28 March, 2024
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Il tema dell’insularità e degli svantaggi che frenano lo sviluppo economico e sociale della Sardegna non abbandona l’azione politica dei Riformatori sardi. Il gruppo consiliare ha presentato questa mattina una nuova iniziativa finalizzata al superamento del gap infrastrutturale con le regioni più ricche della penisola. L’attenzione, questa volta, si concentra sul digital divide, il divario digitale che in Sardegna è più sentito che altrove e rappresenta un punto fondamentale della battaglia sull’insularità.

«Non è solo una questione tecnica – ha spiegato il consigliere regionale Michele Cossa – la Sardegna è nel gradino più basso della scala nazionale dell’infrastrutturazione digitale, condizione indispensabile per lo sviluppo economico e sociale dei territori. Per questo abbiamo presentato una mozione urgente in Consiglio che chiede un intervento della Giunta per consentire alla Sardegna di allinearsi alle regioni più avanzate d’Europa. Negli anni scorsi sono stati spesi 140 milioni di euro per la posa e il collaudo della fibra ottica. Ora si tratta di attivarla e di renderla fruibile soprattutto nelle aree più marginali dell’Isola. In Sardegna ben 310 comuni su 377 sono inseriti in ultima fascia tra le zone individuate dal Mise come più appetibili per i mercati.»

Concetto condiviso dal coordinatore dei Riformatori di Cagliari Giacomo Fantola: «Una buona infrastrutturazione digitale è un ottimo strumento per combattere il fenomeno dello spopolamento delle zone interne il digital divide è strettamente connesso ai diritti civili e di cittadinanza».

La mozione depositata in Consiglio regionale segue una proposta di legge per il rilancio delle zone interne presentata nei giorni scorsi dal Gruppo dei Riformatori sardi: «E’ un documento strettamente collegato a quella iniziativa e al tema dell’insularità – ha detto il coordinatore regionale Aldo Salaris – questa  battaglia fondamentale per la Sardegna deve partire dalle amministrazioni locali. Se si vince, saranno soprattutto i piccoli centri a trarne beneficio con un taglio ai costi dei trasporti e dell’energia. Per questo, nelle prossime settimane, partirà una campagna di sensibilizzazione rivolta a tutti i piccoli centri dell’Isola».

Una sollecitazione alla Giunta regionale per ottenere da Telecom “l’illuminazione” della fibra ottica è arrivata anche dal vicesindaco di Armungia, Antonio Quarto: «Nel mio comune e in tutti i paesi del Gerrei è stata posata la fibra ma ancora non è stata attivata. Questa infrastruttura è importantissima per il futuro dei nostri paesi. Serve un’azione decisa della Giunta nei confronti di Telecom che, come tutte le aziende, rivolge le sue attenzioni verso le aree più popolate».

«La banda larga consentirebbe inoltre di vigilare sul territorio e di rafforzare la sicurezza – ha aggiunto il vicepresidente del Consiglio regionale Giovanni Antonio Satta – gli attentati agli amministratori locali hanno subito un’escalation preoccupante negli ultimi mesi. Il sistema di sorveglianza con la fibra ottica avrebbe un impatto molto positivo. Stessa cosa per la prevenzione degli incendi nelle zone agricole.».

Sulle ricadute economiche e sociali del divario digitale si sono, infine, concentrati gli interventi del coordinatore del Comitato per l’Insularità Matteo Rocca e dell’imprenditrice Marina Adamo.

«La mozione rafforza la nostra proposta di legge contro lo spopolamento – ha detto Matteo Rocca – “il digital divide” accentua le diseguaglianze sociali e frena lo sviluppo delle aree più deboli. Se vogliamo una Sardegna più attrattiva per i mercati occorre superare il gap infrastrutturale.»

«La Sardegna punta a diventare una regione smart ma per far questo servono passi concreti – ha affermato Marina Adamo – occorre impostare un nuovo paradigma di sviluppo legato all’innovazione tecnologica e mettere le imprese nelle condizioni di offrire servizi digitali ai cittadini. Solo così si può favorire la crescita e creare occupazione.»

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I 24 candidati dei Riformatori sardi che sostengono la candidatura a sindaco di Iglesias di Valentina Pistis.

Marina Adamo (1972)

Gian Marco Cannas (1969)

Milena Carboni (1961)

Luisella Corda (1963)

Arianna Maria Cortese (1964)

Daniele Cuccu (1984)

Stefano Errico (1974)

Roberto Carlo Frongia (1960)

Cinzia Fulgheri (1973)

Emilio Furia (1965)

Anna Maria Lusci (1967)

Ivan Medda (1988)

Franco Meloni (1957)

Marco Oi (1961)

Oxana Tchepel (1968)

Anna Rita Pani (1954)

Valerio Podda (1967)

Vincenzo Romano (1975)

Antonio Saiu (1949)

Elena Secci (1981)

Manuela Sedda (1976)

Elinor Suella (1974)

Daniela Vargiu (1970)

Irene Zecchini (1968).

 

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Cambiano i vertici dei Riformatori sardi: Pietrino Fois (ex assessore regionale dei Lavori pubblici ed ex consigliere regionale) è il nuovo coordinatore regionale, Roberto Frongia (ex assessore regionale del Turismo, artigianato e commercio) è il nuovo presidente. Sono stati eletti all’unanimità lo scorso 14 luglio dal coordinamento regionale, riunito ad Oristano, alla presenza dei consiglieri regionali Attilio Dedoni, Michele Cossa e Luigi Crisponi e del deputato Pierpaolo Vargiu. Il coordinamento ha ringraziato Michele Cossa per il lavoro svolto alla guida dei Riformatori sardi negli ultimi dieci anni. Un lungo periodo in cui il partito, fondato da Massimo Fantola un quarto di secolo fa, ha raggiunto importanti risultati, tra i quali i dieci referendum di semplificazione burocratica e anti sprechi, votati dai sardi nel 2012. 

Il partito si riorganizza e si rinnova anche partendo da un ufficio di staff composto da giovani che affiancheranno il coordinatore: Marina Adamo, Carla Poddana, Lucia Tidu, Antonio Scampuddu.

coordinamento riformatori

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Roberto Frongia copiaFrongia_Fois Pietrino_Fois

“La burocrazia del sistema creditizio, in molti casi ottusa quanto quella della pubblica amministrazione, rappresenta un grave danno per le imprese e l’economia della Sardegna.”
Lo ha denunciato il consigliere regionale dei Riformatori sardi Michele Cossa che, assieme a Roberto Frongia e Marina Adamo del Centro studi del partito, ha presentato, fra l’altro, alcuni dati relativi ai bandi Pia avviati dalla Regione nel 2008, per i quali la stragrande maggioranza delle imprese (complessivamente 293 in nei settori industriale, turistico, artigiano e dei servizi) non ha ancora ricevuto i contributi assegnati.
«Assistiamo poi a situazioni paradossali – ha aggiunto Cossa – come quella del microcredito, strumento che in passato ha avuto un grande successo, in cui la Sfirs chiede sia la domanda on-line che quella cartacea, con una inutile perdita di tempo ed un corto circuito che alimenta errori formali da cui deriva un numero troppo elevato di domande respinte; su questo ad altri problemi analoghi presenteremo al più presto una interrogazione.»
L’avvocato Roberto Frongia ha parlato di tante «storie di ordinaria follia burocratica e bancaria che, sulla gestione delle leggi di incentivazione, hanno coinvolto il 50% delle imprese sarde interessate, trasformando gli incentivi al sistema economico nel loro esatto contrario: un collo di bottiglia che nei casi più estremi può addirittura portare le aziende alla chiusura.»
Roberto Frongia ha quindi auspicato “regole più chiare e semplici e tempi più veloci”, assicurando su questo argomento il massimo impegno istituzionale dei Riformatori sardi.
Marina Adamo si è poi soffermata in modo particolare sulle vicende che anno accompagnato i Pia (Piani integrati d’area) del 2008.
«Le aziende – ha ricordato – hanno fatto la loro parte, predisponendo i progetti, presentando la documentazione ed investendo le loro risorse, spesso ottenute attraverso il ricorso alle fidejussioni (prestate sempre dal sistema creditizio) ma il risultato finale è che, a così tanto tempo di stanza senza ricevere i contributi assegnati, molte imprese hanno chiuso ed altre hanno di gran lunga peggiorato la loro posizione economica a causa della loro esposizione presso le banche». «La colpa di tutto questo – ha aggiunto – è certamente della burocrazia del mondo bancario ma, in parte, anche della Regione che non ha valutato correttamente il timing delle procedure; è poi singolare che non siano previste penali per la banca come soggetto attuatore dell’investimento, per una serie di comportamenti anomali che vanno dalla richiesta continua di documenti alla sostituzione dei responsabili del procedimento e perfino alla mancata risposta a domande degli imprenditori formulate attraverso la posta elettronica certificata».
«Insomma – ha concluso la Adamo – i Pia sembravano bellissimi e coerenti con le finalità della Regione di sostenere il sistema produttivo e migliorarne la competitività, ma si sono trasformati in un girone infernale».