23 April, 2024
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Il 3 luglio scorso, presso il THotel a Cagliari, le segreterie territoriali di Cagliari Filctem-CGIL, Femca-CISL e Uiltec-UIL, hanno organizzato il convegno “Nuovi Confini del Lavoro nell’Impresa 4.0”. Scopo del convegno, era mettere a confronto i vari settori: sindacati, mondo delle imprese, Università, istituzioni territoriali e regionali per capire come ripensare le aree industriali, in un contesto mutato, tra Città Metropolitana, nuovi modelli relazionali e nuove esigenze.

«A distanza di qualche mese – sostengono i segretari delle tre organizzazioni sindacali, Walter Schirru, Marco Nappi e Salvatore Sini -, possiamo affermare di essere stati buoni profeti. Infatti, nel convegno sono emersi argomenti presenti sia nel documento di Confindustria, sia nelle osservazioni dei dirigenti sindacali riportate dalla stampa e, in primis, è emersa la necessità di una maggiore attenzione sulla formazione del personale, al fine di garantire le professionalità necessarie a quel salto di qualità utile per mantenere il passo e garantire i livelli occupazionali che, diversamente, rischierebbero di essere negativi. Si devono creare le condizioni per garantire risposte affinché l’evoluzione tecnologica, Industria 4.0, possa essere un’opportunità e non uno svantaggio che incrementi nuova disoccupazione.»

«Abbiamo promosso l’iniziativa, non a caso, perché riteniamo questo Territorio un buon esempio di sviluppo industriale all’interno del quale sono presenti positività quali: un sistema di appalti governati con strumenti innovativi condivisi con le OO.SS. e le parti imprenditoriali;una particolare attenzione alla Sicurezza sul luogo di lavoro che ci porta ad essere tra le migliori realtà nel panorama nazionale; buoni risultati sulla sensibilità ambientale grazie a costanti investimenti nel rispetto e a garanzia delle normative vigenti; buone relazioni industriali che permettono un continuo confronto mirato a programmare e cercare di prevenire situazioni di criticità – aggiungono Walter Schirru, Marco Nappi e Salvatore Sini -. In base a queste considerazioni, riteniamo importante valorizzare il modello di Governance Territoriale che, con grande impegno e convinzione, siamo riusciti a costruire. Riteniamo sia più produttivo favorire il confronto costante rispetto al conflitto e, a nostro parere, la gestione di alcune situazioni complesse, affrontate di recente, ci hanno dato ragione. La situazione, nel mondo del lavoro, è in continua evoluzione. La globalizzazione, l’attuale normativa del lavoro, le nuove regole di un mercato sempre più selettivo ci mettono di fronte a problematiche che necessitano attenzioni diverse e ci costringono a valutazioni differenti rispetto alle azioni sindacali da intraprendere.»

«Dai numeri in nostro possesso e noti alla stessa Confindustria, si evidenzia un importante periodo di investimenti nel sito che, contrariamente a quanto avviene in altri Territori, garantisce importanti ricadute occupazionali per le imprese, molte delle quali storiche, presenti nel Territorio. In questo contesto, come sempre avvenuto, le imprese si organizzano per gestire al meglio le commesse e le variazioni della forza lavoro legate alle varie fasi di lavorazione e, per quanto di nostra conoscenza, da sempre, si sono attivate tutte le forme contrattuali disponibili nel nostro panorama giuridico e, allo stesso tempo, possiamo testimoniare sull’assenza di ” Lavoro in Nero” in questo settore. Pertanto, con soddisfazione, apprendiamo che i dati del territorio industriale dall’osservatorio della Confindustria certificano un ricorso al lavoro somministrato non superiore al 3-4%, mentre è di circa l’80% l’utilizzo dei contratti a tempo indeterminato e, per quanto riguarda il Tempo determinato, rientra nei vincoli normativi nazionali. Alla luce di questi elementi, ribadiamo l’importanza della corretta applicazione dei C.C.N.L. di categoria affinché uno strumento condiviso consenta di gestire al meglio le situazioni che si presenteranno e, nell’interesse comune, trovare soluzioni anche in quelle occasioni nelle quali si dovesse palesare la richiesta di riduzione della base salariale di lavoratori storici. Per quanto detto – concludono Walter Schirru, Marco Nappi e Salvatore Sini –, siamo convinti esista la possibilità di continuare un confronto che consenta di utilizzare al meglio gli strumenti presenti nei C.C.N.L. garantendo, legittimamente, la contrattazione di secondo livello utile a raggiungere obiettivi comuni a sostegno di efficienza e produttività e salvaguardia del salario.»      

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«La metanizzazione della Sardegna è una concreta e chiara possibilità di crescita e sviluppo. La rete dei 590 chilometri che andrà a interessare l’intero territorio regionale consente alla nostra isola di superare quegli ostacoli infrastrutturali che per troppo tempo hanno bloccato crescita e sviluppo. Il piano energetico regionale ha tracciato una strada. Su questo solco sono arrivati i progetti che offrono all’isola un’opportunità importante. Oggi sulla rete della metanizzazione ci sono due progetti che auspichiamo possano arrivare a sintesi e dare corpo e gambe a questo progetto che una volta attuato consentirà un notevole risparmio ai sardi. Come Uiltec-Uil regionale ribadiamo il sostegno al progetto di metanizzazione dell’isola auspicando, allo stesso tempo, una chiusura positiva delle procedure e l’avvio dei lavori che non potranno che offrire nuove possibilità di sviluppo alla Sardegna e al settore manifatturiero.»

Lo sostiene Salvatore Sini, segretario regionale Uiltec-Uil.

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L’esito della riunione sulla vertenza Ottana si conclude con la dichiarazione dell’imprenditore che ha annunciato che ad Ottana non ci sono più le condizioni per la produzione di pet ma si dichiara pronto a operare con eventuali partners. Altresì viene rimarcata la volontà dell’imprenditore di continuare a operare nel settore energetico, alla luce dei cambiamenti legati all’utilizzo del Gnl. 

«Prendendo atto della volontà dell’imprenditore e della Regione – sostiene Salvatore Sini, segretario regionale Uiltec Sardegna – è doveroso rimarcare la necessità di garantire accanto alle prospettive di rilancio produttivo, opportune misure di sostegno ai lavoratori nella fase di transizione. Per questo motivo si ritiene indispensabile sollecitare sin d’ora l’imprenditore e la Regione ad attivarsi a tutto campo, al fine di individuare le più opportune soluzioni industriali, coinvolgendo tutti i possibili operatori interessati.» 

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Cresce, tra i lavoratori, la preoccupazione per il futuro dello stabilimento Sar Med di Villacidro. Per esaminare la situazione che si sta creando alla luce delle dichiarazioni rese i giorni scorsi dall’amministratore delegato Luciano Fecondini, si sono riuniti in assemblea con i segretari territoriali di Filctem CGIL, Femca CISL e Uiltec UIL.

«L’amministratore – si legge in una nota dell’assemblea dei lavoratori Sar Med, della Rsu Sar Med e delle segreterie territoriali – Filctem CGIL, Femca CISL e Uiltec UIL – ha comunicato che è intenzione della società chiudere lo stabilimento di Villacidro entro l’anno e trasferire il personale nell’unità produttiva di Iglesias per ridurre i costi di gestione. Tuttavia, considerata la ristrettezza degli spazi a disposizione, la linea produttiva dello stampaggio attualmente a Villacidro verrà trasferito in Tunisia, mentre non verranno confermati i lavoratori assunti con contratto a tempo determinato.»

«La società ha inoltre evidenziato che per acquisire il terreno adiacente allo stabilimento di Iglesias, utile per l’ampliamento dello stesso, ci sono voluti 21 mesi vanificando i progetti iniziali previsti. Alla luce di questi fatti, i lavoratori riuniti in assemblea hanno manifestato la forte preoccupazione per quanto sta accadendo – si legge ancora nella nota -. La chiusura dello stabilimento di Villacidro e, soprattutto, il mancato rinnovo dei contratti di lavoro a tempo determinato, e il trasferimento del settore stampaggio in Tunisia, costituiscono un precedente tutt’altro che irrilevante. Per questo motivo l’assemblea dei lavoratori, esprimendo forte preoccupazione lancia un appello ai rappresentanti delle istituzioni affinché si possa andare incontro a una soluzione in grado di evitare questo provvedimento. Già tempo fa si era giunti a una sorta di accordo che sembrava aver bloccato questa decisione. I lavoratori annunciano l’avvio di una mobilitazione chiamando a  supporto della vertenza anche i rappresentanti delle istituzioni.»

I segreterie territoriali Filctem CGIL, Femca CISL e Uiltec UIL, Emanuele Madeddu, Marco Nappi, Salvatore Sini, hanno inviato una richiesta d’incontro urgente per affrontare la situazione.

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«E’ riuscito lo sciopero dei lavoratori del settore petrolio impiegati alla Sarlux di Sarroch per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Per le 24 ore di astensione dal lavoro programmato l’adesione è stata del 90% della forza lavoro coinvolta e impiegata nei diversi turni.»

Lo scrive in una nota Salvatore Sini, segretario regionale Uiltec.

Lo sciopero ha interessato la totalità delle imprese d’appalto. L’astensione prosegue sino a domani mattina alle 6.00.

Saras di notte copia

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«Respingiamo con forza la volontà di chiudere lo stabilimento Vesuvius di Macchiareddu. A quanto ci risulta la fabbrica è produttiva. Per questo motivo non possiamo in alcun modo accettare la decisione dell’azienda. In questo momento è necessario che il Governo faccia i suoi passi con la proprietà, che oggi non era presente, per rivedere l’intero disegno. Non è pensabile che si possa chiudere un importante stabilimento come quello sardo per favorire la produzione in altri paesi europei. La nostra azione in difesa dei lavoratori e degli impianti produttivi e con alte professionalità prosegue ad oltranza.»

Lo ha detto questa sera Salvatore Sini, segretario regionale Uiltec.

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Oggi al ministero dello Sviluppo economico si terrà un incontro sulla vertenza relativa all’annunciata chiusura dello stabilimento Vesuvius di Macchiareddu. «E’ necessario un intervento decisivo del Governo – dice Salvatore Sini, segretario regionale Uiltec – per scongiurare la cancellazione di un altro importante pezzo di industria. Per tutta la giornata si conferma lo sciopero nazionale di tutti i dipendenti Vesuvius Italia».

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«Un risultato importante e significativo ottenuto al termine di un anno di trattative, concertazione e discussioni avviate dai lavoratori, sindacati e istituzioni, che non può essere declassato né sottovalutato.  Con il mantenimento dello stabilimento di Villacidro, non solo viene garantito il livello occupazionale e quello professionale. Le organizzazioni sindacali vigileranno affinché vengano rispettati gli accordi sottoscritti e affinché nessun posto di lavoro venga cancellato.»

I segretari di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, Emanuele Madeddu, Marco Nappi e Salvatore Sini, hanno commentato con queste parole la positiva conclusione della vertenza dell’azienda di Villacidro.

Area industriale Villacidro 1

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«Non possiamo continuare ad accettare il comportamento arrogante della Vesuvius che diserta il confronto e avvia la procedura per i licenziamenti collettivi. A questo punto attendiamo un chiaro intervento del Mise perché si studino tutte le soluzioni possibili per salvaguardare questo presidio industriale che rischia la chiusura in nome di una delocalizzazione che non accettiamo.»

Lo ha detto oggi Salvatore Sini, segretario regionale della Uiltec.

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Centrale Grazia Deledda Enel 85 copia

Domani mattina la commissione “Attività Produttive” esprimerà il parere di propria competenza sul Piano energetico regionale, dopo aver concluso in tarda serata il ciclo di audizioni sul testo approvato dalla Giunta, ascoltando le valutazioni dei sindacati, delle forze datoriali e delle associazioni ambientaliste.

I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil hanno espresso un giudizio positivo sull’impianto del provvedimento: «Finalmente la Sardegna si dota di un Piano energetico – ha detto il segretario della Filtcem-Cgil Salvatore Cappai – la metanizzazione dell’Isola sarebbe un’opera di portata storica. Adesso c’è bisogno di tempi certi e di risposte concrete per attuare il progetto». Stessa preoccupazione espressa dai colleghi di Cisl e Uil Marco Nappi e Salvatore Sini che hanno paventato il rischio di lungaggini negli iter autorizzativi per la realizzazione delle infrastrutture (depositi Gnl, rigassificatori, rete di distribuzione): «L’importante è che si proceda rapidamente – hanno sottolineato Nappi e Sini – solo così la Sardegna potrà colmare il gap con le altre regioni italiane ed europee. Sarà compito della Regione fare in modo che il metano arrivi ai sardi a prezzi contenuti, in linea con la media italiana». Qualche dubbio invece è stato espresso sull’obiettivo dell’abbattimento del 50% delle emissioni di CO2 entro il 2030. «E’ un’indicazione condivisibile ma difficile da attuare – ha detto Marco Marras della Flaei – Cisl – occorre indicare con più precisione la strada da seguire per centrare l’obiettivo».

L’approvazione del Piano energetico e la sua impostazione “flessibile” con la previsione di diverse fonti di approvvigionamento, è stata valutata positivamente anche dai rappresentanti delle forze datoriali.

Il presidente di Confindustria, Alberto Scanu, ha però sollecitato più chiarezza sui tempi e sulle modalità di raggiungimento degli obiettivi: «Il Piano è pieno di buoni propositi ma bisogna dare una linea chiara se non si vuole correre il rischio di farlo diventare un libro dei sogni – ha detto Scanu – sui progetti di efficientamento energetico, iter autorizzativi per le infrastrutture del gas metano e utilizzo delle fonti rinnovabili sono necessari ulteriori approfondimenti».

Apprezzamento per l’approvazione del Piano è stata espressa anche dal presidente di Confapi Gianfrancesco Lecca: «Il varo del Pears rappresenta un passo importante per favorire la crescita dell’Isola – ha detto Lecca – bisogna però garantire tempi certi per il processo di metanizzazione a costi accessibili per le imprese. In attesa del completamento delle opere, occorre puntare a una riduzione della carbon tax su gpl e gasolio per consentire una riduzione della bolletta energetica per le aziende sarde». Per Confapi, inoltre, è urgente fare chiarezza sulle autorizzazioni per la realizzazione delle infrastrutture del gas metano: «La Giunta ancora non ha chiarito la questione – ha concluso Lecca – si rimanda tutto alla firma del Patto per la Sardegna con il Governo. Speriamo che in quella occasione arrivi una risposta definitiva».

Forti perplessità sul Piano sono state invece espresse da Legambiente. Secondo il presidente del Comitato Scientifico dell’associazione ambientalista Vincenzo Tiana la proposta di riduzione del 50% delle emissioni di CO2 è formulata con enunciazioni contraddittorie che rendono praticamente impossibile il raggiungimento degli obiettivi dichiarati».

Per Legambiente la strada da seguire è quella dell’innovazione, delle produzioni a basso contenuto energetico e alto know-how, della ricerca e delle nuove tecnologie. «Serve un  crono programma per il superamento definitivo del carbone e la graduale dismissione del comparto termoelettrico la cui produzione di energia deriva per il 71% da fonti fossili».