29 April, 2024
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Protezione civile al lavoro in sardegna

La macchina regionale è completamente operativa da ieri per il codice rosso diramato su tutta la Sardegna dalla Protezione civile per rischio idrogeologico e idraulico, sino a venerdì 2 ottobre, a causa della perturbazione in arrivo. Lo ha assicurato l’assessore della Difesa dell’Ambiente con delega alla Protezione civile, Donatella Spano, durante la conferenza stampa di questo pomeriggio assieme al titolare della Sanità, Luigi Arru, al capo di gabinetto della Presidenza, Filippo Spanu, che ha annunciato l’imminente rientro del presidente Pigliaru da Parigi, dove ha annullato ogni impegno, e al direttore regionale della Protezione civile, Graziano Nudda.
«Niente panico, siamo in allerta rossa ma non ancora nella fase dell’emergenza – ha spiegato l’assessore Spano, che questa mattina ha sentito la Protezione civile nazionale per concordare gli aspetti operativi -. Il sistema di prevenzione è completamente funzionante e tutte le strutture sono attive e pronte a operare nel migliore dei modi, ma è essenziale che la popolazione contribuisca con le misure di autoprotezione che sono pubblicate sul sito regionale della Protezione civile.»
«Per non intasare gli ospedali e i poliambulatori abbiamo chiesto ai cittadini di posticipare le visite non strettamente necessarie», ha affermato l’assessore della Sanità Luigi Arru. Per il direttore della Protezione civile Graziano Nudda esiste il rischio di alluvione, ma tutte le forze sono in campo: «In massimo un’ora siamo in grado di raggiungere qualsiasi punto della Sardegna. Per la sicurezza delle persone – ha concluso il direttore della Protezione civile – invitiamo a seguire tutte le prescrizioni e le misure di autoprotezione, ad essere vigili e ad evitare in particolare cantine e sottopiani».

TUTTE LE MISURE DI AUTOPROTEZIONE IN CASO DI ALLUVIONE

Sapere se la zona in cui si vive, si svolge l’attività lavorativa o si soggiorna, è a rischio alluvione aiuta a prevenire e affrontare meglio le situazioni di emergenza. Nel caso delle piene-lampo (flash floods) è fondamentale la conoscenza di elementari norme di autoprotezione, perché le onde di piena su torrenti e fiumi, le frane e le colate detritiche, sono fenomeni rapidissimi e non permettono di attendere avvisi esterni.

E’ opportuno informarsi costantemente sull’evoluzione meteorologica, visualizzare il sito internet SardegnaProtezioneCivile dove si potranno leggere tutte le notizie utili, ascoltare la radio o guardare la televisione per apprendere eventuali avvisi di condizioni meteorologiche avverse o di allerte di protezione civile, e rispettare sempre le disposizioni degli enti locali e di protezione civile preposti al sistema di allertamento e alla gestione dell’emergenza.

In particolare, ricorda:

• E’ importante conoscere quali eventi alluvionali tipici possono verificarsi sul tuo territorio. Il tuo Sindaco è obbligato a predisporre il Piano comunale di protezione civile per il rischio idraulico e idrogeologico e a informarti sull’ubicazione delle zone a rischio, delle aree di emergenza. Pretendi di conoscere queste cose quando si è tranquilli nelle giornate di sole (“in tempo di pace”), non quando si è in emergenza. Pretendi che ti mettano a disposizione il Piano, o un suo sunto, nella maniera più appropriata. È un tuo diritto per proteggerti e proteggere chi ti sta vicino!

• Se nel tuo territorio ci sono state alluvioni in passato, è probabile che ci saranno anche in futuro!

• Se, invece, nel tuo territorio, non si sono mai verificate alluvioni, non è detto che non possano accadere!

• In alcuni casi è difficile stabilire con precisione dove e quando si verificheranno le alluvioni e potresti non essere allertato in tempo; l’acqua può salire improvvisamente, anche di uno o due metri in pochi minuti;

• Alcuni luoghi si allagano prima di altri. In casa, le aree più pericolose sono le cantine, i piani seminterrati e i piani terra;

• All’aperto, sono più a rischio i sottopassi, i tratti vicini agli argini e ai ponti, le strade con forte pendenza e in generale tutte le zone più basse rispetto al territorio circostante attraversato da fiumi;

• La forza dell’acqua può danneggiare gli edifici e le infrastrutture (ponti, terrapieni, argini) e quelli più vulnerabili potrebbero cedere o crollare improvvisamente;

Anche tu, con semplici azioni, puoi contribuire a ridurre il rischio:

• Se vedi rifiuti ingombranti abbandonati, tombini intasati, corsi d’acqua parzialmente ostruiti, ecc., segnalalo al Comune;

• Chiedi al tuo Comune, come già ricordato, informazioni sul Piano comunale di Protezione Civile, per sapere quali sono le aree potenzialmente allagabili, le vie di fuga e le aree di emergenza sicure della tua città, del tuo paese o del luogo dove vivi: se non c’è, pretendi che sia predisposto, così da sapere come comportarti;

• Individua gli strumenti che il Comune e la Regione utilizzano per diramare l’allerta e tieniti costantemente informato. La Regione utilizza il sito istituzionale Internet: http://www.sardegnaambiente.it/protezionecivile/

• Assicurati che la scuola, o il luogo di lavoro, ricevano le allerte e abbiano un piano di emergenza;

• Se nella tua famiglia ci sono persone che hanno bisogno di particolare assistenza, verifica che nel Piano di emergenza comunale siano previste misure specifiche nei casi si renda necessaria l’evacuazione;

• Evita di conservare beni di valore in cantina, al piano seminterrato o luoghi potenzialmente allagabili;

• Assicurati che in caso di necessità sia agevole raggiungere rapidamente i piani più alti del tuo edificio;

• Tieni in casa, in un luogo facile da raggiungere, una fotocopia dei documenti, una cassetta di pronto soccorso, bottiglie d’acqua potabile, cibo conservabile, cambio biancheria, una torcia elettrica, una radio a pile, stivali di gomma e assicurati che ognuno della famiglia sappia dove siano.

Cosa fare – Durante l’emissione di un’allerta per il rischio meteorologico, idraulico e idrogeologico

• È utile avere sempre a disposizione una torcia elettrica e una radio a batterie, per sintonizzarsi sulle stazioni locali e ascoltare eventuali segnalazioni utili;

• Tieniti informato sulle criticità previste e/o in atto sul territorio e le misure adottate dal tuo Comune;

• Condividi quello che sai sull’allerta di protezione civile e sui comportamenti corretti;

• Assicurati che tutte le persone potenzialmente a rischio siano al corrente della situazione;

• Non dormire nei piani seminterrati ed evita di soggiornarvi;

• Proteggi con paratie o sacchetti di sabbia i locali che si trovano al piano strada e chiudi le porte di cantine, seminterrati o garage solo se non ti esponi a pericoli;

• Rimani preferibilmente a casa;

• Se ti devi spostare per forza, valuta prima il percorso ed evita le zone a rischio di allagamento;

• Valuta bene se mettere al sicuro l’automobile o altri beni: può essere pericoloso per te e per gli altri;

• Verifica che la scuola di tuo/a figlio/a sia informata dell’allerta in corso e sia pronta ad attivare il piano di emergenza;

• Insegna ai bambini il comportamento da adottare in caso di emergenza, come chiudere il gas o telefonare ai numeri di soccorso.

Cosa fare – durante l’emergenza

Se sei in un luogo chiuso

• Non scendere in cantina, nel seminterrato o garage per mettere al sicuro i beni: rischi la vita; • Non uscire assolutamente per mettere al sicuro l’automobile o mezzi agricoli: c’è pericolo di rimanere bloccati dai detriti e di essere travolti dalla forza dell’acqua. Mai combattere con l’acqua e i detriti, sono più forti loro;

•. Se ti trovi in un locale seminterrato o al piano terra, sali ai piani superiori. Evita l’ascensore: si può bloccare. Aiuta gli anziani e le persone con disabilità che si trovano nell’edificio, se da solo non ce la fai, chiedi aiuto ai vicini abili o le forze destinate ai soccorsi: Prima il C.O.C. del Comune (il numero di telefono lo trovi nel Piano di protezione civile), poi, se non riesci con il C.O.C., i Vigili urbani, squadre di Volontariato comunale, Corpo forestale e di vigilanza ambientale, Carabinieri, Polizia;

• Se abiti a un piano alto, offri ospitalità a chi abita ai piani sottostanti e, viceversa, se risiedi ai piani bassi, chiedi ospitalità;

• Chiudi il gas e disattiva l’impianto elettrico e quello di riscaldamento. Non toccare impianti e apparecchi elettrici con mani o piedi bagnati;

• Non bere acqua dal rubinetto: potrebbe essere contaminata;

• Limita l’uso del cellulare: tenere libere le linee facilita i soccorsi;

• Tieniti informato (internet, radio, televisione) su come evolve la situazione e segui le indicazioni fornite dalle autorità.

Se sei all’aperto

• Allontanati dalla zona allagata: per la velocità con cui scorre l’acqua, anche pochi centimetri potrebbero farti cadere. Un’automobile galleggia in poco più di 30 cm d’acqua, nonostante pesi oltre una tonnellata: l’acqua può spazzarvi via come fuscelli se tentate di opporvi! Non entrate mai nell’acqua in movimento con un’automobile anche se vi sembra di conoscere la strada, meno che mai in un sottopassaggio allagato;

• Raggiungi rapidamente l’area vicina più elevata evitando di dirigerti verso pendii o scarpate artificiali che potrebbero franare;

• Fai attenzione a dove cammini: potrebbero esserci voragini, buche, tombini aperti, ecc.;

• Evita di utilizzare l’automobile: anche pochi centimetri d’acqua potrebbero farti perdere il controllo del veicolo o causarne lo spegnimento; rischi di rimanere intrappolato assieme a chi è dentro la macchina;

• Se sei in auto, non tentare di raggiungere comunque la destinazione prevista, ma trova riparo nello stabile più vicino e sicuro;

• Evita sottopassi, argini, ponti: sostare o transitare in questi luoghi può essere molto pericoloso:

• Limita l’uso del cellulare: tenere libere le linee facilita i soccorsi;

• Tieniti informato su come evolve la situazione e segui le indicazioni fornite dalle autorità.

Cosa fare – Dopo l’emergenza

• Segui le indicazioni delle autorità prima di intraprendere qualsiasi azione, come rientrare in casa, spalare fango, svuotare acqua dalle cantine ecc.;

• Non transitare lungo strade allagate: potrebbero esserci voragini, buche, tombini aperti o cavi elettrici tranciati. Inoltre, l’acqua potrebbe essere inquinata da carburanti o altre sostanze;

• Fai attenzione anche alle zone dove l’acqua si è ritirata: il fondo stradale potrebbe essere indebolito e cedere;

• Verifica se puoi riattivare il gas e l’impianto elettrico. Se necessario, chiedi il parere di un tecnico;

• Prima di utilizzare i sistemi di scarico, informati che le reti fognarie, le fosse biologiche e i pozzi non siano danneggiati;

• Prima di bere l’acqua dal rubinetto assicurati che ordinanze o avvisi comunali non lo vietino; non mangiare cibi che siano venuti a contatto con l’acqua dell’alluvione: potrebbero essere contaminati. Da tenere a portata di mano È utile inoltre avere sempre in tasca, riuniti in un punto noto a tutti componenti della famiglia, oggetti di fondamentale importanza in caso di emergenza quali:

• Kit di pronto soccorso e medicinali;

• Generi alimentari conservabili, non deperibili;

• Scarpe pesanti, stivali di gomma;

• Scorta di acqua potabile 9 Vestiario pesante di ricambio 9 Impermeabili leggeri o cerate;

• Torcia elettrica con pila di riserva coltello multiuso;

• Fotocopia documento di identità;

• Chiavi di casa;

• Valori (contanti, carte di credito, preziosi);

• Carta e penna.

 

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Donatella Spano 6

La Regione continuerà a tutelare e valorizzare il Corpo forestale e a elaborare una riorganizzazione che tenga salde le prerogative attribuite alla Sardegna dallo Statuto speciale.

E’ il risultato emerso questa mattina a Cagliari, nel corso dell’incontro tra il sindacato autonomo del Corpo forestale (SAF) e il capo gabinetto dell’assessorato della Difesa dell’Ambiente, Franco Corosu, in rappresentanza dell’assessore Donatella Spano.
Già alla fine del mese di luglio l’assessore Spano, proprio sulla riforma dell’attuale legge regionale n. 26/1985, aveva assunto l’impegno di presentare, entro settembre-ottobre, una delibera di Giunta con cui formalizzare la costituzione di un gruppo di lavoro interassessoriale incaricato di predisporre in tempi brevi un disegno di legge di riordino tenendo conto delle specificità del Corpo.
La Regione, intanto, aveva già annunciato per il 5 ottobre un tavolo di lavoro condiviso con tutte le rappresentanze sindacali.

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Consiglio regionale 16

ll Consiglio regionale nella seduta di questa mattina ha approvato le mozioni 178 e 179 sulla richiesta di referendum per l’abrogazione dell’art. 38 dello “Sblocca Italia” e dell’art.35 del decreto “Sviluppo” ed ha respintola mozione presentata dal centrodestra sulla Sanità.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con l’esame della proposta di adesione della Regione Sarda al referendum abrogativo in materia di idrocarburi, ai sensi dell’art.75 della Costituzione. Il presidente, dopo aver illustrato le norme di legge collegate ai quesiti referendari, ha dato la parola all’on. Pietro Cocco (Pd) per illustrare il provvedimento.

Nel suo intervento, Cocco ha spiegato che «si tratta di due atti di delibera articolati in sei quesiti riguardanti la norma Sblocca Italia, che dichiarata la strategicità e l’indifferibilità di alcune attività industriali». Ciò che si vuole ottenere, ha aggiunto il capogruppo del Pd, «è di porre un freno al depotenziamento della competenza regionale su queste materie per evitare una mnovra di accentramento da parte dello Stato su materie di grande delicatezza; in Sardegna, ad esempio, le trivellazioni in mare potrebbero essere autorizzate solo dallo Stato, senza alcun ruolo per la Regione». «L’iniziativa referendaria sottoscritta in Sardegna da tutti i capigruppo consiliari – ha concluso Cocco – è comune ad altre Regioni d’Italia, dato che per arrivare al referendum la proposta deve sottoscritta da almeno cinque Consiglio regionali».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, ha comunicato di voler aggiungere la firma del suo gruppo alla proposta.

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis, ha messo l’accento sul fatto che è sbagliato sottrarsi da questa discussione, «che va oltre la definizione di autonomia, ed incrocia in qualche modo il famoso principio not in my garden che in molti casi ha fatto male all’economia italiana mentre sarebbe stato necessario fermarsi a valutare bene alcune grandi scelte in materia di gestione del territorio». «In questi anni – ha continuato Tunis – le autonomie regionali e locali hanno mostrato l’incapacità di dare risposte certe al di là di situazioni emotive ed questo è il contesto che sta alla base dello Sblocca Italia; abbiamo avuto esempi recenti anche in Sardegna dove, di fronte a richieste di ispezioni del sottosuolo, la risposta è stata affidata ad un ufficio di burocrati che ha respinto la domanda per una presunta incompatibilità con il piano paesaggistico regionale». «Se l’autonomia è un valore – ha osservato infine Tunis – questo significa anche una assunzione precisa di responsabilità; non sono appassionato di referendum ma forse in questo caso è l’unico strumento possibile non nel merito ma nel metodo, fermo restando che la politica debba recuperare la capacità di dare risposte concrete soprattutto quando sono difficili».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha riconosciuto che il principio evocato da Tunis ha effettivamente provocato l’incertezza delle Regioni nel dare risposte ad istanze concrete di sviluppo. «Qui però – ha precisato – si tratta di concessioni entro le 12 miglia, non nuovi interventi ma quelli bloccati dal decreto Monti, ad una distanza molto ridotta dalla fascia costiera e dalle aree marine protette, contesto di fronte al quale non c’è valutazione di impatto ambientale che tenga rispetto a possibili errori umani che comporterebbero un rischio elevatissimo». E’importante, a giudizio di Demontis, «anche l’aspetto della competenza regionale per dare vita ad un confronto autentico con lo Stato; sotto questo profilo il referendum consente una dialettica reale evitando di percorrere la strada dei ricorsi». «In conclusione – ha detto Demontis – è auspicabile che al voto referendario non si arrivi ma che la legge nazionale sia modificata prima in alcuni punti con il concorso delle Regioni».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha dichiarato che, a differenza di Tunis e Demontis, va ricordato che «in Sardegna non c’entra il principio anglosassone perché la Sardegna ha sempre dovuto subire iniziative discutibili contro la sua volontà». «E’vero – ha riconosciuto Agus – che la nostra Regione può comunque chiedere al Governo la sospensione di una norma dannosa per la Sardegna secondo lo Statuto ma questo strumento potrebbe non essere sufficiente; altro è, invece, un referendum che nasce sotto la spinta di una larga iniziativa popolare, perché ogni scelta strategica non può essere presa sopra la testa dei Sardi e dello stesso Consiglio, che deve tornare ad essere protagonista del nostro futuro».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha messo in evidenza la delicatezza del tema come dimostrano episodi passati e recenti della storia sarda, frutto di scelte unilaterali dello Stato su energia e non solo. Ora, ha ricordato, «il Governo decide con lo Sblocca Italia di essere l’unico soggetto che può decidere su una materia di importanza strategica per lo sviluppo del Paese». «Non ho mai amato i referendum, ha proseguito – perché credo il popolo decida con le elezioni ad ogni livello, piuttosto è il Consiglio che deve incidere sui grandi problemi con la sua azione; una azione forte che non c’è stata e questo è il vero elemento di difficoltà su cui dobbiamo confrontarci superando le appartenenze politiche». Tuttavia, ha concluso il consigliere di Forza Italia, «in questo momento è una leva che va utilizzata anche come strumento di pressione politica, fermo restando che la chiarezza sull’azione politico amministrativa non può avere alternative».

Il consigliere Augusto Cherchi (Sdl) ha sottolineato che l’iniziativa di molte Regioni contro lo Sblocca Italia che permette iniziative di ricerca energetica senza intesa con le stessi Regioni violando la Costituzione vigente «rappresenta il tentativo di aggirare norme autonomistiche già in atto con una sorta di corsia preferenziale che, fra l’altro, contrasta con la normativa comunitaria». E’opportuno quindi, ha proposto, «che la Giunta affidi ad un ente terzo da individuare il compito di predisporre uno studio per accertare l’effettiva presenza di risorse energetiche nel sottosuolo della Sardegna e, nel frattempo, disponga una moratoria fino al risultato delle indagini scientifiche; questa è l’unica strada per consentire alla Sardegna di decidere del suo futuro con l’esercizio di una vera sovranità».

Ha quindi preso la parola il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, che ha parlato di «confusione e poca chiarezza» tra i banchi della maggioranza. «C’è chi ha ritenuto che non fosse necessario impugnare lo Sblocca Italia e altri che invece ha invocato un atteggiamento più deciso della Regione nei confronti del Governo – ha detto Tedde – l’assemblea plenaria delle Regioni ha approvato i quesiti referendari su queste norme ritenendole illegittime perché ledono le prerogative degli enti locali. Qui invece regna la confusione». Tedde ha ricordato la posizione assunta dall’assessore all’ambiente Donatella Spano quando la Puglia decise di impugnare lo “Sblocca Italia”: «Secondo l’assessore la Sardegna in quanto Regione autonoma non aveva motivo di fare ricorso alla Corte Costituzionale, in quanto godeva di una protezione diversa, come stabilito dall’art. 43 bis dello Sblocca Italia. Se quelle norme non si applicano alle regioni speciali – ha chiesto Tedde – perché ci accodiamo a questa iniziativa referendaria?».

Il consigliere azzurro ha poi chiarito di non essere contrario a priori all’attività di ricerca di idrocarburi o alle trivellazioni: «Il problema è che dobbiamo essere noi a decidere le politiche di sviluppo – ha concluso Tedde – in questo caso invece decide Renzi. Va bene il referendum come estrema ratio ma se qualcuno riteneva che le norme non fossero in linea con le prerogative della Sardegna doveva impugnare prima il provvedimento».

Anche Antonio Solinas (Pd) ha manifestato qualche perplessità sulla decisione di ricorrere al referendum. «La situazione creatasi con lo Sblocca Italia non lascia però molti margini di scelta – ha detto Solinas – un settore importante come quello dell’energia non può essere lasciato nelle mani di pochi».

Antonio Solinas ha poi sottolineato la necessità di dare più spazio agli amministratori locali nelle scelte delle politiche di sviluppo del territorio: «Abbiamo assistito in questi anni all’arrivo di avventurieri che presentano richieste alla Regione. Ai sindaci arriva una semplice comunicazione dell’assessorato all’Industria. I comuni devono essere messi nelle condizioni di decidere sulla programmazione».

Il presidente della Commissione “Governo del Territorio” si è chiesto poi quale sia il vantaggio economico per la Sardegna per gli interventi proposti da società costituite con capitali sociali irrisori. «Nell’Oristanese si sono fatte richieste di trivellazione in aree Sic, in territori a forte vocazione agricola, che potrebbero mettere a rischio le stesse aree».

Solinas, contrariamente a quanto sostenuto dal consigliere Tedde, ha voluto sottolineare il ruolo determinante svolto dalle associazioni ambientaliste: «E’ grazie a loro che si è riusciti a fermare alcuni investimenti. Ora serve un piano energetico regionale per tracciare le linee guida, altrimenti le multinazionali dell’eolico e delle trivellazioni off shore ritorneranno in Sardegna a fare i propri affari».

Gianni Lampis (FdI) ha ricordato l’esperienza vissuta da vice sindaco di Arbus: «Una società inviò al Comune una comunicazione che venne affissa all’Albo pretorio. Il Consiglio avviò una riflessione per capire se quel tipo di intervento richiesto poteva essere compatibile con le aspettative del territorio e della Sardegna. In Consiglio dissi che buona prassi voleva che un imprenditore si presentasse agli amministratori anziché limitarsi a formulare una richiesta alla Regione Anche in questo caso – ha affermato Lampis – siamo di fronte a imprenditori che non degnano la Regione di attenzione».

Il consigliere di minoranza ha poi ricordato che una delle società coinvolte nelle trivellazioni, la Tosco Geo Srl con sede a Barberino d’Elsa, è presieduta da Stefano Bocco,  ex parlamentare della Federazione dei Verdi. «Questa persona dichiarava in passato che si doveva puntare con decisione sulle fonti rinnovabili. Non ha letto cosa dicono in Toscana però della sua centrale che ha prodotto 3000 tonnellate al giorno di ammoniaca. E’ l’inquinamento più grave a livello regionale».

Lampis ha quindi concluso il suo intervento lanciando un monito al Consiglio: «L’onorevole Solinas parla di avventurieri, io invece parlerei di speculatori. Questi cinque permessi di cui è titolare la Tosco Geo potrebbe farci pensare questo. Se questo tipo di società hanno trovato il semaforo verde a Roma non è detto che lo debbano trovare in Sardegna. Abbiamo il dovere di difendere la nostra terra dalle speculazioni».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha espresso  preoccupazione per l’atteggiamento dello Stato nei confronti delle Regioni. «Meno di un anno fa siamo andati a Roma a una riunione voluta dai consigli regionali per parlare di questo. Si sta sostanzialmente tentando di  minare la nostra autonomia e la nostra specificità – ha sottolineato Alessandra Zedda – fanno bene le Regioni a richiedere un referendum».

L’esponente azzurro ha poi rimarcato l’esigenza di affermare le prerogative riconosciute alla Regione dallo Statuto speciale nelle materie di propria competenza e criticato, per questo, la scelta della Giunta di non impugnare la legge sulla “Buona Scuola”. «Veniamo additati come spendaccioni, ci impongono sottrazioni di risorse e cercano di limitare la nostra azione politica – ha affermato Zedda – l’Italia non ha una politica industriale e oggi vuole imporre le scelte sui territori. Le decisioni devono essere prese dalla politica in base a norme certe. Ben venga il nuovo piano energetico regionale, sarà l’occasione per inserire alcuni paletti per lo sviluppo del nostro territorio».

Zedda, infine, si è detta favorevole alle trivellazioni: «Non dobbiamo dire no a priori – ha concluso il consigliere di Forza Italia – è necessario pensare allo sviluppo e valutare attentamente lo sfruttamento delle fonti energetiche. Il problema è che le decisioni devono essere prese in Sardegna. Per questo voteremo a favore delle due mozioni. Convinti che nessuno, nemmeno il Governo, può privarci della nostra autonomia e specificità».

Emilio Usula (Rossomori) ha denunciato la presenza in Sardegna di speculatori ed avventurieri: «Da troppo tempo si muovono personaggi e gruppi di potere che non hanno nulla a che vedere con una politica di sviluppo rispettosa della realtà sarda.

«Lo “Sblocca Italia” va in una direzione che da sardi non possiamo non contrastare – ha detto Usula – non possiamo permettere che l’Isola venga considerata come una piattaforma energetica».

Il capogruppo dei Rossomori ha poi rimarcato che «la Sardegna è tra le regioni più inquinate d’Italia, i picchi di incidenza delle malattie sono molto più alti che nel resto della penisola. C’è poi la questione delle servitù militari e la possibilità che in Sardegna si faccia il deposito di scorie nucleari. E’ ora di dire basta ad situazione che potrebbe comportare gravi conseguenze sulla salute dei nostri figli» 

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato il voto a favore delle due mozioni pro referendum ed ha affermato che il tutto rappresenta anche una risposta e un segno di vicinanza del Consiglio regionale verso i Comuni e a difesa delle nostre comunità. L’esponete della minoranza ha quindi citato a titolo d’esempio il diniego di Dorgali e dei Comuni limitrofi ad un permesso di ricerca di acque termali, per dimostrare che con le disposizioni del decreto “Sblocca Italia” le volontà di quei territori resterebbero lettera morta.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha ribadito l’adesione convinta alle due mozioni per referendum: ma auspico che i referendum non debbano svolgersi perché spero che il legislatore nazionale modifichi quelle parti dello “Sblocca Italia” che mortificano le competenze regionali. «La richiesta referendaria arriva dal basso – ha concluso l’esponente della maggioranza – e riguarda tutto il Paese ed essendo Regione a Statuto speciale dobbiamo tenere ancora più alta la voce del dissenso».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha ricordato la convinta sottoscrizione dei consiglieri del suo gruppo alle due mozioni ed ha dichiarato di «respingere l’idea centralistica che affiora nelle azioni del  governo nazionale». «Dopo il Senato ridotto a museo – ha proseguito l’esponente della minoranza – Renzi non può entrare a gamba tesa sulle prerogative delle Regioni Speciali come la Sardegna».

Pietro Pittalis ha quindi dichiarato apprezzamento e sostegno all’iniziativa promossa dal presidente Ganau in sede di conferenza dei presidenti dei consigli regionali per impegnare anche il Consiglio regionale della Sardegna su un tema vitale. «Ma il tutto – ha proseguito il capogruppo – denota ancora una volta l’assenza della giunta regionale che non ha impugnato il provvedimento che oggi ci si propone di modificare con il referendum abrogativo». Il consigliere Pittalis ha parlato di “atteggiamenti dannosi” per l’Isola ed ha invitato l’esecutivo a non avere «atteggiamenti rinunciatari verso il governo nazionale» sul tema dell’energia come su quello delle scorie: «Su questo argomento auspichiamo un’informativa della Giunta».

L’assessore della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, ha ricordato gli interventi promossi dalla Giunta «nelle sedi istituzionali proprie di chi governa». «Abbiamo incominciato in conferenza delle Regioni – ha spiegato l’assessore – quando si è esaminata la prima bozza dello “Sblocca Italia” (24 settembre 2014) e si è discusso il punto centrale: il trasferimento della competenza regionale al livello nazionale in materia di valutazione di impatto ambientale». La professoressa Spano ha quindi ricordato la richiesta di abrogazione formulata dalla Regione sarda il 2 ottobre 2014 per l’articolo 35 dello “Sblocca Italia” e l’abrogazione dei commi 3 e 4 dell’articolo 38 «perché limitanti l’autonomia regionale in materia ambientale».

«Nella commissione ambiente della conferenza Stato-Regioni – ha proseguito Donatella Spano – è stata poi chiesta l’abrogazione dell’intero articolo 38 ed il 16 ottobre la conferenza ha recepito le richieste avanzate sugli articoli 35 e 38». «Il risultato di tali azioni e delle successive interlocuzioni al livello parlamentare ha portato – così ha affermato l’assessore dell’Ambiente – all’introduzione, in sede di conversione in legge del Dl 133, dell’articolo “43 bis”». «Quest’articolo – ha precisato la Spano – stabilisce che le norme si applicano alle Regioni speciali compatibilmente con i propri statuti e la Sardegna ha competenza primaria in materia di attività estrattiva ed è per queste ragioni che consideriamo l’articolo 43 bis come la norma di salvaguardia per l’Autonomia sarda».

La professoressa ha quindi auspicato la rivisitazione delle legge 20 del 1959 in materia di disciplina indagine e ricerca degli idrocarburi ed ha sottolineato l’impegno della giunta regionale per il piano energetico, sul tema del deposito delle scorie e sulle servitù militari.

L’assessore Spano ha inoltre ribadito la positiva collaborazione con il Governo  ed ha dichiarato «di rimettersi alla volontà dell’Aula» nella votazione delle due mozioni tendenti ad attivare la richiesta di referendum contro parti dello “Sblocca Italia” e del “decreto Sviluppo”.

Il consigliere di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, ha dichiarato il voto a favore ed ha ricordato la presentazione di una proposta di legge a sua firma per la modifica della legge 20/59.

Il consigliere di Forza Italia, Stefano Tunis, ha definito “sofferta” la sua dichiarazione di voto a favore delle due mozioni: «Dico sì a Lussu, al Psd’Az, a chi ha portato l’Autonomia in questa Regione e per superare le giunte insipienti e incapaci». A giudizio di Tuinis con l’approvazione delle due mozioni il Consiglio regionale surroga la Giunta.

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto a favore ed ha parlato di risposta convinta «contro l’arroganza governativa” e di “assenza del governo regionale».

Marco Tedde (Fi), ha dichiarato voto a favore ma ha sottolineato come non sia stato ancora chiarito «perché alcuni presidenti di Regione hanno impugnato i decreti del governo Renzi e non lo ha fatto il presidente della Sardegna che però oggi dice sì al referendum abrogativo».

Il capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, ha ribadito piena e convita adesione alla mozione e al referendum “anti-trivelle”: «Per i Rossomori oggi si fa un passo avanti verso la sardizzazione della politica che è poi il programma politico di Emilio Lussu».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha ribadito voto a favore ed ha affermato che «deve essere utilizzate tutta l’energia prodotta in superficie e per l’utilizzo del sottosuolo servono analisi ed esami approfonditi».

Il capogruppo di “Sovranità, Democrazia e lavoro, Roberto Desini, ha dichiarato voto favorevole ed ha espresso apprezzamento per il coinvolgimento delle comunità e delle popolazioni “su temi di così grande importanza”.

Il consigliere del Partito dei sardi, Piermario Manca, ha dichiarato voto a favore «per dire no alle trivellazioni e no allo “Sblocca Italia”». «Vogliamo un’ economia sostenibile e diciamo sì all’energia che già c’è: eolico, fotovoltaico e geotermica».

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato voto a favore ed ha però auspicato il varo di un “Sblocca Sardegna”.

Il consigliere dei Pd, Gavino Manca, in dissenso dal suo gruppo e dall’intera maggioranza, ha invece annuncia il voto contrario alle due mozioni pro referendum. «Siamo stati eletti – ha dichiarato il presidente della Seconda commissione – per assumerci le responsabilità che ci competono e giudico dunque del tutto inopportuno chiamare alle urne i cittadini su un tema sul quale la politica deve assumersi la responsabilità delle scelte e delle decisioni». A giudizio di Gavino Manca il governo avrebbe inoltre introdotto una salvaguardia per le competenze della Sardegna attraverso l’approvazione dell’articolo 43 bis del decreto “Sblocca Italia”. Manca ha quindi evidenziato l’attenzione che il governo nazionale mostra all’Isola ed ha sottolineato l’elevato livello di collaborazione con la Giunta regionale.

Il capogruppo di “Cristiano popolari socialisti”, Pierfranco Zanchetta, ha dichiarato voto a favore («ma il referendum è un salvarsi in corner» ed ha lamentato il permanere dei “proconsoli” romani nei parchi nazionali ad incominciare da quello dell’Arcipelago della Maddalena.

Il consigliere, Antonio Gaia (Cps) ha dichiarato voto favorevole ed ha auspicato una legge chiara in materia energica che dica no alle trivellazioni e all’energia inquinante e sì alla ricerca sulla rinnovabili.

Il presidente del Consiglio ha quindi posto in votazione la mozione n. 178 (Cocco Pietro e più) per il referendum contro parti del “Decreto Sviluppo” che è stata approvata con 53 voti favorevoli e uno contrario, così come è stato approvato l’ordine del giorno collegato che indica il presidente del Consiglio Ganau e il capogruppo Pittalis come delegati effettivi e supplenti.

Si è dunque proceduto con la votazione della mozione n. 179 (Cocco Pietro e più) per il referendum contro parti dello “Sblocca Italia” che è stata approvata con 53 voti favorevoli, così come l’ordine del giorno collegato che designa il presidente Ganau e il capogruppo Pittalis delegati effettivi e supplenti ai sensi delle norme nazionali che regolano le consultazioni referendarie.

Dopo lo scrutinio il Consiglio ha affrontato il punto successivo all’ordine del giorno, la mozione n.165 (Oppi e più) «sulla procedura di incorporazione nell’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari del presidio ospedaliero SS. Annunziata e dei presidi ospedalieri Microcitemico e Oncologico Businco nell’azienda ospedaliera Brotzu», con richiesta di convocazione del Consiglio ai sensi dell’art. 54 del Regolamento.

Il presidente ha dato quindi la parola al primo firmatario della mozione, il consigliere Giorgio Oppi (Area popolare Sardegna) per illustrarne il contenuto.

Nel suo intervento, il consigliere Oppi ha affermato che, in realtà, «non c’era bisogno di una illustrazione accurata della mozione perché la Giunta il 30 giugno scorso ha fatto una delibera priva del necessario supporto normativo e forse in contrasto con la legge, esponendo la Regione a pagare il prezzo di certe decisioni scaricandone peraltro i costi sulla comunità regionale». «Il deficit normativo – ha detto ancora Oppi – nasce dal fatto che la stessa riforma sanitaria varata dalla maggioranza dispone l’avvio di processo adeguamento organizzativo delle Asl della Sardegna anche attraverso processi di incorporazione; quindi si parla chiaramente di avvio e non di realizzazione degli accorpamenti». «Anche perché – ha aggiunto il consigliere di Aps – la norma prevede in via preliminare l’approvazione di un piano di indirizzi globale e soprattutto del piano regionale sanitario che ha valore strategico e respiro triennale,  fissando priorità e obiettivi, compresa la definizione rete ospedaliera ed il numero dei posti letto». «Ma la Giunta – ha affermato criticamente l’esponente dell’Aps – ha proceduto in modo arbitrario; nel caso di Sassari, peraltro, va ricordato che i rapporti debbano Regione-Università debbano essere disciplinati da appositi protocolli di intesa, un protocollo che però manca». Il consigliere Oppi poi ha esaminato in dettaglio la situazione di molte realtà della sanità sarda, ribadendo però la sua convinzione che tutti gli atti fin qui compiuti della Giunta potrebbero essere annullati per illegittimità. Nel frattempo, «la situazione della sanità sarda non è affatto migliorata, anzi, per molti aspetti è di gran lunga peggiorata».

La consigliera Alessandra Zedda (Forza Italia) ha affermato che quello della sanità «è un problema con complessi aspetti giuridici ma di grande significato politico e sociale, un problema che la Giunta ha creduto di risolvere annunciando di aver fatto una riforma sanitaria in pochi mesi ma, al netto delle difficoltà, ancora non ci sono risultati fatta eccezione per commissari prorogati». «Non si capisce in particolare – ha aggiunto Zedda-  quale idea di eccellenza abbia il governo regionale perché nel sistema sanitario esistono differenze profonde; condividiamo i processi di incorporazione ma non vediamo né prospettive di eccellenza né riduzione dei costi, anzi la spesa sanitaria è aumentata». «In realtà – ha sostenuto – a parte questi grandi progetti poi ci si perde nelle piccole, con ordinari disservizi ai quali giustamente i cittadini non vogliono e non devono abituarsi».

Il consigliere Gianni Tatti (Aps) ha definito «opportuno» che l’argomento sia arrivato in Consiglio, rimarcando però che «i temi della sanità dovevano essere discussi in sede di nuovo piano sanitario regionale anziché procedere con eccessiva fretta, quasi usando i cittadini sardi come cavie». «Prima di ogni accorpamento – ha precisato Tatti – sarebbe stato meglio pensare alla tutela della salute invece si stanno distruggendo alcune cose buone della sanità sarda, come ad esempio la desertificazione della piana di Arborea priva del servizio di emergenza 118». «Razionalizzare insomma va bene – ha aggiunto Tatti, «ma tagliando gli sprechi e non bloccando ad esempio l’attività di alcuni laboratori dell’Oristanese senza nemmeno sostituire, e parlo di me stesso ricordando che è la prima volta nella storia del Consiglio regionale, un tecnico di laboratorio in mandato amministrativo». Il sistema in definitiva, ha concluso il consigliere, «non riesce a dare risposte ai cittadini e penso che i sindaci forse non hanno nemmeno visto né tantomeno ad approvato la delibera di riordino».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha parlato di accorpamento a due velocità a Cagliari e Sassari «dove si è applicata in maniera diversa la stessa norma, forse per opera dei manager sassaresi che hanno voluto vederci più chiaro; non condividiamo poi quella sorta percorso parallelo che si è voluto impostare fra accorpamento e riordino rete, perché il sistema doveva essere governato e cambiato come qualcosa di unico se si voleva porre attenzione all’offerta sanitaria». «La conseguenza pratica di queste scelte – ha proseguito Locci – è un continuo corto-circuito fra strutture della periferia e delle aree urbane, mentre cittadini ed operatori sanitari percepiscono la scomparsa di riferimenti da un giorno all’altro in un contesto in cui cresce ogni giorno di più un grave vuoto di governance; è invece necessario chiarire una volta per tutte il futuro del sistema sanitario regionale che per adesso è cambiato addirittura in peggio».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha osservato che «è giusto che il Consiglio si occupi di quanto sta accadendo nella sanità sarda perché la riforma è oggettivamente complessa e tocca un diritto essenziale dei cittadini ed in realtà c’è l’impegno personale dell’assessore ma i risultati sono insufficienti». Tutto parte, secondo Tedde, «dalle direttive che impedivano ai direttori generali di compiere atti di alta amministrazione, poi è arrivata la legge 23 che ha parlato di riforma senza farla mettendo al posto dei direttori i commissari, prorogati più volte persino con legge fino a dicembre, i quali a loro volta hanno nominato direttori amministrativi e sanitari». «Sarà anche per questo – ha ironizzato il consigliere – che alcuni esponenti della maggioranza chiedono le dimissioni dell’assessore un giorno sì e l’altro pure; la riorganizzazione, peraltro, non è una scelta obbligata per le Regioni che si pagano la sanità (lo dice la legge) ed il vero problema della sanità sarda è che si sta cercando di fare la riforma senza ascoltare e rappresentare i territori, a dimostrazione del fatto che una vera riforma doveva essere fatta dopo quella degli enti locali».

Al termine dell’ultimo intervento dei consiglieri, il presidente Ganau ha dato la parola alla Giunta.

L’assessore alla Sanità Luigi Arru ha chiarito che «è la legge 23 a dettare le disposizioni in merito all’adeguamento organizzativo delle Asl e all’avvio del processo di riforma dell’assetto istituzionale».

Luigi Arru ha spiegato che la norma impone di adeguare il riordino delle ASL alla riforma del sistema degli enti locali, mentre l’accorpamento dei presidi ospedalieri non è invece condizionato da altre norme. «La legge regionale 23 dà mandato alla Giunta di approvare con delibera le linee di indirizzo per il trasferimento dei presidi ospedalieri dalle ASL alle Aziende ospedaliere interessate – ha affermato l’assessore – la Giunta riceve una delega, non serve una norma successiva per la conclusione del processo di incorporazione». Arru ha quindi chiarito che la Giunta ha dato mandato ai Commissari delle Asl di predisporre il piano di incorporazione dei presidi ospedalieri Businco e Microcitemico dalla Asl 8 al Brotzu. «Per l’incorporazione del SS. Annunziata di Sassari alla AOU sarà invece necessario un aggiornamento del protocollo d’intesa attualmente in vigore tra Regione ed Università».

In riferimento alla contestazione avanzata dai firmatari sulla necessità di un provvedimento ministeriale che preceda il processo di incorporazione, l’assessore Arru ha spiegato che i criteri per il riconoscimento degli ospedali di interesse nazionale sono contenuti nel Decreto legislativo n.502 del 1992: «In base a questa norma il riconoscimento si è già perfezionato per l’ospedale “San Michele”. La legge regionale 23 dispone che solo a seguito dell’incorporazione del Microcitemico e del Businco, la Regione potrà avviare un piano di valorizzazione e sviluppo delle attività assistenziali e di ricerca, in modo da favorire il riconoscimento quale Istituto di ricovero e cura di carattere scientifico (IRCCS). Solo dopo la verifica dei requisiti saranno formulate le proposte al Ministero competente».

Chiariti gli aspetti tecnici, l’assessore ha voluto rispondere agli altri rilievi avanzati dai presentatori della mozione. «Quando sento parlare di eccellenza ho difficoltà a capire – ha detto Arru – siamo l’ultima regione in Italia per l’uso degli ospedali, non abbiano saputo creare una legge territoriale».

L’esponente della Giunta Pigliaru ha poi sottolineato la necessità di dotare il sistema sanitario di alte specializzazioni: «Noi vogliamo fare tutto, ma le basse casistiche comportano un forte rischio per il paziente. L’eccellenza si dichiara attraverso un riconoscimento scientifico e non con un atto amministrativo».

Arru ha poi parlato dell’Areus («è il tentativo di dare risposte all’emergenza-urgenza») e dell’elisoccorso («vogliamo dare una risposta appropriata per le patologie che lo richiedono»).

Sui trapianti ha assicurato che la Giunta lavora a un potenziamento dei presidi mentre sui Rems ha difeso con determinazione l’operato del suo assessorato: «Siamo arrivati in ritardo ma abbiamo elaborato un modello da seguire. Emilia e Toscana sono venute in Sardegna a vedere ciò che abbiamo realizzato».

Sulla spesa farmaceutica, infine, l’assessore ha garantito l’impegno per un sistema di controlli della spesa ospedaliera.

«Ascoltiamo tutti i suggerimenti e mostriamo attenzione per le osservazioni ma vogliamo dare un messaggio chiaro ai sardi – ha concluso Arru – non si può avere tutto e tutto sotto casa.»

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al consigliere Oppi per la replica.

«Abbiamo una visione diversa ma apprezzo le sue osservazioni – ha detto il primo firmatario della mozione – prendo atto che il protocollo di Sassari non è stato ancora rinnovato».

Sui trapianti, Oppi ha ricordato lo sforzo fatto da Sassari e Nuoro per le donazioni: «I trapianti però sono diminuiti: mettiamo a rischio 300 persone per risparmiare due lire». Il consigliere di Aps ha poi segnalato alcuni sprechi nella spesa farmaceutica («In Gallura la Asl comprava direttamente in farmacia, a un costo raddoppiato, i farmaci per un paziente emofiliaco») e contestato i risultati del processo di razionalizzazione che «non ha portato nessun beneficio».

Sull’elisoccorso, Oppi ha ricordato le difficoltà affrontate da assessore per l’istituzione del servizio. «E’ un campo delicato e pericoloso – ha sottolineato – c’è il rischio di incorrere in procedimenti penali, per questo in passato ci siamo affidati ai Vigili del Fuoco. Impegniamoci a trovare una soluzione».

Salvatore Demontis (Pd), dopo aver annunciato il suo voto contrario alla mozione, ha espresso apprezzamento per il lavoro portato avanti dal’assessore Arru. «Il clima che si sta creando è quello che si crea quando l’interesse collettivo lede un interesse di parte – ha detto Demontis – il riordino della rete ospedaliera è lo stralcio del piano sanitario che il centrodestra non ha fatto. Sarà calato nella riforma degli enti locali, poi saranno definite le ASL. Non si può chiedere a questa maggioranza di dare le risposte che non sono state date nei cinque anni precedenti».

Per Alessandra Zedda (Forza Italia) se si vuole arrivare alle eccellenze non si può prescindere da alcuni concetti. «La salute pubblica deve essere tutelata. Il sistema sanitario deve dare servizi anche a chi è più lontano».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha esaltato il ruolo svolto quest’estate dal servizio di Elisoccorso ad Alghero. «Sono state salvate molte vite umane. Il rischio adesso è che con il bando per l’apertura di due sedi si facciano avanti i soliti signori che vogliono approfittare delle risorse pubbliche. Meglio chiedere la collaborazione ai Vigili del fuoco».

Secondo Michele Cossa (Riformatori) «la spesa sanitaria è aumentata con i Commissari. L’accorpamento dei presidi ospedalieri sta avvenendo in modo singolare, stiamo sommando tre entità che continuano ad agire in modo separato. Bene ha fatto Oppi a presentare la mozione».

Rossella Pinna (Pd) ha invece annunciato il suo voto contrario definendo la mozione n.165 “un cavallo di Troia”. Secondo il consigliere del Pd «si pone una questione giuridica per aprire un dibattito politico. Nel giudizio si è andati fuori tema».

Stesso giudizio da parte di Luigi Lotto (Pd) che ha invitato l’assessore e la Giunta ad andare avanti con le riforme. «Quello che si sta facendo a Sassari è di grande rilevanza, è una scelta di fondo enorme, l’assessore va incoraggiato perché concluda il suo lavoro».

Voto contrario anche da parte del gruppo “Sovranità, Democrazia e Lavoro”. Il capogruppo Roberto Desini ha elogiato l’opera della Giunta: «Non si può non dare atto alla maggioranza che con la legge 23 si sia avviato un processo di riforma del sistema sanitario. Non si può tornare indietro, serve un atto di maturità della classe politica, degli operatori sanitari e dei sindacati. Inammissibili le battaglie per conservare lo status quo».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha invece segnalato la decisione del Governo di cancellare 180 prestazioni diagnostiche. «Noi che ci paghiamo la sanità, cosa vogliamo fare? – ha chiesto Dedoni – non possiamo permetterci il lusso, in un momento di crisi, di dire ai sardi che dovranno rinunciare agli accertamenti in nome delle razionalizzazione. Se non facciamo questo non riusciremo mai a costruire qualcosa di positivo per la Sardegna».

Chiusa la discussione, il presidente Ganau ha messo in votazione la mozione n.165 che è stata respinta con 33 voti contrari e 20 a favore.

L’Aula è quindi passata al terzo punto all’ordine del giorno: l’integrazione dell’Ufficio di Presidenza, ai sensi dell’art. 4 del Regolamento, con la nomina di tre nuovi segretari appartenenti ai gruppi politici non rappresentati al suo interno.

Il presidente Ganau ha aperto le procedure per la votazione a scrutinio segreto. Al termine delle operazioni di voto sono risultati eletti Gianni Lampis (Gruppo Misto) Antonio Gaia (Cristiano Popolari-Socialisti) e Marcello Orrù (Psd’Az).

Il presidente ha quindi dichiarato chiusa la seduta.

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I delegati di “Mare Vivo Sardegna”, Pietro Caredda e Giorgio Culazzu, in rappresentanza anche delle altre associazioni ambientaliste “No Triv” hanno consegnato questo pomeriggio al presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, le 37mila firme raccolte in tutta Italia per l’indizione dei referendum abrogativi relativi ad alcune parti dell’articolo 38 del decreto legge 133/2014 (Sblocca Italia) e dell’articolo 35 del decreto legislativo 83/2012 (decreto Sviluppo). La consegna simbolica delle sottoscrizioni, otto mila delle quali sono state raccolte in Sardegna, è avvenuta nel corso dell’incontro con la conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari e alla presenza del presidente della Regione, Francesco Pigliaru e dell’assessore regionale dell’Ambiente, Donatella Spano.

I rappresentanti dei comitati pro referendum hanno quindi invitato l’assemblea sarda a procedere, così come ha già deliberato la Regione Basilicata e come si accingono a fare le Regioni Marche, Molise, Puglia e Umbria, con l’attivazione della richiesta per la consultazione popolare ed hanno dichiarato di apprezzare l’impegno e la disponibilità dei capigruppo del Consiglio regionale della Sardegna.

Il presidente, Gianfranco Ganau, ha ricordato a questo proposito la decisione unanime, assunta dall’assemblea plenaria della conferenza dei presidenti dei consigli regionali lo scorso 11 settembre, per sottoporre all’attenzione delle rispettive assemblee elettive il ricorso al referendum.

«Tutte le Regioni – ha spiegato Ganau – hanno manifestato la volontà di esprimersi in merito alla difesa dei territori e per riportare al livello locale le scelte e le decisioni che sono proprie delle comunità regionali e che invece sono state accentrate al livello statale. Ma il principale obiettivo della nostra iniziativa resta quello di riaprire il confronto e la trattativa con lo Stato per una rivisitazione di alcune norme contenute nei cosiddetti “decreto Sviluppo” e “Sblocca Italia”.»

Al termine dell’incontro, il presidente Ganau ha quindi annunciato che le due mozioni consiliari relative alla richiesta di referendum per l’abrogazione di parti dell’articolo 38 dello “Sblocca Italia” e dell’articolo 35 del“decreto Sviluppo” saranno discusse in Aula nella seduta in programma domani, mercoledì 23 settembre.  

Comitato #NOTRIV 2

Comitato #NOTRIV 1 Comitato #NOTRIV 3

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Palazzo della Regione 3 copia

Via libera della Regione ai progetti di reindustrializzazione nelle aree industriali. La Giunta Pigliaru ha approvato definitivamente, su proposta dell’assessore della Programmazione e del Bilancio Raffaele Paci la costituzione presso la SFIRS, la Finanziaria della Regione, di un Fondo regionale finalizzato a sostenere i progetti. La Giunta ha dato il via libera anche al Quadro programmatico delle risorse stanziate nell’ambito della Strategia “Il territorio e le reti infrastrutturali” dopo il lavoro di raccordo svolto dalla Cabina di Regia: già in campo per la priorità Infrastrutture ci sono, fra assegnazioni statali e fondi regionali, 284 milioni di euro. Approvato infine, ancora su proposta del vicepresidente della Regione, l’Accordo di Programma Quadro con i territori Parteolla e Basso Campidano, il primo all’interno della nuove Programmazione Territoriale.
Tra le altre delibere approvate, su proposta dell’assessore del Lavoro Virginia Mura, quella riguardante l’approvazione definitiva al Piano triennale per l’emigrazione 2015-2017. Il documento, già approvato nella riunione del 12 maggio scorso, torna all’Esecutivo dopo avere ottenuto il parere favorevole della sesta Commissione permanente del Consiglio regionale che ha proposto alcune modifiche recepite dall’esecutivo con l’approvazione definitiva. Predisposto dalla Consulta per l’emigrazione lo scorso 30 aprile, il Piano triennale per l’emigrazione 2015-2017 pone le basi per lo sviluppo di nuovi rapporti tra l’amministrazione regionale e le sei Federazioni e i 119 Circoli di emigrati sardi in Italia e nel mondo (63 in Italia e 56 all’estero, in Argentina, Australia, Brasile, Canada, Stati Uniti, Bulgaria, Belgio, Francia, Germania, Spagna, Olanda, Svizzera).
E’ stato approvato, su proposta dell’assessore Claudia Firino, il trasferimento delle risorse agli Enti Locali nell’ambito del Piano Straordinario di edilizia scolastica Iscol@. Alle strutture competenti è stato dato mandato di adottare gli atti necessari al trasferimento di risorse pari a 300mila euro all’Unità di Progetto Iscol@ per l’assistenza tecnica del FSC 2007-13.
Approvata la delibera proposta dall’assessore degli Affari generali, Personale e Riforma della Regione, Gianmario Demuro, con la quale viene ratificato l’accordo raggiunto con le organizzazioni sindacali su alcune modifiche giuridiche del contratto collettivo dei dipendenti della Protezione civile. Per lo svolgimento dei servizi essenziali, sono state introdotte ulteriori e particolari norme sulla distribuzione dell’orario di lavoro per garantire una funzionalità 24 ore su 24 del Centro regionale di protezione civile: in questo modo è stata superata la precedente rigidità contrattuale in termini di turni e reperibilità.

L’esecutivo ha stabilito, come richiesto dall’assessore Elisabetta Falchi, che le comunicazioni dei dati sulla raccolta del latte, obbligatorie anche dopo la scadenza (31 marzo scorso) del regime di contenimento imposto dall’Europa, vengano affidate ad Argea. I singoli Stati, infatti, devono comunicare alla Commissione Ue a partire dal 1 maggio il quantitativo di latte vaccino crudo consegnato il mese precedente ai primi acquirenti presenti nel proprio territorio.
Centomila euro sono stati stanziati, su proposta dell’assessore Luigi Arru, per campagne di comunicazione istituzionale. Sono state affidate alle Asl di Oristano, di Lanusei, all’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, alle Asl di Sassari – Nuoro e all’Azienda ospedaliera Brotzu e riguarderanno, rispettivamente : la riorganizzazione della Rete ospedaliera, la peste suina africana, lo sviluppo della rete dei cittadini, la ricetta dematerializzata. Approvati anche i requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi dei laboratori di emodinamica e delle Unità Terapeutiche Intensive Coronariche.

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Nuraghe Losa Abbasanta 2 copia
Gli assessori dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda e dell’Ambiente Donatella Spano, con il capo della Protezione Civile Graziano Nudda e il direttore generale dell’Agenzia regionale del Distretto Idrografico Roberto Silvano, hanno presentato stamane, agli amministratori locali, il primo Piano di gestione del rischio di alluvioni della Sardegna, approvato il 30 luglio scorso dall’Autorità di Bacino e adottato dalla Giunta.
Il Piano entrerà in vigore a dicembre e sarà aggiornato ogni sei anni.
L’incontro, nel Centro Convegni al Nuraghe Losa di Abbasanta, ha aperto il dibattito pubblico sul Piano che si protrarrà fino al 16 novembre, per poter accogliere eventuali suggerimenti utili al suo miglioramento, prima dell’approvazione definitiva entro il 22 dicembre. Il Piano, sottoposto alla procedura di valutazione ambientale nazionale, si integra e coordina con gli altri vigenti per la mitigazione del rischio idrogeologico, cioè il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) e il Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF) e fornisce agli enti locali gli elementi utili a intervenire sulla mitigazione del rischio idrogeologico. È indirizzato agli amministratori locali, ai tecnici, ai professionisti e in generale a tutti i soggetti che istituzionalmente sono coinvolti nella pianificazione delle attività di prevenzione ed è costituito da elaborati tecnici organizzati in Relazioni di piano; Mappe della pericolosità, Danno Potenziale e Rischio da alluvione; Studio della pericolosità da inondazione costiera; Repertori; Scenari di intervento strategico e coordinato; Atlanti; Manuali.
«La Sardegna è stata infrastrutturata ai tempi della siccità, quando il problema era creare dighe, invasi e condotte e ora si ritrova con piogge frequenti e concentrate in poco tempo e poco spazio. Abbiamo perciò infrastrutture inadeguate da mettere in ordine nel più breve tempo possibile e dobbiamo far funzionare molto bene il Piano di Protezione Civile, cioè proteggere la popolazione dai luoghi rischiosi – dice l’assessore Maninchedda -. Con questo Piano per la prima volta viene concretamente valutato il rischio, viene radiografato l’intero territorio regionale e vengono fornite alle amministrazioni le informazioni e dunque gli strumenti per intervenire. Partendo da una certezza: dobbiamo chiudere le strade pericolose, evacuare gli edifici a rischio, cioè fare politica di Protezione Civile fino a che non troviamo il miliardo e 200 milioni che serve per mettere in sicurezza la Sardegna. Dobbiamo cioè sapere dove i fiumi esondano, quali sono i canali tombati, censiti per la prima volta, quanti sono gli edifici pubblici, prima di tutto scuole e ospedali, in area pericolosa, monitorare i ponti: su queste informazioni vanno adeguati i Piani di Protezione Civile e i Piani Urbanistici.»
«La Regione è a completa disposizione dei Comuni per aiutarli a elaborare piani di prevenzione efficaci a tutela dei cittadini» assicura l’assessore Spano spiegando che «il Piano di gestione del rischio di alluvione si è avvalso degli strumenti della Protezione civile, compresa una sintesi dei contenuti dei piani urgenti di emergenza, come prevede la Direttiva Alluvione. Abbiamo mantenuto tutti gli impegni presi con i sardi per far trovare pronti gli strumenti necessari a diffondere la cultura della sicurezza – sottolinea l’assessore dell’Ambiente -. Da inizio mandato ho lavorato per far recuperare alla Sardegna il ritardo sull’applicazione della direttiva del 2004. Lo scorso ottobre, dopo un decennio di ritardo, è stato attivato il Centro funzionale di Protezione civile. Abbiamo quindi pubblicato il Manuale che contiene le procedure di allertamento del sistema regionale di protezione civile per rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico e costituisce un protocollo operativo per integrare gli interventi dei diversi enti e organismi coinvolti nelle attività di protezione civile.»
L’assessore Spano ricorda il programma della nuova serie di incontri territoriali con i Comuni per intensificare le attività di prevenzione e assistenza. «L’Isola ha compiuto enormi e decisi passi in avanti e quanto sinora fatto va a costituire un pilastro fondamentale del piano di gestione del rischio».

 

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Sono otto gli appuntamenti, previsti a settembre e ottobre in diverse aree della Sardegna, inseriti nel programma “Energie in circolo” promosso dalla Regione e realizzato da Sardegna Ricerche nell’ambito del Progetto “Smart City – Comuni in Classe A”, finanziato dall’assessorato dell’Industria con i fondi del Programma Operativo FESR 2007-2013.
Il Progetto Smart City mira a promuovere lo sviluppo di progetti integrati per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica a livello locale. Sono 102 i Comuni della Sardegna che hanno elaborato 31 PAES (Piani di Azione per l’Energia Sostenibile) di cui 10 d’area e 21 comunali. Il percorso è iniziato il 26 giugno scorso a Cagliari con un laboratorio realizzato in occasione della Settimana Europea 2015 per l’Energia Sostenibile. Le prossime tappe avranno l’obiettivo di creare momenti di approfondimento, scambio e confronto sul tema delle energie sostenibili, di sensibilizzare e diffondere informazioni e buone pratiche, di coinvolgere direttamente istituzioni, imprese, insegnanti e alunni delle scuole e cittadini e di promuovere occasioni di integrazione fra differenti progetti e azioni pubbliche e private. Il primo di questi eventi itineranti è fissato per domani, 18 settembre, a Sant’Anna Arresi. Seguiranno Barumini (25 settembre), Arborea (2 ottobre), Macomer (8 ottobre), Ozieri (9 ottobre), Tortolì (16 ottobre), Dolianova (23 ottobre) e, infine, Cagliari (29 ottobre).
«Energie in circolo è un progetto importante che rientra in un disegno più ampio portato avanti dal nostro assessorato sui temi dell’energia e della sostenibilità ambientale, attraverso le linee strategiche del Piano Energetico Regionale recentemente adottate dalla Giunta – ha detto l’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras -. Stiamo disegnando una Sardegna che, entro i prossimi venticinque anni, sarà una regione carbon free e proiettata verso un’economia più verde e a misura d’uomo. Crediamo in questo disegno strategico già descritto all’interno del Piano: l’efficientamento energetico è la terza fonte di energia dopo il metano e le rinnovabili. Per raggiungere questo obiettivo – ha aggiunto l’assessore dell’Industria – sono fondamentali le azioni di sensibilizzazione e di promozione sull’uso più consapevole delle risorse. Azioni che, a loro volta, devono garantire un maggiore coinvolgimento dei Comuni e dei cittadini. Intanto, partiamo da numeri concreti: oltre i 2/3 dei Comuni si sono già attivati con i PAES. Ma non basta. Vorremmo che tutti recepiscano il nostro messaggio e avviino pratiche virtuose per arrivare ad avere il 100% delle amministrazioni dotate di PAES. Pertanto – ha aggiunto l’assessore Piras – questa fase del progetto può essere definita a pieno titolo come parte indispensabile per il pieno raggiungimento degli obiettivi indicati dal Piano Energetico. A conclusione del progetto, infatti, i suggerimenti e le proposte avanzate dalle comunità locali saranno considerate all’interno del Piano in vista dell’approvazione definitiva.»
L’assessorato della Difesa dell’Ambiente collabora al progetto “Energie in circolo” partecipando agli incontri territoriali, invitando gli enti al Premio e realizzando una pubblicazione sulle buone pratiche della sostenibilità ambientale raccolte a livello territoriale. Inoltre, nella giornata conclusiva del 29 ottobre, organizza a Cagliari il seminario “Più stelle nel cielo: i programmi regionali per l’efficienza dell’illuminazione pubblica”, quale contributo regionale nell’ambito della Sustainable energy week 2015 promossa dall’Unione Europea.

«La sostenibilità ambientale non è uno slogan da lanciare all’occorrenza ma una pratica che deve diventare consuetudine nel pubblico come nel privato – ha affermato l’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano –. Con questa iniziativa la Sardegna consolida la propria posizione di regione virtuosa e prosegue un percorso che sfocerà a novembre nel forum regionale “La Sardegna Compra Verde”, sullo strumento delle gare di appalto per beni-servizi-lavori a ridotto impatto ambientale.»

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Donatella Spano 5

La Giunta regionale ha bocciato l’installazione di 16 aerogeneratori per la produzione di energia eolica nel Medio Campidano. Nella delibera presentata e approvata ieri, esprime un giudizio negativo sulla compatibilità ambientale di un impianto situato nel territorio comunale di Sardara e in quelli di San Gavino Monreale e Pabillonis per le relative opere accessorie ed elettriche.

«La tutela ambientale è una priorità e un impianto in quei territori causerebbe gravi impatti per l’ambiente e in generale per il paesaggio – ha detto l’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano -. La Giunta non accetterà nessuna speculazione sull’eolico e farà valere le linee guida delle aree e dei siti della Sardegna individuati come non idonei all’installazione di impianti eolici che ha recentemente approvato.»

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Raimondo Perra

«In Sardegna si sta consumando un grave danno ambientale all’interno del compendio naturalistico Monte Linas-Marganai, uno degli ultimi esempi di foresta mediterranea spontanea cresciuta su strati rocciosi formatisi in oltre 600 milioni di anni.»

Lo scrive in una nota l’on. Raimondo Perra, presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale, che questa mattina ha presentato un’interrogazione al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore all’Ambiente Donatella Spano.

«Il comune di Domusnovas, con l’avallo dell’Ente Foreste – aggiunge Perra -, ha già portato a termine il taglio di 35 ettari di bosco per la produzione di legna da ardere e pellets. Nei prossimi sei anni è previsto il disboscamento di altri 505 ettari secondo quanto previsto da un progetto approvato nel lontano 2009 da Comune e Regione. Se portato a termine, l’intervento causerebbe conseguenze ambientali nefaste: erosione del terreno e scomparsa di alcune specie animali oggi presenti all’interno dell’area naturalistica.»

Del caso, denunciato per primo dal quotidiano online Sardinia Post, si è occupato nei giorni scorsi anche il Corriere della Sera con un articolo dell’inviato di punta del giornale Gian Antonio Stella.

«Enti regionali che gestiscono risorse pubbliche non possono avallare scelte anacronistiche e contrarie agli interessi dello stesso territorio a cui sarebbero rivolti i benefici – sottolinea ancora Raimondo Perra – è necessario intervenire immediatamente per scongiurare il disboscamento della foresta del Marganai e porre rimedio ai gravissimi danni ambientali già prodotti.»

Raimondo Perra, nell’interrogazione, ricorda alla Giunta che nei giorni scorsi oltre 3.000 cittadini hanno sottoscritto una petizione per chiedere di fermare i tagli. Stessa richiesta è stata avanzata all’Esecutivo da alcuni autorevoli esponenti del mondo scientifico.

«I benefici economici annunciati sono palesemente illusori ed inesistenti rispetto all’irreversibilità del potenziale disastro ambientale – conclude il presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale – mentre risultano inutilizzati 58 milioni di euro stanziati dall’Unione Europea per la salvaguardia delle arre boschive del Sulcis.»

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Sabato 12 e domenica 13 settembre è in programma a Laconi, la Festia di Sant’Uberto, patrono dei cacciatori sardi.

I festeggiamenti prenderanno il via con le gare di tiro al piattello, abilità cinofile e attività dimostrative, fossa e percorso di caccia, tiro alla sagoma mobile e fissa, e proseguiranno per tutta la giornata di domenica 13, attorno al parco “Su Dominariu”. La manifestazione, giunta alla seconda edizione sotto l’egida dell’Unione cacciatori Sardegna ed in collaborazione con Regione, Pro Loco di Laconi e Monastir, Sardegna Foreste e Corpo forestale e di vigilanza ambientale, si svolge con un intento chiaro: «Vogliamo valorizzare – dicono il presidente dell’Ucs Bonifacio Cuccu e Modesto Fenu – tutte le espressioni correlate all’attività venatoria, ivi compresa la cinofilia, con particolare riguardo al settore paesaggistico e alla presentazione di prodotti artigianali, senza poi tralasciare gli aspetti legati all’enogastronomia ed alla cultura culinaria venatoria».

Il prologo sarà contrassegnato dalle competizioni di tiro, nelle campagne in località Corongiu Era, per tutta la giornata di sabato. La kermesse entrerà nel vivo domenica mattina con il raduno dei cacciatori nell’oasi attorno al centro del Sarcidano. Si prevede una numerosa partecipazione degli appassionati, con le divise da caccia, e di una folta rappresentanza di famiglie. Alle 9.30 si svolgerà una tavola rotonda sul tema “Una nuova legislazione sull’attività venatoria e il governo dell’ambiente e delle risorse rigenerabili. Dovere morale verso le future generazioni”. I lavori saranno coordinati da Modesto Fenu, che ha presentato il disegno di legge per mettere ordine al settore. Parteciperanno il presidente della Regione Francesco Pigliaru, gli assessori regionali della Difesa dell’ambiente, dei Lavori pubblici, della Sanità e degli Enti locali Donatella Spano, Paolo Maninchedda, Luigi Arru e Cristiano Erriu, Antonio Casula (responsabile dell’Ente Foreste), il presidente della Coldiretti Giambattista Cualbu, Andrea Cortis (Associazione armieri sardi) e il responsabile dell’Ucs Bonifacio Cuccu.

All’interno della location saranno presenti diversi stand che ospiteranno delle mostre sulle armi antiche e moderne, un’esposizione di coltelli sardi e riproduzione del neolitico del maestro Giuseppe Cabras, degli stand sull’attività archeologica sperimentale (dalle ceramiche ai metalli sino ai gioielli), delle mostre su fauna selvatica e prodotti artigianali isolani. Sono previsti dei percorsi guidati per bambini e famiglie. Alle 11.30 è prevista la celebrazione della messa solenne presieduta dall’arcivescovo Arrigo Miglio, accompagnata dai canti del coro di Laconi, con la recita della preghiera dei cacciatori e la benedizione dei cani e dei fucili. Alle 13.30 ci sarà il pranzo con la degustazione di prodotti locali della tradizione isolana. L’evento proseguirà nel pomeriggio, con una gara gastronomica di cucina del cinghiale. Alle 17.00 una dimostrazione balistica nelle campagne attorno al parco, poi “Sa rodia de is Cassadoris” (le più grosse bugie sulla caccia). Alle 18.00 la suggestiva esibizione dei falconieri. Sino alla tarda serata canti e balli della tradizione isolana, con i gruppi folk di Laconi, Monastir e Gadoni. Si concluderà con l’esibizione del gruppo rock “I vecchi amici”. Un evento imperdibile, dunque, per i cacciatori e le famiglie che per un giorno potranno riscoprire una giornata a contatto con l’ambiente e le tradizioni sarde.

Arrigo Miglio copia