29 March, 2024
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«I lavoratori del Parco Geominerario, a sei mesi dalla finanziaria e dopo la faticosa e incidentata approvazione del collegato, sono costretti alla NASPI con evidenti perdite economiche. In attesa che siano mantenute le promesse fatte dall’assessora ADA Lai che il 7 febbraio scorso, al tavolo partnerariale, diceva ai responsabili sindacali: “si procederà all’allungamento della gara fino ad agosto 2023, per poi procedere con una nuova gara triennale, questa volta strutturale, che si rinnoverà ogni tre anni. Questo garantirà finalmente la stabilizzazione del personale e un nuovo rilancio del progetto”. Invece NO.»

A dirlo è Rossella Pinna, consigliera regionale del Partito democratico.

«Il lungo iter del Collegato, risultato di una incapacità di legiferare, ha come risultato, per i dipendenti del Parco Geominerario, l’impossibilità di veder garantito il proprio lavoro – aggiunge Rossella Pinna -. Obbligati a fare ricorso alla NASPI, con tutto quel che significa in termini di perdita economica, di disagio per lo stallo lavorativo e senza certezza di rientro a breve nel ruolo e di rilancio del progetto, sono le ennesime vittime della politica regionale targata Solinas &badcompany. »

«Ci si auguraafferma la consigliera democratica Rossella Pinna – che l’assessora abbia già pronta la soluzione per il mantenimento delle promesse fatte ai lavoratori e, soprattutto, un vero progetto di rilancio per il Parco Geominerario.»

Domani, sabato 1 aprile, i parlamentari del Partito democratico Silvio Lai e Marco Meloni, il segretario regionale Piero Comandini, il segretario provinciale Gianluigi Piano e la consigliera regionale Rossella Pinna, unitamente ai sindaci di San Gavino, Guspini e Villacidro, visiteranno alla Fonderia di San Gavino dove incontreranno i lavoratori della Portovesme s.r.l. che da mesi sono impegnati nella difesa del proprio posto di lavoro e che da una settimana occupano lo storico stabilimento del centro campidanese.

«Da mesi e mesi siamo vicini ai lavoratori in lotta, abbiamo richiesto ripetutamente l’impegno della Giunta per un intervento risolutivo sui governi che si sono succeduti. Siamo e saremo ancora qui, sempre al fianco dei lavoratori, a sostenere e accompagnare la lotta di chi chiede certezza e garanzie per il proprio posto di lavoroafferma la consigliera del territorio -. La nostra speranza è che la Glencore, proprietaria della Portovesme s.r.l e il Governo, trovino l’accordo anche per la riconversione delle lavorazioni e dare così continuità alla presenza degli stabilimenti che tra dipendenti diretti e indiretti, pesa sul destino di oltre 2.500 famiglie. Se così non fosse, sarebbe un disastro che né qui né nel Sulcis, territori fortemente e ripetutamente colpiti dalla crisi industriale, può essere sopportato.»

«E’ inaccettabile che siano i lavoratori a pagare l’incapacità di costruire soluzioni che spetta alla politica trovare. Dopo mesi di promesse, di attese, di trattative e parole a vuoto, gli operai della Glencore SRL di Portovesme sono saliti sulla torre dello stabilimento della Portovesme Srl a rischio chiusura.»

Rossella Pinna, ha portato la solidarietà ed il sostegno personale e del gruppo PD in Consiglio regionale ai lavoratori che sono in presidio su una torre dello stabilimento industriale, a 100 metri di altezza, aggiunge: «La questione del costo dell’energia è da tempo LA questione che blocca la crescita dell’Isola, soprattutto nel sud Sardegna, territorio deindustrializzato dopo la crisi degli anni ’80 e dove restano pochissime e storiche industrie, è il caso della Portovesme Srl e dell’omonimo stabilimento sulcitano e della Fonderia di San Gavino. Una realtà, quella della Glencore che dà lavoro a circa 1.300 lavoratrici e lavoratori. Da mesi – prosegue la consigliera del Medio Campidano – si gioca a rimpiattino con le promesse, gli incontri e i resoconti senza che si sia fatto un solo, vero, concreto, passo avanti. Questo è inaccettabile!»

«Sono passati ben 4 mesi da che abbiamo presentato come forze di minoranza un’interrogazione al Presidente della regione e all’assessora dell’Industria. Da allora solo dichiarazioni ed annunci ma nulla di concreto. E i lavoratori diretti e indiretti di fabbrica e di indotto, stanchi e preoccupati dal rischio di cassa integrazione per i primi e di licenziamento gli altri, sono saliti in cima alla ciminiera della fabbrica, alta 100 metri. Solo così, forse, torneranno visibili alla Giunta e, magari, anche in cima alle tante urgenze da risolvereconclude Rossella Pinna -. Oggi depositiamo una mozione sul tema, con richiesta di convocazione urgente del Consiglio regionale per conoscere dal presidente Solinas quali interlocuzioni e atti siano stati intrapresi dalla Giunta per risolvere la situazione. La Sardegna ed i sardi non possono pagare le disparità regionali che penalizzano imprese e lavoratori. Prima se ne prende atto e prima si evita la desertificazione economica di un’intera isola.»

Il gruppo PD, prima firmataria la consigliera Rossella Pinna, ha presentato un’interrogazione urgente condivisa e sottoscritta da tutte le forze di minoranza del Consiglio regionale, per conoscere nel dettaglio quali azioni la Giunta e gli assessori preposti hanno intrapreso o intendano intraprendere, per scongiurare l’ennesima crisi industriale in un territorio, il Sud Sardegna, già sfinito da una deindustrializzazione che lo ha impoverito come mai prima. L’annunciato fermo anche solo temporaneo dello stabilimento di proprietà della Portovesme S.r.l. di San Gavino Monreale e la conseguente cassa integrazione dei dipendenti oltre che gettare nello sconforto i lavoratori e le loro famiglie, rende estremamente probabile una chiusura definitiva dello storico stabilimento.
Preoccupa il fatto che nei piani industriali della società che prevedono una riconversione dal piombo alla nuova frontiera del litio, lo stabilimento del Medio Campidano non sia compreso.
A seguito delle comunicazioni dell’Azienda e delle reazioni di sindacati e della politica, si è tenuto stamane un incontro tra i rappresentanti dell’esecutivo regionale, l’AD dell’azienda Portovesme S.r.l, la Confindustria e, in rappresentanza del territorio coinvolto, la consigliera Rossella Pinna per la minoranza ed il consigliere Michele Ennas per la maggioranza.
La preoccupazione emersa, oltre il dato della richiesta di CIGS per gli operai della Fonderia di San Gavino Monreale, riguarda da un lato l’annuncio di blocco della linea produttiva piombo per gli elevati costi energetici e dall’altra l’ipotesi, per ora in fase di studio da parte della proprietà, della riconversione della lavorazione del piombo ad altri metalli. Nulla però lascia intravedere al momento quale il destino riservato dalla Portovesme S.r.l allo stabilimento del Medio Campidano. La consigliera Rossella Pinna, al termine dell’incontro condividendo la posizione espressa dagli assessori presenti ha ribadito la richiesta all’AD Davide Garofalo di attendere l’esito delle interlocuzioni col Mise e l’insediamento del nuovo Parlamento, nonché la necessità di vigilare sul piano di riconversione industriale che assicuri gli attuali livelli occupativi in un territorio fin troppo sofferente.

«Siamo fortemente preoccupati per la crisi della sanità del Medio Campidano ed in particolare per il Presidio ospedaliero. Le parole dell’assessore sono smentite quotidianamente dalle denunce di amministratori locali, sindacati e associazioni di pazienti, semplici cittadini. La realtà vera è drammatica: sono sempre di più i medici ospedalieri che a San Gavino e negli altri ospedali lasciano il servizio pubblico: stress, carichi di lavoro ingestibili e non riconosciuti, una disorganizzazione che ha le sue radici in una riforma licenziata in piena pandemia, nonostante gli avvertimenti accorati di operatori, pazienti e delle stesse opposizioni politiche. Non bastano di certo i proclami dell’assessore a convincere i cittadini che tutto va bene se poi abbiamo gli ospedali al collasso, reparti chiusi, liste d’attesa infinite. Tutto quello che mai c’è stato prima. E ribadisco mai, nonostante il continuo scaricare le responsabilità su chi c’era prima di lui, sulle forze politiche che, da oltre tre anni e mezzo, sono all’opposizione.»

A sostenerlo è Rossella Pinna, che sulla situazione del nosocomio campidanese ha presentato con il Gruppo PD l’ennesima interrogazione in Consiglio regionale.

«Cosa ha fatto l’assessore in questi mesi?prosegue Rossella Pinna -. Dove sono le linee guida di indirizzo per le ASL? Dove sono le risorse aggiuntive e gli incarichi attesi dal personale, costretto a doppi e tripli turni e sfruttato biecamente? Quali sono i rimedi all’evidente carenza di personale? La risposta non può essere quella data fino ad ora!»

«Sono passati 70 giorni dalla approvazione nella commissione Sanità e politiche sociali della proposta di Linee guida di indirizzo, perché la Giunta regionale non le ancora approvate e rese operative? Si attivi subito per porre rimedio e salvare almeno ciò che resta della Sanità in un territorio trascurato. Questo sfascio totale solo parzialmente è imputabile alla pandemia, è causato soprattutto da una mancanza di strategia, di organizzazione, di metodoconclude Rossella Pinna -. La sanità è stata usata da questa maggioranza per spartire ed assegnare poltrone e lo stato in cui versa è la dimostrazione palese dell’incompetenza e incapacità di questa Giunta a gestire i problemi dell’isola.»

La consigliera regionale del Partito democratico Rossella Pinna ed i colleghi del centrosinistra hanno presentato un’interrogazione sulla messa all’asta da parte di Igea di 23 immobili senza aver preliminarmente consultato i comuni interessati.
«Sono convinta afferma la consigliera democratica, prima firmataria dell’interrogazione rivolta al presidente ed all’assessora dell’Industriaconsiderata la legge 33 del 1998, la quale prevede espressamente che i Comuni possano richiedere l’assegnazione in comodato d’uso gratuito degli immobili del patrimonio IGEA per valorizzare il territorio sia per creare attività di interesse turistico ed identitario e, comunque, per utilità pubblica, che il bando Igea in scadenza il 15 giugno prossimo, debba essere fermato e ritirato.»

«Si considerino le richieste delle amministrazioni e si dia la possibilità alle stesse di progettare riconversioni virtuose degli immobili e dei luoghi. A Guspini lo abbiamo fatto, a suo tempo, attivando una realtà economica interessante come il birrificio Quattro Mori, con risultato decisamente positivo. Non si può prescindere dalla collaborazione tra istituzioni e società in house della Regione, se accade è una distorsione del dettato normativo e si risolve facilmente – conclude Rossella Pinna – con un’interpretazione autentica della legge da parte del Consiglio regionale, che non sarebbe complicato ottenere. I sindaci, giustamente, chiedono il rispetto degli impegni presi oltre due anni fa dalla Giunta che aveva dichiarato di voler risolvere la questione in 15 giorni. E invece siamo ancora qua.»

«Il Distretto socio-sanitario di Guspini da diversi mesi sta subendo un progressivo e allarmante indebolimento, quasi fosse destinato ad una sorta di lenta messa in liquidazione.»

Lo denuncia la consigliera regionale Rossella Pinna in una lettera indirizzata alle autorità regionali e ai commissari di ATS e della ASSL.

«Le carenze di organico limitano in modo pesante il diritto dei cittadini all’assistenza e alla cura. La missiva prosegue elencando gli elementi di preoccupazione per una situazione che si è fatta, durante la pandemia, ancora più insopportabile per i cittadini: sono, infatti, ridotti i servizi per la riabilitazione nel poliambulatorio di Guspini e stessa situazione si registra per i medici distrettuali specialisti in oncologia di cui c’è tanto bisogno nelle cure domiciliari per la terapia del dolore e le cure palliative, entrambe le figure mai reintegrate; una situazione critica per le persone con limiti per l’autonomia ed estremamente grave per i pazienti oncologici, assistiti dai familiari, privati della possibilità di cure riabilitative, oncologiche, palliative e anche dell’Hospice territoriale che deve ancora nascere nella struttura Santa Maria Assunta di Guspini.»
«La situazione sinteticamente sopra descritta è decisamente seria e allarmante e il territorio, che ha un indice di vecchiaia molto elevato e con esso un bagaglio di malattie croniche, non può più sopportare un ridimensionamento inopportuno quanto rischioso per la salute dei cittadiniaggiunge Rossella Pinna -. La lezione che ci viene dalla pandemia è che oggi più che mai c’è bisogno di Distretto, per le molteplici funzioni che è chiamato a svolgere -in quanto articolazione territoriale dell’Area socio-sanitaria locale e il luogo proprio dell’integrazione tra assistenza sanitaria ed assistenza sociale- e che troppo a lungo sono rimaste insoddisfatte, con pesanti conseguenze per la salute della popolazione.»
«In una situazione nella quale sono le comunità, le persone più fragili e le famiglie – anche sul piano della cura e della tutela della salute – e gli anziani sempre più soli a viverne le conseguenze più gravi e a pagarne il prezzo più alto, appare irragionevole lo stato in cui versa attualmente il distretto sociosanitario di Guspiniconclude Rossella Pinna -. Considerata la situazione del territorio e per quanto sopra segnalato è indispensabile un intervento urgente affinché si provveda alla immediata sostituzione dei dirigenti mancanti e nonché all’individuazione del nuovo direttore del distretto al fine di ripristinare il diritto alla salute, all’accesso alle cure e all’assistenza territoriali anche per i cittadini del distretto sociosanitario di Guspini.»

E’ in programma venerdì 30 aprile, alle 19.00 un evento in diretta streaming organizzato dai Giovani democratici del Sulcis Iglesiente, sulla pagina facebook (https://www.facebook.com/GDSulcisIglesiente/).
Si parlerà del nuovo assegno unico ed universale e delle politiche territoriali sui giovani, le famiglie e sul lavoro. I relatori che parteciperanno al confronto saranno Caterina Cocco (segretaria regionale CGIL Sardegna), Daniele Reginali (presidente consiglio comunale di Iglesias e segretario provinciale del PD), Rossella Pinna (consigliera regionale PD e componente IV commissione regionale su sanità e servizi regionali) ed Emanuele Cani (segretario regionale PD).

I consiglieri del gruppo del Partito democratico hanno presentato una proposta di legge nazionale, primo firmatario Roberto Deriu (ex presidente della provincia di Nuoro), con la quale propongono una revisione della legge per reintrodurre l’elezione diretta del Presidente della Provincia e del Consiglio provinciale. 

La proposta di legge, sottoscritta dai colleghi del gruppo Gianfranco Ganau, Piero Comandini, Salvatore Corrias, Giuseppe Meloni, Cesare Moriconi, Rossella Pinna e Valter Piscedda, ha come obiettivo la modifica della Legge Delrio. 

Adesioni alla proposta di Roberto Deriu, sono arrivate anchedalla maggioranza, con il leader di Sardegna 20Venti, Stefano Tunis.

«Da quando non c’è più l’elezione diretta del presidente della Provincia e dei consiglieri provincialispiega Roberto Deriu manca una rappresentanza istituzionale del territorio e delle esigenze dei cittadini. Ogni comunità autonoma necessita di una rappresentanza democratica, visibile, conosciuta, la cui legittimazione provenga dal Popolo.»

«Siamo pronti ad iniziare una battagliaconclude Roberto Deriu considerato che le Province sono state confermate nella Costituzione dopo il referendum del 2016, quindi non si capisce perché non debbano avere un’elezione diretta come hanno i Comuni, le Regioni e il Parlamento.»

Ora la parola passa al Consiglio regionale, che dovrà esprimersi a breve sulla proposta.

 

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L’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, ha riferito nella Sesta commissione del Consiglio regionale, presieduta da Domenico Gallus (Udc), sulle decisioni assunte dal ministero della Salute il 22 gennaio scorso e che hanno portato la Sardegna in zona arancione, con le conseguenti restrizioni in termini di spostamenti tra i Comuni e per ciò che attiene le limitazioni delle attività dei bar e dei ristoranti. Nella sostanza l’assessore ha ribadito il superamento, fin dall’indomani della firma dell’ordinanza ministeriale del 22 gennaio, delle criticità che hanno portato alla nuova e più penalizzante classificazione, determinata dal rapporto stilato dall’Istituto superiore di sanità e da cui discende la valutazione del rischio epidemiologico delle regioni in base a 21 differenti indicatori di rischio.

«La Sardegnaha detto Mario Niedduè passata da zona gialla a zona arancione, perché il 19 gennaio ha registrato un aumento di focolai nelle Rsa e negli ospedali, a cui si sono aggiunti due ricoveri in più nei reparti di terapia intensiva (da 51 a 53) che hanno fatto superare il limite massimo del 30 per cento di occupazione dei letti con il respiratore.»

«Il giorno successivo alla firma del decreto Speranzaha aggiunto il responsabile della Sanitàabbiamo attivato, come da programma, i trenta posti della terapia intensiva dell’Azienda ospedaliera universitaria di Sassari e si è rientrati dunque ampiamente entro il tetto massimo di occupazione.»

L’assessore ha inoltre contestato le rigidità e l’automatismo con i quali si procede per l’attribuzione delle zone di rischio alle Regioni («fino al 12 gennaio scattavano le prescrizioni ora si va direttamente alle chiusure») ed ha ribadito la richiesta affinché siano modificate le decisioni che riguardano la Sardegna, riportando così l’Isola in zona gialla, senza attendete i 14 giorni di vigenza del decreto del 22 gennaio.

«Rilevo inoltreha concluso l’assessore della Sanità che una certa elasticità nel valutare le aree di rischio è stata riservata invece ad alcune Regioni, come la Basilicata e il Molise, che sono rimaste in zona gialla pur registrando un indice di contagio (Rt) di molto superiore rispetto a quello della Sardegna.»

Nel corso del dibattito non sono mancate alcune sottolineature polemiche da parte dei consiglieri della minoranza che hanno evidenziato la correttezza dell’operato del ministro della Salute, Roberto Speranza, ed hanno lamentato i ritardi con i quali l’amministrazione regionale ha provveduto alla trasmissione dei dati relativi all’emergenza Covid, nonché una generale sottovalutazione dei limiti di occupazione dei reparti della terapia intensiva e dei posti letto in genere.

Francesco Agus (Progressisti) non ha nascosto i timori perché l’Isola possa restare in zona arancione per più di 14 giorni («bisogna capire se abbiamo il personale necessario per far funzionare le terapie intensive») ed Eugenio Lai (Leu) ha invece chiesto lumi sull’operato del “bed manager” e domandato copia della documentazione inoltrata all’assessorato sull’occupazione dei posti letto. Di una generale sottovalutazione dei rischi, ha parlato Gianfranco Ganau (Pd), che ha insistito anche sulla attendibilità scientifica dei 21 criteri dell’Iss per la classificazione dei rischi.

Annalisa Mele (Lega) ha difeso l’operato dell’assessore e riaffermato «il superamento delle criticità che hanno determinato il passaggio della Sardegna in zona arancione», mentre Rossella Pinna (Pd) ha ricordato «che il declassamento della Regione era annunciato» ed ha precisato che dei trenta posti della terapia intensiva inaugurati lo scorso sabato a Sassari, in realtà soltanto 14 risulterebbero di nuova attivazione. Antonello Peru (Udc-Cambiamo) si è soffermato sulle penalizzazioni che la zona arancione comporta per i baristi ed i ristoratori ed ha invitato l’assessore a garantire «maggiore attenzione ai numeri e ai parametri che determinano le decisioni del ministero».

Pierluigi Saiu (Lega) ha definito “statici” i criteri utilizzati a Roma ed ha bollato come “assurda” la scelta del Governo di non tener conto del miglioramento di tutti gli indicatori riferiti alla situazione Covid in Sardegna.