28 March, 2024
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Avviare un’iniziativa per coinvolgere direttamente almeno diecimila cittadini e cittadine della  Sardegna raccogliendone le firme per sostenere il rilancio del progetto di un’Europa unita, federale, dei diritti civili  e sociali. E’ stata questa la conclusione operativa di una partecipata assemblea svoltasi a Sassari sui rischi che incombono sull’Unione europea. Non si può restare indifferenti,infatti, rispetto alle rinascenti spinte nazionalistiche e sovraniste che attraversano l’Europa e  trovano crescenti spazi anche in Italia. Il segnale dato è che bisogna reagire. Nonostante  le gravi difficoltà e i limiti dell’Unione Europea, emersi soprattutto negli anni più recenti, il rafforzamento anche politico, in una prospettiva federale, dell’Unione europea non ha alternative, se non negative.

I sovranismi e i populismi che rodono dall’interno l’Unione europea si alimentano specialmente del timore dell’immigrazione extra-comunitaria. L’esodo delle popolazioni dell’Asia e dell’Africa verso l’Europa è la conseguenza dei conflitti in atto in questi continenti e, soprattutto, della dinamica dell’economia globalizzata, che nelle aree forti porta benessere e nelle aree deboli miseria. Serve perciò una risposta basata sui valori fondanti la civiltà europea che agisca sulle cause di fondo di questi fenomeni epocali. Il populismo è alimentato anche dal disagio sociale che interessa una parte estesa della popolazione, soprattutto, nelle aree periferiche. Bisogna, dunque, agire sulle cause: l’Europa deve porre al primo punto le questioni del lavoro e dell’equità sociale.

La soluzione è nel progresso dell’unione politica europea andando oltre l’unione monetaria.

L’Europa è invece oggi sull’orlo di una drammatica disgregazione, alla quale l’Italia sta dando un pesante contributo, contrario ai suoi stessi interessi. La crisi è destinata a precipitare se alle prossime elezioni europee prevarrà un vasto schieramento della destra sovranista europea. Il rischio è incombente. La responsabilità di chi ha un’altra idea di Europa è grande. È diventata perciò urgentissima e indispensabile un’iniziativa che contribuisca a una discussione capillare su questi nodi strategici. Perché ciò accada è indispensabile attivare, tempestivamente, tutti gli strumenti in grado di ridare la parola ai cittadini che la crisi dei partiti del centro-sinistra ha confinato nella zona grigia del disincanto e della sfiducia, ammutolendoli.

Il dibattito promosso da un gruppo di persone che si riconoscono nei valori della sinistra, dell’autonomia e del federalismo, coordinato da Danilo Idda e Tore Cherchi, è stato aperto dal sindaco di Sassari Nicola Sanna in prima linea nel difendere la grande tradizione civica e libertaria della sua Città e dalle introduzioni dei costituzionalisti Omar Chessa che ha posto in evidenza i limiti intrinseci dell’unione monetaria senza l’unione fiscale e politica, e Gianmario Demuro che ha sostenuto la necessità di un progetto federalista, obiettivo sostenuto da Gianfranco Ganau, presidente del Consiglio regionale. Caterina Cocco, segretaria regionale della CGIL, ha spronata la sinistra perché il tema della piena e buona occupazione sia prioritario in ogni agenda politica. Presenti numerosi amministratori comunali, e esponenti della cultura e della politica. Hanno preso la parola fra gli altri, Carlo Sotgiu sindaco di Ploaghe. Gabriella Esposito, vicesindaco di Alghero, Ivana Russu, consigliere comunale di Olbia, e cittadini semplicemente impegnati, Filippo Isgrò, Eugenio Cossu, Lorenzo Serra. Nell’intervento finale, Gian Giacomo Ortu, ordinario di storia, partendo dal forte sentimento europeista e federalista dell’assemblea, ha indicato l’obiettivo della campagna di raccolta delle firme nel rilevante numero di diecimila, a sostegno del progresso dell’Unione politica dell’Europa.

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La sala riunioni del Circolo Soci Euralcoop, in piazza Marmilla, a Carbonia, ha ospitato la presentazione del romanzo “Piombo Fuso” di Marco Corrias, giornalista in pensione, attualmente sindaco di Fluminimaggiore. Ai lavori, coordinati da Moreno Pilloni, presidente del Circolo Soci Euralcoop, sono intervenuti, tra gli altri, Tore Cherchi, coordinatore del Piano Sulcis, già presidente dell’ex provincia di Carbonia Iglesias, ex sindaco di Carbonia e parlamentare della Repubblica; e Tore Figus, ex direttore regionale della Società Umanitaria. Tra il pubblico, il sindaco di Iglesias, Mauro Usai.

«Nel deserto post-industriale del Sulcis, tra fabbriche e miniere chiuse e povertà dovuta alla crisi, Denis, adolescente inquieto, figlio di un operaio in cassa integrazione e nipote di un nonno comunista pervicace, rifiuta il piccolo mondo da cui proviene. Abbandonata la scuola, si dà allo spaccio di droga, entra in conflitto con la famiglia e sogna di partire per diventare bodyguard dei vip della Costa Smeralda. Si accorge di lui Severino, ambiguo ex soldato della Legione straniera, che lo inizia a una cultura della forza, iniettandogli massicce dosi di un’ideologia di destra…»

Marco Corrias è sindaco di Fluminimaggiore, il suo paese di origine, dallo scorso mese di giugno. Ha deciso di affrontare la nuova esperienza, all’età di 67 anni, dopo essere andato in pensione da Mediaset. Nel corso della sua lunga carriera, ha lavorato alla “Nuova Sardegna” ed è stato inviato speciale per il settimanale “Epoca” e per il programma di attualità e approfondimento del Tg5 “Terra!”. Collabora anche al settore inchieste della Repubblica.it . È autore di reportage ed inchieste in Italia e all’estero. Tra i suoi libri, prima di Piombo fuso (Il Maestrale 2018) ricordiamo: Mio figlio Farouk, anatomia di un rapimento (Rizzoli 1993); Mino Pecorelli, un uomo che sapeva troppo (Sperling & Kupfer 1996); Il pozzo Zimmerman, storia di un minatore dalla luce al buio andata e ritorno (Demos 1999).

Prima dell’inizio della presentazione abbiamo intervistato l’autore.

                                 

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Martedì 2 ottobre, alle 18.00 il Circolo Soci Euralcoop ospiterà, nel locale di piazza Marmilla, a Carbonia, la presentazione del romanzo “Piombo Fuso” di Marco Corrias (giornalista in pensione, attualmente sindaco di Fluminimaggiore). Coordinerà i lavori Moreno Pilloni, presidente del Circolo Soci Euralcoop. Interverranno Tore Cherchi, coordinatore del Piano Sulcis, già presidente dell’ex provincia di Carbonia Iglesias, ex sindaco di Carbonia e parlamentare della Repubblica; e Tore Figus, ex direttore regionale della Società Umanitaria. Sarà presente l’autore.

«Nel deserto post-industriale del Sulcis, tra fabbriche e miniere chiuse e povertà dovuta alla crisi, Denis, adolescente inquieto, figlio di un operaio in cassa integrazione e nipote di un nonno comunista pervicace, rifiuta il piccolo mondo da cui proviene. Abbandonata la scuola, si dà allo spaccio di droga, entra in conflitto con la famiglia e sogna di partire per diventare bodyguard dei vip della Costa Smeralda. Si accorge di lui Severino, ambiguo ex soldato della Legione straniera, che lo inizia a una cultura della forza, iniettandogli massicce dosi di un’ideologia di destra…»

Marco Corrias è un giornalista, attualmente in pensione. Ha lavorato alla “Nuova Sardegna” ed è stato inviato speciale per il settimanale “Epoca” e per il programma di attualità e approfondimento del Tg5 “Terra!”. Collabora anche al settore inchieste della Repubblica.it . È autore di reportage ed inchieste in Italia e all’estero. Tra i suoi libri ricordiamo: Mio figlio Farouk, anatomia di un rapimento (Rizzoli 1993); Mino Pecorelli, un uomo che sapeva troppo (Sperling & Kupfer 1996); Il pozzo Zimmerman, storia di un minatore dalla luce al buio andata e ritorno (Demos 1999); Piombo fuso (Il Maestrale 2018).

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Si è svolto questo pomeriggio, nella sede dell’assessorato dell’Industria, a Cagliari, un incontro sul futuro dell’Eurallumina. Erano presenti gli assessori dell’Industria, Maria Grazia Piras, del Lavoro, Virginia Mura, e dell’Ambiente, Donatella Spano, il coordinatore del Piano Sulcis, Tore Cherchi, i rappresentanti dell’azienda, una delegazione di lavoratori e i sindacati.

Nel corso dell’incontro, si è preso atto delle preoccupazione dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali sulle questioni degli ammortizzatori sociali e sull’iter di valutazione ambientale relativo al nuovo progetto presentato dall’azienda il 10 settembre scorso che comprende la realizzazione di un vapordotto in connessione con la centrale Enel di Portoscuso. Le esponenti della Giunta hanno confermato che le attività in capo a ciascun Assessorato hanno carattere di priorità giustificata dal rilevante impatto occupazionale che si genera sul territorio in relazione all’investimento dell’azienda (472 posti di lavoro tra diretti e indiretti e oltre 200 di cantiere: considerando l’indotto si stima in 1.200 unità la ricaduta occupazionale).

Il 15 settembre scorso è stato pubblicato l’avviso ai fini della consultazione pubblica, prevista dalla norma, che si concluderà dopo 60 giorni. Esauriti i termini, sarà convocata la Conferenza dei servizi per l’esame del progetto.

Per quanto riguarda l’occupazione, infine, la Regione ha rassicurato sulla possibilità che i lavoratori possano fruire della CIGS nel corso del 2019 e anche oltre, incalzando in tal senso il Governo nazionale.

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Con il deposito presso gli uffici del servizio di valutazione ambientale dell’assessorato dell’Ambiente della Regione Sardegna, della documentazione inerente l’aggiornamento per la sostituzione del progetto chp con vapordotto da Enel (variante al progetto originale per l’ammodernamento della raffineria di allumina di Portovesme) si fa più forte e pressante la richiesta di arrivare alle definitive autorizzazioni da parte delle rappresentanze sindacali unitarie di fabbrica e dei lavoratori Eurallumina. La richiesta e che queste debbano pervenire assolutamente entro la fine dell’anno in corso. La richiesta della RSU delle tute verdi sulcitane di poter svolgere un incontro per fare il punto sul percorso procedurale ed evidenziare l’urgenza di una conclusione positiva è stata recepita e mercoledì 19 settembre 2018, presso l’assessorato regionale dell’Industria, su convocazione dell’assessore Maria Grazia Piras, si svolgerà alle ore 16.00, una riunione a cui sono stati invitati a partecipare: la presidenza della Giunta regionale, l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, l’assessore del Lavoro Virginia Mura, il coordinatore del Piano Sulcis Tore Cherchi, le segreterie generali regionali Cgil, Cisl e Uil, le segreterie dei chimici a livello regionale e provinciale, l’azienda Eurallumina con il presidente Vincenzo Rosino e l’amministratore delegato Luca Vincenzi.

Dal punto di vista tecnico, la variante al progetto aggiornato consiste principalmente nella sostituzione della prevista centrale cogenerativa a carbone (chp) per produrre l’energia termica ed elettrica necessaria alla raffineria, con un vapordotto di convogliamento del vapore dalla centrale termoelettrica Grazia Deledda di Portovesme dell’Enel distribuzione, con restituzione delle condense da parte dell’Eurallumina. Prevede, inoltre, la riduzione della vita utile dall’installazione sino ai 10 anni, e la limitazione dell’altezza di deposizione dei residui di lavorazione nel bacino nei settori a e b attuali, l’eliminazione dell’installazione del secondo scaricatore portuale ed il prelievo della energia elettrica necessaria dalla rete nazionale. Rimane sostanzialmente confermata la conversione della raffineria per l’utilizzo delle bauxite tri-idrate con l’attacco da alta a bassa pressione, l’ampliamento areale del bacino per lo stoccaggio dei residui di lavorazione previo trattamento di disidratazione attraverso un impianto di presso filtratura, ed il progetto per lo scarico portuale del carbone con consegna all’esistente carbonile Enel.

L’iniziativa consentirà il raggiungimento delle condizioni necessarie per la ripresa delle attività di Eurallumina, garantendone la competitività sui mercati internazionali. Il progetto comporterà, rispetto alla precedente configurazione dell’impianto, una riduzione delle emissioni in atmosfera. La messa a dimora dei residui delle lavorazioni disidratati consentirà di migliorare l’impatto ambientale del sito di stoccaggio adeguandolo alle migliori tecnologie disponibili del settore (mtd). Le opere connesse alla realizzazione avranno limitati impatti paesaggistici, e non sono attesi effetti ambientali significativi sia in fase di cantiere che di esercizio. Il progetto ha già ricevuto la valutazione positiva del ministero dell’Ambiente in data 29/05/18. Alle autorizzazioni Via ed Aia, è legato il sostegno ai lavoratori nel periodo transitorio (per il 2019, l’avvio produzione è indicato per l’inizio del secondo semestre 2020) essendo gli attuali ammortizzatori sociali in scadenza 31/12/2018, e per ottenere un rinnovo occorre avere la certezza degli investimenti che non potranno partire senza le sopracitate autorizzazioni. Per questo motivo cresce la preoccupazione tra i lavoratori che non hanno mai interrotto lo stato di mobilitazione permanente, e sono pronti a mettere in campo ogni possibile iniziativa per il raggiungimento dell’obiettivo lungamente inseguito, e che mai come in questo momento appare raggiungibile. Il piano industriale prevede 357 lavoratori diretti (saranno un centinaio le nuove assunzioni) e il convogliamento di altre 250 persone tra indiretti, indotto, servizi e fornitori. Attualmente, per il mantenimento degli impianti, si alternano in rotazione circa 100 lavoratori diretti ed una trentina degli appalti. Gli investimenti previsti sono circa 240 milioni di euro.

RSU Eurallumina

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«Nonostante  le gravi difficoltà e i limiti dell’Unione Europea, emersi soprattutto negli anni più recenti,  il rafforzamento politico, in una prospettiva federale, dell’Unione europea non ha alternative, se non negative. Sono infatti regressivi i rigurgiti nazionalisti e esclusivisti emergenti in numerosi Paesi europei, Italia compresa: bisogna contrastarli innanzitutto sul piano culturale.»

E’ questo il messaggio centrale emerso in (circa duecento partecipanti) a Cagliari, coordinata da Lucetta Milani e Tore Cherchi, introdotta da tre intellettuali, Gian Giacomo Ortu, Christian Rossi e Andrea Deffenu e che ha visto un dibattito serrato con 13 interventi dalla platea e significative testimonianze con la presenza come quella di Francesco Pigliaru, presidente della Regione, a dimostrazione che il tema è sentito.

Europeisti e federalisti perché? «Senza l’Europa unita – ha detto Gian Giacomo Ortu – non avremmo avuto il lungo periodo di pace vissuto dal 1945 ad oggi e mai conosciuto prima; non avremmo avuto i grandi  progressi ottenuti nell’affermazione e nella tutela dei diritti fondamentali e la formazione di una identità transnazionale permeata di valori umanistici e solidali». A Christian Rossi, storico delle Relazioni Internazionali, è toccato il compito di analizzare la crisi politica in atto, originata da spinte egoiste di taluni Stati e ad Andrea Deffenu argomentare perché l’unione politica e federale sia la strada per superare la crisi e dare una risposta europea, la sola realmente efficace, ai problemi del presente.

“Europa dove vai?” si è chiesto don Ettore Cannavera, indignato per la situazione drammatica dei migranti alla deriva nel Mediterraneo. Un tema, quello delle migrazioni, che è ritornato negli interventi di Giulio Calvisi e della deputata Romina Mura. La politica di cooperazione nord-sud in alternativa ai nuovi muri è la strada indicata da Cristina Zuddas che di cooperazione transfrontaliera si occupa professionalmente e dall’avvocato Patrizio Rovelli. Giulio Lai, Erasmus alle spalle, testimonia lo spirito europeo dei giovani di oggi. Mauro Sarzi illustra un suo lavoro artistico ispirato ad Ernesto Rossi, coautore con Altiero Spinelli del Manifesto di Ventotene. Del linguaggio internazionale dell’arte parla Angelo Liberati. Mauro Pistis ha rivendicato una riforma elettorale che garantisca la  rappresentanza sarda nel Parlamento europeo. Remo Sizza, Benedetto Barranu, Luca Pizzuto ed il segretario della CGIL, Michele Carrus hanno rilanciato la necessità di un profondo cambio della politica economica e di welfare per fare fronte alla disoccupazione ed alle diseguaglianze crescenti: rivendicano un’Europa con un’anima sociale, attenta alle persone e non alle agenzie di rating.

Il populismo è alimentato anche dal disagio sociale. L’Unione europea deve porre al primo punto le questioni del lavoro e dell’equità sociale. Non casualmente, il programma federalista del Manifesto di Ventotene che ha ispirato la discussione, ha una forte caratterizzazione anche sociale perché si propone, oltre che la «definitiva abolizione della divisione dell’Europa in stati nazionali sovrani», anche «l’emancipazione  delle classi lavoratrici e la realizzazione per esse di condizioni più umane di vita». Le prossime elezioni europee saranno un referendum sul futuro dell’Europa: o si va avanti o si regredisce pericolosamente. Non stare alla finestra, è l’invito conclusivo dell’assemblea.

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Ha registrato la partecipazione di oltre duecento persone l’assemblea su “Autonomia e Federalismo” svoltasi ieri a Ghilarza, nonostante il caldo sabato sera, con inizio del dibattito alle 15.30. Tanti altri, non potendo partecipare all’assemblea, hanno inviato l’adesione.

I partecipanti sono militanti della sinistra, per lo più aderenti al PD o a Liberi e Uguali o senza partito. Militanti che non si rassegnano a una sinistra smarrita ed inerte dopo la sconfitta elettorale. Si prova a ripartire dalle idee e dai territori. E quindi si è scelto Ghilarza, luogo gramsciano, fortemente simbolico.

“Sa die de sa Sardigna” ha dato lo spunto per riflettere  sui limiti dell’autonomia speciale e provare a fare i conti con il significato profondo del voto referendario del 2016 che ha nettamente bocciato una riforma costituzionale accentratrice – o comunque giudicata tale – dei poteri nello Stato o meglio, nell’esecutivo. Con quel voto, deve misurarsi la sinistra tutta, indipendentemente dal segno del voto espresso da ciascuno, singoli e gruppi politici.

I promotori hanno proposto al dibattito una precisa ipotesi di lavoro: il principio autonomista ed il principio federalista come chiave per realizzare un pieno autogoverno in un nuovo patto unitario del popolo sardo, con la Repubblica e con l’Unione europea. Il principio federalista è la chiave per andare oltre i sistemi istituzionali decentralizzati, nel cui ambito è in larga misura confinata anche l’autonomia speciale. Il riferimento è il federalismo cooperativo e societario, alternativo ai modelli di federalismo competitivo ed indifferente ai diritti di cittadinanza.

Il dibattito introdotto da Ivana Russu, consigliere comunale di Olbia e coordinato da Tore Cherchi, ha avuto l’apporto di intellettuali di solido e lungo impegno civile e politico, quali Gian Giacomo Ortu,  Italo Birocchi, Gianmario Demuro, Giovanni Lobrano.

«Il neocentralismo sconfitto nel referendum del 2016  ha creato a le condizioni per riproporre il progetto federalista attraverso un disegno di legge costituzionale, da elaborare con i territori e da presentare con iniziativa popolare», ha sottolineato Giangiacomo Ortu, ordinario di Storia Moderna. L’aspirazione al federalismo deve essere sostenuta, mettendo in atto da subito «pratiche federaliste», soprattutto nel campo culturale, dell’economia e del governo del territorio. Italo Birocchi, ordinario di storia del diritto, ha rintracciato nella storia del popolo sardo le radici del pensiero autonomista e federalista. Gianmario Demuro, costituzionalista, ha analizzato i nessi tra autonomia e democrazia. Giovanni Lobrano, romanista, ha sottolineato la differenza dei sistemi politici federali rispetto a quelli basati sul decentramento.

Sono intervenuti Emiliano Deiana, sindaco di Bortigiadas e presidente ANCI, con una forte critica al centralismo ed alla burocrazia regionali, temi ripresi anche da Nicola Sanna, sindaco di Sassari; Michele Carrus, segretario regionale CGIL, sui rapporti fra autonomia, lavoro e sviluppo. Sulle vittime della globalizzazione liberista è ritornato Luca Pizzuto, consigliere regionale di Leu; un giovane studente, Bruno Concas, si è chiesto come l’autonomia possa interessare i giovani. Hanno preso la parola persone di area PD: Dolores Lai, Patrizia Desole, Nicola Manca, guspinese di Montevecchio, Vasco Decet, manager di una primaria industria turistica. Nella sala, interessati al dibattito, qualificati esponenti della cultura, Salvatore Mereu, Angelo Liberati, Giuseppe Carta tra gli altri, parecchi sindaci e lavoratori dell’industria, dirigenti politici, la parlamentare Romina Mura, il presidente regionale della lega delle cooperative, Claudio Atzori.

«Abbiamo rimesso in campo le idee autonomiste e federaliste, rimaste oscurate dal prevalente centralismo da un lato e da minoritarie aspirazioni indipendentiste, dall’altro lato. Queste idee sono attuali e feconde. Sono un progetto di lavoro e di impegno che vorremmo ritornasse ad essere la bandiera della sinistra», ha concluso Tore Cherchi a nome degli organizzatori dell’assemblea. L’impegno è quindi quello di dare continuità al lavoro su un progetto. Questo non richiede nuove  organizzazioni ma piuttosto la capacità di dibattere, agire e creare relazioni nel disperso popolo della sinistra.

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Circa duecento, uomini e donne, sono convenuti dal Sulcis, da Cagliari e dalla provincia per l’inaugurazione del “Cammino della Libertà”, a Tattinu, vicino a Nuxis. I partecipanti hanno fermato le auto e l’autobus giunto da Cagliari ai bordi del bivio di monte Nieddu e poi si sono inoltrati nel fitto bosco di lecci, in mezzo ad una macchia con gli odori forti della primavera ormai scoppiata. Questo è il cammino fino alla grotta di Conch’e Cerbu, dove fra il novembre del 1812 e la primavera del 1813, Salvatore Cadeddu, il capo della Rivolta di Palabanda, fu nascosto dal capraro del luogo Luigi Impera.
La manifestazione è stata aperta dai canti di Clara Murtas e Roberto Deiana che, in modo suggestivo, hanno fatto giungere dal bosco le loro canzoni popolari di fine settecento e primi dell’Ottocento, per poi presentarsi in “scena”, sotto un secolare e maestoso albero di leccio. Lì hanno recitato poesie e canzoni del periodo rivoluzionario francese di fine ‘700 e le canzoni popolari sarde contro i Savoia e i barones.
Il pubblico si è sparso in cerchio nel prato tutt’intorno e ha seguito con partecipazione, applaudendo e accompagnando gli artisti col canto.
Finiti i canti, Giangiacomo Aru, presidente dell’associazione Le Sorgenti, organizzatrice della manifestazione, e poi Manuela Colaci, consigliere comunale di minoranza, hanno salutato i presenti, facendo esaltare, senza menzionarli, l’assenza degli esponenti dell’Amministrazione comunale.
Andrea Pubusa ha poi messo in luce l’importanza storica della giornata, che inaugura un cammino verso la grotta dei Salvatore Cadeddu a 205 anni dalla latitanza. Questo luogo – come diceva Francesco Cocco, che è qui con noi con lo spirito – deve diventare – ha detto Andrea Pubusa – uno dei luoghi sacri della nostra identità di democratici sardi. Uno dei luoghi dove andare con la mente a ricercare le radici della nostra storia. Dove recarsi anche fisicamente in pellegrinaggio laico per celebrare le basi ideali della nostra autonomia. Ci sono anche altri luoghi sacri per i sardi liberi. La casa di Gramsci a Ghilarza, la casa di Lussu ad Armungia ed altri ancora. Forse dando il giusto valore ideale a questi luoghi ai personaggi e alle vicende che evocano, potremo acquisire maggiore consapevolezza di noi stessi ed orientarci nella grande confusione di idee che domina il tempo presente. Con questo obiettivo civile e ideale – ha proseguito Pubusa -, a Nuxis due anni fa, con l’ausilio della Pro Loco, è stato realizzato uno stupendo murale, opera di Francesco Del Casino, dedicato alla latitanza dell’avv. Salvatore Cadeddu.
Di seguito, sono intervenuti il neo senatore Gianni Marilotti e Tore Cherchi, per lunghi anni rappresentante del Sulcis in Parlamento, che hanno sottolineato il valore simbolico e politico del Cammino della Libertà. La manifestazione si è conclusa al canto de “Procurade e moderare“, l’inno dei democratici sardi.
Finita la parte iniziale della manifestazione, i partecipanti, a gruppi di 20, si sono recati, come in processione, nella grotta, dove hanno sostato con emozione. Poi tutti in allegria alle auto e al pullman. Li aspetta Lele al ristorante Letizia con le sue pietanze prelibate… e la passeggiata ha creato un certo appetito. Lele – come al solito – non ha deluso, con le sue pietanze originali e gustose. Canti anche a pranzo e poi una visita alla chiesetta bizantina di Sant’Elia e al pozzo sacro. Alla fine, ritorno al pullman e alle auto, felici di aver vissuto una giornata speciale fra storia, cultura e buona cucina. Una di quelle che non si dimenticano.

Andrea Pubusa

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Murale di Francesco Del Casino a Nuxis sulla latitanza dell’avv. Salvatore Cadeddu (1812/1813).

Per Nuxis, nel Sulcis, e per i democratici sardi, in occasione de Sa Die de sa Sardinia, domenica 29 aprile sarà una giornata importante. Su iniziativa dell’associazione culturale “Le Sorgenti” di Nuxis, alle 10.00, dalla piazza Satta, vicina al Municipio, partirà la carovana per l’inaugurazione del “Cammino della Libertà”, lungo il percorso che, dal centro del Paese, conduce alla Grotta di Conch’e Cerbu, nei luoghi dove fra il novembre del 1812 e la primavera del 1813 fu latitante l’avv. Salvatore Cadeddu, capo della Rivolta di Palabanda.
Da Cagliari un pullman speciale parte domenica 29, alle ore 8,30, dal piazzale degli Uffici comunali di via Sonnino: per prenotazioni chiamare Giacomo Meloni tel. 331 8553428 (viaggio + pranzo al rinomato Ristorante Letizia euro 25,00).
Chi vuole recarsi in auto deve prenotare il pranzo, menù fisso 20,00 euro, al Ristorante Letizia tel. 0781 957021.
La Grotta è in un bel bosco, quindi una gita interessante sotto il profilo culturale, naturalistico e culinario.

A Nuxis due anni fa, a cura della Pro Loco, venne realizzato un murale meraviglioso da Francesco Del Casino, dedicato alla latitanza dell’avv. Salvatore Cadeddu, ora, in occasione de Sa Die de sa Sardinia, si inaugura il “Cammino della Libertà”, fino alla Grotta dove trovò rifugio Cadeddu.

Verrà evocato un fatto rilevante della storia sarda: nei dintorni di Nuxis, ad inizio Ottocento, il capo di Palabanda ha trovato rifugio per alcuni mesi. Dice Antioco Pabis in un memoriale del 1857, che l’avv. Salvatore Cadeddu, ispiratore della Rivolta di Palabanda, alla fine del 1812 si rifugiò nel Sulcis con l’intento di imbarcarsi nelle coste vicine per raggiungere la Corsica, luogo di primo asilo per gli esuli sardi, perseguitati dai Savoia. Pabis ci dà una descrizione così precisa dei luoghi della latitanza, il furriadroxiu di Tatinu, del rifugio, la grotta di Conch’e Cerbu, del capraro che lo accolse, Luigi Impera (i luoghi sono ancora di questa famiglia), da non poter essere messo in discussione, da non suscitare dubbi circa la sua attendibilità. Pabis, del resto, era di casa presso i Cadeddu, in quanto era precettore dei figli dell’avv. Giovanni, fratello di Salvatore Cadeddu.

Si parlerà della storia (sono previsti una relazione su Salvatore Cadeddu e i fatti di Palabanda di Andrea Pubusa e un intervento di Tore Cherchi, con canti e letture di Clara Murtas e Roberto Deiana), ma è interessante la figura del custode di Cadeddu. quel Luigi Impera, umile capraro, chiamato dalla rete dei democratici sardi del tempo ad una funzione molto delicata: nascondere e custodire il capo di Palabanda, una figura eminente della battaglia democratica dei sardi contro l’oppressione piemontese.

Questo ci dice che non solo Luigi Impera era uno spirito nobile, ma erano persone di alti principi anche quei pastori e contadini che lavoravano nella zona. Insomma, dalla vicenda emerge l’esistenza di una rete democratica nell’Isola che da Cagliari si irradia nelle campagne più periferiche e nel Sulcis. La partecipazione alla storia del tempo coinvolgeva non solo l’intellettualità e gli artigiani delle città, ma anche il mondo delle campagne.

La grande storia, del resto, sfiora Tattinu e quelle campagne anche sotto altro profilo. A Tattinu, insieme al padre, fu latitante uno dei suoi figli, Gaetano, anch’egli partecipe dei fatti di Palabanda. Gaetano nel 1813 riuscì dalla Gallura a riparare in Corsica ed ebbe un’avventura di grande rilievo. Fu uno dei pochi  ammessi al seguito di Napoleone nell’esilio dell’Isola d’Elba e nei cento giorni rientrò con lui in Francia. Lo seguì fino a Waterloo, dove fu fra i respondabili del servizio della ambulanze, ossia del soccorso ai feriti, dell’esercito di Napoleone. Poi ebbe una vita avventurosa che lo portò a chiudere i suoi giorni a Tunisi. Certamente anche Gaetano Cadeddu non è ricordato nella grande storia, ma ne fu protagonista insieme a quei milioni di uomini che si batterono contro la Restaurazione. E curioso notare che Gaetano da Tattinu, dalla Grotta di Conch’e Cerbu, passando dalla Corsica e dall’Elba, fu uno dei tanti che con Napoleone combatterono contro le potenze restauratrici a Waterloo. Da Tattinu a Waterloo per la libertà, vien da dire.

Insomma, questa vicenda ci invia un messaggio: e cioè che anche dalle periferie del mondo, possono venire contributi molecolari ma preziosi per fare la grande storia. La Grotta di Tattinu, ci lancia un preciso stimolo: anche noi dai tanti Sulcis del globo possiamo dare contributi importanti perché la storia abbia uno sviluppo accettabile, il popolo riprenda in mano i propri destini, l’uguaglianza avanzi, la democrazia trionfi. E possiamo farlo anche rendendo onore ai martiri di Palabanda.

Andrea Pubusa

La Grotta di Conch’e Cerbu, rifugio dell’avv. Salvatore Cadeddu (1812/1813).

 

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E’ stata inaugurata ieri sera, presso i nuovi locali di via Barbagia n. 11, nel popolare rione di via Dalmazia, la “Casa del Popolo” di Carbonia.

All’inaugurazione, molto partecipata con circa 200 persone, sono intervenuti, tra gli altri, il consigliere regionale di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto, il senatore uscente di Campo Progressista Luciano Uras, l’ex sindaco e consigliere regionale Antonio Saba, il presidente regionale dell’Arci Marino Canzoneri, in videoconferenza l’assessore regionale della Pubblica Istruzione e Cultura Giuseppe Dessena. Presente in sala anche Tore Cherchi, oggi coordinatore del Piano Sulcis, già senatore e deputato, sindaco di Carbonia e presidente della provincia di Carbonia Iglesias.

Al termine della presentazione, prima di un ricco buffet offerto ai partecipanti all’inaugurazione, è stata consegnata la tessera onoraria della neonata associazione a due figure che, per il loro ruolo sociale e politico hanno incarnato i valori intorno ai quali vuole costituirsi la Casa del Popolo: si tratta dell’ex consigliere regionale e sindaco di Carbonia Antonio Saba e dell’attivista per i diritti dei malati e dei disabili Angela Borghero.

L’Associazione Casa del Popolo nasce nel 2017 dall’esperienza del gruppo politico Zorba il Gatto. Con i contributi volontari dei soci fondatori è stato possibile acquistare dei locali commerciali in Via Barbagia, nel quartiere popolare di Via Dalmazia, che ospiteranno, una volta ultimati i lavori di ristrutturazione, la prima Casa del Popolo della città. La Casa del Popolo sarà un luogo di relazione, scambio, politica, cultura, solidarietà, emancipazione sociale. Sarà ispirato ai valori dell’antifascismo, del mutualismo e della nonviolenza e si propone di raccogliere l’eredità della tradizione delle Case del Popolo che hanno animato la vita politica e culturale in Europa, Italia e Sardegna lo scorso secolo. Al suo interno troveranno spazio gruppi politici, associazioni culturali, ricreative e sociali, progetti di emancipazione e di solidarietà, in linea, naturalmente, con i princìpi ed i valori guida dell’Associazione.

Verranno organizzate cene sociali, rassegne cinematografiche, piccoli concerti, presentazioni di libri, incontri su temi di interesse cittadino e generale, attività ludiche con i bambini e le bambine.

Verrà aperto uno sportello di segretariato sociale, che si occuperà di aiutare chiunque ne abbia bisogno riguardo la partecipazione a bandi comunali e regionali o aiutare nella compilazione di un curriculum vitae e nella stesura di comunicazioni ad enti o aziende.

Troveranno spazio le sedi di associazioni culturali e ricreative come l’ARCI o di associazioni a carattere sociale. Troveranno spazio le sedi di movimenti politici che condividono lo spirito e gli ideali guida della Casa del Popolo.

Sarà a disposizione una ricca biblioteca con oltre 300 volumi catalogati, incentrata soprattutto sulla storia politica della sinistra sarda, italiana e mondiale. Saranno a disposizione inoltre, sempre in consultazione e prestito, alcuni testi scolastici di seconda mano.

Verranno organizzate ripetizioni gratuite e promossi incontri di approfondimento politico, storico, sociale, scientifico.

Verrà promosso il pastificio sociale, un appuntamento settimanale nel quale insieme, a partire dagli ingredienti messi a disposizione gratuitamente dall’Associazione, si fa la pasta. A fine serata si divide il prodotto.

La Casa del Popolo sarà fisicamente costituita da:

> una sala polifunzionale da 80-100 posti, attrezzata per la proiezione cinematografica

> un ufficio, attrezzato per le ripetizioni gratuite

> una zona bar

> una cucina

In tutto l’edificio sarà disponibile la connessione wi-fi gratuita.