28 March, 2024
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Il Consiglio regionale ha approvato con 30 voti favorevoli e 10 contrari sui 4o consiglieri presenti in Aula al momento del voto, la legge per l’Istituzione dell’Azienda sanitaria unica regionale (ASUR).

Questo pomeriggio, in apertura di seduta, la commissione e la Giunta hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi totali e parziali. Inoltre, riprendendo alcune dichiarazioni del presidente Pigliaru riportate da organi di stampa in cui si parlava di un nuovo direttore generale proveniente da oltre Tirreno, ha invitato il presidente della Regione a chiarire la circostanza «perché la questione interessa l’Aula ed è pertinente col dibattito in corso».

Il presidente Pigliaru ha risposto auspicando che il direttore generale della Asl unica «sia il migliore possibile qualunque sia la sua provenienza, non c’è nessuno vincolo geografico perché siamo in una società aperta, sono convinto che si sceglierà il migliore fra candidati molto forti e mi aspetto molte domande».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il ritiro degli emendamenti soppressivi del suo gruppo, seguito dal collega dal Misto-Fdi Paolo Truzzu.

Prendendo la parola nel dibattito sull’art. 5 la consigliera Annamaria Busia ha sottolineato che «la fase di transizione è importantissima per sviluppare e completare i processi di riforma e la Asl unica è un nuovo organismo che richiede un certo tempo di gestazione». Sotto questo profilo, ha aggiunto, «preoccupa per come è stata pianificata perché appare troppo breve ed appesantita dall’onerosa gestione dell’ordinario, un contesto che solleva perplessità sulla buona riuscita del percorso, come dimostrato peraltro anche dai raffronti con altre realtà (le Marche) dove dopo due anni non è stato ancora completato». La Busia ha espresso infine le sue riserve sulla legge anche in ordine ad altri aspetti come «l’incertezza sulle risorse, la mancata costituzione di un team operativo, di un crono programma, e di attività di formazione; una riforma un po’ demagogica e superficiale che non potrà essere ben governata dal nuovo direttore generale, per quanto bravo».

Il consigliere Michele Cossa ha messo in luce che «mentre il testo parla di disposizioni transitorie non ci si rende conto che la transizione è già iniziata come dimostra quello che è successo in tutte le Asl dopo le decisioni della Giunta, con lotte all’ultimo sangue per conquistare incarichi e posizioni al fine di prefigurare futuri assetti organizzativi». In pratica, ha osservato, «il manager che arriverà troverà quasi tutto fatto e l’unica novità positiva è quella della norma sui concorsi anche se, a nostro avviso, molti buoi sono già scappati; è necessario comunque che la Giunta dica come pensa di affrontare questo problema del fatto compiuto».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino del Partito Democratico, intervenendo sul primo punto dell’articolo riguardante l’individuazione della sede della Asl unica ha affermato che «si tratta di una scelta che deve essere ponderata e preceduta da alcune considerazioni». A suo giudizio, «deve essere favorita l’azienda più grande con le strutture e le professionalità richieste dalla riforma e cioè Cagliari, altrimenti la riforma potrebbe essere rallentata anche perché non ci sono piani di fattibilità riferiti a situazioni diverse». Inoltre, ha proseguito, «va tenuto conto dei compiti delicati e complessi che richiedono un rapporto stretto con l’assessorato della Sanità che deve poter esercitare nel modo migliore il suo ruolo di vigilanza e controllo, e che l’eventuale spostamento comporterebbe aggravio di costi». In sostanza, ha concluso, «è sbagliato intervenire su questa materia per presunte compensazioni di natura politica o territoriale mettendo a rischio il buon andamento di una riforma incentrata sul contenimento della spesa sanitaria, che ha più alta incidenza sul bilancio della Regione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto la votazione a scrutinio segreto degli emendamenti nn. 653, 654 e 662.

Successivamente il Consiglio ha approvato a scrutinio segreto, con 30 voti favorevoli e 26 contrari, l’emendamento n.654 (Demontis e più). Il testo prevede che in attuazione della disposizioni contenute nell’articolo 1 della legge «a decorrere dal 1° gennaio 2017 la Asl n.1 di Sassari incorpora le altre aziende sanitarie locali e assume la denominazione di Azienda per la salute». Entro il 31 agosto inoltre la Giunta nominerà il direttore generale dell’Azienda sanitaria locale di Sassari che, dal 1° gennaio 2017, assumerà le funzioni di direttore generale dell’Azienda della salute. Per quanto riguarda infine l’Azienda regionale di emergenza-urgenza Areus avrà sede legale a Nuoro.

Successivamente è stato messo in votazione l’emendamento n.647 (Cherchi Augusto e più) che prevede l’utilizzo delle graduatorie di ciascuna Area socio-sanitaria «fino alla loro scadenza naturale» o comunque in vigore anche nelle aree contigue o nelle altre «secondo l’ordine di approvazione».

La seduta sospesa è stata sospesa per un approfondimento.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha proposto l’unificazione dell’emendamento n. 647 con il n. 655 perché connessi per materia, per cui sarebbe auspicabile una sintesi precisando che sarebbe opportuno aggiungere alla data scadenza di graduatorie delle aziende, il 31 dicembre 2016, una proroga fino 31 dicembre 2017.

La seduta è stata nuovamente sospesa per una verifica dei due testi.

Ripresa la seduta, il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che è stato perfezionato un test di sintesi che, fra l’altro, prevede la proroga delle graduatorie al 30 giugno 2017.

Messo ai voti, il testo unificato dei due emendamenti è stato approvato.

Voto favorevole dell’Aula anche per gli emendamenti n. 664 (Sabatini) e 663 (Sabatini). Il primo conferma la validità dei concorsi già banditi prima dell’entrata in vigore della legge, mentre il secondo consente alle aziende del servizio sanitario, sino al 31 dicembre 2016, di bandire concorsi e stipulare contratti «previa autorizzazione dell’assessorato della Sanità»

Approvato, infine, anche l’emendamento n. 526 (Pizzuto – Cocco Pietro) che obbliga il direttore generale ad equiparare i livelli di carriera prima dell’unificazione del personale delle aziende. Il testo è stato integrato da un emendamento orale del capogruppo del Pd Pietro Cocco che prevede anche l’allineamento dei modelli organizzativi e del trattamento economico. La proposta è stata sottoscritta da tutti i capigruppo.

L’Aula ha approvato il testo dell’articolo 15 e si è poi accesa sull’emendamento 490, a firma di Zanchetta e più. L’emendamento riguarda l’organizzazione degli uffici stampa delle Assl e la necessità che l’informazione e la comunicazione sanitaria su temi importanti come la peste suina siano al centro delle politiche sanitarie. Favorevole anche l’on. Roberto Deriu (Pd).

Secondo il vicepresidente della Giunta, Raffaele Paci, è “ridondante il richiamo ma ci rimettiamo all’Aula prestando sempre la massima attenzione alle questioni dell’informazione”. Per l’on. Cossa (Riformatori) “il tema dell’informazione negli enti pubblici è sensibile e ci riserviamo di presentare su questo una proposta di legge”.

Per l’on. Walter Piscedda (Pd) “forse un emendamento del genere potrebbe essere contenuto in un atto aziendale ma a questo punto lo condivido e firmo pure io, per sostenere il dovere dell’informazione e della trasparenza anche nei territori delle Assl”.

Anche l’on. Daniele Cocco (Sel) si è detto favorevole all’emendamento Zanchetta e così l’on. Rosella Pinna (Pd).

Per l’on. Ignazio Locci (Forza Italia) “è chiaro che si sta scrivendo dentro la legge una cosa che non c’entra nulla. Forse era il caso di scriverci altro, magari una parolina se avremo o no l’elisoccorso. Voto contro perché questo è il sostegno ai soliti nomi dell’informazione, magari chiamati al lavoro discrezionalmente dai commissari”.

Per l’on. Marco Tedde (Forza Italia) “questa è la prova della sottomissione alla politica  della riforma sanitaria. Stiamo disciplinando atti di gestione, altro che. Diteci che cosa vi porta a occuparsi dei precari degli uffici stampa delle Asl”.

Anche l’on. Giuseppe Meloni (Pd) ha condiviso l’emendamento e così l’on. Antonio Solinas (Pd). Per il sardista Angelo Carta è “necessario capire se intendimento del presentatore dell’emendamento sia quello di aprire un ufficio stampa delle Asl nelle sedi dove ancora non è stato aperto”. Al termine, l’emendamento 490 è stato approvato.

A seguire, approvati gli emendamenti della Giunta nn. 547, 548, 549 sui consigli delle professioni e sui comitati zonali.

Sull’emendamento di Giunta n. 550 (dedicato alla istituzione della figura del coordinatore del Centro trapianti del Brotzu), l’Aula si è divisa dopo che il capogruppo del Centro democratico, in polemica con la maggioranza, ha annunciato il voto contrario. Dai banchi delle opposizioni si è levato un coro di critiche, tese a domandarsi il perché della previsione in legge dell’istituzione di questa figura. Sono intervenuti gli onorevoli Truzzu e Oppi. Il presidente Ganau ha sospeso la seduta.

Il vicepresidente ha confermato la volontà del ritiro dell’emendamento 550, che è stato dunque spuntato.

L’emendamento 649 (a firma Lai, Solinas A. e più) prevede: “L’ambito della Assl risultante dallo scorporo della Asl metropolitana ha come sede dell’area il Comune di Isili”. Su questo è intervenuto anche l’on. Solinas (Psd’Az), Locci (Forza Italia), che si sono chiesti come mai Isili sia l’unico Comune del quale si parli espressamente in legge. Per il presentatore dell’emendamento, l’on. Eugenio Lai (Sel), “con questa norma si sta tentando di mettere un po’ di chiarezza individuando un’area centrale della provincia di Cagliari al di fuori dell’area metropolitana”. L’emendamento Lai è stato approvato.

Approvati anche gli emendamenti della Giunta 551 (sub ambiti territoriali), 552 (trattamento economico del direttore generale), 553 (Ricerca e sperimentazione al Brotzu), 554 (elezione del Consiglio delle professioni aziendali), 555 (coordinamento con legge 10 del 2006), 556 (coordinamento regionale) e 558 (ruolo del direttore dei servizi sociosanitari). (C.C.)

All’articolo 16 (abrogazioni) sono stati ritirati tutti gli emendamenti presentati. Il testo dell’articolo 16 è stato approvato con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 17 (norma finanziaria) è intervenuta Alessandra Zedda (FI) che ha detto subito di voler prendere le distanze da questa riforma. “Non sono d’accordo su nulla – ha aggiunto – né sui contenuti, né sui i metodi, né con le forme di campanilismo. Anzi, credo che il trasferimento a Sassari della sede dell’ATS  sia un elemento negativo che porterà grandi discrasie sia nel sistema finanziario che su quello  organizzativo”. Per Alessandra Zedda la maggioranza ha agito secondo una  logica di spartizione del potere, insomma si sono creati nella sanità sarda i “sultanati”. Inoltre, da oggi sarà un governo esterno alla Sardegna che deciderà sulla salute dei nostri cittadini. Per Zedda si tratta di una legge –  presa in giro. Avete parlato per mesi  – ha continuato rivolta alla maggioranza – della ASL unica e di un  “non aumento di spesa”. E’ un falso,  piuttosto dobbiamo parlare di “sultanato unico”. Questa riforma è un escamotage della  maggioranza e della giunta per coprire il disavanzo nella sanità.

Roberto Desini (Sovranità, democrazia e lavoro) non ha  ritirato l’emendamento 355 come richiesto dalla commissione, l’emendamento è stato bocciato. 

Marco Tedde (FI) ha detto di essere sconcertato perché questa riforma non è stata certo fatta per colmare il deficit  ma per mettere sotto controllo la gestione della sanità. Per Tedde è stato creato  un elefante amministrativo. Insomma è una riforma sbagliata, difficile da realizzare che accentra poteri ma non migliora la qualità dei servizi. Purtroppo quest’atto che state votando – ha concluso –  produrrà tanti danni. 

Edoardo Tocco (FI) ha sottolineato la delusione per questa riforma che non accontenta nessuno, neanche i colleghi della maggioranza. E’ stato creato un mostro – ha detto – non certo un buon sistema sanitario. Per l’esponente di Forza Italia si tratta di un “poltronificio”. Mi dispiace – ha concluso – che il presidente della Regione sia assente in aula. E’ andato via dopo che si è assicurato che la sede dell’ATS  sarà a Sassari. Non va bene, è una caduta di stile. Sarà difficile digerire questa riforma, i  sardi avrebbero dovuto ricevere più rispetto da parte del Consiglio regionale.

Augusto Cherchi (sovranità, democrazia e lavoro) ha dichiarato che  questa legge non lo appassiona. E’ una legge strana, approvata solo con un giorno e mezzo di discussione in aula, con una strategia politica sbagliata. E’ una legge che accentra in maniera esagerata e dall’altra parte decentra, che lascia i territori periferici al margine

Gli emendamenti presentati all’articolo 17 sono stati bocciati, l’articolo è stato approvato  con l’astensione della consigliera Busia.

Sull’articolo 18 (entrata in vigore) è intervenuto Giancarlo Carta (FI). “Stiamo approvando una legge che avrebbe dovuto diminuire le spese, riordinare il sistema sanitario regionale, dare risposte concrete ai pazienti e agli operatori del settore. Mi sembra invece che oggi state approvando una legge fatta come un risiko. In questa legge – ha aggiunto – non c’è un’idea generale di sanità e le percentuali di risparmio sono ridicole. Forse avevamo ragione noi, c’era bisogno di più tempo. E’ assurdo che una legge così importante sia votata solo dalla maggioranza: questa legge doveva essere una legge di tutto il Consiglio regionale e a favore di tutti i sardi.  Da questa legge viene fuori solo questo: che ci sarà un mega direttore. Sono deluso e amareggiato. Questa riforma è da bocciare.

 Annamaria Busia ha detto di essere rammaricata per come è andata  questa discussione. E’ stata persa un’occasione. Trovarci oggi – ha sostenuto – in un’ aula semivuota, con un’opposizione che si è arresa, fa riflettere. Sicuramente la minoranza  utilizzerà questa legge in campagna elettorale. Perché questa legge incide sul bene principale che è la salute dei sardi. Io spero di sbagliarmi. Ho cercato di entrare nel merito della discussione, invano. Non siamo stati ascoltati. Non solo questa legge non semplifica, non accontenta i territori, non alleggerisce il sistema. Fa esattamente il contrario. Il riequilibrio territoriale non si attua spostando una sede a Sassari e una a Nuoro. In questa legge ci sono tanti errori, spero che i fatti mi diano torto per il bene dei sardi. La consigliera ha annunciato un voto di astensione sia sull’articolo 18 che sull’intera legge.

 L’art 18 è stato approvato.

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la presentazione di due ordini del giorno sulla vendita ad una multinazionale inglese del patrimonio di dati genetici e biologici della comunità sarda (a termini di regolamento devono essere votati prima della votazione finale della legge) ed ha invitato la Giunta ad esprimere il parere.

«Un ordine del giorno che impegna la giunta lo si vede prima anche con la giunta». Con queste parole il vice presidente della Giunta, Raffaele Paci, ha aperto in tono polemico il suo intervento evidenziando una sostanziale non condivisione per i termini “drammatica svendita del patrimonio genetico dei sardi” presente nel documento sottoscritto da 22 consiglieri della maggioranza.

Paci ha dunque rassicurato sull’attenzione dell’esecutivo per la vicenda ma ha anche affermato che il garante sulla privacy ha cerificato la legittimità dell’iniziativa. L’assessore ha inoltre precisato che sarà necessario il consenso di ciascun cittadino interessato dalla ricerca di Shardna per un utilizzo differente dei dati genetici e del Dna. «Non siamo contrari – ha concluso Paci – che importanti società internazionali vengano ad operare e investire in Sardegna nella sperimentazione e nella ricerca scientifica».

Emilio Usula (S&Ind), presentatore del documento della maggioranza che “impegna la Giunta a riferire in Consiglio e ad affettuare una ricognizione degli strumenti utilizzabili dalla Regione per scongiurare la drammatica vendita del patrimonio genetico dei sardi e conseguentemente la nostra stessa identità di popolo”, ha definito la vendita del patrimonio genetico dei sardi “una vicenda scandalosa e drammatica”. Usula ha lamentato il silenzio della politica sarda su questo tema ed ha escluso  di “voler scavalcare l’esecutivo” quanto ribadire la richiesta di garanzie “perché il patrimonio di dati genetici e biologici dei sardi possa essere utilizzato per fini pubblici”.

Christian Solinas (Psd’Az), presentatore del secondo documento sulla vendita del patrimonio genetico e del materiale biologico della ex Shardna (sottoscritto da tredici consiglieri della minoranza) ha replicato duramente all’assessore Paci. «Le poche competenze che restano in capo a questa assemblea – ha dichiarato il segretario dei sardisti – non possono essere svilite nel modo in cui ha fatto l’assessore, perché il Consiglio regionale non deve concordare gli ordini del giorno della Giunta, tutt’al più il Consiglio cercherà di concordare un ordine del giorno unitario al quale l’esecutivo dovrà rimettersi». Christian Solinas ha concluso riaffermando “l’interesse pubblico a detenere un patrimonio dei sardi”.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, si è detto indignato per la “svendita el patrimonio genetico dei sardi” ed ha accusato la Giunta di aver “sbagliato l’approccio al tema”. «I sardi non aspettano che arrivi a qualcuno a gestire il loro patrimonio genetico – ha affermato l’esponente della minoranza – ma dobbiamo decidere noi a chi affidare il nostro patrimonio genetico». Carta si è detto favorevole all’unificazione dei due ordini del giorno.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha ricordato la mozione presentata sul tema dal suo gruppo ed ha invitato a compire opportune valutazioni sulle vicende che nel corso degli anni hanno interessato Shardna e che hanno registrato il completo disinteresse della Regione. «Nella vendita alla multinazionale inglese – ha concluso Cossa – ci sono problemi etici, di privacy e di consenso ma non facciamo i provinciali, però ci sono aspetti che meritano approfondimenti.

Dopo una prima proposta per l’unificazione dei due documenti, l’Aula ha proceduto alla votazione dei due ordini del giorno che sono stati approvati (il consigliere del Pd, Demontis ha dichiarato voto contrario).

Il presidente del Consiglio ha quindi annunciato la votazione finale della legge per l’Asl unica e si è aperta la fase delle dichiarazioni di voto. A favore si è espresso il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, («riforma indifferibile, la sanità peggio di così non può andare»), mentre contrario si è detto, il consigliere Fd’I, Paolo Truzzu, («speravo in una buona legge ma non si è sfruttata l’opportunità di cambiare in Aula un provvedimento atteso») ed anche il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa («la Asl unica doveva mettere da parte il vizio capitale della sanità e cioè l’infiltrazione della politica nella sanità, così non è stato e abbiamo visto il riemergere dei localismi, delle spartizioni territoriali con la perla finale di Isili che rappresenta solo un tributo a Sel»).

Voto contrario ha dichiarato, Gianni Tatti (Udc): «Si è perso di vista il fine nobile del diritto alla salute, è stato invece un continuo conflitto per gli interessi».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha definito la riforma «il risultato di un lavoro importante da sottolineare senza particolare enfasi ma da non demonizzare, il punto di partenza verso un sistema sanitario nuovo che si aspettano i cittadini ed i trentamila operatori del settore, che anzi bisogna coinvolgere per una migliore applicazione della legge». La legge, ha concluso, «contiene molte potenzialità positiva non tanto in termini di risparmio ma di soddisfazione del bisogno di salute dei sardi».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha parlato di una riforma «per molti aspetti obbligata voluta più dalla Giunta che dal Consiglio, riforma che comunque andava fatta, importante ma non condivisa come avrebbe richiesto il il fatto che la sanità assorbe la metà del bilancio regionale». Anche in questa circostanza, ha aggiunto Satta, «la politica ha confermato di essere uguale a se stessa, con una fase preparatoria insufficiente e un discorso non chiaro sui risparmi che potrà produrre, al di là di riferimenti generici al Veneto dove le cose non vanno poi così bene o alla Toscana dove sono state istituite tre Asl come pure era stato proposto anche per la Sardegna». Nel concreto, ha concluso, «restano ancora differenze profonde fra territori come nella zona di Olbia che si trova molto al di sotto della media nazionale di posti letto ed è una realtà sottovalutata anche per l’impatto delle presenze turistiche».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Eugenio Lai.

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha sottolineato che «si sapeva che il percorso non sarebbe stato facile ma la maggioranza ha presentato ben 110 emendamenti e molti la stessa Giunta, segno di una faticosa  e confusa ricerca di equilibrio», Con quale risultato, si è chiesto Carta, «si potrebbe dire che hanno vinto i sassaresi e i nuoresi ma non si può ridurre la legge a questo aspetto che non ha a che vedere con la salute dei sardi, ed è questo in fondo il vero problema che non è stato affrontato, al punto che qualcuno della Giunta l’ha chiamata azz…».

Il consigliere del Psd’Az Marcello Orrù, annunciando il suo voto contrario, ha parlato di «messaggio sotterraneo di dimissioni del presidente della Giunta segno di profondo malessere della maggioranza che il dibattito ha evidenziato, mentre la vera emergenza, quella della salute dei sardi, è rimasta tale e quale, così come le liste d’attesa, le file al pronto al soccorso o al centro di prenotazione». Si è preferito sistemare qualcuno, ha lamentato Orrù, «scopiazzando modelli esterni e lontani, alimentando amarezza e frustrazione fra il personale ma soprattutto fra i cittadini che non vedono cosa potrà cambiare in meglio per la tutela della loro salute».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl), favorevole, ha precisato che quello del suo gruppo «è un atto di fiducia nei confronti del presidente ma è cosa diversa dalla convinzione». Abbiamo cercato di migliorare la legge in tutti i modi, ha ricordato, «con contenuti ancora da definire e responsabilità non chiare, che affida tutto al nuovo direttore generale che dovrebbe avere la bacchetta magica; per queste ragioni non ci ha mai convinto, è una legge delle occasioni perse come quella del direttore di are socio-sanitaria, staremo a vedere convinti che si poteva fare molto meglio».

Il consigliere Piero Comandini (Pd) ha dato ragione in apertura al capogruppo di Forza Italia quando ha detto che la responsabilità è della maggioranza, «in effetti la responsabilità è un requisito fondamentale della politica, per cambiare davvero le cose segna lo spartiacque fra un governo riformista ed uno che vuole mantenere delle le cose come stanno, restando impigliato in posizioni preconcette e di appartenenza». Abbiamo fatto una riforma difficile, ha sostenuto, «che tocca interessi forti e porterà ad un cambiamento radicale, la Asl unica è una grande strategia che continuerà con la riforma rete ospedaliera; purtroppo alcuni della maggioranza hanno voluto distinguersi ma non bisognava dimenticare che il cambiamento deve proseguire e che le risorse spese ad Isili e Muravera hanno un forte significato, non per il risparmio ma per migliorare l’offerta sanitaria».

Il consigliere Piermario Manca (Sdl), dopo aver ricordato la sua astensione sul passaggio ad articoli, ha annunciato il voto favorevole «perché la riforma non poteva aspettare di fronte a situazione disastrosa che assorbe molte risorse ma non produce buona salute; abbiamo dato il nostro contributo per una sanità migliore e più vicina ai territori, superando certi richiami al pessimismo dell’Aula che non costa niente ma non aiuta». Noi siamo, ha affermato, «per una sanità uguale per tutti che richiederà necessariamente tempi lunghi ma oggi la politica ha fatto il suo lavoro e il suo dovere, adesso il futuro è in mano alla Giunta ed all’assessorato che dovranno fare la loro parte assieme alle altre strutture della Regione».

Il consigliere Raimondo Perra (Psi) ha definito la giornata che sta per concludersi «importante e faticosa al termine della quale arriva però un provvedimento molto importante lungo la strada delle riforme avviata sia da questa Giunta che da questo Consiglio». Forse, ha riconosciuto, «sarebbe stato necessario un approfondimento maggiore in commissione ma c’era la necessità di far partire la riforma a luglio e la scadenza andava rispettata, non dimentichiamo però che di cambiare la sanità sarda ne parliamo da anni ma solo ora siamo arrivati ad un cambiamento davvero radicale, che non è tutto ma è per certi aspetti il passaggio più importante della legislatura».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha evidenziato che «la riforma cade in un momento negativo per la nostra Regione, per la mancanza di lavoro e la stessa inefficienza della sanità che ha una gestione pessima, consuma risorse pubbliche ingenti e non dà risposte ai cittadini». Il modello della Asl unica, ha dichiarato, «è l’unico possibile per razionalizzare il settore e superare il sistema precedente lottizzato; speriamo non ci siano condizionamenti, ci sono molte aspettative e bisogna essere all’altezza per rendere sempre più solide le basi di una vera riforma».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha iniziato il suo intervento con la citazione alea iacta est, per significare che si è raggiunto il traguardo dell’azienda sanitaria unica che rappresenta un grande punto di partenza, «un risultato che sarebbe sbagliato contrabbandare questo risultato come la riforma della sanità, è piuttosto l’avvio di un percorso che ci visto impegnati anche con molte differenze ma sempre verso una direzione unitaria, lavoro di cui va reso merito anche all’assessore Arru ed al presidente della commissione Perra». La stessa scelta della sede a Sassari, ha concluso, «nasce da indubbie contrapposizioni ma non va demonizzata perché si inizia a riconoscere il ruolo dei territori al servizio della comunità regionale».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha detto che ci si trova di fronte ad una svolta «dopo il punto di non ritorno della sanità sarda; abbiamo cercato di migliorare il testo con le nostre proposte, soprattutto per superare ingerenze politiche e dare spazio agli esperti ed agli specialisti, a volte non ci siamo riusciti ma guardiamo in positivo, perché abbiamo comunque voltato pagina prima con la riforma degli enti locali ed ora con quella della sanità».

Christian Solinas (Psd’az) ha affermato che non condivide la legge  ma che spera di essere smentito dai fatti e che le perplessità  siano infondate. Questa non è una riforma sanitaria ma è una parte di un processo più ampio. I sardisti voteranno contro.

Pietro Cocco (Pd) ha espresso il voto favorevole. Con l’approvazione di questa legge – ha detto –  si segna un passo importante nel portare avanti le riforme. Oggi mettiamo  un ulteriore tassello. Con questa legge si riorganizzano le aziende territoriali. Il passaggio prossimo sarà la riorganizzazione della rete ospedaliera. Questo provvedimento è frutto di un grande lavoro da parte di tutti.

Ignazio Locci (FI) è stato molto critico con questa legge che non condivide né nei metodi, né nei contenuti. Si tratta  di un’occasione persa. Piùche una riforma  un  regolamento di conti all’interno del centrosinistra e nel PD. 

L’assessore alla Sanità Luigi Arru ha detto che sta iniziando un viaggio e che sta  cambiando il modo di intendere il sistema sanitario. Lo stesso nome ATS, azienda tutela della salute è un segnale importante. Perché si comincia a  parlare di salute e non di sanità. Questa riforma – ha concluso l’esponente della giunta – è un  primo passaggio. 

La legge è stata approvata (presenti 40, sì 30, no 10). Prima di chiudere i lavori il presidente Ganau ha convocato la Conferenza dei capigruppo per domani mattina alle 11.00. Il Consiglio è stato convocato a domicilio.

Consiglio regionale 62

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Consiglio regionale 1 copia

Il Consiglio regionale ha respinto le mozioni di sfiducia nei confronti dell’assessore dei Trasporti Massimo Deiana. presentate dal centrodestra.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito e le comunicazioni dei ricorsi proposti dal presidente del Consiglio dei ministri contro la Regione sarda per dichiarata illegittimità costituzionale dell’articolo 3 della legge n. 6 dell’11 aprile 2016 e dell’articolo 1, comma 12, dell’articolo 4 commi 24, 25, 26 e 27; dell’articolo 8 comma 13, della legge n. 5 dell’11 aprile 2016, il presidente ha comunicato che, per quanto riguarda l’elezione di un vice presidente dell’Assemblea, è stato raggiunto un accordo per il rinvio.

Si è quindi passati alla discussione delle mozioni n. 194 (Cossa e più) e n. 212 (Tedde e più) entrambi tendenti alla censura e alla richiesta di sfiducia nei confronti dell’operato dell’assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana.

Il primo firmatario della mozione n. 194, il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha illustrato il contenuto del documento sottoscritto da 15 consiglieri della minoranza e, in apertura del suo intervento, ha evidenziato il ritardo con il quale si discute in Aula la richiesta di “sfiducia” per l’assessore, datata 9 novembre 2015. Il coordinatore regionale dei Riformatori ha quindi argomentato le critiche rivolte all’assessore e alla Giunta per la gestione delle politiche dei trasporti ad incominciare dalla continuità territoriale con gli scali di Roma e Milano; la mancata realizzazione della Continuità territoriale con gli scali minori di Pisa, Firenze, Napoli, Bologna, Verona, Torino, nonché la questione dell’abbandono degli scali sardi (Alghero in particolare) da parte dei vettori low cost e della compagnia Ryanair in particolare.

Michele Cossa ha parlato di “superficialità” in riferimento all’attenzione posta dalla giunta sul tema chiave della continuità aerea che, così ha dichiarato, «per i sardi deve rappresentare un ponte non solo per superare la distanza con il Continente ma deve essere tale da consentire il superamento del gap psicologico rappresentato dal modo con il quale gli isolani affrontano il viaggio». «Affrontiamo il tema della Ct1 – ha proseguito Cossa – applicando gli stessi principi di 15 anni fa, nonostante l’evoluzione e le novità nel frattempo intervenute nel settore e dimentichiamo che non basta avere tariffe basse e slot garantiti ma bisogna dare ai sardi la certezza dello spostamento».

Il consigliere della minoranza ha quindi criticato la mancata realizzazione della Ct2: «Quando si è insediato l’assessore, era tutto pronto per la pubblicazione degli oneri di servizio pubblico, e poi niente è stato fatto e così si sono ulteriormente ingolfate le rotte della Ct1 (Roma e Milano) con 400mila passeggeri in più».

Sottolineature particolarmente critiche hanno caratterizzato inoltre l’intervento di Cossa nella parte riguardante la questione dei low cost: «La Giunta si è nascosta dietro un dito o dietro la foglia di fico dell’Unione Europea». «La fuga dei low cost dall’Isola e l’aumento delle tasse aeroportuali è una vicenda pagliaccesca – ha proseguito l’esponente dei Riformatori – e abbiamo assistito ad un ping-pong di dichiarazioni e di proposte per nulla opportune e per niente adatte a risolvere il problema, mentre in altre Regioni (Puglia, Sicilia, Toscana e persino la Germania) low cost ha continuato ad operare e a fare accordi con le gestioni aeroportuali e i territori».

«Il Governo – ha attaccato Cossa – con l’aumento delle tasse aeroportuali  ha fatto una scelta scellerata e ha causato un danno enorme al nostro territorio ed in particolare ad Alghero e oggi il governo deve dire con chiarezza se toglierà o no quelle tasse.»

Michele Cossa ha concluso accusando la Regione di gravi responsabilità anche sulla vicenda della privatizzazione dello scalo di Alghero: «Così come è non arriverà mai a buon fine e il parere preventivo dell’Ue non è affatto necessario neppure in questo caso».

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha illustrato la mozione n. 212 che, presentata nel dicembre del 2015, si conclude con l’impegno rivolto al presidente della Giunta per procedere con la revoca della delega all’assessore dei Trasporti. L’esponente della minoranza ha ricordato le varie fasi della questione delle low cost evidenziando come la decisione di Ryanair di abbandonare gli scali sardi (14 voli in meno su Alghero e 8 in meno a Cagliari) sia stata antecedente rispetto all’aumento delle tasse aeroportuali (novembre 2015 rispetto a febbraio 2016).

Marco Tedde ha quindi ricordato i “ceffoni” ricevuti dal Nord ovest dell’Isola negli ultimi due anni (Enti Locali, Sanità, etc.) ai quali si aggiunge lo sconquasso prodotto dalla fuga di Ryanair: «Dinanzi a tutto ciò la giunta in questi due anni e mezzo non ha fatto nulla mentre Ryanair ha proseguito con gli accordi negli scali di altre Regioni». Il consigliere di Fi ha fatto riferimento alla “tempestiva azione del 2009” condotta dall’allora presidente della Regione, Cappellacci, che a Dublino aveva concluso l’intesa con il vettore irlandese. «Massimo Deiana invece – ha proseguito – ha nicchiato e brandiva il macigno della legge n. 10, sottoposta a procedura di infrazione Ue».

Marco Tedde ha dunque ricordato con tono polemico il ruolo di consulente precedentementte svolto dal professor Massimo Deiana, sia nella Sogeaal di Alghero e sia con la presidenza della Regione, evidenziando come proprio sulla questione dei contributi ai low cost di cui alla legge 10 del 2010, il professor Deiana invitava la Sogeaal a procedere con diffida per ottenere i trasferimenti dalla Regione, riconoscendo la piena operatività e la compatibilità con le norme europee della legge 10. «La stessa – ha dichiarato Tedde – che Deiana, nel frattempo diventato assessore, non vuole applicare perché sottoposta alle valutazioni dell’Ue».

A giudizio del consigliere di Fi è evidente una posizione in conflitto di interesse da parte dell’assessore Deiana che ha mostrato «un atteggiamento discutibile e una condotta opaca da censurare per gli intrecci tra compiti di assessore a attività professionale.

«Avete fallito nelle politiche dei trasporti e con i low cost – ha concluso Tedde – e per questo chiediamo al presidente Pigliaru la revoca immediata della delega affidata a suo tempo all’assessore Deiana.» 

Il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco ha sottolineato che «ancora una volta ci troviamo a discutere del nodo dei trasporti anche se la mozione di sfiducia è uno strumento che oggettivamente crea imbarazzo, anche perché l’assessore possiede una grande competenza tecnica che però non può far dimenticare che i sardi si aspettavano molto di più ed a questo punto è giusto che ne tragga le conclusioni». «Il fallimento della politica dei trasporti – ha aggiunto Tocco – è sotto gli occhi di tutti perché è mancata una visione strategica dei trasporti aerei in Sardegna: dai low cost a Meridiana, dalle navi all’Arst, che ha mezzi vecchissimi che dovrebbero essere cambiato ogni 7 anni mentre ne hanno 15». In definitiva, ha concluso, siamo di fronte ad una situazione totalmente negativa di cui si deve prendere coscienza in modo chiaro.

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha parlato di un «dibattito del tutto inutile se trasformato nel solito rituale fra maggioranza ed opposizione di cui gli esiti sono scontati e la stessa l’opposizione non può ragionevolmente sostenere di non aver commesso errori nel passato in tema di trasporti». «La legge 10 – ha ricordato Sabatini – che pure fu votata all’unanimità, conteneva un vizio che poi si è rilevato determinante con la notifica tardiva all’Unione europea con cui si cercò di cambiare la natura della legge provocando la procedura di infrazione che ancora non ha trovato risposta». In realtà, ha sostenuto l’esponente del Pd, «il tema dei trasporti è stato sempre sottovalutato, dalla Tirrenia alla Flotta sarda, ma uscendo da questo schema occorre interrogarsi su cosa si può fare per invertire la tendenza perché, se è vero che il sostegno pubblico alle società di gestione degli aeroporti viola il principio di concorrenza, è vero anche che i tempi della definizione della controversia sono inaccettabili per una società moderna». Sono europeista da sempre, ha concluso Sabatini, «ma riconosco che c’è bisogno di una Europa diversa, in grado di superare tecnocrazia, burocrazia, vincoli e procedure».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha premesso di non volersi appiattire «sulle logiche della gogna mediatica e tuttavia sento il dovere di affrontare un dibattito su una delle questioni centrali per la Sardegna; qui non è questione di competenze e simpatie ma bisogna entrare nel merito delle questioni e i numeri dicono che nei primi 5 mesi di quest’anno molti, circa 500.000, hanno rinunciato al loro soggiorno in Sardegna con ricadute pesantissime sui territori, Alghero su tutti, su una filiera economica che poggia sul turismo». Il Consiglio, secondo Crisponi, «deve essere consapevole di quanto sta accadendo ed invertire al più presto la rotta, anche per rispondere ad una legittima protesta dei cittadini e delle categorie produttive, fermo restando che i superburocrati nell’Europa non possono mettere in un angolo le legittime aspirazioni di questa terra e, quanto agli aiuti di Stato, semplicemente non esistono in una economia come la nostra che a causa dell’insularità non può competere con le altre».

Il consigliere del gruppo Misto Mario Floris ha richiamato l’attenzione del Consiglio sul fatto che «l’assessore non è l’unico responsabile della situazione disastrosa dei trasporti, anzi Deiana è il meglio sul piano della competenza e della professionalità ma il problema è che manca la politica».Gianfranco – ha ricordato Floris – con l’introduzione della continuità il presidente della Regione operava in prima persona ed il percorso era solo l’inizio, poi questo processo virtuoso è stato interrotto dopo che la Regione si è presa in carico i costi della continuità ma è un errore gravissimo: la continuità deve essere riportata in capo allo Stato per ragioni politiche, perché è un diritto che lo Stato deve garantire a tutti i sardi, da aerei a navi, dalle persone alle merci, il resto sono favole e scorciatoie che non portano da nessuna parte».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha spiegato di non aver firmato la mozione perché quando è stata presentata non ricopriva la carica di consigliere regionale. Però, ha osservato, «intendo manifestare da cittadino sardo la contrarietà alle politiche della Regione in materia dei trasporti, perché è il problema dei problemi come sa molto bene chi fa impresa; è un settore dove si deve fare molto di più e, d’ora in avanti, bisogna impostare discorsi diversi con lo Stato sottolineando che si tratta di un servizio pubblico che in un isola è un diritto fondamentale». «La situazione del nostro sistema è drammatica – ha proseguito Satta – non solo perché la Tirrenia offre passaggi ponte a 83 euro o perché il crollo dei low cost è stato una sciagura per Alghero come per Cagliari, quanto perché nel giugno scorso il presidente dell’Enac Vito Riggio ha detto che se non pagano i debiti le concessioni dei nostri aeroporti potrebbero essere a rischio soprattutto ad Alghero ma anche a Cagliari». Qui nessuno vuole discutere le capacità di Deiana «però sembra che si voglia coprire qualcuno o qualcosa, ma la realtà resta che trasportare un blocco di granito dalla Sardegna costa il doppio che in Spagna, per questo serve un segnale forte».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha messo l’accento sul fatto che «il disastro dei trasporti sardi non è solo colpa di Deiana, i sardi sanno benissimo qual è la situazione e la mettono in contro sia al presidente Pigliaru che alla maggioranza di centro-sinistra». «Ogni segmento della nostra economia – ha sostenuto – dipende dai trasporti e proprio sul tema del trasporto marittimo l’assordante silenzio della Giunta ha consentito che un imprenditore privato si comprasse a debito, con un bond 300 milioni, il monopolio dei mari pur essendo un concessionario di servizio pubblico». I sardi, a giudizio di Tunis, «non si meritano questo atteggiamento passivo e lo stesso Renzi, dopo l’operazione sui mari, ha detto che così i sardi la smetteranno di parlare delle continuità territoriale; anche questo è un grave demerito della Giunta e della maggioranza».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha respinto l’interpretazione secondo la quale «chi governa la Sardegna non ha colpe e di conseguenza nemmeno l’assessore, ma è una difesa d’ufficio sostenuta peraltro senza molta convinzione dalla stessa maggioranza, invece chi governa ha il massimo delle responsabilità e lo dicono i dati dell’Enac: il traffico negli scali sardi è sempre stato stabile tranne che nel primo semestre del 2016, con flessioni molto preoccupanti ad Alghero e Cagliari, mentre Olbia tiene, sono numeri che inchiodano il Governo regionale soprattutto per le sue ripercussioni negativa sull’economia della Sardegna». «Partiamo da qui – ha suggerito – per trovare soluzioni immediate ed efficaci, Deiana è competente ma in questo momento responsabile e non può bastare al centro sinistra guardare per l’ennesima volta al passato».

Dopo l’on. Locci ha preso la parola l’on. Gianfranco Congiu (Pds), che ha detto: «E’ legittima la protesta dei cittadini e dei sindaci, sia chiaro. Il vostro problema, però, è che siamo alla vigilia di un accordo con il governo italiano e dobbiamo ottenere al deroga al regime degli aiuti di Stato e questo ci consentirà di non rischiare più di infrangere normative severe sugli aiuti di Stato. Se risolveremo il problema della continuità territoriale risolveremo il problema delle imprese sarde. Un’altra risposta è utilizzare la leva fiscale, come previsto dallo Statuto».

Per l’on. Paolo Truzzu (Fdi) «discutere questa mozione è un problema perché sarebbe stato molto meglio non discuterla e aver risolto il tema della continuità territoriale della Sardegna. Ricordo polemiche roventi anche prima dell’avvento dell’assessore Deiana, ai tempi dell’assessore Baghino e poi del presidente Palomba. Non è di oggi, insomma». Per l’oratore, però, «due anni fa era più facile viaggiare dalla Sardegna per l’Europa e per l’Italia rispetto a oggi, con voli affollati per Roma e Milano e un notevole decremento dei low cost».

Rivolto all’assessore Deiana l’on. Marcello Orrù (Psdaz) ha detto: «Nessuno mette in dubbio che lei sia un bravo professore ma qui siamo davanti a un vero disastro. Avete bombardato il sistema dei trasporti aerei del nord Sardegna e Ryanair è andata via per le vostre scelte. Dovete prendere atto degli sbagli fatti e dei danni arretrati. Come ha fatto la Puglia a trattenere Ryanair? Forse perché è meno pavida e presuntuosa di voi».

Ha preso poi la parola l’on. Giuseppino Pinna (Udc), secondo cui «in pochi potevano credere che il baratro dei trasporti fossi così vicino. E invece ci siamo precipitati. Se al turista costa troppo il trasporto, il turista non viene in Sardegna o non ci torna. Non bisogna inventare chissà che cosa ma prendere esempi da quelle regioni e da quegli Stati che fanno cose buone». Per l’oratore è importante anche capire «se c’è un disegno per svalutare l0’aeroporto di Alghero e consegnarlo un domani agli speculatori».

Per l’on. Giuseppe Fasolino (Forza Italia) «ce l’avete messa tutta per costringere anche uno come me a parlare in occasione di una mozione di sfiducia. Partiamo dal principio: i dati dell’aeroporto di Alghero e di Cagliari sono davvero bassi, in un’annata che doveva essere magica. E le dimissioni che stiamo chiedendo all’assessore Deiana non sono un fatto personale ma politico: riguardano la comica di treni veloci, la disgrazia di Saremar, la fuga di Ryanair, l’accorpamento delle autorità portuali. Presidente Pigliaru, lei non può continuare a rendersi complice di questo sfascio».

Per Forza Italia l’on. Alessandra Zedda ha esordito sostenendo una metafora sportiva: «Lei è stato acquistato come fuoriclasse per conquistare lo scudetto e invece non hai messo la palla dentro il cesto. Ha provato anche a giocare contro la sua squadra. Non si può affrontare un campionato con un giocatore così: avete iniziato con i proclami, avete criticato i predecessori e invece il sistema dei trasporti è in uno stato di fallimento totale. E non lo diciamo noi ma tutti fuori da qui. Qual è il vostro problema? Avete paura del governo?». Rivolta all’assessore, poi ha detto: «Lei ha fatto annunci e dichiarazioni, inquietanti, nel doppio ruolo di consulente e di assessore ai Trasporti. Una figuraccia dietro l’altra. Se proprio deve restare e non la mandano via, cambi registro». 

Ha quindi preso la parola il consigliere Roberto Deriu (Pd) che ha subito dichiarato di volersi sottrarre al rito del capro espiatorio che si vorrebbe consumare in Aula scaricando tutte le responsabilità del malfunzionamento del settore dei trasporti sull’assessore Deiana.

«Massimo Deiana sarebbe da rimuovere e non da sfiduciare visto che il Consiglio non gli ha mai dato la fiducia – ha detto Deriu -. E’ da rimuovere, secondo la minoranza, perché incompetente: una delle prove che portate è che è stato scelto da voi in quanto competente come consulente della presidenza nella passata legislatura. I fatti invece dicono che la vostra politica dei trasporti è stata fallimentare con l’operazione Saremar, il buco da 80 milioni di euro all’Arst, la procedura d’infrazione per la legge 10, il trenino verde e i treni veloci, comprati da voi, che non funzionano. Voi pretendete che si deliberi sui fattoidi, a noi invece interesserebbe una seria politica sui trasporti.»

Deriu ha quindi annunciato il suo voto contrario alle due mozioni del centrodestra. «Non avete voluto farci parlare di trasporti ma concentrare l’attenzione sul capro espiatorio. E’ un esercizio che non considero onorevole e non posso affiancarvi in questa situazione. Anche a un popolo stanco è chiara la strumentalità dell’iniziativa».

Salvatore Demontis (Pd), dopo aver ribadito la sua stima nei confronti dell’assessore Deiana, si è detto convinto che la questione si sarebbe dovuta affrontare in modo diverso. «La Regione avrebbe dovuto negoziare con la Commissione Europea una procedura più semplice e veloce – ha detto Demontis – non si possono attendere le decisioni di Bruxelles così a lungo».

Demontis sì è detto poi d’accordo sulla necessità di pensare a un nuovo sistema di finanziamento delle low cost che coinvolga le società aeroportuali. «In attesa delle decisioni della Commissione europea noi avremmo dovuto attivare un’altra procedura di finanziamento senza incorrere negli errori della Giunta di centrodestra. Non credo che l’attivazione di un percorso parallelo avrebbe nuociuto sulla decisione della Ue».

L’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha chiarito di non provare nessun imbarazzo a discutere una mozione di sfiducia. «Molti hanno detto che provano disagio a parlare di questo tema. Io non ho nessun problema nel farlo a prescindere dal fatto che Deiana sia stato mio consulente e abbia avuto la mia fiducia. Io stimo Deiana professionista e ho simpatia per l’uomo. Qui in ballo ci sono altre cose. La questione è politica. Sono passati due anni e mezzo e parlate ancora dei nostri errori. Il dibattito è surreale, la responsabilità politica è della maggioranza e del presidente della Regione».

Cappellacci ha quindi accusato la Giunta di eccesso di fiducia nei confronti del Governo nazionale. «Sentire Pigliaru che dice di aspettare una decisione del Governo mi terrorizza e mi rende il quadro ancora più drammatico – ha detto l’esponente di Forza Italia – il Governo ha dato fondi per la continuità che non potranno essere spesi quest’anno. Intanto Renzi inaugura l’Air Force governativo costato 200 milioni, con costi di esercizio di 15 milioni all’anno. E’ lo stesso presidente che elogia la continuità territoriale sarda senza conoscerla. Se queste sono le premesse, mi dispiace, ma non arriverà nessuna soluzione».

In difesa dell’assessore Deiana si è schierato il presidente della Commissione Trasporti Antonio Solinas (Pd). «Tedde e Cappellacci vanno all’attacco ma non danno soluzioni alternative – ha detto Solinas – ricordo che nel 2010 la legge n. 10 fu approvata all’unanimità. Il centrosinistra votò quella legge, poi sono arrivati i pasticci in fase di attuazione per responsabilità di Cappellacci. Gli aiuti alle low cost vennero considerati come investimenti in libero mercato e la delibera non venne notificata a Bruxelles. A fine 2011 la Giunta decise di cambiare strategia e di notificare la legge. Stiamo ancora aspettando che la Commissione decida. Questo macigno che incombe non consente di intervenire».

Solinas ha poi riconosciuto alla Regione di aver fatto di tutto per risolvere il problema. «I segnali sono positivi, la Commissione darà parere favorevole – ha affermato il consigliere del Pd – ma nel frattempo non si poteva far altro che aspettare la decisione di Bruxelles».

Il presidente della commissione Trasporti, infine, ha proposto di dedicare un’intera sessione dei lavori del Consiglio per discutere la questione dei trasporti aerei e marittimi: «Un dibattito propedeutico all’elaborazione di un Piano regionale che garantisca il diritto alla mobilità ai cittadini e alle imprese».

Giuseppe Meloni (Pd) ha definito il dibattito “surreale, vecchio e stantio”. «Si cerca un colpevole per accontentare la piazza – ha sottolineato Meloni – i trasporti sono un settore nevralgico, ma non è questo il modo di affrontare il problema. E’ vero che c’è malumore ma vogliamo far credere ai cittadini che tutto sia legato a questi due anni di governo e alla responsabilità di Deiana? Vogliamo prendere in giro i sardi?». Il consigliere gallurese ha quindi lanciato una proposta: «Si pensi a una commissione d’inchiesta che indaghi sul sistema dei trasporti degli ultimi 15 anni. Voglio sapere perché l’aeroporto di Olbia produce certi risultati e gli altri no, come è stato reclutato il personale e la dirigenza? Vorrei sapere tutto questo. Sarebbe troppo facile parlare delle reciproche responsabilità».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha evidenziato come le criticità in materia dei trasporti “non rappresentino una novità per l’Isola” ed ha riaffermato il “diritto dei sardi alla mobilità e alla continuità territoriale” ed ha dichiarato che «negli ultimi due anni e mezzo si stanno trascinando le politiche dei trasporti messe in campo dal precedente governo».  L’esponente della maggioranza ha ricordato le nomine tutt’ora in essere all’Arst ed ha invitato il Consiglio a prestare più attenzione per il trasporto merci «è fondamentale per lo sviluppo dell’agroalimentare sardo».

In merito alla questione Ryanair, Anedda ha puntato il dito contro le presunte “incapacità” gestionali dei vertici della Sogeaal: «Lo dimostra anche la colletta degli imprenditori algheresi per trattenere i voli delle low cost». «Il segnale è chiaro – ha concluso Anedda – la crisi è più forte laddove c’è una società di gestione aeroportuale inadeguata e le low cost hanno un senso solo se si confrontano con altri privati quali sono gli imprenditori del comparto turistico ricettivo».

Il segretario del Psd’Az, Christian Solinas, ha precisato di non aver sottoscritto le due mozioni di sfiducia all’assessore Deiana («per ragioni personali e di opportunità politica») ed ha riconosciuto come la discussione dei due documenti presentati dalle minoranze in Consiglio «rappresentino un’occasione per dibattere sul tema dei trasporti».

«La questione dei trasporti – ha affermato l’esponente sardista – pone una questione più ampia e cioè che l’autonomia non basta più per risolvere il problema in Sardegna».

L’ex assessore dei Trasporti della giunta Cappellacci ha quindi invitato l’attuale presidente della Regione a «cambiare approccio nei rapporti con lo Stato e con Bruxelles» ed ha ricordato che il problema degli aiuti di Stato alle compagnie low cost è nato nel 2003 per la denuncia di AirOne e quindi «per un contrasto tra operatori privati». «Nel 2010 – ha spiegato il segretario Quattro Mori – abbiamo approvato la legge n. 10 nonostante fosse aperta una procedura di infrazione dell’Ue e per questo affermo che non basta una procedura aperta per bloccare le iniziative volte alla tutela dei diritti dei sardi». Solinas ha quindi svolto una serie di considerazioni critiche sul funzionamento e le logiche che sottendono le decisioni della commissione europea: «Nella maggior parte dei casi si muove sulle logiche delle lobbies e delle pressioni territoriali ed è per questo che invito il presidente e la giunta ad incentivare le pressioni sul governo italiano e sulla commissione europea per vedere riconosciuto il diritto dei sardi alla mobilità».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, si è rivolto ai banchi della Giunta, domandando polemicamente quale sia la politica dei trasporti del governo regionale e perché soltanto dopo due anni ci si è accorti che la legge 10 del 2010 fosse inadeguata per concludere accordi con le compagnie low cost.

L’esponente della minoranza ha quindi introdotto il tema delle gestioni aeroportuali («Dall’era Cappellacci in giù l’assessore ha sbagliato nel dare indicazioni, ad incominciare da quella corretta per creare un’unica società di gestione per gli scali sardi mentre  ha chiuso Tortolì e Fenosu»)  ed ha fatto riferimento al tema delle privatizzazioni ().

Attilio Dedoni ha paventato il rischio “svendita” per gli aeroporti sardi, quale conseguenza di  una “logica sotterranea a vantaggio di banche e fondazioni”.

Il capogruppo dei Riformatori ha concluso citando in positivo l’esempio della vicina Corsica dove la compagnia aerea della Regione corsa conta 15 aeromobili e 2 milioni di euro di attivo.

Il capogruppo dell’Upc-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha definito le criticità del trasporto aereo “l’emergenza da affrontare” ma ha invitato la Giunta e il Consiglio a non trascurare le problematiche del trasporto marittimo, anche in considerazione di ciò che rappresentano per il traffico passeggeri.

L’esponente della maggioranza ha auspicato la revisione della convenzione Cin-Tirrenia ed ha richiamato l’assessore Deiana sul tema dei collegamenti Sardegna-Corsica: «Se non si fa il bando entro settembre rischiamo di non avere alcun collegamento».

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha riconosciuto l’opportunità, offerta dal dibattito sulle mozioni, per discutere di un tema fondamentale verso il quale «il Consiglio ha avuto troppo poche occasioni per far sentire la sua voce».

L’esponente della maggioranza pur riconoscendo le problematicità del trasporto aereo e marittimo ed “il poco soddisfacente” livello dei trasporti interni (bus e treni) ma ha definito “ingeneroso” il tentativo di scaricare sull’assessore tutte le responsabilità («chi ha governato prima di noi si assuma quelle che gli sono proprie»).

Emilio Usula ha quindi lamentato ritardi sul piano regionale dei trasporti («ma gestiamo una situazione che ha origini lontane») ed ha concluso con l’augurio che «sui trasporti i risultati possano arrivare nella seconda parte della Legislatura».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha esortato l’assessore Deiana a liberare la Sardegna osservando però che «lo strumento della mozione, come tale, ha un esito scontato rispetto a problemi atavici come quello dei trasporti e siamo coscienti delle criticità e delle emergenze ma la soluzione non sta nella rimozione di un assessore, dato che il presidente Pigliaru ha messo in campo la squadra e deciderà di conseguenza». Il Consiglio, ad avviso di Cocco, «deve occuparsi del merito delle questioni, al di fuori delle dietrologie e dei richiami al passato, per avere un rapporto diverso con quelle burocrazie europee che non sanno dove è la Sardegna e non ne conoscono i problemi strutturali». La nostra Sardegna, ha sostenuto ancora il capogruppo di Sel, «deve avere risposte che consentano di colmare il gap con le altre regioni dell’Italia e, sotto questo profilo, se occorre applicare in modo più incisivo lo Statuto all’art. 10 facciamolo, proviamole tutte, non accontentiamoci di respingere una mozione dicendo che tutto va bene, abbiamo un Patto per il Sud ancora in fase di elaborazione che può essere la migliore opportunità per richiamare l’attenzione del Governo centrale sulla specificità della Sardegna».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha definito la mozione «un gesto estremo della minoranza per rivendicare una soluzione forte per il problema dei trasporti, che significa vita e sviluppo per la Sardegna ed avremo rinunciato a questo gesto se ci fosse stata una politica diversa ma purtroppo siamo all’anno zero, anche nel collegamento con le isole minori proiettato fuori dall’ambito pubblico con conseguenze negative anche sull’occupazione che è stata precarizzata, per non parlare del trenino verde, delle ferrovie, delle navi e degli gli arerei». «Deiana – ha concluso Rubiu – è stato un re Mida al contrario che ha prodotti risultati disastrosi a danno dei sardi».

Il capogruppo di Sdl, Roberto Desini, ha invitato le forze politiche ed i cittadini ad avere rispetto per le persone al di là dei ruoli ricoperti, ricordando che «Deiana è stato vittima di attacchi ingiustificati al di sopra delle righe ed è comunque sbagliato strumentalizzare problemi reali con il populismo». «Serve invece molta maturità ed attenzione ai dati oggettivi – ha auspicato Desini – senza aver paura di affermare, per esempio, che l’accordo di Soru col Governo per la continuità territoriale è da rivedere e non è più sostenibile e questo può essere un terreno di impegno comune». «Anche perché – ha ricordato – nella Regione c’è stata sempre una alternanza fra le due principali coalizioni ed è quindi una responsabilità comune quella dei trasporti così come dell’aeroporto di Alghero la cui società di gestione è stata ricapitalizzata per ben 6 volte, tutte scelte che sono state pagate e vengono pagate dai sardi». «Cerchiamo di invertire la rotta – ha esortato Desini – cambiando i nostri rapporti con il Governo centrale e la Comunità europea impegnandoci a fare molto di più».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha condiviso quanto emerso dal dibattito nel senso che quello dei trasporti è il problema principale della Sardegna ma, ha precisato, «va ricordato che a fronte di una situazione oggettivamente complessa, ci sono responsabilità evidenti del centro destra che al contrario ha mostrato molta faccia tosta nel sostenere certe tesi». «Noi non chiediamo alibi – ha continuato – ma dietro alcune vicende ci sono responsabilità precise in materia di low cost e di collegamenti con le isole minori con il buco di 11 milioni che ha affondato la Saremar; non possiamo dire che il sistema di trasporto in Sardegna funzione bene né che sostenga come dovrebbe il nostro sistema economico, anzi queste sono questioni che ci devono trovare uniti nell’interesse dei cittadini». «Sono convinto – ha concluso Cocco – che le norme europee non impediscano di sostenere la crescita del traffico aereo, bisogna quindi trovare forme di intervento innovativo e forse si potevano fare scelte diverse in attesa della pronuncia della Commissione europea o fare qualcosa di più sulla cosiddetta continuità 2 o sulla gestione degli scali, su questo dobbiamo impegnarci a fondo».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha lamentato che «spesso si confondono le acque per non far vedere quale sia la verità e quale la menzogna ma il disastro della Giunta regionale con i suoi effetti devastanti per tutta la Sardegna e non solo per Alghero è sotto gli occhi di tutti e, peraltro, non serve nemmeno al centro-sinistra provare a ridimensionarli, nel tentativo disperato di dare una risposta agli amministratori locali che manifestano sotto il palazzo del Consiglio ed agli operatori economici del turismo». «Il problema – ha affermato Pittalis – non è cosa fare oggi o domani ma l’immobilismo della Giunta regionale che fa viaggi e riunioni dappertutto senza che poi segua un solo fatto concreto, mentre per quanto ci riguarda siamo pronti a ritirare la mozione se c’è una risposta vera alla situazione di emergenza che i sardi sono costretti a vivere». «Voi difenderete il vostro assessore con la solita ipocrisia di facciata che non esita ad auspicare il cambiamento di tutta la Giunta regionale – ha concluso Pittalis – ma questa è la politica delle battute e degli annunci, non è quella che serve ai sardi, in una terra dove crescono povertà e disoccupazione ed un profondo malessere morale».

Per la replica ha preso la parola l’assessore ai Trasporti, Massimo Deiana: «C’è un aspetto positivo nel dibattito e per cultura coltivo sempre il dubbio, soprattutto nelle materie tecniche. Ho ascoltato l’illustrazione della mozione da parte dell’on. Cossa e confermo che sul sistema del Ct1 c’è molto da lavorare: nasce nel 2013 dall’idea condivisibile di dare a tutti, sardi e non, la possibilità di viaggiare a prezzi favorevoli. Ma non è accaduto così e su questo dobbiamo riflettere perché è in atto una profonda riflessione. Il 19 luglio abbiamo convocato la prima riunione della conferenza dei servizi per l’imposizione degli oneri di servizio pubblico e sono in atto una serie di valutazioni. Sono d’accordo, perché è sempre stato un mio sogno, che noi dovremmo riuscire a costruire un ponte di servizio che sopperisca alla nostra continuità materiale, che è assente. Purtroppo, il trasporto marittimo e aereo non è un bene a disponibilità infinita, perché talvolta non si trovano aerei e talvolta non si trovano nemmeno slot liberi».

L’assessore ha aggiunto anche che a Bruxelles «la legge 10 è vista come un sistema di aggiramento delle norme comunitarie. Noi siamo bloccati su questo e speriamo che la nostra difesa sia stata efficace e dunque smentisca la tesi della violazione delle norme sugli aiuti di Stato. Nell’attesa non possiamo dare soldi della Regione agli aeroporti, questo deve essere chiaro».

Il presidente Pigliaru ha proseguito nella replica: «Questa è un’occasione per parlare del merito delle cose. Siamo vicini agli operatori che in questo momento hanno visto sparire il mercato che era nato negli anni scorsi, magari in modo imperfetto: il nostro impegno è perché i danni subiti oggi siano restituiti domani con gli interessi. Riconosciamo che siamo in difficoltà e che la difficoltà ha radici profonde. Non ha nessun senso considerare il nostro aiuto un aiuto di Stato, visto che siamo una regione insulare: questo deve essere chiaro a chi sta fuori e non comprende la condizione che si vive in Sardegna».

Per il presidente della Regione «pesano anche gli errori del passato e la continuità territoriale è roba vecchia e rigida, e questo non aiuta. Va ripensata la continuità territoriale: vogliamo oneri di servizi ma anche spazi per il mercato dei low cost, c’è moltissimo da fare per costruire quel ponte virtuale. Possiamo arrivare anche noi ad avere le compagnie low cost, non una sola, gratis nei nostri  aeroporti: questo è quanto accade in un importante hub del Nord est italiano. Questi sono i problemi e non potete chiamarci a responsabilità per fatti che non dipendono da noi. Siamo pronti a dimostrarvi che continuamente facciamo pressione sul Governo e sull’Unione europea».

Poi Pigliaru ha dato la notizia: «Questa mattina al Mef abbiamo avuto una riunione tecnica per la copertura finanziaria del decreto che cancellerà le tasse aeroportuali. In queste ore verrà presentato l’emendamento del Governo e sappiamo che avrà la copertura. Il ministro Del Rio sta mantenendo  l’impegno che ha preso venti giorni fa. Abbiamo chiesto 120 milioni per irrobustire la continuità territoriale nei 4 anni e sono fiducioso. Vorrei trasmettere questa fiducia agli operatori turistici e a voi». 

Conclusa la replica della Giunta, il presidente Ganau ha dato la parola ai primi firmatari delle due mozioni per le controrepliche.

Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato la propria insoddisfazione per le risposte dell’esecutivo alle contestazioni contenute nella sua mozione: «La maggioranza ha sprecato un’occasione, si assume la responsabilità politica di dare una copertura all’azione dell’esecutivo – ha detto Cossa – sostenere ancora oggi che se non si rispettano i paletti della Ue sia difficoltoso affrontare gli argomenti è anacronistico. Fermo restando il principio della non concorrenza, tutte le altre cose si possono fare». Cossa ha poi ricordato la difficile situazione dell’aeroporto di Alghero (“gestito in modo familistico”) a cui fa da contraltare l’efficientismo dell’aeroporto di Olbia. «Subordinare a una parere della Ue la privatizzazione di Alghero – ha affermato il consigliere dei Riformatori – significa allungare ulteriormente i tempi».

Sulla questione della Ct1, Michele Cossa ha ricordato che le rotte dalla Sardegna per Roma e Milano sono tra le più remunerative in Italia. «Il fatto che ci sia una procedura di infrazione non impedisce che si facciano altre cose. Non c’è scritto da nessuna parte che bisogna attendere – ha concluso Cossa – oltre al trasporto aereo c’è da discutere anche il trasporto marittimo e i collegamenti con le isole minori. A Carloforte non esistono più sconti. Vorremo vedere il contratto di servizio con la compagnia che ha vinto la gara e utilizza un traghetto del 1966».

Voto contrario ha annunciato anche Marco Tedde (Forza Italia), primo firmatario della seconda mozione, che ha parlato di scollamento totale tra l’Aula il Nord Ovest dell’Isola. «A questa zona qualcuno sta paralizzando l’economia e pregiudicando il futuro – ha detto Tedde – è un parere condiviso anche dalla maggioranza, lo dimostrano gli interventi tiepidi arrivati dal centrosinistra in difesa di Deiana».

Marco Tedde ha ribadito la convinzione che si possa attuare una politica di sostegno alle low cost: «Bisogna essere capaci di governare – ha attaccato Tedde – c’è bisogno di scelte politiche, basta con le letterine spedite al Governo». Il consigliere di minoranza ha quindi contestato l’immobilismo della Giunta, colpevole di aver aspettato passivamente le decisioni di Bruxelles anziché cercare una soluzione. «La Giunta conosce bene le normative ma non le vuole applicare – ha concluso l’esponente azzurro – intanto si continua a sostenere Alitalia con costi nettamente superiori rispetto alle low cost. Pigliaru si metta una mano sulla coscienza, approfondisca la questione e assuma le dovute decisioni».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione le due mozioni.

Votazione non opportuna, secondo Roberto Deriu (Pd), che ha espresso dubbi sulla legittimità della mozione di sfiducia nei confronti di un assessore. Il presidente Ganau, richiamando l’articolo 118 del Regolamento, ha invece ribadito la correttezza della procedura invitando i consiglieri a procedere con le dichiarazioni di voto.

Giorgio Oppi (Udc), pur riconoscendo fondate le contestazioni alla politica dei trasporti della Giunta, ha annunciato il suo voto contrario. «Per principio – ha detto – non ho mai firmato né votato mozioni contro una singola persona».

Ugo Cappellacci (Forza Italia) ha invece annunciato il suo voto a favore. «E’ una sfiducia nei confronti di tutta la Giunta e del suo presidente. Deiana è stato un ottimo consulente, lui può dire che cosa fare o non fare, ma qualcuno deve fare le scelte. Chiediamo coraggio nelle decisioni».

Gianfranco Congiu (PdS) in sede di dichiarazione di voto ha ribadito la sua proposta: «Si utilizzi l’articolo 10 dello Statuto che consente di ricorrere alle detrazioni d’imposta».

Paolo Truzzu (FdI) ha annunciato il suo voto favorevole: «La situazione è peggiorata, la maggioranza ne prenda coscienza altrimenti ci penseranno i suoi elettori. Se la Giunta è convinta che l’Ue darà ragione alla Sardegna allora prosegua sulla sua strada. Deiana è troppo competente e per questo deve tornare a insegnare».

Sì alle mozioni anche da parte di Oscar Cherchi (Forza Italia): «Bisogna avere il coraggio di dire che dell’Unione Europea non ce ne frega niente. Le procedure di infrazione si aprono e si chiudono. Le nostre scelte non possono essere condizionate da probabili infrazioni che poi non vanno avanti. Il popolo sardo attende risposte chiare e decise e una soluzione definitiva del problema».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, ha annunciato il suo voto favorevole e invitato la Giunta a occuparsi del collegamento marittimo tra Santa Teresa e Bonifacio.

Stefano Tunis (Forza d’Italia) ha ribadito il suo sostegno alle mozioni e invitato la Giunta a occuparsi anche di trasporto marittimo: «Presidente e assessore non si sono degnati di dedicare 30 secondi a questo tema – ha affermato – un comportamento omissivo di carattere doloso. Se non siete in grado di affrontare il tema passate la mano».

Gianfranco Carta (Forza Italia) ha lamentato una scarsa attenzione nei confronti del Nord Sardegna: «Mi aspettavo una risposta chiara e netta ai cittadini che sono venuti da Alghero e Sassari per protestare sotto il Consiglio. Il territorio è stato già schiaffeggiato. Ryanair ci ha fatto viaggiare, nel bene e nel male, chi non viaggia a basso costo non verrà più in Sardegna».

Salvatore Demontis (Pd) ha annunciato il suo voto contrario alle due mozioni ribadendo però la sua posizione: «I tempi di attesa per la decisione della Commissione europea sono scaduti, non si  aspetti più e si avvii un nuovo regime di aiuti per le low cost».

Luigi Crisponi, a nome del gruppo dei Riformatori, ha annunciato il voto favorevole alle due mozioni: «Non abbiamo avuto soddisfazione nelle risposte della Giunta. Il tema merita ulteriori approfondimenti».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ricordato che dal mese di aprile l’aeroporto di Alghero ha perso 28mila passeggeri: «Al territorio mancano 15 milioni di euro. Ho la certezza che Pigliaru sia un sostenitore della decrescita felice – ha detto il consigliere di minoranza – si vuole creare un connubio virtuoso tra economia e ambiente, ma non credo che i sardi siano d’accordo. La Sardegna vuole almeno sopravvivere».

Giovanni Satta (Uds) ha ribadito la propria contrarietà alle politiche sui trasporti degli ultimi anni. « Non ho avuto risposte sui trasporti aerei e marittimi, per questo voto a favore della sfiducia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, dopo aver annunciato il suo voto favorevole, ha rivolto un invito alla maggioranza: «Smettetela con il teatrino sui mezzi di informazione. Sui giornali chiedete l’azzeramento della Giunta e in Aula assumete un atteggiamento diverso – ha detto Pittalis – noi votiamo le mozioni perché convinti della assoluta incompetenza e inadeguatezza dell’assessore a governare un sistema così complicato. La Giunta non dà risposte nemmeno alle proposte alternative come quelle avanzate dall’onorevole Congiu».

Citando Aldo Moro ha poi concluso: «Una realtà non interpretata è una realtà muta. Se questo è l’afflato identitario della Giunta, allora povera Sardegna!».

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Sardegna e Corsica sono da oggi più vicine. Le assemblee legislative delle due isole, al termine della seduta solenne congiunta in occasione delle celebrazioni de Sa Die de sa Sardigna, hanno costituito la Consulta interistituzionale nel segno del diritto all’autodeterminazione, dell’autonomia, del federalismo e del pieno riconoscimento dell’insularità da parte dell’Unione Europea.

La mozione per la costituzione della Consulta, firmata da tutti i capigruppo del Consiglio regionale e concordata con il presidente Talamoni e i presidenti dei gruppi dell’Assemblea corsa, è stata approvata all’unanimità. Il documento ribadisce le ragioni della specialità e la necessità di dare più forza alla propria sovranità anche con l’approvazione di nuovi statuti che riaffermino il ruolo delle rispettive assemblee elettive.

Con l’adesione alla Consulta, Sardegna e Corsica si impegnano a predisporre atti, documenti e ogni iniziativa finalizzata al conseguimento di obiettivi comuni e alla salvaguardia dell’identità del popolo sardo e del popolo corso.

Tra gli obiettivi indicati: la rivendicazione di maggiori spazi di autogoverno nei confronti degli stati italiano e francese e il pieno riconoscimento dell’insularità come condizioni di svantaggio da parte dell’Unione Europea. Particolare attenzione sarà inoltre riservata alla promozione e valorizzazione delle lingue autoctone e il loro utilizzo nelle scuole, nei media e nell’amministrazione pubblica.

Della Consulta faranno parte i presidenti delle assemblee sardo-corse e i presidenti dei gruppi consiliari. La prima seduta si terrà entro 60 giorni, in quell’occasione sarà approvato il regolamento per il suo funzionamento.

L’approvazione del documento è stata preceduta dagli interventi dei rappresentanti istituzionali  di Sardegna e Corsica. Ad aprire la seduta solenne, il presidente del Consiglio regionale della Sardegna Gianfranco Ganau che, in premessa, ha ricordato l’importanza di celebrazioni de Sa Die de sa Sardigna: «Quella data del 28 aprile 1794, giorno in cui i sardi cacciarono il Viceré piemontese e la sua corte, è oggi simbolo dell’orgoglio sardo e il riferimento per un percorso non ancora compiuto che trova le ragioni più profonde nella ricerca di autonomia, nella sua difesa e bel suo ampliamento verso il pieno riconoscimento della sovranità e dell’autodeterminazione del popolo sardo».

Il presidente Ganau ha quindi sottolineato le situazioni storiche e politiche simili vissute da Sardegna e Corsica, caratterizzate da dominazioni straniere, da imposizioni, angherie e soprusi.  «Le isole hanno però mostrato forza di popolo che sa unirsi e ribellarsi. Giovanni Maria Angioy in Sardegna e Pasquale Paoli in Corsica, nella seconda metà del ‘700, si misero a capo dei movimenti popolari contro i dominatori.   Situazioni storiche che, ancora oggi, rappresentano riferimenti utili ed indicano la strada di una moderna sovranità, compatibile con i principi fondanti l’Europa dei popoli e con quelli caratterizzanti un moderno federalismo democratico».

Gianfranco Ganau ha quindi evidenziato le difficoltà vissute oggi da Sardegna e Corsica e le questioni comuni  che non riescono a trovare risposte adeguate dai rispettivi Stati madre. «Si pensi ai temi della continuità territoriale, più in generale dei trasporti e delle infrastrutture interne, alla creazione delle condizioni per lo sviluppo delle attività produttive, compresi quello della disponibilità di energia a basso costo, della fiscalità, del problema delle zone interne e del progressivo spopolamento – ha detto Ganau – situazioni che non hanno trovato e non trovano ad oggi adeguata risposta nelle interlocuzioni e vertenze aperte con gli stati centrali. Questi temi, uniti a quelli di carattere più identitario per noi fondamentali, quali quelli della valorizzazione della lingua e della cultura, accomunano le nostre comunità e sono ragione di una nuova consapevolezza nella possibilità di un percorso condiviso attraverso gli spazi che l’Unione Europea consente, a iniziare dal pieno riconoscimento della condizione di insularità causa di indiscutibili e severi svantaggi strutturali che danno luogo a situazioni di forte divario rispetto alle altre regioni europee».

Il presidente del Consiglio ha poi affrontato il tema delle riforme istituzionali che minacciano le autonomia regionali: «Oggi ci troviamo di fronte ad una riforma dell’assetto istituzionale della Repubblica che, giustificata da motivazioni prevalentemente di natura economico finanziaria, legate al contenimento della crisi, modifica l’assetto dello Stato in senso fortemente centralista. Deve essere chiaro che nel nostro Paese oggi è in discussione non solo l’assetto statale ma la stessa sopravvivenza dell’organizzazione regionale. In questo quadro la stessa autonomia deve essere considerata in pericolo. E’ evidente che questo sarebbe per i sardi inaccettabile e che l’obiettivo e l’aspirazione è l’esatto contrario, cioè l’estensione dell’autonomia e non una sua contrazione. Mentre in tutta Europa crescono le pulsioni all’autodeterminazione e all’indipendenza, noi chiediamo innanzitutto il rispetto ed il riconoscimento dei diritti paritari, nella convinzione che solo il raggiungimento di questi, un’estensione vera dell’autonomia, possano rispondere alle esigenze di futuro della nostra isola».

Per queste ragioni, secondo il presidente, l’intesa tra Sardegna e Corsica assume un valore ancora più significativo: «Crediamo in un percorso dove le comuni difficoltà e rivendicazioni possano trovare risposte all’interno di un confronto e un’alleanza di intenti che pensi sin da ora alle nostre due isole e comunità alleate in Europa, come una vera e propria macro regione. È evidente che si tratta di un cammino che ha necessità del pieno coinvolgimento dei cittadini, attraverso un processo culturale e di partecipazione, volto a far maturare la fratellanza fra i due popoli e la piena condivisione delle scelte. Per questo è necessario un impegno forte, come emerso anche dai primi confronti, per la conoscenza, diffusione e valorizzazione della lingua, della storia e delle tradizioni locali   a partire dalle scuole e dalle Università».

Positivo, infine, il giudizio sulla decisione di costituire la Consulta sardo-corsa permanente. «E’ un ottimo strumento di governo di questo percorso, sede di approfondimento, condivisione di pratiche, elaborazione e perfezionamento di proposte, utile a far progredire nel modo migliore la rinnovata alleanza. Un vero strumento di indirizzo, coordinamento e consultazione. Oggi celebriamo un evento storico – ha concluso Gianfranco Ganau – dipende da noi se si tratterà solo di una vuota celebrazione o del primo passo per il pieno riconoscimento dei diritti dei nostri popoli».

Ha quindi preso la parola il presidente dell’Assemblea della Corsica Guy Talamoni che, in apertura del suo intervento, ha spiegato il significato della presenza della delegazione corsa alla celebrazioni di Sa die de sa Sardigna: «C’è la volontà comune di rafforzare i rapporti di fratellanza, di cooperazione culturale, ambientale, economica e politica tra le nostre isole e i nostri popoli – ha detto Talamoni – siamo qui per costruire un ponte tra le nostre isole e un altro ponte fino a Bruxelles».

Talamoni, ha poi ricordato le ragioni storiche che per secoli hanno tenuto lontano le due isole: «I nostri popoli sono rimasti intrappolati tra gli interessi di potenze nemiche, sono stati ingabbiati da governi stranieri contrari a una nostra vicinanza e a un nostro agire comune. Nonostante questo abbiamo mantenuto un rapporto stretto, come testimonia la somiglianza della parlata gallurese con la lingua corsa. Gli scambi economici e culturali tra il Sud della Corsica e il nord della Sardegna non sono stati mai interrotti ».

Il presidente dell’Assemblea della Corsica ha poi parlato dell’importanza della vittoria dei partiti indipendentisti e autonomisti alle ultime elezioni corse. «E’ il new deal per le nostre isole – ha detto Talamoni – il disamore verso l’Europa non è determinato da un venir meno di un sentimento europeista ma dalla prepotenza degli Stati nazionali. Come si spiega altrimenti l’assenza di un rappresentante della Corsica al Parlamento europeo? La costruzione dell’Europa passa attraverso la costruzione di euro-regioni politiche che si riconoscono nel loro territorio naturale al di là dei confini storici e ideologici degli Stati-nazione»

Per Talamoni la Consulta sardo-corsa rappresenta un passo simbolico verso la costruzione di una nuova governance. «La Corsica oggi cerca di conquistare spazi più ampi di autodeterminazione, di superare le limitazioni imposte dalla vecchia ideologia del governo francese. L’Assemblea corsa ha votato recentemente provvedimenti che vanno nell’interesse di tutti, ha saputo lavorare per il bene comune superando le differenze di sensibilità dei partiti. Per la prima volta, dopo il governo di Pasquale Paoli del XVIII secolo, la Corsica è governata da una maggioranza indipendentista e autonomista».     

Il presidente dell’Assemblea corsa ha infine invitato la Sardegna a scrivere insieme le linee d’azione per il futuro: «Abbiamo in comune pezzi di storia e, soprattutto, una grande amicizia tra i nostri popoli. Siamo venuti nel vostro Parlamento per parlare di questioni istituzionali e fiscali, di trasporti, di cooperazione economica, di lingua e cultura. Le nostre università lavorarono già insieme, è arrivato il momento di favorire i progetti di ricerca e gli scambi tra studenti. In quest’opera collettiva – ha concluso Talamoni – siamo sicuri di ricevere il vostro sostegno, noi vi daremo il nostro».

E’ poi intervenuto il presidente della Regione Francesco Pigliaru che, in premessa, ha ricordato l’incontro avuto lo scorso 14 marzo ad Ajaccio con il presidente della Corsica Simeoni dal quale è scaturita la volontà comune di dare alla cooperazione una dimensione strategica per promuovere i propri interessi, non solo nei confronti degli Stati centrali ma anche dell’Europa. «Insieme intendiamo assumere un ruolo di ponte tra le sponde sud e nord del Mediterraneo – ha detto Pigliaru – Sardegna e Corsica sono depositarie di una storia comune e di condizioni geografiche che uniscono i due popoli con evidenti punti d’incontro su basi linguistiche, culturali e di organizzazione socio economica. La Sardegna e la Corsica ritengono che tale vicinanza geografica debba essere rafforzata attraverso una visione dì macroregione mediterranea con adeguati collegamenti tra i rispettivi territori. Il popolo corso e sardo credono nella promozione di forme più avanzate di democrazia nell’area mediterranea e ritengono che la presenza di una macroregione insulare possa favorire le relazioni dell’Europa con la sponda Sud del Mediterraneo. La Sardegna e la Corsica credono, al contempo, che il rafforzamento delle forme di autonomia politica possano creare migliori condizioni di attuazione di una democrazia realmente partecipata».

Francesco Pigliaru ha poi indicato nell’insularità la principale ragione del deficit infrastrutturale e del mancato sviluppo della Sardegna. «E’ il tema della collaborazione che può produrre risultati immediati e concreti. La condizione di insularità, che ci contraddistingue, non è solo un dato geografico ma è innanzitutto uno sviluppo storico differenziato, una cultura che ha creato una forte identità ma anche un importante svantaggio competitivo. Una situazione, questa, che influisce non solo sul livello del benessere della nostra regione, ma influenza anche le nostre prospettive di crescita».
Francsco Pigliaru ha poi sottolineato la mancata attuazione del Trattato di Lisbona che riconosceva, con l’art. 174, un’attenzione particolare alle regioni insulari con esenzioni e deroghe rispetto al regime ordinario dell’Unione, nonché un trattamento differenziato nell’ambito della definizione dei fondi.

«Neanche l’attuale programmazione 2014-2020, sembra sia riuscita a tenere sufficientemente conto degli obiettivi dell’art. 174 in riferimento alle Regioni insulari – ha proseguito Pigliaru – nonostante le richieste più volte avanzate dalle nostre regioni, l’impressione è che il rispetto del principio di insularità sia stato, se non completamente, almeno parzialmente, tradito. Credo che ben possiamo affermare che se da una parte le disposizioni normative comunitarie riconoscono che l’insularità è una condizione di svantaggio strutturale e un ostacolo per lo sviluppo economico e sociale di alcuni territori dell’Unione, dall’altra a tale riconoscimento non sono ancora corrisposte specifiche linee di finanziamento mirate o azioni specifiche, che siano indirizzate in maniera esclusiva alle regioni insulari in quanto tali».
Il presidente della Regione Sardegna  ha poi ricordato di aver consegnato in proposito un corposo dossier al premier Renzi «Per quanto ci riguarda, è chiaro che viviamo una disparità che è palese violazione del principio di eguaglianza. È necessario costruire un percorso istituzionale che porti al riconoscimento della condizione di insularità così da poter usufruire di vantaggi tali da ridurre il divario con le altre realtà. Credo che siamo tutti consapevoli dell’impossibilità di affrontare questi problemi da soli.  C’è necessità di agire insieme ad altre realtà che soffrono lo stesso problema. E’ ora di inaugurare con la Corsica una nuova stagione di rapporti politici e istituzionali da declinare in atti concreti».

Un percorso che ha preso avvio lo scorso 14 marzo ad Ajaccio ma che, secondo Pigliaru, deve estendersi ad altre realtà che condividono i problemi e le difficoltà di Sardegna e Corsica. «Per questi motivi, abbiamo convenuto con il presidente Simeoni sulla necessità di rafforzare il nostro tradizionale rapporto, di consolidare le nostre relazioni istituzionali e di svilupparne ulteriori con altre realtà insulari del Mediterraneo, a partire dalle Isole Baleari. Per essere più forti nei confronti dei nostri Stati e dell’Unione Europea».

Il presidente Pigliaru ha quindi concluso il suo intervento annunciando la presentazione di un pacchetto di richieste “serio e tecnicamente inattaccabile” da sottoporre all’attenzione dell’Unione Europea. «Il lavoro che ci attende è lungo, vogliamo sfruttare il potenziale di crescita. Insieme Sardegna e Corsica cambieranno la condizione di insularità da vincolo a comune opportunità di crescita e di benessere per la nostra gente».

E’ poi intervenuta Anne Laure Santucci in rappresentanza del Presidente del Consiglio esecutivo della Corsica Gilles Simeoni.

Santucci ha confermato gli impegni sottoscritti ad Ajaccio lo scorso 14 marzo dal capo del governo corso e sottolineato la necessità di agire presto per fa valere le ragioni di Sardegna e Corsica nei confronti degli stati centrali e dell’Europa.

«La storia ci ha diviso ma oggi abbiamo la possibilità di perseguire obiettivo comuni – ha detto Santucci – Sardegna e Corsica vogliono poter decidere sul proprio destino».

Il consigliere Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha dato il benvenuto agli ospiti corsi, ringraziando «Istituzioni, partiti sovranisti ed anche Gavino Sale che hanno fatto molto per questa giornata». Le isole, ha aggiunto, «potevano avere grandi opportunità, finora non le hanno avute e non le avranno saranno se ci fermeremo alle enunciazioni di principio; siamo sempre stati figli di Stati patrigni e di una Europa matrigna e per questo la rivendicazione comune deve essere molto più forte»-– ha ricordato Cocco – come spopolamento, fiscalità, trasporti, turismo e scambi culturali ma ora siamo sulla strada giusta per iniziare un percorso virtuoso ed è arrivata l’ora della cooperazione e della concretezza; noi siamo d’accordo e non ci tireremo indietro rispetto ad uno scenario molto difficile, per celebrare al meglio la giornata dell’orgoglio dei sardi».

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, si è detto «lieto di festeggiare con i corsi Sa die de sa Sardigna, in modo non formale ma sostanziale perché i fattori identitari sono l’humus che radica i nostri popoli nelle rispettive Regioni». Dedoni ha poi citato una proposta degli anni ’70 che immaginava una macro Regione europea fra le due isole, dichiarando che «quella ipotesi è ancora viva ed anzi rappresenta la migliore risposta alle tendenze centraliste che si stanno affermando ed è questo il senso della nostra iniziativa comune che guarda allo sviluppo ed all’occupazione». «Noi sardi – ha aggiunto – oggi festeggiamo l’orgoglio delle nostre radici ma rivendichiamo i nostri diritti nei confronti degli Stati e di una Europa ancora lontana dalle esigenze dei popoli, possiamo fare molto proprio nella Ue con l’allargamento della nostra unione ad altre realtà insulari, per un nuovo protagonismo regionale». «L’Europa di oggi – ha concluso – non sarà quella di domani e dovrà accogliere le istanze locali, spetta a noi costruire ponti per una nuova stagione di pace e prosperità».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, parlando in dorgalese, ha auspicato che «le celebrazioni del 28 aprile possano rappresentare davvero l’inizio di un cammino nuovo per la nostra Isola ed una occasione utile per riaffermare insieme con le ragioni della nostra specialità quelle, quanto mai attuali, delle forze indipendentiste che si vanno affermando come forze di governo in Corsica come in Catalogna, nei Paesi baschi come in Scozia; queste esperienze ci insegnano che l’unità di queste forze è una strada politica percorribile ed un progetto realizzabile, questa è la sfida che attende nel futuro non solo i sardisti ma intellettuali e classi dirigenti della Sardegna». «Guardare ad un progetto sardo aprendosi alle realtà più vicine per storia tradizione e cultura – ha sostenuto – sarà il terreno su cui si misureranno le nostre capacità, per confrontarsi ma fare sintesi anche con chi ha pensato che per arrivare a Bruxelles bisogna sempre passare per Roma».

Il consigliere Paolo Zedda (Soberania-Indipendentzia), intervenendo in sardo, ha messo l’accento sul fatto che «forse oggi, per la prima volta nella storia, si presenta in modo chiaro la possibilità di decidere con volontà unanime di avviare un percorso comune tra due popoli, quello sardo e quello corso, che pur essendo fratelli di sangue non hanno mai avuto la possibilità di costruire insieme il loro destino». «Sardegna e Corsica – ha ricordato – sono due terre antiche  che hanno subito una serie di dominazioni e solo per un breve periodo della loro storia si sono resse indipendenti, la Corsica con Pasquale Paoli nel 1755, pochi anni sufficienti a dare vita alla repubblica corsa, e la Sardegna nel periodo giudicale, con la scrittura del più antico codice di leggi in lingua neolatina, la Carta de Logu». «Poi – ha detto ancora – Italia e Francia ci hanno accolto nei loro Stati, con grandi promesse poche volte mantenute; tuttavia la storia non è riuscita a cambiare il nostro animo, ci sentiamo rappresentati da una bandiera e le nostre terre sono ancora molto simili, ed oltre alle similitudini abbiamo problematiche comuni: continuità territoriale, politica energetica, affermazione di una identità linguistica, promozione del turismo». Un detto sardo antico, ha affermato in conclusione – ricorda che «no est a pesai chitzi, est a intzartai s’ora. Speriamo di aver colto l’attimo».

La consigliera Marie Helene Casanova Servas, presidente del gruppo Femu a Corsica, ha dichiarato di essere onorata di partecipare ad un incontro con le Istituzioni della Sardegna, in una data simbolica come Sa Die, «per costituire la Consulta che sigilla le nostre relazioni, dimostrando la volontà comune di collaborare in modo concreto per la salvaguardia di identità, cultura, patrimonio ambientale ed economico sociale». «La nostra – a suo avviso – è una unione naturale e guardare assieme alle Istituzioni europee sottolineando la nostra condizione di insularità costituisce una nuova spinta per rinforzare e rilanciare azioni strategiche comuni su fiscalità, sostegno all’ economia, protezione della bio diversità e valorizzazione dell’identità culturale». Oggi, ha concluso, «le nostre speranze possono essere realizzate e la cooperazione fra le nostre isole può essere messa in pratica, ed la nostra vicinanza ci permetterà di sviluppare ancora di più la nostra amicizia».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei Cristiano popolari socialisti, parlando in maddalenino e ricordando che per la prima volta quella lingua fa ingresso nell’Aula del Consiglio regionale della Sardegna, ha messo in evidenza che il valore simbolico della ricorrenza de “Sa Die” testimonia da un lato «la forza ed il coraggio del popolo sardo e dall’altro rappresenta il contesto più favorevole per celebrare una giornata storica per due Regioni sorelle e rendere omaggio al popolo corso, con cui stabiliamo un patto di collaborazione per essere protagonisti nella nuova Europa dei popoli». «Noi maddalenini in particolare – ha continuato Zanchetta – siamo molto vicini alla Corsica culturalmente e geograficamente, siamo quasi la stessa cosa, abbiamo anche molti problemi da affrontare insieme». Il primo, ha affermato, «è quello del parco delle Bocche di Bonifacio che dobbiamo garantire alle future generazioni come ricchezza ambientale e del mare e patrimonio unico del Mediterraneo; una realtà che dovremo governare insieme in modo autonomo da Roma e da Parigi, perché è finito il tempo della solitudine, adesso la storia la facciamo noi». In Corsica, ha concluso, «si dice che la diversità e ricchezza ed ora ci deve essere riconosciuta, pace e salute a tutti».

Fabrizio Anedda, presidente del gruppo Misto, riprendendo alcuni temi di un incontro con cui poche settimane fa è stata ricordata all’Università di Cagliari la figura di Renzo Laconi, si è soffermato sull’influenza «delle dominazioni straniere che in Sardegna hanno ostacolando sia lo sviluppo che la formazione di una coscienza unitaria, tanto è vero che fino a 200 anni fa i sardi erano citati solo per vicende conquistatori, un oggetto della storia per greci romani e spagnoli che nominavano proconsoli e riscuotevano le tasse». In proposito, Anedda ha citato anche il falso storico delle “Carte di Arborea” con cui si tendeva a costruire passaggi storici mai accaduti per accreditare versioni di comodo, allo scopo di attenuare contraddizioni e sottomissione al conquistatore di turno. Da queste vicende, a suo giudizio, «emerge l’immaturità della borghesia sarda, soprattutto delle città, mentre in altre parti d’Europa si dava vita alla civiltà industriale; a questo punto non so se se si debba celebrare Sa Die, ma direi che ci vuole meno palazzo, meno folklore e più studio, per spiegare ai sardi ed ai giovani il nostro ruolo nella storia ed i valori di un popolo che esiste finalmente dopo l’89, con le lotte di contadini, lavoratori ed operai, che si sono guadagnati il rispetto di tutti».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sovranità, democrazia e lavoro) ha sostenuto che Sardegna e Corsica sono accomunate dal «quotidiano impegno politico per la piena soggettività dei nostri popoli in quadro europeo che può prendere nuove forme; noi consideriamo superata la fase autonomistica e guardiamo all’indipendenza come logico approdo che consegnerà alla storia un modello insufficiente per la realizzazione del nostro popolo». Ma sappiamo anche, ha precisato, «che questo processo passa attraverso la creazione di una soggettività adatta alla Sardegna, proprio nel momento in cui sono in atto riforme che rappresentano una involuzione rispetto alla nostra specificità». «Anzi – ha concluso – «proprio per contrastare queste tendenze dobbiamo superare le nostre frammentazioni per non ripetere l’errore di dividerci fra riformisti e cautamente riformisti».

Il capogruppo dell’Udc Sardegna Gianluigi Rubiu ha detto che «ci troviamo di fronte ad una delle ricorrenze più significative della Sardegna, che per noi è una delle vittorie più importanti del nostro popolo che ha espresso forza e determinazione nei confronti di un governo oppressivo, versando tanto sangue per conquistare libertà e diritti». Dopo 222 anni, ha proseguito, «si avverte ancora il bisogno di rivendicare diritti verso un governo che non pone i cittadini al centro della sua azione, che non recepisce i cambiamenti e limita le nostre opportunità di crescita, provocando un grande malcontento nei confronti della politica». Con la prossima riforma costituzionale, secondo Rubiu, «si mette in pericolo la nostra potestà autonomistica riconosciuta all’alba della Repubblica e ciò favorisce In Sardegna spinte indipendentiste che anch’io inizio a condividere, purchè l’obiettivo sia quello di portare la Sardegna in una Europa diversa». Ho conosciuto sindaci corsi, ha ricordato il consigliere, «portatori di innovazioni e passione ed anche in Sardegna c’è un autonomismo forte, questo ci deve spronare a lavorare tutti assieme, con azioni concrete, con le risorse che abbiamo a disposizione e soprattutto con la schiena dritta, ad un grande progetto per le nostre comunità».

La consigliera Maria Guidicelli, del gruppo Prima a Corsica, ha espresso gioia ed onore di essere qui perché, «al di là dell’insularità sardi e corsi hanno similitudini da condividere come la posizione nel Mediterraneo e la cultura, ed anche questioni comuni da affrontare: siamo fra le Regioni più povere d’Europa, abbiamo problemi per la mancanza di posti lavoro e per l’accesso ai fondi europei». Abbiamo anche, ha aggiunto, «elementi importanti attorno ai quali costruire una azione comune, come il mare ed il parco delle Bocche, e confrontarci sulle cose da fare, anche per difendere i nostri paesaggi e le nostre bellezze che molti ci invidiano da una attrattività che genera appetiti lontani dalla nostra cultura». Le nostre isole, ha continuato, «non sono merci ma un bene universale del popolo che deve essere messo in equilibrio con l’autonomia energetica e nuove politiche turistiche in una filiera di economia sostenibile». Abbiamo insomma molti argomenti di cui parlare insieme, ha detto, «in uno spazio europeo e mediterraneo in cui crescano le opportunità di cooperazione e si creino le condizioni per eleborare proposte più attente alle nostre realtà particolari al servizio dei sardi e dei corsi, in una armonia perfetta come quella che abbiamo ascoltato dai tenores».

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd), intervenendo in gallurese, ha auspicato «la continuazione delle politica di amicizia fra le nostre regioni, su tanti temi che vanno dall’economia alla cultura alla cooperazione in ambito europeo». Noi crediamo molto, ha dichiarato, «nell’idea di una macro Regione del Mediterraneo allargata alle Baleaari e ad altre realtà insulari mettendo al centro della nostra azione comune temi come difesa dell’ambiente, energia, trasporti, commercio e turismo». Oggi, ha concluso, «ricordiamo Sa Die quando i sardi cacciarono i piemontesi oppressori ed i sardi non contavano in casa loro; anche per questo la nostra amicizia ha radici lontane e noi crediamo che questa amicizia possa diventare sempre più forte grazie al rapporto fra Istituzioni e comunità».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in apertura, ha ringraziato in modo sentito il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau «per aver reso possibile questa occasione storica, che non è un avvenimento episodico ma una bella pagina di storia della politica sarda». Dopo aver rivolto espressioni di benvenuto alla delegazione della Corsica che, ha sottolineato, «moltiplica il carico simbolico della nostra giornata di Sa Die, ricordando storie comuni per appartenenza e identità che ci uniscono fin dai secoli remoti ed hanno diviso le nostre terre solo per la cupidigia della lotta per la supremazia fra le Nazioni» Pittalis si è detto convinto della necessità di «tenere vive libertà e autodeterminazione di ciascun sardo e ciascun corso, perché sono valori che hanno subito affronti arroganti e prepotenti che oggi si manifestano in altre forme, in particolare con una offensiva neo centralista senza precedenti del governo centrale italiano in nome di un presunto interesse nazionale». Abbiamo il dovere di reagire, ha affermato il capogruppo di Forza Italia, «per difendere identità, storia, cultura e lunga, anche di fronte all’omologazione europeista asservita ai poteri finanziari, che sta perdendo di vista l’obiettivo di una Europa federale dei popoli». Sardegna e Corsica oggi iniziano un percorso comune, ha concluso Pittalis, «ed è un avvenimento che può scrivere la storia senza subirla, ma il punto è: siamo pronti a lanciare questa sfida agendo da sardi?». Questa è la domanda di fondo, secondo Pittalis, «perché la Consulta ha un senso se è proiettata verso la nascita della macro Regione di fronte all’Europa».

Il presidente del gruppo Corsica Libera Petr’Antoni Tomasi ha parlato dell’incontro fra Sardegna e Corsica come di una grande sfida e di un onore per essere assieme ai Sardi nel giorno della festa più importante dell’Isola e nell’Aula del Consiglio regionale dove si ascoltano lingue come il gallurese e il maddalenino. Siamo di fronte, a giudizio di Tomasi, «ad una speranza rinnovata per le nostre popolazioni che nasce dall’azione comune delle due Regioni, e dà senso a questa giornata che vuole costruire una realtà nuova nelle nostre due Regioni ed in Europa, superando il lungo periodo storico in cui siamo stati vicini eppure lontani, separati da un piccolo braccio di mare». Ora, ha proseguito, «siamo chiamati ad inventare nuovi modelli economici per dare ancora più valore alle nostre bellezze ed alle nostre ricchezze ed all’Europa diciamo in modo chiaro che vogliamo più partecipazione puntiamo ad una Europa di popoli; una realtà nuova che vogliamo costruire cominciando dalla cultura e dalle nostre radici profonde che vengono da lontano che oggi vogliamo rilanciare con la nostra volontà comune di rendere più forti le nostre relazioni». La strada è lunga, ha concluso Tomasi, «ma, come diceva un grande italiano, ci sentiamo tutti impegnati a far prevalere sul pessimismo della ragione l’ottimismo della volontà».

Dopo l’intervento del rappresentante di Corsica Libera l’Aula ha potuto apprezzare le sonorità ancestrali delle launeddas grazie ai suonatori di villaputzu Andrea Pisu e Gianfranco Mascia. Precedentemente si era esibito il tenore di Bitti “Remunnu ‘e Locu”.

Il presidente Ganau ha dichiarato la seduta. Il Consiglio si riunirà nuovamente martedì 3 maggio per l’esame della legge  su servizi e le politiche per il lavoro

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Nave Tirrenia

Promozione della cultura sarda e legame con il territorio, è questo l’obiettivo di Tirrenia Cin che, oggi, a bordo della nave motonave Athara, ha ospitato la 14esima edizione dell’evento Vinisole 2016, che ha messo a confronto i Vermentini di Sardegna e Corsica. Si rinnova quindi la collaborazione con il Gruppo Onorato Armatori che già lo scorso anno aveva ospitato l’iniziativa a bordo di una delle navi della flotta Moby.

L’evento “Vinisole 2016”, la selezione internazionale di vini organizzata da Enoturismo in Sardegna, si è svolto presso il bar di poppa della nave e ha portato alla ribalta Alberto Raccanelli, veneto di nascita, da alcuni decenni in Sardegna, enologo della cantina “il Vermentino di Monti”. In occasione della manifestazione c’è stata la consegna degli attestati ai produttori presenti al Premio Gallura e la presentazione di un progetto turistico del vino, ideato dallo stesso promotore di Vinisole Giuliano Lenzini, per lo sviluppo del comparto enogastronomico del Nord della Sardegna e collegato a uno sviluppo di relazioni turistico culturali con la città di Modena. L’evento è stato presentato dal sindaco del comune di Loiri Porto San Paolo e consigliere regionale Giuseppe Meloni. Ci sono stati anche gli interventi dei sindaci di Olbia, Gianni Giovannelli e di Monti, Emanuele Mutzu oltre a quelli di altri professionisti del settore. I presenti hanno degustato i vini tipici sardi e corsi prima del pranzo a buffet a base dei prodotti dell’Isola che Tirrenia Cin ha nell’offerta enogastronomica di bordo.

«Siamo felici di aver ospitato a bordo della nostra nave così tanti estimatori dei sapori della Sardegna – sostiene Massimo Mura, amministratore delegato di Tirrenia Cin – grazie ai partner che ci hanno accompagnato in questa presentazione ai quali vanno le mie congratulazioni. Il nostro obiettivo è quello di essere la Compagnia di riferimento dell’Isola. Lavoriamo per valorizzare ancora di più il territorio attraverso iniziative destinate allo sviluppo, al consumo e all’esportazione dell’enogastronomia e della cultura sarda dando il nostro contributo per valorizzare le aziende che rappresentano tutto questo.»

Il Premio Gallura, concorso enologico tra viticoltori della Sardegna, è giunto alla 22ª edizione che si è svolta a Loiri il 13 marzo scorso. E’ un evento patrocinato dal Comune e con la collaborazione della Proloco di Monti, fa parte delle iniziative di Enoturismo in Sardegna.

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Prosegue, in Consiglio regionale, l’esame del disegno di legge 218/A “Legge forestale della Sardegna”. La seduta di stamane si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la discussione dell’art.1 e, non essendoci iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’articolo, che il Consiglio ha approvato. A seguire è arrivato anche il voto favorevole dell’Aula sull’art. 2 (finalità), integrato da due emendamenti proposti dalla maggioranza, il n. 67 (Solinas Antonio e più) ed il n. 68 (Solinas Antonio e più). Con il primo si prevede il potenziamento della sentieristica, delle attività di guida e dei punti di ristoro a conduzione pubblica privata o mista nel quadro di una gestione ottimale del patrimonio forestale. Con il secondo viene aggiunto il riferimento alla “ricaduta economica delle attività legate alla valorizzazione ed allo sfruttamento del sistema forestale”.

Successivamente è stato approvato anche l’art. 3 (funzioni).

Sull’art. 4 (definizione di bosco e delle aree assimilate) il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha definito il testo «una delle piccole perle della legge, fuori dal tempo e dallo spazio, con si attribuisce la definizione di bosco anche ad un appezzamento di terreno pari ad una piscina olimpionica di 2.000 metri quadri con relativa tutela; su questo punto una riflessione bisogna farla, noi comunque non possiamo accettare tesi minimaliste come ha fatto notare lo stesso Cal, ricordiamoci che in Sicilia la dimensione minima è di 10000 metri quadri e noi non possiamo definire bosco un campo da calcetto».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, nel condividere le argomentazioni del consigliere Tedde, ha parlato di «misure ridicole per definire un bosco, superfici pari ad un giardino di casa, questo dimostra che la legge è punitiva e penalizzante, fatta non per i sardi ma da qualcuno che ha studiato sui libri ma non conosce la realtà della nostra terra; siamo i primi in Italia per superficie boscata e vogliamo tutelare questo patrimonio ma con misure chiare ed equilibrate».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha invitato i colleghi dell’opposizione e non dimenticare il passato, «quando vennero nominate figure apicali che non distinguevano campagne da boschi, mentre oggi la situazione è molto diversa e ci sono le idee chiare». Tuttavia, ha riferito, «su questo punto ci sono sensibilità diverse sia all’interno della maggioranza che nell’opposizione, per cui è opportuno rinviare l’esame dell’ art. 4 al primo pomeriggio per trovare una sintesi unitaria».

La richiesta è stata accolta. Successivamente il Consiglio ha approvato gli articoli 5 (Pianificazione forestale) e 6 (Piano forestale ambientale regionale).

Sull’art. 7 (Piano forestale territoriale di distretto) il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha presentato, con un emendamento, la proposta di abolire la Consulta istituita dal testo sostituendola con l’organismo di controllo già previsto dalla legge. «Il nostro suggerimento – ha affermato – è di buon senso ed ha un fondamento tecnico, perché immaginare un piano territoriale di 10 anni non esiste, considerato anche che il taglio del sughero si fa ogni 5, periodo che consente sia agli organismi di controllo che ai privati ed alla Regione di intervenire sulla prevenzione; poi sarebbe meglio eliminare i passaggi che riguardano enti ed assessorati che non hanno competenze dirette sulla materia ma appesantiscono iter autorizzazioni».

Messo ai voti, l’emendamento proposto dal consigliere Rubiu è stato respinto. Subito dopo il Consiglio ha approvato sua l’art. 7 che l’art. 7 bis (Viabilità forestale) e gli articoli 8 (Piano forestale particolareggiato), 9 (pianificazione, gestione ed attività dei siti della Rete Natura 2000), mentre l’art. 10 è stato soppresso.

Sull’art. 11 (Documento esecutivo di programmazione forestale) è stato proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio e più) ed approvato un emendamento, il n. 69, che prevede, nell’ambito della programmazione forestale, sia il riferimento alle entrate provenienti da fonti nazionali, regionali e comunitarie, che quello relativo alle entrate proprie dell’Agenzia.

Sull’art. 12 (Consulta regionale per le politiche forestali) il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha detto fra l’altro che «il compito del Consiglio è quello di fare leggi funzionali, semplici e soprattutto utili alla Sardegna, mentre qui si mette in piedi una consulta regionale pletorica ed esagerata con 10 componenti, quasi una conferenza di servizi; noi proponiamo invece i comitati territoriali già previsti dall’art 44 formati dall’assessore e da 4 sindaci per rappresentare davvero i territori».

Messa ai voti la proposta del consigliere Rubiu è stata respinta. Subito dopo il Consiglio ha approvato gli art. 12, 13 (Sistema informativo forestale) e 14 (Cartografia e inventario forestale della Sardegna).

Annunciata la discussione e la votazione del Titolo III “Gestione del patrimonio forestale”, Capo I, articolo 15 “Definizione di patrimonio forestale pubblico”, il presidente ha proceduto con la votazione che ha avuto il seguente risultato: favorevoli 29 contrari 17. Quindi, il relatore della maggioranza, Antonio Solinas (Pd), ha dichiarato parere contrario per tutti gli emendamenti presentati all’articolo 16 e la Giunta ha espresso parere conforme. Il Consiglio con successive e distinte votazioni non ha approvato gli emendamenti n. 40 ( 17 sì e 27 no); n. 41 (18 sì e 27 no); n. 43 (18 sì e 29 no); n. 42 (18 sì e 29 no) e n. 44 (17 sì e 30 no). Posto in votazione il testo dell’articolo 16 (Patrimonio forestale della Regione) è stato approvato con 30 favorevoli e 17 contrari.

Il consigliere dell’Udc, Gianni Tatti, è intervenuto sulla discussione dell’articolo 17 (Riconsegna dei terreni tenuti in occupazione temporanea) ed ha invitato alla riflessione sulle disposizioni del comma 3 laddove si stabilisce che il personale che presta servizio nei terreni riconsegnati ai privati potrà lavorare in cantieri allestiti in altri comuni. Il consigliere della minoranza ha proposto la soppressione del comma 3 ma l’Aula ha proceduto con l’approvazione del testo dell’articolo 17 (25 favorevoli e 18 contrari).

Antonio Solinas, su invito del presidente Ganau, ha dichiarato il parere contrario all’emendamento n. 16 che propone la parziale sostituzione dell’articolo 18 (Affidamento di beni) a cui è seguito il parere contrario della Giunta. Il Consiglio non ha approvato con 28 contrari e 15 a favore l’emendamento n. 16 ed ha invece dato disco verde al testo dell’articolo 18, con 28 sì e 17 no.

Relatore e Giunta hanno dunque dichiarato parere contrario a tutti gli emendamenti all’articolo 19 (Trasformazione del bosco e interventi selvicolturali) e il Consiglio non ha approvato gli emendamenti n. 45 (17 sì e 29 no) e n. 46 (18 sì e 29 no) e n. 47 (18 sì e 30 no) sul quale il capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, era intervenuto per illustrare la richiesta di un coinvolgimento della commissione e del Consiglio per ciò che attiene gli adempimenti posti in capo solo alla Giunta di cui al comma dell’articolo 47. L’Aula, con 29 favorevoli e 19 contrari ha approvato l’articolo 19 e il relatore Antonio Solinas ha dichiarato, seguito dalla Giunta, parere contrario per tutti gli emendamenti presentanti all’articolo 20 (Vincolo idrogeologico) tranne che per l’emendamento aggiuntivo n. 75 (Solinas Antonio, Cocco Pietro) che abroga il comma 2 dell’articolo 61 della legge regionale n. 9\2006 (conferimento di funzioni e compiti agli enti locali) e stabilisce che le unioni dei comuni trasferiscono al Corpo forestale e di vigilanza ambientale i procedimenti di propria competenza già avviati all’entrata in vigore della legge. Posti in votazione, l’Aula non ha approvato gli emendamenti n. 48 (18 sì e 29 no) e n. 49 (18 sì e 29 no) mentre ha approvato il testo dell’articolo 20 (32 favorevoli e 16 contrari) e successivamente l’emendamento aggiuntivo n. 75 (31 favorevoli e 17 contrari).

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi ha dichiarato voto a favore dell’emendamento aggiuntivo n. 7 che però non è stato approvato con 25 contrari e 22 favorevoli. Su proposta del capogruppo dell’Udc, Rubiu, l’esame dell’articolo 21 (Interventi compensativi) è stato invece sospeso e rinviato, così come l’articolo 4, alla seduta pomeridiana e l’Aula ha proceduto con l’approvazione dell’articolo 22 (Prevenzione degli incendi boschivi) con 29 favorevoli e 17 contrari; e dell’articolo 23 (Piano regionale antincendi) con 30 favorevoli e 16 contrari.

Sull’articolo 24 (Prescrizioni antincendi, divieti e sanzioni) il relatore Antonio Solinas ha dichiarato (seguito poi dalla Giunta) parere contrario per tutti gli emendamenti ed ha chiesto al presidente una breve sospensione dei lavori prima della votazione del testo dell’articolo. Il consiglieri, Luigi Crisponi (Riformatori) e Marco Tedde (Forza Italia) hanno auspicato che la sospensione richiesta dal relatore derivi dalla volontà di sopprimere il comma il comma 5 dell’articolo 24 che – a loro giudizio – prevede sanzioni spropositate per le imprese turistiche e agrituristiche in caso di violazione dei precetti antincendio. Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha chiesto la votazione per parti del testo dell’articolo e il presidente ha quindi proceduto con la messa in votazione degli emendamenti n. 53 e n. 54 che non sono stati approvati, il primo con 30 contrari e 17 favorevoli e il secondo con 30 contrari e 17 favorevoli.

Il capogruppo dell’Udc, Rubiu, ha auspicato una valutazione “attenta” del contenuto dell’emendamento n. 55 e il presidente del Consiglio, come da accordi, ha sospeso i lavori dell’Aula. Alla ripresa il relatore Antonio Solinas, ha fatto osservare che le norme statali sono ancor più, in termini di sanzioni ma ha evidenziato che non fanno riferimento alle aziende agrituristiche e pertanto, Solinas, ne ha proposto la cancellazione del testo lasciando solo il riferimento alle imprese turistiche.

I consiglieri Crisponi (Riformatori) e Tedde (Fi) hanno criticato tale proposta ed il presidente Ganau ha proceduto con la messa in votazione dell’emendamento n. 55 che non è stato approvato (25 no e 16 sì) e quindi del testo dell’articolo 24, modificato come proposto dal relatore, che è stato approvato con 30 voti favorevoli e 16 contrari.

Antonio Solinas ha quindi dichiarato il parere contrario per l’emendamento n. 12, presentato all’articolo 25 (Sistema regionale antincendi) con parere conforme della Giunta e l’Aula, prima non ha approvato l’emendamento n. 12 (30 no e 15 sì) e successivamente ha dato il via libera al testo dell’articolo 25 con 30 voti favorevoli e 18 contrari.

Si è quindi passati all’esame del Titolo V della legge (promozione dell’economia e della ricerca forestale). Il presidente ha messo in discussione l’articolo 26 “Albo delle imprese forestali”. Non essendoci iscritti a parlare si è proceduto alla votazione dell’articolo che è stato approvato con 31 voti a favore e 17 contrari.

L’aula ha quindi approvato, in rapida successione, gli articoli 27 “Forme associative di gestione”, 28 “Promozione delle attività selvicolturali”, 29 “Certificazione forestale” e 30 “Valorizzazione della filiera di produzioni legnose”.

Sull’articolo 31 “Valorizzazione della filiera foresta-sughero il presidente della Commissione “Governo del Territorio” Antonio Solinas ha invitato i presentatori a ritirare l’emendamento sostitutivo parziale n. 82 che proponeva di trasferire il Servizio Ricerca per la tecnologia del sughero e delle materie prime forestali da Agris all’Agenzia Forestas, ferme restando le condizioni contrattuali del personale. La richiesta è stata accolta dal consigliere Giuseppe Meloni (Pd), primo firmatario dell’emendamento. «Mi riservo di riproporre la questione quando si parlerà di personale – ha detto l’esponente della maggioranza – ai dipendenti Agris, che verranno trasferiti all’Agenzia Forestas si applica la legge 31 differentemente al personale dell’Ente Foreste. C’è una disparità di trattamento su cui occorre riflettere».

Il consigliere Meloni, rivolgendosi all’assessore all’Ambiente Donatella Spano, ha poi auspicato che la struttura pubblica di riferimento per la ricerca e l’assistenza tecnica in materia di sughericoltura, da individuare con delibera di Giunta, diventi realmente operativa. «Finora Agris non ha svolto il ruolo che doveva svolgere – ha concluso Meloni – in futuro occorrerà occuparsi concretamente di questo settore trainante per l’economia isolana». Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’articolo 31 che è passato con 31 sì e 18 no.

Subito dopo l’Aula ha approvato anche gli articoli 32 “Valorizzazione delle filiere foresta-prodotti non legnosi e delle risorse silvo-pastorali, 33 “Vivaistica forestale”, 34 “Promozione della ricerca forestale, trasferimento tecnologico e assistenza tecnica”.

Si è quindi passati all’esame del Titolo VI della legge “Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell’ambiente della Sardegna”. Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 35 “Istituzione dell’Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell’ambiente della Sardegna” e dei relativi emendamenti. Approvato il testo dell’articolo con 32 voti a favore e 17 contrari, si è aperta la discussione sull’emendamento aggiuntivo  n. 56 (Tatti e più) che proponeva di portare la sede dell’Agenzia Forestas a Campu Longu, nell’Oristanese.

«Da decenni si parla di trovare una sede idonea per l’Ente Foreste – ha detto il consigliere dell’Udc Gianni Tatti – in passato si sono acquistati terreni a Campu Longu, lì si è costruita una struttura all’avanguardia. Conosciamo tutte le difficoltà che ci sono nella sede attuale dell’ente Foreste dove gli spazi sono insufficienti, ora c’è la possibilità di trasferirla a Campu Longu. Sarebbe una bella risposta per le zone interne della Sardegna e l’oristanese in particolare. La Giunta dice di voler decentrare, questa è un’occasione unica per far sì che questo avvenga. In quel compendio sono stati spesi molti soldi, si valuti seriamente la possibilità di avvicinare la Regione alle popolazioni».

Il presidente della Quarta Commissione Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato di volere considerare l’emendamento come un auspicio e un indirizzo politico. «Mi auguro anch’io che si arrivi ad individuare Campu Longu come sede dell’Agenzia Forestas. Oggi però questa decisione non può essere presa, è necessario fare ulteriori approfondimenti. Ciò non toglie che siamo d’accordo sulla dislocazione degli uffici regionali nel territorio. Oristano è al centro della Sardegna, lì si è deciso di portare la sede di Argea, in futuro potrà essere fatto anche per Forestas».

Oscar Cherchi (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto favorevole all’emendamento, ha chiarito che la sua non è una scelta campanilistica. «In passato, quando nacquero le agenzie Argea, Agris e Laore si decise di distribuire le sedi a Oristano, Sassari e Cagliari. Cosa c’è di strano nel dichiarare oggi la volontà di portare a Campu Longu la sede di Forestas? E’ un’operazione a costo zero – ha detto Cherchi – se ci fossero costi capirei, qui si tratta solo di stabilire che la sede sarà Campu Longu. Mi auguro che i consiglieri oristanesi votino compatti a favore dell’emendamento».

Proposta non condivisa dal capogruppo di Sel Daniele Cocco: «La sede dell’Ente Foreste doveva essere istituita a Nuoro, questo non è avvenuto per una serie di motivi – ha ricordato Cocco – per la sede di Forestas ci sono diverse alternative. Una di queste è la struttura di Foresta Burgos che ospita attualmente la scuola di polizia a cavallo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha sottolineato la necessità di definire in modo chiaro ruoli, competenze e strumenti dell’Agenzia Forestas. «Quando si istituisce un nuovo soggetto e si va ad iscriverlo al registro delle imprese si conoscono statuto, patrimonio, competenze, organi, etc. Con il comma 5 di questo articolo  si rinvia invece tutto allo statuto e alle decisioni della Giunta. La sede, che è un requisito fondamentale, non è definita».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, dopo aver giudicato “poco interessante” il dibattito, ha rimarcato l’esigenza di ragionare sulle vere emergenze dell’Isola. «La Sardegna dell’interno continua a spopolarsi e non si presta nessuna attenzione – ha detto Dedoni – l’emendamento che chiede di portare la sede di Forestas nell’oristanese non va contro Nuoro ma mira a trovare una soluzione per tutti. Il Consiglio, pur di non decidere, rimette tutto nelle mani della Giunta. L’Ente continuerà a premiare Cagliari oppure Sassari a discapito delle zone interne».

Il consigliere Antonio Gaia (Ups) ha annunciato il suo voto contrario e definito “irrilevante” il contenuto della proposta. «Se volessimo rispettare criteri perequativi la sede dell’Agenzia Forestas dovrebbe andare a Nuoro. La questione però è di lana caprina – ha detto Gaia – la sede legale di Abbanoa è attualmente a Nuoro ma il capoluogo barbaricino non ne ha beneficiato».

Secondo Salvatore Demontis (Pd) la presenza di diverse alternative impone un ulteriore riflessione. «Non è opportuno individuare oggi la sede di Forestas – ha detto Demontis – meglio farlo con lo statuto dopo discussioni più approfondite».

Mario Tendas (Pd) si è detto d’accordo con la proposta del consigliere Oscar Cherchi di portare la sede di Forestas a Campu Longu. «Chi conosce quei locali sa quanto sono ben strutturati – ha sottolineato Tendas – oggi però occorre capire se ci sono le condizioni ottimali per garantire servizi migliori.  Quando si deciderà la sede sarà doveroso valutare l’opportunità di portare Forestas a Campu Longu».

Il vicepresidente del Pd Roberto Deriu ha respinto le critiche della minoranza sull’impianto della legge. «Non è vero che il Consiglio non decide – ha detto Deriu – la riforma degli enti locali è una legge che dà un orientamento generale. La Sardegna viene divisa in ambiti territoriali strategici. Il decentramento devrà tenere conto delle attitudini e delle vocazioni dei territori». Messo in votazione, l’emendamento n.56 è stato respinto con 28 voti contrari e 19 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’articolo 36 “Ambiti di intervento che è stato approvato con 32 sì e 19 no.

Successivamente il Consiglio ha approvato l’art. 37 (Funzioni dell’Agenzia) integrato dall’emendamento n. 83 proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio e più) con cui si consente all’Agenzia di stipulare convenzioni con gli Enti locali per l’utilizzo di proprio personale in attività come manutenzione e pulizia delle strade e manutenzione dei siti di importanza storico-culturale.

A seguire sono stati approvato gli art. 38 (Programma delle attività) e 39 (Sistema contabile), quest’ultimo integrato dall’emendamento n. 80 proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio è più) in cui viene inserito il riferimento “ai servizi resi” dall’Agenzia e “delle relative entrate”.

Successivamente è stato approvato l’art. 40 (Indirizzo e controllo).

Sull’art. 41 (Organi dell’Agenzia) il consigliere Gianni Tatti dell’Udc, ha denunciato il fatto che «l’Ente foreste è stato commissariato senza una legge e senza una motivazione, solo con un disegno di legge che non è nemmeno arrivato in Aula, senza rendere conto a nessuno: una cosa gravissima». Ribadisco poi, ha concluso, che «quella dell’amministratore unico affiancato dal direttore generale è una struttura di governo che non esiste in nessun altra Agenzia della Sardegna, mentre occorre dare risposte soprattutto ai Comuni».

Messo ai voti, l’art 41 è stato approvato, come il 42 (Amministratore unico).

Nell’esprimere il parere sugli emendamenti, il presidente della commissione Antonio Solinas ha annunciato il ritiro delle proposte relative al secondo comma perché la sua approvazione, di fatto, consentirebbe al direttore generale di percepire compensi maggiori di quelli dell’amministratore unico.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha ricordato l’atteggiamento «abbastanza disponibile» sulla riforma che «anche per noi è importante pur con molti punti critici; uno di questi è certamente l’emendamento della maggioranza con cui si elimina la procedura selettiva ad evidenza pubblica per l’amministratore, così è una finta riforma in cui si introduce una discrezionalità assoluta, ed allora non c’è differenza rispetto allo schema precedente dove c’era un Cda espresso da vari soggetti, l’emendamento è da ritirare».

L’assessore degli Affari Generali Gianmario Demuro ha precisato che «nessuno vuole eliminare la procedura selettiva perché tale procedura ad evidenza pubblica è comunque prevista nella pubblica amministrazione; c’è però una differenza fra l’amministratore unico ed il direttore che è una figura tecnica».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha sostenuto che «le osservazioni dell’assessore non sono condivisibili, c’è una dissonanza evidente anche rispetto alla forma giuridica dell’Agenzia, la verità è che si vuole mettere sotto schiaffo l’amministratore unico con una scelta dirigista ed accentratrice, basta ricordare che gli Ersu hanno 5 componenti con un personale pari all’1 o al 2% di Forestas mentre nuova Agenzia ha 6.000 dipendenti».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd), dopo aver ricordato la lunga discussione in commissione sul punto, ha annunciato il ritiro dell’emendamento.

Il Consiglio ha quindi approvato l’art. 42, integrato dall’emendamento n. 81 proposto dalla maggioranza (Solinas Antonio e più) con cui si introduce fra gli obiettivi assegnati all’amministratore unico anche il riferimento ai “ricavi derivanti dalle attività economiche” dell’Agenzia.

A seguire è stato approvato l’art. Art 43 (Revoca dell’amministratore unico).

Sull’art. 44 (Comitato territoriale) il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha proposto un emendamento orale sul primo comma del testo, per introdurre tre modifiche: l’aumento dei componenti del comitato (presieduto dall’assessore dell’Ambiente) a 10 unità, la indicazione di alcuni di questi a cura del Cal, scelti fra i sindaci dei Comuni con maggiori superfici cedute all’Agenzia, ed una quota di tre membri ciascuno assegnati al Consiglio ed alla Giunta: «Un assetto più equilibrato con il giusto rilievo alle amministrazioni locali che hanno interessi prevalenti in materia».

Il consigliere Gianni Tatti (Udc) ha affermato che potrebbe essere d’accordo «se venisse eliminato il riferimento alle maggiori superfici».

Registrando una posizione contraria, il presidente ha dichiarato la proposta di emendamento orale non accoglibile.

Il consigliere Antonio Gaia (Cps) ha proposto una breve sospensione della seduta, ritenendo necessario un approfondimento sull’emendamento orale del consigliere Congiu.

Il presidente ha ribadito che la proposta non può essere discussa.

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha detto che, a suo avviso, non è stata manifestata una posizioni contraria alla proposta Congiu.

Il presidente ha confermato ancora che la posizione contraria del gruppo Udc è stata esplicitata.

Successivamente il Consiglio ha approvato gli articoli nn. 44, 45 (Collegio dei revisori) e 46 (Struttura organizzativa dell’Agenzia).

Sull’art. 47 (Direttore generale) il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha osservato che «sarebbe opportuno consentire alla commissione una maggiore riflessione, perché non viene detto nel testo che chi propone la nomina al presidente della Giunta deve anche definire requisiti speciali del profilo richiesto; anche senza malizia risulta imbarazzante spiegare all’opinione pubblica perché si fanno determinate scelte, se lo fa la struttura amministrativa cui fanno capo due assessori è un conto, altrimenti siamo nell’area della discrezionalità assoluta».

Il presidente della commissione Antonio Solinas (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento con cui si sopprimeva il ricorso alla procedura ad evidenza pubblica per l’individuazione del direttore.

Il Consiglio ha quindi approvato l’art. n. 47.

Subito dopo il presidente ha tolto la seduta, convocando la conferenza dei capigruppo. I lavori del Consiglio riprenderanno alle 16.00.

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale ha approvato oggi l’articolo 5 della Manovra finanziaria, contenente disposizioni in materia di enti locali, pianificazione paesaggistica e urbanistica, edilizia residenziale pubblica e lavori pubblici, e l’articolo 6, su interventi nel settore dei beni e dei servizi culturali, informazione, spettacolo e sport.

In apertura di seduta, il presidente della commissione e la Giunta hanno illustrato i pareri sugli emendamenti presentati. L’assessore Raffaele Paci in particolare si è riservato un parere più compiuto, volta per volta, sugli aggiuntivi.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha ricordato che l’articolo, in qualche modo, «riporta indietro nel tempo quanto si discuteva la riforma degli Enti locali che abbiamo criticato con forza perché dannosa per la Sardegna, perché fa scivolare verso il sud, anche come accentramento di risorse, verso la città metropolitana di Cagliari». Rispetto a questo processo, ha lamentato Tedde, «la rete metropolitana ipotizzata per Sassari, che in realtà era solo una presa in giro per recuperare alcuni consiglieri riottosi di maggioranza, la stessa finanziaria dimostra che evidentemente quei consiglieri hanno risposto male la loro fiducia tanto è vero che le risorse sono pari a zero».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha sottolineato positivamente il fatto che «il fondo unico per gli Enti locali non sia stato ridimensionato, perché ha rappresentato una conquista importante che lascia spazi di autonomia alle amministrazioni, mentre in passato i Sindaci erano costretti a presentarsi con il cappello in mano davanti all’assessore di turno». Però, ha protestato Cossa, «ci sono riduzioni consistenti su voci che hanno una incidenza rilevante, dalle Pro loco alle bande musicali, dalle scuole civiche di musica alle compagnie barracellari; possono sembrare cose marginali solo a chi non ha avuto esperienza negli enti locali ma, invece, mobilitano migliaia di persone molto spesso con attività di volontariato». Oltretutto, ha aggiunto, «non si tratta di emolumenti ma di interventi rivolti solo ad incoraggiare iniziative sui territori; quanto alla loro collocazione nella finanziaria sarebbe sbagliato metterle nel fondo unico perché devono avere una destinazione precisa, a parte il fatto che siccome il fondo unico è rimasto invariato vuol dire che queste risorse sono state tagliate ed occorre, perlomeno, riportarle al livello del passato».

Il consigliere Luca Pizzuto (Sel) ha respinto le interpretazioni della minoranza, sostenendo che «è giusto intervenire per cambiare finanziarie che tagliavano su sociale, cultura e lotta alle povertà; questa, al contrario, ha risorse importanti in questi settori ma è sempre meglio restare vigili per evitare l’assalto alla diligenza da parte di chi privilegia l’economia rispetto ai bisogni delle persone».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha osservato in apertura che «la realtà è diversa dai sogni di Pizzuto, perché la difesa dei ceti deboli non si fa solo riconoscendone la debolezza e dispensando elemosine ma piuttosto togliendoli dalla loro condizione creando sviluppo e occupazione, attraverso un sistema privato che ha anche una sua dimensione sociale; vanno bene i sussidi ma, se reddito di cittadinanza deve essere, allora va riconosciuto anche alle casalinghe che fanno un lavoro enorme, posto che la vera libertà è prima di tutto la libertà dal bisogno».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha affermato che il collega Cossa ha ragione quando parla di impegni assunti per le compagnie barracellari, «credo che noi dobbiamo intanto varare al più presto la legge di riforma, poi prevedere le risorse necessarie a sostegno di una realtà presente nell’80% del territorio della Sardegna, che svolge un lavoro importante anche su protezione civile». Mi è giunta notizia, ha continuato Cocco, «di un comunicato delle compagnie con cui si annuncia la decisione di rifiutare la firma di protocolli con i Comuni in materia di protezione civile; questa sollecitazione va raccolta (se non in questa fase subito dopo) anche con l’intervento capigruppo, perché sarebbe drammatico un loro disimpegno, è vero che le risorse sono state sostanzialmente mantenute ma riconosciamo che non sono sufficienti».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha segnalato che «rischia di passare sotto silenzio una scelta che per noi è inquietante, forse non interamente attribuibile alla Giunta, con cui si introduce attraverso un emendamento una norma che nasconde l’accentramento in capo alla Giunta del Piano dei lavori pubblici, prevedendo una semplice comunicazione alla commissione». In pratica, ha insistito, «la Giunta fa quello che le pare e le piace e comunica le sue decisioni su un Piano, lo ricordiamo, che ha una dotazione di 700 milioni; forse qualcuno si è reso conto di aver esagerato ed infatti è poi comparso un altro emendamento che annulla il precedente ma resta la traccia della scarsa considerazione che la Giunta ha della sua stessa maggioranza e del Consiglio».

Conclusi gli interventi dei consiglieri, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta.

L’assessore alla Programmazione Raffaele Paci ha chiarito che non sono stati fatti tagli per le scuole civiche di musica, le bande musicali, le compagnie barracellari e le pro loco. «La conferenza degli enti locali ha affrontato il problema delle riduzione dei finanziamenti – ha detto Paci – l’obiettivo è quello di non penalizzare i comuni. C’è stata la piena assunzione di responsabilità da parte delle amministrazioni locali. I comuni decideranno, nell’ambito della loro autonomia gestionale, quali voci finanziare ».

Paci ha poi definito “urgente” la revisione del Fondo Unico. «Per affrontare le emergenze abbiamo previsto una serie di emendamenti condivisi che consentiranno di ripristinare alcune voci. Per questo abbiamo dato parere positivo all’emendamento n. 821».

L’assessore degli Enti Locali Cristiano Erriu ha invece spiegato che i commi 2 e 4 dell’articolo 5 disciplinano due cose diverse: il primo prevede l’acquisizione di dati cartografici per l’estensione del piano paesaggistico alle zone interne, il secondo riguarda un’attività di ricerca. «Entrambe le azioni – ha chiarito Erriu – hanno come obiettivo l’adeguamento del primo ambito costiero e l’estensione alle zone interne del piano paesaggistico».

L’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, ha invece fugato i dubbi sul sospetto che la Giunta volesse avocare a se le competenze sul Piano delle Infrastrutture esautorando il Consiglio. «L’articolo 4 della legge n.5 del 2005 vincola il Consiglio ad esprimersi una sola volta sul Piano delle infrastrutture – ha detto Maninchedda – noi con questa norma della finanziaria interveniamo per rendere possibile l’aggiornamento del provvedimento. Oggi, se cade un ponte o si rompe un argine, l’assessorato non può intervenire senza una modifica del Piano».

Ha poi preso la parola il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto (Pd) che ha accolto favorevolmente il chiarimento dato dalla Giunta. «Emerge chiara la volontà che quando c’è un atto dell’esecutivo che chiama in causa il Consiglio è necessario coinvolgere la Commissione competente. L’emendamento poteva creare un fraintendimento. Né noi, né la Giunta – ha concluso Lotto – volevamo cambiare le regole».

Si è quindi passati alla votazione degli emendamenti soppressivi parziali n.195= 554= 604 che sono stati respinti con 30 voti contrari e 17 a favore.

Bocciati anche gli emendamenti soppressivi 196=605; 197=606 e 198=607.

E’ poi intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis  per annunciare il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi parziali della minoranza. «Abbiamo raggiunto l’obiettivo di porre in evidenza alcune anomalie contenute nell’articolo 5 – ha detto Pittalis – c’è pero un’altra questione che merita attenzione: il comma 1 prevede che i soldi destinati, fino allo scorso anno, alle province vengano ripartiti tra le province ancora esistenti, le Unioni dei Comuni e la Città Metropolitana.  Se così è fermatevi e trovate il modo di correggere la norma. Altrimenti è una vergogna, così si comprimono le aspettative dei comuni che non fanno parte della Città Metropolitana».

A Pittalis ha replicato l’assessore degli Enti locali Erriu: «Invito i consiglieri a leggere il comma 1 con la legge 2 che stabilisce i criteri per governare i flussi finanziari gestiti dagli enti territoriali – ha detto l’assessore – sappiamo che i fondi transitano verso le associazioni dei Comuni e la Città Metropolitana ma sappiamo anche che la Città Metropolitana ha molte entrate proprie. La legge 2 consente di disciplinare il riparto delle risorse affrontando le criticità. Si applica il principio che il personale segue le funzioni. Se le funzioni rimangono alle province è giusto che queste conservino i finanziamenti,  se le funzioni transitano ai Comuni i denari devono essere trasferiti alle amministrazioni civiche. Altro discorso riguarda invece la finanza pubblica statale. Le risorse per gli enti locali sono ridotte. E’ un tema che cercheremo di governare».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione gli emendamenti sostitutivi parziale nn. 341, 342, 343, 397, 398, 399, 400, 401, 402, 403, 404, 405, 34 e 406 che sono stati bocciati in rapida successione

L’Aula ha quindi approvato il testo dell’articolo per poi passare all’esame degli emendamenti aggiuntivi.

Sull’emendamento n.666 è intervenuto il consigliere di Forza Italia Antonello Peru: «Questo emendamento ha l’obiettivo di dare certezza e tranquillità almeno per il 2016 ai lavoratori delle società in house delle province stanziando la somma di 5 milioni di euro – ha detto Peru – vedo che la maggioranza ne ha presentato un altro che stanzia 1,5 milioni di euro. Vorremmo capire se queste risorse sono sufficienti per il 2016. Solo per Sassari servono due milioni di euro. Se la Giunta dice che queste risorse sono sufficienti avremmo la garanzia per i lavoratori e per l’erogazione di servizi fondamentali per i cittadini».

A Peru ha risposto l’assessore Paci: «Ho imparato che le certezze non esistono – ha detto il responsabile della Programmazione – cerchiamo di fare il possibile.  Con un  milione e mezzo di euro proviamo a dare qualche risposta con l’impegno, se i fondi non sono sufficienti, di intervenire in altro modo. Il sistema va riorganizzato dopo il passaggio di competenze dalle province alle Unione dei comuni. Oggi non ci sono le risorse necessarie per dare sicurezze a tutti».

Messo in votazione, l’emendamento 666 è stato respinto con 33 voti contrari e 18 a favore.

Si è poi passati all’esame dell’emendamento n. 810 che emenda il 720 con il quale si stanzia la somma di 1,5 milioni di euro a favore delle società in house. Entrambi gli emendamenti sono stati approvati.

Il presidente Ganau ha poi aperto la discussione sull’emendamento n.710 (Tendas e più) per il quale Giunta e Commissione hanno presentato un invito al ritiro.

Il primo firmatario Mario Tendas (Pd) ha annunciato l’intenzione di mantenerlo. Subito dopo è intervenuto il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino che ha chiesto di poter apporre anche la sua firma all’emendamento.

Mario Tendas ha quindi spiegato la ratio della proposta : «L’emendamento mira a dare risposte alle persone che hanno subito danni nell’alluvione del 2013. Finora si è mostrata attenzione per il settore pubblico mentre i privati non hanno ottenuto nessun ristoro – ha affermato Tendas – al problema sono interessati un’ottantina di paesi. Le recenti deliberazioni della Giunta hanno introdotto criteri che rendono difficoltose le procedure per l’assegnazione delle risorse. Non viene preso in considerazione chi ha subito danni inferiori a 10mila euro. Le somme messe a disposizione coprono solo il 5% dei danni subiti. Non si possono dimenticare situazioni che hanno creato danni notevoli alle persone e alle amministrazioni comunali».

Il capogruppo di Sovranità, Democrazia e Lavoro Roberto Desini  ha chiesto di presentare un emendamento orale per prevedere che il ristoro dei danni venga riservato anche ai comuni colpiti dall’alluvione del giugno 2014.

Sulla proposta di Tendas si è detto d’accordo anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha chiesto di aggiungere la sua firma a quelle dei presentatori dell’emendamento.

Giuseppe Meloni (Pd) ha annunciato il suo voto favorevole. «Le leggi che vengono approvate in Consiglio devono essere applicate. Questo significa trovare anche le risorse necessarie per attuare le norme. Abbiamo votato una legge per il ristoro dei danni dei privati colpiti dall’alluvione finanziandola con un milione di euro – ha detto Meloni – questa è l’occasione propizia per rimpinguare il fondo. 5 milioni sono pochi ma un segnale deve essere dato».

Eugenio Lai (Sel) ha proposto un’ulteriore integrazione orale all’emendamento n.710 chiedendo di prevedere tra i beneficiari degli indennizzi anche i comuni colpiti dalla grandinata del 2015.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato i colleghi a “non ridurre a barzelletta un tema di questa portata” e chiesto alla Giunta di chiarire la propria posizione sull’argomento.

L’assessore Paci, replicando a Pittalis, ha ribadito l’invito al ritiro dell’emendamento. «Il tema è serio, ma non si può votare un emendamento di questo genere per le persone colpite dall’alluvione del 2013. Perché non del 2014 o 2015? Ricordo le polemiche nate quando si è proposto di destinare risorse del Fondo Unico per le emergenze lavoro – ha detto Paci – con un emendamento si vorrebbero sottrarre 5 milioni di euro alle finalità pubbliche per intervenire a favore dei privati. Chi ha subito danni dall’alluvione merita attenzione ma non con un emendamento di questo genere. Tendas ha avuto il merito di segnalare che oltre ai danni al patrimonio pubblico esistono anche quelli al patrimonio privato».

E’ quindi intervenuto il primo firmatario dell’emendamento annunciandone il ritiro.

Il consigliere di Forza Italia ha chiesto al proprio capogruppo di far proprio l’emendamento: «L’assessore dice che stiamo utilizzando soldi pubblici per andare incontro ai privati. E’ stato fatto inoltre un paragone con altri eventi calamitosi che non regge, le motivazioni per un intervento a ristoro dei danni dell’alluvione 2013  sono nei dati. Forse non ci ricordiamo cosa è successo, volete che qualcuno vi ricordi i morti del 2013 per farvi capire che è stata un’alluvione diversa dalle altre? Se i privati non possono contare sul pubblico su chi possono contare?».

Il capogruppo sardista Angelo Carta ha dichiarato di voler far proprio l’emendamento: «Lo Stato ha stanziato 5 milioni per l’istituzione di una zona franca nei comuni colpiti dall’alluvione del 2013 – ha ricordato Carta – il ministero dello Sviluppo Economico avrebbe dovuto fare un decreto ad hoc. Così non è stato: i 5 milioni non sono mai arrivati. Cosa ha fatto la Regione per sollecitare l’erogazione delle risorse? Visto che siamo stati scippati dallo Stato di 5 milioni, credo che non sia una bestemmia stanziare l’1% del Fondo Unico a favore dei comuni alluvionati».

Luca Pizzuto (Pd) ha espresso solidarietà a Tendas. «Spesso ci facciamo portatori di istanze dolorose che poi, nei meandri del Consiglio, non vengono accolte – ha detto Pizzuto – è un problema che riguarda tutti: la finanziaria, nonostante gli importanti risultati raggiunti sul fronte della vertenza entrate, non è sufficiente a coprire i bisogni di cui siamo portatori. Serve aprire una riflessione su come riaprire la partite sul piano nazionale». Pizzuto ha quindi annunciato di non voler partecipare al voto.

Daniele Cocco (Sel) si è detto invece in sintonia con l’assessore Paci. «L’argomento è stato discusso in Commissione. Sul Fondo Unco c’è stato un accordo chiarissimo – ha detto Cocco – sottrarre risorse al Fondi unico sarebbe una perequazione al contrario. Sosteniamo l’esigenza di ristorare i danni, ma i soldi non possono essere presi dal Fondo Unico».

Il presidente della Commissione “Governo del Territorio” Antonio Solinas (Pd), rispondendo al consigliere Fasolino, ha difeso l’atteggiamento assunto dalla maggioranza. «Se abbiamo presentato l’emendamento è perché c’è sensibilità – ha detto Solinas – non può però essere messa a rischio una grande conquista come il Fondo Unico».

Voto contrario ha annunciato il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini: «Chi può essere contrario a ristorare i danni dei privati? Chi non può capire lo sfogo di Fasolino? L’ho vissuto anch’io in Ogliastra nel ’99. Anche allora vennero stanziati 12 milioni di euro dallo Stato mai trasferiti ai comuni. Carta, che ha fatto l’assessore ai Lavori pubblici, dica quando sono stati stanziati i fondi per ristorare i privati. La Commissione ha valutato gli argomenti e ha stabilito che 5 milioni non servono a nulla. Intervenire sul Fondo unico è inutile, sarebbe difficile anche individuare i soggetti a cui dare priorità di risposte. Non è questo il modo di affrontare il problema. Meglio intervenire sul piano delle infrastrutture per mettere in sicurezza i paesi o pensare a un provvedimento di legge».

Per Luigi Lotto (Pd) presidente della Commissione “Attività Produttive” «quando si ritira un emendamento è perché si fa una scelta politica, come quando si è deciso di tornare indietro sulla possibilità di prelevare 8 milioni di euro dal Fondo Unico. Se Tendas ritira l’emendamento tutto il resto appare strumentale».

Angelo Carta (Psd’Az) ha precisato di non voler misurare la sensibilità di nessuno. «Ho posto una questione – ha detto Carta – la V Commissione ha approvato una risoluzione per chiedere alla Giunta di attivarsi per l’istituzione della zona franca nei comuni colpiti dall’alluvione. Finora si sono persi 5 milioni di euro. O ci impegniamo a recuperare quei soldi altrimenti dobbiamo fare qualcos’altro».

L’assessore Paci ha garantito l’impegno della Regione: «Nei giorni scorsi ho parlato con il Capo di gabinetto della Presidenza che sta lavorando alla partita insieme a Palazzo Chigi. Ci sono difficoltà a stabilire il perimetro dei comuni beneficiari. Noi stiamo sul pezzo – ha concluso l’assessore alla Programmazione – non è nostra intenzione perdere nemmeno un euro».

Dopo l’intervento dell’esponente dell’esecutivo il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 710.

Emendamento che, su richiesta del consigliere Fasolino, è stato fatto proprio dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis. Messo in votazione è stato respinto con 29 voti contrari e 16 a favore. 

Annunciata la votazione dell’emendamento n. 546, il primo firmatario Gianni Tatti (Udc) ha ricordato l’accordo per i Comuni dell’Alta Marmilla («sono i più disastrati della Sardegna») ed ha spiegato che con l’approvazione dell’emendamento si offrono all’esecutivo gli strumenti per combattere lo spopolamento. L’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, ha ricordato che l’Alta Marmilla gode di specifiche e mirate risorse a valere su fondi nazionali e di programmazione europea: «Non è necessario dunque, data la limitatezza delle risorse regionali, stanziare specifici fondi del bilancio regionale».

L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 546 e con successive e distinte votazioni gli emendamenti n. 252, 253, 548, 254, mentre il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha accolto l’invito al ritiro per l’emendamento n. 276. Non approvato l’emendamento 345. Nel merito dell’emendamento 549 e sull’emendamento all’emendamento 821 è intervenuto il consigliere di Fi, Antonello Peru, per chiede alla giunta il ritiro dell’emendamento 549. 

Il presidente ha proceduto ponendo in votazione l’emendamento n. 821 che sostituisce parte dell’emendamento 549 (entrambi approvati con due distinte votazione), reintroducendo così il parere della commissione competente all’aggiornamento periodico del piano delle opere e delle infrastrutture di cui all’articolo 4 della legge 9 marzo 2015 n. 5 approvato.

Quindi il consigliere dell’Udc, Gianni Tatti, ha accolto l’invito al ritiro dell’emendamento n. 550 e dopo una breve sospensione dei lavori, l’onorevole Daniela Forma (Pd) ha accolto l’invito al ritiro per l’emendamento 551. Anche il consigliere Luigi Lotto (Pd) ha accolto l’invito al ritiro per due emendamenti a sua firma: il numero 422 e il n. 816. L’Aula non ha quindi approvato l’emendamento 559 e il n. 786 mentre il consigliere del Pd, Walter Piscedda, ha accolto l’invito al ritiro dell’emendamento n. 552.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, è intervenuto a sostegno dell’emendamento a sua firma (n. 667) tendente a garantire i fondi necessari per la messa in sicurezza della Rotonda di Platamona, il cui muro perimetrale, lo scorso luglio, è crollato sui bagnanti provocando cinque feriti di cui uno in gravi condizioni. Posto in votazione, l’emendamento 667 non è stato approvato con 30 no e 16 sì. Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha quindi accolto l’invito al ritiro dell’emendamento 423, tendente a stanziare risorse per la Rotonda di Platamona. A conclusione dell’intervento del consigliere Lotto (Pd), assessore Paci è intervenuto per ribadire l’impegno della Giunta per reperire le risorse utili ai lavori di messa in sicurezza e ripristino della rotonda di Platamona.

Approvato l’emendamento n. 813 che emenda l’emendamento 749, anch’esso approvato, che abroga il secondo periodo del comma 4 bis dell’articolo 2 della legge 24\2014 n. 19.

Non approvati, invece, gli emendamenti n. 271, 273, 274, 276 e 346.

Approvato, invece, nonostante l’invito al ritiro, l’emendamento n. 555, firmato dai consiglieri del gruppo Sel che, così come spiegato dal consigliere Agus, stabilisce che “avanzi di amministrazione degli enti locali possano essere impiegati in progetti e opere da realizzarsi per il miglior utilizzo sociale ed economico di immobili di proprietà comunale o del demanio regionale assegnati al comune”. La votazione, il cui scrutinio è stato il seguente, 32 sì e 13 no, si è tenuta dopo che l’assessore del Bilancio aveva dichiarato che l’emendamento era soggetto ad impugnativa qualora fosse stato approvato.

Analoga situazione si è verificata in occasione della votazione dell’emendamento n. 556, per il quale il gruppo di Sel non ha accolto l’invito al ritiro. Il consigliere Eugenio Lai (Sel) ne ha spiegato le motivazioni dichiarando che con l’approvazione dell’emendamento si tutelano quei Comuni che per cause non imputabili alla loro responsabilità hanno sforato il patto di stabilità 2015 e che dimostrino di rientrare dallo sforamento entro l’anno 2016.

La consigliera di Sdl, Anna Maria Busia, ha dichiarato voto a favore («in qualche occasione è opportuno forzare la mano anche a rischio di impugnazione» e l’Aula, con 29 sì, 16 no e 2 astenuti, ha approvato l’emendamento 556. Il consigliere di Sel, Luca Pizzuto, ha invece accolto l’invito al ritiro per l’emendamento 557 e il Consiglio con successive e distinte votazioni non ha approvato gli emendamenti n. 558, 668, 669. Concluse le votazioni degli emendamenti aggiuntivi all’articolo 5, l’Aula ha proceduto con l’esame degli emendamenti e dell’articolo 6 (Interventi nel settore dei beni e dei servizi culturali, informazione, spettacolo e sport). Il presidente Gianfranco Ganau ha elencato tutti gli emendamenti presentati e il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), ha dichiarato il parere che è risultato favorevole solo per i seguenti emendamenti: 753, 815, 754, 561 e emendamento all’emendamento 812, 562, 755, 563, 564 e per emendamento all’emendamento 802 e 819, 756, 721, 757, 676, 758, 759, 572, 760, 761 e emendamento all’emendamento 820, 762; mentre ha invitato i presentatori al ritiro degli emendamenti: 567, 571, 268 e 712, e ha dato parere contrario per tutti gli altri emendamenti presentati all’articolo 6.

Il Consiglio ha quindi iniziato la discussione dell’art. 6 (Interventi sui beni e i servizi culturali, informazione, spettacolo e sport).

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha messo in evidenza che l’articolo prevede «una serie una serie di interventi importanti nel sistema-Regione ma mostra, ancora una volta, l’assenza di una strategia complessiva mentre, in realtà, le scelte della maggioranza scontentano un po’ tutti perché avete fatto una specie di gioco delle tre carte; sulle scuole paritarie che subiscono tagli significativi, sull’università per cui ci si aspettava qualcosa di diverso, sul cinema che concentra risorse solo sulla film commission, per continuare con i beni museali, i teatri con fondi assegnati solo a piccole strutture private come quella di Sassari azzoppando il Lirico e abbandonando, ad esempio, il Teatro delle Saline».

Ha assunto la presidenza dell’Assemblea il vice presidente Antonello Peru.

Il consigliere dei Riformatori Michele Cossa ha condiviso l’intervento della collega Zedda, in particolare su scuole paritarie che, ha detto, «svolgono in Sardegna un ruolo essenziale nella scuola dell’infanzia con funzioni di supplenza in molti Comuni; la maggioranza ha mostrato un approccio ideologico punitivo dimenticando che i genitori pagano una doppia tassazione». C’è poi, ha ricordato, «un problema che riguarda l’emendamento della maggioranza che prevede 1 milione di euro in base alla legge 56 per organismi che hanno subito in passato tagli superiori al 40%; la finalità è giusta ma si determinano disparità di trattamento evidenti».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, riprendendo la questione della scuole paritarie si è soffermato sul «calvario di queste benemerite istituzioni, sempre trattate senza amore dal centro destra, mentre da parte nostra non c’è nessuna preclusione ideologica o uno sfavore pregiudiziale, anzi riconosciamo che contribuiscono in modo determinante al sistema formativo regionale colmando lacune della struttura pubblica». Non abbiamo risolto il problema, ha proseguito, «c’è ancora da fare e tutto non può essere risolto tutto con la finanziaria, ma la scuola resta comunque al centro degli obiettivi programmatici dell’amministrazione e quando cadrà la polvere che un po’ tutti solleviamo emergerà che la scuola esce rafforzata e ritrova speranza nel futuro». Sulla cultura, ha poi osservato Deriu, «ho sentito giudizi troppo teneri  dell’opposizione forse perchè devono farsi perdonare un passato non brillante; voglio però ricordare che sul cinema si investe in modo reale ed intenso valorizzando anche cose buone del passato perché convinti che sia un formidabile per l’immagine della Regione e la stessa identità del popolo sardo». Ci sarà modo di intervenire ancora, ha concluso il vice capogruppo del Pd, «e su questo abbiamo assunto impegni precisi con un ordine del giorno sul diritto allo studio, sul quale Giunta ha comunque già pacchetto di interventi di sostegno».

Il consigliere Paolo Zedda (Soberania-Indipendentzia) ha definito la cultura elemento qualificante della finanziaria su cui occorre però, a suo avviso, fare alcune considerazioni. La nazione Italia, ha sostenuto, «è nata prima dello Stato grazie all’arte, perché l’arte crea potenza ed unità e questa deve essere anche la nostra prospettiva mentre noi, purtroppo, sostanzialmente neghiamo questa dimensione». Eppure, ha proseguito citando la stretta relazione fra la situazione sarda e turismo, «dovremmo capire la sua enorme capacità di attrazione di visitatori ed investimenti e di volano dell’economia». Se l’amministrazione si vuole caratterizzare sotto questo profilo, ha poi precisato, «secondo noi lo fa troppo poco, nonostante abbiamo concentrato il nostro spazio emendativo sulla correzione di alcune iniziative comprese nell’art. 6 sull’arte e sulla e lingua, perché non solo crediamo nella centralità di questo settore nella nostra comunità, ma siamo convinti che abbia ancora un grandissimo potenziale inespresso». Chiediamo perciò più attenzione per la nostra identità e, ha detto ancora, «un maggiore equilibrio fra le risorse assegnate alle grandi compagnie che acquistano prodotti dall’esterno e le piccole che producono nella Regione raccontando la nostra storia, così come nel cinema serve equilibrio fra le grandi produzioni ed i produttori locali, nelle arti, nella musica e nelle lingua».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha condiviso gli argomenti del collega Zedda che ha elencato alcuni buoni propositi, aggiungendo che «bisogna essere intelligenti per affermare che dentro la nazione italiana c’è la nazione sarda, con tutte le sue varianti autonomiste». Il problema centrale, a suo giudizio, «è che la politica per la lingua e la cultura sarda da tempo ha perso il riferimento del Consiglio regionale salvo occasioni sporadiche». In proposito ha citato l’esperienza della Catalogna, «dove da cento dialetti catalani nacque poi una sola lingua salvo poi assistere ad una nuova stagione di frammentazione, con un percorso analogo a quello della Sardegna; io sono per la lingua di ciascun paese ma è chiaro che ci vuole un intervento normativo strutturale perché attorno a questo si costruisce un robusto tessuto culturale e identitario, rilanciando la storia della Sardegna nel Mediterraneo».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, raccogliendo le sollecitazioni «interessanti» emerse dal dibattito ha osservato che «da questo contesto generale manca una valutazione sulle politiche culturali fin qui seguite dalla Giunta, oltretutto con risorse largamente insufficienti». Il collega Deriu, ha detto ancora, «non può lavarsi la coscienza con un ordine del giorno sulle scuole paritarie ed il diritto allo studio perché, nei fatti, ciò significa ammettere il fallimento delle pochissime azioni avviate da due anni a questa parte, basta ricordare la protesta di appena qualche giorno fa sotto il palazzo del Consiglio regionale di tutto il mondo dello spettacolo e la singolare manifestazione per il diritto allo studio cui hanno partecipato il Rettore dell’Università ed il Sindaco di Cagliari che hanno sfilato non si sa bene contro chi, se contro Renzi o contro Pigliaru o addirittura contro se stessi».

A nome della Giunta l’assessore della Pubblica istruzione Claudia Firino ha affermato che «questa finanziaria testimonia allo stesso tempo un impegno importante e inversione di tendenza perché, nonostante una situazione complessa, si aumentano gli stanziamenti in alcuni comparti, affrontando alcune emergenze e scegliendo di consolidare alcuni investimenti strutturali con scelte molto chiare». Per lo spettacolo, ha ricordato, «è stato stanziato 1 milione in più così come sono state aumentate le risorse per altri settori: l’informazione, il cinema dove sono stati sbloccati i bandi sbloccati dopo cinque anni, il sistema radio televisivo allargato a tv, radio e nuovi media, lo sport, la scuola e università con l’incremento del fondo unico e i fondi per le decentrate, il diritto allo studio con le nuove borse e la scuola con progetti mirati». Per quanto riguarda le scuole paritarie, ha concluso l’assessore, «non abbiamo alcun pregiudizio ideologico ed anzi abbiamo confermato i fondi». Si può certamente può fare di più, ha detto infine, «ma l’inversione di tendenza c’è». (Af)

Dopo l’intervento dell’assessore, il presidente Ganau ha messo in votazione gli emendamenti all’articolo 6. Il capogruppo di Forza Italia Pietro  Pittalis ha annunciato il ritiro di tutti gli emendamenti soppressivi totali e parziali. Rivolgendosi però all’assessore alla Pubblica Istruzione ha detto che non c’è nessuna ragione di enfatizzare i finanziamenti sull’informazione o sulle scuole paritarie. Il presidente della Seconda commissione Gavino Manca (Pd) ha sottolineato che  effettivamente  sul sistema dell’informazione  c’è stato uno stanziamento di 800.000 euro, ma che c’è l’impegno, in sede di assestamento, di trovare altre risorse. L’attenzione – ha assicurato –   è massima. Il presidente della Terza commissione Franco Sabatini (Pd) ha sottolineato che, per le  scuole paritarie, per il 2016 sono stati stanziati 18 milioni di euro. Il presidente della Quinta commissione Luigi Lotto (Pd) ha precisato che il teatro di Sassari non è privato ma è un teatro comunale. Pietro Pittalis (Forza italia) ha sottolineato il grande ruolo sociale delle scuole paritarie e ha detto che le risorse stanziate sono insufficienti.

Il testo dell’articolo 6 è stato approvato.

Sono stati approvati gli emendamenti: 753 che nel comma 4 dell’articolo 6 sostituisce lo stanziamento di 1.000.000 con 1.500.000; l’emendamento all’emendamento 815 che sopprime dall’emendamento 753 le parole “e 2016 – 2017”; l’emendamento 754 che, nel comma 5 dell’articolo 6, sostituisce 600.000 alla parola 500.000; l’emendamento 812 (emendamento all’emendamento 561) che prevede uno stanziamento di 1.000.000 a favore degli organismi di spettacolo che, nell’ultimo triennio, hanno subito una riduzione dei contributi superiore al 40%. Approvato anche l’emendamento 561 che aggiunge il comma 1 bis all’articolo 1 dell’articolo 6. Questo comma prevede che, a decorrere dal 2016 i termini per la presentazione delle istanze per la concessione dei contributi per le attività di spettacolo dal vivo (di cui all’art. 56 della legge regionale n. 1 del 1990) sono stabiliti annualmente con decreto dell’assessore competente. Sono stati poi approvati anche due emendamenti orali sull’anno gramsciano  presentati da Eugenio Lai  e da Attilio Dedoni. Prima dell’approvazione dei due emendamenti orali , il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto maggiori delucidazioni sugli importi e sui capitoli di spesa. L’assessore alla pubblica istruzione ha risposto che il capitolo era quello sulla valorizzazione dei personaggi illustri della Sardegna e la capienza totale era di 100.000 euro. Approvato anche l’emendamento 563   sull’utilizzo delle eventuali economie relative alle risorse erogate ai sensi della legge regionale 7 agosto 2007, n. 7; l’819 (emendamento all’emendamento 564) che prevede la copertura finanziaria agli interventi pluriennali dei consorzi universitari di Nuoro e Oristano; il 564 che aggiunge il comma tre bis all’articolo 6 prevedendo che dal 2016 la dotazione del fondo a favore delle sedi universitarie decentrate della Sardegna sia ripartita tra il Consorzio per la promozione degli studi universitari della Sardegna centrale di nuoro, tra il Consorzio Uno di Oristano e l’università di Sassari per i corsi universitari avviati presso le sedi suburbane di Alghero e Olbia.  Questo emendamento approvato prevede anche l’aggiunta di un comma ter che prevede che alla ripartizione del fondo provvede la giunta regionale , su proposta dell’assessore competente, previa valutazione dell’offerta formativa dei corsi universitari decentrati con le università di Cagliari, Sassari e con i Consorzi universitari di Nuoro e di Oristano; alle dotazioni per gli anni successivi si provvede con legge di stabilità. Approvato anche l’emendamento 562 che autorizza per l’anno 2016 la spesa di euro 400.000  a favore della fondazione Sardegna Film Commission e l’emendamento 802 (emendamento all’emendamento 564) che aggiunge al comma 3 ter dell’emendamento 564 le parole “determinato per l’anno 2016 in euro 5.900.000”  (R.R.)

L’aula ha quindi approvato l’emendamento all’emendamento n. 822 (Zedda e più) che stanzia 50mila euro per il funzionamento del Museo- Villaggio minerario di Rosas nel Comune di Narcao.

Via libera anche all’emendamento n. 756 (Sabatini e più) che mette a disposizione 300mila euro per il funzionamento del Nuovo Teatro comunale di Sassari. 

L’aula ha poi respinto gli emendamenti della minoranza nn. 256, 671 e 672 che proponevano il finanziamento di 200mila euro come contributo aggiuntivo alla manifestazione Autunno in Barbagia, 300mila euro per il restauro della chiesa di San Pietro di Tuili, 600mila euro per contributi alle società sportive.

Disco verde invece per gli emendamenti n. 721 che destina 300mila euro a favore del Teatro di Sardegna e n. 757 che prevede un finanziamento di 200mila euro per le attività di valorizzazione dei sistemi lagunari dell’Isola.

Il Consiglio ha poi respinto gli emendamenti nn. 691, 569, 565, 568, 566 e 570

Sull’emendamento n. 674 è intervenuta la consigliera Alessandra Zedda che ha insistito sull’opportunità di concedere un finanziamento di 300mila euro per la ristrutturazione del Teatro Saline di Cagliari. «Si tratta di un contributo che consentirebbe di evitare un investimento superiore – ha detto Zedda – chiedo all’assessore di farsene carico. E’ durissima doverci rinunciare per così poco,  si tratta di un intervento di messa in sicurezza». Messo in votazione l’emendamento è stato respinto.

Stessa sorte per l’emendamento 722, mentre ha ottenuto il parere positivo dell’aula l’emendamento all’emendamento 676 n. 809 (Zedda Alessandra) che stanzia 200mila euro per l’integrazione del programma della legge n17 del ’99 (Provvedimenti per lo sviluppo dello sport in Sardegna).

Sono stati poi bocciati gli emendamenti nn. 678 e 680 mentre hanno ottenuto il via libera gli emendamenti n.758 (30mila euro a favore della Fondazione Memoriale Giuseppe Garibaldi) e 759 (400mila euro a favore delle radio locali) entrambi proposti dalla maggioranza, primo firmatario Franco Sabatini.

Respinti, in rapida successione, gli emendamenti nn. 360, 272, 283 e 284, il Consiglio ha approvato l’emendamento n. 572 (Rubiu e più) che stanzia 50mila euro a favore dell’associazione di mutuo soccorso di Carloforte per la tutela del Cineteatro.

Successivamente sono stati respinti gli emendamenti nn. 681, 684, 685, 686, 689.

Disco verde infine sull’emendamento 760 (100mila euro a favore dell’Associazione Enti locali per le attività culturali e di spettacolo) e sull’emendamento all’emendamento 761 n.820 che autorizza la spesa di 520mila euro per la promozione di progetti finalizzati alla diffusione e promozione della lingua e della cultura sarda e  762 (100mila euro per l’istituzione su tutto il territorio regionali dei Centri per la cultura della nonviolenza). Tutti gli emendamenti erano stati presentati dalla maggioranza, primo firmatario Franco Sabatini.

Concluse le votazioni, il presidente Ganau ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno martedì 29 marzo alle 15.00.

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01- Ph Tirrenia©

Audizione dell’Ad di Tirrenia Spa Massimo Mura in 4ª commissione sulle problematiche del trasporto marittimo da e per la Sardegna.

«La presenza di sardi al vertice della Tirrenia – ha detto Mura – non è un caso ma la dimostrazione che per la compagnia è interesse strategico consolidare e sviluppare la sua presenza in Sardegna. I prezzi al pubblico sono al netto delle tasse aeroportuali, che variano a seconda degli scali; a Civitavecchia, per esempio, incidono per 9.50 euro pro-capite ed aggiungendo a questa cifra il numero dei passeggeri, il costo della cabina e dell’auto al seguito si arriva quasi a pareggiare la nostra offerta». «E’un problema sul quale non possiamo intervenire – ha aggiunto Mura – ma è comunque molto importante non solo in termini quantitativi; ad Olbia le tasse sono circa la metà ma, nel ragionamento complessivo, va considerato anche il livello di servizio (a cominciare dalle infrastrutture di accoglienza) che si offre al passeggero, che non è certamente uguale dappertutto.»

L’Ad di Tirrenia ha poi illustrato alcune iniziative finalizzate a rendere sempre più solido il legame della compagnia con la Sardegna. Il 13 e 14 febbraio prossimi, ha annunciato, «incontreremo l’Agenzia regionale del Lavoro per proporre alcune figure professionali di cui abbiamo bisogno, una iniziativa che si affianca all’apertura agli allievi del Nautico (Cagliari, La Maddalena, Porto Torres) ed alla modifica di alcune procedure di reclutamento che ci consentiranno di allungare la durata dei contratti; sempre in materia di personale, grazie ai nostri contatti con le istituzioni scolastiche, contiamo di attivare stage formativi a bordo delle nostre navi. Inoltre, abbiamo definito accordi commerciali con 15 aziende sarde dell’agro-alimentare, un lavoro piuttosto complesso perché trasportiamo ogni anno 2 milioni di passeggeri e le dimensioni delle imprese che lavorano con noi devono essere proporzionate a questi volumi, però le buone notizie cominciano ad arrivare: la fornitura di pasta fresca sulle nostre navi sarà assicurata da una azienda di Buddusò».

«Per quanto riguarda il settore turistico – ha detto ancora Mura – stiamo mettendo a punto assieme a 30 tour-operators sardi un pacchetto viaggio più soggiorno che ci aspettiamo possa rappresentare uno stimolo interessante al miglioramento dell’offerta turistica della Sardegna, con sconti dal 30 al 40%.»

Nel dibattito sviluppatosi all’interno della commissione hanno preso la parola i consiglieri regionali Giuseppe Meloni, Salvatore Demontis e Daniela Forma (Pd), Augusto Cherchi (Sdl) e Pierfranco Zanchetta (Cps).

In conclusione, il presidente Antonio Solinas ha ricordato l’impegno della commissione sulle problematiche del trasporto marittimo, con particolare riferimento alla risoluzione del settembre 2014 che ha dato un forte impulso al nuovo accordo fra Tirrenia e Regione. Molte indicazioni contenute in quella risoluzione, ha affermato, «sono state recepite, dal trasferimento della sede legale in Sardegna alla politica tariffaria a favore dei residenti; c’è ancora molto da fare e la Regione è disponibile ad individuare nuove forme di collaborazione, a cominciare dalla formazione professionale».

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Il Consiglio regionale ha approvato (presenti 46, votanti 46, sì 29, no 17) il disegno di legge 176/A di riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna. Il provvedimento era entrato in aula il 9 dicembre. Il suo iter è stato lungo e travagliato: le sedute in cui  è stato discusso il disegno di legge sono state 17, per un totale di 52 ore e 35 minuti. Il Consiglio si riunirà lunedì primo febbraio, alle 16.00, per la seduta statutaria.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai, che ha comunicato l’assenza del presidente Gianfranco Ganau per impegni istituzionali. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art.76 del Dl n. 76 – Giunta regionale – Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna.

Aprendo la discussione generale, il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha affermato che alla fine della riforma il sentimento prevalente è quello della delusione, «lo dico come cagliaritano, perché la città viene rappresentata senza orgoglio e prospettive, incapace di accogliere sardi e tendere la mano a chi è rimasto indietro; emerge invece, purtroppo, una Cagliari isolata e prepotente che rischia di fare il vuoto attorno a se». Con questa legge, ha aggiunto, «tramonta l’idea di una Cagliari che vuole essere capitale di una Sardegna diversa, forte, aperta, a favore di un disegno in cui non vince Cagliari ma perdono tutti i sardi e scompaiono le autonomie comunali». E’la certificazione del fallimento, ha concluso, «della maggioranza e del centro sinistra che non hanno saputo interpretare i sentimenti migliori della Sardegna».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha parlato di un «ottimo disegno di legge che affronta un argomento oggettivamente complesso, cercando intanto di ridimensionare il ruolo eccessivo assegnato dalla legge Delrio alle città metropolitane (“o sei questo o non sei niente”), un modello a nostro avviso sbagliato in generale e per la Sardegna in particolare». Siamo contrari, ha sostenuto, «a concetti non urbani come quelli proposti dal centro destra, luoghi in cui le risorse, comprese quelle europee, sarebbero destinate ad ambiti non urbani e ad obiettivi differenti; crediamo invece che il modello ristretto sia corretto, ed ecco la prima grande differenza con la Delrio, per governare un sistema urbano complesso e non fare da volano all’economia sarda». Inoltre, non crediamo ad una Sardegna con trazione-città metropolitana, «per questo abbiano individuato altri strumenti per aree con caratteristiche diverse, e da qui discende il concetto di rete urbana come quella che già unisce Sassari ed altri Comuni nella programmazione strategica, a questo obiettivo dovranno tendere anche le altre reti urbane di nuova istituzione». In sintesi, ha concluso Demontis, «abbiamo utilizzato la nostra specialità per proporre un modello di Sardegna che potrà essere utilizzato in altre Regioni».

Il consigliere Mario Floris (Misto), dopo aver premesso di parlare «da innamorato della politica e dei partiti di massa che hanno fatto tanto bene alla storia dell’Italia e della Sardegna» ha sottolineato i grandi errori «di una riforma figlia di rapporti deteriorati fra cittadini ed istituzioni, sottomessa a personalismi e particolarismi, ennesimo esempio di un modo pasticciato di legiferare; ancora una volta si è cominciato dalla coda per appuntarsi una medaglia sul petto». Più volte, ha ricordato Floris, «ho invitato la maggioranza a riflettere per partire dalla riforma della Regione, dalla legge statutaria e dalla legge elettorale per poi arrivare alla riforma degli enti locali; oggi invece si compie un misfatto della politica che frantuma l’autonomia e rompe la solidarietà fra i territori». Oggi i partiti, ha detto ancora il consigliere, «sono venuti meno al loro ruolo ed oggi sono solo una brutta copia dell’originale, non c’è soluzione classe dirigente,si assiste ad un proliferare di liste civiche senza filtri, in un processo di decadenza che alla fine si ripercuote anche sulle leggi e sulle regole». Il presidente della Regione, la maggioranza e la Giunta, ha sostenuto Floris, «hanno voluto soffocare l’autonomia della Sardegna escludendo la minoranza da ogni contributo positivo; chi ha un minimo di conoscenza della storia della Sardegna sa che quanto accaduto non ha precedenti, che si va avanti senza analisi politiche e con la logica “o vi adeguate o vi mando a casa”, sono cose su cui non si può fare finta di niente».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, ha dichiarato di accogliere «con un senso di liberazione l’arrivo al tratto finale della legge e, sotto questo profilo, le riflessione di Floris da condividere in toto, a testimonianza del fatto che le riforme fatte in solitudine non possono produrre niente di buono». Siamo di fronte ad una legge, secondo Tedde, «difficile anche da capire, una legge minestrone col ravanello della grande questione nuorese, infilata a forza nel testo violentando intere comunità, scandita dalla successione di versioni sovrapposte l’una all’altra in un clima di minacce pesantissime». Il perno del nuovo sistema, ha continuato Tedde, «è quello della città metropolitana di Cagliari passata col voto di sassaresi che si assumono responsabilità pesanti nel processo di svuotamento del centro e del nord della Sardegna; per il nord Sardegna, nello specifico, i numero espressi da tutti gli indicatori erano di gran lunga superiori, ed anche per questo salta agli occhi la desertificazione istituzionale di una parte importantissima dell’isola che sta perdendo corte d’appello, low cost, camera di commercio, autorità portuale ed altro». In conclusione, ad avviso di Tedde, «è venuta fuori una legge frutto della maldestra manipolazione e dall’evidente violazione della legge Delrio, che crea un’altra provincia al sud ed un reticolo di strumenti vuoti senza significato; sentiremo ancora parlare di questa legge perché i territori si ribelleranno».

Il consigliere Augusto Cherchi (Soberania-Indipendetzia) ha messo l’accento sul fatto che la legge «è una base solida in vista di una grande riforma per una pubblica amministrazione moderna, efficace ed efficiente, vicina ai bisogni dei cittadini, in una Sardegna moderna che ritrova unità attraverso il dialogo fra territori, solidale, con lo sguardo rivolto alla sua storia ma anche all’Europa; la riforma riorganizza il sistema degli Enti locali in una fase di transizione successiva al referendum sulle province, abolite ma ancora non cancellate definitivamente, assegnando un ruolo centrale agli ambiti strategici per porre al centro dello sviluppo la programmazione dal basso». Le riforma, ha osservato Cherchi, «favorisce il decentramento regionale con l’uguaglianza dei cittadini e pari opportunità per i territori, con i Comuni che saranno protagonisti secondo le loro vocazioni, in una Sardegna unita nelle differenze, dove crescono le relazioni fra le diverse aree, si favoriscono processi di aggregazione, superando contese anacronistiche che non fanno bene ai sardi». La crescita della nostra Regione, ha detto Cherchi, «deve essere uniforme e questo in definitiva è il ruolo della Regione e il rumore di fondo col tempo scomparirà; non ci affascina il ruolo di città metropolitana se intesa come un qualcosa che fa il vuoto intorno a se, al contrario ci siamo battuti per la tutela dei territori con apposite intese per ottenere misure perequative».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori) ha in qualche modo immaginato la profonda delusione «di quei cittadini di serie b che aspettavano una riforma di buon senso e sono stati stesi dal plotone di esecuzione del Consiglio regionale che, seguendo i dettami della Giunta, si è dimostrata insensibile soprattutto verso la terra più povera (il Nuorese) che invece viene sfregiata e rapinata della propria memoria storica mentre cercava di risollevarsi». La maggioranza, ha protestato Crisponi, «non ha voluto ascoltare e non ha sentito ragioni, tutti i territori sono stati umiliati con pugni in faccia, facendo carne di porco delle piccole comunità e dei cittadini dell’interno; siamo davanti ad uno dei momenti più bassi della legislatura perché si è costruito un nuovo muro di Berlino, un nuovo Campidano, una terra promessa, l’unica Silicon Valley per chi cerca un posto di lavoro, dove è stato spostato tutto e di tutto e se ne accorgeranno ben presto cittadini ed amministratori».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Sdl) ha messo in guardia dall’approccio sbagliato ai processi normativi, perché le leggi devono essere innanzitutto utili. La legge, a suo giudizio, «ha un pregio, parte dall’esistente cercando di superare le province per ridisegnarle sulla traccia delle regioni storiche, ora sostituite da ambiti, consentendo alla Sardegna di guardare avanti, in un sistema in cui le città vogliono stare insieme perché vogliono migliorare i processi di governance per una Sardegna unita che combatte le diseguaglianze». Congiu ha poi rivendicato alla sua formazione politica alcuni punti qualificanti della legge, come il passaggio dedicato al superamento delle «disparità fra territori», alla «perequazione di ogni intervento», all’individuazione di «specifiche intese sostenute da risorse adeguate» che non «lasceranno lasciare indietro nessuno». Questa è la nostra idea di Sardegna solidale, ha detto ancora Congiu, «dove tutti sono sullo stesso piano, sono chiamati a responsabilità ed a fare il meglio, sarà una legge utile per quelli che vogliono stare insieme ed hanno capacità progettuale superando il rivendicazionismo querulo che non ha mai prodotto nulla».

E’ poi intervenuto il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci che ha confermato le critiche avanzate durante la discussione dell’articolato. «La maggioranza si è nascosta dietro il paravento della grande riforma economica e sociale introdotta dalla legge “Delrio” e dal decreto sulla spending review. Avremmo invece dovuto rinunciare al modello nazionale e spingerci oltre – ha detto Locci – questa riforma rischia di creare confusione con la creazione di meccanismi di obbligatorietà che svuotano le potestà degli enti locali». Secondo Locci, la riforma mette a rischio il principio di autodeterminazione delle comunità locali: «Il connubio tra la maggioranza, il relatore e l’Anci fa venire in mente il meccanismo di fuga dei sindaci dai loro comuni e dalle responsabilità nei confronti dei cittadini. Il processo di aggregazione indotta non farà altro che alimentare le spinte campanilistiche».

Molto critico anche l’intervento del vicepresidente del Consiglio Antonello Peru. «Con questa riforma, la maggioranza  ha trasformato la Sardegna in un campo di battaglia dove i sardi combatteranno contro altri sardi – ha sottolineato Peru – una guerra tra poveri scatenata da un progetto accentratore che amplifica i conflitti sociali». L’esponente della minoranza ha bocciato senza appello l’impianto del provvedimento: «Non si possono fare riforme con una sola visione mercantilistica – ha aggiunto Peru – disegnare la Sardegna con criteri economicistici rischia di marginalizzare i territori. Si sono persi di vista i valori dell’autonomia e dell’identità. Dentro la legge non c’è un’anima e un’idea di Sardegna».

Il consigliere azzurro ha poi attaccato i colleghi sassaresi per aver avvallato la scelta di istituire la città metropolitana di Cagliari: «Trionfa il cagliaricentrismo – ha rimarcato Peru – nella città metropolitana si concentrano servizi e risorse. Cari colleghi del sassarese, ve ne assumerete la responsabilità: avete confinato Sassari ai margini della Sardegna e lo avete fatto in modo consapevole».

Gianni Lampis (Fd’I) ha ricordato l’iter della riforma degli Enti Locali: «Questo disegno di legge è stato approvato dalla Giunta il 15 gennaio del 2015 – ha detto Lampis – ad un anno di distanza non ci sono vincitori ma un unico sconfitto: il popolo sardo». Secondo Lampis, la legge è stata costruita senza un percorso partecipativo dei territori. «Si è preferito decidere in una stanza con matita e squadretta – ha sostenuto Lampis – una grande legge di riforma aveva bisogno di altro. Potevamo fare di più e di meglio, noi come opposizioni ci abbiamo provato presentando proposte migliorative».

Il consigliere di Fratelli d’Italia ha poi espresso forti perplessità per alcuni contenuti della legge: «Pensavamo che non si dovesse più parlare di province, invece oggi si crea una nuova provincia, quella del Sud Sardegna, che richiederà di elaborare nuovi regolamenti e di individuare un nuovo capoluogo. Avevamo la possibilità di pensare ad un’unica città metropolitana o a due città, una del Sud e una del Nord, sarebbe stato questo il modo per costruire una Sardegna in grado di camminare in modo armonico e solidale. Oggi invece si creano territori di serie A e B – ha concluso Lampis – noi ci dissociamo dalle vostre scelte ribadendo fino alla fine la nostra contrarietà al provvedimento».

Voto contrario ha annunciato anche Alberto Randazzo (Forza Italia). Secondo l’esponente azzurro, la legge non tiene conto delle disposizioni dell’articolo 133 della Costituzione. «Non c’è stata concertazione con le comunità locali – ha detto Randazzo – i 71 paesi della provincia di Cagliari sono stati convocati? Perché solo 16 entrano nella Città Metropolitana e gli altri restano fuori?». Randazzo ha citato il caso di Dolianova, comune che ha chiesto di entrare nella Città metropolitana e non ha avuto risposta formale. « 50 comuni hanno già preparato un ricorso – ha concluso Randazzo – mi auguro che la legge sia applicabile, smettiamo di parlare di compensazioni, così si illudono i cittadini».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha ricordato il percorso legislativo che ha caratterizzato il Dl 176. «C’è stata un’istruttoria approfondita su diverse proposte della Giunta, un lavoro non sempre fatto attraverso i canali più ortodossi che ha portato ad accogliere dentro la norma le esigenze di varie categorie e dei territori – ha detto Tunis – la  Giunta ha scelto di non impugnare la legge Delrio, l’esecutivo non ha saputo comprendere che il giogo della grande riforma nazionale non era in grado di accogliere le esigenze della Sardegna. L’architettura istituzionale prescelta non fa emergere le potenzialità dei nostri territori».

Tunis ha poi sottolineato il pericolo di un ulteriore scollamento tra i cittadini e le istituzioni. «Si rischia di fomentare la fuga dalla politica – ha insistito l’esponente della minoranza – Pigliaru è il risultato di questo scollamento. In Sardegna non c’è più classe dirigente. Pigliaru è una supplente che certifica la decisione della Sardegna di non investire su se stessa e sulle proprie risorse. Con questa legge viene ulteriormente svuotata la figura dei sindaci».

Il consigliere di Forza Italia ha poi concluso il suo intervento lamentando la mancata apertura di un contenzioso nei confronti del Governo nazionale.«La ferita degli Enti locali rimane aperta – ha concluso Tunis – la prossima maggioranza si dovrà fare carico di modificare questa legge».

Giudizio diametralmente opposto quello del relatore di maggioranza Roberto Deriu (Pd) che, in apertura del suo intervento, ha ringraziato le opposizioni per aver consentito alla maggioranza “di mettere alla prova le proprie idee”. «Durante la discussione ci sono stati strafalcioni ma anche critiche di sistema alle quali abbiamo dato risposte di sistema – ha affermato Deriu – con Cossa abbiamo condiviso in Commissione l’esigenza di rispettare la Costituzione che impone una speciale ricognizione dello stato dell’autonomia della Sardegna».

Deriu ha poi elencato gli aspetti innovativi della legge: «Nella ricostruzione della realtà autonomistica siamo partiti dalla possibilità offerta dalla Costituzione di istituire una Città metropolitana e, considerate le carenze della Delrio, la abbiamo adeguata alla Sardegna – ha aggiunto il relatore della legge – sulla base di questo abbiamo ridisegnato le circoscrizioni provinciali basandoci sugli ambiti ottimali, poi ci siamo occupati dell’ambito comunale spingendo sulle Unioni. I comuni però non sono tutti uguali, ci saranno per questo reti urbane e reti metropolitane».

Deriu ha poi concluso il suo intervento annunciando il voto favorevole alla legge: «E’ un disegno limpido e chiaro che soltanto una dura opposizione poteva indurre a confondere con un pasticcio. C’è stato un grande lavoro sul personale, grande attenzione per la transizione in modo da evitare che, durante il trasloco, si perdano oggetti. E’ una grande legge ed è giusto che entri in vigore».

Alessandra Zedda (Fi) ha parlato di alcuni “buchi neri” che caratterizzerebbero la legge sugli Enti Locali ed ha rimarcato probabili profili di illegittimità in particolare per le parti che attengono la istituendo nuova provincia del Sud. «Con questa legge si è persa un’altra occasione – ha dichiarato l’esponete della minoranza – e non si è inciso sul tema dell’insularità mentre si è proceduto alla creazione di un ginepraio fatto di enti, incarichi e funzioni».  A giudizio di Alessandra Zedda con la riforma non ci saranno miglioramenti nei servizi e neppure in termini di crescita e sviluppo dei territori. La consigliere di Fi ha quindi ribadito il permanere delle “ingiustizie” tra le diverse realtà, anche in riferimento al personale impiegato nelle province soppresse («per fortuna sono state approvate un minimo di regole grazie anche alla sensibilità dell’assessore Erriu»). La consigliere ha quindi dichiarato che «questa non sarà una legge a costo a zero» ed ha riconosciuto come una novità «l’istituzione della città metropolitana di Cagliari».

Il presidente della commissione Autonomia, Francesco Agus (Sel), ha definito la legge “un ponte tibetano che congiunge il passato, rappresentato dalle province, e il futuro, che è rappresentato da ciò che sarà approvato dal referendum del prossimo ottobre”. «E’ un ponte tibetano di norme già scritte e norme da scrivere – ha spiegato l’esponente della maggioranza – in una situazione finanziaria che ci ha visto pagare tutto ed essere esclusi però da tutti i benefici che, invece, sono stati garantiti alle province italiane». Agus ha quindi affermato che “le unione dei comuni non sono mai partite, né sono chiare le loro funzioni, ma la nostra idea è che non sostituiscano i Comuni ma che svolgano funzioni che realmente portano vantaggi se esercitate in ambito più vasto”.

«Con questa norma applichiamo il referendum del 2012 – ha proseguito l’esponente di Sel – ed era un onere in capo alla precedente maggioranza».

Agus ha concluso argomentando la scelta dell’unica città metropolitana della Sardegna: «La città metropolitana di Cagliari non può essere un rubinetto a cui allacciarsi per ottenere le risorse ma è solo uno strumento per gestire meglio l’area vasta, mettiamo cioè un territorio in grado di risolvere problemi complessi e togliamo ogni alibi alla città metropolitana».

Il consigliere di Soberania e Indipendentzia, Paolo Zedda (Rossomori) ha definito la legge sugli Enti Locali «una riforma storica che non solo segnerà la Legislatura ma che porterà un progresso nell’ordinamento degli Enti Locali in Sardegna». «Dal nostro punto di vista di sovranisti – ha spiegato il consigliere della maggioranza – c’è il riconoscimento della forma e della peculiarità della nostra terra». Paolo Zedda non ha nascosto la soddisfazione “per aver dato seguito alla volontà referendaria” ma ha anche ricordato come nel 2012 i sardi si siano espressi anche per la riscrittura dello Statuto attraverso l’assemblea costituente («una battaglia su cui torneremo»). Il consigliere dei Rossomori ha quindi concluso con una dichiarazione di apprezzamento per la nuova legge sugli Enti locali.

Il consigliere del Psd’Az, Christian Solinas,  ha ripreso alcune parti dell’intervento del consigliere Deriu («ci rappresenta una legge armonica») ed ha affermato che la riforma in via di approvazione rappresenti meglio “un cerbero a tre teste” per raffiguare “la distruzione del passato, del presente e del futuro”. L’esponente della minoranza ha quindi rimarcato l’urgenza di una “riscrittura del rapporto tra presidente della Regione, Giunta e Consiglio per evitare di continuare con la paralizzazione del confronto politico che è invece utile per generare riforme migliori”.

«Questa riforma – ha dichiarato Solinas – sarà giudicata da cittadini e dagli amministratori ed alla politica spetterà il compito di affrontare i problemi inerenti la sua piena applicazione». Il consigliere del Psd’Az ha ribadito le perplessità sul costo della riforma: «Non sarà una riforma a costo zero perché avrà costi non sono di natura finanziaria ma anche costi politici, culturali e sociali».  Christian Solinas ha concluso evidenziato in tono critico “l’accorpamento di funzioni e lo spoglio dei comuni più piccoli di competenze e risorse” e le mancate risposte sul tema dello spopolamento: «Assecondiamo un processo storico di polarizzazione demografica e lasciamo al centro dell’isola solo la crisi e la disperazione».

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda (Prc), ha rivolto parole di apprezzamento, per il lavoro svolto, all’assessore e alla commissione Autonomia ed ha sottolineato la scarsa partecipazione, nelle fasi iniziali di discussione della riforma, da parte di molti consiglieri e di tanti amministratori. L’esponente della maggioranza ha concluso rimproverando alla minoranza lo scarso contributo offerto in sede di commissione per migliorare l’originaria proposta dell’esecutivo regionale.

Il capogruppo dei Popolari e socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha dichiarato di non condividere il “catastrofismo mostrato dall’opposizione” e pur affermando di non “essere del tutto soddisfatto dal provvedimento” ha preannunciato voto a favore del provvedimento. «Avviamo un percorso – ha spiegato il consigliere della maggioranza – che rappresenta un’assunzione di responsabilità e personalmente riconosco le criticità della legge ma come tutte le riforme anche questa è in progress e può essere migliorata». Zanchetta ha concluso riaffermando che ciò che serve alla Sardegna “è il riconoscimento in sede europea dell’Isola come un unicum: siamo l’Isola più lontana da Brussels e anziché dividerci come sardi dobbiamo unirci”.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, ha  ricordato che proprio stamane  l’onorevole Pigliaru è a Roma a parlare di specialità e di autonomia. Mi aspetto quindi, ha detto, «la solita difesa d’ufficio sul piano esterno mentre sul piano interno, che tocca da vicino questa legge, non posso che rilevare che all’assessore hanno fatto fare una figuraccia facendogli ingoiare ben cinque proposte di legge l’una diversa dall’altra». La legge sull’edilizia, ha ricordato ancora Dedoni, «è ancora ferma dopo un anno e lo stesso accadrà per questa legge perchè le riforme non si possono fare a colpi di maggioranza, è importante invece che ci sia una discussione ampia perché sulle regole ci deve essere atteggiamento condiviso perché altrimenti a perderci sarà il popolo sardo». Se la legge fosse applicata, ha prefigurato il consigliere, «sarà il caos ed un disastro per la Sardegna con la moltiplicazione di organismi istituzionali ed un grave deficit di democrazia; il contrario rispetto alle intuizioni dei padri costituenti della Sardegna che avevano dato grande attenzione ai territori ed ai temi dello sviluppo, temi assenti da questa legge che non ha risorse anzi, mentre la crisi incombe si impoveriscono i territori».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha sottolineato la contraddizione di molti interventi dell’opposizione, che «ha mescolato surrettiziamente le società in house dei Comuni con le province, o il polo culturale di Nuoro con la spoliazione dell’autonomia; è tutto chiaro, abbiamo fatto è una legge coraggiosa magari non indolore perchè in effetti ci sono stati fra di noi diversi mal di pancia ma avevamo la responsabilità di fare una buona legge e questo compito lo abbiamo portato a termine». Auspichiamo piuttosto, ha proseguito, «percorsi davvero perequativi per fare in modo che i diversi territori della Sardegna da S.Teresa a Villacidro abbiano gli stessi diritti, che ancora purtroppo non hanno; nella fase applicativa, inoltre, porremo la massima attenzione per intervenire se e dove necessario, perchè vogliamo che la Sardegna che oggi vive una grande emergenza cambi rotta, a cominciare dalle zone interne».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha osservato che «la legge ha tradito nello stesso tempo speranze e potenzialità; il primo testo era breve e snello, con pochi emendamenti, orientato alla semplificazione ma poi la Giunta Pigliaru ha messo la sua firma e alla fine del 2015 ci si è trovati a discutere di un pasticcio, 76 articoli ed oltre 2000 emendamenti, un record nella storia del Consiglio regionale». Ne è venuto fuori «un mostro con una pluralità di enti, una riforma che nasce con la necessità di essere riformata, perché pur di scontentare la minoranza si sono scontentati territori e cittadini, con l’unica preoccupazione per far quadrare i conti interni alla coalizione». Quanto alla città metropolitana, Rubiu ha rilevato che «sono state ignorate le istanze di categorie, e di amministratori locali, che chiedevano o una città metropolitana unica oppure una a nord ed una sud; questa sarebbe stata una vera riforma a misura di Sardegna ma l’appartenenza politica ha prevalso per giochi di partito raddoppiando perfino i consiglieri della città metropolitana, fatto unico in Italia».

Il capogruppo di Sdl Roberto Desini ha respinto in apertura l’interpretazione della legge-minestrone, penso invece che «è stata una delle leggi più discusse della storia dell’autonomia e per certi aspetti può essere un merito, perché l’assessore non si è mai sottratto al confronto in nessuna parte dell’Isola, ma anche un demerito perché quando i tempi diventano troppo lunghi non sempre si arriva al risultato migliore». Si tratta di una riforma, ha aggiunto, «che interessa molto ai cittadini come dimostrato dalla partecipazione degli amministratori locali e di larga parte della società sarda, complessivamente ha un indirizzo positivo anche se migliorabile ma è importante intervenire quando sarà sperimentata sul campo». Desini ha poi rivendicato al suo gruppo la proposta della perequazione fra territori «perché, al di la delle sigle, è stato stabilito un principio che vale per tutti, un principio di solidarietà sociale che governerà la nostra azione futura».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver ricordato la ricorrenza del Giorno della Memoria, ha sottolineato che «si arriva alla riforma dopo una discussione molto lunga dentro e fuori il Consiglio regionale per disegnate un nuovo assetto istituzionale della nostra Regione, in coerenza con il programma elettorale presentato ai sardi, adempimento oltretutto necessario dopo il referendum per cui si sono spese molte parole a vuoto, spesso fuori luogo, ed anche per rispondere alle sfide che il futuro propone alla nostra Regione». Ci abbiamo messo tutto l’impegno per fare la migliore legge possibile, ha detto ancora Cocco, «e pensiamo di aver operato bene attivando un nuovo rapporto diretto fra Comuni e Regione e riconoscendo ruoli diversificati a diverse città ed aree dell’Isola, mentre l’opposizione a fronte di oltre 2600 emendamenti ha proposto solo la città metropolitana unica, una boiata che non esiste al mondo».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha osservato che «c’è molta confusione nel centro sinistra ed evidentemente Cocco deve sintonizzarsi col suo partito perchè quella della città metropolitana unica è proprio una idea di Soru; ma, a parte questo, il dato di fondo è che la coalizione sovranista e identitaria ci ha proposto un appiattimento colossale alla legge nazionale, altro che pensare come i sardi e fare le leggi per i sardi». Rivolto alla maggioranza, Pittalis l’ha accusata di una «operazione squallida che sarà criticata, giudicata e rispedita al mittente; il relatore Deriu ha riconosciuto il ruolo di opposizione ed il significato del conflitto positivo, ma questo non può far dimenticare il testo più volte riscritto e cancellato con il presidente dell’Anci Piersandro Scano che vi ha tolto dall’imbarazzo, forse non facendo l’interesse dei sindaci ma dando una stampella ad una maggioranza allo sbando mentre Pigliaru diceva: altrimenti andate a casa». Un clima, ha ricordato ancora Pittalis, «scandito anche da una serie di emendamenti non della Giunta ma della maggioranza, sconfessando platealmente la Giunta; perciò è chiaro che il confronto fra sordi lo ha voluto la maggioranza andata avanti con proposte sostitutive senza rendere parte al dibattito, consumando l’ennesima vergogna a danno dei sardi e dei territori ai quali si promette una perequazione senza risorse».

A nome della Giunta l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha sostenuto che la riforma «allinea la Sardegna al miglior riformismo regionale, tenendo presenti le indubbie criticità della legge Delrio ma anche della situazione di partenza che, non dimentichiamolo, era ed è quella di enti che non riescono a fronteggiare nemmeno l’ordinaria amministrazione». L’obiettivo strategico della legge, ha continuato Erriu, «non è tanto quello del risparmio ma di dare alla pubblica amministrazione efficacia, qualità, semplificazione ed accelerazione dell’azione amministrativa, tutti temi sui arriviamo molto tardi e rischiamo di pagarne i costi, essendo l’ultima Regione d’Italia che interviene sulla materia». Sono poi molto orgoglioso, ha detto ancora l’assessore, «di una riforma largamente discussa che ha coinvolto tutti in tutti i territori, come è e giusto, senza espropriare il Consiglio regionale, arrivando a scelte che sono state in qualche caso divergenti ma comunque si è arrivati ad una buona sintesi». In questa legge, ha concluso Erriu, «c’è una forte innovazione che migliora l’esistente, supera la frammentazione e l’incertezza normativa e rappresenta un solido punto di partenza, anche per il forte ruolo assegnato alla conferenza Regione enti locali e Consigli enti locali; nello stesso tempo si sono messi in sicurezza lavoratori con lo scopo di assicurare a tutti i sardi parità di servizi, con la consapevolezza che ci viene da una visione ottimista della realtà sarda».

Conclusi gli interventi dei capigruppo, il presidente Lai ha messo in votazione il testo dell’articolo 76 “Entrata in vigore”  che è stato approvato con 30 voti a favore e 16 contrari.

L’Aula è poi passata alla votazione finale della legge. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Salvatore Demontis (Pd) che ha difeso l’azione svolta all’interno della maggioranza a sostegno della rete metropolitana. « Non accetto che questa proposta venga svilita – ha detto Demontis – la Sardegna presenterà uno schema di decreto legislativo, se sarà accolto dal Governo il nostro diventerebbe un modello da seguire a livello nazionale: la rete metropolitana avrebbe la stesse funzioni della città metropolitana». Demontis ha poi chiarito che, anche in caso di mancato accoglimento delle proposte sarde da parte del Governo, la Regione garantirà risorse adeguate per assicurare la sostenibilità urbana».

Giudizio positivo anche da parte di Lorenzo Cozzolino (Pd), secondo il quale la legge “muterà profondamente il quadro normativo esistente”.

Cozzolino ha apprezzato il lavoro svolto dalla maggioranza che “non si è limitato a copiare la normativa nazionale ma ha proposto elementi innovativi”. Il consigliere del Partito Democratico ha infine difeso l’impianto della legge: «I comuni assumeranno una funzione vitale nell’assolvimento delle pubbliche funzioni, ci sarà una sinergia tra comuni, unioni e città metropolitana. Altro elemento innovativo – ha concluso Cozzolino – sono gli ambiti territoriali strategici. Se la riforma sarà attuata correttamente, consentirà di alzare la qualità dei servizi e ridurre gli sprechi».

Voto favorevole ha annunciato anche Rossella Pinna che ha definito la riforma «coraggiosa, credibile, concertata e condivisa dopo il nulla lasciato dai referendari che hanno ingannato i sardi senza avanzare proposte alternative».
Secondo Pinna la norma approvata è ambiziosa perché «guarda ai territori e tiene conto delle varie identità che sarebbe stato assurdo ricomprendere in un’unica città metropolitana come proponevano le opposizioni».

L’esponente della maggioranza ha poi concluso il suo intervento rivolgendo un ringraziamento all’assessore Erriu, al presidente della Commissione Autonomia Agus e al relatore di maggioranza Deriu: «Questa è una legge che guarda a una Sardegna unita, basata sulla cooperazione, rispettosa di tutti. Una norma che vuole combattere l’inefficienza e gli sprechi. Sarà una legge perfetta? Non lo sappiamo – ha concluso Pinna – di sicuro è la migliore legge possibile».

Piermario Manca (Partito dei Sardi) ha spiegato l’atteggiamento assunto dalla maggioranza durante il dibattito: «E’ vero che molti di noi sono stati silenti – ha detto Manca – ma lo hanno fatto per una ragione di tatticismo. Il dato di fatto è che questa autonomia non funziona, le zone interne si stanno depauperando. I consiglieri che provengono dai territori marginali hanno rinunciato a partecipare allo scontro tra Nord e Sud Sardegna. Non è vero che abbiamo premiato Cagliari, a questo si è posto rimedio con la perequazione, ma per la prima volta abbiamo rinunciato alla contrapposizione per chiedere pari diritti e solidarietà per le zone interne».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha difeso il ruolo svolto dalle opposizioni. Rivolto al consigliere Demontis ha detto: «Non è noi che deve convincere sulla bontà della sua proposta ma i suoi conterranei. Dovreste ringraziare l’opposizione che ha fatto da pungolo. Abbiate rispetto per il ruolo della minoranza».  

Gigi Ruggeri (Pd) ha invece definito “molto soddisfacente” il provvedimento e lamentato il modo con cui si è svolto il dibattito: «La riforma è stata caricata di significati che non aveva, come se fosse un lasciapassare per il paradiso o per l’inferno. Il dibattito – ha sottolineato Ruggeri – è stato involgarito da un approccio localistico. Queste sono leggi che guardano alla realtà, fotografano i bisogni e cercano di dare risposte. Un bisogno è rappresentato dalla città metropolitana, un altro dall’Unione dei Comuni. Il contributo delle opposizioni non è stato all’altezza dell’intelligenza di molti dei suoi componenti. La norma che ci accingiamo ad approvare è un punto di partenza, probabilmente dovrà essere sottoposta a manutenzioni ma dice che noi abbiamo inaugurato la stagione del fare».

Voto favorevole ha annunciato anche Antonio Gaia (Upc). «L’impalcatura è buona, ogni legge è perfettibile – ha esordito Gaia – anch’io mi sarei auspicato una maggiore condivisione però così non è stato. I problemi non sono di Nuoro, di Olbia, di Sassari o Oristano ma di tutti i sardi, se non riusciamo a svestirci della casacca territoriale non capiamo quale è il nostro ruolo all’interno di questa Assise».

Il consigliere dell’Unione Popolare Cristiana ha poi espresso apprezzamento per le unione dei comuni: «Consentiranno di risparmiare e di razionalizzare la gestione dei servizi ma soprattutto rappresenteranno l’antidoto allo spopolamento – ha concluso Gaia – se le idee convincono e trascinano solo i fatti possono dare concretezza alle idee».

Piero Comandini (Pd) ha ricordato il dramma dello spopolamento che colpisce molti comuni dell’Isola: «La Sardegna dell’interno si sta svuotando, 150 comuni hanno perso il 30 % dei loro abitanti negli ultimi anni. Lasciando le cose come erano non avremmo dato risposte e avviato il cambiamento».

Secondo Comandini, sarà compito del Consiglio perfezionare la legge: «Starà a noi arricchirla nei prossimi mesi e nei prossimi anni. I sardi non sono divisi ma ci chiedono di decidere per loro».

Marco Tedde (Forza Italia) ha lodato “l’equilibrio e la pacatezza” dell’assessore Erriu ma espresso dubbi sul fatto che la riforma degli enti locali rispetti i dettami della legge Delrio.  Forti critiche invece nei confronti dei consiglieri del sassarese che in aula non hanno messo in pratica ciò che hanno detto nei loro territori.

Walter Piscedda (Pd) ha rivolto un ringraziamento a tutto il Consiglio per il lavoro svolto e mostrato apprezzamento per i contributi arrivati da fuori, a partire dall’Anci e dai singoli sindaci. «Abbiamo fatto un buon lavoro, lungo e meditato – ha concluso Piscedda – ho imparato molto dal dibattito, la politica è stata alta e positiva».

Giuseppe Meloni (Pd) ha confermato in aula le perplessità mostrata da subito nei confronti della legge di riforma annunciando, unico caso tra i consiglieri di maggioranza,  il suo voto contrario. «Sono stato critico dall’inizio – ha spiegato Meloni – ho tentato di dare un apporto in commissione e in Aula, ma è rimasta la mia contrarietà di fondo».

IL consigliere gallurese ha contestato le modifiche apportate dalla Commissione al disegno di legge varato dalla Giunta: «In origine erano previste le unioni dei comuni di area metropolitana che prevedevano un buon trattamento per chi stava nelle zone servite da porti e aeroporti. La norma è poi sparita, in commissione il Nord Sardegna è stato tagliato fuori. Assurdo inoltre che la Gallura torni sotto Sassari».

Luigi Lotto (Pd) ha invece lodato l’operato della Giunta: «Bisogna dare merito all’assessore Erriu per il confronto ampio avuto con la maggioranza e con i territori, i sindaci e l’Anci – ha detto Lotto – lo stesso confronto purtroppo non c’è stato in Consiglio tra maggioranza e opposizione, nemmeno dopo che la minoranza ha ottenuto il rinvio della legge in Commissione. A me questo dispiace».

Secondo l’esponente del Pd, il testo finale è diverso da quello iniziale: «Ciò  dimostra che la maggioranza non era al guinzaglio di nessuno. L’impianto della norma è buono, gli ambiti strategici territoriali sono la chiave di volta per la gestione equilibrata dei finanziamenti. Le città medie e le reti metropolitane sono le risposte ai singoli territori».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha denunciato che nella legge permangono “iniquità, ingiustizie e il tradimento verso i territori”. «E’ una riforma che guarda al passato – ha spiegato l’esponente della minoranza – ed è una legge che fallisce e che troverà difficoltà nella sua applicazione». Il consigliere dei Riformatori ha quindi conluso preannunciando voto contrario al provvedimento.

Stefano Tunis (Fi) ha ribattuto alle dichiarazioni fatte dal consigliere del Pd, Luigi Lotto: «Una legge è per definizione generale e astratta mentre voi confermate di aver voluto spendere una parola per tutti i territori e così facendo avete scritto il necrologio delle autonomie locali piuttosto che una legge che soddisfi tutti». L’esponente della minoranza ha preannunciato voto contrario ed ha difeso la proposta di istituire la città metropolitana per tutto il territorio della Sardegna: avrebbe consentito la reale soppressione delle province e non avrebbe costretto i Comuni ad aderire all’unione dei comuni.

Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd), ha preannunciato voto favorevole: «E’un’ottima legge e  ringrazio l’assessore, il relatore e la commissione per il lavoro svolto». «La legge è partita male – ha ammesso l’esponente della maggioranza – con un dibattito incentrato sulla contrapposizione tra Cagliari e Sassari, ma poi si è riconosciuto che la prima è riconosciuta da una norma nazionale e che sarà un’opportunità per tutta la Sardegna». «Non ringrazio la minoranza – ha concluso Antonio Solinas- perché poteva fare di più e doveva lasciar perdere la facile propaganda».

Mario Floris (Misto-Uds), ha sottolineato come nelle dichiarazioni di voto fatte dai consiglieri della maggioranza emergano preoccupazione ed anche “una certa scontentezza perché questa legge poteva essere fatta in maniera diversa”. L’esponente della minoranza ha concluso preannunciando voto contrario.

Alessandro Collu (Pd ma gruppo Soberania e Indipendentzia) ha preannunciato il voto a favore ed ha dichiarato, rivolgendosi al capogruppo di Fi, Pietro  Pittalis: «dai banchi della maggioranza siamo intervenuti poco ma abbiamo ascoltato tanto». Il consigliere del centrosinistra ha quindi ringraziato relatore, assessore e commissione “per la sintesi fatta, tale da consentire l’approvazione della migliore legge tra quelle possibili in materia di riordino degli Enti Locali”.

Alberto Randazzo (Fi) ha preannunciato voto contrario («mi sorprende che la maggioranza definisca questa legge migliorabile dopo che è stata votata solo da consiglieri della maggioranza») ed ha denunciato l’inapplicabilità dei collegi per l’elezione della Camera dei deputati alla Sardegna, dopo l’approvazione della legge sugli Enti locali.

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), ha preannunciato voto a favore ed ha definito “normali e legittime” le contrapposizioni su un tema “così difficile e delicato oggetto da anni del confronto politico e istituzionale”.  L’esponente del Pd ha ricordato la “positiva sintesi” fatta dalla maggioranza ed ha sottolineato come il provvedimento finale “migliori la proposta originaria dell’esecutivo”. Gavino Manca ha concluso chiedendo l’impegno della Giunta perché “dopo la concentrazione di poteri che si registra su Cagliari si proceda con un reale riequilibrio tra i diversi territori della Sardegna”.

Il capogruppo di Popolari e socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha dichiarato voto favorevole ed ha citato un vecchio detto popolare in gallurese: “in caminu s’acconcia lu barriu”. «Sottolineo cioè – ha dichiarato il consigliere della maggioranza – che anche questa legge è perfettibile così come è chiaro serve una perequazione da parte della Regione per quei territori come la Gallura a cui tanto è stato negato».

Christian Solinas (Psd’Az) ha espresso “vicinanza al travaglio politico del collega Meloni (Pd) perché è per larga parte il nostro travaglio”. «Noi sardisti – ha aggiunto l’esponente della minoranza – proviamo dispiacere vedere che una riforma così importante è votata solo dalla maggioranza numerica, e nemmeno tutta, del parlamento dei sardiۜ». Christian Solinas ha ricordato le proposte di modifica avanzate ed ha così motivato il voto contrario al provvedimento: non ci sono le condizioni per mutare giudizio negativo espresso inizialmente.

Il capogruppo di Sovranita, democrazia e lavoro, Roberto Desini, ha polemizzato con il suo collega Marco Tedde (Fi) ed ha ribadito soddisfazione politica per l’approvazione dell’articolo 8 della legga laddove si riconosce a Sassari la rete metropolitana e che impegna la Regione nella perequazione. Il consigliere della maggioranza ha quindi preannunciato voto a favore ed ha ammesso: sono partito da una posizione personale differente, dichiarando che non avrei votato una legge dove si istituiva la sola città metropolitana di Cagliari ma dopo il via libera alla rete metropolitana di Sassari ho cambiato idea.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu (Udc), ha preannunciato voto contrario ed ha rivolto le congratulazione al collega Meloni (Pd): «Ha dimostrato di avere coraggio e di essere fuori dallo schema dei partiti». Rivolgendosi al consigliere Lotto (Pd) che aveva definito ridicola la proposta di istituire la città metropolitana per tutta l’Isola, Rubiu ha dichiarato: vada a spiegarlo alla vicepresidente del Pd, Serracchiani che ha fatto della sua regione un’unica città metropolitana.

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha preannunciato voto contrario ed ha affermato che “in questa legge c’è un pensiero debolissimo verso gli Enti Locali della Sardegna”. «Avete i numeri per approvare questo provvedimento – ha proseguito l’esponente della minoranza – ed assumetevi dunque tutte le responsabilità ma smettetela di fare l’opposizione nei vostri territori e la maggioranza in quest’Aula». Pittalis ha definito la riforma «un attentato vero al sistema dei Comuni, relegati a enti di quinto livello, rispetto ad una Regione che più centralista di così si muore».

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai (Sel), non essendoci altri iscritti a parlare a posto in testo della legge che è approvato con 29 favorevoli e 17 contrari ed ha quindi dichiarato conclusi i lavori dell’Aula, annunciando la convocazione del Consiglio per lunedì 1 febbraio 2016, alle 16.00, in seduta statutaria.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

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Aeroporto Elmas 1 copia

«L’Enac guarda con favore ad una rete unica degli aeroporti sardi sia perché nel settore è sempre più decisivo disporre di una massa critica per stare sul mercato sia perché l’aeroporto rappresenta una delle infrastrutture più importanti del territorio al servizio del turismo.»

Lo ha dichiarato il  nel corso di una audizione davanti alla quarta commissione (Governo del territorio-Trasporti) presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd).

Nel suo intervento, Di Giugno ha fatto riferimento fra l’altro alle più significative esperienze nazionali in cui la rete unica è stata costituita, la Puglia e la Toscana. «In queste due realtà – ha sostenuto – sono stati ottenuti risultati molto interessanti, più crescita del sistema secondo le precise vocazioni dei diversi scali, miglioramento dell’efficienza della gestione, ricadute economiche ed occupazionali positive sul territorio».

Soffermandosi poi sulla situazione dei principali aeroporti sardi cominciando da Alghero, che attualmente presenta la situazione più difficile, il direttore dell’Enac ha affermato che «l’Ente osserva gli sviluppi della vicenda dall’esterno ma con preoccupazione, perché il problema è quello della ricostituzione del capitale minimo richiesto per la società di gestione sia dal codice civile che dalla normativa che disciplina le società titolari di concessione aeroportuali; ovviamente non entriamo nel merito delle modalità di ricapitalizazione che può essere anche una parte del processo di privatizzazione, ribadiamo però che è necessaria altrimenti ci si avvia su una strada che non è quella della fine dell’aeroporto ma quella del fallimento della società».

Per quanto riguarda lo scalo di Cagliari-Elmas Di Giugno ha osservato che «risultati economici e bilanci sono molto positivi ma resta aperto il piano di sviluppo della struttura che, essendo dimensionato su un arco di tempo fino al 2013, rischia di essere vecchio prima della sua realizzazione». Ricostruendo i complessi rapporti con Regione e Comune di Elmas, Di Giungo ha ribadito la validità della proposta Enac per l’ampliamento dell’aeroporto: «Abbiamo ridotto le superfici interessate dall’intervento fermo restando che per noi sono essenziali servizi e parcheggi e non nuove cubature e, soprattutto, la disponibilità di aree di rispetto sufficienti per operare in regime di sicurezza; rispetto all’ipotesi di espropriare un’area di 150.000 metri quadri abbiamo proposto al Comune di Elmas di realizzare un parco pubblico ma, nell’ultima conferenza di servizi abbiamo avuto un parere favorevole dell’assessorato dei Trasporti ed uno interlocutorio di quello dell’Urbanistica». «Auspichiamo una decisione – ha concluso – perché se si dovesse prolungare la situazione di stallo alla fine deciderà la presidenza del Consiglio dei ministri, un’ipotesi che non credo interessi alla Regione Sardegna».

Lo scalo di Olbia-Costa Smeralda, infine, è per il direttore dell’Enac «l’esempio di una gestione efficiente capace di produrre utili interessanti anche in un contesto oggettivamente condizionato dalla stagionalità». L’allungamento della pista, ha aggiunto, è il principale obiettivo del piano di sviluppo ed entro breve tempo dovrebbe essere completata la prima fase dell’intervento, cioè il by pass della strada 125, resta il problema dell’allungamento della pista per consentire l’atterraggio di aeromobili di grandi dimensioni che, attualmente, sono soggetti a prescrizioni ed autorizzazioni specifiche che richiedono tempo e causano disagio ai passeggeri”.

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri Salvatore Demontis e Giuseppe Meloni (Pd), Antonello Peru di Forza Italia, il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta e dei Riformatori sardi Attilio Dedoni.

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Donatella Spano 6

L’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, ieri ha riferito in IV commissione sulle bonifiche e sulle problematiche dei parchi nazionali.

«In materia di bonifiche il principio-guida della Regione – ha detto Donatella Spano – è chi inquina paga ma, subito dopo, il nostro primo impegno è sulla semplificazione delle procedure, la certezza dei tempi, la qualità dei progetti.»

Lo ha dichiarato l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano in una audizione davanti alla quarta commissione (Governo del territorio) presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd) in cui sono stati affrontati i problemi dei siti di interesse nazionale di Porto Torres e La Maddalena.

Per quanto riguarda Porto Torres, l’assessore Spano ha ricordato che, dopo un vecchio progetto del 2011 poi accantonato, «la Syndial (gruppo Eni) si è impegnata a ripresentare un nuovo programma esecutivo entro il prossimo 16 novembre, da sottoporre ad una conferenza di servizi; il piano, che recepisce una serie di osservazioni formulate anche dalla Regione, prevede un investimento che dai 60 milioni iniziali è passato ad oltre 80, la creazione di una piattaforma per il trattamento dei materiali ed la collocazione dei residui in discarica».

Su La Maddalena, nell’area dell’ex arsenale, la Spano ha ribadito che sono disponibili risorse per oltre 15 milioni di euro che si potranno iniziare a spendere quando il Comune riceverà la conferma, già annunciata dal ministero dell’Ambiente, dello stralcio dei fondi dal patto di stabilità. «Entro il 9 dicembre sarà presentato il progetto definitivo in conferenza di servizi. Il completamento delle bonifiche a La Maddalena – ha aggiunto l’assessore – è la condizione per poter sostenere la candidatura di La Maddalena al prossimo G7; noi ci crediamo e per questo vogliamo avere tutte le carte in regola».

La commissione ha poi affrontato il problema dei due parchi nazionali della Sardegna, La Maddalena e l’Asinara.

L’assessore dell’Ambiente, partendo dal parco di La Maddalena, ha affermato che, ferma restando la dimensione nazionale che fra l’altro assicura un flusso costante di risorse, «la Regione intende svolgere un ruolo particolarmente incisivo nella governance, per creare le condizioni per realizzare progetti di sviluppo sostenibile che siano percepiti positivamente dalla comunità». Finora, ha proseguito, questi obiettivi non sono stati raggiunti: «Il principale strumento di programmazione dell’attività, il Piano del parco, è stato deliberato alla fine di ottobre, comunque con un forte ritardo, ma ancora non è stato inviato alla Regione». «C’erano inoltre – ha aggiunto l’assessore dell’Ambiente – alcuni problemi interni agli organi di governo del parco che, grazie anche alla nostra mediazione, sono stati appianati». «In un recente incontro col ministero dell’Ambiente – ha precisato – abbiamo approfondito queste questioni anche a proposito dell’isola di Budelli dove, comunque, la tutela non è in discussione; abbiamo però ottenuto che, per il futuro, gli incontri istituzionali legati al parco si tengano in Sardegna con la nostra partecipazione».

«In definitiva – ha concluso la Spano – intendiamo attenerci anche per ciò che concerne i parchi nazionali al principio di leale collaborazione con lo Stato, dando però più valore alla presenza ed al ruolo della Regione, nell’interesse delle comunità interessate e di tutta la Sardegna».

Nel dibattito successivo hanno preso la parola i consiglieri regionali Pierfranco Zanchetta (Cps), Salvatore Demontis e Giuseppe Meloni (Pd), Antonello Peru e Giuseppe Fasolino (Forza Italia). Tutti, con accenti diversi, hanno auspicato un ruolo più attivo della Regione, sottolineando che sia presso l’opinione pubblica delle comunità che presso le amministrazioni locali che ospitano i parchi, non si è ancora radicato un senso di appartenenza e prevale, purtroppo, un atteggiamento di distacco rispetto alle potenzialità positive che gli stessi parchi possono esprimere.