23 December, 2025

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Il programma per il rilancio del Trenino Verde della Sardegna sarà illustrato domani, giovedì 3 gennaio, sul treno composto dal locomotore diesel (1956) e dalla carrozza storica di III classe Bauchiero (1913) nel corso della tratta Mandas – Isili – Mandas. All’evento, che segue la firma del Protocollo d’intesa siglato lo scorso 19 dicembre, partecipano il presidente della Regione, Francesco Pigliaru con gli assessori dei Trasporti, Carlo Careddu e del Turismo, Barbara Argiolas, il sindaco di Mandas, Marco Pisano ed il sindaco di Isili, Luca Pilia, l’Amministratore unico di ARST, Chicco Porcu, il coordinatore del Comitato per il Trenino Verde, Paolo Pisu. 

Alla presentazione prenderanno parte anche la parlamentare e sindaco di Sadali Romina Mura ed il consigliere regionale e sindaco di Escolca Eugenio Lai.

Il programma prevede:

ore 9.45: ritrovo alla stazione di Mandas (Largo Lawrence, 1)

ore 10.00: partenza del treno e illustrazione del protocollo d’intesa

ore 10.25: arrivo alla stazione di Isili e degustazione di prodotti tipici locali

ore 10.40 partenza per Mandas, con arrivo alle ore 11.05.

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Il rischio concreto che con l’abbandono dell’impiego di carbone, gas siderurgici e di raffineria, entro il 2025, possa portare alla chiusura della centrale ENEL Grazia Deledda di Portovesme e, conseguentemente, a quella dell’intero polo industriale di Portovesme, ha spinto il governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru, a scrivere al premier Giuseppe Conte e ai ministri dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e dell’Ambiente Sergio Costa e ai presidenti delle Regioni e delle Province Autonome.

«La Sardegna ha sposato da subito la strategia di decarbonizzazione e, anzi, ha rilanciato sugli obiettivi di riduzione delle emissioni dannose, ma non può attuare l’uscita anticipata dal carbone senza avere né il metano né le infrastrutture per le energie alternative, strumenti necessari per affrontare la transizione», scrive Francesco Pigliaru. L’accelerazione imposta dal Governo alla chiusura delle centrali termoelettriche a carbone, senza realizzare contestualmente gli interventi aggiuntivi, del resto già previsti dalla Strategia Energetica Nazionale, è per la Sardegna estremamente rischiosa. E Francesco Pigliaru sottolinea il fatto che ciò sia avvenuto attraverso una determina dirigenziale (la determina del Direttore Generale per le Valutazioni e le Autorizzazioni Ambientali, DVA/2018/430 del 22.11.2018), senza adeguato confronto politico e tecnico è del tutto inaccettabile, con la quale si prevede che entro il prossimo 31 gennaio 2019 i gestori delle installazioni interessate debbano presentare la documentazione necessaria al riesame delle Autorizzazioni di Impatto Ambientale, con cronoprogramma del Piano di fermata definitiva. 

«Questo provvedimento, seppur da un lato coerente con la strategia da noi ampiamente condivisa – spiega il presidente della Regione -, è totalmente disgiunto e disconnesso dagli altri interventi e investimenti che la SEN prevedeva per accompagnare il phase out completo al 2025, risultando così non solo inappropriato, ma oltremodo dannoso. Stupisce perciò che il Ministero dello Sviluppo Economico non abbia segnalato alcun motivo ostativo alla piena attuazione degli obiettivi della SEN 2017 nei tempi prospettati.»

Francesco Pigliaru ricorda che tale percorso presupponeva che contestualmente e sinergicamente venissero attuati interventi aggiuntivi rispetto a quanto già̀ necessario per sostenere lo scenario con fonti rinnovabili al 55%. Ciò per la Sardegna voleva dire realizzare una nuova interconnessione elettrica Sardegna-Continente o Sardegna-Sicilia-Continente, e avere una capacità di generazione a gas, alimentata da impianti di rigassificazione alimentati da depositi di GNL, o capacità di accumulo per 400 MW. Considerato che allo stato attuale la Sardegna non può avere solo rinnovabili «perché avremmo bisogno di turbine a combustibili fossili per compensare il fatto che la fornitura rinnovabile non può essere immessa in rete e gestita su richiesta – scrive il Presidente -, l’accelerazione impressa alla chiusura delle centrali termoelettriche a carbone, senza realizzare contestualmente gli interventi aggiuntivi previsti esplicitamente dalla SEN, metterebbe in ginocchio il già delicato sistema economico dell’isola, in quanto si andrebbe a cancellare il carbone senza chiarire con cosa e come questo verrà sostituito, da qui al 2025, in maniera da mantenere il sistema in sicurezza e contribuire a sostenere lo sviluppo del sistema produttivo regionale. Il rischio è che chiudano le fabbriche più grandi, scompaiano numerose piccole e medie imprese e si perdano migliaia di posti di lavoro». 

Il presidente Pigliaru sottolinea inoltre come l’effetto “annuncio” di chiusura delle centrali termoelettriche senza che sia stato chiarito lo scenario sostitutivo abbia «immediatamente determinato criticità sul fronte degli sforzi fatti in questi anni per assicurare un futuro alle principali aree industriali della nostra regione, da Sarroch a Portovesme a Porto Torres, dove si stavano prevedendo progetti di investimento, supportati anche da importanti risorse finanziarie assicurate dalla Regione e dal MISE. Si tratta di progetti i cui piani industriali, che prevedono il riavvio di importanti filiere come quella dell’alluminio a Portovesme, o della chimica verde a Porto Torres, verrebbero a essere stravolti in assenza di un’alternativa adeguata all’energia termoelettrica attualmente assicurata dagli impianti a carbone o da altri combustibili diversi dal gas naturale».

Ribadendo il ruolo necessario del metano nel processo di transizione dalle fossili alle rinnovabili, Francesco Pigliaru cita le numerose sollecitazioni fatte al Governo per ricevere conferma di quanto previsto dal Patto per la Sardegna siglato nel luglio 2016 e dalla stessa SEN. «È invece seguito un silenzio assordante – evidenzia il governatore della Sardegna – ed anzi le notizie raccolte e che attengono il redigendo Piano Energia e Clima che il Governo si era impegnato ad inviare alla Commissione Europea entro la data odierna, sul quale non è stata avviata alcuna consultazione preventiva con le Regioni, sembrerebbero prevedere per la Sardegna uno scenario molto diverso. Una regione, su materie di così ampia portata e che attengono alla programmazione e sviluppo economico, non può dipendere da provvedimenti dirigenziali assunti senza valutare adeguatamente gli impatti oppure da voci che si rincorrono, come pure da posizioni espresse da singoli componenti del Governo senza un serio confronto politico e tecnico con i diretti interessati».

Segue in chiusura la richiesta di «urgente incontro per chiarire se e come il Governo intenda procedere nel supportare adeguatamente il phase out dal carbone al 2025, evitando di generare distorsioni sul mercato», con la precisazione  infine che la Regione Sardegna si riserva comunque di valutare ulteriori eventuali azioni nei confronti della Determina in questione.

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Dopo 25 anni alla guida della CIA provinciale, il direttore Fabio Chessa ha rassegnato le dimissioni e lascia Sassari per Roma, dove è stato chiamato a ricoprire l’incarico di direttore nazionale del Centro di Assistenza agricola CAA-CIA. Al suo posto, come direttrice della CIA Nord Sardegna si è insediata Rossana Piredda, che sarà coadiuvata nella sua azione dal vice direttore Francesco Uras.

Il cambio al vertice è stato ufficializzato nel corso dell’Assemblea provinciale della CIA Nord Sardegna, che qualche giorno fa, presieduta dal presidente, Michele Orecchioni. «Il ruolo nazionale cui sono stato chiamato a svolgere è per me motivo di orgoglio e soddisfazione, ed è testimonianza del buon lavoro svolto in tutti questi anni», ha dichiarato Fabio Chessa. «Per questo ringrazio i nostri associati e, naturalmente, i dipendenti della struttura con cui in questo lungo tempo ho collaborato e che hanno contribuito ad accrescere e rafforzare il ruolo della CIA nel territorio. Ringrazio inoltre il presidente provinciale, Michele Orecchioni, e i dirigenti provinciali e regionali della CIA, che mi hanno incoraggiato ad accettare il nuovo incarico nazionale, quale riconoscimento importante per tutta la Confederazione della Sardegna», ha concluso Fabio Chessa, primo funzionario CIA della Sardegna a essere chiamato per ricoprire un incarico di dirigente nazionale. 

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È lotta contro gli abusi per tutelare l’ecosistema della Laguna di Santa Gilla e Molentargius. A seguito dell’ordinanza del Tribunale di Cagliari nei giorni scorsi, l’Autorità  di Sistema Portuale del Mare di Sardegna ha provveduto alla demolizione di un manufatto realizzato nell’area demaniale della Laguna di Santa Gilla. Il sito ha, infatti, un alto valore ambientale ed è tutelato da vincoli internazionali, come per esempio la zona di protezione speciale (ZPS – direttiva n. 409 del 1979) e “Uccelli selvatici” dell’Unione europea, e ancora zona umida di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar. È inoltre inserito nella rete ecologica Natura 2000.

La demolizione è avvenuta dopo l’intervento del personale della  Stazione Forestale di Cagliari, che già nel giugno 2018 aveva messo sotto sequestro il manufatto, mentre era ancora in corso la realizzazione. L’Autorità Giudiziaria, considerata l’importanza ambientale del sito ha immediatamente disposto la demolizione dell’abuso, portata appunto a termine nei giorni scorsi grazie al lavoro di una ditta specializzata.

Le operazioni fanno parte della complessa attività di tutela ambientale che stanno portando avanti diverse istituzioni, in stretta collaborazione: Corpo Forestale, Vigilanza Ambientale del Servizio ispettorato di Cagliari e le Amministrazioni pubbliche interessate. La finalità è quella di contrastare l’abbandono dei rifiuti, l’inquinamento dell’area in generale e soprattutto l’abusivismo edilizio e la pesca illegale, tutte cause di una grave emergenza ambientale e di pesanti limitazioni alla fruibilità ricreativa ed ecosostenibile dell’area.

La stazione forestale di Cagliari è intervenuta inoltre il giorno della la vigilia di Natale in località Medeau Su Cramu, via Don Giordi a Quartu Sant’Elena, per bloccare un abuso che prevedeva l’ampliamento di un locale adibito a porcilaia e nella sua trasformazione in una residenza. L’area è tutelata da diversi vincoli, in particolare il Parco è classificato Sito di Importanza Comunitaria (SIC) ai sensi della direttiva dell’Unione europea n.43 del 1992 (cosiddetta direttiva Habitat). Gli abusi, realizzati senza autorizzazione paesaggistica, sono stati interrotti e sottoposti a sequestro penale, e l’autore è indagato per il concorso dei reati urbanistici, paesaggistici e di violazione della norme di salvaguardia del Parco. Il sequestro è stato convalidato dall’autorità Giudiziaria.

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A cinque giorni dalla scomparsa, rimangono ancora senza esito, purtroppo, le ricerche di E.A., 85 anni, allontanatosi nella mattina del 28 dicembre dalla casa per anziani ‘Il giardino verde’ di Gonnoscodina.

Le ricerche sono proseguite con l’ispezione delle aree comprese nel raggio di un chilometro dal punto della scomparsa, con complessivi oltre 400 ettari di superficie perlustrata da quando sono iniziate le ricerche. Verificate tutte le segnalazioni fatte in questi giorni, ma la mancanza di avvistamenti certi e attendibili rende più complicata la strategia di ricerca.

Oltre le squadre a terra del Soccorso Alpino e Speleologico Sardegna con 25 tecnici provenienti dalle stazioni Alpine e Speleo di Cagliari, Medio Campidano, Sassari e Nuoro, presente anche il personale del C.N.VV.F del Comando di Oristano, distaccamento di Ales, dei Carabinieri della Compagnia di Mogoro delle stazioni di Gonnosnò, Ales, Uras, Ruinas e Samugheo.

Il coordinamento va avanti congiuntamente tra Soccorso Alpino, C.N.VV.F. e Carabinieri.

Presente anche il personale del Corpo Forestale Vigilanza Ambientale e i volontari dell’associazione “Psicologi per i Popoli” che stanno supportando i parenti.

Tanta la solidarietà da parte dell’amministrazione comunale e dei numerosi volontari che stanno partecipando attivamente alle ricerche.

Fondamentale il supporto logistico alle ricerche fornito dal personale della casa per anziani, sul cui terreno pertinente è stato allestito il centro di coordinamento.

Ogni anno, sono sempre più numerose le operazioni di ricerca legate a persone scomparse affette da patologie che generano perdita dell’orientamento e della memoria.

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Carbonia e Monteponi sono le squadre finaliste della 28ª edizione della Coppa Capodanno, torneo organizzato dalla delegazione FIGC provinciale Carbonia Iglesias, riservato alla categoria giovanissimi.

Nelle semifinali disputate sul campo in erba sintetica di Sant’Anna Arresi, hanno avuto la meglio rispettivamente sulla Fermassenti per 4 a 0 e sull’Atletico Narcao per 8 a 1.

La finalissima è in programma giovedì 3 dicembre, alle 15.00, sul campo in erba naturale di Masainas. Al termine, nel Centro di aggregazione sociale, si terrà la cerimonia di premiazione, alla presenza di autorità federali ed amministratori locali.

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«Le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella rafforzano la nostra convinzione che sia possibile costruire anche in Sardegna una società più aperta ed accogliente nei confronti di chi è portatore di culture differenti e di chi è arrivato sin qui dopo aver lasciato la sua terra devastata da guerre, povertà, devastazioni di vario genere.»

Lo ha detto l’assessore degli Affari Generali Filippo Spanu commentando il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica.

«Ci riconosciamo – chiarisce Filippo Spanu – nel messaggio del presidente Mattarella perché interpreta nel migliore dei modi i valori fondanti di ogni comunità che deve essere aperta al dialogo ed al confronto con il mondo esterno perché il dialogo e il confronto sono aspetti che fanno crescere tutti, chi accoglie e chi viene accolto. Solo così, con questi valori di civiltà pienamente attuati, possiamo sconfiggere i demoni dell’intolleranza, dell’odio e del pregiudizio.»

«Di grande rilevanza – aggiunge l’assessore degli Affari generali – anche ciò che il Capo dello Stato dice a a proposito del senso di comunità che è un altro valore essenziale, che aiuta a sentirsi meno soli e ad affrontare con spirito unitario tutte le sfide che abbiamo di fronte compresa quella di creare una società più aperta e multirazziale.»

«Noi proseguiamo nella strada intrapresa con progetti finalizzati all’inclusione e all’integrazione dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione internazionale che vivono nei Cas e nell’ambito degli Sprar. Nei giorni scorsi – ricorda Filippo Spanu – il ministero dell’Interno ha approvato un nostro progetto per la formazione linguistica dei cittadini stranieri e nei prossimi giorni sarà all’attenzione della Giunta una delibera con l’aggiornamento del Piano per l’accoglienza dei flussi migratori non programmati. Altre iniziative, nel solco di quelle già realizzate nel corso del 2018, caratterizzeranno l’inizio del 2018: in particolare voglio segnalare l’incontro in Sardegna con la delegazione del Governo ugandese guidata dal vice premier Moses Ali – conclude Filippo Spanu – che costituisce l’ideale prosecuzione della nostra missione nel paese subsahariano per la stipula, ad Adjumani, di un accordo di cooperazione con la sub-regione del Madi West Nile per il trasferimento di buone pratiche nel campo dell’approvvigionamento idrico e della gestione delle risorse forestali.»

 

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Il 2018 si chiude sotto il segno dei fiocchi rosa, 570, e il 2019 si apre ancora all’insegna del colore rosa. Sono 1.129 i nati nell’anno appena concluso mentre la prima nata a Sassari, nella struttura di Ginecologia e Ostetricia dell’Aou, è una femminuccia venuta al mondo alle 00,53 e ha pesato 2,965 kg.

Nel 2018, la struttura diretta dal professor Salvatore Dessole ha registrato 1.102 parti, dei quali 27 gemellari e 1 trigemino, per un totale di 1.129 nati. I maschi sono stati 559 e le femmine 570.

Dei 1.102 parti, 659 sono stati parti spontanei, 443 cesarei dei quali 177 primi cesarei.

Sassari si conferma città multietnica. Dei 1.129 nati 92 erano stranieri, così suddivisi per nazionalità: 14 marocchina, 12 nigeriana, 12 rumena, 10 cinese, 9 senegalese, 4 ungherese, 3 brasiliana, 3 filippina, 3 ucraina, 2 albanese, 2 moldava, 2 russa, 2 bosniaca, 2 pakistana. Tutte a quota 1 parto le mamme provenienti da Bangladesh, Kazakistan, Inghilterra, Costa d’Avorio, Serbia, Bielorussia, Bulgaria, Cile, Algeria, Austria, Germania e Slovacchia.

L’ultimo nato nel 2018, invece, è un maschietto. È nato il 31 dicembre alle ore 15,09 ed ha pesato 2,840 kg.

I dati delle nascite, se raffrontati con il 2017, mostrano un leggero calo.

Nel 2017 i parti sono stati 1.115, dei quali 31 gemellari e 2 trigemini, per un totale di 1.163 nuovi nati. I maschi sono stati 597 mentre le femmine 566.

Su 1.163 nati 108 erano stranieri.

Dei 1.115 parti 662 sono stati parti naturali, 453 tagli cesarei.

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La Sardegna è stata scelta dal ministero per lo Sviluppo economico per sperimentare la rete 5G. È Cagliari la sesta città italiana (con Milano, Prato, L’Aquila, Bari e Matera) in cui il Mise ha concesso al gestore Fastweb l’utilizzo delle frequenze per trasferire i dati ad alta velocità, in 3 aree della città e una a Is Molas, per la sperimentazione legata al progetto del Joint Innovation Center sviluppato da CRS4, Huawei e Regione Sardegna. La decisione del Ministero è un importante riconoscimento alle competenze ad alta tecnologia dell’Isola, dove nei giorni scorsi è stato presentato dal Joint Innovation Center lo IOC (Intelligence Operation Center), il supercervellone che proprio dalla Sardegna darà il via alla rivoluzione smart per trasformare le città italiane ed europee in luoghi più intelligenti e sicuri. E proprio cambiare in meglio la vita dei cittadini e delle imprese è uno degli obiettivi della rete ultraveloce 5G, che non è una semplice evoluzione del 4G e, dunque, non è destinata solo alla telefonia.

«Il 5G è una piattaforma che apre nuove opportunità di sviluppo, una tecnologia per servizi innovativi che cambieranno profondamente il modo di vivere e di spostarsi dei cittadini ma anche il modo di produrre da parte delle imprese. E’ una tecnologia in forte discontinuità con il passato, con enormi potenzialità sul fronte dei servizi che potranno essere sviluppati e su quello della crescita del nostro sistema produttivo – dice l’assessore della Programmazione Raffaele Paci -. Per noi è un grande riconoscimento: la scelta del Ministero, infatti, non ha solo lo scopo di sperimentare la rete 5G da un punto di vista infrastrutturale, perché chiede di presentare progetti che saranno valutati anche rispetto ai servizi. Ed è su questo che ci metteremo in gioco con le professionalità del Joint Innovation Center dove la collaborazione fra Crs4 e Huawei, siglata per progetti di ricerca sulle Smart city, ha già dato risultati importanti. Siamo sicuri che il contributo di Cagliari farà la differenza nella sperimentazione nazionale e internazionale della rete 5G, e che insieme alla banda ultralarga che stiamo portando in tutti i paesi della Sardegna migliorerà notevolmente la vita dei cittadini.»

La scelta delle città italiane dove fare sperimentazione è stata calibrata su una serie di parametri e garanzie offerte: da una parte la possibilità di supportare le infrastrutture necessarie e, dall’altra, le competenze ad alta tecnologia, e di livello europeo, che consentano di portare avanti i progetti. «Noi ci siamo proposti perché siamo sicuro di avere tutte le competenze necessarie e, dunque, ora accettiamo la sfida – sottolinea il vicepresidente della Regione -. Vogliamo essere il luogo per la sperimentazione dei servizi innovativi e diventare un punto di riferimento nazionale e internazionale, e sappiamo di avere le carte in regola per esserlo. Quella dell’innovazione e della digitalizzazione è una sfida trasversale, e vale ancora di più per una realtà come la Sardegna. Abbiamo più volte detto che solo attraverso una massiccia dose di innovazione tecnologica affiancata al capitale umano riusciremo a crescere, ad aprirci e a superare i limiti dell’insularità. Essere una delle sei città italiane sede di una sperimentazione internazionale ne è la dimostrazione, perché guadagniamo una posizione centrale proprio grazie a un settore in cui la Sardegna ha sempre vantato competenza ed eccellenze. Una grande opportunità, in cui la Regione crede e che supporta. La sperimentazione del 5G – conclude Raffaele Paci – è un altro importante passo in avanti verso una nuova dimensione smart della nostra città: intelligente, sicura, interattiva, sempre più a misura dei cittadini del terzo millennio.»

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«L’inserimento del principio di insularità nella costituzione è una scelta decisiva nella costruzione di quelle pari opportunità ad oggi negate alla Sardegna. Nel 2019 si deve proseguire con fermezza la battaglia iniziata con un consenso popolare mai visto prima, affinché si consegua un esito atteso da troppo tempo. Solo in questo modo saranno definitivamente riconosciute alle cittadine e ai cittadini delle isole garanzie di dignità e non concessioni sull’onda di estemporanee emotività. Si tratta, come è di evidenza, della precondizione necessaria per godere dello sviluppo e della prosperità, finora negati alla Sardegna e alle altre isole, con l’obiettivo di avere all’interno dell’UE, superando svantaggi non più tollerabili, cittadine e cittadini non più discriminati.»

Lo scrivono, in una nota, Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu, rispettivamente presidente e coordinatrice del comitato scientifico del Comitato per l’inserimento dell’insularità in Costituzione.

«Come dice il prof. Vanni Lobrano, a 70 anni dall’approvazione dello Statuto sardo e a 17 dalla riforma del Titolo V della Costituzione, le cittadine e i cittadini sardi chiedono di ricollocare la questione della insularità nella Costituzione italiana anche per denunciare un fallimento clamoroso – aggiungono Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu -. Tale richiesta certifica, infatti, che gli strumenti offerti ai Sardi, con lo Statuto della Autonomia del 1948 e potenziati con la riforma del 2001, hanno “fallito” e hanno fallito rispetto non a un obiettivo marginale ma all’obiettivo centrale, che tutti gli altri riassume.

Il rimedio, però, non è denunziare la inefficienza/inefficacia della Autonomia; per affossarla ulteriormente e ri-lanciare il centralismo. Ciò che ha clamorosamente fallito è non la Autonomia ma un suo modo falsato di concepirla e di praticarla. Ciò che ha fallito è la falsa autonomia.

Dunque: NON dobbiamo rinunziare alla Autonomia, per regredire nella palude amniotica del centralismo; MA, in una sorta di applicazione della “legge di Grisham”, dobbiamo liberarci della falsa autonomia per recuperare quella vera.

Siamo, dunque, alla vigilia di una vera e propria rivoluzione per il progresso dell’Isola, delle Isole.»

Per tali ragioni il Comitato per l’Insularità ha chiesto un impegno ai candidati che parteciperanno alle suppletive del 20 gennaio. Tutti si sono dimostrati sensibili; consapevoli che sostenere la proposta di legge significa creare le condizioni per far ripartire quelle politiche finalizzate a promuovere una maggiore solidarietà e coesione sociale in Italia ed in Europa.

Daniele Noli (centrodestra):

«La questione sarda in tutte le sue sfaccettature, dalla continuità territoriale, alla fiscalità di vantaggio fino allo spopolamento, deve essere affrontata con determinazione e l’inserimento del principio di insularità nella Costituzione della Repubblica rappresenterebbe un primo passo importante in questa direzione. Vogliamo dare il segnale di una Sardegna che volta pagina, che recita un ruolo da protagonista sullo scenario nazionale, internazionale ed in particolare sull’area mediterranea. Vogliamo costruire un’isola che offra opportunità di studio, di lavoro, di vita per chi vuole mettere su casa e famiglia e fare impresa alla pari con i nostri connazionali italiani e i nostri concittadini europei. Questo obiettivo richiede tutto l’impegno, il coraggio, l’intelligenza di tutti i sardi di buona volontà.»

Luca Caschili (Movimento 5 Stelle):

«Allo stato attuale le norme presenti nello Statuto della Autonomia del 1948 non sono evidentemente sufficienti per garantire pari opportunità a chi si trovi in Sardegna, residente o ospite. Lo si vede nelle servitù della mobilità, nell’aumentato costo di merci e prodotti, nella diversa accessibilità a servizi tra cui quello dell’istruzione, della salute e, persino, del tempo libero. 

Sono fermamente convinto che sia necessario reintrodurre, quanto prima, all’interno della Costituzione il principio di insularità che consenta di superare le condizioni ostative che impediscono alla Sardegna e alle altre isole dell’Unione Europea di avere pari opportunità.

In altri termini, si traducono nella possibilità di godere dello stesso status degli altri territori al fine di non dover ricorrere alle trattative che i governi regionali sono costretti a intavolare, a seconda della prossimità o della distanza politica, per vedere riconosciuto un diritto che era fondante lo Statuto regionale e quindi presente in Costituzione.

Pertanto, se dovessi essere eletto e diventare Deputato della Repubblica, certamente, insieme alle colleghe e ai colleghi della Sardegna e delle altre Regioni direttamente interessate, mi impegnerò, da subito, perché si compia la volontà di migliaia di cittadine e di cittadini sardi affinché la Proposta di Legge  sull’inserimento del principio di insularità in Costituzione prosegua speditamente il suo iter.»

Enrico Balletto (CasaPound):

«Anche Casapound Italia sostiene senza riserve la battaglia per l’insularità in Costituzione, per la difesa dei diritti e degli interessi del popolo sardo. E’ indispensabile che tutte le forze politiche appoggino la proposta di modifica dell’art. 119 della Costituzione nel senso del riconoscimento di un impegno politico e finanziario dello Stato italiano per colmare lo svantaggio derivante alla Sardegna dalla propria condizione di insularità, sia per quanto riguarda i trasporti e la continuità territoriale, che per le reti energetiche e ogni altro aspetto della vita sociale ed economica. I Sardi non chiedono assistenzialismo, ma solo quella parità di diritti e di opportunità con tutti gli altri cittadini che deriva dalla comune appartenenza alla Patria italiana.»

Andrea Frailis (centrosinistra):

«Noi del Centrosinistra siamo stati in prima linea sui temi dell’insularità. Convinti come siamo che l’inserimento in Costituzione del principio possa contribuire ad accorciare la differenza di sviluppo rispetto al resto del Paese. Personalmente attendo di capire come si possa conciliare il tema del recupero di sviluppo con il sostegno al governo giallo-verde-nero che non solo ha varato una manovra che non contiene un solo provvedimento in favore dell‘ Isola, ma sostiene apertamente la specialità regionale di Lombardia e Veneto che di certo non hanno le stesse esigenze della Sardegna in quanto a bisogno di sviluppo.»