25 April, 2024
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Una nuova legge per lo spettacolo e un emendamento alla legge di stabilità 2017 per incrementare di almeno 500mila euro gli stanziamenti a valere sul capitolo della legge 1 del 22 gennaio 1990, articolo 56 – Contributi per attività di spettacolo – aumentandolo così fino a otto milioni di euro. È questo l’impegno assunto dal presidente della commissione, Gavino Manca, al termine del ciclo di audizioni con le organizzazioni dello spettacolo che sono state ricevute dal parlamentino della Cultura in due sedute separate a causa delle divergenze interne al comparto, sui criteri introdotti dall’articolo 9 comma 3 della legge di stabilità dello scorso anno (legge n. 5 dell’11 aprile 2016) per la ripartizione delle risorse aggiuntive del 2016 (un milione di euro).

In sede di approvazione della manovra 2016, l’Aula ha dato il via libera ad un emendamento che ha ammesso alla ripartizione del milione di euro aggiuntivo ai 6.500.000 euro di stanziamento del capitolo per l’articolo 56 LR 1/90, soltanto le organizzazioni dello spettacolo che, nell’ultimo triennio, hanno subito una riduzione dei contributi superiore al 40 per cento. Le associazioni beneficiare sono state 69 e quelle escluse 28.

Le prime, rappresentate da Assoartisti (Vincenzo De Rosa e Ilaria Zedda), Cosass (Giulio Landis) e Le compagnie del cocomero (Monica Pistidda) hanno formulato auspici perché sia mantenuta tale misura di salvaguardia mentre gli organismi professionali dello spettacolo rappresentati in commissione da Massimo Palmas (Festival internazionale jazz in Sardegna), Barbara Vargiu (Le ragazze terribili), Stefano Mancini (Cooperativa teatro e\o musica) e Giuseppe Giordano (Associazione l’intermezzo) hanno denunciato l’ingiustificata penalizzazione, lamentando difficoltà tali da spiegare i licenziamenti nel frattempo intervenuti.

Sulla base di tali considerazioni il presidente della commissione, Gavino Manca, ha rivolto un appello perché cessino le contrapposizioni tra le diverse organizzazioni e si è detto disponibile per ricercare forme di intesa e collaborazione al fine di rafforzare la richiesta di nuove risorse e soprattutto per favorire confronto e dialogo in vista della elaborazione della nuova legge dello spettacolo che entrerà nell’agenda dei lavori della commissione Cultura all’indomani dell’approvazione della legge di stabilità 2017, il cui esame inizia in Aula il prossimo mercoledì.

Cosass, Assoartisti, Compagnie del cocomero e gli organismi professionali dello spettacolo hanno concordato, invece, sulla inopportunità che i termini per la presentazione della domanda di contributo ai sensi dell’articolo 56 della LR. 1/90 siano fissati con decreto dall’assessore competente (così come previsto da una modifica introdotta nella proposta di legge di stabilità 2017 approvata nella commissione Bilancio) e continuino, dunque, ad essere stabiliti in legge.

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Teatro Lirico di Cagliari 9

Si sono svolte oggi nella commissione Cultura le audizioni dei rappresentanti di “Assoartisti” e “Cosas” sul tema delle normative che regolano il settore dello spettacolo.

Gianluca Medas e Monica Pistidda (Cosas) con Vincenzo Derosa e Ilaria Zedda (Assocartisti) hanno preliminarmente portato all’attenzione del parlamentino presieduto da Gavino Manca (Pd) le risultanze dell’incontro tenutosi a San Sperate lo scorso 24 giugno che ha visto la partecipazione di tutte le associazioni e delle cooperative che rappresentano gli operatori del teatro e della musica. La principale richiesta che Cosas e Assoartisti hanno avanzato alla commissione («con spirito collaborativo e senza alcun accento conflittuale») riguarda l’annullamento della cosiddetta “delibera Milia” (n. 3/18 del 22.01.2013), in particolare per quanto attiene le premialità ed il conseguente ripristino dei parametri in vigore fino al 2012. «Sono circa ottanta – ha detto Gianluca Medas – le strutture e le organizzazioni che sono state messe in ginocchio nell’intera Isola dal meccanismo di assegnazione della quota di premialità adottato dal 2013».

Ulteriori proposte riguardano l’introduzione di regole che garantiscano “la proporzionalità tra contributo regionale e requisiti” («non è ammissibile che si richiedano i medesimi requisiti a chi percepisce un piccolo contributo e a chi vanta contribuzioni che superano i centomila euro»); la suddivisione dei settori di intervento regionale in: produzione teatro, produzione danza, produzione musica, distribuzione e organizzazione eventi; l’ammissibilità tra le spese utili alla rendicontazione degli spettacoli rappresentati su tutto il territorio nazionale e internazionale con la condizione che quelli realizzati e distribuiti nel territorio sardo debbano essere in misura prevalente; l’obbligo di inserimento, tra gli spettacoli organizzati da circuiti regionali e provinciali, della misura del trenta per cento di spettacoli prodotti da compagnie sarde; l’eliminazione del calcolo della media contributiva per l’individuazione del contributo regionale.

A conclusione dell’audizione dei rappresentanti di Cosas e Assoartisti, sono intervenuti nella Seconda commissione i vertici regionali dell’associazione generale cooperative italiane (Agci) sul tema delle gestioni dei beni culturali in Sardegna.

Beni culturali, bibliotecari, museali, archivistici e archeologici 

Sergio Cardia (presidente Agci) ha rappresentato le difficoltà cui vanno incontro le circa 40 realtà (per lo più cooperative) impegnate nella gestione dei beni culturali in circa 35 centri dell’Isola («Il sistema è ormai allo sfascio ed è sempre più a rischio il futuro lavorativo di circa 850 addetti»). A giudizio di Cardia il comparto soffre di una “doppia situazione di precarietà”. «La prima – ha spiegato il presidente dell’Agci – riguarda l’incertezza nella proroga delle gestioni che scadranno entro il prossimo dicembre e l’altra attiene il regime di precarietà in cui operano i lavoratori».

Sergio Cardia ha ricordato come la copertura da parte della Regione dell’85% del solo costo del lavoro, rispetto al 90% del 2016, insieme con  l’assenza di corresponsioni per le spese per infrastrutture e per quelle generali, unitamente all’impossibilità dei Comuni di contribuire ai costi delle gestioni dei beni ricadenti nei territori di competenza, di fatto ha prodotto «una situazione non più sostenibile per gli operatori e per le coop».

Sollecitato anche dalle richieste di chiarimento avanzate dai consiglieri di Forza Italia, Stefano Tunis e Ignazio Locci, il presidente dell’Agci ha preannunciato la trasmissione di un’ulteriore e più dettagliata documentazione ed ha ribadito per con forza «l’urgenza di interventi da parte della Regione nonché di nuove norme che diano stabilità al comparto delle gestioni dei beni culturali».

Il presidente della commissione, Gavino Manca, nel suo breve intervento di conclusione dei lavori, ha ricordato la complessità del tema delle gestioni dei beni culturali, archeologici e museali in Sardegna ed ha preannunciato un’altra serie di audizioni in vista dell’adozione di provvedimenti tali «da saper fare fronte all’emergenza rappresentata dalle cosiddette proroghe ma soprattutto per tracciare le linee di una riforma strutturale dell’intero comparto».