25 April, 2024
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I giovani non disdegnano il lavoro agricolo, ma per far crescere il settore occorre favorire il loro ingresso sfruttando i tanti incentivi esistenti, non ultimo l’assegnazione dei terreni pubblici disposta dal Governo. Assegnazione dalla quale mancano a sorpresa i terreni sardi.

La conferma arriva dall’ultimo censimento agricolo che sottolinea un lieve aumento del numero dei giovani che entra in agricoltura. Il tema del ricambio generazionale rimane però attuale e di primaria importanza. Per queste ragioni, se si vuole accrescere la competitività del settore, sostiene Copagri, occorre incentivare al massimo la presenza di giovani imprenditori in campo agricolo.

Le misure incentivanti non mancano. A livello europeo, il Psr ancora in attuazione e quello nuovo in fase di negoziazione con #Bruxelles, prevedono misure per il loro ingresso. Il Governo nazionale, con l’approvazione della recentissima legge 116 dello scorso 11 agosto, ha disposto interessanti agevolazioni per l’acquisto e per l’affitto di fondi rustici, mutui a tasso zero per gli investimenti, garanzia #Ismea e abbattimento del costo della  commissione di garanzia. Con decreto ministeriale pubblicato a fine luglio, sempre il Governo italiano ha disposto la dismissione, per vendita o affitto, del vasto patrimonio demaniale statale. Stupisce che in questi elenchi non vi sia traccia di terreni ubicati in Sardegna. È necessario che la Regione ne chiarisca le ragioni.

«La Regione – ha affermato Ignazio Cirronis, presidente regionale di #Copagri Sardegna – può comunque disporre, a favore dei giovani innanzi tutto, la dismissione del vasto patrimonio agricolo facente capo al demanio regionale tra cui i terreni di Surigheddu e Mamunthanas sui quali è da decenni che si dibatte senza costrutto». I giovani, preferibilmente associati, potrebbero essere indirizzati, per esempio, ad incrementare il tasso di autoapprovvigionamento alimentare sardo come rappresenterebbe la realizzazione di un centro di ingrasso dei vitelli da carne, che oggi vengono trasferiti in continente a sei mesi,  lasciando alla Sardegna il valore aggiunto creato. Va altresì ricordato – precisa Cirronis – che Agris Sardegna dispone di un patrimonio terriero di circa 1.700 ettari. Da anni la Regione ha disposto la dismissione dei beni agricoli pubblici non strettamente necessari ai loro fini istituzionali». 

Il coordinatore regionale si Copagri, Pietro Tandeddu, aggiunge: «Sia chiaro che i terreni agricoli devono essere lasciati all’agricoltura: negli ultimi cinquant’anni si è registrato in Italia un consumo di suolo agricolo di 8 mq al secondo».

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Il presidente della 3ª commissione del Consiglio regionale, Franco Sabatini, a conclusione delle audizioni sul documento di programmazione unitaria 2014-2020, ha annunciato che si sta lavorando «per cancellare del tutto l’#Irap, dopo averla ridotta sensibilmente nella passata Legislatura, e abbassare il costo del lavoro in Sardegna, ipotizzando un intervento della Regione sul cuneo fiscale, sono queste le sfide che devono impegnare la politica sarda, le organizzazioni delle imprese e quelle dei lavoratori.»

«Vogliamo realizzare una vera zona franca – ha aggiunto il consigliere del Pd – fatta di fiscalità di vantaggio e sburocratizzazione, ad incominciare dall’istituzione di un direttorio per il funzionamento dello sportello unico per le imprese (Suap) che cancelli tutte le disposizioni inadeguate del passato». «Dobbiamo lavorare insieme – ha concluso Sabatini – per trasformare il nostro territorio in uno straordinario attrattore di investimenti e di imprese che sappiano garantire sviluppo, reddito e lavoro buono per i sardi».

Con le dichiarazioni del presidente della Commissione si è così concluso il ciclo di audizioni sulla programmazione dei fondi comunitari che questa mattina ha registrato gli interventi dei rappresentanti dell’Anci (Emidio Contini), dell’Asel (Roberto Marchi), di Copagri (Pietro Tandeddu), della Confagricoltura (Luca Sanna), di Coldiretti (Battista Cualbu e Luca Saba), di Confindustria (Alberto Scano, Maurizio Depascale e Roberto Bormioli), della Css (Giacomo Meloni), della Confsal (Elia Pili) e della Cisal (Arturo Maulu). Le associazioni dei Comuni, del mondo agricolo, delle imprese e dei lavoratori hanno consegnato al presidente della Commissione i rispettivi documenti, contenenti valutazioni e proposte sul documento della Giunta in materia di programmazione unitaria 2014-2020 e che, entro il prossimo 22 luglio, dovrà essere trasmesso a Bruxelles, per la predisposizione dei piani operativi Fesr (fondo per lo sviluppo delle regioni), Fse (fondo sociale europeo), Psr (piano di sviluppo rurale) e Fsc (fondo di sviluppo e coesione).

L’intendimento della commissione consiliare è quello di portare all’esame dell’assemblea regionale un ulteriore documento che tenga conto delle posizioni espresse dalle rappresentanze del mondo economico e sociale dell’Isola. Tutti gli intervenuti hanno sottolineato l’urgenza dettata dalla ristrettezza dei tempi e hanno convenuto riguardo ad una marcata genericità riscontrabile nelle linee di indirizzo varate dalla Giunta lo scorso 28 maggio. Evitare l’eccessiva parcellizzazione degli interventi e garantirne una efficace concentrazione, insieme con le scelte strategiche che disegnino un nuovo sviluppo per la Sardegna, sono le ulteriori indicazioni condivise che sono emerse nel corso delle audizioni. Dove, non sono mancate le sottolineature critiche riguardo la scarsa capacità di spesa dei fondi comunitari dimostrata nel precedente settennio, insieme con gli auspici per una più efficace programmazione delle risorse europee per il periodo 2014-2020 e una spesa più rapida e con un  più elevato livello qualitativo, da raggiungersi attraverso una vera e propria azione rivolta alla sburocratizzazione degli apparati e delle procedure in capo alla pubblica amministrazione.

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«Vogliamo redigere una legge quadro che affronti i principali aspetti del comparto agricolo, semplificando e integrando la normativa vigente a sostegno di uno dei settori fondamentali per la nostra economia».

Lo ha affermato il presidente della #Commissione Attività produttive, Luigi Lotto (Pd), nel corso delle audizioni delle associazioni di categoria e cooperative, che si sono svolte questa mattina in Consiglio regionale.

Obiettivo dell’incontro è stato l’esame delle prime cinque proposte di legge in capo alla Commissione: progetto di legge n. 13 (istituzione, individuazione e disciplina dei distretti rurali, dei distretti agro-alimentari di qualità e dei bio distretti); progetto di legge n. 14 (tutela, conservazione e valorizzazione dell’agrobiodiversità della Sardegna); progetto di legge n. 15 (promozione e costituzione delle organizzazioni interprofessionali per prodotti agro-alimentari); progetto di legge n.16 (istituzione del marchio collettivo della Regione Sardegna per la tracciabilità e la promozione dei prodotti agro-alimentari di qualità); progetto di legge n. 22 (conservazione e valorizzazione dei prodotti sardi e dei derivati dalla lavorazione di semole e sfarinati di grano duro).

All’audizione hanno partecipato la Cia, Copagri, Coldiretti, Confagricoltura, Fedagri – Confcooperative, Legacoop, Agci, e Unci Sardegna. Positiva la valutazione generale sull’iniziativa di raccogliere in una legge quadro tutte le norme sull’agricoltura, integrandole con ulteriori esigenze del comparto. I rappresentanti di categoria hanno chiesto, in maniera unanime, una semplificazione normativa. Positivo, anche, l’esame della proposta di legge sull’agrobiodiversità, sul marchio collettivo di qualità con una attenzione particolare alla scrittura dei disciplinari. Efisio Rosso, Fedagri-Confcooperative, intervenendo sulla costituzione di organizzazione interprofessionali, ha evidenziato che esistono già associazioni di imprese operanti nel settore agricolo.

Pietro Tandeddu, coordinatore regionale di Copagri regionale, accogliendo con favore l’iniziativa della Commissione, ha evidenziato che ci sono anche altri argomenti su cui è importante che il Consiglio regionale legiferi, tra cui il credito agevolato di esercizio, la multifunzionalità, le infrastrutture rurali, la filiera corta, l’aggregazione d’impresa, la semplificazione legislativa, e ha chiesto una maggiore attenzione della Regione alle politiche europee a sostegno dell’agricoltura. Per Francesco Erbì, presidente provinciale di Cagliari della Cia, era necessaria una legge quadro, e ha auspicato che la Commissione analizzi settore per settore le esigenze del comparto.

«Guardiamo con favore a queste proposte di legge – ha affermato Simone Cualbu, vice presidente della Coldiretti regionale – che cercano di dare risposte a un settore in grave crisi». Il consulente della stessa associazione di categoria, Antonio Orefice, ha esortato però la Commissione a valutare, per quanto riguarda la proposta sui distretti rurali quanto accaduto in altre regioni, dove i risultati non sono stati omogenei. Sergio Cardia, presidente regionale dell’Agci Sardegna, ha anche sottolineato la necessità di un’azione di marketing coordinata da un unico soggetto per promuovere i prodotti sardi.

«Quello di oggi è stato soltanto il primo incontro tra la Commissione Attività produttive e le associazioni di categoria – ha concluso il presidente della commissione Lotto – per arrivare, insieme, ad una legge quadro che dia sostegno al settore agricolo sardo.»

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Dai problemi sulla nuova Pac alla poca attenzione data dalla politica al comparto agricolo sardo sino al focus sul grano e sulla cerealicoltura sarda. La terza conferenza agraria che si è svolta ieri a Sanluri ha affrontato tutti i maggiori problemi che affliggono il settore.

Un’assemblea affollata e interessata ha ascoltato il discorso di apertura dei lavori di Ignazio Cirronis, presidente di Copagri Sardegna, che ha tirato le somme del lavoro svolto sinora dalla Giunta regionale. Il suo è stato un giudizio non proprio positivo «per l’assenza di una strategia per il settore agricolo», ha detto. «Non c’è stato un impegno costante con l’obiettivo di ridare centralità all’agricoltura isolana e la conferma arriva dalla successione di tre assessori dell’Agricoltura». Cirronis ha inoltre sottolineato come ci sia stata disattenzione sulla legge regionale numero 15 che non è mai stata applicata e anzi è stata svuotata di risorse. Stesso discorso per il credito di esercizio agevolato «fondamentale per il comparto ma mai attuato. I nostri rappresentanti regionali non si sono seduti ai tavoli regionali più importanti per impostare la nuova politica comunitaria e far rispettare la nostra specificità», ha aggiunto Cirronis. «È importate istituire il credito agevolato», ha invece ribadito il coordinatore di Copagri, Pietro Tandeddu, «ma anche confermare gli aiuti ai cerealicoltori previsti dalla legge 15 per i quali si è provveduto a pagare solo un’annualità». Questione sulla quale è intervenuto anche il vicepresidente della commissione Agricoltura del Consiglio regionale, Antonio Solinas: «È bene dare sovvenzioni solo ai veri agricoltori che poi lavorano la campagna e non a quelli che prendono i soldi e poi scappano». 

Ora Copagri spera che la politica ridia attenzione all’agricoltura e prenda parte nei tavoli ministeriali che stanno decidendo il futuro dell’Isola. «Altra debolezza del sistema è la mancata soluzione del problema della continuità territoriale merci mentre sull’emergenza blue tongue mancano le risorse necessarie a risarcire i danni subiti gli allevatori coinvolti. Per ora arrivano a circa 100 mila i capi morti di blue tongue. Sul versante della peste suina, poi,  è mancata un’azione di controllo del territorio per gli animali non anagrafati mentre il comparto potrebbe avere una forte potenzialità». Intanto si discute della prossima Finanziaria «ma la sensazione», ha aggiunto Cirronis, «è che il bilancio regionale sia diventato ormai un novero delle spese correnti e all’agricoltura sia riservato sempre meno».

Per la prossima legislatura, l’auspicio è quello di una nuova legge di settore organica che dia il giusto valore alle organizzazioni di produttori e alle forme di contrattazione interprofessionale.

Il coordinatore dell’associazione Tandeddu si è poi soffermato su un settore importante dell’economia isolana, ovvero sulla cerealicoltura. «Abbiamo una caduta verticale della produzione di grano anche se la speranza è che aumenti il reddito dei Paesi in via di sviluppo come la Cina, dove la popolazione è in costante crescita. Fattore questo che dovrebbe aumentare le richieste e quindi il prezzo. Per ora il prezzo del grano è molto volatile e non dà certezze agli agricoltori: siamo passati dai 16 euro al quintale del 2010 ai 29 del 2012». Tra le politiche regionali messe in campo Copagri elogia il piano sementiero, dove la ricerca e l’assistenza ai lavoratori ha dato risultati». Grazie alle sperimentazioni per isolare le migliori varietà di grano al clima e all’ambiente di coltivazione ha dato un maggiore equilibrio tra quantità e qualità di produzione. I punti di forza della cerealicoltura sarda sono i prodotti tipici e di eccellenza sui quali può contare. «Mi riferisco ad esempio ai pani tipici come il Civraxiu o il Carasau che sebbene sia conosciuto in tutta Italia non ha ancora ottenuto la denominazione protetta. Altro punto di forza sono le paste tipiche (come malloreddus o culurgiones)». «Ma molti sono anche i punti critici», ha continuato Tandeddu, «ad esempio ci sono poche strutture di ammasso che rendono l’offerta sempre più frammentata, c’è poca aggregazione. Ora ci sono troppe varietà di grano quindi si deve favorire l’aggregazione e sul piano istituzionale la Regione deve attuare il piano integrato di filiera visto che il Psr ormai in scadenza li prevedeva ma non sono stati attuati».

Salvatore Pau (presidente della Coop. OP “CO.CE.SA.” di Cagliari, unica Op cerealicola) si è soffermato sugli sforzi che si stanno facendo per commercializzare il grano, mentre Gianfranco Porta (presidente dell’associazione dei panificatori artigiani della provincia di Cagliari) è importante puntare sul legame col territorio: non andate a comprare la baguette surgelata ma consumate sardo. Porta crede nella ripresa del settore e nel promuovere anche la produzione sarda di grano.

Le conclusioni della giornata sono state affidate ad Alessandro Ranaldi, vice presidente nazionale di Copagri che si è soffermato sulla nuovo Pac, sul confronto che questo giorni si sta svolgendo al Ministero. L’unica certezza, al momento, è però che la nuova programmazione europea non partirà subito: servono ancora i regolamenti Ue ed inoltre gli stati membri non hanno trovato ancora l’accordo interno.

Dopo anni di crisi e dopo il colpo mortale inferto dal ciclone che lo scorso 18 novembre si è abbattuto sulla Sardegna, l’agricoltura sarda cerca di rialzare la testa. Per farlo servono scelte mirate soprattutto per indirizzare al meglio gli investimenti e i fondi comunitari spendibili dal prossimo anno. Per fare il punto sulla stato del comparto, Copagri Sardegna ha organizzato per giovedì prossimo (19 dicembre a partire dalle 9.00) a Sanluri la terza Conferenza agraria che avrà come tema: “Un nuovo progetto per l’agricoltura sarda”.

La giornata assume particolare rilievo nel momento in cui il settore deve affrontare particolari emergenze. Tra queste si annovera anche quella determinata dalla blue tongue. E sullo sfondo, in Consiglio regionale, è in corso il dibattito sulla nuova legge finanziaria per il 2014. L’agricoltura sarda è inoltre davanti a nuove prospettive per effetto della ormai definita politica agricola comunitaria per il periodo 2014-2020 che chiama sia il governo nazionale che quello regionale a rapide e importanti scelte che, secondo la direzione che prenderanno, possono condizionare in termini diversi il reddito dei produttori sardi.

Il convegno vuole inoltre fermare l’attenzione su un comparto come quello del grano duro, un tempo coltura centrale dell’agricoltura isolana, che ha visto negli ultimi anni una contrazione notevole delle superfici coltivate, passate dai circa 97.000 ettari del 2004 ai 38.500 del 2010. Il dato sollecita  nuove politiche per il  rilancio del settore anche per rispondere alla crescente attenzione del consumatore verso i prodotti tipici con un forte legame con il territorio come il pane carasau, coccoi, civraxiu e paste come i culurgiones.

Il convegno sarà introdotto dal presidente regionale di Copagri Sardegna Ignazio Cirronis, a cui seguirà una breve relazione del coordinatore regionale Pietro Tandeddu sulle politiche di filiera con particolare riferimento al comparto del grano duro.

Partecipano al dibattito l’assessore regionale dell’Agricoltura Oscar Cherchi, il vice presidente della commissione Agricoltura del Consiglio regionale Antonio Solinas, autorevoli esponenti della filiera del grano come i rappresentanti della cooperativa “Madonna d’Itria” di Villamar, la cooperativa “Co.Ce.Sa” di Cagliari che ha ottenuto il riconoscimento di Op (Organizzazione di produttori). Ancora parteciperanno Vito Arra, presidente del comitato promotore per l’Igp culurgionis, Gianfranco Porta, presidente dell’associazione Panificatori artigiani per la provincia di Cagliari e Marco Dettori, ricercatore di Agris.

Chiuderà la giornata il vice presidente di Copagri nazionale, Alessandro Ranaldi.

Dopo le alluvioni, le tragedie , il pianto e gli interventi di emergenza, ora è il tempo della ricostruzione. «Le aziende agricole devono essere messe in condizione di potersi riavviare rapidamente», ha dichiarato Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri Sardegna. «Copagri ha indicato ai suoi associati l’esigenza di comunicare ai Comuni e, tramite, loro ad Argea, i danni subiti dalle piogge torrenziali».L’associazione si rivolge anche all’assessore, e gli chiede «di predisporre rapidamente, di deliberare la proposta di declaratoria degli eventi eccezionali (sulla base della relazione che compete ad Argea Sardegna) per poter poi subito trasmettere gli atti al ministero, così che il dicastero possa attivare il Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali», ha aggiunto Cirronis. «Il decreto ministeriale può disporre, oltre il risarcimento dei danni per scorte, strutture e perdita delle produzioni, l’attivazione delle misure creditizie e previdenziali previste per l’emergenza».

«Forti della nostra esperienza, sappiamo però che le provvidenze tarderanno ad arrivare agli agricoltori», ha precisato Pietro Tandeddu, coordinatore regionale dell’organizzazione, «sarebbe opportuno che il Consiglio regionale approvi una norma che consenta l’anticipazione delle misure previste dalla legge, sfuggendo ai vincoli del patto di stabilità e accelerando le procedure di istruttoria».

È inoltre necessario che il ministro, tenendo fede agli impegni assunti, indirizzi Agea nazionale a stabilire una corsia preferenziale per l’ erogazione immediata dei crediti che i produttori sardi vantano in relazione ai pagamenti diretti comunitari e ai benefici previsti dal Psr. «Si spera che la Regione», ha concluso Tandeddu, «per il tramite del Governo, abbia richiesto anche l’attivazione del Fondo europeo di solidarietà».

In prospettiva, Copagri si augura un’attenzione diversa sulla prevenzione, verso la tutela e salvaguardia del territorio, sperando che la Regione possa destinare a tale fine adeguate risorse a valere sul Programma Fesr relativo alla nuova fase di programmazione 2014-2020, nonché confermare, nella costruzione del nuovo Psr, le misure in essere volte alla difesa del suolo e alla salvaguardia ambientale. I produttori agricoli, inoltre, potrebbero contribuire con l’impiego dei propri mezzi e le proprie attrezzature nelle azioni di riassetto idrogeologico. Questo se la Regione vorrà esaltare la multifunzionalità delle aziende agricole nella fornitura di servizi pubblici sotto la direzione degli enti locali o altri soggetti pubblici.

Ignazio Cirronis.

Ignazio Cirronis.

Dopo l’approvazione della Finanziaria 2014 da parte della Giunta regionale, il mondo agricolo reclama più risorse. Copagri Sardegna evidenzia i limiti del documento. Sottolinea, in particolare, che non è stato aggiornato il patto di stabilità che richiede un’azione più incisiva e trasversale verso il Governo volta a ottenere anche le garanzie necessarie per attivare gli sconti IRAP già previsti dal Consiglio regionale per il 2013.

«Per l’agricoltura non è accettabile un finanziamento pari a quello dello scorso anno (lo 0,15% del totale della spesa regionale – precisa Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri –. Vanno garantiti alcuni interventi strategici come gli aiuti ai consorzi fidi, ai consorzi di difesa, ai consorzi di bonifica. Per questi ultimi, poi, deve essere attuata la legge di riforma, vanno promosse e sostenute le Organizzazioni dei produttori (Op) come strumento fondamentale di aggregazione dell’offerta e di commercializzazione diretta delle produzioni.»

L’associazione agricola suggerisce invece di contenere la spesa pubblica regionale, arrivata a percentuali insostenibili in rapporto al PIL, liberando così risorse per le imprese, da indirizzare anche ad abbattere il costo del lavoro. In questo senso si potrebbe rivitalizzare la legge regionale n.36/1998.

«Il bilancio regionale non può essere un bilancio di spese obbligatorie – rimarca Ignazio Cirronis – la spesa manovrabile è ridicola.»

Altra questione è quella della continuità territoriale delle merci «dove occorre prendere atto che non sono percorribili strade in contrasto con le norme sulla concorrenza», aggiunge Pietro Tandeddu, coordinatore regionale di Copagri. «Non va abbandonata la battaglia per porre a carico dello Stato i costi della continuità territoriale, ma se la Regione può disporre di qualche risorsa, questa va utilizzata per emanare bandi che prevedano l’imposizione degli oneri pubblici di servizio sulle tratte marittime commerciali».

«Vanno recuperate le risorse accantonate con il disegno di legge collegato alla Finanziaria 2013 (n.519 parte II) per la copertura dell’art. 3, per destinarle all’attivazione del credito agevolato di esercizio annuale, per prorogare gli aiuti alla cerealicoltura, interventi già previsti dalla legge regionale n. 15/2010 – concludono Cirronis e Tandeddu -. Va inoltre garantita la totale copertura dei danni derivanti dalla blue tongue, visto che le risorse per ora stanziate sono insufficienti.»

Approvati i programmi delle agenzie regionali agricole ma senza il parere delle associazioni di categoria. Lo scorso 8 agosto la Giunta Regionale ha infatti approvato i programmi di Laore, Agris e Argea. Programmi poi trasmessi il 3 settembre al Consiglio regionale, dove giacciono in commissione Agricoltura.

Inutilmente Copagri ha sollecitato (verbalmente e per iscritto in più di un’occasione) i commissari, i direttori delle agenzie e lo stesso assessore dell’Agricoltura a organizzare specifici incontri per una verifica dello stato di attuazione dei programmi in vigore e per partecipare all’elaborazione dei nuovi programmi.

«Non è concepibile – ha dichiarato Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri – giustificare un tale atteggiamento di indifferenza, visto che le Agenzie non sono funzionali a se stesse, ma sono al servizio del mondo agricolo. I produttori agricoli, attraverso le loro organizzazioni, hanno il sacrosanto diritto di poter esprimere le loro valutazioni su quanto fatto e di indirizzare i programmi delle agenzie verso la soddisfazione dei loro reali bisogni, viste anche le notevoli risorse ad esse destinate che assorbono quasi totalmente il finanziamento destinato all’assessorato dell’agricoltura.»

Pietro Tandeddu, coordinatore regionale di Copagri, aggiunge: «L’articolo 4 della legge 13 del 2006, di riforma degli enti agricoli e di istituzione delle agenzie, prevede la costituzione di una Consulta agricola, espressione delle organizzazioni professionali e cooperative. La Consulta, mai istituita, prevede che essa eserciti funzioni consultive e di supporto alla Giunta regionale nelle fasi di elaborazione e verifica dei programmi di indirizzo delle agenzie. Sarebbe ora di istituirla, ma nelle more dell’approvazione della relativa delibera, non si comprende cosa ostacoli l’apertura di un confronto con le organizzazioni professionali».

 

 

Piantagioni di carciofi

La Regione Sardegna ha assunto una delibera per il prestito agevolato in agricoltura, ma i tempi sono ancora molto lunghi. Dopo la delibera adottata dalla Giunta lo scorso 8 agosto, con la quale si stabiliscono le regole per l’erogazione di prestiti agevolati in agricoltura, Copagri Sardegna precisa che i produttori dovranno aspettare ancora molto tempo prima di poter usufruire di un intervento regionale di abbattimento di interessi. L’associazione, tuttavia, concorda sulla utilità di incentivare il credito agevolato in agricoltura.

«Al momento», ha dichiarato Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri Sardegna, «nulla è possibile fare in tale direzione. La delibera della Giunta, infatti, fa riferimento ad un fondo specifico ancora da costituire che non ha quindi copertura finanziaria. Del resto il disegno di legge collegato alla Finanziaria, che è stato presentato nel mese di maggio e prevede risorse destinate al credito in agricoltura, giace in Consiglio regionale e non si sa se e quando verrà mai discusso. La delibera dice poi chiaramente, e giustamente, che le misure previste potranno essere attivate solo a seguito del favorevole parere di Bruxelles. L’intervento, inoltre, pare rivolto a favorire l’erogazione dei prestiti di investimento, non già quelli di esercizio».

«Copagri Sardegna», aggiunge Pietro Tandeddu, coordinatore regionale di Copagri, «contava sull’attivazione dell’articolo specifico previsto dalla legge regionale 15/ 2010 che prevede i prestiti agevolati di esercizio per la copertura delle spese annuali di conduzione, la cui erogazione è possibile per l’Unione europea se contenuti all’interno della regola de minimis. Non si capisce, e nessuno fornisce spiegazioni, perché non sia mai stato attivato».