23 December, 2025

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consiglio regionale

Anche la Regione Sardegna avrà il collegio dei revisori dei conti, organo di vigilanza sulla regolarità contabile, finanziaria ed economica che opererà in stretto raccordo con la sezione di controllo della Corte dei Conti. L’ha deciso il Consiglio regionale, approvando lo schema di decreto legislativo presentato dalla Giunta.
«Ci dotiamo del collegio dei revisori dei conti come hanno già fatto le altre regioni – spiega l’assessore del Bilancio Raffaele Paci -. Si tratta, sostanzialmente, di garantire un collegamento fra i controlli interni delle amministrazioni regionali e i controlli esterni della Corte dei Conti, secondo il modello sperimentato per gli enti locali. Un collegamento che assolve anche a una funzione di razionalità nelle verifiche di regolarità ed efficienza sulla gestione delle singole amministrazioni: infatti la legge 20 del 1994 prevede che la rispondenza dei risultati dell’attività amministrativa agli obiettivi stabiliti dalla legge sia accertata dalla Corte dei Conti anche in base all’esito di altri controlli. Anche le Regioni a statuto speciale devono adempiere, nel rispetto degli Statuti e delle relative norme di attuazione: il lavoro dei revisori garantirà dunque un controllo costante interno sulla regolarità finanziaria della Regione, garantendo più trasparenza e maggiore efficienza anche nei rapporti con la Corte a tutela di tutti i cittadini sardi.»
La Regione Sardegna ha deciso di istituire attraverso norme di attuazione (dunque con il passaggio finale in Consiglio dei ministri dopo quello in Giunta e in Consiglio regionale) il collegio dei revisori dei conti, le sue funzioni fondamentali e i requisiti essenziali dei suoi componenti. Alla legge regionale, nel rispetto dei principi stabiliti dalla normativa Statale in materia, viene rinviata la determinazione dei compensi, la disciplina integrativa di specifiche funzioni e quella di dettaglio del procedimento di nomina.

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Regione, Associazioni di categoria delle aziende agro-silvo-pastorali e ANCI Sardegna questa mattina hanno firmato il protocollo per la definizione di attività di collaborazione in materia di antincendio boschivo e rurale. «L’intesa siglata oggi – ha sottolineato l’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano – è frutto di un lavoro durato un anno, in stretta collaborazione con l’ANCI e le associazioni di categoria. C’è stata una piena condivisione delle finalità e degli interventi più opportuni attraverso il coinvolgimento degli operatori agricoli, senza i quali non sarebbe possibile compiere un passo avanti di questa portata. Le Associazioni sono state molto propositive e hanno mostrato grande partecipazione: metteranno risorse materiali e immateriali per raggiungere l’obiettivo finale sia nella prevenzione che nella lotta attiva, entrambe fondamentali in un’attività così complessa com’è il Piano antincendio. Ugualmente importante è il ruolo dell’ANCI e degli enti locali». 

«Gli agricoltori – ha commentato il capo di gabinetto dell’assessorato dell’Agricoltura Antonio Biancu – sono le prime vittime degli incendi. Averli coinvolti in questo accordo è il presupposto per ottenere risultati concreti. È bene tuttavia che, prima di approvare in Giunta il Piano antincendio e le relative prescrizioni, questo stesso tavolo sia nuovamente convocato per una analisi preventiva delle prescrizioni stesse, per avere un ulteriore coinvolgimento degli operatori agricoli e quindi una valutazione condivisa.»

Il protocollo porta anche le firme dei direttori generali del Corpo forestale e di Vigilanza ambientale Gavino Diana, della Protezione civile Graziano Nudda e dell’agenzia regionale Laore Maria Ibba, del presidente dell’ANCI Sardegna Emiliano Deiana e dei rappresentanti di Coldiretti, Confagricoltura, CIA e Copagri. Questi ultimi, nel corso della conferenza stampa, hanno sottolineato che si tratta del primo accordo di questa natura raggiunto in Italia.

Con questo protocollo, i sottoscrittori intendono promuovere e sostenere il ruolo attivo degli agricoltori e delle loro organizzazioni per aumentare l’auto-protezione e la sicurezza intrinseca delle oltre 35mila aziende coinvolte, anche attraverso un processo di informazione e formazione degli operatori. Le Associazioni metteranno a disposizione le risorse che possono essere impiegate come base conoscitiva e di gestione delle informazioni: banca dati georeferenziata delle aziende agricole; banca dati delle macchine ed attrezzature agricole disponibili nelle aziende agricole; rete capillare di uffici su tutto il territorio regionale e referenti territoriali profondi conoscitori delle aziende agricole operanti nelle aree rurali; rete capillare di associati, primi conoscitori degli ambienti rurali, operanti su tutto il territorio regionale; strumenti di comunicazione immediata con i propri associati (sms, numeri di telefono, e-mail).

Le organizzazioni professionali agricole si impegnano ad organizzare, d’intesa con il Corpo forestale e l’agenzia Laore, moduli formativi antincendi che consentano di trasmettere buone pratiche da diffondere nelle aziende agricole, per potenziare la prevenzione e ridurre progressivamente i rischi da incendio. Le Associazioni, inoltre, parteciperanno attivamente alla campagna d’informazione sia nella fase della prevenzione degli incendi che durante le attività di spegnimento.

Il Corpo forestale avrà i seguenti compiti: coordinamento e gestione dell’attività formativa a beneficio degli operatori agricoli e pastorali; studio di un modello organizzativo per integrare la rete degli operatori agricoli nel sistema antincendi regionale (prevenzione e lotta attiva), in particolare nei focolai e negli incendi a bassa intensità; coinvolgimento degli operatori agricoli e pastorali durante l’attività antincendi, purché adeguatamente formati e addestrati; rilascio degli attestati di frequenza e profitto dei corsi; rilascio degli attestati di conformità delle aziende agro-pastorali alle prescrizioni antincendi.

La Protezione civile, oltre a partecipare allo studio di un modello organizzativo, si impegna ad assistere le Associazioni nelle procedure di certificazione di qualità delle aziende con i requisiti di auto protezione dagli incendi. Inoltre si avvarrà delle Associazioni agricole durante la campagna di prevenzione e informazione nel periodo degli incendi boschivi e rurali.

I corsi formativi (minimo 12 della durata di 2 giornate per ciascun corso) si terranno ogni anno nel periodo marzo-aprile. Sono previste 6 ore di teoria in aula e 6 ore sul campo presso una delle aziende modello selezionate in accordo con il Corpo forestale e precedente formate, strutturate e attrezzate. Gli argomenti trattati saranno: attività da porre in essere in azienda ai fini della prevenzione; organizzazione aziendale finalizzata alla sicurezza aziendale: indicazioni di come deve essere strutturata l’azienda per prevenire gli incendi (stalle, fienili, fitofarmaci, riserve idriche, ecc.); attività da porre in essere prima dell’inizio della campagna antincendio (sfalcio, arature e fresature intorno alle case, pulizie delle gronde, ecc.); comportamento in caso di incendio; messa in sicurezza dell’azienda; utilizzo dei dispositivi antincendio; tecniche di uso del fuoco controllato per ridurre la biomassa combustibile in spazi definiti e nel rispetto delle prescrizioni regionali antincendio; lettura e analisi del bollettino di previsione del pericolo di incendio.

Sono principalmente due i vantaggi per le aziende certificate: il riconoscimento della certificazione per ricevere dalla Regione una percentuale di aiuto all’abbattimento del premio assicurativo e il riconoscimento della certificazione per l’esclusione dai controlli sulla condizionalità.

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Il Parlamento ha adottato oggi nuove norme sui rifiuti e sull’economia circolare.

Migliorare la gestione dei rifiuti può portare benefici all’ambiente, al clima e alla salute, ma non solo. Questo pacchetto legislativo, composto da quattro atti, mira a promuovere la cosiddetta economia circolare.

Entro il 2025, almeno il 55% dei rifiuti urbani domestici e commerciali dovrebbe essere riciclato, si legge nel testo. L’obiettivo salirà al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035. Il 65% dei materiali di imballaggio dovrà essere riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030. Vengono fissati inoltre degli obiettivi distinti per materiali di imballaggio specifici, come carta e cartone, plastica, vetro metallo e legno.

Sono 497 i chili di rifiuti pro capite prodotti dall’Italia nel 2016, di cui il 27,64% è messo in discariche, il 50,55% viene riciclato o compostato e il 21,81% incenerito.

La proposta di legge limita inoltre la quota di rifiuti urbani da smaltire in discarica a un massimo del 10% entro il 2035. Nel 2014, Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Olanda e Svezia non hanno inviato praticamente alcun rifiuto in discarica, mentre Cipro, Croazia, Grecia, Lettonia e Malta hanno interrato più di tre quarti dei loro rifiuti urbani.

L’Italia nel 2016 ha smaltito in discarica 26,9 milioni di tonnellate di rifiuti, circa 123 chili pro capite che corrispondono al 27,64% della quota di rifiuti prodotti. 

I prodotti tessili e i rifiuti pericolosi provenienti dai nuclei domestici dovranno essere raccolti separatamente entro il 2025, così come i rifiuti biodegradabili che potranno essere riciclati anche direttamente nelle case attraverso il compostaggio. 

In linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, gli Stati membri dovrebbero ridurre gli sprechi alimentari del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030. Al fine di prevenire lo spreco di alimenti, i Paesi UE dovrebbero incentivare la raccolta dei prodotti invenduti e la loro ridistribuzione in condizioni di sicurezza. Per i deputati si deve puntare anche sul miglioramento della consapevolezza dei consumatori circa il significato dei termini “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”.

«Con questo pacchetto l’Europa punta con decisione a uno sviluppo economico e sociale sostenibile, in grado di integrare finalmente politiche industriali e tutela ambientale. L’economia circolare, infatti, non è solamente una politica di gestione dei rifiuti ma è un modo per recuperare materie prime e non premere oltremodo sulle risorse già scarse del nostro pianeta, anche innovando profondamente il nostro sistema produttivo», ha detto la relatrice Simona Bonafè (S&D, IT).

«Certo, il pacchetto che andremo ad approvare contiene anche importanti misure sulla gestione dei rifiuti e, allo stesso tempo però, va oltre a queste, definendo norme che prendono in considerazione l’intero ciclo di vita di un prodotto e si pongono l’obiettivo di modificare il comportamento di aziende e consumatori. Per la prima volta gli Stati membri saranno obbligati a seguire un quadro legislativo univoco e condiviso. Un piano ambizioso, con dei paletti chiari e inequivocabili», ha aggiunto la parlamentare italiana.

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Grano

Agricoltori, tecnici, produttori e studenti, hanno partecipato questa mattina, ad Ussana, alla giornata informativa e alla visita ai campi sperimentali organizzata dall’agenzia Agris della Regione Sardegna nell’azienda San Michele, alla quale ha preso parte il presidente Francesco Pigliaru. Il tema centrale è stato quello della filiera del grano duro in Sardegna e dell’innovazione tra miglioramento genetico e gestione colturale.
«Una giornata importante in cui abbiamo parlato soprattutto di tecnologie per rendere l’agricoltura più capace di creare il reddito necessario per gli agricoltori, che troppo spesso non riescono a ricavare guadagni proporzionati all’enorme fatica spesa. È fondamentale l’impiego di tecnologie in grado di ridurre i costi e questo è emerso con grande evidenza – ha detto il presidente Pigliaru -. Esistono metodi per seminare che costano molto meno di altri e che sono anche più rispettosi dell’ambiente ma che in Sardegna non sono sufficientemente diffusi. Nostro compito è aiutare tutti ad adottarli – ha sottolineato il governatore  – perché l’agricoltura diventi più ricca, gli agricoltori possano essere più soddisfatti del proprio lavoro e i giovani abbiano l’opportunità di guardare in questa direzione come a un settore sul quale puntare per costruire il proprio futuro. Serve che tecnologie così virtuose si diffondano al massimo – ha concluso Francesco Pigliaru -, siamo già impegnati a farlo e moltiplicheremo i nostri sforzi.»
Nel corso della mattinata, trascorsa interamente sui terreni sperimentali di Agris, i tecnici e tutti gli attori coinvolti si sono confrontati sulle esperienze, entrando nello specifico delle colture convenzionale, conservativa e biologica, le attività di miglioramento genetico, i campi di moltiplicazione in purezza di varietà e di nuove selezioni varietali di grano duro. Nel quadro del contenimento dei costi colturali e del mantenimento e ripristino della fertilità del suolo, sono state affrontate le prove di confronto tra tecniche agronomiche convenzionali e conservative in condizioni cosiddette di pieno campo. I tecnici di Agris, infine, hanno mostrato le attività dell’agenzia nell’ambito di tecniche colturali altamente innovative basate sull’agricoltura di precisione e sul ricorso all’irrigazione razionale del grano duro, finalizzate alla riduzione dei costi di produzione, alla stabilizzazione delle rese e al miglioramento della qualità del prodotto.

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Aprile alla Vetreria Aprile Resistente, la rassegna firmata Cada Die Teatro, Il Crogiuolo e Cemea, propone ancora, per il weekend, un menù ricco di appuntamenti.

Si riparte venerdì 20 aprile, alle 21.00, con Circo Capovolto”, in scena allo spazio Fucina Teatro della Vetreria di Pirri. Uno spettacolo in prima assoluta regionale, liberamente tratto dal romanzo di Milena Magnani, di e con Andrea Lupo, diretto da Andrea Paolucci (produzione Teatro delle Temperie), con un palmares di prim’ordine: vincitore del Roma Fringe Festival 2017 per Migliore Drammaturgia, Miglior Attore e Premio del Pubblico.

Uno spettacolo intenso in cui memoria, appartenenza, famiglia e sangue si mescolano a guerra, deportazioni, tradimenti, fughe e vendette. Due storie parallele ma strettamente intrecciate, quelle di Branko e di suo nonno Nap’apò, due generazioni di rom in un’Europa in cui le etnie nomadi hanno vissuto e vivono ancora vite separate, vite “a parte”. Una generazione è finita nei campi di concentramento, la successiva nei campi rom alle periferie delle grandi città.

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Numerosi cittadini, imprenditori e rappresentanti di associazioni hanno partecipato all’incontro pubblico svoltosi ieri pomeriggio nella sala polifunzionale del comune di Carbonia, nel corso del quale sono stati spiegati nel dettaglio i contenuti del “Bando Territoriale Sulcis-Competitività per le micro, piccole e medie imprese (NI-T1-T2)”. Le specifiche del nuovo bando sono state illustrate dal Direttore dell’Ufficio di coordinamento per l’attuazione del Piano Sulcis Gianni Pilia e dal coordinatore del Centro regionale di Programmazione-Gruppo Lavoro Competitività Antonello Piras.

«Siamo soddisfatti per la partecipazione della cittadinanza, che ha posto ai relatori quesiti le cui risposte sono state utili per chiarire i vari aspetti legati al nuovo bando. La nostra Amministrazione comunale, fin dal suo insediamento, è stata particolarmente critica nei confronti del Piano Sulcis, di cui ha chiesto a gran voce una rimodulazione. Questo bando è costruito in modo diverso rispetto a quelli passati e va nella direzione di un maggior soddisfacimento delle esigenze reali delle imprese», ha detto l’assessore delle Attività produttive Mauro Manca.
Le domande di partecipazione dovranno essere presentate dal 23 aprile al 31 dicembre 2018 con procedura a sportello.
La dotazione complessiva del bando ammonta a euro 10.000.000, suddivisi in alcuni settori, alcuni dei quali considerati prioritari: industria sostenibile (edilizia, energie, biotecnologie), turismo e agroindustria (vitivinicolo, ittico, erbe officinali).
A beneficiare del contributo saranno sia le nuove imprese che quelle già esistenti ed operanti nel territorio.
Sono ammessi i piani relativi a unità produttive localizzate nei 23 Comuni dell’ex provincia di Carbonia Iglesias. Gli interventi sono finalizzati alla creazione, allo sviluppo d’impresa, all’espansione della produzione, al riposizionamento competitivo e all’adattamento al mercato attraverso l’introduzione di soluzioni innovative sotto il profilo organizzativo, produttivo e commerciale.

 

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Sono in crescita le imprese sarde che partecipano alle gare di Abbanoa sugli appalti delle opere del Servizio idrico integrato (reti idriche, fognarie, lavori su impianti) e si aggiudicano i bandi. Ora si assiste ad una forte accelerazione della richiesta degli operatori di iscrizione all’albo del  “Sistema di Qualifica” che Abbanoa ha fortemente voluto, avviato e che sta utilizzando. Non un semplice albo fornitori. Previsto dal Codice degli Appalti (art. 36) è un elenco di Operatori Economici qualificati (imprese), attraverso cui il Gestore seleziona i partecipanti alle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori per importi complessivi di gara che non superano la soglia comunitaria (attualmente € 5.548.000,00).

Nel settore idrico la Sardegna è seconda in Italia sul fronte degli investimenti con 62 euro ad abitante nel 2017. Davanti solo la Toscana, dove la tariffa è superiore di due volte quella sarda. Nelle altre regioni si registrano 42 euro pro capite al Centro Italia, 39 euro pro capite al Nord,  11 euro pro-capite al Sud.

«La sfida di questi anni è quella dell’innovazione di processo e dello sviluppo tecnologico a supporto del servizio al Cittadino, condizioni che necessitano di aziende in grado di realizzare opere, anche ad alto valore tecnologico – spiega il direttore generale Sandro Murtas -. Ed è proprio l’affidabilità delle aziende che realizzano gli investimenti (nel 2018 il valore degli appalti avviati supererà i 358 milioni di euro), a rappresentare per Abbanoa un elemento imprescindibile. Non solo.  Abbanoa con l’istituzione di una programmazione annuale resa nota con eventi pubblici e ampio anticipo agli operatori economici – aggiunge Sandro Murtas –  sta agevolando le attività di programmazione, dimensionamento, organizzazione e relazione tra imprese, che non vengono colte “di sorpresa” da una concentrazione di appalti e possono meglio dosare le risorse per la predisposizione delle offerte di gara che sono, comunque, un costo da sostenere in logica di investimento, concentrandosi su quelle nelle quali possono eccellere o meglio competere.»

L’affidabilità e la solidità dei candidati viene misurata con un’attenta valutazione delle performance delle aziende relative alle prestazioni effettuate nell’ambito del servizio idrico (precondizione necessaria per candidarsi), oltre che dei requisiti tecnico-organizzativi che ne qualificano le competenze e la professionalità nelle diverse categorie. Il Sistema di Qualifica dei Lavori Pubblici è operativo esattamente da un anno e riguarda sei categorie di opere Generali/Speciali, individuate da Abbanoa come strategiche per gli appalti di LL.PP.

Sono numerosi i vantaggi per gli operatori economici iscritti al Sistema di qualifica:

Meno burocrazia, tempi ridotti

I tempi di appalto delle gare risultano decisamente più brevi: la tempistica di esecuzione del contratto è più corta e il lavoro, una volta vinta la gara, si può aggiudicare subito;

Maggiore trasparenza nelle procedure di affidamento

Al momento di indire le gare di appalto che rientrano nel Sistema di Qualificazione, sono individuate le imprese idonee, che vengono invitate alle procedure ristrette o negoziate, nel rispetto dei principi di non discriminazione, parità di trattamento, proporzionalità e trasparenza;

Principio di rotazione, partecipazione allargata

Tutti gli operatori economici qualificati sono invitati a partecipare alle gare d’appalto di lavori secondo il principio di rotazione applicato alle categorie di qualificazione;

Professionalità certificata, più chance

Essere ammessi al sistema di qualifica del Gestore significa essere dotati di tutti gli strumenti necessari per partecipare a determinate gare. Rappresenta, in altre parole, uno “stimolo” ad acquisire le certificazioni necessarie per specializzarsi e reggere la competizione con Imprese non solo nazionali ma anche, in diversi casi, internazionali.

Anche per i servizi di ingegneria e architettura legati alla realizzazione di nuove opere, per i quali esiste un albo apposito, Abbanoa si conferma il primo investitore in Sardegna. E’ quanto emerso dal “Monitoraggio dei bandi per la regione Sardegna” effettuato dal Centro studi Sardegna dell’Ordine degli ingegneri di Cagliari. Abbanoa è al primo posto per 42 bandi pubblicati: 13,1% sul totale dei bandi pubblicati in tutta l’Isola nel 2017 (seguita a grande distanza dai Comuni di Sassari e Oristano con 10 bandi ciascuno pari al 3,1%): percentuale destinata a raddoppiare nel 2018. “Determinanti per la crescita”, viene riportato nel dossier.

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Si svolgerà venerdì 20 aprile 2018, dalle ore 9.00, ad Arzachena, il corso di aggiornamento di Chirurgia Ortopedica dal titolo “Nailing School: l’inchiodamento endomidollare dell’arto inferiore”.

L’evento scientifico è organizzato dai direttori dei reparti di Ortopedia e Traumatologia di Nuoro e Olbia dott. Sebastiano Cudoni e di Sassari (Azienda Ospedaliera Universitaria) dott. Franco Cudoni e vedrà la partecipazione di oltre 80 specialisti ortopedici della Sardegna e alcuni relatori provenienti da Centri Ortopedici prestigiosi di Milano.

L’obiettivo è quello di confrontarsi sulle tecniche chirurgiche più moderne nel trattamento delle fratture semplici e complesse degli arti inferiori creando un momento didattico ed educazionale.

Attraverso la discussione verranno esaminate le diverse prospettive ed esperienze alternando lezioni e casi clinici.

L’evento scientifico, che si svolgerà all’Auditorium di Arzachena, si propone come momento formativo per la Rete Traumatologica della Sardegna con l’obiettivo di offrire ai pazienti cure tempestive e con alti standard chirurgici, nel rispetto delle linee guida internazionali.

Parteciperanno come relatori oltre ai due direttori Sebastiano e Franco Cudoni, il dott. P. Mela, il prof. A. Capone della Clinica Ortopedica di Cagliari, il dott. P. Dessì direttore Ortopedia del Brotzu, il direttore Ortopedia S.S. Trinità di Cagliari dott. M. Lombardo, il direttore Ortopedia San Martino di Oristano dott. A. Ruiu, il prof. Accetta dal Galeazzi di Milano e il prof. Bove dell’ospedale Niguarda di Milano.

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E’ severo il giudizio di Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc in Cobnsiglio regionale, sui risultati del piano LavoRas.

«Un’illusione per migliaia di disoccupati sardi in attesa di lavoro. E’ la linea di attività che si ritaglia all’interno del piano LavoRas sotto l’ombrello di un assegno formativo» denuncia Gianluigi Rubiu che, con un’interrogazione urgente, rimarca le contraddizioni del programma stilato dalla giunta Pigliaru: «I finanziamenti destinati agli assegni formativi – spiega l’esponente dei moderati – che ammontano a oltre 9 milioni di euro, sono destinati alla creazione di nuovi posti di lavoro meramente ipotetici. Dunque, i soldi dei contribuenti risultano mal spesi in quanto lo strumento non sembra offrire una reale prospettiva per l’occupazione». Una nuova araba fenice che si disperde nei rivoli del piano concepito per dare nuovi segnali ai giovani senza lavoro: «Questa misura – aggiunge Gianluigi Rubiu – risulta fuorviante ed illusoria per i migliaia di disoccupati sardi in attesa di lavoro, che sono indotti a ritenere che al termine del percorso formativo saranno assunti da un’azienda interessata all’acquisizione della figura professionale di nuova creazione. Solo promesse, perché nel programma Lavoras – conclude Gianluigi Rubiu – la scelta ricadrà poi sull’azienda interessata  all’assunzione, se individuata. E’ una nuova contraddizione di un piano destinato a diventare un flop».

 

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Mentre la data prevista per l’apertura del Mater Olbia con i primi ambulatori, metà giugno, almeno secondo le garanzie fornite dall’ambasciatore del Qatar, crescono le preoccupazioni per i ritardi che si registrano nel rilascio delle autorizzazioni. 

«Il problema sembrerebbe legato ad una questione nazionale ma la Regione non può restare indifferente.» È quanto hanno dichiarato il segretario regionale confederale dell’UGL Sandro Pilleri, e la segretaria territoriale di Sassari Ugl Sanità Antonella Tedde, incontrando i Lavoratori.

«L’avvio dell’importante struttura sanitaria, atteso dal 2015, avrebbe ripercussioni importanti non solo per la Gallura ma anche per tutta la Sardegna – hanno sottolineato Sandro Pilleri ed Antonella Tedde – I posti di lavoro diretti nel campo sanitario, circa 1.000 dipendenti fra medici, infermieri, tecnici, ricercatori, esperti in biotecnologie e informatici a quelli dell’indotto che arriverebbero con la costruzione dell’albergo per l’accoglienza dei pazienti e dei loro familiari e dalle altre infrastrutture, rappresentano un importante traguardo che non può essere più rimandato.»

«Chiediamo che la Regione Sardegna intervenga per accelerare le pratiche di avvio per dare il via libera ad un struttura che per l’alta professionalità degli operatori e con un supporto fondamentale per i piccoli ospedali isolani – concludono Sandro Pilleri ed Antonella Tedde – consenta di ridurre notevolmente i viaggi della speranza dei pazienti Sardi e benefici in termini occupazionali.»