28 March, 2024
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Sono 277 i comuni sardi che perdono abitanti. Su 377 soltanto 78 hanno registrato un incremento della popolazione, mentre 22 sono in pareggio tra natalità e mortalità. Sono i dati allarmanti di una Sardegna in cui lo spopolamento delle zone interne non concede tregua, illustrati oggi nel corso di una conferenza stampa in Consiglio regionale dal Gruppo dei Riformatori sardi che hanno presentato una Proposta di legge sulle “Azioni a favore delle zone interne e di contrasto dei processi di spopolamento”. Un testo di 14 articoli che ha l’obiettivo di contrastare un fenomeno “che rischia di snaturare l’identità della Sardegna, procurando danni irreversibili all’economia dell’Isola e al nostro tessuto sociale”.

«Abbiamo immaginato una serie di interventi, agendo sia sulla leva fiscale sia sui servizi, anche di tipo sanitario, con l’obiettivo di rendere più appetibile risiedere in un piccolo Comune delle zone interne», ha affermato Michele Cossa, capogruppo dei Riformatori, il quale ha ringraziato per l’importante contributo dato alla stesura del testo i colleghi del partito dei Riformatori sardi Franco Meloni e Sergio Pisano. Tra gli interventi più importanti l’incremento delle risorse del Fondo unico per gli enti locali di 20 milioni da destinare ai Comuni con una popolazione inferiore ai 5mila abitanti, che abbiano registrato un decremento demografico nell’ultimo decennio in misura superiore al 3 per cento, utilizzare l’addizionale Irpef pagata dai cittadini residenti nei Comuni sotto i 5mila abitanti per finanziare una serie di attività economiche e per il recupero del patrimonio immobiliare dei piccoli centri. Non solo. La proposta di legge prevede anche un incentivo per i pensionati che decidono di trasferirsi in Sardegna da altre regioni con la restituzione del 70 per cento dell’Irpef versato a patto che trasferiscano la residenza, per almeno 9 mesi l’anno, in un Comune con meno di 5mila abitanti situato a non meno di 20 chilometri dalla costa e che acquistino o affittino un appartamento con contratto almeno di tre anni. Tra gli altri interventi: la riduzione del 90 per cento dell’Irap per le imprese con sede operativa e con almeno 5 dipendenti in un Comune sotto i 5mila abitanti, ma anche la predisposizione di un piano per i servizi sanitari per le aree rurali e montane, interventi in materia di istruzione e formazione, di recupero e riqualificazione dei centri storici di sostegno agli operatori di trasporto privati e di promozione di alberghi diffusi.

Il testo sarà poi assegnato all’esame delle Commissioni competenti per poi arrivare in Consiglio regionale. Il consigliere e coordinatore regionale dei Riformatori, Aldo Salaris, ha fatto un appello ai colleghi di maggioranza e opposizione in Consiglio regionale affinché abbiano un approccio propositivo verso questo testo che ha l’obiettivo di aiutare i piccoli Comuni e combattere lo spopolamento. All’incontro erano presenti, anche le sindache di Birori, Silvia Cadeddu, e di Elini, Rosalba Deiana, due paesi che hanno poco più di 500 residenti.

 

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Il Comitato Esecutivo nazionale della F.A.S.I. (Federazione Associazioni Sarde in Italia) ha deliberato di sostenere il referendum che ha come obiettivo il reinserimento nella Costituzione italiana della tutela e valorizzazione dell’insularità e delle prerogative che ne conseguono dal punto di vista economico e culturale.

Da oltre 40 anni i Circoli degli emigrati sardi vivono il dramma della insularità. Il riconoscimento costituzionale del principio certifica il diritto alle pari opportunità di tutti gli italiani e consente di realizzare la continuità territoriale per tutti e permette di colmare il gap strutturale dell’insularità e gli svantaggi che ne derivano in tutti i campi.

L’adesione è avvenuta dopo l’incontro di Mamoiada dove erano presenti tutte le delegazioni sarde in Italia.

Discusso il gap strutturale e infrastrutturale. Il deficit in campo sanitario e assistenziale, scolastico nonché quello della rete stradale, ferroviaria, idrica e delle strutture portuali ed aeroportuali..

Un’adesione convinta e strategica per quel traguardo delle centomila firme disegnato dal comitato promotore.

Presenti Sergio Pisano ed i consiglieri regionali Attilio Dedoni e Luigi Crisponi, la presidente della F.A.S.I. Serafina Mascia, ha dichiarato: «Da oltre 40 anni i Circoli degli emigrati sardi sono impegnati nella lotta per risolvere i problemi dei trasporti, che è centrale per il loro rapporto con la propria terra e che è cruciale per tutti i sardi, per il loro diritto alla mobilità e per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna. La soluzione del problema è la piena realizzazione della continuità territoriale per tutti, colmando il gap strutturale dell’insularità e gli svantaggi che ne derivano in tutti i campi

«Il referendum sul principio di insularità sta innescando uno straordinario processo di unione tra i sardi che hanno voglia di rinnovamento», ha detto Roberto Frongia, presidente del comitato promotore.

Soddisfazione per l’importante adesione sono stati espressi da Sergio Pisano e Attilio Dedoni, presenti all’incontro nazionale, che hanno curato i rapporti con la F.A.S.I. 

 

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Palazzo della Regione 2 copia

«Altro che marcia indietro sugli aumenti delle tasse: oltre all’Irpef, la Giunta Pigliaru e il centrosinistra hanno infarcito la manovra di aumenti di imposte e balzelli. Da un rapido calcolo si scopre che solo per le imprese ci sono aumenti per oltre 260 milioni». Lo denunciano i vertici dei Riformatori sardi, il coordinatore regionale, Michele Cossa, il capogruppo Attilio Dedoni, il consigliere regionale, Luigi Crisponi e i due esponenti del Centro Studi, Sergio Pisano e Pietrino Fois.

 «Nella manovra Finanziaria sono nascosti incrementi di tasse senza precedenti – aggiungono i Riformatori sardi – e mentre l’attenzione dell’opinione pubblica è concentrata suk problema Irpef in queste ore si sta aprendo un nuovo caso: i super aumenti sull’Irap che distruggeranno definitivamente ciò che resta della fragile economia sarda». «In particolare – spiegano i Riformatori sardi -, con una serie di norme inserite in manovra la Giunta Pigliaru riesce a ottenere dal 2015 al 2016 un vero “guinness dei primati”, difficilmente eguagliabile: l’aumento dell’IRAP a carico delle imprese sarde nella misura del 77%, un gettito complessivo che da 322 milioni di euro nel 2014  che passa infatti a 571 milioni nel 2016. Un insostenibile tartassamento perpetrato a danno delle povere imprese sarde, già penalizzate da mille altre difficoltà, con una estorsione complessiva aggiuntiva di 260 milioni di euro per l’IRAP dovuta nei prossimi tre anni.»

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Manifestazione dei Riformatori sardi, a Cagliari, contro la Giunta regionale, per l’aumento delle aliquote Irpef.

«La Giunta nella furia di tartassare i sardi ha sbagliato clamorosamente i conti. E il risultato è clamoroso: aliquote sballate, sardi doppiamente tassati, pochi spiccioli ridistribuiti e non colma alcun buco». Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi, ha sintetizzato così le motivazioni del sit in svolto davanti all’Agenzia delle entrate a Cagliari. Una grande manifestazione per dire no all’aumento delle tasse deciso dalla Giunta Pigliaru.

Franco Meloni e Sergio Pisano, del Centro studi dei Riformatori, hanno spiegato perché i conti sono totalmente sbagliati. «Aumentano a dismisura le imposte ai sardi creando un gravissimo danno all’economia – hanno detto i due esponenti dei Riformatori sardi – ma come se non bastasse non coprono il buco della sanità. Con questa manovra riescono sì e no a recuperare 15-20 milioni di euro, contro i 100 annunciati. Un clamoroso errore di calcolo che si aggiunge alla presa in giro della cosiddetta operazione Robin Hood: avevano detto che avrebbero restituito a chi guadagna poco, ebbene la restituzione si aggira tra 1 e 2 euro al mese per contribuente. Insomma, Pigliaru offre  una volta al mese il caffè ai sardi. Ridicolo».

Aarà battaglia senza quartiere contro «i tartassatori che affossano l’economia sarda, già fortemente provata da una crisi che non accenna ad allentare la  morsa. Governano ormai da due anni e hanno fallito su tutta la linea: la Giunta precedente aveva posto un argine alla spesa, loro non riescono s tenerla sotto controllo e ora vogliono far pagare il conto ai sardi. Il buco l’ha creato Paci: dal 2014 mette risorse assolutamente insufficienti e quindi adesso per rimediare ai suoi errori vuole mettere le mani nelle tasche dei sardi».

«Stando a indiscrezioni che trapelano da viale Trento – ha rivelato Franco Meloni – ieri la Giunta ha approvato una delibera che, proroga i commissari di tre mesi, ma al tempo stesso li commissaria: proprio così, commissariano i commissari. Ma se non hanno alcuna fiducia in chi hanno nominato ci chiediamo perché li abbiano confermati. Questo commissariamento dei commissari prevedrebbe che tutte le delibere delle Asl debbano avere il nulla osta della Regione. Questo significherà un rallentamento di tutta l’amministrazione, il blocco totale della sanità».

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I Riformatori sardi hanno promosso una manifestazione contro l’aumento delle tasse deciso dalla Giunta Pigliaru per domani, mercoledì 30 dicembre, alle 10.00, davanti all’Agenzia delle entrate, in via Vesalio, a Cagliari.

«Basta con le prese in giro – dice il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa – la Giunta ha aumentato le tasse ai sardi creando nuovi problemi all’economia.»

«Altro che novelli Robin Hood sono solo dei mistificatori – aggiungono Franco Meloni e Sergio Pisano del Centro Studi dei Riformatori sardi – facendo bene i conti viene fuori che tartasseranno quei pochi che hanno qualcosa da investire  e che, così facendo,  aiuterebbero l’economia: danno un’elemosina a pioggia, senza risolvere alcun problema reale. Basti pensare che il frutto dell’operazione Robin Hood prevederà l’elargizione a circa 800.000 contribuenti di una cifra variabile tra 1,33 e 3,5 euro al mese.»

Michele Cossa

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Questa mattina i Riformatori sardi hanno tenuto una conferenza stampa per annunciare la presentazione di una mozione urgente in Consiglio regionale sul tema dell’energia, perché «sul tema dell’energia la Giunta regionale brancola nel buio, Pigliaru deve avviare un confronto immediato con il Governo nazionale perché alla Sardegna vengano riconosciute “pari opportunità energetiche” rispetto alle altre regioni».

«In questi giorni assistiamo a polemiche sterili sul rischio di una revoca del regime di essenzialità per le centrali sarde – ha detto il consigliere regionale Michele Cossa – il problema vero è che in Sardegna manca una strategia per arrivare a un sistema energetico moderno e meno inquinante». Secondo l’esponente dell’opposizione «il Governo ha il dovere di riconoscere una proroga dell’essenzialità a favore delle centrali termoelettriche dell’Isola, almeno fino all’attuazione del piano di metanizzazione o all’entrata a regime dell’utilizzo del GNL (gas naturale liquefatto) per l’alimentazione degli impianti di produzione di energia elettrica».

I Riformatori sardi puntano a una immediata conversione delle centrali: «E’ ora di avviare il processo di decarbonizzazione – sostiene Sergio Pisano, ex consigliere regionale e rappresentante del Centro Studi del partito – utilizzare GNL anziché oli combustibili o carbone consentirebbe di ridurre notevolmente le emissioni di CO2. La Sardegna ha un triste primato: immette nell’atmosfera 700 grammi di anidride carbonica contro i 393 della media nazionale».

Il gruppo di minoranza contesta le linee di indirizzo per la modifica del Piano energetico regionale adottate dalla Giunta con la delibera del 2 ottobre scorso. «Si tratta di una strategia superata. Prevede la costruzione di 38 minigassificatori e di una rete di gasdotti locali per alimentare abitazioni e attività produttive con il gas metano mentre gli studi dicono che il fabbisogno energetico sarà sempre più orientato verso l’energia elettrica – sottolinea Pisano – si pensi invece a produrla utilizzando fonti meno inquinanti come il metano o le rinnovabili».

Hanno presenziato alla conferenza stampa il professore Carlo Bernardini e il nefrologo Piergiorgio Balasco. Il primo ha ribadito che in Italia è il gestore del sistema di trasmissione (Terna) a decidere la quantità di energia da immettere in rete. «Oggi si fa un gran baccano sull’essenzialità – ha detto Bernardini – la richiesta di proroga ha un senso solo se accompagnata da proposte chiare. Oggi serve a salvare i posti di lavoro ma, allo stesso tempo, si deve pensare a una riconversione delle centrali che consenta alle imprese di operare anche senza il regime degli incentivi».

Secondo Balasco, infine, la politica deve tenere conto dei danni provocati alla salute dei cittadini dall’inquinamento atmosferico. «In Sardegna il costo delle cure oncologiche è altissimo – ha spiegato il nefrologo della Asl 8 – non si può pensare di continuare a immetter veleni nell’aria, un cambio di rotta consentirebbe di risparmiare anche nella spesa sanitaria».

Centrale Enel 1

I Riformatori sardi hanno presentato una proposta di legge per trasferire alla Regione le competenze sulla rete stradale.

«Per avere una rete stradale davvero efficiente – dice Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi – è necessario trasferire competenze, gestione e controllo alla Regione, istituendo un nuovo dipartimento all’interno dell’assessorato dei Lavori pubblici. Dopo la Salerno-Reggio Calabria la nostra 131 rappresenta in modo emblematico, col suo concentrato di problemi enormi e di lavori infiniti, la necessità di un riordino radicale della materia.»

Per Sergio Pisano, del Centro studi dei Riformatori, «la Sardegna ha la possibilità di colmare finalmente un vuoto normativo, dando piena attuazione allo Statuto speciale che all’art. 3 le assegna competenza primaria superando la gestione Anas che, nell’Isola, non può essere giustificata dal fatto di dover assicurare continuità su tutto il territorio nazionale».

Sergio Pisano si è poi soffermato sulle cifre di Anas in Sardegna: oltre 3000 km di strade, 596 dipendenti che a breve diventeranno 570, 32 milioni di euro di spese per il personale, 30 milioni circa per la manutenzione della rete e, alla voce entrate, le risorse provenienti dalle convenzioni sugli investimenti in corso, pari a 150 milioni solo per la Sassari-Olbia. «Puntiamo inoltre a garantire una presenza incisiva sui circa 6000 Km di strade delle disciolte Province e soprattutto a sbloccare opere importanti per i territori, come quelle post-alluvione che, pur essendo classificate come urgenti non sono nemmeno iniziate: il tutto a costo zero per la finanza regionale.»

Il presidente del Centro studi dei Riformatori sardi, Franco Meloni, ha messo l’accento sui vantaggi della regionalizzazione della rete stradale. «In primo luogo – ha detto – una rigorosa vigilanza sui flussi delle risorse, poi una presenza forte sui territori ed una gestione snella ed efficace, basti pensare che la Sassari-Olbia è concretamente partita con i commissari”.

Il capogruppo in Consiglio regionale Attilio Dedoni, infine, ha affermato che «il successo della proposta è legato all’azione di un governo regionale forte e capace, nei rapporti con lo Stato, di garantire i necessari trasferimenti di risorse; altrimenti rischierebbe di finire come la vertenza-entrate con cui Prodi garantì 1.2 miliardi a Soru e molti anni dopo Renzi dà a Pigliaru di meno e pure a rate».

La rete di viabilità sarda,  la cui gestione sarà affidata al Dipartimento della Viabilità  sarda, sarà classificata in tre diverse tipologie:

strada regionale di classe 1: costituita dall’intera rete viaria attualmente classificata rete stradale nazionale la cui estensione è complessivamente di 1.029 chilometri;

strade regionali di classe 2: costituita dall’intera rete viaria ancora oggi in gestione ANAS ma che fin dal 1999 sarebbe dovuta essere affidata alla competenza della Regione Sardegna, in attuazione del Decreto Legislativo n.112/99, la cui estensione è di 1.879,5 chilometri;

strade regionali di classe 3: costituita dall’attuale rete viaria provinciale la cui estensione è di 6.000 chilometri . Molti dei tracciati delle attuali strade provinciali si sovrappongono a più province e una gestione regionale consentirà una razionalizzazione e ottimizzazione degli interventi.

Per quanto riguarda la classe 2, come si vede, siamo già in ritardo di 15 anni: soltanto la Sardegna e la Sicilia non hanno competenza su questo tipo di strade. Ma la vera novità sarà il trasferimento anche delle altre due classi: la 1, le strade classificate come nazionali, e la tre, vale a dire quelle provinciali. Sarà un vero e proprio salto di qualità che ci metterà al pari della Regione che da questo punto di vista è più avanti di tutte in Italia: il Trentino Alto Adige.

In questo modo la regia sulla rete viaria sarà unica e non assisteremo più ai vergognosi rimpalli di responsabilità: i sardi hanno il diritto di avere strade che funzionino in tutta la Sardegna.

I sardi avvertono una insopportabile e non più tollerabile ingiustizia sul problema della situazione viaria in Sardegna , in primo luogo dettato dalle condizioni di insularità e mancata attuazione di una effettiva continuità territoriale, poi dal deficit infrastrutturale che ci pone ultimi nella graduatoria nazionale con un rapporto (Km viari/ superficie territoriale)  quasi da terzo mondo, con appena 50 Km di rete ogni 100 kmq. Si pensi che fatto 100 l’indice della dotazione fisica dell’Italia della categoria strade ed autostrade, quello della Sardegna, è di appena (41,3), con sensibili scarti rispetto al mezzogiorno ( 70,5) al centro (105,3 ) al Nord-Est con (110,4) e al Nord-Ovest dell’Italia (129, 9).

Il compito di gestione della rete viaria sarà affidato al Dipartimento regionale per la Viabilità, denominato “Strade Sardegna”, incardinato presso l’assessorato dei Lavori pubblici e dotato di autonomia funzionale, attraverso l’istituzione organizzativa di una apposita Direzione Generale.

Il dipartimento avrà una organizzazione molto snella improntata ad accelerare e abbattere le molteplici e ripetitive procedure amministrative, che assai spesso sono origine di forti rallentamenti nella realizzazione degli interventi, quasi sempre caratterizzati da “massima urgenza”.