19 April, 2024
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Eva Robin’s è Madame ne “Le Serve” di Jean Genet, in tournée nell’Isola sotto le insegne de La Grande Prosa del CeDAC Sardegna: la fortunata pièce, testo cult del drammaturgo francese, nella versione di Veronica Cruciani (una produzione di Nidodiragno / CMC con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale e il Teatro Stabile di Bolzano), in cartellone mercoledì 6 marzo, alle 21.00, all’AMA / Auditorium Multidisciplinare di Arzachena, giovedì 7 marzo, alle 21.00, al Teatro del Carmine di Tempio Pausania, venerdì 8 marzo, alle 21.00, al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri e, infine sabato 9 marzo, alle 21.00, al Teatro Centrale di Carbonia, è incentrata sul rapporto di odio-amore di due cameriere per la loro padrona, ammirata e invidiata ma anche detestata e temuta al punto di desiderarne e perfino rappresentarne la morte.

Ispirandosi a un fatto di cronaca, Jean Genet ha costruito un’affascinante e inquietante allegoria del potere, in un moderno dramma in cui due sorelle, Claire e Solange, interpretate rispettivamente da Beatrice Vecchione e Matilde Vigna, due giovani e talentuose attrici, al servizio di Madame – un’icastica e irraggiungibile Eva Robin’s – in una sorta di “gioco” si alternano nei ruoli della serva e della signora, indossandone gli abiti e mimandone l’assassinio, una sorta di catartica “esecuzione”: «La rivolta delle serve contro la padrona» – spiega la regista Veronica Cruciani, che cura anche l’adattamento, nella traduzione italiana di Monica Capuani – «non è un gesto sociale, un’azione rivoluzionaria, è un rituale».

Ne “Le Serve” si affrontano – in chiave simbolica – temi cruciali e attuali come il potere, il capitalismo e la disparità sociale: «la discrepanza è cosi introiettata dentro di noi che non siamo più in grado di ribellarci e persino di immaginarci diversi da come gli altri ci pensano»sottolinea Veronica Cruciani -. «La realtà è disegnata dal potere, dal denaro, dall’altra parte ci sta chi non ne ha. E ci resta».

 

Viaggio sul filo delle storie e delle emozioni, tra antichi miti e moderne commedie, classici del Novecento e testi contemporanei accanto a intriganti coreografie d’autore per la Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa e Danza al Teatro Centrale di Carbonia, organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni e con il patrocinio e il sostegno del comune di Carbonia, della Regione Sardegna e del MiC / Ministero della Cultura e il contributo della Fondazione di Sardegna. Dieci titoli in cartellone da dicembre a maggio con i grandi protagonisti della scena italiana – e non solo – come Remo Girone e Giuseppe Cederna, Emilio Solfrizzi e Carlotta NatoliAscanio Celestini e l’icona transgender Eva Robin’s accanto all’algherese Stefano Artissunch e all’enfant du pays Andrea Tedde, attore di teatro e cinema. Il compositore Gipo Gurrado firma l’originale “Family / A Modern Musical Comedy”, il coreografo italo africano Mvula Sungani affronta il tema delle migrazioni in Sabir / viaggio mediterraneo” e il partenopeo Adriano Bolognino (Premio Danza&Danza 2022) propone un affascinante “Trittico” formato da “Come Neve”“Gli Amanti” e Your body is a battleground”.

«Esprimo il mio più sincero apprezzamento e felicità per la rinnovata presenza in città del CeDAC che organizza la Stagione di Carbonia da oltre trentacinque anni – dice il sindaco di Carbonia Pietro Morittu, anche a nome dell’assessora alla Cultura e Spettacolo Giorgia Meli -. Grazie al Cartellone di grande fascino e grande qualità faremo sicuramente felice il folto pubblico di Carbonia e dintorni che da sempre segue gli spettacoli con passione e competenza.»

Una programmazione interessante e variegata che spazia dalle celeberrime “Smanie per la villeggiatura” di Carlo Goldoni, nella mise en scène di Stefano Artissunch, anche interprete con Stefano De BernardinLaura GraziosiStefano Tosoni e Lorenzo Artissunch, per una riflessione sull’ipocrisia della società e le frivolezze mondane a classici del Novecento come Le serve” di Jean Genet, con Eva Robin’s nel ruolo di Madame accanto a due giovani e talentuose attrici, Beatrice Vecchione e Matilde Vigna, per la regia di Veronica Cruciani, tra segrete ambizioni, inganni e giochi di potere, a “L’Anatra all’Arancia”, fortunata commedia di W.D. Home e M.G. Sauvajon con Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli, insieme con Ruben Rigillo e Beatrice Schiaffino con la partecipazione di Antonella Piccolo, diretti da Claudio Greg Gregori per un’indagine sull’amore e sulla gelosia.

La memoria della Shoah ne “Il cacciatore di nazisti / L’avventurosa vita di Simon Wiesenthal” con drammaturgia e regia di Giorgio Gallione, dove Remo Girone interpreta l’ingegnere ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento che dedicò la sua esistenza alla cattura dei responsabili dello sterminio, e una sorta di diario tra pensieri, ricordi e sensazioni in Storia di un corpo” di Daniel Pennac, con Giuseppe Cederna, sempre per la regia di Giorgio Gallione, sulla singolare eredità lasciata da un uomo alla figlia amata, con le puntuali annotazioni e una descrizione minuziosa dei propri stati d’animo, accanto a voci, suoni, profumi, rievocati con un’attitudine quasi proustiana. Un ritratto di famiglia tra parole e note, per esplorare l’ambiguità dei rapporti e dei legami di sangue e d’affetto con “Family / A Modern Musical Comedy” di Gipo Gurrado tra rimandi alla grande tradizione cantautorale italiana, mentre un raffinato affabulatore come Ascanio Celestini in Rumba / L’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato”, il suo nuovo spettacolo ispirato alla figura del Santo di Assisi, disegna un poetico e surreale affresco di varia umanità, tra vite ai margini e periferie degradate, per un inatteso messaggio di pace e speranza. S’intitola “Che fine ha fatto Ulisse?” la nuova commedia scritta, diretta e interpretata da Andrea Tedde, ispirata al mito dell’eroe greco, famoso per la sua astuzia e artefice dello stratagemma del cavallo che, rientrato nella sua Itaca dopo la caduta di Troia, scopre di non saper godere delle gioie del focolare e spinto dall’inquietudine decide di partire per nuove avventure… tutte da scoprire.

Un duplice appuntamento con la danza contemporanea con Sabir / viaggio mediterraneo”, con ideazione e regia di Mvula Sungani, nell’interpretazione dell’étoile Emanuela Bianchini e dei solisti della Mvula Sungani Physical Dance, per un evocativo racconto per quadri sulle antiche e moderne migrazioni e l’originale Trittico” che comprende tre creazioni del giovane e pluripremiato coreografo Adriano Bolognino: dall’idea del benessere in “Come Neve”, all’amore che vince la morte, come nel calco di Pompei, ne “Gli Amanti” fino a una riflessione sulla condizione femminile in “Your body is a battleground”, un assolo ispirato all’immagine simbolo di Barbara Kruger per la marcia delle donne a Washington.  

 

AQUI TERME (AL) 04/2010 – SET DEL FILM “IL GIOIELLINO” DI ANDREA MOLAIOLI.
NELLA FOTO REMO GIRONE.
FOTO DI GIANNI FIORITO

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Tra ironia e pathos con la Stagione de La Grande Prosa e Danza 2018-2019 al Teatro Centrale di Carbonia organizzata dal CeDAC – con il patrocinio e il sostegno del comune di Carbonia – nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna. Dieci i titoli in cartellone tra gennaio e aprile – tra divertenti commedie e drammi moderni, ricchi di spunti di riflessione sui temi cruciali del presente – dalle ingiustizie sociali ai confini dell’etica e della morale, dalla passione per il gioco al ruolo degli anziani, dal potere della ricchezza alle storie degli “invisibili” che abitano le nostre città.

Focus sulla drammaturgia contemporanea – con testi originali accanto ai grandi classici della storia del teatro, oltre a affascinanti racconti sulle punte e coreografie d’autore – per una programmazione pensata per gli amanti della prosa e della danza ma anche per attrarre nuovi pubblici specialmente tra le giovani generazioni e rispondere alle istanze di spettatori attenti e curiosi.

Tra i protagonisti Andrea Giordana e Galatea Ranzi con Luchino Giordana, Ascanio Celestini, Marina Massironi e Roberto Citran, Nunzia Antonino e i Solisti della Compagnia di Daniele Cipriani. Spazio ad alcune tra le più interessanti realtà della scena contemporanea – come la Compagnia Gank ed il coreografo Emiliano Pellisari – che firma il visionario “Comix” per NoGravity Dance Company – e ensembles isolani come le Quinte Emotive con “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello diretto da Paolo Angioni, Batanea Teatro con “I am Hamlet” scritto, diretto e interpretato da Andrea Tedde, in scena con Marta Proietti Orzella e Carlo Antonio Angioni e Il Calderone che propone “Tre sull’altalena” di Luigi Lunari per la regia di Dario Siddi.

Il sipario si alzerà – domenica 13 gennaio, alle 20.45 – su “Poker” di Patrick Marber – drammaturgo di punta del teatro britannico, già autore del testo cult “Closer” – nella mise en scène della Compagnia Gank per la regia di Antonio Zavatteri. Sul palco Alberto Giusta, Enzo Paci, Federico Vanni, Fabio Fiori, Daniele Madeddu e Massimo Brizi prestano corpo e voce ai protagonisti di una partita a carte che diventa metafora dell’esistenza. Nello scantinato di un ristorante di periferia il proprietario e il figlio, due camerieri e il cuoco ogni domenica si riuniscono per giocare tutta la notte, in un rito in cui frustrazioni, desideri e sogni si condensano finché l’arrivo inatteso di un personaggio cambierà le regole e deciderà il finale – sul filo della suspense.

Il fascino dei grandi capolavori della storia del balletto e le originali creazioni coreografiche di Amedeo Amodio e Mauro Bigonzetti – domenica 20 gennaio, alle 20.45 – per il Gala di Danza firmato Daniele Cipriani Entertainment. Sotto i riflettori i Solisti della Compagnia di Daniele Cipriani: Alessandro Burini, Andrea Caleffi, Paola De Filippis, Umberto Desantis, Susanna Elviretti, Ilaria Grisanti, Marco Lo Presti, Francesco Moro, Davide Pietroniro, Madoka Sasaki – Maître de Ballet Stefania Di Cosmo. Un’antologia di assoli, pas de deux e scene “corali” tra un’avvincente Suite da “Carmen”, l’incantevole “Lago dei Cigni” e le atmosfere oniriche de “Lo Schiaccianoci” accanto al “Prélude à l’après-midi d’un faune” sulle note di Debussy, la storia di “Coppelia” e le suggestioni di “Mediterranea”.

Viaggio tra i ricordi di una vita – sabato 16 febbraio, alle 20.45 – ne “Le Ultime Lune” di Furio Bordon con Andrea Giordana (nel ruolo che fu di Marcello Mastroianni) e Galatea Ranzi accanto a Luchino Giordana per la regia di Daniele Salvo: un vecchio professore, in procinto di trasferirsi in una casa di riposo, in un immaginario dialogo con la moglie defunta ripensa al passato, medita sul presente e il futuro, e sogna. La fortunata pièce (Premio IDI 1993 come miglior novità teatrale) affronta la questione della terza età nella moderna civiltà dell’apparenza, tra il miraggio di un’eterna giovinezza e il difficile dialogo tra le generazioni. Il protagonista, stanco e amareggiato, ripercorre a ritroso gli istanti significativi della propria esistenza, riflettendo sull’amore, i legami, il difficile rapporto con il figlio e l’enigma della morte.

La magia del nouveau cirquegiovedì 21 febbraio, alle 20.45 – con “Comix / La fantasia al potere” – una creazione di Emiliano Pellisari per NoGravity Dance Company, con coreografie di Mariana Porceddu, che intreccia invenzioni grafiche e acrobazie, teatro, danza, musica e illusionismo in un poetico racconto per quadri tra coreografie aeree e fondali marini. Un’opera visionaria – fra classici accenti e variazioni in jazz – che attinge al mondo dei fumetti e dell’illustrazione come all’immaginario pittorico, spaziando dalla Linea di Cavandoli e dalla cifra di Keith Haring ai dipinti di Marc Chagall e René Magritte. Un raffinato divertissement a ritmo di swing tra scheletri danzanti e scomposizioni di corpi, per sperimentare l’emozione del volo al chiaro di luna o di un’immersione per nuotare con i pesci, in un’atmosfera fantastica e surreale.

Un dramma della gelosia – sabato 9 marzo, alle 20.45 – con “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello, nella versione delle Quinte Emotive con Cristina Pillola, Giusy Fogu, Gisella Biggio, Leonardo Pani, Efisio Deiola, Manuela Perria ed Andrea Zucca per la regia di Paolo Angioni. Il dilemma di Ciampa, impiegato alle dipendenze del Cavalier Fiorica, esplode in tutta la sua crudele evidenza di fronte all’inattesa pubblica rivelazione di una liaison tra la sua giovane sposa e il suo principale. Il segreto gridato con grande scandalo dalla moglie del cavaliere, che sporge addirittura una denuncia, costringerebbe l’uomo a punire l’adulterio con un “delitto d’onore”, ma egli propone un’alternativa paradossale, per evitare le tragiche conseguenze della “verità”, invitando alla ragionevolezza in una società in cui «siamo solo pupi».

Un intrigante gioco di specchi – sabato 16 marzo, alle 20.45 – con “I am Hamlet” di Batanea Teatro: la pièce scritta, diretta e interpretata da Andrea Tedde, anche protagonista sulla scena insieme con Carlo Antonio Angioni e Marta Proietti Orzella, mostra un attore alle prese con la sua migliore interpretazione della tragedia shakespeariana, al confine tra vita e arte. Vittima di un incidente stradale, l’uomo entra in coma e in quello stato di incoscienza si identifica con il principe di Danimarca: il risveglio è faticoso e amaro, con la consapevolezza di aver solo “sognato” e l’avvertimento di un pericolo reale. Il termine di quel singolare processo di “immedesimazione” dell’attore con il personaggio, coincide con un passaggio irrevocabile per entrambi: una soglia fatale, per una recita senza testimoni né spettatori.

L’eco di un’antica ferita – venerdì 22 marzo, alle 20.45 – in “Else” di Nunzia Antonino, anche protagonista sulla scena, in un’intensa prova d’attrice e Carlo Bruni (che firma anche la regia), moderno dramma liberamente ispirato a “La signorina Else” di Arthur Schnitzler: una donna, imprigionata nel passato, rivive l’osceno scambio che ha segnato la fine dell’innocenza. Il tempo si è fermato, per lei, a quell’istante bruciante di vergogna, alla sfida temeraria contro l’ipocrisia di una società corrotta dal potere del denaro: la fanciulla sacrificata all’incoscienza paterna, il corpo violato dallo sguardo impudico di un estraneo in cambio della salvezza dalla rovina. Un trauma irrisolto – e insuperabile – frutto di un terrificante rito di passaggio, un triste ingresso nel mondo degli adulti, forse ignari o indifferenti alla bellezza e alla fragilità dell’adolescenza.

Storie ai margini – sabato 30 marzo, alle 20.45 – con “Pueblo” scritto e interpretato da Ascanio Celestini, straordinario affabulatore contemporaneo che tratteggia un affresco delle periferie urbane – in un giorno di pioggia – tra ironia e disincanto, note struggenti e delicata poesia. Un microcosmo fatto di immigrati e clochards, in cui spicca una bambina cresciuta alla dura scuola della strada, che fa il suo apprendistato di ladra sotto la guida del padre e di un giovane zingaro, per poi scoprire, da orfana, che perfino la carità e l’assistenza pubblica possono avere un lato oscuro. Una narrazione avvincente – impreziosita dalle musiche di Gianluca Casadei – per avventurarsi in un altrove che in realtà è dietro l’angolo, tra i nuovi poveri del terzo millennio, tra sorprendenti e crude tranches de vie, tra i sogni e le speranze degli “ultimi” – al di là del bene e del male.

Incrocio di destini – venerdì 5 aprile, alle 20.45 – con “Le verità di Bakersfield” di Stephen Sachs, una commedia brillante interpretata da Marina Massironi e Roberto Citran per la regia di Veronica Cruciani, per riflettere sui pregiudizi e il divario tra le classi sociali. Sulle tracce di una preziosa opera d’arte, un esperto di livello mondiale s’imbatte in una barista disoccupata, nella cui caotica roulotte – stando agli indizi – potrebbe celarsi un dipinto di Jackson Pollock. L’incontro fra i due – il raffinato uomo di mondo e la donna amareggiata e sconfitta – riserva però delle sorprese: i privilegi dati dalla cultura e dall’ambiente non sempre bastano per avere la meglio su creature più sfortunate, costrette a lottare per sopravvivere, anzi l’equilibrio tra i due si sposta insensibilmente fino all’inatteso epilogo.

Finale con brio – sabato 13 aprile, alle 20.45 – con “Tre sull’altalena” di Luigi Lunari, nell’allestimento de Il Calderone con Assunta Piras, Carla Calabrò, Francesco Corgiolu e Loredana Marzeddu, per la regia di Dario Siddi, alle prese con una pièce ricca di humour nero sui grandi misteri della vita e della morte. Tre personaggi diversissimi si ritrovano a trascorrere un’intera notte nello stesso appartamento, in una situazione ambigua, tra strani e inquietanti fenomeni, tanto da sospettare di trovarsi nell’anticamera dell’aldilà. Tra pungenti battute e divagazioni filosofiche, i protagonisti continueranno a indagare sulla propria condizione, in attesa di un segno inconfutabile che li liberi dall’incertezza, fino all’apparizione di un’enigmatica figura femminile… preludio all’ultimo coup de théâtre.

La Stagione de La Grande Prosa e Danza 2018-2019 al Teatro Centrale di Carbonia è organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiBAC/ Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Regione Sardegna e del Comune di Carbonia, con il contributo della Fondazione di Sardegna e con l’importante supporto di Sardinia Ferries, che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio per e dall’Isola.

 

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La Sardegna va in mostra al 31° Salone internazionale del Libro di Torino, con editoria, festival, cinema e cibo. “Un giorno tutto questo” è il tema intorno al quale ruota il Salone, in programma dal 10 al 14 maggio. Tema attuale ed esistenziale, con un orizzonte aperto che strizza volutamente l’occhio al futuro. Ad accompagnarlo sono cinque domande alle quali ci si deve impegnare a rispondere, ciascuno per la propria Regione: Chi voglio essere? Perché mi serve un nemico? A chi appartiene il mondo? Dove mi portano spiritualità e scienza? Che cosa voglio dall’arte: libertà o rivoluzione? E la Sardegna risponde declinando il tema, tra gli altri, “Tra isola e mondo”, portando in mostra – come novità di quest’anno – il lavoro di squadra di tre assessorati della Regione: Cultura, Turismo e Agricoltura con l’Agenzia Laore, e in stretta collaborazione con l’Associazione Editori Sardi (AES).
«La nostra identità è in continua costruzione – ha affermato l’assessore della Cultura Giuseppe Dessena – ed è ovviamente soggetta al mutare dei tempi e alle evoluzioni sociali, anche se mantiene le sue radici originarie forti: e sono proprio quelle che, in ogni mutamento, abbiamo non solo il compito ma il dovere morale di tenere vive e salde e trasmettere a chi verrà. Esattamente come stiamo provando a fare con le politiche messe in atto da questa Giunta regionale. Viviamo in un’isola, circondati dunque dal mare, che ci protegge e allo stesso tempo ci apre al mondo e agli scambi culturali, e “Un giorno tutto questo…”, cioè tutto ciò che siamo, dovrà essere l’eredità dei nostri figli. Siamo le nostre tradizioni popolari, la nostra preziosa lingua, l’ambiente e l’orografia unica che ci circonda, i nostri cibi e i vini, le maschere, i festival, il cinema e tanto altro. La nostra identità sta dunque su un piatto, dentro un bicchiere, in una pellicola, dentro le storie e i libri dei grandi autori sardi di ieri e di oggi, nelle espressioni artistiche che abbiamo saputo in molti modi esternare, esprimere ed esportare, appunto, nel mondo. Ecco perché quest’anno abbiamo voluto portare a Torino, fisicamente, anche ciò che anche molti dei nostri libri raccontano.» 
«L’incrocio tra il nostro patrimonio letterario e culturale con quello produttivo e agroalimentare può diventare un valore aggiunto per la Sardegna. Per questa ragione, sotto il titolo “Tra isola e mondo”, al Salone del Libro di Torino presentiamo un volto dell’isola forse meno conosciuto da chi la frequenta solo per il suo mare e che ci consente di proporre una lettura contemporanea e attuale dei nostri territori e del loro patrimonio materiale e immateriale. Grazie alla collaborazione con l’assessorato dell’Agricoltura e l’agenzia Laore, in questi mesi abbiamo portato avanti una serie di iniziative mirate a dimostrare che la nostra storia e la nostra convivialità possono dare impulso sia all’affermazione di nuove stagionalità che alla conoscenza delle nostre produzioni di eccellenza. Torino quindi è un’altra tappa di questo percorso, in cui stiamo mettendo in gioco la nostra capacità di offrire qualcosa di diverso sul nostro mercato principale, quello italiano, e affermare un modello di sviluppo turistico differente e sostenibile, che punta al rafforzamento dell’offerta nei segmenti del turismo lento, legato ai borghi, al patrimonio storico e culturale, all’enogastronomia, affinché diventino realmente complementari al balneare.»
«Rappresentare la Sardegna fuori dall’isola vuol dire portare un pezzo della nostra storia e di noi stessi soprattutto verso chi ancora non ci conosce. Significa raccontare i diversi territori dove unicità ambientali e tradizioni antiche ci permettono di produrre eccellenze agroalimentari sempre più apprezzate nel mondo. Cultura e cibo possono e devono muoversi assieme per descrivere e promuovere ciò che siamo. Crediamo fortemente in questa ricetta e con l’Agenzia Laore cercheremo di rappresentarla al meglio.»
L’AES, grazie al supporto della Regione Sardegna, partecipa al Salone del libro di Torino per dare il consueto contributo di professionalità ai 33 editori sardi aderenti e partecipanti, con oltre duecento novità. «Sono circa 2.000 titoli e 4.000 opere – ha detto la presidente Simonetta Castia – il Salone costituisce una straordinaria occasione di promozione dell’editoria sarda e dell’immagine dell’isola fuori dai propri confini. Quest’anno abbiamo deciso di onorarne la memoria, la storia e le sue peculiarità declinando il fitto programma di presentazioni, performance e dibattiti attorno al tema generale; un racconto che parta anche dalla sintesi di uno sviluppo non sempre lineare, caratterizzato da trasformazioni e processi di adattamento mai chiaramente compiuti e conclusi, in merito alle grandi responsabilità del presente riguardo al futuro dell’isola. Una “Sardegna quasi un continente”, per parafrasare il titolo del capolavoro di Marcello Serra, di cui ricorre l’anniversario, che può trovare nella diversità culturale data dai libri che ne raccontano le storie, l’arte, i paesaggi, la natura, le tradizioni e le culture, e i suoi atavici dilemmi, un essenziale fattore di crescita sociale, culturale ed economica. “Un giorno, tutto questo” – verrebbe da dire – è la Sardegna e i suoi libri». 
Allo stand Sardegna (Padiglione 2, J125 – H126) è previsto un nutrito programma di eventi che inizierà giovedì 10 maggio alle 16, con l’inaugurazione ufficiale dell’edizione 2018, sino al pomeriggio di lunedì 14 maggio. Alle più tradizionali presentazioni di libri, quest’anno, saranno affiancati eventi – sia al Salone in Fiera che al Salone OFF, ovvero nei luoghi più significativi e suggestivi della città di Torino – cinematografici, culinari e convegnistici.
Al cinema Massimo, alle ore 20.30 di giovedì 10 maggio, è previsto per esempio “Visioni Sarde”: Corti di Sardegna. Proiezione dei cortometraggi “A casa mia” di Mario Piredda, vincitore del David di Donatello 2017; “Futuro Prossimo” di Salvatore Mereu, in selezione speciale ai Nastri d’Argento 2018, premio speciale della Giuria Visioni Sarde 2018; e ancora “L’ultimo miracolo” di Enrico Pau, in selezione ai Nastri d’Argento 2018. Seguirà un dibattito sul cinema sardo alla presenza dell’assessore della Cultura Giuseppe Dessena, la Presidente della FASI Serafina Mascia, e i registi Mario Piredda, Salvatore Mereu ed Enrico Pau. A coordinare i lavori Paolo Serra, responsabile regionale dei Centri Servizi Culturali Umanitaria Sardegna.
Al Teatro Astra di Torino andrà in scena lo spettacolo “Quasi Grazia”, dedicato anche ai ragazzi delle scuole, tratto dal libro dello scrittore Marcello Fois, con Michela Murgia nel ruolo di Grazia e la regia di Veronica Cruciani.
Il pomeriggio di venerdì 11 e di sabato 12 maggio, alle ore 16.00, allo stand Sardegna, si svolgerà il doppio evento SARDEGNA FIABE DEL GUSTO, per raccontare l’isola attraverso i libri, il cibo e le bellezze dei territori: il Cannonau e la Barbagia venerdì 11, mentre sabato 12 il Carignano e il Sulcis.
Gli eventi, della durata di circa due ore, accompagneranno il pubblico alla scoperta dei territori partendo dalle proposte editoriali dedicate e illustrate dagli autori sardi, sino ad arrivare al racconto e alla degustazione di cibi tradizionali, con un particolare riferimento ai vini Cannonau e Carignano, da parte di grandi maestri dell’enogastronomia isolana. Parteciperanno gli chef Roberto Serra e Pierluigi Fais, con l’accompagnamento di letture tratte da collane tematiche dedicate alla tradizione e alla cultura della Sardegna. Presenteranno l’evento Giuseppe Dessena, assessore della Cultura, Barbara Argiolas assessora del Turismo e Pierluigi Caria assessore dell’Agricoltura. 

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Un intrigante gioco di specchi – tra arte e vita – per “Quasi Grazia”, la pièce di Marcello Fois ispirata alla figura della scrittrice nuorese Grazia Deledda e interpretata da Michela Murgia, una delle più interessanti e apprezzate autrici contemporanee, in tournée nell’Isola per la Stagione di Prosa 2017-18 del CeDAC nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna. Note biografiche e storiche e fantasie oniriche s’intrecciano nell’immaginifica mise en scène firmata dalla regista Veronica Cruciani per Sardegna Teatro, con un’intensa e straordinaria Lia Careddu nel ruolo della madre, accanto a Marco Brinzi, Valentino Mannias e Giaime Mannias, per un originale ritratto d’artista in cui i sogni della protagonista si scontrano con la mentalità di «un paese dove la donna era considerata ancora con criteri orientali».

Quasi Grazia” – che fin dal titolo, con un chiaro rimando a “Cosima”, sembra alludere ai molteplici intrecci fra invenzione letteraria e realtà – domenica 7 gennaio alle 20.45 aprirà il cartellone al Teatro Centrale di Carbonia, per approdare lunedì 8 gennaio alle 21.00 all’Auditorium Comunale di Arzachena e infine martedì 9 gennaio, sempre alle 21.00, al Teatro Comunale di San Gavino Monreale.

Il rito del teatro, in cui la verità si mette a nudo attraverso la finzione, rende possibile il miracolo stravagante di un’incarnazione: Grazia Deledda rivive in Michela Murgia, la scrittrice e conduttrice, autrice de “Il mondo deve sapere” e “Accabadora” fino al recente “Chirù” e alle riflessioni di “Futuro Interiore”, accanto a testi teatrali come “Cento” e “Spadoneri”, presta volto e voce alla narratrice di trame intricate e avvincenti, creatrice di personaggi indimenticabili, complessi e tormentati – da Elias Portolu a Marianna Sirca, dall’Efix e le sorelle Pintor di “Canne al vento”, a Annesa e Paulu ne “L’edera”, Olì e il figlio Anania in “Cenere”.

Focus su alcuni momenti cruciali dell’esistenza della scrittrice nuorese, dalla vigilia della partenza per Roma al viaggio in Svezia in occasione della consegna del Premio Nobel, in cui affiorano i drammi familiari ma anche il profondo legame con la sua Isola, il matrimonio con Palmiro Madesani – che scelse di dedicarsi interamente alla carriera della moglie, in una riuscita comunione di affetti e di intenti non sempre compresa – o volutamente fraintesa – dai contemporanei. Trasferitasi nella capitale, Grazia Deledda prosegue la sua attività di scrittrice, tra frequentazioni mondane e corrispondenze epistolari che testimoniano il respiro decisamente internazionale oltre al valore indiscusso della sua opera, capace di restituire un’immagine affascinante della Sardegna – tra paesaggi aspri e selvaggi e genti dall’animo fiero e dall’antica saggezza – mettendo l’accento sul groviglio delle passioni, sulla crudeltà del destino e i capricci della sorte, nell’eterna guerra fra il bene e il male.

Femmes fatales e giovani ingenui, creature piene di fuoco che inducono o cedono a pericolose tentazioni, pastori filosofi e innocenti traditi compongono un mirabile affresco di varia umanità sullo sfondo di una civiltà arcaica, a contrasto con l’inesorabile scorrere del tempo e l’affermarsi della modernità. Tra nobili sentimenti e impulsi brutali le figure nate dalla fantasia dell’artista prendono forma con tutte le loro contraddizioni, le paure, i pregiudizi, il coraggio e l’audacia: nei romanzi e nelle novelle scorre la vita vera, tra i minuti dettagli del quotidiano e i grandi ideali, i dilemmi interiori, i segreti inconfessabili, con un istintivo senso di giustizia che unisce colpa ed espiazione, peccato e redenzione. Tratti fiabeschi – tra miti e leggende dell’Isola e originali apologhi – e un’esasperata e consapevole sensualità quasi dannunziana si alternano nelle opere della Deledda, che trasfigura la materia incandescente delle umane passioni, fino a renderla universale.

Un donna intraprendente e quasi temeraria nello sfidare quasi inevitabilmente le convenzioni dell’epoca per seguire la propria inclinazione, determinata, dotata di talento e ricca di ispirazione, autodidatta per necessità ma decisa a perfezionarsi affinando progressivamente i propri strumenti espressivi: Grazia Deledda ha saputo conquistare i suoi lettori e lasciare un segno nella storia della letteratura – rivelando l’esistenza della sua Sardegna al mondo. La sfida di “Quasi Grazia” è restituirne la figura, senza retorica, come quella di una scrittrice “vivente” – che agisce, pensa, soffre, commenta – in un gioco delle parti in cui un’altra scrittrice, sarda e contemporanea, restituisce l’amarezza delle critiche, dell’incomprensione, della forse invidiosa svalutazione e insieme la certezza di non potere essere altro che se stessa. Attrice – perché “dentro” una pièce e un meccanismo (meta)teatrale e (meta)letterario – Michela Murgia diventa “quasi” Grazia, in un universo caratterizzato da segni e simboli ancestrali potentemente evocati sulla scena, si fa testimone e portatrice di una sua verità – di donna e d’artista – e insieme empaticamente condivide gioie e dolori, turbamento e quiete della vincitrice del Nobel, in una visione lucida, insieme soggettiva e soggettiva di sé e del mondo.

Figura centrale di un microcosmo familiare – in cui si spiccano i fratelli con le loro tragiche esistenze e specialmente la madre, donna severa e “all’antica”, custode delle tradizioni e dei valori, muta presenza, imprescindibile eppure distante, con cui è inevitabile confrontarsi, e “scontrarsi” – Grazia Deledda, circondata dalle cure affettuose del marito intraprende la sua avventura romana. Dialoga con il mondo – la scrittrice (quasi) “illetterata” – apprezzata da Maksim Gorkij e D.H. Lawrence. da Luigi Capuana e Giovanni Verga oltre che da Enrico Thovez, Emilio Cecchi, Pietro Pancrazi, Antonio Baldini, eppure la sua Isola resta al centro dei suoi pensieri e della sua opera, e la sua affermazione come scrittrice e il riconoscimento del suo valore e della sua importanza nel panorama culturale saranno più ardui proprio in patria, nella sua città, Nuoro, come in Sardegna e più in generale in Italia. “Quasi Grazia” nasce proprio con l’esigenza di riportare l’attenzione su un’autrice che – come ricorda Marcello Fois – «non è nemmeno compresa nel canone ministeriale, pur essendo a tutt’oggi l’unica donna italiana ad avere ricevuto l’ambito premio Nobel». Infatti, sottolinea l’autore della saga dei Chironi: «Decidere di parlare della Deledda è un atto che può avere del temerario. Specialmente per uno scrittore, specialmente per uno scrittore nuorese. L’ipotesi poi di parlarne portandola in scena rasenta la follia se è vero che il teatro è un medium impietoso e rituale». Ma la pièce scaturisce da una necessità, da una spinta interiore, se si vuole da una sorta di imperativo morale: «La mia idea, direi la mia ossessione», ammette Fois, «era che di questa donna, tanto importante per la cultura letteraria del nostro Paese, bisognasse rappresentare la carne. Come se fosse assolutamente necessario non fermarsi a una rievocazione “semplicemente” letteraria, quanto di una rappresentazione vivente. I grandi scrittori, i grandi artisti sopravvivono», e innegabilmente «La vita di ogni grande scrittore racconta qualcosa della grande scrittura».

Una “sfida” che ha coinvolto, e affascinato una scrittrice come Michela Murgia: «Quando Marcello Fois ha immaginato questo testo su Deledda e mi ha chiesto di interpretarlo, il potenziale rivoluzionario della sua figura mi ha convinta ad accettare senza riserve.  È infatti evidente che Deledda per realizzare sé stessa abbia pagato, oltre ai sacrifici personali, anche un altissimo prezzo sociale: enorme su di lei la diffidenza radicale del mondo letterario italiano, capace perfino di ignorarne il Nobel, e un giudizio sulla sua vita privata che ha portato persino i grandi nomi della letteratura italiana a storcere il naso davanti al suo matrimonio paritario e sodale, così simile alle coppie di potere dello star business contemporaneo, ma del tutto insolito nella bigotta Italia degli anni ‘30.
La sua storia di determinazione personale è un paradigma non solo per le donne di tutti i tempi, ma per chiunque voglia realizzare un sogno partendo da una condizione di minorizzazione sociale».

Una sfida che approda di nuovo sui palcoscenici dell’Isola – sotto le insegne del CeDAC – con una mise en scène che grazie alla sapiente regia di Veronica Cruciani fonde arditamente e felicemente l’elemento “identitario” della cultura sarda al ritratto di una donna e un’artista decisamente all’avanguardia per l’epoca e tuttora capace di parlare alla mente e al cuore dei suoi lettori.

Quasi Grazia – ©alecani 2017 – all rights reserved – info at alecani@gmail.com

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Si alza il sipario sulla Stagione di Prosa e Danza 2017-18 organizzata dal CeDAC al Teatro Centrale di Carbonia, incastonata nel ricco programma delle manifestazioni in occasione degli 80 anni della fondazione della città – 1938-2018 – e realizzata con il patrocinio e il sostegno del comune di Carbonia – nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna. Otto spettacoli in cartellone da gennaio ad aprile – con suggestivi intrecci fra letteratura e teatro, danza e poesia: focus sulla drammaturgia contemporanea con autori come il britannico Anders Lustgarten e lo statunitense John Patrick, il cantautore Gianmaria Testa e gli scrittori Sergio Atzeni e Marcello Fois accanto all’attore e regista Andrea Tedde, oltre ad affascinanti racconti a passo di danza, tra classici balletti e inedite coreografie.
Soddisfazione è stata espressa stamane, nel corso della conferenza stampa di presentazione, dall’assessore alla Cultura Sabrina Sabiu “per una nuova stagione teatrale che si annuncia di altissimo livello, con il massimo coinvolgimento delle compagnie locali e la presenza di attori di fama nazionale. Abbiamo organizzato la rassegna nei minimi dettagli, con l’obiettivo di festeggiare nel migliore dei modi la nostra città che, nel 2018, taglierà un traguardo importante: il compimento dei suoi primi 80 anni. E proprio l’ottantesimo compleanno di Carbonia ha ispirato il nome che abbiamo dato alla nuova stagione di prosa, Carbonia 80 (1938-2018), la quale ripercorre tutti i cambiamenti sociali che hanno caratterizzato la nostra città in questi decenni”.
Sotto i riflettori nomi di punta della scena nazionale e non solo, da attori del calibro di Giuseppe Cederna, Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano alla scrittrice Michela Murgia – che interpreta Grazia Deledda nella pièce di Marcello Fois, accanto ad un’intensa Lia Careddu e a Valentino Mannias, Marco Brinzi e Giaime Mannias, all’étoile Emanuela Bianchini con la Mvula Sungani Physical Dance Company e ai danzatori del Balletto di Roma. Tra i protagonisti anche Marta Proietti Orzella e Andrea Tedde di Batanea Teatro, Andrea Rosas de La Cernita Teatro e la compagnia de La Clessidra Teatro per una stagione che affronta temi cruciali del presente – dalle migrazioni alle inquietudini esistenziali, agli equilibri della vita di coppia, dall’eterno conflitto tra il bene e il male al sottile confine tra ragione e follia.

L’inaugurazione sarà nel segno di Grazia Deledda – domenica 7 gennaio alle 20.45 – con “Quasi Grazia” – la pièce firmata da Marcello Fois, nella mise en scène di Sardegna Teatro con la regia di Veronica Cruciani: sul palco nel ruolo della scrittrice nuorese una convincente Michela Murgia, in un raffinato gioco di specchi tra due donne e artiste, autrici di successo note e apprezzate anche all’estero, e il loro legame con l’Isola e le proprie radici. Una straordinaria Lia Careddu interpreta la madre della futura vincitrice del Premio Nobel, accanto a Valentino Mannias, Marco Brinzi e Giaime Mannias in uno spettacolo dalla cifra contemporanea e immaginifica da cui emerge, tra segni e simboli di una cultura ancestrale, il ritratto di una figura di grande modernità.

La magia di una fiaba sulle punte – sabato 13 gennaio alle 20.45 – con “Lo Schiaccianoci” nell’originale rilettura del coreografo Massimiliano Volpini per il Balletto di Roma, che trasporta la vicenda nelle periferie metropolitane, dove il sogno di Clara e dei suoi amici riflette il desiderio di sfuggire a un destino già scritto, per trasferirsi al di là del muro che separa ricchezza e povertà. Sulle note evocative di Pëtr Il’ič Čajkovskij, l’atmosfera delle feste natalizie si diffonde anche nei quartieri più degradati, tra i senzatetto e gli “invisibili”, dove il dono di un misterioso benefattore, uno strano pupazzo, si trasforma nel simbolo del riscatto. Il finale ripropone un viaggio tra le danze del mondo, quasi una visione onirica e poetica che riaccende la speranza di un futuro migliore.

La tragedia dei migranti rivive sulla scena – martedì 23 gennaio alle 20.45 – in “Lampedusa” di Anders Lustgarten con Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano, protagonisti sotto le insegne di BAM Teatro per la regia di Gian Piero Borgia. La pièce affronta un tema drammatico e attuale attraverso il duplice sguardo di un pescatore che si guardagna il pane recuperando i corpi dei profughi annegati in mare e di una studentessa di origine marocchina, immigrata di seconda generazione, esattrice per una società di prestiti. Visioni contrastanti, per «un racconto sulla sopravvivenza della speranza. Dietro il disastro sistematico della politica e delle nazioni, ci sono ancora e fortunatamente le persone, la gentilezza individuale, la sorpresa dei singoli».

S’intitola “Quotidianamente insieme” la commedia scritta, diretta e interpretata da Andrea Tedde, in scena con Marta Proietti Orzella (produzione Batanea Teatro) – sabato 3 febbraio alle 20.45 – per un’indagine tra i fragili equilibri della vita di coppia. Dopo cinque anni di matrimonio, Massimo e Claudia (lui fa l’avvocato, lei è un’insegnante d’aerobica) cercano di risolvere i problemi che minano il loro rapporto rivolgendosi ad un analista, che suggerisce loro di sperimentare il cosiddetto “metodo del terzo”. I due si ritrovano così a discutere parlando di sé in terza persona, con effetti grotteschi e surreali, in un confronto nel quale mettono a nudo tutti gli aspetti critici della loro relazione, «giocandosi tutto come in una partita a tennis, a suon di battute e di risposte».

Una “storia d’amore mediterranea” – martedì 27 febbraio alle 20.45 – con “Odyssey Ballet” del coreografo italo-africano Mvula Sungani, che rilegge il poema omerico in chiave femminile, come il diario di una donna in attesa del ritorno dello sposo, quindi intenta a fantasticare su strani incontri e innumerevoli peripezie di quel lungo viaggio. Sotto i riflettori l’étoile Emanuela Bianchini e i danzatori della Mvula Sungani Physical Dance danno vita ad un intrigante e coinvolgente racconto per quadri sulla suggestiva colonna sonora ispirata alle culture e ai popoli che si affacciano sulle sponde del “mare nostrum”. Tra musiche tradizionali ed elettronica, una performance avvincente in cui si fondono danza classica e contemporanea, acrobazie circensi e arti marziali.

Viaggio tra storie e canzoni con “Da questa parte del mare” giovedì 8 marzo alle 20.45: Giuseppe Cederna (volto noto del grande e del piccolo schermo, da “Marrakech Express” a “1993”) dà voce alle parole di Gianmaria Testa, per una riflessione sulle migrazioni, ma anche sulle radici e sul senso dell’“umano” sulla falsariga del libro del cantautore piemontese e delle sue poesie in musica. Una performance emozionante, impreziosita dai testi di Marco Revelli e di Alessandra Ballerini, per la regia di Giorgio Gallione, una narrazione incentrata sulle questioni cruciali del presente, attraverso lo sguardo ironico e disincantato ma soprattutto l’estrema sensibilità e la generosità di un’artista che ha saputo interpretare le piccole e grandi tragedie dell’esistenza.

Nulla succede per caso”, ovvero “Una storia cagliaritana sul bene e sul male” nel segno di Sergio Atzeni – venerdì 23 marzo alle 20.45: La Cernita Teatro porta in scena un racconto dello scrittore cagliaritano, “Il vento soffia, dai bastioni”, con Andrea Rosas nel ruolo del protagonista, per la regia di Monica Porcedda. Una vicenda dal sapore vagamente noir, in cui la scomparsa del capopesca Antonio Melis, uomo stimato e apprezzato da tutti, e in primis dai suoi dipendenti, che lo considerano un padre più che un padrone, costringe il figlio, ancora ragazzo, a fare i conti con la realtà. Egli vede cose che altri non vedono (o non vogliono vedere), finché dopo vent’anni di assordante silenzio troverà il coraggio di “urlare” che «su questa terra… nulla succede per caso».

Suggellerà la Stagione di Prosa e Danza a Carbonia – sabato 7 aprile alle 20.45 – “La signora Savage” di John Patrick nella versione de La Clessidra Teatro, con la regia di Anna Pina Buttiglieri e un numeroso cast, formato da Valentina Aru, Omar Soddu, Davide Maringiò, Francesca Puddu, Giusy Tartaglione, Rita Garau, Simona Lisci, Stefania Altea, Marco Marras e Eleonora Aru. La divertente commedia affronta il tema delicato della follia attraverso la vicenda paradossale della protagonista, che i figliastri hanno fatto rinchiudere in una casa di cura per malati di mente per impedirle di “sperperare” il patrimonio paterno in beneficenza. La donna un po’ stravagante, ma generosa e ben decisa a farsi valere, scoprirà inaspettatamente dentro quelle mura – tra episodi esilaranti e involontarie gags – il vero senso della vita. 

La Stagione di Prosa e Danza 2017-18 a Carbonia è organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiBACT/ Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione Sardegna e del comune di Carbonia, con il contributo della Fondazione di Sardegna e con l’importante supporto di Sardinia Ferries, che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio da e per l’Isola.

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Il graffiante umorismo di Alan Bennett e l’intreccio fra arte e vita del teatro di José Sanchis Sinisterra, tra un incontro che cambia il destino e il surreale annuncio della fine del mondo: si apre il sipario sulla Stagione di Prosa 2014-15 al Teatro Electra di Iglesias, organizzata dal CeDAC nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo, che sceglie come slogan un provocatorio “Giù la Maschera!”, e realizzata con il patrocinio e il sostegno del comune di Iglesias. Quattro spettacoli in cartellone – dal 27 gennaio al 21 aprile 2015 – e riflettori puntati sulla drammaturgia contemporanea, dall’ironia di “Doris e Irene parlano da sole” all’incubo della dittatura in “Carmela e Paolino – varietà sopraffino” (versione italiana del celeberrimo “¡Ay Carmela!”, da cui Carlos Saura ha tratto l’omonimo film con un’intensa Carmen Maura), dalle riflessioni sull’esistenza ne “La vita è un viaggio” alle stravaganti cronache dell’ “Apocalisse”.

Una rosa di titoli – tra classici del Novecento e trasposizioni letterarie – per un itinerario nell’animo umano e un vivido affresco della società, di oggi e di ieri, all’insegna del pirandelliano slogan “Giù la Maschera!”, provocatorio invito a confrontarsi con le proprie emozioni e i pensieri più segreti, che rimanda alla capacità del teatro di mettere a nudo la verità attraverso l’arte della finzione.

Tra i protagonisti artisti come Ugo Dighero, funambolico protagonista dell’ “Apocalisse” del Teatro dell’Archivolto – attore dalla spiccata vis comica, fondatore dei Broncoviz con Maurizio Crozza, e volto noto del piccolo schermo, da trasmissioni cult come “Avanzi” alla serie “R.I.S.” a fiction come “Un medico in famiglia”; e Edy Angelillo – eclettica attrice e cantante, dall’intensa carriera in cui alterna teatro, cinema e televisione (dal debutto a Domenica In al Festival di Sanremo con Pippo Baudo; i films con Maurizio Nichetti, Alberto Sordi e Francesco Nuti; e le fiction, da “Un medico in famiglia” a “Madri” e “Amanti e Segreti”, fino alla serie “Cugino & Cugino”) in coppia con il poliedrico Gennaro Cannavacciuolo, attore e cantante, cabarettista e fantasista (dagli esordi con Eduardo De Filippo, alla collaborazione con la Compagnia della Rancia, e poi la partecipazione alle operette, e il lavoro in teatro e al cinema, oltre alle numerose apparizioni televisive in cui si fondono talento e eleganza) in “Carmela e Paolino – varietà sopraffino” di Sinisterra.

Riflettori puntati anche su Beppe Severgnini – noto giornalista e scrittore, editorialista del Corriere della Sera e opinionista “cult”, nell’inedita veste di attore, oltre che autore, de “La vita è un viaggio” mentre saranno Maria Grazia Bodio e Lia Careddu del Teatro Stabile della Sardegna a dar vita alle protagoniste di “Doris e Irene parlano da sole”, in due vividi ritratti al femminile con la cifra pungente e ironica di Alan Bennett.

Il sipario della Stagione di Prosa 2014-15 al Teatro Electra di Iglesias si aprirà martedì 27 gennaio alle 20.30 su “Doris e Irene parlano da sole”, intrigante spettacolo del Teatro Stabile della Sardegna che accosta due monologhi di uno dei più interessanti drammaturghi inglesi, Alan Bennett (autore del pluripremiato “The History Boys” e de “La pazzia di Re Giorgio”): “Una donna di lettere” nell’interpretazione di Maria Grazia Bodio per la regia di Guido De Monticelli e “Un biscotto sotto il sofà” con Lia Careddu, diretta da Veronica Cruciani.

Due atti unici – impreziositi da video e scenografie di Luca Brinchi e Daniele Spanò, con i costumi di Adriana Geraldo e il disegno luci di Stefano Damasco e Loïc François Hamelin – per un viaggio ai confini della follia, o quanto meno della stravaganza: la prima, come suggerisce il titolo, è “Una donna di lettere”, ovvero una grafomane infaticabile che spia il mondo dalla sua finestra per trarne spunto per vibranti lettere di protesta, fino a suscitare l’intervento degli assistenti sociali e delle forze dell’ordine; mentre l’eroina in negativo di “Un biscotto sotto il sofà” vive la sua solitudine, popolata dai fantasmi e dai ricordi del passato, cercando di sottrarsi alle regole del sistema, per mantenere la propria individualità pur tra piccole manie ed eccentricità.

Le pièces – scritte originariamente per la televisione, poi rappresentate successo sul palcoscenico, e pubblicate in “Talking  Heads” – sono caratterizzate da «una struttura a flash, con piccole sequenze che si sviluppano come in un rapido montaggio cinematografico, in cui sono ritratte porzioni di vita quotidiana, lampi di ossessione. Quadri ritagliati nel nero per “Una donna di lettere”, immagini proiettate sul bianco per “Un biscotto sotto il sofà”».

Sarà poi la volta – domenica 8 febbraio alle 18.30 – di “Carmela e Paolino – varietà sopraffino” traduzione italiana di “¡Ay Carmela!” di José Sanchis Sinisterra (da cui Carlos Saura ha tratto lo splendido film con Carmen Maura), con traduzione, adattamento e regia di Angelo Savelli: Edy Angelillo e Gennaro Cannavacciuolo sono i protagonisti della pièce che mescola sapientemente, in un gioco di contrasti, la leggerezza dell’avanspettacolo e la tragedia della dittatura, con un finale a sorpresa nel segno della libertà d’espressione. Una coppia di artisti – costretti a rappresentare il loro spettacolo davanti ai condannati a morte, in un atto di finta clemenza che ha più il sapore della beffa – diventa il simbolo della dialettica fra arte e potere: la ferocia del regime non concede alternative, la disubbidienza ha il prezzo altissimo della vita. La comicità e il brio dei numeri di un varietà stonano con la condizione dei prigionieri, e per i due sconosciuti attori diventa facile, quasi spontaneo simpatizzare con le vittime invece che con i carnefici: un tratto d’umanità molto pericoloso, di fronte al brutale e cieco esercizio del potere.

La mise en scène di Pupi e Fresedde/ Teatro di Rifredi – Teatro Stabile d’Innovazione, con  le musiche originali di Mario Pagano (eseguite dal vivo da Marco Bucci al pianoforte, Ruben Chaviano al violino e Simone Ermini al sassofono e clarinetto) e scene e costumi di Tobia Ercolino, restituisce le atmosfere di un’epoca, e lo specchio di una società in cui il teatro e il varietà rappresentavano uno spazio privilegiato di divertimento anche per le classi popolari e, entro certi limiti, di libertà.

S’intitola “La vita è un viaggio” la pièce – scritta e interpretata da Beppe Severgnini, in scena con l’attrice Marta Isabella Rizi e la cantante musicista Elisabetta Spada (che firma le musiche originali con il nome d’arte Kiss & Drive) e prodotta da Sosia & Pistoia per la regia di Francesco Brandi – in cartellone mercoledì 25 marzo alle 20.30 al Teatro Electra di Iglesias: storia di un casuale incontro di destini, durante un’attesa all’aeroporto, che mette a confronto diverse generazioni e visioni del mondo. Un uomo e una donna – imprigionati in quella sorta di non-luogo, anonimo ed estraneo,  per una lunga notte, mentre attendono che venga annunciato il loro volo – iniziano una conversazione che, vinta l’iniziale diffidenza, li porta ad approfondire  temi importanti se non cruciali: così, i due «ragionano di talento e tenacia, tempismo e tenerezza; scoprono che aver paura – nella vita, nel lavoro – è inevitabile: e forse è giusto». Il dialogo riguarda la necessità  di trovare punti di riferimento, per orientarsi nella confusione, e il piacere della semplicità.

Il senso del viaggio come metafora dell’esistenza, e il paragone tra l’entità del bagaglio che si porta con sé e il rimpianto per ciò che si è deciso di abbandonare al momento della partenza, offrono lo spunto per una riflessione sulla complessità e le contraddizioni dell’animo umano, in bilico tra  il bisogno di sicurezza e l’ansia di conoscenza.

«Il tempo scorre, la notte passa. Finché arriva l’alba, l’aeroporto riapre. È il momento di partire: ognuno per la propria destinazione, forse diversa da quella che aveva immaginato. Una notte cambia molte cose, a tutte le età.»

Suggellerà la Stagione di Prosa del CeDAC a Iglesias – martedì 21 aprile alle 20.30 – l’originale “Apocalisse” del Teatro dell’Archivolto, dai racconti di Niccolò Ammaniti (con il contributo di Antonio Manzini) con la regia di Giorgio Gallione: sotto i riflettori Ugo Dighero, convincente e coinvolgente interprete delle avventure di un personaggio, vittima di uno strano morbo che contiene in sé (almeno a suo modo di vedere) il germe della futura catastrofe, della fine dell’umanità.

La scrittura evocativa e insieme surreale e grottesca di Ammaniti ispira la mise en scène in cui le trame de “Lo zoologo” (tratto da “Fango”) e “Sei il mio tesoro” (pubblicato nel volume “Crimini”) s’intrecciano alla vicenda del protagonista, un uomo a cui ogni atto , dal sorridere al far l’amore, provoca un’insopportabile sofferenza: al sicuro nella sua casa/ hangar egli narra di zombies laureati e folli chirurghi plastici, di poliziotti violenti e demenziali ultras, di comici e stelline di dubbio talento. Fotografia di una società in declino, irrimediabilmente degradata, che assomiglia fin troppo a un bestiario metropolitano, in cui esseri improbabili combattono per la sopravvivenza quotidiana tra edonismo e desolazione.

Lo spettacolo «è una perfida parodia di una società alla deriva, un po’ operetta a/morale e un po’ favola nera. Ma, lo sappiamo, nel tempo dell’Apocalisse le favole sono cambiate e “nella bocca dei poeti anche la bellezza è terribile”».

La Stagione di Prosa 2014-15 al Teatro Electra di Iglesias promossa dal CeDAC (nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo, con lo slogan “Giù la maschera!”) con il patrocinio dell’amministrazione comunale, è patrocinata e sostenuta dal MiBACT/ Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Sardegna, con il supporto della Fondazione Banco di Sardegna e di sponsor come la Sardinia Ferries che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio da e per la Sardegna.

Teatro Electra esterno 1