28 March, 2024
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Da oggi è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute. Lo stabilisce l’ordinanza adottata congiuntamente dal ministro della Salute Roberto Speranza e dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che rimarrà efficace fino all’entrata in vigore di un nuovo decreto del presidente del Consiglio dei ministri, di cui all’articolo 3 del decreto legge numero 6/2020.

Allegato, il testo integrale.

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Omissione di idonee misure di contenimento del contagio, del monitoraggio degli operatori sanitari positivi (tamponi), e insufficienza dei dispositivi di protezione. Si legge questo, in estrema sintesi, nella lettera di diffida che il NurSind, sindacato delle professioni infermieristiche, scrive e indirizza alla Regione, alle Aziende ospedaliere, e per conoscenza anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed al ministro della Salute Roberto Speranza.

«Il Coordinamento Regionale NurSind Sardegna – ha detto il rappresentante Fabrizio Anedda – tramite le singole segreterie provinciali dell’isola, ha ricevuto innumerevoli segnalazioni da parte del personale sanitario sull’omissione di idonee misure per il contenimento del contagio, presso le strutture sanitarie regionali e provinciali, e in particolare sull’omissione del monitoraggio dei sanitari positivi, oltre l’ormai accertata insufficienza o assenza di DPI. In tutta la Sardegna si registra l’assoluta insufficienza dei dispositivi di cui i professionisti devono essere assolutamente e necessariamente dotati per prevenire il contagio da Coronavirus: visiere facciali, scafandri, sovracamici impermeabili, mascherine FFP2-FFP3, occhiali a ventosa, guanti lunghi, calzari lunghi, mascherine chirurgiche e disinfettanti idonei al lavaggio e disinfezione mani.
In sintesi direi che si omette così di assicurare le tutele contemplate dal D.lgs 81/2008, riguardante la sicurezza sui luoghi di lavoro

Le mascherine, la violazione delle norme. Nella lettera un paragrafo è interamente dedicato alle (ormai famose) mascherine, simbolo della protezione di base, e si sottolinea che «le singole Aziende non possono limitarsi alla distribuzione delle “mascherine filtra batteri” il cui utilizzo non è atto a proteggere dal rischio di contagio il personale sanitario che si trova in contatto con pazienti, che potrebbero eventualmente essere affetti da Covid-19, virus almeno 100 volte più piccolo di un normale batterio. Non a caso lo stesso ministero della Salute – con circolare 5443/2020 – prescrive l’uso di mascherine del tipo FFP2 e FFP3″. Ecco perché il sindacato rileva la violazione delle norme e la rilevanza penale delle condotte omissive dei responsabili e dirigenti delle singole Aziende che potrebbero integrare gli estremi dei reati di cui all’art. 452 c.p., per colposa diffusione dell’epidemia e degli artt. 582 per tentate lesioni e 589 per omicidio colposo)».

Appello al presidente della Regione ed all’assessore della Sanità. Il sindacato chiede che la Regione intervenga senza indugio nell’organizzazione e apertura di Laboratori idonei a effettuare test diagnostici in numero sufficiente alle necessità del personale sanitario dell’intera Regione, e a controllare e vigilare che in tutte le Aziende sanitarie regionali vi sia il rispetto della normativa di emergenza. «Nella lettera che abbiamo inviato – ha proseguito Fabrizio Anedda – chiediamo il rispetto puntuale della normativa di riferimento specie in questo contesto emergenziale, ma soprattutto che vengano adottate adeguate misure di contenimento del contagio. E’ necessario che vengano richieste con urgenza e senza ulteriori ritardi i test diagnostici Covid-19 per tutto il personale che ha comunicato contatti stretti con casi confermati: questa è l’unica misura oggi efficace per il reale contenimento del contagio e a tutela della salute dei lavoratori, dei pazienti e di tutti. Banalmente stiamo chiedendo a gran voce che venga garantito il nostro diritto alla tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro. A questo punto – ha concluso Fabrizio Anedda – siamo pronti a chiedere tutti i danni che ci saranno causati dall’essere esposti, in queste condizioni, a una epidemia così violenta e in una emergenza sanitaria che non può essere affrontata senza neppure gli strumenti di base. Si tratta infatti di danni alla persona e traumi psicologici provocati in conseguenza dell’esercizio della professione in condizioni di lavoro e ambientali non conformi alle norme vigenti.»

Nella foto un operatore in tenda pre-triage nel Pronto Soccorso dell’ospedale San Giuseppe di Isili

 

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Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha emanato questa sera una nuova ordinanza contenente, all’art. 1 “Ulteriori misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale”.

1. Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19 sono adottàte, sull’intero territorio nazionale, le ulteriori seguenti misure:

a) è vietato l’accesso del pubblico ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici;

b) non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto; resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona;

c) sono chiusi gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, posti all’interno delle stazioni ferroviarie e lacustri, nonché nelle aree di servizio e rifornimento carburante, con esclusione di quelli situati lungo le autostrade, che possono vendere solo prodotti da asporto da consumarsi al di fuori dei locali; restano aperti quelli siti negli ospedali e negli aeroporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro;

d) nei giorni festivi e prefestivi, nonché in quegli altri che immediatamente precedono o seguono tali giorni, è vietato ogni spostamento verso abitazioni diverse da quella principale, comprese le seconde case utilizzate per vacanza.

Art. 2 (Disposizioni finali)

1. Le disposizioni della presente ordinanza producono effetto dalla data del 21 marzo 2020 e sono efficaci fino al 25 marzo 2020.

2. Le disposizioni della presente ordinanza si applicano alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.

La presente ordinanza è trasmessa ai competenti organi di controllo per la registrazione e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

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«Dobbiamo fare di tutto per limitare gli spostamenti e ridurre la diffusione del virus Covid-19. Puntiamo con forza sulla ricetta medica via email o con messaggio sul telefono. Un passo avanti tecnologico che rende più efficiente tutto il sistema sanitario nazionale.»

Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, commenta la firma, in queste ore, da parte del Capo Dipartimento della Protezione Civile di un’ordinanza che consente ai cittadini di ottenere dal proprio medico il “Numero di ricetta elettronica” senza più la necessità di ritirare fisicamente, e portare in farmacia, il promemoria cartaceo. Si tratta di un’ulteriore misura che viene incontro alla necessità di limitare la circolazione dei cittadini e di arrestare i contagi del nuovo Coronavirus.

«Al momento della generazione della ricetta elettronica da parte del medico prescrittore – si legge nell’ordinanza – l’assistito può chiedere al medico il rilascio del promemoria dematerializzato ovvero l’acquisizione del Numero di Ricetta Elettronica tramite:

  • trasmissione del promemoria in allegato a messaggio di posta elettronica, laddove l’assistito indichi al medico prescrittore la casella di posta elettronica certificata (PEC) o quella di posta elettronica ordinaria (PEO);
  • comunicazione del Numero di Ricetta Elettronica con SMS o con applicazione per telefonia mobile che consente lo scambio di messaggi e immagini, laddove l’assistito indichi al medico prescrittore il numero di telefono mobile;
  • comunicazione telefonica da parte del medico prescrittore del Numero di Ricetta Elettronica laddove l’assistito indichi al medesimo medico il numero telefonico.»

Nella stessa ordinanza, disposta di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze e con l’intesa del presidente della Conferenza delle Regioni e Province autonome, vengono disciplinate anche tutte le modalità operative per farmacie e ASL per i farmaci distribuiti in modalità diverse dal regime convenzionale e per i medicinali che richiedono un controllo ricorrente dei pazienti.

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«In un momento in cui Stato e Regioni dovrebbero lavorare per trovare la massima sintonia, in particolare nell’ambito delle delicate questioni che riguardano la sanità, riceviamo segnali preoccupanti da Roma. A quattro mesi dall’intesa che ha portato alla conferma di Francesco Bevere alla direzione dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) tutto viene rimesso in discussione e si fa strada l’ipotesi, sempre più concreta, che il ministro della Salute, Roberto Speranza, voglia procedere alla sua rimozione, senza il minimo confronto.»

Lo dichiara l’assessore della Sanità della Regione Sardegna, Mario Nieddu. «La decisione di riconfermare il direttore di Agenas è stata presa dalle Regioni all’unanimità. Inoltre la stessa Conferenza ha inviato al ministro una nota in cui vengono chiesti chiarimenti sul parere del Consiglio di Stato in merito all’applicazione dello spoil system nelle agenzie nazionali vigilate dal ministero. Una scelta unilaterale, come quella che si prospetta, getterebbe pesanti ombre sui rapporti tra il Governo e le Regioni.»

«In Conferenza – conclude l’assessore Mario Nieddu – abbiamo proposto di inserire nel Patto della Salute in itinere l’inapplicabilità dello spoil system ai direttori generali degli enti vigilati. Auspichiamo che il ministro Roberto Speranza tenga in considerazione quella che è la forte volontà espressa dalle Regioni, nel rispetto del ruolo che alle stesse è riconosciuto dalla Costituzione. Sui tavoli nazionali si giocano partite importanti anche per il futuro della Sardegna. È fondamentale recuperare un clima di lavoro e di fiducia diversi.»

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Il tavolo tecnico per l’Aias non è stato chiuso, ma non sta lavorando perché i rappresentanti di Associazione non partecipano alle riunioni. E’ quanto ha affermato l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, sentito stamattina in audizione dalla commissione Sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc Cambiamo!), su richiesta del capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus.

L’assessore della Sanità a informato la Commissione di aver avuto notizia dal Tribunale che «adesso, essendo bloccati tutti gli atti ingiuntivi, tutte le somme che l’Ats erogherà all’Aias verranno utilizzate per pagare gli emolumenti ai lavoratori».

Mario Nieddu ha anche comunicato alla Commissione che, nella vicenda Aias, si è inserita anche un’ispezione inviata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che si è tenuta venerdì scorso, di cui però non ha notizie sull’esito. L’assessore della Sanità è stato critico sull’invio degli ispettori in una situazione così delicata e ha affermato che avrebbe gradito maggiore correttezza e garbo istituzionale. Sul tema è intervenuto anche il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, il quale ha voluto sottolineare che il partito che rappresenta non solo non era contrario all’ispezione, inviata dal Ministero, ma che è fondamentale fare chiarezza e tutelare i lavoratori e i pazienti.

Per quanto riguarda le future decisioni della Giunta, l’assessore Mario Nieddu ha spiegato che è necessario capire quali saranno le proposte inserite in sede di concordato e, soltanto dopo, si potranno fare valutazioni concrete. L’assessore ha ribadito che il mandato del Consiglio regionale è stato di andare oltre l’Aias e così si sta muovendo l’Assessorato. Allo stato attuale, è stato chiaro l’assessore, non ci sono però le possibilità per far fronte al servizio offerto dall’Aias ai pazienti residenziali, mentre per gli ambulatoriali sarebbe immediatamente possibile trovare una soluzione alternativa. Anche per quanto riguarda la convenzione, l’assessore ha specificato che non è possibile revocarla, vista la sentenza del Tribunale.

Il vice presidente della Commissione, Daniele Cocco (capogruppo Leu), ha affermato che non crede che gli ispettori del Ministero andranno contro quanto deciso all’unanimità dal Consiglio regionale, né contro quanto deciderà la Giunta e l’assessorato. Daniele Cocco ha sottolineato che il Consiglio regionale è dalla parte dei lavoratori e che bisogna pensare a una soluzione alternativa a quella offerta dall’Aias, garantendo un servizio importantissimo e che non può essere interrotto. Francesco Agus, dopo aver ringraziato l’assessore e il suo staff  per aver risposto tempestivamente alla richiesta di informazione da parte della Commissione, ha auspicato che nella prossima riunione l’Assessore possa presentare al Parlamentino le soluzioni alternative al servizio offerto dall’Aias. Una posizione sottoscritta anche dalla consigliera del M5S, Carla Cuccu. Per Gianfranco Ganau, capogruppo del Pd, ci sono tutte le condizioni per mettere in discussione la convenzione ed è necessario mettere in campo una strategia che porti a soluzioni alternative.

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«Quest’estate abbiamo assistito alla chiusura temporanea del Pronto soccorso e del reparto di Medicina, nei quali l’attività è stata sospesa per venti giorni ad agosto a causa della mancanza di medici. Oggi, la situazione si ripete e va a peggiorare, il Pronto soccorso dell’ospedale Delogu di Ghilarza è stato nuovamente chiuso ma stavolta a tempo indeterminato perché le problematiche relative all’esiguo numero di professionisti in servizio non sono mai state risolte. I pazienti continuano a vivere nell’incertezza e dall’assessore alla Sanità Nieddu, nel frattempo, non è arrivato alcun tipo di rassicurazione. Ieri, come se non bastasse, è arrivata anche la beffa, dal momento che il pronto soccorso ha riaperto soltanto per poche ore. Un medico avrebbe preso servizio alle 8 per poi sospenderlo intorno alle 12. Un episodio che ha dell’inverosimile, non chiaro e ancora incomprensibile.»

Questo l’intervento dei consiglieri regionali Alessandro Solinas del M5S, che lunedì scorso ha partecipato alla visita della Commissione Sanità all’ospedale San Martino di Oristano, ed Eugenio Lai di Leu.

«La chiusura del Pronto soccorso è la punta dell’iceberg tra le tante criticità che stanno mettendo in ginocchio la sanità dell’Oristanese – aggiungono i due consiglieri regionali di minoranza -. Anche il reparto di Emodinamica dell’ospedale San Martino di Oristano è ancora chiuso. Come denunciato anche dai primari della struttura, la situazione è al collasso. Sono stati gli stessi primari, in occasione della recente visita della Commissione Sanità, a rivolgere un accorato appello alla Regione affinché vengano risolte le numerose criticità che impediscono loro di lavorare.»

Alle voci dei primari si sono unite anche quelle dei sindaci della zona, che assieme ai consiglieri regionali Alessandro Solinas (M5S) ed Eugenio Lai (Leu) hanno chiesto l’intervento del ministro alla Salute, Roberto Speranza.

«La Sanità oristanese è in ginocchio, bisogna intervenire per risolvere le emergenze più immediate, come la riapertura del reparto di Emodinamica. È impensabile – concludono Alessandro Solinas ed Eugenio Lai – che un cittadino che presenti un problema cardiaco a Oristano debba rischiare la vita per l’inefficienza di questo governo regionale.»

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«Spero che il ministro della Sanità Roberto Speranza disponga che i suoi ispettori ascoltino tutte la parti, non solo l’assessore regionale della Sanità ed i consiglieri regionali che, ascoltando la relazione dell’on. Gianfranco Ganau, presidente della Commissione d’inchiesta dell’AIAS, si son lasciati convincere che i 107 milioni in 5 anni di fatture pagate all’AIAS erano un’enormità. Quanto fa 107 milioni diviso 5? Meno di quanto ammontano le spese per anno di gestione delle 42 strutture AIAS
in tutta la Sardegna con 3.800 assistiti e 1.200 e più lavoratori e collaboratori occupati!!! Ma la matematica non deve essere materia facile dei nostri politici né dei responsabili sindacali di Cgil/Csl/ Uil e USB che in AIAS non sono firmatari di Contratto Nazionale e sono fortemente in minoranza come iscritti tra i lavoratori AIAS.»

Lo scrive in una nota, Giacomo Meloni, segretario nazionale della CSS, la Confederazione Sindacale Sarda.

«Caso emblematico quello della Uil che ha un solo iscritto, la USB nessuno e la CGIL 7 iscritti e la CISL 50 – aggiunge Giacomo Meloni -. Però questi sindacati di minoranza in AIAS sono regolarmente convocati dall’assessore e dai politici, al contrario dei sindacati di maggioranza firmatari del contratto AIAS (UGL/FIALS/CONFINTESA/ISA/CSS/COMITATO SPONTANEO LAV. AIAS) e spingono perché la Regione/ATS revochi la convenzione all’AIAS, come avevano fatto proditoriamente dr. Fulvio Moirano e l’ex assessore Luigi Arru, che sospendendo la convenzione hanno causato anche il blocco del fido delle Banche. Ci ha pensato però il Tribunale di Sassari ad obbligare l’ATS a restituire la convenzione per il 2019/2020 e questo non è piaciuto a chi vuole il fallimento dell’AIAS, sperando nella promessa dei politici di fondare SA DOMOS che assorbirebbe tutti i 1.200 lavoratori ed i 3.800 assistiti attualmente nelle 40 strutture territoriali dell’AIAS. Promesse vane, visto che ATS con la chiusura dei punti nascita, nonostante gli accordi sindacali, NON ha ancora assunto i 34 operatori dichiarati in esubero!!!»
«Ma vogliamo dire la VERITÀ sui 12 stipendi non ancora pagati da AIAS? Tanto di rispetto per la sofferenza dei lavoratori che hanno il sacrosanto diritto di essere retribuiti e che vanno ringraziati per aver continuato ad assistere gli ammalati anche senza stipendio – sottolinea Giacomo Meloni -. Ma la VERITÀ è che i 4 stipendi di luglio/agosto/settembre e ottobre 2019 potrebbero essere pagati subito se ATS pagasse all’AIAS i soldi delle fatture bloccati dal mese di giugno e altre somme dovute ed ora sotto la sorveglianza del Tribunale Fallimentare di Cagliari. Restano i 7 stipendi da pagare maturati tra il 2016 e 2018. Si tratta di 2 stipendi e mezzo per anno tutti coperti da contributi INPS, ma sempre soldi mancanti dalle tasche dei lavoratori che hanno diritto ad essere pagati fino all’ultimo euro. Nondimeno non corrisponde a VERITÀ scrivere sulla stampa che questi lavoratori sono senza stipendio da 12 mesi!!! Sapete come se ne esce? Non facendo fallire l’AIAS che deve assicurare i posti di lavoro, pagare mensilmente gli stipendi correnti e gli stipendi arretrati con un piano di rientro serio e vigilato.»
«La Regione pensi agli altri 4.000 ammalati che attendono assistenza in Sardegna e sono in lista d’attesa e per loro costruisca tante e vere DOMOS senza distruggere ciò che esiste- conclude il segretario nazionale della Confederazione Sindacale Sarda -. E la stampa, per favore, chiami per nome i Sindacati senza fare confusioni.»

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«Apprendo con stupore dell’intervento dell’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu contro l’intervento del ministro della Salute Roberto Speranza che ha ordinato una ispezione ministeriale in merito alla situazione in cui si trovano i dipendenti Aias e Fondazione, per verificare il rispetto delle clausole previste dal contratto di convenzione e i livelli dei servizi erogati.»

Lo scrive, in una nota, Luca Pizzuto, segretario regionale di Articolo UNO.
«Prima di tutto è doveroso precisare che le ispezioni non bloccano le soluzioni ma verificano la regolarità dello stato delle cose – aggiunge Luca Pizzuto -. Nell’intervento dell’assessore della Sanità leggiamo di presunte e innumerevoli azioni per dare risposte ai lavoratori. L’unico atto che ricordo in realtà è la cancellazione della società consortile Sas Domos che sarebbe dovute subentrare all’AIAS per risolvere tutti i problemi e pagare gli stipendi arretrati. Ad oggi in realtà son stati fatti solo dei preoccupanti passi indietro che hanno riportato in stallo la vertenza e lasciato alla fame migliaia di persone. Quindi piuttosto che criticare chi sta intervenendo in prima persona – conclude Luca Pizzuto – sarebbe il caso che la Regione Sardegna la smettesse di fare propaganda ma prendesse decisioni in grado di trasformarsi in maniera concreta e rapida in soluzioni per restituire il mal tolto ai lavoratori.»

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«L’ispezione ministeriale ordinata dal ministro Roberto Speranza è fondamentale per lo sblocco dell’annosa vertenza AIAS. In questi giorni i lavoratori sono tornati sotto il palazzo del Consiglio regionale, stremati da quasi un anno di attesa degli stipendi dovuti, e purtroppo ancora costretti a dure azioni di protesta come lo sciopero della fame. Sono più che favorevole a un’ispezione, soprattutto in questo delicato momento in cui è palese la contrapposizione tra la disperazione dei lavoratori e l’immobilismo di Giunta e maggioranza di centrodestra.»

Michele Ciusa, componente della commissione AIAS ormai risolta, interviene nell’acceso dibattito seguito alla decisione del ministro della Salute Roberto Speranza. Decisione arrivata a seguito dell’attività dello stesso Michele Ciusa e del deputato del M5S Alberto Manca (promotore di un’interrogazione parlamentare sull’AIAS) che nei giorni scorsi, a Roma, sono stati ricevuti al Ministero. Una visita alla quale il ministro ha risposto con un’ispezione sulla vertenza sarda.

«È nostro dovere ricordare – aggiunge il consigliere dei Cinque stelle – che la commissione di inchiesta regionale sul caso AIAS ha elaborato un documento, votato da tutti i gruppi politici sia in commissione sia in Consiglio, nel quale si chiedeva il superamento dell’AIAS. Abbiamo dato un’indicazione chiara che non può essere disattesa.»

«Quella in cui ci troviamo adesso è in una situazione al limite del collasso, una vera bomba sociale. È quindi urgente tradurre in fatti le troppe parole spese in questi mesi sul caso AIAS e rimboccarsi le maniche. Questo governo regionale teme che l’ispezione ministeriale possa far dilatare i tempi di risoluzione della vertenza, ma d’altro canto non ha ancora espresso chiaramente in che modo intenda farlo con le proprie risorse. È ora che la maggioranza comunichi le sue intenzioni – conclude Michele Ciusa – e ci faccia capire se c’è coerenza tra quello che si è votato e quello che poi si intende realmente fare.»

L’annuncio dell’ispezione ministeriale ieri è stato salutato con soddisfazione dai consiglieri regionali di LeU Eugenio Lai e Daniele Cocco («A fronte dell’immobilismo della Giunta regionale non posso che esprimere soddisfazione per la dura presa di posizione da parte del Ministro –, ha detto Eugenio Lai – ed auspico che all’esito finale di tale ispezione ci sia una altrettanta consapevolezza per assumere le decisioni successive. Chi ha rispetto per i lavoratori, gli utenti e le rispettive famiglie non può accettare tutto questo.»), mentre l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, ha espresso un giudizio fortemente negativo, rimarcando che «l’invio degli ispettori da parte del ministro Speranza è incomprensibile e ci preoccupa perché, arrivati a un passo dal dare delle risposte ai tanti lavoratori e pazienti che attendono da tempo, ora rischiamo veramente di buttare alle ortiche il lavoro svolto in tutti questi mesi e che ha portato in consiglio regionale una risoluzione votata all’unanimità da tutte le forze politiche, che hanno così dato un forte mandato alla Giunta per una soluzione definitiva al problema. Un risultato storico, ma ora rischiamo di subire una battuta d’arresto».