino e più), parere contrario della commissione che emenda il sostitutivo totale n. 125 (presentato dalla Giunta) e propone al comma 3, lettera a) la soppressione delle parole “fino a un massimo di 70 metri cubi”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha chiesto la parola per ribadire che in occasione della precedente votazione elettronica, nel tabellone dell’Aula non è apparso alcun voto positivo (luce verde) e che il consigliere Alberto Randazzo conferma di non aver partecipato alla votazione come il resto dei consiglieri della minoranza.

 Il presidente del Consiglio ha confermato la registrazione nel verbale di scrutinio del voto “verde” del consigliere Randazzo ed ha quindi concesso la parola all’esponente di Forza Italia.

L’onorevole Randazzo ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione ed ha sottolineato che l’apposita scheda non era neppure inserita in postazione.

Il presidente del Consiglio ha ricordato che in ogni caso la presenza del consigliere Randazzo non era determinante ai fini della verifica del l numero legale in Aula ed ha quindi concesso la parola al consigliere dell’Uds, Floris, per la dichiarazione di voto all’emendamento n. 538.

L’onorevole Floris (Sardegna-Uds) ha rivolto un nuovo appello alla riflessione e al confronto sul provvedimento in discussione ed ha denunciato il rischio che con l’approvazione del Dl 130 si crei un “mostriciattolo tecnico prima ancora che giuridico”. L’esponente della minoranza ha ricordato le norme e i provvedimenti in materia di edilizia, urbanistica e tutela del paesaggio varati a partire dagli anni ’70 e che hanno registrato innumerevoli disposizioni e un’infinità di norme “in cui è ormai troppo difficile districarsi”. «Oggi – ha concluso Floris – creiamo ulteriore confusione e faccio appello perché si possa trovare un’intesa su pochi e precisi punti».

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 538 ed ha definito il testo di legge “un articolato restrittivo”. L’esponente della minoranza ha dichiarato che se non si cancelleranno le limitazioni nelle premialità (70 e 90 metri cubi) non ci si potrà confrontare nel merito con la maggioranza e il Dl 130 si confermerà una norma inaccettabile.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato voto a favore all’emendamento 538 («può aiutare a migliorare il provvedimento») ed ha ribadito la volontà di proceder con la cancellazione dei limiti dei 79 e 90 metri cubi.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato voto favorevole e ha sottolineato che il comma 5 dell’articolo 19 (incremento 10%) si riferisce ai parametri da adottare e non già non all’incremento volumetrico. «State per approvare una norma che avete rappresentato in altro modo – ha concluso Tedde – il che dimostra l’opportunità di una pausa di riflessione».

Il consigliere Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento e ha confermato la volontà di partecipare nel merito alle modifiche del Dl 130. «Lo strumento che ci assegna il regolamento – ha spiegato l’esponente della minoranza – è la presentazione di emendamenti che non possono essere considerati una pratica ostruzionistica». Locci ha concluso ribadendo la proposta di cancellazione dei limiti di 70 e 90 metri cubi «perché vogliamo che si realizzi davvero una premialità per chi riqualifica la sua abitazione».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha definito il comma delle premialità come “il comma del vorrei ma non posso”. «C’è un limitatore – ha spiegato Tunis – una sordina che pone limiti all’ampiezza della misura che avete previsto». Il consigliere della minoranza ha domandato il perché del limite pari a 70 e 90 metri cubi e non numeri significativi che possano attribuire un valore economico corrispondente all’impegno economico per la riqualificazione degli immobili. «Se ci sono soluzioni tecniche è arrivato il momento di tirala fuori – ha concluso Tunis – raddoppiamo questi limiti. Questa è la nostra proposta».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha replicato alle dichiarazioni del capogruppo del Pd, Pietro Cocco ed ha citato Fibonacci e anche l’eliocentrismo. «Anche il Papa allora negava l’evidenza – ha dichiarato Dedoni – così Pietro Cocco, che è il Papa del Pd in Aula, non può negare l’evidenza e affermare con la sommatoria delle premialità previste da questa norma si possa realizzare una nuova abitazione». Il consigliere della minoranza ha quindi dichiarato voto a favore dell’emendamento.   

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato che le questioni di buon senso e la regola dell’esperienza insegnano che «una legge e gli strumenti in essa previsti hanno possibilità di successo nella misura in cui sono fruibili dai destinatari». «Voi introducete un sistema che non incentiva né premia chi investe per la riqualificazione del patrimonio immobiliare», ha concluso il capogruppo Pittalis.

Il capogruppo del Pietro Cocco ha quindi chiesto una breve sospensione dei lavori. Il presidente del Consiglio, Ganau, ha accordato la sospensione e alla ripresa dei lavori in Aula ha posto in votazione l’emendamento 538 che è non è stato approvato con 29 voti contrari e 20 favorevoli.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento 537 (Fasolino e più) che sopprime il limite dei 90 metri cubi, emendando la proposta di modifica presentata dalla Giunta (n. 125).

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha dichiarato che se davvero la maggioranza ha intenzione di migliorare il Dl 130 la strada passa per l’eliminazione del tetto massimo dei 90 metri cubi per gli immobili che ricadono nei Comuni che hanno adeguato il Puc al Ppr.

Il concetto è stato ripreso dal consigliere Oscar Cherchi (Fi) che ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 537.

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha dichiarato di “intravedere in molti consiglieri della maggioranza la volontà di avvicinarsi ad una soluzione al tema sollevato dall’opposizione” e si augurato, dichiarando voto favorevole all’emendamento 537, che “maggioranza e opposizione non si ritrovino concordi solo nei freddi numeri delle premialità”.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci, ha dichiarato voto favorevole ed ha ribadito le ragioni espresse a proposito del superamento del limite dei 90 metri cubi, dai suoi colleghi di gruppo.

A favore dell’emendamento n. 37 è poi intervenuto il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) che ha manifestato l’esigenza di rivedere i limiti stabiliti per le zone B e C. «Sono vincoli che non hanno una ragion d’essere – ha detto Peru – una disposizione che non fa che confermare l’inutilità di questa legge».

Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso soddisfazione per le aperture arrivate dalla maggioranza durante la sospensione dei lavori e chiesto che la disponibilità si traduca in fatti concreti. «Siamo pronti a venirvi incontro ma dovete dimostrare di voler ascoltare la nostra voce».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha rivolto un invito alla maggioranza perché venga approvato l’emendamento che rimuove il limite sei 90 metri cubi per gli incrementi volumetrici nelle zone B e C dei comuni che hanno approvato i PUC. «Non mi sembra che su questo punto ci sia disponibilità da parte vostra – ha detto Zedda – cogliete questo ennesimo match point che vi offriamo».

Il capogruppo di Aps Gianluigi Rubiu ha invece smentito l’ipotesi di un’intesa tra maggioranza e opposizione. «Voi continuate con il vostro atteggiamento di chiusura, noi proseguiremo nella nostra battaglia».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha stigmatizzato l’atteggiamento della maggioranza che durante la pausa ha mostrato disponibilità ad accogliere i suggerimenti dell’opposizione e poi ha invece fatto un passo indietro sugli emendamenti proposti dalla minoranza.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato la maggioranza ad accogliere la proposta dell’opposizione. «Non è vero che gli incrementi possono essere del 45% – ha detto – finché rimangono i limiti dei 70 e dei 90 metri cubi gli incrementi sono minimi».

Appello al dialogo anche da parte del capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu: «Votate questo emendamento nell’interesse dei sardi».

Mario Floris (Uds) ha annunciato la sua astensione «per coerenza con quanto detto finora».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento soppressivo parziale n. 537 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e 17 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 529 (Fasolino e più) che propone la soppressione della parte del comma 5 dell’emendamento sostitutivo totale n. 125 che esclude, nelle zone industriali e artigianali, gli incrementi volumetrici degli immobili con destinazione abitativa, residenziale o commerciale.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Oscar Cherchi (Forza Italia) che dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’emendamento si è detto convinto della volontà della maggioranza di voler arrivare a un’intesa sul Dl 130.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 529 con scrutinio elettronico palese. Non essendo stato raggiunto il numero legale, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta e aggiornato i lavori a domani mattina alle 10.00.

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Nuovo passo avanti questa mattina, in Consiglio regionale, verso l’approvazione definitiva del D.L. 130.

In avvio di seduta, il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha lamentato il ritardo con il quale si è aperta la seduta, rispetto all’ora stabilita per la convocazione. Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha invece svolto il suo intervento sul tema normato dall’articolo 17 (la disciplina degli interventi nelle aree rurali) che rappresenta una delle questioni in cui appare più marcato il contrasto tra le posizioni della maggioranza e della minoranza. Oscar Cherchi ha ricordato quindi il differente testo esitato dalla IV commissione rispetto all’originaria proposta della Giunta e i successivi emendamenti presentati dall’esecutivo. A giudizio dell’esponente di Fi è dirimente la questione del cosiddetto “lotto minimo”. «La Giunta conferma i 3 ettari previsti nel Ppr – ha spiegato Cherchi – ma alcuni emendamenti di alcuni consiglieri della maggioranza riducono a 2 ettari e a un ettaro le superfici necessarie per richiedere l’autorizzazione ad edificare».  Oscar Cherchi ha quindi invitato giunta e maggioranza a esplicitare quale sia l’orientamento sul tema del lotto minimo così da consentire un confronto efficace anche con i gruppi della minoranza.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci ha definito “superati” i concetti di metro quadro e metro cubo riferiti alle attività in agricoltura ed ha ricordato le novità introdotte in materia nella Regione Toscana. «Occorre prestare attenzione – ha spiegato Locci – alla sostenibilità ambientale dei progetti aziendali piuttosto che alle estensioni e alle superfici, perché il mondo agricolo è profondamente mutato ed è evidente che all’interno della stessa azienda agricola si coniugano oltre alle coltivazioni anche le attività legate al turismo e al commercio». L’esponente della minoranza ha quindi invitato la Giunta e la maggioranza a considerare distinti i provvedimenti che riguardano le attività economiche in agro da quelle attinenti le residenze in agro.

La consigliere Alessandra Zedda (Fi) ha sottolineato una generale confusione nell’esame del provvedimento ed ha evidenziato una differente posizione della Giunta rispetto al pronunciamento della competente commissione consiliare. Anche Alessandra Zedda ha rivolto la sua attenzione sul tema del lotto minimo («concordiamo con l’estensione di un ettaro») ed ha invitato Giunta e maggioranza a tenere ben presenti le nuove tecniche per le attività agricole che consentono livelli soddisfacenti di produttività con un ridotto utilizzo del territorio.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di ritrovare nel dettato dell’articolo 17 la spiegazione delle affermazioni fatte dal presidente Pigliaru in sede di dichiarazioni programmatiche a proposito di “paesaggio” e produzioni agricole. «Dimostrate – ha attaccato Tunis – la vostra visione contemplativa della Sardegna e dimostrate di non capire cosa significa l’approvazione di queste norme per le  proprietà dell’agro». L’esponente della minoranza ha quindi rimarcato il tradizionale uso della campagna, anche a scopo abitativo,  nelle comunità della Sardegna ed ha evidenziato come per molte famiglie l’agricoltura costituisca una forma di reddito accessorio. Stefano Tunis ha concluso denunciando che, insieme con l’introduzione dell’Imu agricola, la norma in discussione, se approvata, porterà al crollo del mercato dei territori dell’agro in tutta la Sardegna.

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha definito l’articolo «una colonna portante di un corpus normativo contraddittorio e profondamente sbagliato, prima con una modifica radicale del testo della Giunta che in commissione diventa un testo di divieti assoluti, poi con l’emendamento successivo della Giunta che materializza nuovamente la presenza del fantasma che fin dall’inizio ha aleggiato su questa legge». «In tutto il mondo e in tutta Italia – ha ricordato Tedde – l’agro è cambiato e non è più un’area vasta da mettere sotto una cappa; noi mettiamo l’uomo al centro della terra per lavorarci e per custodirla, mentre il ripescaggio del Ppr è una deriva fondamentalista che non deve prevalere in Consiglio regionale, per questo siamo al fianco di quella parte dei sardi, presente anche in alcuni settori della maggioranza, che vuole far vivere le nostre campagne».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha sostenuto che «evocare il solito fantasma significa dire la verità, è uno dei chiodi fissi di una certa visione delle campagne sarde che, fra l’altro, sostiene la divisione fra zone agricole costiere e zone agricole interne ritenendo che siano tutti abusivi ma non è così. In Sardegna – ha continuato – ci sono aree dove sono nati piccoli borghi per iniziativa di tanti agricoltori, con insediamenti in parte legati anche al turismo, con persone che fanno impresa valorizzando la nostra terra». Basta, ha esortato Fasolino, «con la programmazione fondata solo sui vincoli, una idea superata anche in Regioni come Toscana ed Umbria dove invece viene premiata la scelta di insediarsi in campagna, secondo un approccio alle zone rurali legato allo sviluppo, per fortuna questa tesi è presente anche in maggioranza ed è auspicabile che cresca ancora».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, ha rilevato che «c’è un dibattito interno alla maggioranza con lo scopo di limitare i divieti che va assecondato». Torna in mente, secondo Carta, «il decreto Ronchi che decise di salvaguardare alcuni territori con normative rigide ed assurde; allora tutti i sindaci combatterono una battaglia giusta contro chi voleva limitare l’autodeterminazione delle comunità locali, oggi si sta impedendo di nuovo ai comuni di difendere e presidiare il loro territorio». «Ma qual è – si è chiesto il consigliere sardista – il rischio che si vuole evitare? La dimensione di un ettaro, ha precisato, «nasce dal fatto che in Sardegna c’è una proprietà agricola molto frammentata, frutto di una tradizione secolare; è necessario quindi tornare con i piedi per terra senza imporre una linea contro la storia, la cultura, l’identità, la dignità dei nostri cittadini».

Il consigliere di Area popolare sarda Giorgio Oppi ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla necessità di operare con attenzione e consapevolezza, «mentre invece emerge l’incapacità di risolvere i problemi con corretti strumenti di governo, ripiegando sulla linea del chiudiamo tutto a chiave poi ne riparleremo; il contrario di uno sviluppo che deve essere affrontato in maniera coerente ed esaustiva anziché vietare tutto o quasi e mantenere lo statu quo». La Sardegna, ha detto ancora Oppi, «ha firmato un accordo con il ministero dei Beni culturali per la predisposizione di un Ppr delle zone interne che doveva essere completato in 540 giorni a partire dal primo marzo 2013: a che punto siamo? Perché si continua con norme sbagliate?». Al di là dei numeri, ha concluso il consigliere di Ap, «in Sardegna abbiamo assistito spesso alla concentrazione della proprietà in centinaia di ettari prima lottizzati e poi frazionati creando obiettive difficoltà alle amministrazioni locali anche per la necessaria dotazione di servizi pubblici nelle aree urbanizzate».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha sostenuto che repetita iuvant, nella speranza che sia «utile per far maturare convincimenti diversi nella maggioranza e nella Giunta; siamo arrivati a questo punto con un testo della Giunta ed uno della commissione profondamente diversi, in un clima di confusione aggravata dagli emendamenti della stessa Giunta e dalla maggioranza, non è il modo migliore per procedere perché c’è il massimo dell’incertezza per il cittadino». Nelle nostre campagne, ad avviso di Truzzu, «c’è una proprietà polverizzata che rende il vincolo dei tre ettari punitivo per la maggioranza dei sardi e soprattutto per tanti giovani che vogliono tornare all’agricoltura e formarsi una famiglia, senza dimenticare che si corre il rischio di generare fenomeni speculativi per creare un nuovo latifondo». «Oggi – ha aggiunto Truzzu – le aziende agricole si sviluppano in lotti di piccole dimensioni e lo testimoniano progetti di serre che si sviluppano in altezza per sfruttare la luce; non si può fermare chi vuol fare anche ricerca ed innovazione, bisogna ragionare parlando non di quantità ma di qualità».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha invitato il Consiglio a lasciar perdere «le polemiche sugli abusi e le distorsioni, con il loro carico di strumentalità». «L’Imu – ha spiegato Floris – è differenziata, dalla montagna, la collina, da quella per i coltivatori diretti, a quella generalista per superfici da zero a 280 metri; potrebbe accadere anche in Sardegna quanto già successo in altre Regioni, dove i piccoli e grandi proprietari si sono rivolti alle amministrazioni pubbliche per cedere i loto terreni, dei quali non sopportavano il peso del carico fiscale». «Siamo fuori dal mondo – ha protestato Floris, «perché fra l’altro c’è un impianto di norme, dall’Europa in giù, secondo le quali la Regione non ha il potere di legiferare come vuole e lo dimostrano i tanti ricorsi alla magistratura amministrativa che abbiamo perso». «Abbiamo parlato di un ettaro – ha concluso il consigliere – guardando la Sardegna vera composta fa fazzoletti di terra dove sono cresciute intere generazioni ma non è questioni di numeri; teniamo conto piuttosto dei tanti giovani che vogliono tornare in campagna e che noi dobbiamo aiutare anche con i punti di ristoro».

Ha quindi preso la parola Antonello Peru (Forza Italia) che ha definito “arrogante” il contenuto dell’articolo 17: «Non capisco – ha detto Peru – perché si vogliano punire i cittadini sardi. Incomprensibile la distinzione tra ambito costiero e zone interne. L’articolo 17 certifica l’esistenza di zone agricole di serie A e zone di seri B».

Peru ha poi stigmatizzato l’introduzione di nuovi vincoli che, di fatto, bloccano tutte le attività in ambito costiero «non è più possibile realizzare posti letto, né strutture sportive – ha sostenuto il consigliere azzurro – non c’è un’idea di agro, siamo davanti ad un articolato “ad personam e ad paesem”. Non capisco questa demonizzazione dell’agro, la stragrande maggioranza della popolazione del sassarese vive nelle borgate».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha espresso un giudizio fortemente critico sul contenuto dell’articolo 17. «La pianificazione relativa al mondo delle campagne viene affrontata in modo improprio – ha affermato Dedoni – l’agricoltura sarda non è tutta estensiva, cambia da territorio a territorio, ci sono aree vocate alla pastorizia e altre alle coltivazioni. L’articolo 17 non tiene conto di questo, non c’è un progetto meditato».

Il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu si è detto certo che l’approvazione dell’articolo 17 segnerà la sconfitta del centrosinistra alle prossime elezioni regionali. «E’ una norma scritta da persone incompetenti – ha detto Rubiu – il sistema per calcolare quanta terra serva per produrre è la redditività aziendale. E’ un concetto introdotto dalla legislazione comunitaria, le norme Ue parlano di “reddito standard lordo”, tutto il resto sono solo stupidaggini, questa legge serve a bastonare chi vuole svolgere un’attività agricola».

Modesto Fenu, capogruppo di “Sardegna”, ha apprezzato il tentativo della Giunta di trovare una soluzione con l’emendamento n. 590 che affida ai comuni la responsabilità di definire nei Puc le zonizzazioni dei territori agricoli in funzioni delle caratteristiche agro pedologiche e della capacità d’uso suoli. «Avrei però apprezzato di più se al comune fosse stata demandata anche la possibilità di stabilire il lotto minimo di intervento, eliminando il blocco dei tre ettari. Questo – ha concluso Fenu – è un articolo scritto da chi non è mai stato in campagna. Non si può ignorare una cultura millenaria di utilizzo dei suoli».

Efisio Arbau, citando l’antropologo Bachisio Bandinu, ha ricordato che nella lingua sarda non esiste un termine per definire l’ambiente. «Parliamo di tancas, terrinos, sappiamo che la questione è complessa e variegata, meno male – ha poi affermato ironicamente – che in Consiglio c’è l’on. Tunis che difende il mondo pastorale». Arbau ha poi spiegato che nel Dl vengono disciplinate distintamente gli interventi le zone agricole a fini edificatori e quelli a fini residenziali: «Nelle direttive è previsto che il lotto minimo sia un ettaro, nell’emendamento è precisato che ai soli fini residenziali il lotto minimo è di tre ettari. E’ una misura di salvaguardia, una misura temporanea che ci serve per arrivare a una legge urbanistica che va nella direzione opposta: i comuni avranno il potere di disciplinare il lotto minimo. L’impegno della maggioranza è quello d approvare la legge urbanistica entro l’anno».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, nel suo accalorato intervento, è tornato sulla polemica innescata ieri in Consiglio sulle deroghe al PPR contenute nel Dl 130.  «Si tratta di una violazione palese che anche le sentenze del Tar dicono di non essere ammissibile. Non c’entra nulla il San Raffaele di Olbia, gli interessi sono altri. E’ un dovere della politica verificare chi c’è dietro. Quando si parlava di Costa Turchese c’era una levata di scudi, adesso nessuno si scandalizza se ci sono fondi di investimenti stranieri che stanno mettendo le mandi sulle coste sarde». Entrando poi nel merito dell’art. 17, Pittalis ha attaccato la maggioranza: «Voi dimenticate che nell’agro esercitano la loro attività pastori e agricoltori. Questi saranno penalizzati, state introducendo un principio chiaro, state punendo un settore che è già agonizzante».

In relazione all’emendamento n.590, il capogruppo di Forza Italia ha chiesto la votazione per parti: per i commi 1,2,3 e 6 a scrutinio palese, per i punti 4 e 5 a voto segreto.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, intervenendo nel merito dell’emendamento n. 582 (Meloni e più) ha ribadito l’intento di procedere con l’incentivazione ai Comuni per l’approvazione dei Puc. «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della maggioranza – dice in sostanza che le amministrazioni che non hanno provveduto all’adozione del Puc non possono fare ricorso alle varianti urbanistiche, tranne in casi specifici o nei casi in cui la Giunta regionale riconosce la pubblica utilità».

Marco Tedde (Fi) ha affermato che se l’emendamento in discussione fosse stato presentato dal centrodestra nella passata legislatura, l’allora opposizione avrebbe occupato l’Aula tra le proteste. «Quest’emendamento – ha incalzato Tedde – rischia di avere il nome e il cognome dei possibili beneficiari». L’esponente della minoranza ha confermato la “non contrarietà” alle deroghe urbanistiche  «ma quella che si va delineando si basa sula discrezionalità della giunta e così si produrranno varianti per amici». «Questa discrezionalità deve essere stoppata – ha concluso Marco Tedde – e serve definire criteri obiettivi senza procedere a colpi di deroghe».

Il consigliere del gruppo “Area popolare sarda” Giorgio Oppi (Aps) ha dichiarato il voto contrario all’emendamento ed ha definito la proposta di modifica avanzata dai consiglieri della maggioranza: «Una marchetta fatta per il Qatar». Oppi ha quindi mostrato un faldone ed ha affermato di possedere carte e documenti che dimostrano quanto affermato. L’esponente della minoranza ha parlato di “uno scandalo” che va a dare seguito «all’ennesima richiesta avanzata dalla società del Qatar che non ha ancora fatto niente per la Sardegna ma che condiziona le scelte della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha denunciato il pericolo che le richieste della società del Qatar non si fermino al contenuto dell’emendamento ed ha escluso che tali iniziative siano legate all’ex ospedale San Raffaele. «Voterò contro – ha concluso l’esponente della minoranza – e vi invito a riflettere perché la Sardegna sta diventando un giardino nella disponibilità di qualche emiro».

Modesto Fenu (gruppo Sardegna) ha definito la situazione “scandalosa” a fronte delle rigidità che invece vengono stabilite in danno dei Comuni che non hanno adeguato i Puc al Ppr. Il consigliere della minoranza ha quindi evidenziato che l’adeguamento del Pai impedirà di realizzare alcunché il 70% del territorio dell’Isola. «Mi auguro – ha concluso Fenu nel dichiarare il voto contrario – che l’assessore dell’Urbanistica e il capogruppo del Pd abbiano a cuore le fortune della Sardegna prima di quelle della Qatar Foundation».

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha definito l’emendamento 582 «arrogante e punitivo per le amministrazioni locali». «Ricorda – ha aggiunto Peru – un provvedimento dittatoriale che imponeva l’utilizzo delle cintura di sicurezza agli automobilisti ma fabbricava auto senza le cinture di sicurezza». A giudizio di Peru il mancato adeguamento del Puc al Ppr non è una responsabilità delle amministrazioni comunali ma deriva dalle difficoltà intrinseche al Ppr, approvato ai tempi del governatore Soru. «Perché – ha concluso il consigliere della minoranza – oggi il centrosinistra afferma che il Ppr non può essere rivisitato, quando nella scorsa legislatura affermavano l’esatto contrario?».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha affermato di «non trovare niente di strano nel contenuto dell’emendamento 582» ed ha dato lettura di una norma del 1987 che sottoponeva l’approvazione delle varianti urbanistiche dei Comuni all’approvazione dell’assessore regionale dell’Urbanistica. Il capogruppo della maggioranza ha concluso ribadendo la correttezza dell’emendamento e a proposito dell’ex San Raffaele ha dichiarato: «Non c’è niente di poco chiaro ma un accordo noto e alla lcue del sole».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha criticato duramente il contenuto dell’emendamento 582: «L’ex San Raffaele di Olbia non c’entra mentre c’entrano molto gli interressi riferibili a una precisa società lussemburghese». L’esponente della minoranza ha parlato di “svendita del territorio” e di “interessi collaterali”. «Questo emendamento – ha proseguito il consigliere di Fi – è una deroga al Ppr e non si rivolge ai problemi di tanti cittadini sardi ma dei grandi interessi che non c’entrano niente con gli interessi dei sardi». «E’ una schifezza – ha concluso Pittalis – e voterò contro».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha sottolineato come le ultime dichiarazioni in Aula preoccupino non poco non solo la minoranza ma anche molti consiglieri che siedono nei banchi del centrosinistra. «E’ una delle più grandi marchette mai vista in Consiglio regionale», ha accusato il consigliere della minoranza «e voterò contro l’emendamento-marchetta».

Il presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento 582 ed ha ribadito la correttezza delle modifiche proposte.

Il consigliere, Mario Floris (Sardegna-Uds) ha invitato il presidente del Consiglio e l’intera assemblea a tenere nella dovuta considerazione quanto emerso nel corso del dibattito («non si può far finta di non aver sentito nulla») ed ha chiesto una sospensione dei lavori per compiere opportuni approfondimenti.

Il presidente Ganau ha quindi comunicato la decisione di voler sottoporre alla volontà dell’Aula la richiesta di sospensione avanzata dal consigliere Floris. A sostegno della richiesta di Floris è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis («se i lavori devono proseguire in questo modo faremo una correzione alla linea di  condotta fin’ora tenuta dall’opposizione in Aula, perché non può passare per ordinario un fatto che invece è straordinario»).

L’assessore dell’Urbanistica, dopo aver ottenuto la parola per alcuni chiarimenti, ha dichiarato che lo spirito dell’emendamento non è quello evidenziato dai consiglieri di minoranza ed ha ricordato che l’articolo 12 del “piano casa” approvato nella scorsa legislatura consentiva ampi margini di deroga al Ppr.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha confermato quanto affermato dall’assessore Erriu a proposito delle deroghe del piano casa ed ha escluso l’intensione di favorire “qualcuno o qualcosa”. Il consigliere della maggioranza ha concluso dichiarandosi “non contrario” alla possibilità di una brevissima sospensione per consentire un chiarimento tra i consiglieri della minoranza.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore dell’Urbanistica che ha presentato un emendamento orale che prevede che le varianti siano da assoggettarsi a verifica di coerenza ai sensi delle disposizioni contenute nella legge 7 del 2002.

Il presidente Ganau verificato ha proclamato “accettato” l’emendamento orale all’emendamento 582 (non essendoci state osservazioni in Aula) ed ha posto in votazione quindi l’emendamento 582 (come modificato dall’emendamento orale).

L’emendamento 582 (Meloni e più) che emenda l’emendamento sostitutivo totale n. 118 (presentato dalla Giunta) è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 588 (presentato dalla Giunta) che, a sua volta emenda il n. 582, aggiungendo la seguente dicitura: «E’ inoltre, consentita l’adozione degli atti finalizzati all’attuazione del Piano paesaggistico regionale e previsti dalle disposizioni in esso contenute». L’emendamento n. 588 è stato approvato con 29 favorevoli e 17 contrari.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione per l’impossibilità di valutare il contenuto dell’emendamento proposto dalla Giunta. Il presidente del Consiglio ha quindi precisato che la proposta di modifica avanzata dall’esecutivo regionale è stata presentata alle 15.30 e dunque un’ora prima dell’inizio dei lavori in Aula. Il presidente Ganau ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento sostitutivo totale n. 118 che se approvato, con le modifiche contenute nel 582, nel 588 e nell’emendamento orale dell’assessore Erriu, sostituisce totalmente l’articolo 14 (deposito e visione del Puc) del Dl 130.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) intervenendo sull’ordine dei lavori ha invitato la presidenza a mantenere la prassi in relazione a tempi e modalità di visione degli emendamenti presentati in Aula.

Il presidente del Consiglio ha garantito il rispetto della prassi ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha invitato il presidente a “chiamare” l’emendamento così da consentire ai consiglieri di iscriversi per le dichiarazioni di voto.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato voto contrario all’emendamento 118 ed è ritornato sulle procedure di visione degli emendamenti in Aula. Il consigliere della minoranza ha chiesto quindi “lumi” sull’ultimo comma dell’emendamento 118.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato voto contrario e riconosciuto la corretta condotta dei lavori in Aula mentre il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, dichiarando anche egli il voto contrario, ha voluto precisare che «il piano casa consentiva deroghe al Ppr ma senza elementi di discrezionalità».

Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto contrario ed ha sottolineato le crescenti difficoltà nel comprendere l’andamento dei lavori. «Il 118 non è il peggiore degli emendamenti presentati dalla Giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma il vizio di fondo sta nel fatto che il disegno di legge proposto della giunta è stato destrutturato in commissione e ora in Aula si sta destrutturando il testo della commissione con gli emendamenti della Giunta».

E’ quindi intervenuto per la replica l’assessore Erriu che ha condiviso alcune preoccupazioni espresse dalla minoranza: «Ho apprezzato gli interventi degli on. Rubiu e Fenu  e le loro interessanti argomentazioni sui concetti di reddito lordo standard e imprenditore attivo – ha detto Erriu – la legislazione europea impone però analisi molto attente e ribalta il ragionamento dando più rilievo all’imprenditore che lavora la terra piuttosto che al suolo agricolo. Manca l’analisi della suscettibilità dei suoli, la direttiva europea per le zone agricole è stata adottata da pochi comuni, questo comporta che si edifichi in soli 5000 mq. Se si considera la redditività minima siamo ben al di sotto del limite, in Toscana e in Umbria hanno introdotto parametri diversi che arrivano fino ai cinquanta ettari. C’è per questo la necessità di una norma di salvaguardia. L’impegno mio e della giunta è quello di introdurre questi elementi nella nuova legge urbanistica»

Il consigliere Gianmario Tendas (Pd) ha ricordato che alcune regioni, come il Veneto, hanno posto come riferimento per le autorizzazioni a costruire nei terreni agricoli il reddito aziendale. «Ci sono poi ulteriori condizioni come l’iscrizione a un’anagrafe regionale e l’aver almeno un dipendente iscritto all’Inps. L’emendamento n.590 fissa un principio democratico: viene riconosciuta la potestà decisionale ai comuni che, con l’adozione dei Puc, possono stabilire dove si può edificare».

Il capogruppo di “Sardegna” Modesto Fenu ha sollecitato l’introduzione di un enunciato nella norma. «Perché rinviare a domani ciò che può essere fatto oggi? Occorre evitare che in futuro ci siano difficoltà interpretative».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione, con voto elettronico palese,  i commi 1, 2, 3, e 6 dell’emendamento sostitutivo totale n. 590 che sono stati approvati con 32 voti a favore e 21 contrari. Si è poi passati alla votazione, a scrutinio segreto,  dei commi 4 e 5 che sono stati approvati con 29 voti a favore e 23 contrari. In conseguenza dell’approvazione dell’emendamento n. 590 sono stati dichiarati decaduti gli emendamenti nn. 70, 104, 486 e 495.

L’Assemblea ha poi iniziato la discussione generale dell’art. 18 (“Modifiche alla legge regionale 8/2004 in materia di zone turistiche”).

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «dopo la debacle dell’articolo precedente in cui la maggioranza ha provato a giustificare le sue scelte, resta il fatto che il problema di fondo resta il Piano paesaggistico regionale». «Questo articolo – ha spiegato – modifica in parte la c.d. legge salva coste che, come è stato dimostrato, ha bloccato lo sviluppo della Sardegna,; nello specifico, inoltre, l’aspetto fondamentale è che c’è un taglio secco del 50% sul dimensionamento delle zone turistiche».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha annunciato che, al termine di un approfondimento, verrà ritirato l’emendamento n. 485, soppressivo totale dell’art. 18.

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «certe norme orribili a volte ritornano ed in effetti si torna indietro di 10 anni ad una norma oscurantista che ha prodotto solo danni alla Sardegna». «In quel periodo – ha ricordato – il Ppr bloccò lo sviluppo di tutta la Sardegna dai comuni alle campagne; sotto questo profilo il richiamo del consigliere Floris alla riflessione è sempre molto attuale a condizione di ragionare con buon senso e non con spirito di parte, anche se maggioranza continuano i segnali di disagio ma senza coraggio».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, anch’egli di Forza Italia, ha detto con ironia che «la maggioranza chiamerà Soru per avere lumi su come orientarsi su questo articolo; anche la salva coste era nata come norma di salvaguardia assicurando che, in futuro, si sarebbe fatta una legge organica, ora la maggioranza a proposito della norma sulle zone rurali è caduta nella stessa trappola». «Vuol dire – ha sostenuto Fasolino – che abbiamo ragione noi perché i presunti dissidenti della maggioranza non hanno avuto il coraggio di difendere le loro posizioni appiattendosi su quelle del Pd ed arrendendosi all’ennesimo rinvio: ma se le cose non le facciamo ora, quando?».

Il consigliere Stefano Tunis, sempre di Forza Italia, ha attribuito alla maggioranza «un comportamento fantozziano o del vorrei ma non posso, abbiamo di fronte un emendamento surreale con cui si stabilisce che la capacità ricettiva deve essere il 50% del carico antropico, cosa priva di senso: allora teniamoci le spiagge tutte per noi e mandiamo via i turisti».

Il consigliere Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia, ha osservato che «nella vita alla fine contano i fatti e non le buone o cattive intenzioni; oggi avevamo la possibilità di fare qualcosa di buono per i sardi invece avete deciso di rimandare tutto a chissà quando, è una cosa che non vi fa molto onore perché con questo articolo si perde ancora tempo su cose che non hanno rilevanza».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «si sta proiettando di nuovo il film orribile del 2004, con la legge che le associazioni di categoria chiamarono legge canaglia, come questa, incompleta, contraddittoria, approssimativa». «Allora – ha ricordato – ci fu l’arretramento delle nostre imprese a fronte della crescita registrata nei mercati mondiali, oggi tornano pregiudizio ed ignoranza come se i turisti facciano paura invece di rappresentare l’8% di pil della nostra Regione».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha messo in luce che «mentre proprietario può subire un esproprio ma avere un indennizzo basato sul valore di mercato di quel bene, questa legge è un esempio di disparità iniqua e assurda». «Poco fa – ha concluso – avete introdotto forzosamente il concetto di verde pubblico agricolo in dispregio del mondo agricolo sardo, ora fate lo stesso con scelte orientate più al blocco che allo sviluppo».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha detto di non amare molto il voto segreto ma poco fa «ho visto la partecipazione attiva dei consiglieri di maggioranza alcuni dei quali si sono rassegnati per l’ennesima volta ad aspettare Godot e resteranno delusi perché anche la legge regionale urbanistica arriverà chissà quando». «I sardi però – ha avvertito Dedoni – guardano, ascoltano e registrano e si rendono conto che stiamo arrivando ad una Sardegna che si accontenta del sussidio minimo garantito dimenticando che i soldi per il sussidio non ci sono più».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che «c’è poco da aggiungere dopo il disastro propinato ai sardi sulle zone agricole a causa del solito pregiudizio ideologico sul mondo del lavoro; ma la gente deve sapere di chi è la responsabilità e noi la informeremo dicendo tutta la verità, con questa legge alla grande impresa non facciamo nemmeno il solletico ed invece ci infischiamo dei pastori e dei contadini sardi». La vicenda degli emendamenti, ha concluso, è ancora più assurda: «Con un emendamento si vuole addirittura cassare l’allegato di una delibera di Giunta».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’art. 18.

Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che ha espresso un giudizio negativo sulla norma: «Questa proposta mostra le insofferenze presenti nella maggioranza rispetto a un PPR che ha creato lacci e laccioli difficili da far capire a chi si occupa della materia. Nonostante le insofferenze presenti nella maggioranza, registriamo purtroppo un acritico allineamento rispetto al verbo imperante. State votando quello che vi viene chiesto da altre sedi».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario e sottolineato la necessità di continuare a dire no al Dl 130 «che crea danni al settore dell’edilizia».

Alessandra Zedda (Forza Italia) rivolgendosi al centrosinistra ha affermato: «State facendo gli errori del passato, bisogna attivare le procedure corrette, le leggi devono essere precise altrimenti rischiano di rivelarsi inutili»

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ribadito l’invito al centrosinistra a modificare la legge. «Ascoltate il grido d’allarme delle associazioni di categoria, è una richiesta di aiuto di imprenditori e padri di famiglia alla quale dovete dare una risposta».

Marco Tedde (Forza Italia) ha definito la norma cavillosa, pedante e contraddittoria e ha poi attaccato la maggioranza. «Avete trasformato l’agro in amaro, tra poco trasformerete i centri storici in periferia, state ponendo in atto la politica del rinvio utilizzando lo stesso metodo sperimentato con la riforma della Sanità. Oggi si commissariano l’urbanistica e l’edilizia». 

Giudizio condiviso da Stefano Tunis (Forza Italia) che ha espresso forti perplessità sull’ipotesi prospettata dall’assessore di un’approvazione della legge urbanistica entro l’anno. «L’edilizia è in forte difficoltà, il settore non può aspettare per mesi, serve una legge ponte».

Il consigliere di Area Popolare Sarda Peppino Pinna ha invitato la maggioranza ad ascoltare le critiche al Dl 130 arrivate dalle associazioni di categoria, sindacati e ambientalisti. «In questa legge non c’è semplificazione, riordino della materia urbanistica e, tantomeno, rilancio del complesso turistico-ricettivo. Serve una risposta per gli imprenditori altrimenti si rischia di portare a casa una scatola vuota».

Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare sarda, ha ringraziato il centrosinistra per aver risvegliato l’elettorato di centrodestra. «Ci chiedono incontri dal territorio, ci sollecitano a continuare la nostra battaglia. E’ una grande opportunità che ci state dando e noi la utilizzeremo fino in fondo». Rubiu ha poi criticato la “tattica del rinvio” adottata dal centro sinistra con il rinvio della disciplina dell’agro.

Angelo Carta (Psd’Az) ha invece evidenziato il rischio che la norma possa produrre effetti dannosi al sistema economico della Sardegna: «Questa legge – ha detto il capogruppo sardista – è un susseguirsi di norme confuse e un coacervo di divieti e prescrizioni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il voto contrario del suo gruppo e chiesto lumi alla maggioranza sul ritiro dell’emendamento n. 16:«Perché questa marcia indietro? In commissione abbiamo cercato di riflettere sull’argomento. Non si capisce la ritirata. Penso che state inaugurando una nuova stagione: siete i nuovi Attila, state desertificando il territorio e mortificando il settore agropastorale e quello turistico».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito la necessità di procedere nell’approvazione di buone leggi ed ha invitato i colleghi consiglieri a far sì che le norme siano contemperare alle istanze «di chi sta fuori dall’Aula e  che non sta nelle segrete stanze». Dedoni ha invitato la maggioranza ad abbandonare la cosiddetta “doppia morale”.

La consigliera del Centro Democratico, Anna Maria Busia, ha chiesto al presidente di formulare l’invito ai consiglieri perché si utilizzi un linguaggio opportuno ed ha denunciato alcuni riferimenti di “carattere sessista”, ricordando i continui riferimenti al termine “marchetta”.

Il presidente del Consiglio ha raccolto l’invito della consigliera Busia ed ha richiamato per due volte il capogruppo Dedoni.

Il presidente Ganau ha posto in votazione il testo dell’articolo 18 (modifiche alla legge regionale n. 8 del 2004 in materia di zone turistiche) che è stato approvato con 48 voti contrari.

Il presidente ha quindi comunicato la decisione della minoranza di fare proprio l’emendamento n. 16, presentato e poi ritirato dal consigliere del Pd, Luigi Ruggeri.

Il consigliere di Fi, Ignazio Locci (Fi)  ha dichiarato che «è singolare che l’emendamento tenti di intervenire sulle norme tecniche di attuazione sul Ppr di soru, così come non è chiara la logica del proponente». «E’ un emendamento invotabile», ha concluso il consigliere Locci.

Oscar Cherchi (Fi) ha spiegato di aver fatto proprio l’emendamento 16 per «dare contezza della tecnica legislativa con la quale si procede nell’esame del Dl 130». «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della minoranza – propone di  modificare un atto amministrativo con una legge, una cosa mai vista prima in Consiglio regionale».

Il capogruppo dei Riformatori, Dedoni, ha dichiarato di non aver mai utilizzato i termini a cui ha fatto riferimento la consigliera Busia  ed ha polemizzato  a distanza, senza mai citarlo, col firmatario dell’emendamento n. 16, Ruggeri.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha dichiarato: «Abbiamo fatto nostro l’emendamento n. 16 per mettere in evidenza l’incapacità di colui che l’ha presentato». Tede ha quindi citato Virga, ed ha sottolineato che l’emendamento 16 rivoluzioni «tette le gerarchie delle fonti del diritto».

Il consigliere Stefano Tunis (Fi) ha ammesso di non comprendere quale fosse l’obiettivo del presentatore dell’emendamento 16.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato di concordare con l’invito formulato dall’onorevole Busia ma che alle volte «riesce difficile dare il giusto aggettivo ad un emendamento come quello di cui si discute». Pittalis ha quindi escluso, con l’utilizzo del termine “marchetta” o “magnaccia politico”, l’intenzione di offendere l’altrui decoro o la reputazione.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, presentatore dell’emendamento n. 16, ritirato ma poi fatto proprio in Aula dalla minoranza, ha parlato con tono polemico della “teatralizzazione delle cose” e ha fatto riferimento al “circo”, alle “attività circensi”, ad acrobati e giocolieri. Ha quindi spiegato che ha presentato l’emendamento 16 per evitare possibili conflitti con le norme del Ppr.

Il capogruppo dio Forza Italia, Pittalis, ha quindi a sua volta chiesto al presidente Ganau di invitare i colleghi ad utilizzare termini propri e consoni al Consiglio regionale.

Il presidente Gianfranco Ganau, ha raccolto l’invito del capogruppo Pittalis ed ha aperto la votazione dell’emendamento n. 16 che non è stato approvato con 47 voti contrari su 47 votanti.

Il presidente ha quindi dichiarati conclusi i lavori del Consiglio ed ha convocato l’Aula per questo pomeriggio alle 16.00.

Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha ripreso i lavori  ed ha approvato gli articoli 14 (deposito e visione del PUC), 15 (strumenti di attuazione dei PUC) e 16 (pubblicazione dei PUC) del DL n. 130 “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

In apertura di seduta, il presidente della commissione Governo del territorio Antonio Solinas (Pd) ha illustrato il parere sugli emendamenti presentati, negativo per tutti fatta eccezione per il n. 118 (“Modifiche alla legge regionale 45/89 in materia di formazione del Puc”), il n. 582 (“Divieto di adozione di varianti nelle more dell’adeguamento del Puc al Ppr con alcune eccezioni per il ripristino di destinazioni agricole e di opere pubbliche di rilevanza regionale”) e 588 (“Adozione degli atti finalizzati all’adeguamento al Piano paesistico regionale”).

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, a nome della Giunta, ha espresso parere conforme.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha affermato che «il testo contiene alcune modifiche alla 45/89 in materia di pubblicazione dei Piani urbanistici comunali e poco altro, ma resta la perplessità su alcune procedure che, come nel caso di Oristano, hanno reso molto problematico il percorso del Piano urbanistico».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) ha ricordato la sua partecipazione al recente convegno promosso dalla Cna e da altre categorie produttive da cui ha tratto l’impressione «dell’inutilità di questa legge, che nessuno ha citato come fattore di crescita della Sardegna, la stessa valutazione per Piani casa tornati ora d’attualità ma solo nella cronaca giudiziaria». Ciò che serve, ha concluso, «è la riqualificazione dell’esistente ma non certo nuove costruzioni; è quindi sbagliata e da respingere l’interpretazione secondo la quale del Ppr del 2006 sarebbe stato la causa della crisi del settore edilizio in Sardegna».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che «la tempistica è importante nei Piani urbanistici ed infatti, proprio per questo, aumentare i termini per la presentazione delle osservazioni è un aggravio inutile, così come è sbagliato e pieno di dubbi interpretativi l’emendamento della Giunta sul potere sostitutivo della Regione, affidato ad un commissario ad acta in caso di inadempienza dei comuni».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha manifestato apprezzamento per l’intervento del consigliere Anedda, «che ha colto il punto centrale del dibattito; quanto alla norma proposta dalla Giunta e poi emendata da se stessa e dalla maggioranza si trasforma in un groviglio incomprensibile». «I Puc in Sardegna – ha aggiunto – non hanno fatto strada solo a causa del Ppr come dicono tutti i sindaci e di conseguenza è stato rallentato lo sviluppo urbanistico della Regione; la maggioranza questo lo ha parzialmente riconosciuto ma non basta».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che «il testo originario prevedeva addirittura un allungamento dei tempi dei Puc e l’emendamento è un po’ più semplice anche se tortuoso; il Consiglio dovrebbe evitare di legiferare in questo modo che non serve ai cittadini perché le semplificazioni introdotte dalla porta si fanno rientrare dalla finestra, Anedda ha ragione, una legge chiara è interesse di tutti ma questa è tutt’altro»

Ha preso poi la parola l’on. Stefano Tunis (Forza Italia), che ha detto: «Ci ha diviso il metodo sino a questo momento ma è chiaro a tutti noi che questa legge debba essere migliorata, anche se non è stata sufficientemente istruita in commissione. Stiamo però facendo sul serio e stiamo arrivando al punto cruciale, gli aspetti più significativi di questa legge». Per l’oratore dell’opposizione, che ha aperto una via al dialogo con la maggioranza, «se è stato possibile migliorare questo articolo vuol dire che avete la sensibilità per migliorare anche il resto delle norme. C’è ancora tanto spazio di riflessione al di fuori dell’Aula».

Per l’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) «l’articolo 14 rischiava di passare sottotono ma deve essere chiaro che voi non potete fare l’opposizione e la maggioranza assieme. Altrimenti, abbiate il coraggio di votare contro quello che non condividete. Sono tante le incongruenze e gli errori di queste norme, a cominciare dallo scarico di responsabilità a danno dei direttori generali e non dell’organi politico. Siete ancora in tempo per riscrivere col buon senso queste norme e gli emendamenti ad personam come il 582 dietro la quale si cela con evidenza una speculazione».

A seguire è intervenuto il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha detto: «Con questa norma noi affermiamo solo che vogliamo favorire l’approvazione dei Piani urbanistici comunali ed è questo il punto. Onorevole Pittalis, possibile che non abbia trovato nulla di valido in questa legge? Mi pare esagerato visto che nei cinque anni in cui avete governato voi né la Giunta né il Consiglio abbiano mai favorito l’approvazione di un solo piano urbanistico tra i 377 dei Comuni della Sardegna».

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione l’emendamento 241 (soppressivo totale dell’articolo 14), sul quale sono intervenuti a sostegno gli onorevoli Oscar Cherchi, Ignazio Locci (Forza Italia). L’on. Anedda (Misto) ha annunciato il voto contrario all’emendamento nonostante abbia espresso forti critiche rispetto al provvedimento in esame.

I Riformatori hanno invece comunicato il voto a favore, con l’on. Michele Cossa e ha detto: «Se in questi anni sono stati approvati appena 13 piani urbanistici la ragione risiede in più fattori, il primo dei quali è rappresentato dai costi per il Comune». Anche l’on. Stefano Tunis (FI) ha annunciato il voto a favore: «Considerata la Pasqua imminente, invece di flagellarvi da soli chiedeteci una mano e ve la daremo. Torniamo in commissione e in un paio di giorni ci liberiamo di questa legge con un testo finalmente compiuto».

Per l’on. Tedde (FI) è necessario che «il collega Anedda abbia coerenza e sancisca con un voto contrario a questo articolo il suo pensiero negativo su questo testo».

Per il riformatore Attilio Dedoni «l’amico Anedda riceverà più medaglie di un maresciallo dell’Armata Rossa ma è apprezzabile la sua onestà. Forse è il caso di tornare davvero in commissione».

L’on. Modesto Fenu (Sardegna) «se atti come il Puc sono fatti tecnici non possiamo non analizzarne gli effetti e capire cosa producono concretamente. Chi non ha adeguato il Puc al Ppr non lo ha fatto solo per mancanza di risorse ma anche perché il Ppr è un atto di programmazione dall’alto».

Per l’on. Giuseppe Fasolino (FI) «questa norma, così come è, serve proprio a poco». Anche l’on. Pietro Pittalis (FI) ha replicato al capogruppo del Pd: «Noi abbiamo cercato nei nostri cinque anni di governo di replicare alle chiusure che voi avevate praticato in precedenza. Il Ppr vigente è frutto dell’azione di Renato Soru, ex presidente e attuale segretario del Pd, che voi volete che non si citi. Noi abbiamo provato a smontare quel Ppr e voi con atti discutibili sotto tutti i profili avete smontato le cose buone del presidente Cappellacci».  

 Per l’on. Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, «il rimpallo delle responsabilità lo citate sempre, mentre l’onorevole Soru è chiaro che si tratta del vostro incubo. La verità è che avete perso cinque anni a cercare di smontare e rimontare il Ppr e avete approvato il Pps nell’ultimo giorno utile. Questa è la verità ed è per questo che oggi siamo qui».

L’emendamento 241 è stato respinto.

L’on. Cherchi (FI) è intervenuto sull’emendamento 582 presentato dalla maggioranza e ha proposto che le varianti al Puc possano essere presentate dal Comune anche nel caso in cui il Puc non sia stato adeguato al Ppr. L’invito al voto contrario è stato manifestato anche dall’on. Ignazio Locci (FI): «Chi decide di chi è la colpa del mancato adeguamento? Lo decide il commissario ad acta? Non si capisce. Riflettete bene sulla coerenza dei vostri interventi legislativi». Contrario anche l’intervento di Fasolino (FI): «Le deroghe al Ppr non possono andare bene soltanto quando le chiedete voi, questo non è giusto».

L’on. Cossa (Riformatori) ha definito “vergognoso” l’emendamento ed ha aggiunto: «Questo è il vostro modo di legiferare? Questa sarebbe la vostra superiorità morale, alla quale mettete sempre molta attenzione. Fate prima a ritirare questo emendamento»

L’on Anedda (Misto) ha replicato al collega Pittalis: «Io faccio parte del Pdci, un partito di lotta e di governo. Per ora facciamo solo la lotta ma quando il presidente Pigliaru lo riterrà vorrà dire che ci occuperemo anche del governo».

A seguire, l’on. Mario Floris (Uds – Sardegna) ha detto: «Non è accettabile che in 30 giorni il Consiglio comunale debba adeguare il Puc al Ppr».

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, intervenendo nel merito dell’emendamento n. 582 (Meloni e più) ha ribadito l’intento di procedere con l’incentivazione ai Comuni per l’approvazione dei Puc. «L’emendamento – ha proseguito l’esponente della maggioranza – dice in sostanza che le amministrazioni che non hanno provveduto all’adozione del Puc non possono fare ricorso alle varianti urbanistiche, tranne in casi specifici o nei casi in cui la Giunta regionale riconosce la pubblica utilità».

Marco Tedde (Fi) ha affermato che se l’emendamento in discussione fosse stato presentato dal centrodestra nella passata legislatura, l’allora opposizione avrebbe occupato l’Aula tra le proteste. «Quest’emendamento – ha incalzato Tedde – rischia di avere il nome e il cognome dei possibili beneficiari». L’esponente della minoranza ha confermato la “non contrarietà” alle deroghe urbanistiche  «ma quella che si va delineando si basa sula discrezionalità della giunta e così si produrranno varianti per amici». «Questa discrezionalità deve essere stoppata», ha concluso Marco Tedde, «e serve definire criteri obiettivi senza procedere a colpi di deroghe».

Il consigliere del gruppo “Area popolare sarda” Giorgio Oppi (Aps) ha dichiarato il voto contrario all’emendamento ed ha definito la proposta di modifica avanzata dai consiglieri della maggioranza: «Una marchetta fatta per il Qatar». Oppi ha quindi mostrato un faldone ed ha affermato di possedere carte e documenti che dimostrano quanto affermato. L’esponente della minoranza ha parlato di “uno scandalo” che va a dare seguito «all’ènnesima richiesta avanzata dalla società del Qatar che non ha ancora fatto niente per la Sardegna ma che condiziona le scelte della Regione».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha denunciato il pericolo che le richieste della società del Qatar non si fermino al contenuto dell’emendamento ed ha escluso che tali iniziative siano legate all’ex ospedale San Raffaele. «Voterò contro – a concluso l’esponente della minoranza – e vi invito a riflettere perché la Sardegna sta diventando un giardino nella disponibilità di qualche emiro».

Modesto Fenu (gruppo Sardegna) ha definito la situazione “scandalosa” a fronte delle rigidità che invece vengono stabilite in danno dei Comuni che non hanno adeguato i Puc al Ppr. Il consigliere della minoranza ha quindi evidenziato che l’adeguamento del Pai impedirà di realizzare alcunché il 70% del territorio dell’Isola. «Mi auguro – ha concluso Fenu nel dichiarare il voto contrario – che l’assessore dell’Urbanistica e il capogruppo del Pd abbiano a cuore le fortune della Sardegna prima di quelle della Qatar Foundation».

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha definito l’emendamento 582 “arrogante e punitivo per le amministrazioni locali”. «Ricorda – ha aggiunto Peru – un provvedimento dittatoriale che imponeva l’utilizzo delle cintura di sicurezza agli automobilisti ma fabbricava auto senza le cinture di sicurezza». A giudizio di Peru il mancato adeguamento del Puc al Ppr non è una responsabilità delle amministrazioni comunali ma deriva dalle difficoltà intrinseche al Ppr, approvato ai tempi del governatore Soru. «Perché – ha concluso il consigliere della minoranza – oggi il centrosinistra afferma che il Ppr non può essere rivisitato, quando nella scorsa legislatura affermavano l’esatto contrario?».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha affermato di “non trovare niente di strano nel contenuto dell’emendamento 582” ed ha dato lettura di una norma del 1987 che sottoponeva l’approvazione delle varianti urbanistiche dei Comuni all’approvazione dell’assessore regionale dell’Urbanistica. Il capogruppo della maggioranza ha concluso ribadendo la correttezza dell’emendamento e a proposito dell’ex San Raffaele ha dichiarato: «Non c’è niente di poco chiaro ma un accordo noto e alla lcue del sole».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha criticato duramente il contenuto dell’emendamento 582: «L’ex San Raffaele di Olbia non c’entra mentre c’entrano molto gli interressi riferibili a una precisa società lussemburghese». L’esponente della minoranza ha parlato di “svendita del territorio” e di “interessi collaterali”. «Questo emendamento – ha proseguito il consigliere di Fi – è una deroga al Ppr e non si rivolge ai problemi di tanti cittadini sardi ma dei grandi interessi che non c’entrano niente con gli interessi dei sardi». «E’ una schifezza – ha concluso Pittalis – e voterò contro».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha sottolineato come le ultime dichiarazioni in Aula preoccupino non poco non solo la minoranza ma anche molti consiglieri che siedono nei banchi del centrosinistra. «E’ una delle più grandi marchette mai vista in Consiglio regionale», ha accusato il consigliere della minoranza «e voterò contro l’emendamento-marchetta».

Il presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento 582 ed ha ribadito la correttezza delle modifiche proposte.

Il consigliere, Mario Floris(Sardegna-Uds) ha invitato il presidente del Consiglio e l’intera assemblea a tenere nella dovuta considerazione quanto emerso nel corso del dibattito («non si può far finta di non aver sentito nulla») ed ha chiesto una sospensione dei lavori per compiere opportuni approfondimenti.

Il presidente Ganau ha quindi comunicato la decisione di voler sottoporre alla volontà dell’Aula la richiesta di sospensione avanzata dal consigliere Floris. A sostegno della richiesta di Floris è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis («se i lavori devono proseguire in questo modo faremo una correzione alla linea di  condotta fin’ora tenuta dall’opposizione in Aula, perché non può passare per ordinario un fatto che invece è straordinario»).

L’assessore dell’Urbanistica, dopo aver ottenuto la parola per alcuni chiarimenti, ha dichiarato che lo spirito dell’emendamento non è quello evidenziato dai consiglieri di minoranza ed ha ricordato che l’articolo 12 del “piano casa” approvato nella scorsa legislatura consentiva ampi margini di deroga al Ppr.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha confermato quanto affermato dall’assessore Erriu a proposito delle deroghe del piano casa ed ha escluso l’intensione di favorire “qualcuno o qualcosa”. Il consigliere della maggioranza ha concluso dichiarandosi “non contrario” alla possibilità di una brevissima sospensione per consentire un chiarimento tra i consiglieri della minoranza.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore dell’Urbanistica che ha presentato un emendamento orale che prevede che le varianti siano da assoggettarsi a verifica di coerenza ai sensi delle disposizioni contenute nella legge 7 del 2002.

Il presidente Ganau verificato ha proclamato “accettato” l’emendamento orale all’emendamento 582 (non essendoci state osservazioni in Aula) ed ha posto in votazione quindi l’emendamento 582 (come modificato dall’emendamento orale).

L’emendamento 582 (Meloni e più) che emenda l’emendamento sostitutivo totale n. 118 (presentato dalla Giunta) è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 588 (presentato dalla Giunta) che, a sua volta emenda il n. 582, aggiungendo la seguente dicitura: “E’ inoltre, consentita l’adozione degli atti finalizzati all’attuazione del Piano paesaggistico regionale e previsti dalle disposizioni in esso contenute”. L’emendamento n. 588 è stato approvato con 29 favorevoli e 17 contrari.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato di non aver partecipato alla votazione per l’impossibilità di valutare il contenuto dell’emendamento proposto dalla Giunta. Il presidente del Consiglio ha quindi precisato che la proposta di modifica avanzata dall’esecutivo regionale è stata presentata alle 15.30 e dunque un’ora prima dell’inizio dei lavori in Aula. Il presidente Ganau ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento sostitutivo totale n. 118 che se approvato, con le modifiche contenute nel 582, nel 588 e nell’emendamento orale dell’assessore Erriu, sostituisce totalmente l’articolo 14 (deposito e visione del Puc) del Dl 130.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) intervenendo sull’ordine dei lavori ha invitato la presidenza a mantenere la prassi in relazione a tempi e modalità di visione degli emendamenti presentati in Aula.

Il presidente del Consiglio ha garantito il rispetto della prassi ed il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha invitato il presidente a “chiamare” l’emendamento così da consentire ai consiglieri di iscriversi per le dichiarazioni di voto.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato voto contrario all’emendamento 118 ed è ritornato sulle procedure di visione degli emendamenti in Aula. Il consiglieri della minoranza ha chiesto quindi “lumi” sull’ultimo comma dell’emendamento 118.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha dichiarato voto contrario e riconosciuto la corretta condotta dei lavori in Aula mentre il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, dichiarando anche egli il voto contrario, ha voluto previsare che “il piano casa consentiva deroghe al Ppr ma senza elementi di discrezionalità”

Marco Tedde (Fi) ha dichiarato voto contrario ed ha sottolineato le crescenti difficoltà nel comprendere l’andamento dei lavori. «Il 118 non è il peggiore degli emendamenti presentati dalla giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – ma il vizio di fondo sta nel fatto che il disegno di legge proposto della giunta è stato destrutturato in commissione e ora in Aula si sta destrutturando il testo della commissione con gli emendamenti della Giunta».

Ha quindi preso la parola il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) che ha contestato l’impianto della Dl 130: «Mentre il PPR e la legge “salva coste” furono adottati per fare chiarezza e stabilire regole certe nel governo del territorio, oggi si vuol fare tutto e il contrario di tutto  e, di fatto, si apre la porta alle deroghe».

Michele Cossa (Riformatori) ha rivolto obiezioni alla lettera b) dell’emendamento n.118 nella parte che affida al Direttore Generale dell’Assessorato competente il compito di assegnare ai Comuni, una volta scaduto il termine per la presentazione del PUC, altri 60 giorni di tempo per provvedere. «E’ il primo articolo della legge in cui si trovano termini perentori – ha detto Cossa – non lo si è fatto invece quando si è parlato di permessi di costruire. Quando è un cittadino a porre il problema non si danno risposte».

Sul punto è intervenuto l’assessore all’Urbanistica Cristiano Erriu: «Mi sarei aspettato una critica di segno opposto – ha detto Erriu – nel 2011 vennero introdotti termini perentori per l’esercizio dei poteri sostitutivi della Regione. Qui si introducono invece norme dilatorie per venire incontro ai comuni che non hanno ancora adempiuto e che rischiano il commissariamento. Ci sono altri 60 giorni di tempo per mettersi in regola».

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori, ha contestato l’attribuzione a un direttore generale del potere di diffida nei confronti di un sindaco eletto. «Occorre invece concentrarsi sulle difficoltà dei comuni, oggi alle prese con una grave crisi finanziaria. Come fanno ad adeguarsi se non hanno gli strumenti?».

E’ quindi intervenuto l’assessore Erriu che ha proposto, con un emendamento orale, di riportare in capo all’assessore competente i poteri affidati al direttore generale. La proposta è stata accolta dall’Aula.

E’ poi intervenuto Antonello Peru (Forza Italia) secondo il quale «il problema vero è il PPR, strumento mostro che blocca la pianificazione dei Comuni. Il Piano Paesaggistico Regionale deve essere rivisto in tutte le sue parti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, dopo aver annunciato il voto contrario del suo gruppo, ha apprezzato la modifica proposta dall’assessore Erriu che riporta in capo all’assessore competente il potere di diffidare i Comuni che non si adeguano al PPR. Pittalis ha poi evidenziato le difficoltà interpretative introdotte dall’art. 14: «la norma si presenta molto elastica e rischia di creare problemi rispetto ai rimedi che si propongono. Nella scorsa legislatura un risultato lo si era raggiunto con il Piano Casa. Non so cosa si farà in questa legislatura, ho paura che ci aspettino tempi bui».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.118 che è stato approvato dall’Aula con 28 voti a favore e 18 contrari.

L’Aula è poi passata all’esame dell’emendamento aggiuntivo n.32, presentato dal capogruppo del Psd’Az Angelo Carta,  che stabilisce il divieto per i comuni di depositare i Puc, o le varianti del medesimo, nei 90 giorni antecedenti la scadenza del mandato.

Marco Tedde (Forza Italia) ha espresso forti perplessità sull’impianto dell’art 14 e criticato il modo di procedere nella discussione:«Come si può lavorare in questo modo – ha detto Tedde – si continuano a presentare emendamenti degli emendamenti e si riscrivono norme, noi cerchiamo di dare un contributo positivo a quest’Aula ma non ci riusciamo».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il suo voto contrario perché, ha detto, “apre alle deroghe e non dà certezze”.

Per Oscar Cherchi(Forza Italia) l’emendamento n. 32 ha un cuore sardista: «si chiede il rispetto dell’attività istituzionale e si introduce il divieto di presentare i PUC negli ultimi 90 giorni di mandato amministrativo. Se nei 4 anni e 9 mesi precedenti non si è fatto niente è giusto intervenire in questo modo».

Christian Solinas (Psd’Az) ha espresso apprezzamento per la proposta che, di fatto, «introduce una visione diversa della pianificazione urbanistica che va portata avanti con libertà di pensiero e non può essere influenzata in nessun modo. L’emendamento scongiura il rischio che i provvedimenti vengano adottati in campagna elettorale per attrarre consenso. Le grandi scelte vanno fatte nel corso di una legislatura e non a fine mandato».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha espresso preoccupazione per la legge che si va ad approvare: «l’unica categoria che non si lamenta è quella degli avvocati. Torneremo alla stagione dei ricorsi come quella che seguì l’approvazione del PPR».

Per il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni «non è serio presentare atti a fine mandato. Su una proposta come questa non può non esserci accordo».

Concetto condiviso da Luigi Crisponi (Riformatori) secondo il quale l’approvazione dell’emendamento n. 32 introdurrebbe un elemento di rilevo per evitare gestioni dubbie del governo del territorio.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 32 che è stato respinto dall’Aula con 28 voti contrari e 19 a favore

Si è poi passati all’esame dell’art. 15 (strumenti di attuazione del Puc) e dei relativi emendamenti n. 242 (soppressivo totale) e n. 120 (aggiuntivo).

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha evidenziato che «già l’art. 21 della legge 45 aveva individuato gli strumenti di attuazione dei Puc. Ora si introducono altri Piani, anziché semplificare si rischia di appesantire ulteriormente la normativa».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto d’accordo  con la riscrittura dell’art. 15 attraverso l’emendamento n.120 presentato dalla Giunta. «Per arrivare a una vera semplificazione, sarebbe però opportuno intervenire sugli enti intermedi anziché sui consigli comunali. Sono loro che fanno ritardare i tempi per l’approvazione dei piani di lottizzazione». Fasolino ha poi invitato la maggioranza ad ascoltare le sollecitazioni delle associazioni di categoria che, insistentemente, invitano a  modificare il testo del Dl 130.

Per Marco Tedde (Forza Italia) quella in discussione «è una norma bizzarra, l’emendamento ripropone la reintroduzione dell’art.30 contenuta nel Dl della Giunta poi emendato dalla Commissione Urbanistica. E’ possibile che la Commissione stravolga l’articolo e la Giunta lo riproponga integralmente?».

Secondo Ignazio Locci (Forza Italia) l’emendamento n.120 rischia di provocare una mole impressionante di contenziosi: «non si può intervenire con un potere sostitutivo quando due parti stanno per stipulare un contratto a prestazioni corrispettive. Nelle lottizzazioni, l’amministrazione comunale è una figura di diritto privato».

Il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni ha chiesto di rivedere l’emendamento n.120 della Giunta nella parte in cui attribuisce al Direttore Generale il potere di stabilire dei termini perentori nei confronti dei comuni che ritardano a deliberare sulle lottizzazioni. «L’esercizio del potere sostitutivo per la nomina dei commissari ad acta – ha detto – deve essere di competenza dell’Assessore».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dichiarato che «quello della direzione dell’Urbanistica diventa invasiva se chiamata a gestire rapporti delicati con organismi eletti come i consigli comunali, superando il riferimento naturale che dovrebbe essere l’assessore».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha detto che «non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e restano le perplessità di forma e di merito; cerchiamo invece di accelerare per arrivare alla sostanza del provvedimento».

Non essendoci altri iscritti a parlare il vice presidente Lai ha messo in votazione il testo dell’articolo che il Consiglio ha approvato con 29 voti favorevoli e 17 contrari.

Successivamente è stato messo in votazione aggiuntivo n. 120-Giunta (“Procedure successive al diniego delle lottizzazione; poteri sostitutivi della Regione; nomina del commissario ad acta”).

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha annunciato il voto contrario, precisando che «è giusto andare spediti nell’approvazione degli strumenti attuativi dei Puc ma talvolta i poteri sostitutivi complicano i rapporti fra privati e amministrazioni comunali».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia), anch’egli contrario, ha messo in evidenza che «la competenza del potere sostitutivo va in capo alla direzione generale dell’Urbanistica; c’è un accesso di potere ed un arretramento del ruolo della politica, meglio investire del compito l’assessore come già fatto in altri emendamenti».

Non essendoci altri iscritti a parlare il vice presidente ha messo in votazione l’emendamento n.120 che il Consiglio ha approvato con 29 voti favorevoli e 16 contrari.

Subito dopo è iniziata la discussione generale sull’art. 16 (“Pubblicazione del Puc-effetti”)

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha detto che «l’articolo prende spunto da quanto successo negli anni scorsi ad Oristano in occasione delle vicende del Puc, forse ancora bloccato perché non aggiornato al Ppr ed in una sorta di limbo, dato che senza la conclusione del procedimento il Puc è annullabile».

Successivamente l’Aula ha respinto l’emendamento n.215 collegato al n. 494 ed approvato il testo dell’art.16 con 28 voti favorevoli e 16 contrari.

Voto positivo, invece, per l’emendamento n. 76 (Rubiu e più)-(“Linee elettriche di media tensione interrate su viabilità esistente o in corso di realizzazione”), per il n. 112 (Solinas-Ruggeri)- (“Definizione delle zone umide come beni paesaggistici”) ed il 587-Giunta-(“Zone di rilevante interesse paesistico e ambientale; nei litorali è consentita la realizzazione di parcheggi e strutture che non determinino alterazione permanente dello stato dei luoghi”), provocando la decadenza degli emendamenti nn. 121, 559, 560 e 561. Approvato anche l’emendamento n. 122-Giunta-(“Contributi ai comuni per la predisposizione di strumenti urbanistici”) ed il n. 123-(“Parere della commissione su vincoli regionali e schemi di assetto territoriale”).

Subito dopo è iniziata la discussione dell’emendamento n. 589 (Giunta) collegato al 480 (Demontis e più) in materia di “Accelerazione e semplificazione delle procedure di adozione ed approvazione dei Puc”.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd), primo firmatario dell’emendamento n.480, ha sottolineato che lo scopo del provvedimento è quello di «accelerare le procedure di approvazione del Puc per l’adeguamento al Ppr». Con un emendamento orale ha però suggerito di precisare «che le parti del Piano non oggetto delle osservazioni siano date per acquisite definitivamente all’interno del procedimento, salvi evidenti errori materiali».

Il vide presidente Lai ha disposto una breve sospensione della seduta per distribuire il testo integrale della proposta del consigliere Demontis.

Ha riassunto la presidenza il presidente Gianfranco Ganau che ha messo in votazione l’emendamento n. 589; il Consiglio l’ha approvato con 31 voti favorevoli e 13 contrari. Per effetto di quest’ultimo voto, sono stati dichiarati decaduti gli emendamenti nn. 480, 563, 566, 567 e 589.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha poi comunicato la riformulazione dell’emendamento n.139 all’art. 11 che, con un testo più snello, attribuisce alla Regione la competenza di modificare le direttive in materia  di «prestazioni acustiche passive degli edifici» e la definizione delle «classi acustiche delle unità immobiliari».

L’emendamento è stato approvato con 42 voti favorevoli ed 1 contrario.

Dopo la scrutinio il presidente Ganau ha avviato la discussione generale dell’art. 17 (“Disposizioni di salvaguardia dei territori rurali”).

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha proposto di sospendere la seduta e rinviare l’esame dell’articolo. La proposta è stata accolta ed il presidente Ganau ha chiuso la seduta; i lavori riprenderanno domani mattina alle 10.00.

Consiglio regionale 35 copia

Il Consiglio regionale ha proseguito stamane l’esame degli articoli della Manovra Finanziaria ed è ormai ad un passo dall’approvazione definitiva.

In apertura di seduta è intervenuto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, per segnalare al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, che nella Asl di Nuoro il commissario sembra abbia delegato i suoi poteri commissariali a un medico facente funzioni. «Si tratterebbe dell’ennesimo caso di illegittimità», ha affermato. Il presidente Francesco Pigliaru ha garantito che avrebbe verificato questa notizia.

Pittalis ha poi annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e parziali.

L’Aula ha approvato l’emendamento 568 (Agus e più) uguale 812 (Alessandra Zedda e più) sulle scuole civiche di musica, a cui sono state aggiunte le firme di tutti i componenti della commissione, di Antonello Peru (FI), Modesto Fenu (Sardegna – Zona franca) e Emilio Usula (Soberania e Indipendentzia). Sull’emendamento è intervenuto anche l’assessore Paci che aveva valutato positivamente il testo che sopprime, al comma 10 dell’articolo 28, le parole “di cui euro 800mila”. Eliminando l’indicazione della quota destinata alla copertura delle spese correnti si rende più flessibile la gestione del finanziamento di 1.500.000 da parte delle scuole civiche di musica.

Sui sistemi bibliotecari sono stati ritirati gli emendamenti dopo che l’assessore ha dato la garanzia che sono disponibili i fondi compreso quello di Tempio. Soddisfatti il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, e Roberto Deriu (Pd).

Michele Cossa (Riformatori sardi) ha affermato: «Non deve sfuggire  che c’è una rete di biblioteche di notevole livello, che rischia ogni anno di scomparire e che sopravvive grazie alla buona volontà di bibliotecari e volontari. Credo che debba essere salvaguardato, bisogna avere una visione complessiva. Non ci possono essere biblioteche di serie a e di serie b».

Approvato anche  l’emendamento 271 (Truzzu e più), uguale a 587 (Giunta regionale) uguale a 647 (Pittalis e più), che sopprime il comma 11 che prevedeva “La dotazione del fondo unico per l’università diffusa nel territorio di cui all’articolo 12, comma 1, lettera a), della legge regionale n. 7 del 2005, è determinata, per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, in euro 5.640.000 (UPB S02.01.009); alla ripartizione del predetto fondo concorrono: a) il Consorzio universitario per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale; b) il Consorzio Uno di Oristano”.

Su questo argomento è intervenuto Pittalis che ha chiesto il reintegro delle somme tagliate alle Università di Nuoro e Oristano per consentire il completamento dei corsi del iniziati nel 2014. Il capogruppo del Pd ha confermato che la discussione sull’argomento si riprenderà con l’emendamento alla Tabella C.

Il Consiglio ha poi approvato anche l’emendamento 275 (Truzzu e più) uguale a 588 (Giunta regionale) che sopprime anche il comma 13, che prevedeva “La dotazione del fondo unico per l’università diffusa nel territorio di cui all’articolo 12, comma 1, lettera a), della legge regionale n. 7 del 2005, è determinata, per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, in euro 5.640.000 (UPB S02.01.009); alla ripartizione del predetto fondo concorrono: a) il Consorzio universitario per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale; b) il Consorzio Uno di Oristano”.

Via libera anche all’emendamento della Giunta regionale n. 582,  che sostituisce al comma 17 (inquilini morosi) l’importo di 900mila euro con “euro 820.000”.

Il presidente Ganau ha messo quindi in votazione il testo dell’articolo che è stato approvato. Il Consiglio ha quindi avviato l’esame degli emendamenti aggiuntivi.

Posto in votazione è stato approvato l’emendamento aggiuntivo 496 (Rubiu e più) che autorizza la spesa di 35.000 euro a favore dell’associazione culturale “Speleo Club Nuxis” per l’attuazione di un programma di promozione del turismo sostenibile. A seguire approvato anche l’emendamento della Giunta regionale n. 573 che al comma 2 dell’articolo 28 inserisce il comma 2 bis che così recita: «Le somme resesi disponibili sui bandi di cui alle leggi regionali 51\93, 12\2001 e 9\2002, purché presenti nelle scritture contabili, sono destinate alle medesime finalità nell’importo massimo di euro 12.000.000. Il relativo programma di intervento è approvato dalla giunta regionale con propria deliberazione su proposta dell’assessore competente per materia». Disco verde anche per un altro emendamento aggiuntivo al comma 2 che autorizza l’utilizzo delle somme sussistenti in conto residui impegnate a favore della Igea spa in liquidazione possono essere utilizzate per il pagamento dei lavori e delle prestazioni eseguiti negli esercizi 2013-2014. Spostato al Bilancio l’emendamento 603 (Alessandra Zedda e più), l’emendamento 679 è stato ritirato dal presentatore, Giuseppe Fasolino (Fi), dopo l’impegno assunto dinanzi all’Aula dall’assessore della Cultura e dello Spettacolo, Claudia Firino, a garantire le risorse necessarie per lo svolgimento dell’evento “Special Olimpics” in programma a Olbia i prossimi 12, 13 e 14 giugno. Approvato (dopo la ripetizione della votazione) l’emendamento della Giunta n. 571 che inserisce al comma 5 dell’articolo 28, il comma 5 bis che così recita: «Le somme non impegnate sul Cap S06.0740 – UPB S06.03.027 sono conservate nel conto dei residui per essere utilizzate per le medesime finalità nell’esercizio 2015».

L’Aula ha quindi proseguito con la votazione dell’emendamento 783 che non è stato approvato e il presidente del Consiglio ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 15. Mentre l’emendamento 468 è stato ritirato dal presentatore, Peppino Pinna (Area popolare sarda; ex Udc)  dopo le rassicurazioni fornite all’Aula dall’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, perché siano garantite le somme di 25.000 euro a favore dell’Abbazia benedettina di San Pietro di Sorres, per il rifacimento dell’impianto elettrico. Non approvato il 495 (Rubiu e più); il consigliere Marco Tedde (Fi) ha illustrato il contenuto dell’emendamento 545 che prevede stanziamenti a favore delle famiglie numerose. Il presidente del Consiglio ha ricordato il ritiro dei precedenti emendamenti sull’argomento a seguito delle dichiarazioni di impegno fatte in Aula dall’assessore Luigi Arru. Il consigliere Tedde ha però confermato l’emendamento che l’Aula non ha approvato.

Approvato, invece, l’emendamento 873, identico al 117 (Manca e più), che aggiunge il comma 8 bis, successivamente al comma 8 e che autorizza la Regione a stipulare convenzioni con l’Ente concerti Marilisa de Carolis di Sassari, nelle more dell’approvazione del documento di programmazione regionale in materia di spettacolo. Ritirato il 484 e non approvato il 516, decaduto il 517, è stato successivamente ritirato il 97 (Rubiu e più) al quale è collegato un emendamento sostitutivo parziale, il n. 869 a firma del consigliere del Pd, Antonio Solinas, che prevede lo stanziamento di 30.000 euro (nell’emendamento n. 97 erano 80.000) a favore dell’associazione speleologica della Sardegna. Il presidente del Consiglio ha quindi sospeso i lavori per qualche minuto ed alla ripresa, il consigliere Antonio Solinas, ha annunciato il ritiro dell’emendamento 869.

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), è quindi intervenuto per dichiarare l’accettazione dell’invito al ritiro dell’emendamento 116 ma ha invitato l’assessore della Programmazione a reperire le risorse per la valorizzazione del complesso scultoreo di Mont’e Prama, attraverso l’ampliamento e allestimento del museo civico di Cabras.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi) ha quindi annunciato il ritiro dell’emendamento 833 dopo le rassicurazioni dell’assessore Paci in ordine alla certezza delle risorse per il centro marino internazionale, controllato da Sardegna Ricerche.

Ritirato l’emendamento 16 è stato approvato l’emendamento 24 (Floris Mario, Uds-Sardegna) che autorizza la spesa di 50.000 euro per finanziare i tirocini formativi e di orientamento in seno all’amministrazione regionale. Con successive e distinte votazioni non sono stati approvati gli emendamenti 547; 835 e 549 mentre sono stati ritirati gli emendamenti 29, identico al 119.

Il presidente del Consiglio constatato che all’emendamento n. 5 (Lotto e più) e agli emendamenti 521, 520, 522, 425 e 120 è stato presentato l’emendamento di sintesi n. 883 (Lotto e più) che prevede lo stanziamento di una quota non inferiore a 300.000 annui, delle risorse allo stesso assegnate a valere sul fondo “Interventi regionali per l’Università” per il funzionamento della propria facoltà di architettura ad Alghero, l’ha posto in votazione. A sostegno della facoltà di architettura di Alghero è intervenuto, Paolo Truzzu (Fdi-Sardegna) e il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha annunciato la sottoscrizione dell’emendamento da parte di tutti i consiglieri del gruppo di Fi.

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, ha quindi annunciato la sottoscrizione anche dei consiglieri di Cd e sollecitato da molti dei consiglieri presenti in Aula, addirittura la sottoscrizione di tutti i consiglieri regionali. 

Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, in apertura del suo intervento ha però mostrato cautela ed ha dichiarato: «C’è un emendamento che stanzia fondi a una facoltà ma non spiega perché tali fondi sono assegnati». Il governatore ha invitato il Consiglio a specificare le motivazione del sostegno regionale pur riconoscendo che la facoltà di architettura rappresenta un’eccellenza in Sardegna. Il presidente ha quindi spiegato che sarebbe sempre opportuno indicare e specificare con chiarezza le ragioni per le quali si destinano delle risorse alle Università, e nel caso specifico si potrebbe fare riferimento ai buoni risultati raggiunti in credibili classifiche di merito. «La finanziaria – ha concluso Pigliaru – deve scrivere regole certe e di valore generale uguali per tutti».

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha rimarcato la qualità della facoltà di architettura di Alghero e l’opportunità di garantirne la sopravvivenza attraverso adeguati stanziamenti. L’esponente della minoranza ha quindi evidenziato come la Giunta non abbia dato seguito all’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale per gli stanziamenti a favore della facoltà di architettura di Alghero.

Il consigliere Mario Floris (Uds-Sardegna) ha dichiarato di condividere le dichiarazioni del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ed ha ricordato che quella di Alghero è un facoltà mediterranea, realizzata con l’Imedoc.

Il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri, partendo dalle dichiarazioni del presidente Pigliaru ha svolto alcune considerazioni di carattere generale sui contenuti della legge finanziaria e ribadito il concetto della “responsabilità” come “parola chiave” della qualità di governo del centrosinistra. Ruggeri ha quindi ammesso alcuni “elementi di disagio” nell’articolo 28, ma – ha detto rivolto ai banchi della minoranza – viste le finanziarie approvate dal centro destra nella passata legislatura, nessuno può darci lezioni.

Il consigliere dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ribadito l’esigenza di una puntuale verifica dei risultati sui temi della scuola, la formazione e l’università ed ha concluso denunciando “problemi” nei bilanci dell’università di Sassari.

Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ha quindi presentato un emendamento orale all’emendamento di sintesi 883 che indica nella “posizione di eccellenza attualmente raggiunta nelle classifiche nazionali”, la spiegazione della destinazione della somma di 300.000 euro al dipartimento di architettura di Alghero.

Il consigliere di Fdi-Sardegna, Paolo Truzzu, ha dichiarato voto a favore mentre il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha polemizzato con il consigliere del Pd, Luigi Ruggeri. «Siamo pronti – ha dichiarato il consigliere della minoranza – a confrontarci su ciò che è stato fatto nella passata legislatura ma è certo che nello scorso quinquennio sono state destinate risorse alle università sarde come era accaduto prima».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi dichiarato “acquisito” il parere positivo dell’Aula all’emendamento orale proposto dal presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ed ha posto in votazione il testo completo dell’emendamento di sintesi 883 che è stato approvato.

Sull’emendamento n.55 è intervenuto il consigliere Truzzu (Fratelli d’Italia) che ne ha annunciato il ritiro segnalandone, però, la ratio: sostituire il parco macchine degli enti pubblici con mezzi elettrici. «E’ una questione legata alla riduzione dell’inquinamento atmosferico – ha detto l’esponente della minoranza – su cui dovremo ragionare attentamente».

Approvato invece l’emendamento aggiuntivo n.102, presentato dai consiglieri del Centro Democratico, Annamaria Busia e Roberto Desini che stanzia 100mila euro per l’organizzazione della Conferenza regionale dell’artigianato.

Piero Comandini (Pd) ha poi annunciato il ritiro dell’emendamento che proponeva lo stanziamento di 800mila euro a favore di cittadini extracomunitari arrivati in Sardegna e favorirne l’integrazione. «E’ necessario però mostrare più attenzione a questo tema – ha detto Comandini – si tratta di rifinanziare una legge del 1990 oggi ancora più attuale vista la drammaticità del quadro internazionale. Sarebbe  opportuno intervenire in un momento successivo per favorire l’integrazione dei lavoratori immigrati». Sul tema è intervenuto l’assessore al Bilancio, Raffaele Paci, che ha assicurato l’impegno della Giunta.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione l’emendamento di sintesi n. 868 presentato dalla Giunta regionale che stanzia 500mila euro per il riordino fondiario del Comune di Pauli Arbarei. La proposta ha ottenuto il via libera dall’Aula.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento 139, Truzzu e più,  che autorizza lo stanziamento di 500mila euro a favore del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale per l’estensione della rete irrigua nelle aree che comprendono i territori di Decimomannu, Villasor, Decimoputzu, e Villaspeciosa. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, visto il parere negativo della Commissione, ha chiesto di conoscere la ragione per la quale si finanzia il riordino fondiario a Pauli Arbarei e invece si vuole bocciare la proposta dell’art. 139.

Sull’emendamento è intervenuto il primo firmatario Paolo Truzzu (FdI), promotore anche dell’emendamento a favore del Comune di Pauli Arbarei,  che ha spiegato l’importanza del riordino fondiario nel Comune della Marmilla. «Si tratta di finanziare un progetto pilota di riordino fondiario – ha detto Truzzu – che servirà d’esempio a tutta la Sardegna. In questo momento è più importante chiudere questa partita.»

Per Modesto Fenu (Zona Franca) le questioni sono diverse. «Si tratta di due problemi che penalizzano i territori: da una parte c’è un’eccessiva parcellizzazione delle aziende sarde per la quale è necessario accelerare i processi di riordino fondiario; nel secondo caso si è di fronte a territori penalizzati dai vincoli dei Piani di assetto idrogeologico che hanno compromesso lo sviluppo delle attività serricole ed orticole. Spostare le aree irrigue darebbe la possibilità di realizzare nuove aziende in territori non compromessi».

Favorevole all’emendamento anche Oscar Cherchi (Forza Italia): «La chiusura dei riordini fondiari  è importante. Ma non c’è solo il progetto di Pauli Arbarei. Occorre uno sforzo per consentire anche ad altri comprensori di procedere nella stessa direzione».

Sulla questione si è poi espressa l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi che ha ribadito l’importanza dell’operazione di Pauli Arbarei: «La chiusura del progetto sarà utilissima – ha detto Falchi – come sarà importante intervenire anche nei comuni del Campidano. I due interventi sono però diversi: in un caso si tratta di riordino fondiario, nell’altro di estensione di area irrigua. La Giunta è impegnata a reperire risorse dal Piano di Sviluppo rurale e dal Piano irriguo nazionale».

Paolo Truzzu (FdI) ha poi difeso i contenuti degli emendamenti 140, 390, 391 e 392 che proponevano interventi per la messa in sicurezza del municipio di Desulo (a rischio crollo dopo le ultime nevicate); per il finanziamento della pesca (settore che ha subito tagli notevoli negli ultimi anni passando da una dotazione di 9 milioni a una di 1,5 milioni di euro9); per l’incentivazione degli orti urbani. Su questi temi, Truzzu ha chiesto più attenzione alla Giunta regionale.

Sull’ordine dei lavori è poi intervenuto Giorgio Oppi (Udc) che ha rivolto un appello all’Aula per la riduzione dei tempi e consentire l’approvazione della Manovra 2015ientro la fine della mattinata.

Il Consiglio ha poi approvato gli emendamento n. 401 e n. 409 proposti dai consiglieri del Gruppo Sardegna Truzzu e Fenu. Il primo stanzia 200mila euro a favore delle associazioni con provata esperienza nel campo degli scambi internazionali. Il secondo, firmato da tutta la Commissione, impegna la Giunta «ad approvare entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge finanziaria 2015 le linee guida per la diffusione dell’abbonamento impersonale ai mezzi di trasporto pubblico e forme di promozione della mobilità familiare».

Ritirato invece l’emendamento n. 454 (Fenu e più) che proponeva uno stanziamento di 10mila euro per la celebrazione della “Giornata della Bandiera sarda”. Fenu, ringraziato il Presidente del Consiglio per l’impegno preso in Conferenza di Capigruppo per la trattazione dell’argomento in modo più approfondito. «Esiste una legge istitutiva – ha ricordato Fenu – la nostra è la seconda bandiera dell’Italia, presente nella Costituzione. Una bandiera che ci identifica nel mondo e ci lega a tutte le dinastie reali d’Europa. Un vessillo utilizzato dalla Brigata Sassari, da partiti e movimenti politici, simbolo di un popolo di oltre tre milioni di sardi, residenti ed emigrati. La sua difesa diventa un monito nel momento in cui si vuole mettere in dubbio la nostra autonomia».

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione l’emendamento n. 572 con il quale la Giunta proponeva l’individuazione di un soggetto specialistico per il supporto tecnico, economico e finanziario alla privatizzazione della Saremar.

Sulla questione sono intervenuti diversi consiglieri della minoranza. Pietro Pittalis (Forza Italia) ha espresso forti perplessità per una norma che autorizza consulenze esterne per lo svolgimento di un compito che potrebbe invece essere assolto dagli Uffici regionali. L’assessore Raffaele Paci ha spiegato che la norma prende atto di una disposizione di legge e non comporta costi aggiuntivi per la Regione, «Serve a accompagnare il processo di privatizzazione della Saremar».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha giudicato inammissibile la mancata indicazione del costo della consulenza, mentre Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato che in passato la liquidazione di enti importanti della Regione è stata affidata al personale interno. Attilio Dedoni (Riformatori) ha invece denunciato la mancanza di una copertura finanziaria e chiesto alla Giunta di indicare all’Aula la struttura o il professionista incaricato.

Marco Tedde (Forza Italia) ha infine definito “un’abnormità giuridica” la mancanza di copertura finanziaria e “scandalosa” l’individuazione di un professionista per legge. L’emendamento è stato ritirato.

Il presidente Ganau , dopo aver acquisito i pareri della commissione e della Giunta, ha aperto la discussione generale sull’art 28/bis (Istituzione del fondo per la legalità).

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi) ha affermato che, sulla proposta dei colleghi di Sel, aveva maturato in un primo momento una posizione favorevole ma poi, ha osservato, «se parliamo di legalità, bisogna farlo a 360 gradi senza retro pensieri perché legalità è anche fare buona politica e mettere i soldi a bando senza infilarli da qualche parte dentro la finanziaria in modo artificioso».

Il consigliere Luigi Luigi Crisponi (Riformatori) ha evidenziato il paradosso che vede il Consiglio parlare di legalità dopo de marchettibus, una contraddizione evidente. In questo articolo, ha detto, «sono spariti fra l’altro i fondi a sostegno del progetto del diario realizzato della Questura di Nuoro dedicato agli adolescenti, che ha ottenuto riconoscimenti a livello nazionale, è una autentica discriminazione»

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) si è detto colpito sia dalle finalità che dai contenuti dell’articolo «rivolto alla formazione dei giovani ed alla loro educazione civica ma in questo contesto c’è un il tentativo di infiltrare passaggi che non si possono condividere; bisogna dire basta alle sovvenzioni ad hoc in una legge come la finanziaria, anche perché associazioni che non hanno santi in paradiso nel centro sinistra ce ne sono davvero tante».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha affermato che da una parte si richiamano temi che devono rappresentare gli obiettivi più alti della politica, «ma la legalità non è quella che raccontiamo ma quella che pratichiamo, legalità è rispetto della legge e dei cittadini e la legge non permette a nessuno di superare criteri oggettivi per assegnare risorse, come fa la finanziaria».

Il capogruppo di Sardegna Vera (Efisio Arbau) ha espresso una posizione favorevole all’articolo, respingendo ogni provocazione. L’iniziativa citata dal consigliere  Crisponi, ha detto, «è lodevole e può certamente trovare in altre sedi opportunità di finanziamento; quanto poi ai micro interventi sono figli di un meccanismo di governo della Regione che dobbiamo superare e ma per fare questo serve un grande lavoro, speriamo di portarlo a termine in questi 5 anni».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto, nelle vesti di capogruppo, ha specificato che «quando si parla di antifascismo c’è qualche difficoltà di comunicazione all’interno dell’Aula; non è una marchetta ma si sta finanziando un progetto unico a livello nazionale che ripercorre la vicenda dei deportati nei campi di concentramento, questo è il nostro schema di valori, legalità significa mafie, rapporto con l’ambiente, con il concetto di impresa ed giusto che si facciano attività».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato che «il comunismo è l’altra faccia della medaglia della grande tragedia del Novecento, con intere popolazioni che si sono fortunatamente liberate da una ideologia materialista contraria all’uomo». Mi sarei aspettato dall’emendamento, ha proseguito, «la volontà di radicare nei giovani una memoria ben più ampia, a parte il fatto che di marchette ce ne sono non una ma due, perché tutti conoscono il collateralismo dell’Arci con la sinistra: perché non delegare questi compiti alla Giunta ed all’assessore della Cultura? La verità è che in questa finanziaria c’è di tutto e dovete assumervene la responsabilità».

Il consigliere Emilio Usula (Soberania-Indipendentzia) ha espresso parere favorevole manifestano però alcune perplessità sulla mancata concessione di fondi all’iniziativa della questura di Nuoro. Comunque, ha concluso, «ho avuto assicurazioni dalla Giunta sul sostegno a questo ed altri progetti».

L’assessore della Cultura Claudia Firino ha tenuto a precisare che il progetto della Questura di Nuoro ha acquisito caratura nazionale e può quindi contare anche su fondi nazionali, «con grande soddisfazione di tutti».

Il presidente ha messo in votazione gli emendamenti al 28bis. Pittalis è intervenuto per ritirare tutti i soppressivi totali, mentre sull’emendamento 103 ha chiesto il voto segreto. Il testo, presentato dal gruppo di Sel, è stato approvato con 24 voti favorevoli e 21 contrari. L’emendamento sostituisce il comma 1 con: «La Regione, per contribuire per contribuire all’educazione alla legalità, allo sviluppo dei valori costituzionali e civici e alla consapevolezza dei rischi legati alla criminalità organizzata, all’educazione ai valori della memoria storica e dell’antifascismo, all’educazione al rispetto dell’ambiente e della sostenibilità ambientale, anche promuovendo sistemi di economia locale e produzioni locali ecocompatibili, sostiene iniziative finalizzate alla formazione e all’aggiornamento dei docenti e degli altri operatori del sistema di istruzione e formazione, e al coinvolgimento degli studenti di ogni ordine e grado».

Nel comma 2 sono aggiunte le seguenti lettere dopo la lettera g: «H. L’organizzazione di eventi, manifestazioni, congressi, viaggi e iniziative varie per incentivare la nascita e lo sviluppo della coscienza civile circa i tempi della memoria storica e i valori dell’antifascismo», «I. La promozione di iniziative per diffondere negli studenti i valori della legalità nella cultura d’impresa, l’interrelazione tra i sistemi produttivi agroalimentari, le realtà che curano la biodiversità, le produzioni locali, l’artigianato e il piccolo commercio locale»; «J. Le iniziative e le manifestazioni di diffusione dell’educazione ambientale, anche con eventi di promozione della cultura ecologica, la piantumazione di alberi in aree periferiche, l’implementazione di tecniche di riuso e di riciclo». Il testo prevede inoltre dopo le parole “la spesa di euro 100.000 (UPB S05.06.001)” del comma 3 è aggiunta la frase: «Di cui euro 20.000 in favore dell’associazione Arci Sardegna per l’organizzazione del progetto “Treno della Memoria” su tutto il territorio regionale al fine di coinvolgere i giovani nell’autoformazione sui valori di cittadinanza attiva e coscienza civile».  

Il Consiglio regionale ha poi approvato il testo dell’articolo 28 bis e subito dopo l’articolo 29 (copertura finanziaria).

Prima della votazione dell’articolo 30 è intervenuto Mario Floris (Sardegna): «Credo che questa Finanziaria sia insufficiente, so che il presidente della Regione ce l’ha messa tutta come l’assessore Paci». Per Floris «è una Finanziaria della prima Repubblica, quando non c’era strategia, non c’erano obiettivi, c’erano i soldi e venivano dati a piaggia». «Oggi non ce lo possiamo permettere», ha affermato ricordando che nella Finanziaria non c’è stata la riduzione di un solo capitolo di spesa e ha esortato la Giunta e il Consiglio ad andare avanti con le riforme, soprattutto della pubblica amministrazione per eliminare gli sprechi. Critico anche sull’accensione del mutuo non collegata a una strategia. «Ho assistito a una maggioranza che agisce come si agiva nella prima Repubblica con l’attenzione ai propri campanili».

Il Consiglio ha poi approvato in rapida sequenza l’articolo 30 (entrata in vigore) e la Tabella A (indicazioni delle voci da includere nel fondo speciale di parte corrente per nuovi oneri legislativi). Sulla Tabella B è intervenuto Pietro Pittalis (FI), il quale ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e ha denunciato che «per nuovi oneri legislativi non c’è nulla, non ci sono risorse per poter fare leggi». Pittalis ha aggiunto: «È inutile mandare avanti i presidenti delle Commissioni perché per i nuovi oneri legislativi ci sono zero euro. Gravissimo vulnus della Finanziaria – ha continuato – perché influisce sulle prerogative di quest’Aula di fare leggi».

Approvato il testo Tabella B (Indicazioni delle voci da includere nel fondo speciale di parte corrente per nuovi oneri legislativi).

Sulla Tabella C è intervenuto Roberto Deriu (Pd) ricordando che «essa contiene l’ultimo appuntamento della Finanziaria sull’Università. Nel corso dei numerosi interventi che si sono svolti sull’argomento, tra cui quello dell’on. Pittalis, abbiamo tutti quanti voluto concorrere a ridisegnare un sistema».

Per Deriu abbiamo un’offerta dell’Università diffusa sull’Isola che stenta a decollare, i sardi stentano a riconoscersi nelle Università sarde, visti i tanti che vanno fuori.

Deriu ha presentato un sub emendamento per  aumentare la dotazione dell’Università, sottoscritto da tutti i gruppi. Immediata la risposta del presidente della Regione Francesco Pigliaru, il quale ha affermato che l’Università diffusa è una priorità della Giunta che ha l’obiettivo di aumentare il numero dei laureati in Sardegna, ancora troppo basso. Il presidente ha invitato al ritiro del sub emendamento per lasciare la dotazione finanziaria a 6milioni 240mila euro. Deriu ha quindi ritirato l’emendamento.

Alla Tabella C (Importi da iscrivere in bilancio relativamente alle spese per le quali le vigenti norme fanno rinvio alla legge finanziaria) sono stati approvati due emendamenti il 579, che porta i fondi a zero  per l’anno 2015 l’importo per il servizio civile sardo, e il 581 che, per quanto riguarda le risorse per la contrattazione del personale e dei dirigenti dell’Ente foreste porta le cifre da 0 a 305mila per il 2015, 40 per il 2016 e 40 per il 2017. Approvato anche il 586 che aggiunge la voce “pubblica istruzione” e che prevede di destinare al fondo unico per l’Università diffusa sul territorio le somme di 5milioni 640mila all’anno per il triennio 2015-2017.

Il testo della tabella è stato approvato.

Approvata anche la Tabella D (importi da iscrivere in bilancio relativamente ad autorizzazioni di spesa per le quali si dispone una riduzione o un incremento). Sull’importanza dei cantieri verdi sono intervenuti il consigliere del neo gruppo Area popolare sarda, Gianni Tatti, e Daniele Cocco, capogruppo Sel. L’assessore Paci ha confermato l’attenzione della Giunta e ha garantito che sono disponibili 5milioni di euro a cui si sommano 12milioni di residui, somme con le quali potranno essere finanziati tutti i progetti programmati dai Comuni.

Approvata anche la Tabella F (dimostrazione del rispetto del vincolo del ricorso al credito).

E’ intervenuto Pietro Cocco, Pd, il quale ha annunciato all’Aula la volontà di proporre un ordine del giorno unitario che indichi le linee di indirizzo per la Giunta sulla ripartizione delle risorse del mutuo.

E’ stata approvata anche la Tabella G (risultato presunto di amministrazione 2014).

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Il Consiglio regionale ha approvato l’ordine del giorno Cocco Pietro e più, sull’imposizione della servitù militare di Guardia del Moro a Santo Stefano.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato fra l’altro di aver proceduto alla costituzione della Commissione d’inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario regionale e sull’adeguatezza dei costi: ne faranno parte i consiglieri regionali Fabrizio Anedda, Anna Maria Busia, Daniele Secondo Cocco, Pietro Cocco, Attilio Dedoni, Roberto Deriu, Ignazio Locci, Giorgio Oppi, Raimondo Perra, Possella Pinna, Pietro Pittalis, Luigi Ruggeri, Christian Solinas, Paolo Truccu ed Emilio Usula. Successivamente, in base alle decisioni della conferenza dei capigruppo l’ordine del giorno prevede che il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, rivolga all’Aula comunicazioni in materia di servitù militari.

Il presidente Pigliaru, in apertura, ha chiarito che i motivi della richiesta di riferire al Consiglio riguardano l’opposizione della Regione al rinnovo della servitù militare di Guardia del Moro, nell’isola della Maddalena, che sarà oggetto a breve scadenza di una audizione dello stesso Pigliaru davanti al Consiglio dei Ministri. Pigliaru ha poi ripercorso i passaggi più significativi della vicenda, che nasce dal lontano 1972 quando, con un accordo bilaterale segreto fra lo Stato Italiano e gli Stati Uniti, la destinazione di quel sito venne modificata, da deposito di carburati a base di supporto per sottomarini. «Sono il quarto presidente della Regione – ha ricordato Pigliaru – che manifesta allo Stato la sua contrarietà a quell’imposizione ed una proposta di riesame; già nell’86 l’allora presidente della Regione Mario Melis presentò un ricorso al Tar, che venne respinto, anche se l’allora Ministro della Difesa Spadolini si impegnò formalmente ad istituire una commissione mista per l’esame unitario delle varie problematiche». Dopo analoghe posizioni espresse con modalità diverse sia dai presidenti Soru e Cappellacci recentemente, nello scorso mese di marzo sono scaduti i 5 anni dal decreto impositivo fino ad allora vigente, ha precisato il presidente della Regione, «e riteniamo siano dunque cessati anche i relativi vincoli e, di conseguenza, che non vi siano motivazioni per reiterare lo stesso decreto come il Ministro della Difesa ha fatto solo 7 mesi dopo».  La Sardegna ha espresso chiaramente la sua opposizione a questo provvedimento, ha concluso Pigliaru, «e l’audizione davanti al Consiglio dei ministri ha lo scopo, da un lato, di conoscere l’esito del nostro ricorso e, dall’altro, portare a conoscenza del Governo dell’esito di questo dibattito».

Inoltre, ha aggiunto il presidente, «è imminente la pubblicazione del Libro Bianco della Difesa nel quale saranno contenute le nuove strategie dello Stato in materia militare, ragione di più per inquadrare anche questo argomento, nel confronto complessivo che abbiamo impostato con lo Stato, che deve riguardare ogni aspetto della presenza militare sul territorio regionale, con una forte attenzione alla riduzione delle servitù sull’Isola e ad una diversa politica di compensazione ed indennizzo per siti che sarà eventualmente necessario mantenere, fermo restando che è una priorità della Sardegna far ripartire alla Maddalena quel percorso di sviluppo interrotto alcuni anni fa e finanziato con risorse pubbliche molte delle quali regionali».

Il presidente ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, il quale ha sottolineato di intervenire a titolo personale. L’esponente dell’opposizione ha ritenuto deludenti le azioni poste in essere dal presidente Pigliaru dopo l’approvazione dell’ordine del giorno votato, anche da lui, la scorsa estate. Tunis ha affermato di essere disponibile a iniziative che portino a risultati immediatamente raggiungibili, ma non ad azioni che mettano in crisi i rapporti tra le forze armate e la Sardegna per motivi esclusivamente ideologici. 

Angelo Carta, consigliere del Psd’Az si è detto in disaccordo con la posizione espressa dal presidente Pigliaru quando parla di dismissione di una parte dei poligoni. «L’ordine del giorno – ha ricordato Carta – votato il 16 giugno scorso si parlava di dismissione graduale fino ad arrivare a una totale dismissione delle servitù militari nell’Isola». Per il consigliere del Psd’Az non bisogna dimenticare quanto sta accadendo in questi giorni in Libia. «Abbiamo basi strategiche e dobbiamo mettere prima di tutto in sicurezza la Sardegna che non deve diventare un obiettivo».

Il presidente ha poi dato la parola al consigliere di Soberania e Indipendentzia Augusto Cherchi: «Siamo davanti all’ennesimo atto di slealtà dello Stato nei confronti della Sardegna», ha detto, sottolineando che queste azioni rafforzano la spinta verso l’autodeterminazione del popolo sardo. Cherchi ha poi ribadito la necessità di fare un passo avanti verso la smilitarizzazione e ha valutato positivamente quanto fatto finora dal presidente Pigliaru. L’esponente della maggioranza ha anche proposto un referendum popolare che rafforzi la rappresentatività del presidente della Regione nei confronti dello Stato.

Emilio Usula, capogruppo di Soberania e Indipendentzia ha subito sottolineato la necessità di ribadire quanto detto in modo inequivocabile alcuni mesi fa dal Consiglio sul tema delle servitù militari. «Oggi nulla è cambiato – ha detto Usula – anzi, la crisi economica è aumentata, così come sono cresciute la povertà e la disperazione delle famiglie e dei territori. Vista la situazione lo Stato proporrà una negoziazione. Noi non possiamo barattare cessioni di sovranità in cambio di promesse di aiuti, né possiamo arretrare sul nostro diritto all’ autodeterminazione».

Il consigliere di Fratelli d’Italia Paolo Truzzu ha parlato di “atteggiamento dilettantistico” da parte della Giunta regionale nella conduzione della trattativa con lo Stato. «Per questo – ha detto Truzzu – si è arrivati all’imposizione del Governo su Santo Stefano».

Sul merito, Truzzu ha invece stigmatizzato l’approccio ideologico nei confronti della presenza militare in Sardegna. «Il nostro sottosviluppo non dipende da questo – ha detto l’esponente della minoranza – le servitù occupano il 4-5% del territorio sardo. Le nostre condizioni di arretratezza non possono essere imputate alla presenza dei poligoni e delle basi militari».

Il consigliere di Fratelli d’Italia ha poi evidenziato un altro aspetto della vicenda. «L’atteggiamento ideologico e antimilitarista sta determinando un ripensamento delle forze alleate. Si guardi a quello che succede a Decimomannu dove i tedeschi pensano di lasciare la base interforze. Il rischio è perdere un investimento da 100 milioni di euro e ricadere nell’errore commesso a La Maddalena».

Truzzu ha infine segnalato il profondo cambiamento del quadro geopolitico rispetto a qualche mese fa. «Siamo la regione più vicina al Nord Africa, visto quello che succede in Libia non  possiamo chiedere allo Stato di arretrare». Truzzu ha concluso il suo intervento dichiarandosi contrario alla firma di una proposta “che viene da una sola parte politica”.

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha ribadito la necessita di ripartire dall’ordine del giorno approvato nei mesi scorsi dall’Aula sul tema delle servitù militari. «Dopo l’incidente di Capo Frasca – ha rimarcato Cocco – Pigliaru disse che la convenzione per la presenza dei militari a La Maddalena scadeva il 3 Marzo e non c’erano possibilità di proroga. Oggi il Consiglio deve dare la più ampia delega al presidente perché rappresenti la volontà del popolo sardo nei confronti del Governo nazionale». Il capogruppo di Sel ha poi ricordato il prezzo altissimo pagato per 35 anni dalla Sardegna per la presenza militare in Sardegna. «Abbiamo un credito importante nei confronti dello Stato – ha concluso Cocco -. Su queste basi occorrerà impostare la trattativa con il Governo».

Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) si è detto d’accordo sulla necessità di dare un mandato forte a Pigliaru per sostenere le ragioni della Sardegna nei confronti del Governo. «Occorre ricordare allo Stato gli impegni presi nei confronti della Sardegna in occasione dello spostamento del G8 da La Maddalena a l’Aquila – ha detto Anedda – gli impegni sono stati disattesi, le opere lasciate a metà, non c’è stato nessun beneficio per la popolazione».

Il consigliere comunista ha poi invitato l’Aula a distinguere tra servitù e poligoni. «Le prime – ha affermato . devono essere dismesse mettendo le aree a disposizione dei sardi. I secondi devono essere invece lasciati alla pertinenza dello Stato per esigenze di  difesa mentre occorre chiudere e bonificare quei poligoni utilizzati per fare cassa grazie ai robusti canoni d’affitto pagati dagli eserciti di tutto il mondo che in Sardegna vengono ad esercitarsi». 

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha sottolineato come il Consiglio regionale ha espresso già lo scorso giugno, attraverso lì’approvazione di un ordine del giorno, il proprio indirizzo  in materia di servitù militari. «Non comprendo perché dovrebbe servire un altro pronunciamento – ha spiegato il consigliere della minoranza – mentre serve che il presidente della Giunta segua le indicazioni del Consiglio e proceda con il mandato a trattare con il Governo centrale».

A giudizio di Attilio Dedoni il dibattito su Santo Stefano è in ritardo di oltre 50 anni e serve che il presidente della Giunta riaffermi dinanzi al consiglio dei ministri la necessità di una riduzione dell’imposizione militare in Sardegna e si ricontratti la presenza dei poligoni con una serie di interventi a sostegno dell’economia sarda.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha manifestato perplessità sul metodo seguito dalle forze della maggioranza che propongono un documento unitario senza però aver provveduto alla preventiva consultazione di tutti i gruppi consiliari. Nel merito il capogruppo scudocrociato ha ribadito la condivisione di una graduale riduzione del gravame militare nell’Isola ma senza che risultino danneggiati territori e Comuni come è accaduto alla Maddalena con lo smantellamento della base Usa.

«Le basi militari – ha proseguito Rubiu – sono una risorsa per la Sardegna e vanno utilizzate nel migliore dei modi senza mai porci in maniera contraria alle servitù militari». Il capogruppo Udc ha quindi chiesto una breve sospensione dei lavori per concordare un testo condiviso da sottoporre alla votazione dell’Aula.

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, ha espresso apprezzamento per la condotta del presidente della Giunta ed ha dichiarato di condividere e apprezzare il percorso proposto per un pronunciamento dell’Aula sul tema delle servitù militari. «Esprimo soddisfazione – ha dichiarato Desini – per la volontà del presidente di favorire un nuovo pronunciamento del Consiglio dopo quello  dello scorso 19 giugno». Desini ha concluso dichiarando il pieno sostegno alla mozione in discussione e si è detto disponibile a concordare con i gruppi della minoranza un testo unitario che rafforzi la posizione del presidente in vista dell’audizione dinanzi al Governo.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha tenuto a precisare che la richiesta del presidente della Regione riguarda la servitù di Santo Stefano e che di questo si è parlato in conferenza dei capigruppo. «E’ chiaro quindi – ha affermato – che occorreva poter lavorare su un testo-base che consentisse al presidente di rappresentare l’orientamento del Consiglio, tutto è accaduto alla luce del sole e da parte nostra non c’è comunque una posizione contraria ad una breve sospensione dei lavori». Ripercorrendo i precedenti dibattiti del Consiglio in materia di servitù, Cocco ha poi ricordato l’ordine del giorno del giugno 2014 dove l’argomento era affrontato in modo responsabile e dettagliato, frutto di una politica condivisa a prescindere dagli aventi che si succedono: c’è una strada già tracciata. Come Pd, ha però ribadito il capogruppo del partito, «siamo per il No all’aumento della presenza militare sull’isola e siamo, in secondo luogo, per rivendicare i diritti negati a La Maddalena». Dobbiamo confermare il mandato pieno al presidente della Regione, ha proseguito Cocco, «ma non ci si può accusare di voler evitare il dialogo, se non avessimo predisposto il documento saremmo stati accusati di aver voluto scavalcare il Consiglio su un argomento così importante». «Non si può dire tutto ed il suo contrario – ha concluso il capogruppo del Pd – ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità, anzi rivendichiamo di essere stati noi ad aver dato un impulso decisivo alla seconda conferenza sulle servitù militari, a trent’anni di distanza dalla prima».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato in apertura che «l’audizione in Consiglio dei ministri non è una concessione del Governo ma una prerogativa prevista dallo Statuto, che anzi andrebbe esercitata anche in altre occasioni». Non partiamo da zero, ha sostenuto, «c’è il documento unanime del Consiglio votato il 19 giugno scorso in cui si fissavano i termini del mandato assegnato al presidente per una rivisitazione complessiva dei rapporti Stato-Regione in materia di servitù e già questo consente di rimarcare al Governo la posizione della Sardegna». «Ci chiediamo anzi come mai l’8 gennaio scorso – ha osservato Pittalis – sia stato stipulato un accordo col Governo sulla percorribilità della riduzione della presenza militare sull’Isola; forse quell’accordo avrebbe potuto contenere qualcosa di più rispetto a quanto deliberato dal Consiglio». «Oggi – ha detto ancora Pittalis – non stiamo trattando della dismissione delle servitù ma della prosecuzione di un singolo provvedimento di servitù; è un arretramento rispetto alla posizione del Consiglio, il problema non è fra militarismo e pacifismo ma quello del ruolo di una Regione autonoma in un quadro di solidarietà con lo Stato nazionale, questo è il dato di fondo». «Ritengo perciò – ha concluso il consigliere di Forza Italia – che davanti al Consiglio dei ministri non si possa andare solo per subire ma per far sentire la voce del popolo sardo anche su tanti altri temi che riguardano la Regione, si può definire un ordine del giorno comune ma a condizione che non si ripercorra all’infinito questo metodo, a costo di attivare strade conflittuali».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto di sapere se il presidente della Regione è stato convocato o se ha chiesto di partecipare, perché lo Statuto dice che il presidente “deve” essere chiamato ogni qualvolta sia in discussione un tema che riguarda la Sardegna.

Il presidente Pigliaru ha chiarito che dal Governo è arrivata una formale convocazione e che sono in corso interlocuzioni solo per concordare la data.

Successivamente, il presidente del Consiglio ha sospeso la seduta.

Alla ripresa dei lavori il presidente del Consiglio regionale ha comunicato che è stato presentato un ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo. Il testo impegna il presidente della Regione «a rappresentare, in occasione, del riesame del decreto impositivo, presso il Consiglio dei Ministri, la contrarietà del Consiglio regionale verso l’imposizione della servitù militare a protezione del deposito di munizioni di guardia del moro; a chiedere in tale sede un rinnovato impegno del Governo nazionale nel proseguimento degli obiettivi definiti nel piano di rilancio di La Maddalena per una sua concreta attuazione in tempi certi anche relativamente al piano delle bonifiche; a ricercare forme di concertazione, anche con il coinvolgimento della rappresentanza parlamentare, circa gli scenari strategici che saranno delineati nel libro bianco della difesa; a riferire al Consiglio regionale per le opportune valutazioni e conseguenti decisioni circa la deliberazione del consiglio dei ministri in sede di riesame del decreto di imposizione di servitù militare a Santo Stefano».

Il presidente ha dichiarato chiusa la discussione generale e ha dato la parola al presidente Pigliaru per la replica e per esprimere il parere sull’ordine del giorno.

Il capo dell’Esecutivo ha espresso parere favorevole e si è detto soddisfatto per quanto scritto nel documento: «Mi consente di svolgere meglio il mio ruolo e rappresentare meglio la Regione davanti al Consiglio dei Ministri». Rispondendo ad alcuni consiglieri, il presidente ha ricordato che sono stati raggiunti due risultati importanti: l’istituzione del tavolo sulle servitù e l’allargamento del periodo in cui si fermeranno le esercitazioni, ossia dal primo giugno al 30 settembre. E’ poi arrivata la notizia della nuova servitù ed è per questo, ha spiegato Pigliaru, che oggi il Consiglio regionale sta votando un nuovo ordine del giorno. Un ordine del giorno che chiede con forza – ha detto il presidente – di far ripartire un percorso di sviluppo per La Maddalena, bloccato impropriamente. «Andiamo a parlare di servitù, ma anche di alternative di sviluppo».

Per dichiarazioni di voto è intervenuto Stefanio Tunis (FI), il quale ha apprezzato l’impegno del presidente della Regione nel perseguire nell’obiettivo, ma ha ribadito che dall’ordine del giorno di giugno non è scaturito quanto ci si aspettava: risultati tangibili che la comunità sarda potesse apprezzare. Per Tunis l’atteggiamento della Giunta sta soltanto provocando il disimpegno del Ministero della Difesa con enormi danni per l’economia della Sardegna e dei sardi. Voto favorevole è stato annunciato dal consigliere del Pd, Roberto Deriu, il quale ha però esortato il presidente a capire in che modo la Sardegna sia inserita negli accordi internazionali. Deriu ha ricordato che la Costituzione e lo stesso Statuto speciale della Sardegna obbliga a rispettare gli accordi internazionali.

Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) ha invece parlato di situazione kafkiana. «Ci sono cose che non dipendono da noi – ha detto Truzzu – oggi si risponde con un ordine del giorno a un altro ordine del giorno approvato dal Governo con il quale si allunga la presenza militare a La Maddalena. Tutto questo accade con un Governo di centrosinistra alla guida della nazione. Mentre noi discutiamo di servitù militari – ha concluso il consigliere di minoranza – altre regioni come la Puglia siglano accordi vantaggiosi per i loro territori».

«Di questo Stato non ci si può fidare». Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’ordine del giorno, ha ricordato all’Aula il sistematico inadempimento dello Stato rispetto agli impegni presi. A sostegno della sua tesi, l’esponente sardista ha citato il deliberato della Commissione della Camera, che nel 1980 aveva assunto l’impegno per una graduale riduzione quantitativa e qualitativa delle servitù militari, e le ripetute prese di posizione del Consiglio regionale sull’occupazione militare della Sardegna. «E’ ora di cambiare strategia – ha detto Solinas – occorre parlare di compensazioni, bisogna quantificare il ritardo di sviluppo conseguente alla presenza delle servitù in Sardegna. Noi contestiamo le servitù che vanno contro il diritto dei sardi a governare il proprio territorio».

Solinas ha quindi avanzato la proposta di riunire il Consiglio regionale a Guardia del Moro, nel giorno dell’audizione del presidente Pigliaru in Consiglio dei Ministri. «Sarà l’occasione – ha concluso – per ribadire il no dei sardi alla proroga della presenza militare a La Maddalena». Al termine del suo intervento, il capogruppo del Psd’Az ha chiesto al presidente Pigliaru di verificare con il Governo se sull’isola ci siano consorzi privati che gestiscono installazioni militari e abbiano rapporti diretti con la Difesa.

Annamaria Busia (Centro Democratico), ha invitato l’Aula a concentrarsi sul punto centrale della discussione: il rinnovo della servitù militare sull’isola de La Maddalena imposto unilateralmente dal ministro Pinotti. «Oggi è inutile parlare d’altro – ha detto Busia – occorre dare pieno mandato al presidente Pigliaru». Il consigliere del Centro Democratico ha poi espresso meraviglia per lo stupore manifestato da alcuni colleghi. «E’ chiaro – ha affermato – che con una guerra alle porte l’atteggiamento dello Stato è cambiato. Serve un’attenzione diversa sui temi della difesa dovuti alla gravissima situazione internazionale, c’è un cambio di impostazione della politica globale. Ingenuo pensare che decideremo da soli sulle nostre basi militari».

Secondo, il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, il risultato che si riuscirà ad ottenere dipenderà dal «livello di contrattazione che riusciremo ad attivare e dall’unitarietà di intenti di questo consesso. Mi stupisce che alcuni consiglieri che a Giugno avevano votato a favore dell’ordine del giorno sulle servitù militari oggi decidano di fare marcia indietro»

Il consigliere del Pd, Piero Comandini, ha dichiarato il favore all’ordine del giorno ed ha sottolineato che la discussione odierna è rivolta alla decisione unilaterale assunta dal ministro della Difesa di riconfermare la servitù militare a Santo Stefano e non già al generico tema delle servitù militari.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha dichiarato voto contrario: «Il Consiglio non deve procedere con l’approvazione di un altro ordine del giorno e il presidente della Giunta avrebbe dovuto illustrare al Consiglio una valida proposta in vista della convocazione in sede del Consiglio dei ministri e avrebbe dovuto illustrare i positivi risultati ottenuti sulla base del mandato ricevuto lo scorso giugno».

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha dichiarato voto a favore ed ha sottolineato che ai consiglieri di Fi è stata concessa libertà divoto. «Non ci fidiamo dello Stato – ha dichiarato l’esponente della minoranza – e riponiamo nel presidente della Giunta fiducia perché sappia ottenere un risultato positivo nella trattativa con lo Stato sul tema delle servitù militari».

Il consigliere di Soberania e Indipentzia, Augustro Cherchi, ha dichiarato voto favorevole e pieno sostegno all’azione del presidente Pigliaru ed ha inoltre definito un altro esempio della “slealtà di Stato nei confronti della Sardegna” il caso della Maddalena e di Santo Stefano.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha nuovamente insistito nel richiamare l’attenzione di alcuni consiglieri che hanno annunciato il voto contrario, sul fatto che l’oggetto dell’ordine del giorno riguarda solo la servitù di Santo Stefano. Non è in discussione la legittimità del voto, ha chiarito, «ma non si può dire che non si è fatto nulla a distanza di pochi mesi dall’ordine del giorno del giugno 2014 tacendo sul fatto che in realtà non si è fatto nulla per anni; la seconda conferenza sulle servitù e l’accordo col Governo sono fatti concreti che non possono essere sottovalutati».

Il consigliere Ugo Cappellacci (Forza Italia) annunciando il voto favorevole, ha chiarito che si tratta di «un voto dato a malincuore, perché è mortificante assistere all’atteggiamento del Governo che mette sempre la Sardegna all’ultimo posto». Cappellacci ha ricordato in proposito di aver partecipato al Consiglio dei Ministri prima dell’adozione di un provvedimento e non dopo e già questo è di per sé un fatto grave; «allora il Governo ignorò comunque l’opinione della Regione anche se la Difesa assicurò che sarebbe stata l’ultima volta». «La lezione di quella vicenda del passato – ha concluso Cappellacci – è che lo Stato viene meno alla parola data e non rispetta il principio di leale collaborazione istituzionale». Vada a Roma e faccia valere le ragioni della Sardegna, ha detto, infine, rivolgendosi al presidente Pigliaru, «tenendo presenti anche precedenti come questo che è solo la punta di un iceberg».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, ha assicurato il sostegno del gruppo all’ordine del giorno ma il documento è una deminutio rispetto a quello votato nel giugno dell’anno scorso. Cinquant’anni fa su istituito l’obbligo di una servitù a Santo Stefano, ha affermato Dedoni, «che non venne mai ratificato dal Parlamento, negli anni successivi ci sono stati solo rinnovi». Ora bisogna difendere la Sardegna senza se e senza ma, ha concluso, «soprattutto perché il quadro internazionale è cambiato, il sistema di difesa dello Stato cambierà a sua volta e la Sardegna deve avere la capacità di cogliere le opportunità derivanti da queste trasformazioni trasformandole in ricadute economiche ed occupazionali positive».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione l’ordine del giorno, che il Consiglio ha approvato con 42 voti favorevoli, 5 contrari e 2 astenuti. Successivamente è stata convocata la conferenza dei capigruppo in sede politica mentre l’Aula riprenderà i suoi lavori domattina alle 10.00.