29 March, 2024
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Era nell’aria, in piena emergenza Coronavirus, e ieri sera è arrivata la conferma: il Consiglio dei ministri ha ufficializzato il rinvio delle elezioni amministrative 2020 al prossimo Autunno.

Il rinvio è stato inserito in una delle norme del decreto credito approvato dal Governo. Le elezioni si svolgeranno in una domenica compresa tra il 15 ottobre e il 15 dicembre 2020. I Consigli comunali rimarranno in carica 4 mesi in più rispetto alla solita scadenza quinquennale e le elezioni andranno indette entro sessanta giorni dalla scadenza.

I Comuni interessati al voto, in Sardegna, sono 160 (4 con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, nei quali è previsto l’eventuale ballottaggio tra i due candidati alla carica di sindaco più votati al primo turno: Quartu Sant’Elena, Nuoro, Porto Torres, Sestu), così distribuiti nelle quattro Province e nella Città Metropolitana di Cagliari.

Città Metropolitana di Cagliari 6: Quartu Sant’Elena, Sestu, Uta, Maracalagonis, Settimo San Pietro, Villa San Pietro.

Provincia del Sud Sardegna 41: Arbus, Ballao, Barumini, Burcei, Dolianova, Domus De Maria, Escolca, Giba, Goni, Gonnosfanadiga, Guamaggiore, Guspini, Lunamatrona, Mandas, Monastir, Muravera, Musei, Nuraminis, Nurri, Orroli, Ortacesus, Pabillonis, Piscinas, Sadali, San Basilio, Sanluri, Santadi, Segariu, Serdiana, Seulo, Siddi, Silius, Suelli, Tratalias, Tuili, Ussana, Ussaramanna, Villamassargia, Villanova Tulo, Villanovafranca, Villaputzu.

Provincia di Nuoro 31: Nuoro, Aritzo, Arzana, Atzara, Austis, Belvì, Birori, Bortigali, Desulo, Elini, Gairo, Gavoi, Ilbono, Lei, Loceri, Lodè, Mamoiada, Noragugume, Ollolai, Olzai, Onifai, Osidda, Ottana, Posada, Sorgono, Talana, Tiana, Tonara, Torpè, Urzulei, Ussassai.

Provincia di Oristano, 41: Abbasanta, Allai, Arborea, Assolo, Asuni, Baressa, Bidonì, Busachi, Curcuris, Flussio, Fordongianus, Ghilarza, Gonnosnò, Gonnostramatza, Laconi, Masullas, Mogoro, Montresta, Neoneli, Norbello, Nurachi, Palmas Arborea, Pau, Paulilatino, Samugheo, San Nicolò Arcidano, San Vero Milis, Santa Giusta, Santu Lussurgiu, Seneghe, Sennariolo, Siamaggiore, Siapiccia, Simaxis, Suni, Tadasuni, Ula Tirso, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villanova Truschedu, Seddiani.

Provincia di Sassari, 41: Porto Torres, Aggius, Berchidda, Bessude, Bonnanaro, Bortigiadas, Bottidda, Buddusò, Bultei, Burgos, Cossoine, Giave, Ittireddu, Ittiri, La Maddalena, Laerru, Luogosanto, Mara, Monti, Nule, Nulvi, Oschiri, Osilo, Ossi, Padru, Pattada, Perfugas, Ploaghe, Pozzomaggiore, Romana, San Teodoro, Sant’Antonio di Gallura, Santa Teresa di Gallura, Siligo, Tempio Pausania, Tergu, Thiesi, Usini, Valledoria, Viddalba, Villanova Monteleone.

Sono state rinviate anche le elezioni suppletive in Sardegna per un seggio vacante al Senato nella circoscrizione di Sassari-Olbia, resesi necessarie dopo la prematura scomparsa, all’età di 53 anni, della senatrice del Movimento 5 Stelle Vittoria Bogo Deledda.

 

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Per rilanciare il polo industriale di Ottana è necessario che il ministero dello Sviluppo economico istituisca un tavolo di confronto istituzionale con la multinazionale Indorama e il Gruppo Clivati, con l’obiettivo di discutere le possibili condizioni per una ripartenza degli impianti del Pet, chiusi dal 2014 e i cui lavoratori sono stati licenziati lo scorso anno. Lo chiede al ministro del Lavoro e delle Attività produttive, Luigi Di Maio, il senatore Cinquestelle Emiliano Fenu, con una interrogazione che è stata sottoscritta anche dagli altri rappresentanti isolani a Palazzo Madama Vittoria Bogo Deledda, Elvira Evangelista, Ettore Licheri e Gianni Marilotti. L’interrogazione sollecita inoltre il vicepremier perché si ricerchino per il polo industriale del centro Sardegna «soluzioni alternative, anche considerando le richieste avanzate dai lavoratori di Ottana Polimeri».

Nell’interrogazione si ricorda come il confronto istituzionale era stato sollecitato dai lavoratori di Ottana già nel 2015 con una lettera (rimasta senza risposta) inviata all’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi e dove si chiedeva «di convocare tempestivamente un tavolo governativo di discussione per addivenire a una soluzione che potesse scongiurare la chiusura degli impianti».

Per Emiliano Fenu e i suoi colleghi anche la condotta delle imprese private ha «messo seriamente in crisi il futuro di lavoratori altamente specializzati, delle loro famiglie e di un territorio, il Nuorese, martoriato dalla perdita di migliaia di posti di lavoro nei comparti della chimica e del tessile». Per questo motivo «sarebbe necessario intervenire con urgenza per creare le condizioni di un rilancio dell’industria ad Ottana salvaguardando i lavoratori coinvolti ed evitando la partenza di altri migranti sardi che non vedono più possibilità di sbocco nella loro regione».

Nell’interrogazione si ripercorrono le vicissitudini del polo industriale di Ottana, con la nascita del complesso, la successiva privatizzazione e l’attività dell’unica fabbrica di Pet presente in Italia. Il Pet, «è la materia prima delle bottiglie di plastica, principalmente usate per l’acqua minerale e contenitori alimentari; una produzione che in tutta Europa è crescente, florida e in continua espansione». Tuttavia «dal marzo 2014 Ottana Polimeri è chiusa, mentre la società Indorama ha continuato la propria espansione in altri Paesi europei (Spagna, Portogallo, Olanda, Polonia, Lituania) e in Medio Oriente, Turchia e Egitto».

L’interrogazione ricorda come «negli ultimi quattro anni gli ex lavoratori della società hanno tentato di sensibilizzare in ogni modo le istituzioni, sia regionali che nazionali, affinché fossero convocati con urgenza la società Indorama ed il Gruppo Clivati per instaurare un tavolo tecnico per discutere sulle possibilità di riavvio degli impianti. Tuttavia, nel silenzio totale delle istituzioni, a settembre 2017, è stata tolta ai dipendenti ogni speranza a causa del loro licenziamento».

 

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«Servono interventi urgenti per scongiurare la chiusura dello stabilimento Saipem di Arbatax, destinato ad interrompere l’attività dopo il prepensionamento di 40 lavoratori su 130. Il ministero dell’Economia deve intervenire immediatamente e l’Eni non può disimpegnarsi da un territorio già in grave crisi.»

Lo affermano i parlamentari isolani del Movimento 5 Stelle (i senatori Emiliano Fenu, Ettore Licheri, Elvira Evangelista e Vittoria Bogo Deledda, e i deputati Alberto Manca e Mara Lapia), che venerdì, a Nuoro, hanno partecipato ad un incontro promosso dal Movimento con i rappresentanti sindacali dei lavoratori dell’azienda, Ezio Mura e Bonaria Piras, e a cui hanno preso parte numerosi militanti. Al termine della riunione tutti hanno convenuto che siano indispensabili interventi urgenti e decisi presso il ministero dell’Economia per scongiurare la chiusura della fabbrica che realizza parti meccaniche che si installano sulle piattaforme di estrazione del petrolio, e tutelare il personale occupato, tenuto conto anche del progressivo calo produttivo dovuto alla mancanza di nuove commesse.

«A fronte dell’accordo di pre-pensionamento di 40 lavoratori, su una forza lavoro di 130 dipendenti, e in assenza di nuove assunzioni, la società è destinata a morire, facendo perdere una fonte di sviluppo per l’intero territorio e coinvolgendo, oltre i 90 lavoratori residui e le loro famiglie, anche le imprese dell’indotto che negli anni hanno investito risorse e lavoro, confidando nella permanenza dell’attività della Saipem – aggiungono i parlamentari -. La Saipem è controllata per il 30 per cento dall’Eni, che ha rappresentato e potrebbe rappresentare il maggior committente per l’azienda di Arbatax. Tuttavia non si comprendono certi comportamenti tesi a disattendere gli sforzi finalizzati a stimolare l’azienda per canalizzare nuove commesse verso lo stabilimento di Arbatax.»

Lo stabilimento di Arbatax, con i suoi oltre quarant’anni di attività, ha segnato la storia del territorio, producendo benefici economici sulle imprese dell’indotto, il cui coinvolgimento, a causa dell’incessante declino dello stabilimento, è invece ora quasi completamente azzerato.

«Per questo motivo è necessario aprire immediatamente un dialogo con il ministero dell’Economia e delle Finanze, sia per sollecitare la necessità di investimenti sulle maestranze locali, sia per insistere per riportare sul territorio quelle lavorazioni speciali nell’ambito dell’ingegneria meccanica, per le quali si stanno già preferendo siti esteri, come il caso della smobilitazione dello storico sito di Cortemaggiore per trasferire le attività in Croazia e Romania – sottolineano ancora i parlamentari del Movimento 5 Stelle -. La totale assenza di nuovi progetti complessi e l’attuale attività su progetti residuali, oltre a causare perdita di capitale umano e di professionalità specializzate, fa ritenere altamente probabile che vi sia da parte dell’azienda la volontà di dismettere l’attività dello stabilimento, delocalizzandone le sedi decisionali e lavorative in altre nazioni. Per questo motivo, in vista del prossimo incontro in Regione – concludono i sei parlamentari del Movimento 5 Stelle – è auspicabile che venga fatto tutto il possibile per cercare di mantenere i livelli occupazionali ed evitare la smobilitazione del cantiere, promuovendo dei tavoli di concertazione e sfruttando ogni strumento a disposizione.»

Arbatax.