21 December, 2025

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Dopo la presentazione dei lavori effettuati nel comune di Musei e in quello di Villamassargia, si terrà a Domusnovas sabato 29 febbraio l’evento di presentazione dei lavori effettuati nell’area verde di Domusnovas, sita in via Bonn e denominata “La carruba”.
L’evento inizierà alle ore 10.00 e terminerà intorno alle ore 13.00. I paesaggisti dell’associazione “Progetto Barega”, Giampietro Tronci e Gigi Usai, la ricercatrice dell’Orto Botanico di Cagliari Francesca Meloni ed i referenti dell’Agenzia regionale Forestas illustreranno ai presenti i lavori svolti in questi due mesi anche grazie all’aiuto dei cittadini volontari.
Sarà presente all’evento anche l’imprenditore Patrick Syrbe che spiegherà ai presenti le proprietà delle piante autoctone sarde.
Durante la mattinata, le varie associazioni partner del progetto allestiranno degli stand informativi e delle mostre fotografiche, e i bambini saranno impegnati prima nella piantumazione di alcune piante di lentisco e  poi protagonisti dei mercatini dello scambio, attività nata con l’obiettivo di sensibilizzarli all’importanza del riciclo e del riuso.“I giardini possibili” è un progetto sostenuto dall’Impresa sociale “con i bambini” mira alla realizzazione di quattro nuovi parchi, quattro nuovi spazi pubblici  nei comuni di Iglesias, Villamassargia, Domusnovas e Musei. I bambini provenienti dalle scuole primarie dei paesi partecipanti sono il centro propulsivo del progetto: i loro sogni e desideri stanno dando forma ai giardini.Il progetto “I giardini possibili” vede nella trasformazione partecipata e consapevole uno strumento di coesione sociale, di trasmissione di buone pratiche, di educazione alla condivisione ed alla tolleranza: un veicolo di innovazione e creatività, soprattutto in realtà rurali e afflitte da isolamento, marginalità e spopolamento. La periferia, grazie alle idee dei bambini e alla collaborazione di abitanti, istituzioni e associazioni, può diventare uno spazio di possibilità, e dunque un centro di sperimentazione delle strategie di trasformazione sostenibile di un territorio allo stesso tempo fragile e meraviglioso come quello del Sulcis Iglesiente.

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Nell’ambito delle iniziative dirette alla prevenzione e repressione del fenomeno del bracconaggio è stata avviata nel mese di febbraio un’importante campagna di controlli nel Sud Sardegna ed in particolare nella zona del Sulcis e nel Sarrabus, punti caldi del bracconaggio italiano ed inseriti tra i “Black Spot” nel Piano d’Azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici.

L’intervento ha visto congiuntamente impegnati il personale del Corpo Forestale regionale del Nucleo investigativo di Cagliari (NIPAF) e delle Stazioni Forestali di Sinnai, Castiadas, Muravera, Teulada Santadi, Carbonia e Sant’Antioco, i Carabinieri Forestali della Sezione Operativa Antibracconaggio Reati a Danno degli Animali (SOARDA) e del Nucleo CITES  di Cagliari, i Carabinieri dei reparti territoriali del Comando Provinciale di Cagliari oltre che numerosi volontari della LIPU.

L’impiego coordinato delle varie forze è richiesto proprio dal Piano Nazionale che tra le azioni prioritarie prevede, in corrispondenza di ciascun black-spot, «la creazione di un coordinamento tra i diversi corpi di vigilanza per garantire un impiego ottimale delle forze disponibili. Il coordinamento deve anche avere lo scopo di favorire lo scambio di informazioni e l’utilizzo ottimale del personale impegnato nella repressione degli illeciti».

La campagna di contrasto al bracconaggio nel Sud Sardegna, ha finora portato all’identificazione e alla denuncia di 10 persone, al sequestro di 312  trappole per uccellagione, di 164 reti per un totale di circa 500 metri quadrati di superficie, di 27 lacci per la cattura degli ungulati, e di 694 esemplari di avifauna, fra  pettirossi, tortore, tordi, merli, storni.

Le attività di repressione nel mercato di via Po di Cagliari hanno consentito il sequestro di gabbie – trappola vendute per la cattura di piccoli uccelli destinati ad essere ricollocati sul mercato illegale per il loro pregiato canto.

Le forze sul campo hanno provveduto, parallelamente alle attività di polizia giudiziaria volte all’individuazione dei responsabili e del loro deferimento all’Autorità Giudiziaria, a bonificare, grazie all’impegno dei volontari impiegati, ampie zone del territorio rimuovendo ulteriori lacci, reti e trappole indirizzate alla cattura illegale di fauna e avifauna. 101 uccelli, tra cui rapaci protetti, rimasti impigliati nelle reti, sono stati liberati nei cieli Sardi.

Tra le attività, è stata tenuta anche una campagna di educazione ambientale presso la scuola dell’infanzia “La mia favola” del comune di Capoterra, località Poggio dei Pini: sensibilizzare i piccoli cittadini consentirà alla società di avere in futuro adulti consapevoli dell’importanza delle funzioni che l’ambiente svolge nel suo complesso.

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Si è conclusa la prima parte dei lavori di adeguamento, manutenzione ordinaria e straordinaria ed efficientamento energetico degli impianti di illuminazione pubblica della città di Iglesias.
Nell’ottica di un mantenimento in piena efficienza degli impianti, e dopo i sopralluoghi effettuati al fine di valutare lo stato dell’illuminazione in città, si è provveduto a sostituire i vecchi corpi illuminanti con i nuovi sistemi a led, garantendo un miglior livello di illuminazione ed un importante risparmio nel consumo di energia elettrica, che si ripercuote in una conseguente riduzione della spesa per le casse erariali.
Gli interventi, finanziati grazie alla sinergia tra il ministero dell’Economia e Finanza ed il comune di Iglesias, per un totale di euro 130.000,00, hanno interessato le vie:
– Via della Regione
– Via Valverde
– Via Antas
– Via San Salvatore
– Via del Cimitero
– Via Roma
– Via XX Settembre
– Via Veneto (fronte Giardini Pubblici)
– Via Oristano
– Via Diaz
– Via Nuoro
– Piazza Mercato
Nelle prossime settimane si procederà con una seconda serie di interventi, finanziati per un importo complessivo di euro 127.759,09, che interesseranno le vie:
– Via Terni
– Via Tirso
– Via Flumendosa
– Via Emilia
– Via Piemonte
– Via Marche
– Via Abruzzo
– Via Calabria
– Via Carbonia
– Via Limbara
– Via Sulcis
– Via San Leonardo
– Via Ogliastra
– Via Fra Ignazio
– Vico Fra Ignazio
– Via F.lli Bandiera
«Una serie di interventi – ha spiegato il sindaco Mauro Usai – che vogliono rispondere in maniera concreta all’esigenza di efficientamento energetico, coniugando il risparmio con la salvaguarda ambientale.»
L’assessore dei Lavori pubblici, Vito Didaci, ha spiegato come grazie ai nuovi impianti si possa ottenere una migliore qualità dell’illuminazione pubblica, «prevenendo quello che viene definito “inquinamento luminoso” ed evitando sprechi di energia. Gli interventi, in una fase successiva, riguarderanno anche altre zone della città, garantendo migliori risultati a costi inferiori».

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Mattinata di audizioni, ieri, in commissione “Attività Produttive” sulla situazione delle società Igea e Carbosulcis e sulla proposta di legge di riordino delle professioni turistiche con particolare riferimento alle guide ambientali ed escursionistiche.

Igea e Carbosulcis:

La situazione delle due società regionali, una in house (Igea) e l’altra partecipata (Carbosulcis) è stata illustrata alla Commissione dai due commissari Michele Caria e Francesco Lippi.

«Il piano di chiusura dell’ex miniera di Nuraxi Figus, avviato nel 2014, va avanti – ha spiegato Francesco Lippi – stiamo rispettando le prescrizioni e le tempistiche indicate dalla Commissione europea. Nel 2018 c’è stato lo stop definitivo all’attività estrattiva e proseguiamo negli interventi di messa in sicurezza e bonifica del sito che si concluderanno nel 2026». Il commissario della Carbosulcis ha indicato alcune criticità riscontrate nell’attuazione del piano di dismissione: la gestione del personale e la chiusura della discarica delle ceneri provenienti dall’ex centrale Enel di Portovesme: «Sugli esuberi e gli incentivi all’esodo del personale il piano ha subito un rallentamento a causa di alcuni interventi legislativi – ha affermato Francesco Lippi – dai 450 dipendenti del 2014 siamo passati ai 130 attuali, 70 in più rispetto alle previsioni iniziali. Tra gli attuali dipendenti, il numero più consistente è rappresentato dagli impiegati. Per questo abbiamo attivato una procedura di mobilità  che ci consentirà di poter utilizzare 12 persone (10 provenienti da Igea e due dalla miniera di Olmedo) per portare a termine alcuni interventi di ripristino ambientale». Francesco Lippi ha poi parlato dello stato finanziario della società: «Il piano di chiusura aveva una dotazione di 100 milioni di euro per il periodo 2014-2027 – ha detto Francesco Lippi – gran parte delle risorse sono state incamerate, quando la miniera era attiva, sotto forma di aiuti di Stato. Oggi abbiamo in cassa circa 30 milioni di euro che non saranno sufficienti a raggiungere il traguardo del 2027. Il costo attuale è di circa 18 milioni all’anno. Ciò significa che dal 2023 occorrerà pianificare un nuovo percorso per arrivare alla definitiva chiusura della miniera».

Il commissario della Carbosulcis ha poi parlato dei progetti di riconversione, di ricerca scientifica e di promozione di nuova imprenditorialità che stanno interessando il sito: «La buona notizia di questi giorni arriva da Bruxelles – ha rimarcato Francesco Lippi – Nuraxi Figus, insieme a Taranto, sembra essere uno dei siti prescelti per i progetti di riconversione energetica nell’ambito del Green New Deal approvato dal Parlamento europeo e voluto dalla presidente Ursula von Der Leyen. Una partita da 350 milioni che rappresenta un’opportunità straordinaria per la Sardegna». Un’altra grande opportunità  per il rilancio del sito minerario è offerta dalla ricerca e dall’innovazione tecnologica: «Nel 2018 è partito il progetto ARIA, voluto dall’Istituto nazionale di fisica nucleare. La miniera di Seruci ospita la più grande torre di distillazione criogenica del mondo per la produzione di isotopi in purezza da impiegare nella ricerca della materia oscura. In futuro potrebbero esserci sviluppi commerciali con l’utilizzo degli isotopi in campo medico, farmaceutico, ambientale ed agricolo. Ci sono già importanti manifestazioni di interesse da parte di gruppi internazionali che la Regione sta valutando».

Non si parla più di chiusura, invece, per Igea che dopo le grave crisi di qualche anno fa, culminata nell’apertura di una procedura di liquidazione, è stata ricapitalizzata e ha ripreso la sua attività. «Siamo usciti dalla procedura di liquidazione nel 2017 – ha detto il commissario Michele Caria – da tre anni abbiamo ripreso con le bonifiche ambientali e assunto nuovi incarichi anche nel campo della messa in sicurezza le  miniere dismesse. Stiamo inoltre procedendo a un censimento dei siti che una volta concluso sarà trasmesso alla Regione per la predisposizione di un piano complessivo di interventi che avrà bisogno di molte risorse da reperire attraverso i fondi europei. E’ la prima volta nella storia che si predispone un piano di questa portata».

Caria ha poi annunciato il censimento del patrimonio immobiliare di Igea: «Abbiamo ereditato da Emsa un consistente numero di immobili – ha spiegato il commissario – sono oltre 4.500 le posizioni catastali censite. Vogliamo avere un  quadro complessivo del patrimonio disponibile per provvedere alla dismissione dei beni privilegiando la cessione, come previsto dalla legge 33, ai comuni che ne faranno richiesta per pubblica utilità. Igea non ha la forza di gestire un patrimonio di questa consistenza».

Anche Igea, come Carbosulcis, sta intanto pensando a possibili utilizzi alternativi dei siti minerari: «A Lula, nella miniera di Sos Enatos, va avanti un grande progetto di ricerca sulle onde gravitazionali promosso dall’Università di Sassari – ha sottolineato Michele Caria – un altro possibile utilizzo è quello dello stoccaggio di prodotti alimentari (vino e formaggio) per il quale ci sono già delle richieste presentate da alcuni gruppi imprenditoriali. Per finire con i progetti di recupero e riciclaggio dei rifiuti rimossi con le bonifiche».

Piena disponibilità a lavorare a progetti innovativi di sviluppo è arrivata dall’assessore dell’Industria Anita Pili: «E’ importante coinvolgere il Consiglio sul ruolo che le società partecipate potranno avere in questo percorso – ha detto Anita Pili – come assessorato stiamo pensando ad aprire alcuni tavoli tecnici per valutare le proposte. L’avvio della collaborazione per la mobilità del personale tra Igea e Carbosulcis è un importante passo in avanti che consentirà di valorizzare le risorse umane e realizzare una cultura d’impresa condivisa».

Proposta di legge su guide ambientali:

In Commissione va avanti l’esame della proposta di legge presentata dal centrosinistra, primo firmatario il consigliere del Pd Salvatore Corrias, per il riordino delle professioni ambientali. Obiettivo: consentire alle guide ambientali che operano in Sardegna di specializzarsi per poter accompagnare i turisti su percorsi escursionistici attrezzati.

Il parlamentino presieduto da Piero Maieli ha sentito il direttore generale dell’assessorato del Turismo Angela Maria Porcu che ha rilevato alcuni possibili profili di illegittimità costituzionale. «E’ una materia sottoposta alla competenza legislativa concorrente Stato-Regioni che riserva allo Stato la definizione dei principi fondamentali – ha detto Anna Maria Porcu – la proposta di legge interviene su professioni specialistiche che prevedono l’uso di materiali e attrezzature riservati in modo esclusivo alle guide alpine. In passato ci sono stati diversi tentativi di introdurre figure simili che sono stati però vanificati dall’intervento della Corte Costituzionale. Per questo la Giunta sta pensando di avviare dei corsi, in collaborazione con il Conaga (Collegio nazionale delle guide alpine) che permettano alle guide ambientali della Sardegna di conseguire il titolo di Guida alpina o Accompagnatore di media montagna, qualifiche disciplinate dalla legge nazionale n.2 del 1989. In questo modo anche le nostre guide potrebbero accompagnare gli escursionisti nei percorsi ferrati, con corda o in pareti rocciose».

Di diverso avviso il primo firmatario della proposta di legge: «Siamo consapevoli delle criticità presenti nella proposta ma riteniamo che possano essere superate – ha detto Salvatore Corrias – questa iniziativa non mira a creare nuove professioni ma a dare una specializzazione alle guide che già lavorano nei nostri territori. Vogliamo mettere i nostri ragazzi nelle condizioni di operare al meglio. I tratti da percorrere in “ferrata” o con l’ausilio di una corda sono brevi, non è necessaria la presenza di una guida alpina, basta una formazione adeguata che consenta alle guide ambientali di offrire i loro servizi in massima sicurezza».

Posizione condivisa dai rappresentanti delle guide sarde: «Il turismo ambientale non è lo stesso di 20 anni fa – ha detto Alessandro Abis, vice presidente dell’AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche)occorre cambiarlo ed innovarlo. La proposta di legge non è finalizzata alla creazione di nuove figure professionali, si tratta solo della possibilità di dare una ulteriore qualifica alle guide esistenti. La legge nazionale del 1989 non è sacra come hanno dimostrato diverse sentenze del Tar. E’ una norma obsoleta, la proposta di legge va nella giusta direzione. L’esclusiva alle guide alpine dovrebbe essere riservata solo per i percorsi alpini, in questo caso si parla di percorsi escursionistici attrezzati».

«Non vogliamo alzare muri contro le guide alpine – ha aggiunto Gianluigi Paffi di Guide Confesercenti – noi siamo per la massima collaborazione. Ciò che occorre evitare è l’abuso della professione».

«Le guide sarde devono essere messe nelle condizioni di svolgere al meglio il loro lavoro – ha detto Luciano Murgia, rappresentante delle Guide del Supramonte – il turismo ambientale è completamente cambiato nell’ultimo decennio, i professionisti sardi devono essere messi nelle condizioni di svolgere attività che oggi sono precluse. Vogliamo lavorare a casa nostra, il futuro dei piccoli paesi dipende anche da questo.»

Massima disponibilità ad appoggiare le richieste degli operatori è arrivata da tutte le forze politiche rappresentate in Commissione. «Ci confronteremo con la Giunta e con gli uffici per trovare una soluzione percorribile – ha detto il presidente Maieli – le richieste degli operatori sono legittime, nostro obiettivo è dare la possibilità alle guide sarde di lavorare nel nostro territorio e di offrire ai turisti servizi sempre più efficienti e sicuri».

 

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Il Cortoghiana ha mancato l’accesso alla finale ma esce a testa alta dalla Coppa Italia. Dopo aver perso di misura la gara casalinga con la Macomerese, mercoledì pomeriggio la squadra di Marco Farci ha pareggiato 0 a 0 quella di ritorno, giocata senza l’infortunato Devid Pinna e lo squalificato Stefano Demontis e, per 70 minuti, con un uomo in meno per l’espulsione di Matteo Marteddu, maturata per proteste.

Il Cortoghiana è andato vicino al vantaggio al 18′ del primo tempo, con un colpo di testa di Madeddu su calcio di punizione battuto da Bove. Una volta rimasto in dieci, ha controllato senza correre grandi rischi, con Omar Galizia sugli scudi quando ce n’è stato bisogno e, nel finale, ha avuto la grande occasione per passare in vantaggio e riportare la doppia sfida in parità, con Marco Foddi, che solo in area, ha calciato sull’esterno della rete.

La Macomerese, protagonista di una grande partita due settimane fa a Cortoghiana, dove vinse meritatamente, affronterà in finale l’Usinese che nell’altra semifinale ha travolto per 3 a 0 l’Ilvamaddalena, ribaltando il successo di misura ottenuto dalla squadra maddalenina nella gara d’andata, per 3 a 2.

Il Cortoghiana si rituffa ora nel campionato, dove è in piena corsa per la qualificazione ai play-off promozione. Domenica al Comunale arriva la vicecapolista Quartu Sant’Elen.

 

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“Giustizia e Misericordia” sarà il tema affrontato nel corso della Tavola rotonda prevista nel cammino formativo annuale della Scuola della Parola e promosso dall’Ufficio Catechistico della Diocesi di Alghero-Bosa, Settore Apostolato Biblico, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Macomer e l’Università delle Tre Età di Alghero.

Protagonisti dell’incontro pubblico saranno il frate francescano padre Salvatore Morittu, responsabile dell’Associazione “Mondo X” ed il Magistrato del Tribunale di Sassari dott. Salvatore Marinaro, Presidente della Sezione Penale del medesimo Foro.

La Tavola rotonda si svolgerà venerdì 28 febbraio, a Macomer, ore 18.00, nella sala consiliare del comune di Macomer e sabato 29 febbraio ad Alghero, sempre alle ore 18.00, nel salone dell’ex Seminario diocesano di via Sassari.

Giuseppe Manunta

 

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E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 25 febbraio un concorso pubblico, per esami e titoli, per il reclutamento di 3.581 allievi carabinieri presso il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri. I requisiti che i candidati devono possedere sono i seguenti: cittadinanza italiana; godimento dei diritti civili e politici; diploma di istruzione secondaria di primo grado (per i militari in servizio e in congedo) e diploma di istruzione secondaria di secondo grado (per i candidati non in servizio e in congedo); aver tenuto condotta incensurabile e non essere stati condannati per delitti non colposi; avere idoneità psicofisica ed attitudinale all’impiego, etc.

Lo svolgimento del concorso prevede: una prova scritta, che consisterà nello svolgimento di un questionario contenente 100 quesiti a risposta multipla vertenti su argomenti di cultura generale (italiano, storia, geografia, matematica, geometria, scienze…), di informatica, di ragionamento verbale e di lingua straniera a scelta tra francese, inglese, spagnolo o tedesco; prove di efficienza fisica; accertamenti dell’idoneità psicofisica ed attitudinale; valutazione dei titoli. Nella domanda di partecipazione i candidati…

L’articolo completo è consultabile nel sito: http://suntini.it/diariolavoro_carabinieri_2_20.html .

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Lunedì 2 marzo, alle ore 11.00, presso la Sala al Primo Piano della Torre Civica in piazza Roma a Carbonia si terrà la conferenza stampa per la presentazione della stagione Bacu Abis Teatro 2020 #ContAtti #EmoAzioni #NarrAzioni, organizzata dalla Cernita Teatro con la direzione artistica di Monica Porcedda, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Carbonia, l’assessorato regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali e Spettacolo, la Fondazione di Sardegna e il Circuito CEDAC, Teatro Ragazzi. La rassegna, inaugurata il 17 gennaio, proseguirà sino al 7 giugno.

 

 

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Anche quest’anno il comune di Masainas viene incontro alle famiglie e a suoi piccoli cittadini, sostenendo la partecipazione alle attività sportive. Il bando “Sport senza crisi”, giunto alla quarta edizione, permette infatti di ottenere un contributo sulle spese sportive, di frequenza e di iscrizione, ed é rivolto ai residenti dai 5 ai 14 anni con un Isee fino ai 15.000 euro. L’assessorato dei Servizi sociali, in questo modo, intende non solo valorizzare l’importanza delle attività aggregative e i valori positivi insiti nello sport, ma anche e soprattutto sostenere le famiglie che si trovassero nella difficoltà di non poter far frequentare ai propri figli le attività sportive.

«Si tratta di un piccolo contributo – commentano il sindaco Ivo Melis e l’assessore dei Servizi sociali Ilaria Portas – ma è importante per questa amministrazione sostenere i cittadini in tutte le attività, cercando di eliminare anche quei piccoli ostacoli economici che pregiudicano le scelte di famiglie e ragazzi. Lo sport è importante sia come attività motoria, ma anche e, soprattutto, per i valori positivi che porta con sé. Auspichiamo anche quest’anno grande partecipazione – concludono Ivo Melis ed Ilaria Portas – e proseguiremo su questa strada per sostenere sempre i nostri ragazzi.»

 

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Quante similitudini tra Arsia e Carbonia, città dalle origini e dai destini incrociati.
Costruita in un anno e mezzo dal regime fascista, dal progetto dello studio triestino di Gustavo Pulitzer Finali, grande architetto che si occupò, insieme a Cesare Valle e Ignazio Guidi, anche della realizzazione di Carbonia. Nel gruppo di lavoro figura la firma dell’architetto sloveno Zorko Lah, che realizzò i progetti di una tipologia di “palazzine” di Carbonia, le LACCHI N e R, visibili nella parte bassa di via della Vittoria  tra via Mazzini e Via Domenico Millelire), il suo cognome a seguito delle assurde regole imposte dal fascismo, fu italianizzato appunto da Lah a Lacchi.
Arsia fu inaugurata con la tipica enfasi propagandistica fascista il 4 novembre 1937, a rappresentare il regno ed il regime il Duca di Spoleto, la prima città-azienda, 12 mesi dopo seguì, il 18 dicembre 1938, la più grande e popolosa Carbonia.
L’architettura della cittadina in puro stile razionalista, sorta dopo le bonifiche che comportarono il prosciugamento di un lago, fu dotata dei servizi principali, scuole, ospedale, campo sportivo, ufficio postale, cinema, una piscina e di un albergo, statue del famoso scultore Marcello Mascherini. La Chiesa, dedicata a Santa Barbara, patrona dei minatori, ha una forma particolare, ricorda un carrello rovesciato per il trasporto del carbone, ed il campanile quello di una lampada usata in galleria, fu opera così come il palazzo municipale, dello stesso Pulitzer Finali.
Già nel 1936, poteva contare su 6.978 abitanti, sotto l’amministrazione di Albona e Barbara D’Istria, divenne comune autonomo nel 1937, con una popolazione arrivata a circa 10mila unità.
Questo alla luce del sole, mentre sotto terra, l’estrazione del carbone era ai suoi picchi massimi, erano già operative 160 km di gallerie, sino ai 350 metri di profondità, ma si dice che arrivassero anche a quota meno 500.
Minerale strategico e di ottima qualità, veniva addirittura paragonato, per le sue proprietà, a quello estratto nel Galles.
Viscere della terra pericolose e teatro, da subito, di numerosi incidenti mortali (nel 1937 furono 17 i morti, nel 1939 si registrarono 7 vittime), preludio a quello che sarebbe avvenuto, qualche anno dopo la sua inaugurazione.
Troppo importante quella produzione, per il regime autarchico, scelta obbligata a causa dell’embargo imposto all’Italia dopo l’invasione di Mussolini all’Etiopia.
Era il 28 febbraio del 1940, alle ore 4,35 del mattino, poco prima dell’avvicendamento dei turni di lavoro, un violentissimo scoppio nei livelli, 15, 16, 17 e 18, a morire furono in 185. Giovani prevalentemente istriani locali, età media trent’anni, il più giovane di soli 17, ma anche veneti, friulani, lombardi, emiliani, toscani, siciliani, marchigiani. Stando alle ricerche furono 53 quelli sardi o, comunque, provenienti dalla Sardegna. Il numero degli intossicati fu di 150, di coloro che perirono successivamente per le gravi ferite riportate è imprecisato.
Una morte orribile, asfissiati dal gas o seppelliti dalle frane, “un inferno di fuoco e polvere”, ci vollero molti giorni per recuperare le salme.
Una spasmodica lotta dei colleghi per riportare in superficie le spoglie di quei minatori e restituirle alle famiglie, tra loro si distinse un minatore e sindacalista triestino, Arrigo Grassi, che subito dopo il disastro, si calò ripetute volte nelle gallerie, salvando una decina di colleghi, prima di trovare la morte anche lui, sopraffatto dai micidiali gas. Un vero eroe e, per questo, ad imperitura memoria ricordato come tale.
Il regime tenne celata la notizia, una vera censura, qualche breve cronaca sulla stampa riportava dati che tendevano a minimizzare, 60 morti, qualche decina di feriti.
Non fu cosi, perché quella fu la più grande tragedia dell’industria estrattiva italiana, addirittura tra le più catastrofiche a livello mondiale, ma a differenza di Marcinelle, quelle vittime non hanno mai avuto il giusto tributo e gli onori che meriterebbero. Viene definita “la tragedia dimenticata“, le vicende di confine, susseguite alla conclusione della seconda guerra mondiale, resero quei morti “figli di nessuno”.
I freddi verbali redatti dai Regi Carabinieri liquidarono la tragedia «come omissione delle misure di sicurezza». Quali norme di sicurezza potevano essere osservate, quando la Germania era già in guerra, causa il blocco navale alleato, non riforniva più l’Italia dell’insostituibile carbone e la produzione ad Arsia aumentò repentinamente da 300mila tonnellate ad un milione di tonnellate annue, impegnando 7.000 addetti.
L’astensione dal lavoro durò tre settimane, una fortissima reazione, visti i tempi e le limitate libertà che venivano imposte.
Non pagò realmente nessuno per quella sciagura, in sordina pochi giorni dopo, i vertici dell’Ente Nazionale Carboni, vennero azzerati, ma tutto si concluse con quell’unico atto burocratico.
Ogni anno, in quella data funesta, si rende onore a quei caduti, l’amministrazione locale, e tante associazioni si stringono nel ricordo di quel tragico evento, da qualche anno anche il governo italiano partecipa ufficialmente alla commemorazione.
Arsia, dal 1943 al 1945 fu occupata dai nazisti, a cui si sostituirono i partigiani jugoslavi, che destinarono ai lavori minerari prigionieri di guerra e condannati ai lavori forzati.
Nel 1943 in una foiba, nei pressi di Albona denominata dei “colombi” subito dopo l’armistizio dell’otto settembre, furono gettati in una voragine carsica 72 italiani, dei quali una ventina dipendenti dell’Azienda Carboni Italiani (in totale quelli accertati nelle riesumazioni dalle varie foibe, come dipendenti A.CA.I. furono una sessantina), alcuni di loro provenienti da Carbonia, tra i quali Alberto Picchiani, giovane direttore dell’A.CA.I. che gestiva 9mila operai, giustiziato dai partigiani di Tito il 5 ottobre 1943.
Nel dopoguerra in quel clima di costante pericolo ci fu il mesto e duro esodo delle famiglie italiane.
Arsia fu annessa ufficialmente alla Repubblica Socialista Jugoslava nel 1961.
L’attività estrattiva andò via via diminuendo, sino a cessare definitivamente nel 1992.
Arsia (in croato Raza) oggi è un comune croato, situato nella parte sud orientale dell’Istria, dista 4,5 km dal centro più importante Albona e 121 km da Trieste. Conta circa 3mila abitanti, per oltre il 90 per cento di madrelingua croata, un 5 per cento bosniaca quella italiana risulta ormai marginale.
Purtroppo, causa le stringenti misure di prevenzione per il cosiddetto “coronavirus”, le cerimonie sono state annullate e saranno celebrate a data da destinarsi.
Alle cerimonie per la commemorazione dell’ottantesimo anniversario della tragedia, avrebbe dovuto presenziare a titolo personale, anche una rappresentanza proveniente da Carbonia.
Un invito pervenuto dall’amministrazione di Arsia, al ricercatore storico ed appassionato di storia locale, originario di Carbonia, Mauro Pistis, che più volte ha visitato la cittadina, e ha approfondito e scritto più volte sull’argomento  Con i suoi studi ha contribuito a togliere un velo di oblio sul dramma accaduto 80 anni addietro, approfondendo i vari aspetti storici, architettonici e sociali che legano Arsia e Carbonia.
Antonello Pirotto