29 March, 2024
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Anche quest’anno il Consiglio regionale aderisce alla manifestazione “Monumenti Aperti”. Domani, sabato 5 maggio, e domenica 6 maggio), dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00, saranno aperte al pubblico le due mostre inaugurate lo scorso 26 febbraio alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella in occasione delle celebrazioni per i 70 anni dello Statuto speciale della Sardegna.

La prima, intitolata “Cronache dell’Autonomia 1943-1953”, è una mostra storica che racconta l’Isola nei 10 anni compresi fra la fase finale della seconda guerra mondiale, l’approvazione dello Statuto e la prima legislatura del Consiglio. Oltre alle foto d’epoca, i visitatori potranno ripercorrere i fatti principali di questo periodo storico attraverso i filmati dell’Istituto Luce e della Rai e le riproduzioni dei primi grandi reportage sulla Sardegna realizzati da principali testate nazionali ed internazionali.

La seconda esposizione, articolata attorno al modulo a spirale della scala che collega i 6 piani del palazzo, ha per titolo “70 anni di Autonomia – Sardegna 1948-2018”. Suddivisa per aree tematiche riferite a diversi momenti della vita istituzionale dell’Assemblea, è costruita con fotografie provenienti dall’archivio del Consiglio regionale, riordinate e catalogate per l’occasione. Supporti multimediali affiancano le immagini fotografiche per che consentire ai visitatori di approfondire alcuni aspetti relativi alle sezioni tematiche.

Le due mostre, curate da Davide Mariani con l’allestimento firmato da Stefano Ercolani, stanno ottenendo un grande successo di pubblico: sono già centinaia i visitatori che hanno potuto apprezzare le due esposizioni, con un picco di presenze per la Festa di Sant’Efisio del 1° maggio (circa 400 ingressi).     

Il percorso di Monumenti Aperti prevede anche la visita alle stanze della Presidenza, alla sala Capigruppo e alla galleria dove sono esposti tutti i ritratti dei presidenti del Consiglio che si sono succeduti dalla prima legislatura ad oggi. Una sosta sarà fatta anche nel corridoio che ospita “I Portolani” le antiche carte nautiche, realizzate su pelli di pecora, risalenti ai secoli XVI e XVII. La visita proseguirà  con l’accesso all’Aula consiliare  e ai corridoi che collegano i due corpi principali dell’edificio.

In occasione dell’edizione di quest’anno di Monumenti Aperti saranno inoltre visitabili altri due siti inseriti nell’itinerario “Trentapiedi dei Monumenti” proposto dagli studenti dal Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio dell’Università di Cagliari. L’iniziativa curata da Vestigia (Laboratorio di didattica e comunicazione dei Beni culturali) prevede un percorso archeologico di tredici tappe nel quartiere Marina con due fermate in Consiglio: la prima, all’esterno del Palazzo, riguarda le grandi sculture realizzate negli anni ’80 da Costantino Nivola per l’Assemblea sarda; la seconda invece sarà interamente dedicata alle cisterne romane situate all’interno del parcheggio di via Cavour.

 

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La comunicazione istituzionale, avviata il 26 febbraio, giornata in cui il Consiglio regionale ha celebrato il momento fondante della storia autonomista della Sardegna alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnerà tutti gli eventi promossi nel 2018. Le nuove azioni della campagna sono state illustrate questa mattina nel corso di una conferenza stampa alla quale sono intervenuti il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau ed il presidente della Regione, Francesco Pigliaru.
«La conquista dell’Autonomia settant’anni fa ha cambiato il rapporto tra lo Stato e la Regione Sardegna – ha sottolineato il massimo rappresentante dell’Assemblea sarda – definendo un percorso diverso e dando modo ai sardi di governarsi in maniera autonoma in diversi ambiti. Settant’anni fa alla Sardegna veniva riconosciuta la dignità di Regione a statuto speciale, veniva data autonomia nel governo della propria vita comunitaria. Per decenni la Sardegna è cresciuta anche grazie a questo strumento. Abbiamo scelto la musica come strumento per coinvolgere tutti, in grado di raggiungere anche i più giovani – ha aggiunto – una canzone che è fortemente identitaria e che esprime sentimenti di appartenenza ad una terra unica e aspettative di apertura ed accoglienza per un futuro migliore. Specifico che non si tratta e non vuole essere un inno – ha chiarito – ma un dono che noi facciamo ai sardi, spero che nella seduta del 28 aprile, in occasione de Sa die de Sa Sardigna, il Consiglio regionale approvi in forma definitiva il riconoscimento di “Procurade ‘e moderare” come inno ufficiale della Sardegna, compiendo quel percorso che nella coscienza dei sardi è già in essere. L’auspicio della presidenza del Consiglio regionale è che i sardi si riconoscano con partecipazione e slancio ideale, fondamentali per le nuove sfide che spettano ancora alla Sardegna». 
«Di fronte ai millenni della nostra storia, l’autonomia sarda è appena nata», recita lo slogan della campagna istituzionale, realizzata dall’agenzia Quom3 che ha curato la strategia, l’ideazione e la direzione creativa e strategica delle attività di comunicazione dedicate al settantesimo anniversario dell’autonomia sarda.
«La nostra autonomia è stata ed è uno strumento essenziale, lo spazio concreto in cui possiamo dimostrare, come sardi, la nostra capacità di disegnare politiche per migliorare la vita dei cittadini, per dare le risposte che non possono arrivare da uno Stato centralista – ha sottolineato il presidente Pigliaru -. E queste celebrazioni ci offrono un’opportunità preziosa per valutare quanto, in questi 70 anni, siamo stati in grado di usarla bene e come possiamo migliorare la nostra capacità di attuazione per ottenere gli spazi più ampi di sovranità di cui abbiamo bisogno. Spesso pur ottenendo le risorse – ha aggiunto – facciamo fatica ad utilizzarle nel modo in cui noi riteniamo giusto, perché le regole dentro le quali dobbiamo muoverci non ci danno sufficiente potere nella risoluzione di problemi come, per fare un solo esempio, il nostro diritto alla mobilità. Questo deve cambiare: l’autonomia è il mezzo più importante che possediamo e rafforzarla significa rafforzare la Sardegna e le nostre richieste a Roma e a Bruxelles, a partire dall’insularità.»
C’è un legame speciale tra il popolo sardo e la musica. Umpare è la canzone che celebra i 70 anni dell’autonomia sarda. È una canzone popolare che racchiude dentro più linguaggi, esprime sentimenti di appartenenza a una terra unica, di apertura e accoglienza verso il mondo e il futuro.
È composta da diversi stili musicali interpretati in lingua sarda, italiano e inglese. I testi e la musica sono di Luigi Marielli, l’arrangiamento di Gabriele Oggiano.
«È una pop song che ho scritto di getto – ha sottolineato Marielli – che è cresciuta grazie all’intervento di tutti gli artisti che hanno collaborato gratuitamente perché convinti del progetto. È una canzone viva e scalciante – ha aggiunto – e Umpare va contro quello che ci dicono da sempre che siamo pochi e disuniti, è un suggerimento, una presa di coscienza». 
I Tazenda, Claudia Crabuzza, Maria Giovanna Cherchi e Aurora Lecis sono gli artisti che l’hanno interpretata. Nella canzone è presente la voce inconfondibile di Andrea Parodi che canta una breve strofa di Procurade ‘e moderare, reinterpretata per l’album “Fortza paris” del 1995.
Umpare è un pensiero rivolto ai sardi e sarà scaricabile gratuitamente dalla pagina dedicata www.sardegna70.it e dai siti del Consiglio regionale e della Regione Sardegna dal 28 aprile, Sa die de sa Sardigna, giornata simbolica dell’orgoglio sardo.
La canzone è sostenuta da un videoclip che racconta la presa di coscienza, da parte dei sardi, della loro identità. Il video, realizzato da tre giovani registi sardi, Michele Gagliani, Chiara Mela e Giovanni Saturno, ospiti in conferenza stampa racconta metaforicamente una presa di coscienza: la Sardegna è oggi una terra libera e accogliente, il suo popolo è speciale, vivo e ha voglia di gridarlo al mondo con una unica voce, quella dei sardi. L’immagine che costruisce il racconto è quella di una giovane donna che si risveglia dalle ceneri e danzando prende vita e rinasce. Il videoclip “Umpare” ha coinvolto una serie di professionalità e giovani talenti che lavorano attivamente nella produzione cinematografica sarda. Nel video, oltre ai cantanti, musicisti, coreografi e il coro di voci bianche della corale Luigi Canepa. La produzione del video ha coinvolto più di cento persone tra professionisti, tecnici e protagonisti.
«A giugno partirà la campagna multisoggetto – ha sottolineato Alberto Deiana dell’agenzia Quom3 – una comunicazione corale resa attraverso una serie di ritratti fotografici in bianco e nero di giovani, bambini e adulti per sottolineare che l’autonomia appartiene a ognuno di noi. Un concetto ribadito anche nel titolo dove, graficamente, è stata evidenziata la parola “Mia”.»
La campagna sarà pianificata in tutta la Sardegna attraverso medie e grandi affissioni e cartelli autobus. Gli scatti sono stati realizzati da Michele Secchi, giovane talento sardo della fotografia che da alcuni anni vive e lavora ad Amsterdam.
Il logo riprende in sintesi e in chiave moderna i due elementi che compongono lo stemma della Regione Sardegna: una parte della croce forma il numero sette, mentre il profilo del moro è il numero zero per comporre insieme il numero degli anni. Il testo che completa il logo è in lingua sarda per comunicare e affermare l’identità unica dell’isola.
L’immagine della comunicazione, un neonato avvolto dalla bandiera sarda, vuole far riflettere su un aspetto ben preciso: la giovane età del governo sardo rispetto alla lunga storia della Sardegna. Settant’anni sono solo l’inizio del cammino dell’autonomia, gli stessi principi che hanno ispirato la sua nascita sono ancora attuali e importanti. Ci permettono di migliorare, crescere e scegliere insieme. Perché l’autonomia è una conquista, è una ricchezza, è nostra.
«La campagna istituzionale del bambino, lanciata sui principali quotidiani il 26 febbraio – ha aggiunto Paola Governatori dell’agenzia Quom3 – verrà veicolata attraverso la distribuzione presso tutti i comuni della Sardegna e i dipartimenti delle due università sarde di poster 100×70 e di cartoline.»

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«Siamo orgogliosi di aver intitolato la Sala Giunta di Villa Devoto a Emilio Lussu, uomo di pensiero e azione che vedeva lontanissimo. Nei suoi scritti ci sono i problemi che oggi stiamo affrontando. In lui c’è una evidente, chiara avversione al centralismo accompagnata dalla consapevolezza della necessità di un reale decentramento delle funzioni e delle competenze. Uno Stato che voglia restare unito deve decentrare molto e dare responsabilità ai territori che conoscono i problemi e le soluzioni per affrontarli e risolverli.» 

Lo ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru, alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, alla cerimonia di intitolazione della Sala Giunta di Villa Devoto allo scrittore, intellettuale e leader politico.

Francesco Pigliaru, dopo aver scoperto davanti al presidente Sergio Mattarella la targa che intitola la Sala a Emilio Lussu, ha richiamato le idee e i valori del “Cavaliere dei Rossomori”: «Lo Stato, ci dice Emilio Lussu, non deve dominare ma governare e coordinare. È una lezione di straordinaria modernità. Occorre necessariamente fare riferimento al suo pensiero e ai suoi scritti, per capire quale strada seguire per rinnovare e dare nuovo vigore alla nostra autonomia». 

Alla cerimonia hanno preso parte gli assessori della Giunta, la sindaca di Armungia Donatella Dessì, l’assessore alla Cultura Antonio Quartu, ed il nipote di Lussu, Tommaso, nato a Roma, che ha deciso di vivere, insieme alla compagna Barbara e alla figlia Eva, presenti alla cerimonia, proprio ad Armungia, nella casa del nonno.

La cerimonia a Villa Devoto è avvenuta dopo la seduta del Consiglio regionale per la celebrazione dei 70 anni dello Statuto sardo.

Nel corso del breve incontro che ha anticipato la seduta solenne in Consiglio, Francesco Pigliaru ha donato al presidente della Repubblica Mattarella un’antica Carta della Sardegna, pubblicata a Venezia nel 1762, e i dolci gioiello “Amores” di Anna Gardu di Oliena, raffiguranti teste femminili con il copricapo tradizionale di Desulo, realizzati secondo una ricetta che si tramanda da 4 generazioni.

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Si è svolta stamane la seduta solenne del Consiglio regionale per celebrare il 70esimo anniversario dello Statuto sardo, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La seduta solenne è stata aperta dal presidente del Consiglio Gianfranco Ganau che, dopo aver salutato il Capo dello Stato, ha ricordato fra l’altro nel suo intervento che lo Statuto Sardo, terza legge costituzionale approvata dalla Repubblica, «ha affermato l’autonomia della Sardegna per una pluralità di condizioni, a cominciare dal suo grave isolamento, anche per farla valere nei confronti dello Stato».

«Autonomia è anche responsabilità – ha aggiunto Gianfranco Ganau – ed ecco perché lo Statuto seppe suscitare accese aspettative e grandi speranze, dopo lunghe dominazioni che trasformarono in un certo senso la storia dei sardi in una storia degli altri.»

«Specialità ed autonomia – ha detto ancora il presidente del Consiglio regionale – contribuirono alla costruzione di una nuova piccola patria per i sardi, con passaggi fondamentali come il rilancio economico del primo dopoguerra ed il piano di rinascita, con i loro problemi ed errori, consentendo alla Sardegna (quasi d’improvviso) di affacciarsi alla modernità ed iniziare un lungo periodo di pace, progresso, avanzamento economico, superamento della povertà, lotta all’analfabetismo ed alle malattie.»

Il presidente del Consiglio ha concluso sottolineando che «l’art. 13 del nostro Statuto parla delle responsabilità dello Stato e della Regione e consideriamo questa norma una declinazione al futuro del significato più alto della nostra specialità, una specialità della quale siamo orgogliosi e che ci richiama al grande impegno di affrancare la Sardegna da ogni povertà, ed alla responsabilità (comune a tutte le istituzioni) nei confronti della comunità sarda di dimostrarci in grado di essere artefici del nostro destino».

Successivamente ha preso la parola il presidente della Regione Francesco Pigliaru che ha iniziato il suo discorso sottolineando la coincidenza fra i 70 anni dello Statuto speciale della Sardegna ed i 70 anni della Costituzione repubblicana.

«Dalla Costituzione in particolare – ha messo in evidenza il presidente – emerge quel principio di uguaglianza che, per essere applicato pienamente alla Sardegna, richiede ordinamenti speciali e differenziati.»

«Lo stesso riferimento costituzionale all’autonomia – ad avviso di Francesco Pigliaru – dimostra non solo che l’autonomia ben governata è un potente collante dell’unità nazionale ma soprattutto che è un errore credere che esistano politiche centraliste universalmente efficaci.»

«Con il Patto per la Sardegna – ha detto nella seconda parte del suo intervento il presidente Pigliaru . si sono fatti passi avanti importanti che però non incidono positivamente sia sulla normativa europea che sulla sua interpretazione ed è questa la ragione per cui chiediamo al Governo centrale di affiancare presso le istituzioni europee la nostra richiesta di riconoscere la condizione insulare quale requisito per aiuti specifici sul modello di quanto avviene per le Regioni ultraperiferiche. Se si considerano correttamente gli svantaggi associati all’insularità – ha detto ancora Pigliaru – è importante che siano rese chiare le regole in base alla quali ci viene imposto un livello così alto di accantonamenti che ci pare ingiustificato, ingiusto, indifferente alle tante tipologie di costi aggiuntivi che dobbiamo sopportare.»

Il presidente della Regione ha messo l’accento sulle tante riforme strutturali varate dal governo regionale, precisando che si è trattato «di scelte difficili in un periodo caratterizzato dalla peggior crisi dal dopoguerra; ma non ci sono alternative per chi persegue l’interesse generale e vuole riavvicinare i cittadini alle istituzioni. In definitiva – ha detto infine il presidente rivolgendosi al Capo dello Stato – la Sardegna, per superare il divario economico col resto della Penisola, chiede pari opportunità e maggiori spazi di autonomia, oltre ad un dialogo con lo Stato che è parte integrante della autonomie regionali come è previsto dalla Costituzione».

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Seduta solenne, domani lunedì 26 febbraio, alle 11.00, in Consiglio regionale, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del 70esimo anniversario dello Statuto sardo.

Il corteo presidenziale arriverà in Consiglio regionale in via Roma alle 10 e 40. Sarà accolto dal Presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, dal Presidente della Regione Francesco Pigliaru e dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda. Dopo una breve visita alla mostra “Cronache dell’Autonomia”, al piano terra del Palazzo, il Capo dello Stato incontrerà, in presidenza, gli ex Presidenti del Consiglio regionale e gli ex presidenti della Regione. Saranno presenti gli ex presidenti: Felice Contu, Salvatorangelo Mereu, Giacomo Spissu, Francesco Rais, Angelo Rojch, Mario Floris, Antonello Cabras, Federico Palomba, Renato Soru, Ugo Cappellacci. Il Presidente Mattarella poi si trasferirà nell’aula consiliare. Il coro degli alunni della scuola primaria e secondaria dell’istituto comprensivo “E. Puxeddu” di Villasor eseguirà l’Inno di Italia.

La seduta solenne si aprirà con l’intervento del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau. Seguirà l’intervento del presidente della Regione Francesco Pigliaru. Chiusa la seduta, sarà eseguito il brano “Su patriotu sardu a sos feudatarios (Procurade ‘e moderare)” da parte del Coro Nugoro Amada di Nuoro.

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«E’un progetto particolarmente significativo che ha l’obiettivo di diffondere fra i giovani, attraverso un originale percorso didattico e di conoscenza, la consapevolezza di una memoria storica che rischia di estinguersi con le testimonianze dei protagonisti». Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau presentando l’edizione 2018 del progetto “Viaggi della Memoria”, organizzato dall’Arci Sardegna, con il patrocinio ed il sostegno dello stesso Consiglio regionale e dell’assessorato della Pubblica istruzione.

La memoria dell’immane tragedia dei campi di concentramento nazisti, ha proseguito il presidente del Consiglio, «è invece viva ed attuale e lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella ne è stato recentemente autorevole interprete, nominando senatrice a vita la signora Liliana Segre, esponente della comunità ebraica ed ex deportata nel campo di Auscwitz-Birkenau».

Il segretario regionale dell’Arci Sardegna Franco Uda, dopo aver ricordato che dal 2012 il progetto “Viaggi della Memoria” ha consentito a 500 studenti sardi provenienti da 40 Comuni di conoscere la realtà concentrazionaria nazista, ha sottolineato che la principale finalità dell’iniziativa è quella di «aiutare i giovani ad essere attivi nelle loro comunità, conoscendo la storia e trasmettendo la memoria senza rinunciare a sperimentare nuovi mezzi e linguaggi». Perché, ha aggiunto citando Gramsci, bisogna insegnare ai ragazzi “ad essere partigiani”, nel senso che devono “prendere parte” alla vicende della società in cui vivono senza ripiegare nell’individualismo.

All’incontro sono intervenuti fra gli altri, il presidente regionale dell’Arci Marino Canzoneri, il Capo di Gabinetto dell’assessorato della Pubblica istruzione Enrico Murgia, il Sindaco di Gonnesa Hansel Christian Cabiddu, l’assessore alla Cultura del comune di Sennori Elena Cornalis, ed i giovani Claudio Lissona di Capoterra, uno dei tutor del progetto, e la studentessa Daniela Grosso di Carloforte.

Questi i Comuni sardi che hanno aderito all’iniziativa: Banari, Capoterra, Carloforte, Gavoi, Gonnesa, Guspini, Iglesias, Lodine, Masainas, Pabillonis, Portoscuso, San Teodoro, Sant’Antioco, Sarule, Sassari, Sennori, Villacidro e Villamassargia.

 

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Il Consiglio regionale celebrerà il prossimo 26 febbraio a Cagliari, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, i 70 anni dello Statuto speciale della Sardegna.

Lo ha annunciato il presidente dell’Assemblea sarda, Gianfranco Ganau, nel suo intervento di saluto ai lavori della tavola rotonda che conclude il ciclo di incontri “70 anni di Autonomia speciale della Sardegna”, ospitata oggi nell’Aula consiliare e coordinata dalla docente di storia delle istituzioni politiche dell’Università di Cagliari, Mariarosa Cardia.

Tra gli interventi programmati anche quello di Franco Iacop, presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e coordinatore della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome.

Il presidente Gianfranco Ganau ha inoltre spiegato che le celebrazioni per i 70 dello Statuto saranno l’occasione per promuovere “una serie di iniziative utili a favorire una profonda riflessione sull’autonomia sarda con il coinvolgimento, soprattutto, delle nuove generazioni”.

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Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, continua a sottolineare i dati positivi sull’occupazione, in crescita, oggi persino il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha affermato che l’Italia ha rispettato le regole e la crisi è ormai alle spalle. Se queste affermazioni si fondano su dati reali, non resta che concludere che la Sardegna e, soprattutto, il Sulcis Iglesiente, non fanno parte dell’Italia, in particolare dopo aver partecipato, questa sera, al convegno-dibattito “Negoziare e riprenderci lo sviluppo  del territorio”, svoltosi al Centro culturale di via Cattaneo, a Iglesias, con la partecipazione di oltre 200 persone, tra le quali esperti, imprenditori e rappresentanti della cosiddetta “società civile”, organizzato dalla Cisl del Sulcis Iglesiente…per ripartire con una reale economia territoriale.

Dopo l’introduzione del segretario generale della Cisl Fabio Enne, che ha svolto una breve analisi sulla condizione in cui versa il Sulcis Iglesiente ed ha spiegato lo spirito dell’iniziativa, finalizzato alla creazione di un gruppo di lavoro cui affidare l’elaborazione di una proposta nuova, alternativa, per il futuro sviluppo del territorio, la relazione introduttiva è stata fatta da Franco Manca, esperto in tematiche del lavoro, già assessore tecnico del Lavoro nella Giunta regionale guidata da Ugo Cappellacci.

I numeri snocciolati da Franco Manca hanno proposto una fotografia drammatica della situazione socio-economica del Sulcis Iglesiente.

«Nonostante le attenzioni indirizzate verso il Sulcis Iglesiente, dobbiamo registrare fino ad ora – ha sottolineato Franco Manca – un fallimento del tentativo di innescare un meccanismo di crescita e di sviluppo in quest’area. Pochi dati forniscono l’evidenza di questo fallimento. Particolarmente allarmante è la situazione del mercato del lavoro:

• le persone in cerca di lavoro erano 5.000 nel 2008, sono raddoppiate nel 2016: 10.000;

• il tasso di disoccupazione è passato dal 10% del 2008 al 20,6% del 2016, particolarmente pesante risulta il tasso di disoccupazione maschile, cresciuto di oltre tre volte, dal 6% del 2008 al 20,8% del 2016;

• il tasso di disoccupazione giovanile passa dal 42,9% del 2008 al 59,8% del 2016;

• il tasso di occupazione scende dal 50,4% del 2008, al 43,8% del 2016;

• gli occupati erano 46.000 nel 2008, sono diventati 37.000 nel 2016 (9.000 in meno!);

• il fenomeno dell’emigrazione ha ripreso vigore, secondo l’ultimo rapporto di Migrantes gli iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) della provincia di Carbonia Iglesias sono 10.785, di questi il 37,1% sono giovani sotto i 34 anni. A questi bisogna sommare coloro che sono emigrati versi altre regioni italiane;

• i redditi da lavoro dipendente dei Comuni della Provincia sono quasi tutti più bassi della media regionale che ha, a sua volta, una vistosa differenza con la media nazionale. Fanno eccezione i comuni di Carbonia, Iglesias, Carloforte e Portoscuso.

«E, naturalmente, questi dati spiegano il perché la Provincia è tra le più povere d’Italia – ha aggiunto Franco Manca – ma piuttosto che deprimerci analizzando la situazione, credo sia utile cercare di costruire facendo proposte che possano essere condivise e capaci di aggregare i soggetti sociali e non solo di lamentarsi.»

Franco Manca ha aggiunto che «insieme al fallimento deve essere chiaramente esplicitato anche il tradimento delle popolazioni del Sulcis Iglesiente, sono state dilapidate ingenti risorse disponibili, lasciando spesso neanche le briciole e relegando l’imprenditoria locale a ruoli più che marginali, per questo possiamo parlare di speranze tradite, di promesse non mantenute e ora sarebbe importante acquisire queste esperienze per non ripeterle più. L’attenzione deve essere orientata sulle modalità operative e sui contenuti che il Sulcis Iglesiente deve mettere in campo per inaugurare una nuova stagione di proposta e di lotta ma anche di individuare una nuova classe dirigente che sia capace di ottenere risultati. Bisogna ripartire dalla coesione e dalla condivisione che allo stato attuale manca, per elaborare un’idea di sviluppo comune e condivisa».

Franco Manca ha poi elencato alcune nuove parole chiave:

• valorizzare prioritariamente le competenze imprenditoriali locali;

. supportare le indicazioni del mercato e le vocazioni territoriali;

• agevolare le interdipendenze, anche attraverso il marketing territoriale;

• aiutare le imprese ad essere più efficienti e ad aprirsi ai mercati internazionali e alla tecnologia;

• aiutare particolarmente lo sviluppo e la crescita delle piccole e medie imprese e quelle nella fase di start-up;

• favorire i processi di cooperazione e cioè la creazione di reti.

Considerato che tutto ciò ha necessità di tempo, Franco Manca ha indicato alcuni settori sui quali puntare nella fase transitoria:

• ristrutturazione del patrimonio edilizio e rigenerazione urbana;

• sostegno al settore agro-alimentare;

• investimenti nel turismo, necessità che emerge dai dati del 2016 che vedevano presenti nel Sulcis Iglesiente 55 esercizi alberghieri, il 6% rispetto alla Sardegna, mentre gli esercizi extra alberghieri erano 236, sempre il 6% dell’intera dotazione regionale. I posti letto negli alberghi erano 2.674, appena il 2,4% del dato regionale, quelli negli esercizi extra alberghieri 3.194, il 3,2% rispetto al dato regionale. Gli arrivi sono stati 84.791, il 3% del totale regionale, le presenze 274,092, appena il 2%.

Franco Manca ha concluso sottolineando che «la classe dirigente della Sardegna e, soprattutto, quella del Sulcis Iglesiente, ha un duro lavoro da compiere e, per poter ottenere risultati, è necessaria una nuova classe dirigente, capace di creare consenso, di sviluppare la partecipazione e la condivisione, di saper allocare in maniera ottimale le risorse disponibili che sono comunque scarse. Solo fra qualche tempo saremmo in grado di misurare i risultati ottenuti».

Dopo la relazione di Franco Manca si è sviluppato il dibattito, con numerosi interventi, nel corso dei quali sono state sviscerate gran parte delle problematiche nel territorio, nei settori produttivi, e diverse proposte che ora verranno riportate nel costituendo gruppo di lavoro.

                                                              

 

 

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Il Consiglio regionale ha rinviato ancora l’elezione del nuovo vicepresidente e del garante dell’adolescenza e dell’infanzia ed ha approvato i primi quattro capitoli della proposta di riforma della rete ospedaliera.

In apertura di seduta il presidente Ganau ha subito convocato la Conferenza dei capigruppo. Alla ripresa dei lavori, dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato all’Aula la decisione della Conferenza di rinviare a una seduta successiva l’elezione del vicepresidente del Consiglio e la nomina del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, primi due punti inseriti all’ordine del giorno. L’Aula è quindi passata all’esame dei 12 capitoli della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera regionale.

Sull’ordine dei lavori, ha chiesto di intervenire la consigliera di Forza Italia Alessandra Zedda che ha lamentato una mancanza di rispetto nei confronti dell’Assemblea sarda in occasione della visita di ieri a Cagliari del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

«Il Consiglio merita un trattamento diverso almeno pari a quello riservato all’Università – ha detto Alessandra Zedda – ieri, inoltre, alcuni consiglieri sono stati considerati di serie A , altri di serie B. Credo che la nostra istituzione debba avere più rispetto».

Rivolta al presidente Ganau, la consigliera di Fi ha invocato un impegno più stringente nella difesa del ruolo dell’Assemblea sarda: «Quando si organizzano certe manifestazioni questa istituzione non può non esistere – ha concluso Alessandra Zedda – così come non sono tollerabili disparità per i consiglieri, abbiamo tutti la stessa dignità».

Immediata la replica del presidente Gianfranco Ganau: «Non sono a conoscenza di queste disparità, approfondirò in merito».

Marco Tedde (Forza Italia) si è invece soffermato sui fatti di Barcellona. «Alcuni giorni fa – ha detto Marco Tedde – il Consiglio ha approvato un ordine del giorno di solidarietà al popolo catalano che si apprestava a votare per il referendum sull’indipendenza. Ero a Barcellona domenica scorsa per assistere, in qualità di osservatore alle operazioni di voto. I catalani si sono espressi in modo pacifico e democratico mentre c’è stata una reazione di violenza inaudita da parte del governo spagnolo. Credo che oggi il Consiglio debba approvare un nuovo ordine del giorno in cui si ribadisce la solidarietà al popolo catalano e si esprime condanna per le violenze consumate dal Governo Rajoy».

E’ quindi intervenuto il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd) per chiedere un pronunciamento forte dell’Aula su la mancata soluzione della vertenza sugli accantonamenti fiscali. «Quando abbiamo discusso l’ultimo assestamento di bilancio molti consiglieri si sono concentrati sul disavanzo della Sanità – ha detto Franco Sabatini – si rischia però di dimenticare il vero problema che mette a rischio la tenuta del bilancio regionale. Sto parlando degli accantonamenti: dal 2012 al 2016 lo Stato ha trattenuto 2,644 miliardi di euro che nel 2017 arriveranno a 3,327. E’ una situazione non più sostenibile».

Secondo Sabatini senza queste risorse non si potrà parlare di sviluppo e di potenziamento della Sanità. Per questo è necessario aprire con forza una nuova vertenza con lo Stato: «La Giunta e il presidente Pigliaru conoscono il problema e si stanno attrezzando serve però un’azione unitaria del Consiglio – ha proseguito Franco Sabatini – propongo una Conferenza dei capigruppo per decidere una convocazione straordinaria dell’Assemblea Sarda sotto Palazzo Chigi».

Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) ha invece chiesto chiarimenti sulla decisione di trasferire le competenza per l’accertamento delle invalidità civili dalle Asl all’Inps. «Mi giunge notizia che oggi sarebbe stata firmata un’intesa tra Ats e Inps – ha affermato Daniele Cocco – ricordo che le sedi dell’Istituto di previdenza sono presenti solo nelle città capoluogo di provincia. Se così fosse, i pazienti chiamati ad accertamenti dovrebbero sobbarcarsi ulteriori disagi. E’ vero che la legge 295/90 ammette la possibilità di convenzioni delle Regioni e Inps. In questo modo però non si firmano semplici convenzioni ma si trasferiscono competenze».

Gianfranco Congiu (Pds) si è detto d’accordo con Sabatini “se non fosse che a luglio 2017 c’è stata una sentenza della Corte Costituzionale che pone la parola fine su ogni rivendicazione sarda in materia di accantonamenti”.

Citando la sentenza della Consulta, Gianfranco Congiu ha ricordato che con quel provvedimento la Suprema Corte ha sancito la possibilità da parte lo Stato di trattenere le risorse fiscali destinate alle Regioni in nome di un superiore interesse nazionale. «Fino al 2019 questa normativa non potrà essere modificata – ha sottolineato Gianfranco Congiu – la visita di Sergio Mattarella è stata un’occasione persa. Oggi il confronto con il Governo va impostato con un glossario diverso. Auspicare o invocare aiuto significa sperare in un miracolo. Occorre invece modificare l’approccio al problema. Serve un cambio di strategia. Con Sergio Mattarella serviva una rivendicazione più severa».

Il presidente Gianfranco Ganau ha richiamato i consiglieri ad attenersi agli argomenti in discussione: «Quando si interviene sull’ordine dei lavori non si può parlare d’altro – ha ricordato Ganau – oggi chiudiamo gli interventi ma dalla prossima seduta procederemo secondo Regolamento».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dato ragione al presidente ma, allo stesso tempo, ha rimarcato la necessità di esprimersi su un tema importante come quello sollevato dal presidente della Commissione Bilancio: «Sabatini pone un problema sul quale non possiamo dividerci. Sulle iniziative del Consiglio si tratta di sopperire a una inerzia che si è palesata in questi anni di governo della Giunta Pigliaru con un atteggiamento remissivo e di retroguardia – ha detto Pietro Pittalis – stiamo arrivando in ritardo, ma meglio che mai. Assumiamo un’iniziativa forte, speriamo che la Giunta sia a fianco del Consiglio. La battaglia si può fare anche con forme estreme. Pigliaru però aveva la possibilità di chiedere di essere convocato in sede di Consiglio dei ministri per le questioni che riguardano la Sardegna».

Il capogruppo di Forza Italia ha poi chiesto uno scatto d’orgoglio alla politica: «Ciò che è successo in Catalogna viene sottovalutato da Roma – ha concluso Pietro Pittalis – la politica ha il dovere di prevenire episodi come quelli che si sono verificati a Barcellona».

Il capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti Pierfranco Zanchetta (Upc) si è detto d’accordo con la proposta di Sabatini. Rivolgendosi al consigliere Gianfranco Congiu, Zanchetta ha invece espresso un giudizio positivo sull’atteggiamento assunto dal presidente Pigliaru nei confronti dello Stato: «Ieri non è stata un’occasione persa. Francesco Pigliaru in modo puntuale ha portato le nostre richieste a Sergio Mattarella – ha detto l’esponente di Cps – sulla necessità di utilizzare al meglio le nostre risorse finanziarie ritengo che accanto alle grandi battaglie debbano essere combattute anche quelle più piccole. Una di queste riguarda l’utilizzo delle risorse per la sanità destinate ai comuni delle isole minori. Su  30 milioni di euro di fondi statali, le isole minori della Sardegna non ricevono nemmeno un euro».

Attilio Dedoni, capogruppo dell’Udc, ha insistito sulla necessità di rivedere i rapporti istituzionali tra la Regione e lo Stato. «Franco Sabatini ha ragione – ha detto Attilio Dedoni – è vero che c’è una sentenza della Corte Costituzionale ma ciò non impedisce trattative tra governi. La strada è quella del riconoscimento del principio di insularità. Muoviamoci in una direzione univoca. Abbiamo uno strumento referendario in mano per far riconoscere questo principio».

Ha quindi preso la parola il presidente della Regione Francesco Pigliaru che ha invocato la necessità di affrontare il tema dei rapporti con il Governo nazionale in modo unitario.

Sugli accantonamenti, Francesco Pigliaru ha ricordato che la vertenza si trascina ormai da anni: «Oggi il problema è cresciuto in modo insostenibile. Nessuno ha paura di alzare la voce, si tratta di approcci diversi – ha affermato il presidente della Regione – quando si parla di accantonamenti non si può raccontare solo una parte della storia. Certo ci saremmo aspettati una risposta diversa e siamo pronti ad alzare la voce. Ci sono però altre pagine positive come la firma del Patto della Sardegna ch ha dentro moltissime risorse in più rispetto ai 1509 milioni assegnati solitamente alla Sardegna. Se oggi parliamo di metano in modo concreto è per questo, la partita energia vale una cifra importantissima di molte centinaia di milioni. Altri milioni li abbiamo ottenuti collaborando con il Governo: il Patto per la Sardegna riconosce il problema insularità sulla base di un dossier presentato da noi. Non abbiamo risolto tutto, di fronte al presidente della Repubblica non abbiamo perso l’occasione e abbiamo ricordato che il problema insularità non si risolve solo con soldi in più ma anche con regole, con la possibilità di spendere soldi nostri per cose utili. Oggi abbiamo regole e normative di Bruxelles che ci rendono difficile spendere le risorse e garantire un vero diritto di cittadinanza. In molti casi non è un problema di soldi ma di regole sulla spendita».

Sugli accantonamenti, Francesco Pigliaru si è detto pronto ad appoggiare la battaglia del Consiglio: «La Giunta è pronta a schierarsi con il Consiglio, ricordo però che il rapporto con il Governo non finisce con gli accantonamenti. Ci sono pagine positive e negative».

Ha preso poi la parola l’on. Paolo Zedda, che ha detto: “In questi giorni si è discusso delle prospettive di indipendenza ed è stata persino presentata un’ipotesi di Costituzione della Repubblica sarda, si ipotizza un referendum sull’indipendenza della Sardegna. Ma nel frattempo come quelle persone che guardano il cielo e aspettano che si avverino i desideri, abbiamo uno Statuto della Sardegna sul quale potremmo intervenire per scrivere che la Sardegna è un’isola e ha problemi di territorio, di inquinamento del territorio, di collegamenti con il Continente. Dobbiamo iniziare a pensare a quel che si può fare davvero: siamo l’unica Regione a Statuto speciale che non ha messo mano alla sua Costituzione, scritta ai tempi in cui si andava col carro a buoi.  Perché non facciamo questo, perché non modifichiamo lo Statuto entro la fine di questa legislatura?”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiesto alla commissione Sanità e alla Giunta il parere sugli emendamenti al capitolo primo del testo denominato “Proposta di ridefinizione della rete ospedaliera”.

L’on. Edoardo Tocco (Forza Italia) ha detto: “Siccome siamo ancora in alto mare col documento che stiamo discutendo, sarebbe opportuno fermarci un attimo visto che nel frattempo gli atti aziendali, i trasferimenti e i tagli vanno avanti. C’è un grande malumore negli ospedali: oggi si è perfino dimesso il primario di Oculistica del Brotzu e mi dicono che non sarà l’unico caso. Assessore, glielo dico seriamente: è il caso di fermarvi a riflettere”.

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) “la discussione per me deve iniziare con un plauso agli estensori di questo testo. Alla pagina 8 si parla di insularità e della difficoltà delle reti di comunicazione fra territori; si parla di territori e spopolamento. Peccato che la premessa sia condivisibile ma non tutto il resto: nelle pagine successive innescate una retromarcia e prendete ben altra direzione. Le distanze non contano più, le difficoltà di collegamento nemmeno.  Siete incoerenti con le vostre stesse premesse e con i differenti fabbisogni, tanto che questa riforma nasconde un pasticcio e un imbroglio: è un’occasione persa, come avrò occasione di spiegare più avanti”.

Per il leader sardista Christian Solinas “non è corretta la declaratoria di inammissibilità operata sugli emendamenti del Psd’Az, regolamento alla mano. Ma siccome si tratta di oltre mille emendamenti stiamo parlando di un vulnus che rimarrà in questo dibattito”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha replicato che “si tratta di una consuetudine di questo Consiglio e non c’è possibilità di ammettere un emendamento su un emendamento soppressivo”.

Per Forza Italia è intervenuto l’on. Mariano Contu, secondo cui “non si può dimenticare che già nell’approccio al documento si colgono carenze molto evidenti. In particolare il fatto che non si conoscono i bisogni di tutti i territori e dunque si scrive un progetto sanitario senza sapere esattamente che funzione dovrà svolgere. Mancano le fondamenta e non vi siete presi la briga di verificare come si traduce, nel concreto, la vostra riforma della rete ospedaliera”.

L’on. Marco Tedde (FI) ha esordito ricordando “gli aspetti negativi di un piano che non è certo in linea con i propositi con le dichiarazioni elettorali di Pigliaru. Non possiamo condividere questa vostra riorganizzazione, disegnata a tavolino come se la Sardegna fosse la Toscana o il Piemonte. E come se non bastasse in nove mesi non siete riusciti nemmeno a nominare il direttore generale dell’Areus. Chi pagherà i danni che state facendo ai sardi? Chi pagherà per i vostri errori marchiani, che costellano questo benedetto piano? Non sono barzellette ma ci stiamo avvicinando”.

Sempre dai banchi dell’opposizione  è intervenuta l’on. Alessandra Zedda (FI) e ha parlato degli emendamenti: “Quando si citano le leggi bisognerebbe capire se sono affini alla norma e poi applicarle. Come rendiamo applicabile il DM70 con la riorganizzazione che state mettendo in piedi? E come pensate di applicarlo per alcuni ospedali e non per altri? Bisognava armonizzare la norma ministeriale con la nostra specialità e invece non è stato fatto”.

Per FLI ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu, che ha sollevato “un problema generale per l’Aula. Ricordo Francesco Pigliaru che citò Luigi Einaudi nella prima seduta: vi pare che quest’Aula sia davvero in grado di deliberare? Non conosciamo nemmeno i conti della Sanità nel 2016”.

Per l’on. Giorgio Oppi (Udc) “non è accettabile che si dica che una struttura come Ematologia debba essere trasferita prima a ottobre, poi a novembre e ora a gennaio. Dovete evitare la confusione e darci un quadro di quel che accadrà. Ormai nessuno sa più nulla, manco se la Dialisi rimarrà a Iglesias o se andrà a Carbonia. Manca tutto, compresa la sensibilità verso i pazienti. Noi ritireremo questo primo blocco di circa 80 emendamenti soppressivi, fermo restando che agiamo alla luce del solo. Non come altri, che fanno ricomparire ciò che era già stato sparire”.

Il PDS ha preso la parola con l’on. Augusto Cherchi e ha detto: “La dotazione dei posti letto secondo il DM70 è un valore dal quale ci discostiamo al ribasso e lo facciamo tenendo conto anche dell’ospedalità privata.  Anche i tassi di occupazione per posto letto sono al di sotto della media nazionale ma dal 2011 stiamo andando a ridurre i tassi di occupazione mettendoli in linea con quelli nazionali”.

Forza Italia ha annunciato con il suo capogruppo Pietro Pittalis che “manterrà tutti i suoi emendamenti e parlerà su tutti gli emendamenti. Lo hanno detto prima di noi le organizzazioni sindacali e le organizzazioni di categoria, lo hanno detto i cittadini con i loro comitati: la riforma che state proponendo è sbagliata e fa soffrire soprattutto le aree interne della Sardegna.  Le conseguenze che rischia di produrre questo piano sono fortemente gravi e pregiudicano una sanità di qualità per tutti i cittadini sardi. Compreso quel cittadino arrivato col codice verde al Santissima Annunziata di Sassari  che è morto poco fa a Sassari in codice verde in attesa di essere visitato. Spero che su questo l’assessore Arru indaghi e individui la responsabilità, se c’è una responsabilità. Avete i numeri per approvare questo atto: fate pure. Noi non chiederemo il voto segreto, vogliamo che emerga tutta la vostra responsabilità”.

L’on. Busia (Cps) ha chiesto all’assessore Arru alcuni chiarimenti sui posti letto in Gallura. L’assessore Arru ha espresso il cordoglio per i fatti riferiti dall’on. Pietro Pittalis: “Ho chiesto informazioni e avrò maggiori dettagli su quanto è successo. Riferirò all’Aula e intanto all’Aula chiedo maggiore serenità. Non è vero che c’è un primario che si è dimesso: c’è un primario che va in pensione e si assenterà in anticipo perché ha centinaia di giorni di ferie arretrati. Diciamo anche che è di oggi la notizia secondo cui la stroke unit del Brotzu è stata inserita tra le prime dieci strutture italiane. Ecco, noi cerchiamo di fare ragionamenti articolati e di dire le cose come stanno, seguendo un fondamento scientifico nella programmazione sanitaria”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione l’emendamento soppressivo 4 (Pittalis – Truzzu), che è stato respinto.

Bocciati anche il 601 e il 602.

Sui posti letto del “Mater” di Olbia sono intervenuti gli onorevoli Luigi Ruggeri (Pd), Annamaria Busia e Francesco Agus (Cps) per chiedere questi ultimi una diversa formulazione dell’inciso contenuto nel testo. E’ intervenuto per chiarimenti anche il presidente Ganau e a seguire anche l’on. Oppi, secondo cui “è opportuno precisare meglio che i posti letto per la Sardegna sono 3,55 ogni mille abitanti”.

Approvato il testo del capitolo 1. 

Successivamente il Consiglio ha iniziato la discussione del secondo capitolo (Contesto regionale).

Il vice presidente della commissione Sanità Edoardo Tocco (Forza Italia) ha affermato che «la distribuzione territoriale del sistema sanitario regionale mette in primo piano la necessità di un servizio efficiente di emergenza urgenza, che però ancora non esiste, ragione di più per fermarsi e sospendere l’esame del provvedimento, considerato che il sevizio di elisoccorso partirà concretamente non prima di un anno». In questa fase, dunque, a giudizio di Tocco «saranno particolarmente esposti proprio i presidi ospedalieri più piccoli e marginali, sia dell’interno che nelle zone costiere; la riflessione che sollecitiamo ha perciò lo scopo di dare spazio alle richieste dei sardi che vivono nei piccoli centri ed hanno una situazione di grande difficoltà».

Sempre per Forza Italia, il vice capogruppo Marco Tedde ha definito il secondo capitolo del documento «quello che evidenzia di più, in negativo, le tante peculiarità della Sardegna, per cui è stato un grave errore utilizzare i modelli di altre Regioni profondamente diverse dalla nostra ed inoltre, con il sistema ipotizzato, non sarà possibile rispendere alla domanda di salute dei sardi, nemmeno negli hub di Cagliari e Sassari perché soprattutto quello sassarese è sottodimensionato». Insomma, ha sintetizzato Tedde, «emerge uno scenario di fondo preoccupante aggravato dal fatto che ancora oggi, dopo nove mesi, non esiste il settore dell’emergenza-urgenza solo a causa di problemi politici interni alla maggioranza o al Pd, situazione che però non deve interessare l’assessore, chiamato comunque a dare risposte».

Alessandra Zedda, anch’essa vice capogruppo di Forza Italia ha segnalato che, «mentre a parole si tiene in considerazione il problema dell’insularità, poi se ne prescinde in modo evidente perché, ad esempio, i due poli principali non hanno dotazioni adeguate e non si intravede una approfondita analisi socio economica dei diversi territori; da ciò emerge la mancanza di un ragionamento omogeneo e coerente che dia sostanza al problema dell’insularità e dei territori più marginali dell’Isola».

Il consigliere dei Rossomori Emilio Usula ha ribadito quanto dichiarato in precedenza, nel senso che «che da premesse di segno positivo condivisibili discendono conseguente totalmente opposte ed anzi, di fatto, si stanno creando le basi per un forte accentramento di servizi sui due poli con l’impoverimento della Sardegna centrale, già povera e meno coperta dai servizi essenziali, continuando ad alimentare malessere e spopolamento». La Sardegna invece, ha sostenuto, «deve essere considerata un unicum territoriale con una marcata interdipendenza funzionale fra tutti i territori, per realizzare equità di servizi e garanzie di sussidiarietà verso i più deboli». In conclusione, Usula ha citato l’esempio della Puglia dove si è privilegia la buona organizzazione rispetto alla mappa della distribuzione della popolazione, «nonostante la Puglia abbia caratteristiche morfologiche molto diverse dalla Sardegna e ben quattro Regioni confinanti ai quali i cittadini possono rivolgersi»

Al termine di quest’ultimo intervento il Consiglio, dopo aver respinto tutti gli emendamenti presentati, ha approvato il secondo capitolo e, successivamente, anche il terzo (Rete ospedaliera attuale) ed il quarto (Ricorso all’ospedale).

Concluse le votazioni, il presidente ha tolto la seduta comunicando che la commissione Sanità riprenderà i suoi lavori domattina alle 10.00 per proseguire l’esame degli emendamenti.

Il Consiglio regionale, invece, è stato convocato per martedì prossimo, 10 ottobre, alle ore 16.00.

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Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, è intervenuto ieri in occasione della visita del capo dello Stato Sergio Mattarella, a Ghilarza.

Il presidente Pigliaru accoglie il presidente della Repubblica Mattarella

Quando abbiamo preso il timone della Sardegna, tre anni e mezzo anni fa abbiamo trovato un’Isola nel pieno della crisi, che attendeva interventi incisivi e riforme profonde. Ce ne siamo presi la responsabilità fuggendo ogni demagogia e lavorando in silenzio sulle cose concrete, passo dopo passo. 
E ogni giorno, in questo senso, esercitiamo la nostra Autonomia: orientando la nostra azione di governo verso un’essenziale assunzione di responsabilità. 
Ma non sempre possiamo risolvere i problemi con le nostre sole forze. 
Pensiamo all’insularità. Per la prima volta abbiamo misurato il vero e proprio “costo di cittadinanza” dato dalla condizione geografica di isola periferica. Abbiamo mostrato in quale misura tale condizione viola il principio di eguaglianza. Non chiediamo anacronistici protezionismi, come non li chiedeva Gramsci per risolvere la questione meridionale. Chiediamo pari opportunità. 
Il Patto per la Sardegna, dando risposte specifiche a richieste specifiche ci ha fatto fare passi importanti, ma non ancora sufficienti. Per avere realmente pari opportunità, è necessario anche incidere sulla normativa europea, a partire da quella dei trasporti: troppo spesso ci rende difficile spendere in modo adeguato risorse nostre per garantire un reale diritto alla mobilità per i nostri cittadini.»
«Signor Presidente, è importante e urgente che lo Stato italiano ci affianchi con determinazione di fronte alle istituzioni europee in questa rivendicazione per noi fondamentale – ha proseguito Francesco Pigliaru -. Il nostro benessere, sia chiaro, dipende anche dalla nostra capacità di attuare riforme profonde che non possono che essere il risultato della nostra libera scelta. 
In questo momento la Sardegna è virtualmente un cantiere, con gli inevitabili disagi per i cittadini che da un cantiere conseguono. Soffriamo di mali che non sono stati curati da anni di interventi a pioggia, di risorse date senza disegno né obiettivo. Noi abbiamo scelto la via più stretta: quella del coraggio delle riforme strutturali, di progetti importanti ma mirati e realizzabili. 
E la conoscenza, la cultura, l’istruzione sono l’imprescindibile pietra d’angolo della Sardegna che stiamo costruendo. 
Il progetto di cui forse andiamo più fieri si chiama Iscol@: risorse, energie, entusiasmo che si traducono in edilizia scolastica, in tecnologia a sostegno di una didattica rinnovata e rinforzata. Quando siamo arrivati al governo i giornali denunciavano con allarmante frequenza di calcinacci caduti, di tetti crollati sui banchi. Inaccettabile. Tanto più per una regione che ha nella dispersione scolastica una delle sue piaghe più infide. E allora abbiamo dato il via ad Iscol@, che conta mille cantieri aperti e ben tremila posti di lavoro. 
Perché ora più che mai abbiamo bisogno che le nostre bambine e i nostri bambini siano istruiti, ora più che mai abbiamo bisogno di tutta la loro intelligenza. 
Voglio anche citare i dieci progetti per nuove, magnifiche scuole: per farle, tanti piccoli Comuni hanno deciso di unire le proprie forze, di pensarsi come un unico territorio. 
Ma ciò dimostra anche quanto può funzionare l’unione dei Comuni: è questo il cambiamento culturale su cui lavoriamo attraverso la programmazione territoriale, che parte dall’ascolto delle esigenze locali. 
Unirsi mantenendo ognuno le proprie specificità, ma lasciando indietro ogni localismo nocivo, è l’arma più efficace contro il grande nemico delle nostre zone interne: lo spopolamento. 
Un problema grave reso ancora più grave dalla situazione del nostro mercato del lavoro: seppure i dati più recenti ci rivelano un contesto leggermente migliorato grazie anche all’applicazione delle politiche attive, la disoccupazione è ancora drammaticamente alta, soprattutto tra i più giovani.»

«La nostra risposta forte, determinata, decisa, signor Presidente, è nelle riforme strutturali, in quei cantieri aperti cui accennavo poc’anzi. Il benessere arriva dalla crescita diffusa. Ma non c’è diffusione senza crescita e non c’è crescita senza riforme. 
In sanità ci siamo confrontati per la prima volta con il piano nazionale degli esiti, con i criteri previsti dal patto nazionale per la salute, con gli studi che individuano i livelli ottimali di cura e di collocazione delle discipline ospedaliere. Non tagliamo le risorse né chiudiamo nessun ospedale: tagliamo gli sprechi, per dare ai cittadini la certezza di essere curati nel modo migliore possibile nel più breve tempo possibile. 
Poi l’urbanistica. C’è una discussione aperta che può farci solo piacere, e a cui intendiamo offrire tutto il tempo che servirà, perché vogliamo che la nostra ricerca di un equilibrio virtuoso tra sviluppo e sostenibilità, il nostro voler favorire crescita economica e creazione di posti di lavoro intorno a un capitale naturale preservato con rigore, trovino sintesi in una legge che abbia la massima condivisione. 
Potrei proseguire soffermandomi su altri temi portanti su cui lavoriamo, dall’agricoltura – che vogliamo sia sempre più di precisione e meno ostaggio delle emergenze -, alla valorizzazione del nostro patrimonio archeologico di cui, ammirando proprio oggi le statue di Mont’e Prama e le testimonianze della civiltà nuragica, ha potuto vedere la più straordinaria espressione. 
Ma come ho detto, non possiamo e non dobbiamo far tutto da soli. Ci sono partite che vanno affrontate con lo Stato, nell’ottica di quel principio di leale collaborazione che perseguiamo con fiducia in ogni nostro agire. 
Parliamo per esempio della questione migranti. Siamo un’isola al centro del Mediterraneo, un popolo che la storia ha abituato sia alle migrazioni dall’esterno che all’emigrazione, al passaggio del mare per cercare di dare un futuro ai nostri figli. Questo ci ha insegnato il valore dell’accoglienza, e nell’affrontare la grande crisi dei nostri tempi la Sardegna ha fatto e continuerà a fare, con convinzione e generosità, la propria parte. Ciò che chiediamo è però di poter agire in un quadro di regole chiare e ben implementate, dal rispetto delle quote assegnate alla necessaria azione di contrasto verso flussi irregolari come quello che oggi muove dall’Algeria. 
Altro punto nodale è la sicurezza: gli attentati, le minacce, le intimidazioni nei confronti degli amministratori locali si susseguono con impressionante frequenza. Anche in questo caso abbiamo fatto la nostra parte, realizzando un sistema di videosorveglianza che sarà sempre più capillare. Ma non basta. Troppo spesso i nostri territori interni subiscono un costante arretramento dello Stato laddove avrebbero bisogno, al contrario, di una maggiore presenza. 
Esistono poi questioni aperte, signor Presidente, che ci vedono in un confronto intenso e a tratti acceso con lo Stato, e sulle quali mi preme particolarmente richiamare la sua attenzione. In primo luogo gli accantonamenti, che ci vengono imposti dal 2012 in modo perpetuo, senza scadenza. Da allora circa 700 milioni l’anno vengono sottratti alle politiche di sviluppo e crescita che ci sono fortemente necessarie. Entrate dunque che vengono progressivamente ridotte violando in modo sistematico e unilaterale l’articolo 8 dello Statuto speciale. Rivolgo anche a lei, signor Presidente, un forte appello a garantire una leale collaborazione tra i diversi livelli di governo al fine di superare una situazione che riteniamo non più accettabile. 
E confidiamo nella sua attenzione anche per un tema tra i più sentiti dalla nostra popolazione: le servitù militari, per le quali la Sardegna dà un contributo che riteniamo sproporzionato alla dimensione della nostra terra. Chiediamo da anni riequilibrio, cessione di beni non utilizzati, istituzione di monitoraggi ambientali indipendenti e riconversione in senso duale delle attività svolte nei poligoni. Se alcuni risultati concreti li abbiamo ottenuti recentemente, su altre questioni le nostre trattative non sono mai cessate. Ora con il ministro Pinotti ci avviamo alla firma di un accordo che va in questa direzione, fornendo alcune risposte e aprendo la via ad altre. Ciò fa ben sperare per il futuro. 
Signor Presidente, mai come in questo momento abbiamo bisogno di far crescere la fiducia dei cittadini verso le nostre istituzioni. Per farlo, dobbiamo produrre risultati concreti su questioni cruciali per la nostra gente: alcuni dobbiamo raggiungerli lavorando al nostro livello di governo, altri in stretta e leale collaborazione con il livello centrale. 
La sua visita, il suo ascolto, la sua attenzione – ha concluso Francesco Pigliaru – sono per noi fonte e segnale d’ottimismo. Per questo la Sardegna la ringrazia.»