28 March, 2024
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Consiglio regionale 38 copia

I lavori del Consiglio regionale, questo pomeriggio si sono aperti sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau e poi del vicepresidente Eugenio Lai. L’Aula ha proseguito il voto sugli emendamenti all’articolo 1 del disegno di legge all’assestamento alla manovra. 

Molti emendamenti sono stati ritirati, durante la seduta, dal capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, che ha detto che gli emendamenti erano stati presentati anche per mettere in evidenza la debolezza di questo assestamento. «Per dare un ulteriore segnale di apertura –  ha detto – abbiamo deciso di ritirare gli emendamenti dal 1.088 al 900.»

Molti gli emendamenti ritirati anche dai Riformatori sardi. «Per accelerare i tempi – ha detto Michele Cossa – ritiriamo la maggior parte dei nostri emendamenti. E’ urgente affrontare subito, dopo l’approvazione di questo assestamento, la questione del conflitto Stato-Regione che inevitabilmente si apre dopo le dichiarazioni di questo pomeriggio di Matteo Renzi. I tagli nei confronti delle Regioni annunciate su twitter dal Premier hanno, infatti, suscitato un’immediata reazione da parte dei consiglieri regionali.» Sull’argomento sono intervenuti Cappellacci (Forza Italia Sardegna), Cossa (Riformatori Sardi), Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna), Attilio Dedoni (Riformatori Sardi), Oscar Cherchi (Forza Italia Sardegna), Paolo Truzzu (Sardegna), Giuseppe Fasolino (Forza Italia Sardegna), Marco Tedde (Forza Italia Sardegna), Luigi Crisponi (Riformatori sardi). Christian Solinas (Psd’az) ha chiesto che alla fine della seduta il Consiglio si esprima con un ordine del giorno unitario per rafforzare l’azione che la Giunta regionale deve intraprendere per contrastare immediatamente l’azione del governo Renzi. I consiglieri Modesto Fenu (Sardegna) e Pietro Cocco (Pd) hanno condiviso la  proposta di Christian  Solinas.

 L’Aula ha poi approvato l’emendamento 9 su cui c’era il parere favorevole della commissione. Questo emendamento  consente di non definanziare le opere pubbliche programmate negli esercizi precedenti per i mancati pareri, autorizzazioni o nulla osta di competenza delle amministrazioni locali, a condizione che la procedura di gara venga indetta entro il 31 dicembre 2014 e il contratto d’appalto sia stipulato entro i sei mesi successivi.

Approvato anche l’emendamento 2. Questo emendamento  porta da 160.000 e 320.000 euro la dotazione finanziaria per il funzionamento e l’organizzazione delle sezioni sarde dell’Unione italiana ciechi.

Approvato anche il testo dell’articolo 1 (presenti 53, sì 31, no 22).

Per dichiarazione di voto sul testo dell’articolo 1 sono intervenuti: Alessandra Zedda (Forza Italia Sardegna) e Attilio Dedoni (Riformatori sardi). Approvato anche l’emendamento 5 che abroga le disposizioni della legge regionale n. 1 del 2009 che prevedevano l’esenzione Irap per le associazioni di promozione sociale.

Approvato anche l’emendamento 6 che introduce un comma aggiuntivo che autorizza la Regione a rinunciare al recupero del credito d’imposta indebitamente utilizzato dalle piccole imprese quando l’importo non sia superiore ai 500 euro (le spese legali e gli oneri di legge supererebbero di gran lunga l’importo delle somme eventualmente recuperate).

L’emendamento 7 è stato momentaneamente sospeso per permettere alla minoranza di esaminare l’emendamento all’emendamento n. 1.212 presentato dalla Giunta.

Sull’emendamento 1, che consente alla Regione di stipulare convenzioni con l’Ente Concerti “Marialisa de Carolis” di Sassari anche in carenza del documento di programmazione previsto dalla legge regionale, è stato richiesto il voto segreto. L’emendamento 1 è stato bocciato (presenti 55, si 26 no 28)

Sull’emendamento la commissione aveva dato parere favorevole.

Ampio il dibattito sull’emendamento 137 (abolizione del Consiglio regionale dell’Economia e del lavoro). Numerosi gli interventi della minoranza che è compatta e vuole approvare  l’emendamento presentato dalla consigliera Alessandra Zedda. Pietro Cocco (Pd) ha però detto che l’abolizione del Consiglio regionale dell’economia e del lavoro  non è una prova muscolare. «Siamo a favore della sua abolizione – ha detto – ma non lo faremo con un emendamento ma nell’ambito di una riforma generale.» Dopo numerosi interventi Pietro Pittalis (Forza Italia Sardegna)  ha preannunciato la presentazione di un ordine del giorno che prevede che il Consiglio non proceda alla nomina dei nuovi rappresentanti del Consiglio regionale dell’Economia e del lavoro. Con questa premessa ha ritirato l’emendamento.

Due emendamenti orali aggiuntivi all’art. 1 sono stati proposti dai consiglieri Pier Mario Manca (partito dei Sardi) e Emilio Usula (capogruppo di Soberania e Indipendentzia). Il primo proponeva di utilizzare le risorse a disposizione dell’Agenzia Argea per avviare la campagna cerealicola, il secondo, invece, chiedeva di impiegare gli stessi fondi per contrastare la peste suina e sostenere le imprese agricole. Su entrambi la Giunta, per bocca dell’assessore al bilancio Raffaele Paci, ha dato parere favorevole. Gli emendamenti sono stati approvati all’unanimità.

L’Aula ha poi approvato due emendamenti della Giunta regionale, il n. 8 che precisa meglio le disposizioni del comma 20 dell’art. 1 sulle opere pubbliche da rifinanziare e il n. 11 con il quale vengono stanziati due milioni di euro a favore dei Consorzi Fidi per l’artigianato e il commercio. Via libera anche agli emendamenti n. 13 (Pietro Cocco e più), che stanzia un contributo straordinario di 100.000 euro a favore della Biblioteca Satta di Nuoro e n. 17 (Tendas e più), che prevede il trasferimento ai comuni dei canoni riscossi dalla Regione per le concessioni rilasciate alle strutture termali. Bocciati invece gli emendamenti n. 106 e n. 160, presentati dalla minoranza, con i quali si proponeva di incrementare i fondi per le Scuole civiche di musica di 500mila euro per il 2014.

Parere positivo, in seguito, per gli emendamenti n.1164 (Gruppo Psd’az), con il quale si recupera la somma di 100.000 euro a favore dell’Archivio storico diocesano di Cagliari, n. 10 (Giunta regionale)  che:  a) definanzia ope legis le opere pubbliche affidate agli enti locali per le quali, alla data di entrate in vigore della presente legge, non siano state assunte obbligazioni giuridicamente vincolanti (aggiudicazione dei lavori); b) rifinanzia interventi su opere pubbliche precedentemente definanziate a condizione che gli enti presentino apposita richiesta entro il 30 marzo 2015 e pubblichino i bandi di gara entro 30 giorni dalla data dell’autorizzazione regionale; n. 1.211 (Christian Solinas e più) con il quale si incrementano di duecentomila euro i fondi per il ripristino delle opere distrutte o danneggiate dall’esondazione del Rio San Gerolamo di Capoterra.

Via libera inoltre al n. 1.212 (emendamento all’emendamento n.7 presentato dalla Giunta Regionale) con il quale si finanziano le attività di supporto ai comuni per l’adeguamento dei Puc al PPR e al PAI (250mila euro la spesa prevista).

L’Aula ha poi approvato all’unanimità un emendamento di sintesi, concordato da maggioranza e opposizione, con il quale si scongiura il blocco dei servizi delle province sarde e si salvaguardano gli equilibri di bilancio degli enti intermedi. Cinque milioni di euro saranno destinati prioritariamente alle società in house e alle partecipate per i servizi relativi al funzionamento degli edifici scolastici, alle manutenzioni stradali, agli interventi di sicurezza ambientale, alla lotta agli insetti e alla prevenzione danni e malattie. Voto favorevole, infine, all’emendamento orale all’emendamento n. 32 (presentato da maggioranza e opposizione) con il quale si autorizza l’esodo volontario, attraverso incentivi, del personale con qualifica non dirigenziale dei Consorzi Industriali, escluso il Consorzio industriale di Nuoro.

Il presidente del Consiglio ha comunicato all’Aula che è stato presentato un ordine del giorno, sottoscritto da maggioranza e opposizione, che impegna il presidente della Regione a intraprendere tutte le azioni necessarie a salvaguardare le entrate riconosciute alla Regione per evitare che la cosiddetta legge di stabilità del governo Renzi arrechi danni irreversibili all’economia dell’Isola.

Il presidente ha dato la parola alla Giunta. Positivo l’assessore della Programmazione, Raffaele Paci: «Accogliamo quest’ordine del giorno perché le preoccupazioni sono anche nostre: questi ulteriori accantonamenti creano problemi al bilancio ed è importante far sentire la voce del Consiglio unita». Il rappresentate dell’esecutivo ha anche dato la notizia che «al comma 5 dell’articolo 38 della legge di stabilità è stato risolto il problema delle riserve erariali dal 2015 in poi. Ossia il nostro slogan “i soldi dei sardi restano in Sardegna” è stato accettato dal governo». E ha aggiunto che sono stati fatti salvi due principi: «Il rispetto dei cittadini sardi e della nostra autonomia». «Abbiamo vinto un’importante battaglia – ha concluso l’assessore -. Un successo di tutto il Consiglio e di tutta la Sardegna». Paci ha garantito che l’azione della Giunta non si fermerà qui e che continuerà la battaglia per salvaguardare i diritti della Sardegna e di tutti i cittadini. Il presidente Ganau ha messo il testo in votazione ed è stato approvato all’unanimità.

I lavori del Consiglio regionale sono stati chiusi, riprenderanno domani mattina alle 10.00. All’ordine del giorno l’esame dell’articolo 2 del DL 111/A “Assestamento alla manovra finanziaria”. 

Si parla della riapertura del carcere de L’Asinara, insorge la presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, Maria Grazia Caligaris. «Suscita viva preoccupazione – denuncia Maria Grazia Caligaris – la riapertura del carcere dell’Asinara per ospitare i detenuti in regime di 41bis proposta dal Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, incaricato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, insieme agli altri magistrati Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita, di formulare un progetto di riforma del sistema penitenziario. Un nuovo programma assurdo che paradossalmente rischia di acquisire fondatezza proprio per il problema dei detenuti mafiosi destinati alla Sardegna».

«Di tanto in tanto – aggiunge la Caligaris – viene prospettata l’idea di riaprire il carcere dell’Asinara con l’intento di risolvere i problemi del regime di massima sicurezza. L volontà di far prevalere la forza sulla ragionevolezza e il buon senso, purtroppo, rischia di travolgere e annullare un percorso di emancipazione in cui l’isola dell’Asinara è inserita da tempo. Sarebbe infatti inqualificabile se lo Stato, dopo aver ceduto alla Regione l’area demaniale, destinasse i detenuti in regime di massima sicurezza a un’isola-Parco di straordinaria bellezza paesaggistica e naturalistica e dove il turismo sta assumendo finalmente un ruolo importante.»

«Lo Stato ha mantenuto sull’Asinara alcune porzioni di territorio ma questo non può significare che possa in alcun modo riattivare le sezioni detentive di Fornelli o Cala d’Oliva. Non è la prima volta però che si ritorni su decisioni “storiche”. La Sardegna appare sempre più esposta a subire scelte dall’alto. Speriamo che stavolta – conclude la presidente di SDR – si tratti solo di un esercizio letterario senza conseguenze, anche se è meglio vigilare.»

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La #CGIA di Mestre, con un intervento del segretario Giuseppe Bortolussi, smentisce il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sul pagamento dei debiti alle imprese.

Questo il comunicato ufficiale.

«La primavera scorsa Renzi aveva annunciato nella trasmissione di “Porta a Porta” che entro il 21 settembre, giorno di San Matteo, la #Pubblica Amministrazione (Pa) avrebbe pagato tutti i debiti contratti con le imprese. Purtroppo, la promessa non è stata mantenuta.

• Gli ultimi dati ufficiali

Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Economia, nel biennio 2013-2014 sono stati messi a disposizione 56,8 miliardi di euro: entro il 21 luglio 2014 (ultimo aggiornamento disponibile) ne sono stati pagati 26,1. In buona sostanza, l’incidenza dei pagamenti effettuati sul totale delle risorse stanziate si ferma al 46 per cento. Per estinguere completamente le risorse a disposizione le aziende devono ricevere ancora 30,7 miliardi di euro.

 • Le previsioni al 21 settembre

Stando alle dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa dal ministro Pier Carlo Padoan, dopo il 21 lugliosarebbero stati pagati altri 5/6 miliardi di euro. Pertanto, la cifra totale erogata sino ad oggi dovrebbe attestarsi attorno ai 31/32 miliardi di euro, pari al 56 per cento circa del totale stanziato. In termini assoluti alle imprese rimarrebbero da saldare altri 24/25 miliardi di euro.

 • A quanto ammonta complessivamente il debito della Pa?

Al di là del mancato pagamento di tutte le risorse messe a disposizione, rimane una questione da chiarire: a quanto ammonta lo stock di debito accumulato dalla Pa nei confronti delle imprese? Purtroppo, attualmente non si dispone di dati ufficiali. Chi ha cercato di stimarne l’importo è laBanca d’Italia. Secondo i dati riportati nella “Relazione annuale 2013”, presentata a Roma il 30 maggio scorso, alla fine del 2013 i debiti commerciali della Pa ammonterebbero a poco più di 75 miliardi. Una cifra, secondo la CGIA, molto sottostimata. Comunque se dallo stock dimensionato dalla Banca d’Italia togliamo 8,4 miliardi di euro che sono stati ceduti a intermediari finanziari con la clausola del pro soluto, lo stock di debito nei confronti delle imprese ammonterebbe a poco più di 66,5 miliardi di euro.

«Se sino ad oggi dovrebbero essere stati pagati circa 31/32 miliardi di euro – fa notare il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – per azzerare complessivamente il debito accumulato con le aziende, la Pa deve pagare, in linea di massima, ancora 35 miliardi di euro.»

 Una cifra imponente che nel frattempo potrebbe aumentare ulteriormente a seguito del perdurare dei ritardi con cui la nostra Pa continua a pagare i fornitori.

«Nonostante gli sforzi fatti dagli ultimi Esecutivi siano stati encomiabili, lo Stato italiano rimane il peggiore pagatore d’Europa. Sebbene la Direttiva europea 2011/7/Ue imponga alle Pa di pagare le forniture commerciali entro 30 giorni – conclude Bortolussi – tranne alcune eccezioni riguardanti principalmente i servizi sanitari, per i quali il limite è di 60 giorni, nel 2014, secondo Intrum Justitia, la media in Italia è di 165 giorni. Se in questo ambito anche le Pubbliche amministrazioni di Grecia, Cipro, Serbia e Bosnia sono più efficienti della nostra, vuol dire che il lavoro da fare è ancora molto.»

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Bugiardo bugiardo. #Beppe Grillo, com’è nel suo stile, non ha mezzi termini nel commentare le affermazioni del presidente del Consiglio sul pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione. Il commento pubblicato sul suo blog, che riportiamo integralmente, firmato dal #M5S Camera, è durissimo.

«Non ci sono santi che tengano. Ecco l’ennesima bugia del nostro premier che, balla dopo balla, ci sta portando verso il baratro. Nel salottino di #Bruno Vespa, a marzo scorso, Renzi aveva promesso che avrebbe liquidato entro oggi (giorno di San Matteo) gli oltre 60 miliardi di pendenze arretrate delle pubbliche amministrazioni. Basta farsi un giro sul sito del Mef o leggere i giornali per scoprire che siamo a circa 30 miliardi effettivamente erogati. Tra l’altro si tratta di soldi in gran parte stanziati dai governi precedenti, per cui i meriti di Renzi sono pressoché pari a zero. Cosa se ne fanno le imprese italiane dei divertiti siparietti e delle scommesse del premier con Vespa? Forse le poltroncine bianche di RaiUno hanno dato un po’ alla testa al presidente del Consiglio. Ora siamo curiosi di sapere se il capo del governo smaltirà qualche chilo andando a piedi in pellegrinaggio a Monte Senario.

In ogni caso ci colpisce tanta superficialità del premier. Il #M5S, dal canto suo, continua a lavorare accanto alle Pmi e, infatti, chiediamo al governo di sbloccare il decreto attuativo già scaduto per la compensazione delle cartelle #Equitalia con i crediti verso la Pa. Inoltre ricordiamo a Palazzo Chigi che si avvicina la scadenza del 30 settembre, termine entro cui si sono impegnati a sbloccare il fondo dimicro-credito per le piccole e medie imprese.»

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Il presidente del Consiglio, ¶Matteo Renzi in una nota pubblicata sul sito del Governo, sostiene di aver pagato i debiti alle imprese e quindi di aver mantenuto la promessa fatta “solennemente” nel salotto di “Porta a Porta” agli italiani. Ecco il testo integrale.

«Cerchiamo di fare un po’ di ordine sulla questione dei debiti della #Pubblica Amministrazione per evitare che informazioni parziali contribuiscano soltanto a creare confusione.

Il dato di partenza è il seguente: oggi lo Stato non è in grado di avere una mappatura chiara, una fotografia certa dei debiti cui deve fare fronte. È il motivo per il quale la fatturazione elettronica, che abbiamo introdotto tra le novità della riforma della Pubblica Amministrazione lo scorso giugno, è lo strumento chiave per determinare, d’ora in avanti, il chi, il quanto e il quando dell’impegno preso dallo Stato nei confronti dei suoi creditori.

Primo punto: abbiamo realizzato il sistema che permetterà di controllare se tutti gli enti centrali pagano a 30 giorni. Adesso va esteso anche alle amministrazioni locali e il sistema girerà definitivamente.

Secondo punto: tutti i soggetti che hanno un debito verso la PA sono oggi – grazie all’accordo tra Governo, banche e CDP – in condizione di essere pagati. Purtroppo devono sottostare a una procedura che prevede la certificazione del credito sul sito del Governo. Ma se l’operazione è complicata dal punto di vista procedurale, il concetto è molto semplice. Entro il 21 settembre abbiamo messo a disposizione i soldi per pagare tutti i debiti di parte corrente. Purtroppo non tutti sono stati pagati perché il procedimento richiede un comportamento attivo (registrazione) da parte delle aziende. In un mondo normale il pagamento dovrebbe essere automatico. Purtroppo l’assurdo meccanismo del passato e l’inefficienza di molto enti locali impone di usare questa procedura. Ma – questo e il punto chiave – lo Stato si è messo nelle condizione di pagare TUTTI i debiti. E dunque è corretto sostenere che la sfida di liberare risorse per pagare tutti i debiti PA è vinta. Rimane quella di semplificare e imporre efficienza a tutta la pubblica amministrazione.

Rimangono fuori da questo computo – che comunque supera ampiamente i 30 miliardi – solo quella quota parte di debiti della PA su investimenti (stimati tra i due e i tre miliardi di euro) per i quali i soldi ci sono, ma il problema è il rispetto del 3% sul deficit. In altri termini, le risorse ci sono, ma rimane il problema di rispettare il patto di stabilità e non sforare il 3%.

Gli unici debiti non pagabili al momento sono questi. Non 60 miliardi, come abbiamo letto da qualche parte, ma una cifra che oscilla tra i due e i tre miliardi, che rischiano di farci sforare il 3%; vincolo europeo che noi intendiamo onorare e rispettare.»

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Traendo spunto dalla notizia pubblicata stamane su questo sito, riguardante la presa di posizione Roberto Frongia, coordinatore di #Sardegna Obiettivo 6, sul decreto governativo che prevede l’autocertificazione delle bonifiche e una soglia più alta per dichiarare inquinato un sito militare, un cittadino di Villarios, Roberto Bello, ha inviato una PEC al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con la quale gli chiede un ripensamento sulla decisione presa, nel rispetto della Costituzione.

Riportiamo il testo integrale.

Buongiorno Matteo Renzi,

ho letto:

«L’autocertificazione delle bonifiche e una soglia più alta per dichiarare inquinato un sito militare è l’ennesimo schiaffo ai sardi dato dal Governo che ha avuto la fiducia alla Camera sul decreto Competitività: siamo pronti ad andare anche davanti alla #Corte Costituzionale.» Lo scrive in una nota diffusa questa mattina, Roberto Frongia, coordinatore di #Sardegna Obiettivo 6.

«Il decreto – spiega Roberto Frongia, ex assessore regionale del Turismo ed ex vicesindaco di Iglesias – prevede nuove procedure sulle bonifiche con una autocertificazione di fatto da parte del privato dello stato di inquinamento e silenzio/assenso degli enti sul piano di caratterizzazione, senza alcuna forma di trasparenza e partecipazione per i cittadini; prevede inoltre l’innalzamento dei limiti per la contaminazione dei suoli nelle aree militari. E’ evidente che risultano due previsioni inaccettabili e in conflitto con la tutela della salute e dell’ambiente. Per questo motivo – conclude Roberto Frongia – l’Associazione Sardegna Obiettivo 6 solleverà la questione di legittimità costituzionale.»


Il mio commento:
«Per chi ci governa siamo solo sudditi, ma non siamo stupidi. Leggo all’art. 9 della Costituzione Italiana “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. 
IL GOVERNO DEVE RISPETTARE LA COSTITUZIONE SULLA QUALE HA GIURATO».

Conto su un doveroso ripensamento da parte del Governo.

Buon lavoro

Roberto Bello

Ignazio Locci.

Ignazio Locci.

«Il Governo torni sui suoi passi e abbandoni definitivamente la scellerata idea di chiudere il #carcere di Iglesias. La soppressione dell’istituto di pena creerebbe enormi danni al territorio, sia in termini economici che sociali e rappresenterebbe l’ennesimo tentativo insano di razionalizzazione proprio in settori dove non se ne avverte la necessità.»

Lo scrive, in una nota, Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia.

«Nell’incontro che si è svolto l’altro ieri tra il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e una delegazione di parlamentari sardi – aggiunge Locci – sarebbe emersa la volontà del Governo di rallentare le operazioni di chiusura delle carceri di Iglesias e Macomer, che potrebbero persino essere stoppate definitivamente. Ma prima di cantare vittoria sarebbe bene pretendere garanzie concrete: il Governo di Matteo Renzi ha già dimostrato ai sardi di non farsi scrupoli a disattendere gli impegni assunti a suo tempo (si veda la mancata deroga ai posti letto per il #San Raffaele di Olbia). Ora più che mai, dunque, è necessario che Pigliaru mantenga alta la guardia – conclude il consigliere regionale di Sant’Antioco – evitando attestati di fiducia incondizionata.»

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«Le mille vertenze che costellano il Sulcis Iglesiente meritano maggiore attenzione da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi e del Governatore della Sardegna Francesco Pigliaru. Tra vicende industriali, povertà dilagante, disoccupazione e cassa integrazione che non arriva, il territorio della ex Provincia di Carbonia Iglesias sembra essere abbandonato a se stesso. E non saranno certamente i tavoli che di volta in volta vengono convocati al Ministero dello Sviluppo Economico a risolvere i problemi che ormai da anni attanagliano la regione del Sulcis. Tavoli inconcludenti che puntualmente si aggiornano a date indefinite, il cui scopo sembra essere quello di placare, almeno momentaneamente, la rabbia che in questo territorio si fa sempre più pressante.»

Lo scrive, in una nota, Ignazio Locci, consigliere regionale di Forza Italia.

«Il Premier deve necessariamente mantenere fede agli impegni presi alcuni giorni fa, quando ha annunciato che tra agosto e settembre avrebbe fatto visita alla terra sulcitana (dovrebbe recarsi anche a Olbia) per toccare con mano il dramma che quotidianamente si consuma nel profondo sud dell’isola – aggiunge Locci – . Una visita dalla quale i cittadini, le istituzioni e le sigle sindacali si attendono risposte concrete: non basterà sfilare nel polo industriale, tra industrie chiuse e presidi permanenti degli operai, per mostrare il proprio interesse verso il territorio. Occorre che Renzi si presenti con un pacchetto di soluzioni a breve termine, affinché si possa credere nel rilancio del Sulcis Iglesiente.»

«Da troppo tempo attendiamo un segnale concreto, di speranza. E se il Presidente della Giunta regionale Francesco Pigliaru non si è ancora degnato di fare capolino nel Sulcis, almeno Renzi mostri un minimo di attenzione. Ma questa volta si prepari per bene, si metta a studiare e venga nel Sulcis consapevole dei problemi e pronto a offrire soluzioni tangibili. La speranza è che questa volta sappia almeno distinguere tra minatori della Carbosulcis e operai dell’Alcoa di Portovesme. Del resto, qualche giorno prima della tappa a Carbonia in occasione della campagna elettorale per le primarie del Partito democratico, molto timidamente farfugliò una qualche soluzione per i “minatori dell’Alcoa”. E gli operai non se ne dimenticarono – conclude il consigliere regionale di Sant’Antioco – accogliendolo nella città mineraria con una sonora bordata di fischi.»

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«Il Pd di Roberto Deriu, ha svelato finalmente il suo gioco: non fare alcuna riforma, lasciare in vita artificialmente le Province già abrogate con i referendum per arrivare tra sette mesi al voto e cercare di spartirsi poltrone e poltroncine alla faccia dei sardi.» Lo dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa.

«Mentre nel resto d’Italia Matteo Renzi impedisce il rinnovo dei consigli provinciali – dice ancora Cossa – in Sardegna il Pd di Deriu sta architettando il modo di continuare a buttare soldi in prebende e indennità, imprendendo l’approvazione della legge che trasferisce i compiti delle Province abrogate dai referendum».

«Tutto questo – prosegue Cossa – con l’unico scopo di arrivare, unica regione italiana, tra sette mesi al rinnovo dei Consigli provinciali che dovrebbero invece essere morti e sepolti.»

«I sardi – conclude Cossa – sanno chi è il conservatore e il difensore dei privilegi: il Pd di Roberto Deriu.»

Eurallumina.

E’ stato sottoscritto stamane all’assessorato regionale del Lavoro l’accordo per il rinnovo della cassa integrazione ai lavoratori #Eurallumina nella fase transitoria che precederà il riavvio produttivo.

Su convocazione dell’assessore regionale Virginia Mura, la società Eurallumina, coadiuvata dalla Confindustria meridionale, dalle segreterie dei chimici di CGIL, CISL e UIL e la RSU aziendale, hanno formalizzato un importante passaggio per la tutela delle maestranze dello stabilimento di Portovesme, di proprietà della Rusal. 

«L’accordo – si legge in una nota della RSU aziendale – prevede la rimodulazione dell’ammortizzatore sociale che vede i 303 dipendenti uscire dal regime di cassa integrazione in deroga utilizzabile sino al 31 agosto 2014. Dopo questa data, purtroppo, ad oggi, non c’è la certezza della copertura finanziaria necessaria, facendo così diventare emergenziale la situazione di migliaia di lavoratori sardi (circa 65.000, da fonti sindacali), che sono inseriti nelle mobilità e Cig in deroga e che già scontano enormi e vergognosi ritardi nei pagamenti. La riforma complessiva degli ammortizzatori sociali non prevede più questi strumenti e in una fase dove appare lontana la ripresa delle vecchie attività ed il sorgere delle nuove, in particolare in Sardegna, porterà all’aumento esponenziale dei vari drammi sociali.»

Resta in vigore la “CIG straordinaria per crisi aziendale di particolare rilevanza e per ristrutturazione, riconversione o riorganizzazione  delle aziende interessate”, che viene concessa dal ministero del Lavoro, solo ed esclusivamente “in  presenza di reali, concrete ed accertate possibilità di ripresa produttiva”, e questo è il caso dell’Eurallumina, come confermato dalla presentazione di ieri (22 giugno 2014) a #Palazzo Chigi del “Contratto di Sviluppo” da parte del  Governo Italiano, rappresentato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, insieme ad #Invitalia, per la partecipazione agli investimenti per il rilancio della produzione.

La trattativa tra il #ministero dello Sviluppo economico e la #Rusal, condotta dalle organizzazioni sindacali e dalla RSU con i lavoratori dello stabilimento di #Portovesme, protagonisti di una lunga stagione di lotta e che ha portato alla definizione del protocollo d’intesa siglato al Mise il 22 novembre 2012, ha dato la possibilità, in seguito agli sviluppi positivi, di poter sottoscrivere l’ accordo per la CIGS “per crisi aziendale” e consentire una adeguata tutela nel periodo transitorio.

Per dare definitivamente il via al programma degli investimenti per il rilancio dell’#Eurallumina, resta l’ultimo passaggio: la rimessa in esercizio del sito di stoccaggio dei residui delle lavorazione per cui è in fase di elaborazione un “accordo di programma con il ministero dell’Ambiente”, propedeutico al dissequestro da parte della magistratura.           Prosegue, intanto, il lavoro di mantenimento dell’impianto. Uno dei punti di forza della possibilità di ripartenza, è stata la costante manutenzione dello stabilimento, condotta dai tecnici e operatori dell’Eurallumina.

Oltre ai 20 tecnici ed impiegati che sono impegnati a tempo pieno, sono circa 50 gli operatori che a rotazione si alternano tutti i giorni nella manutenzione delle apparecchiature. A loro si sommano un numero variabile a seconda degli interventi manutentivi che vengono programmati, di professionalità provenienti degli appalti. Complessivamente circa 100 lavoratori giornalmente varcano i cancelli, “che rimangono aperti”, smentendo il luogo comune di “fabbrica chiusa”, mentre invece si tratta di fermata produttiva e non di serrata o abbandono.

Dal 1 settembre 2014, per la durata di 12 mesi, l’intesa sottoscritta in sede di assessorato regionale, prevede che venga mantenuta l’anticipazione diretta delle spettanze da parte dell’azienda e la continuità con i precedenti accordi economici.

«L’obiettivo auspicabile – sostiene la RSU aziendale – è di non utilizzare tutti i 12 mesi previsti, ma che possano essere interrotti anticipatamente; per questo continuerà costante l’azione di pressione e di monitoraggio da parte della Rsu, dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali a tutti i livelli, questo significherebbe il passaggio ad una CIGS per ristrutturazione, strumento che verrà concesso quando partiranno gli investimenti e materialmente inizieranno i lavori preparatori alla ripresa della produzione, che richiamerebbe al lavoro per primi, i lavoratori dell’indotto, che più di tutti hanno dovuto subire le conseguenze di questi anni di crisi, e che è giusto che per primi possano usufruire degli effetti positivi, di una battaglia che le tute verdi hanno condotto con determinazione, per il lavoro, anche quando tutto sembrava perduto.»