26 December, 2025

La sala polifunzionale del comune di Carbonia questa mattina ha ospitato un’iniziativa di sensibilizzazione sui temi della corretta differenziazione dei rifiuti, del loro riciclo e riuso, e in generale sulle tematiche generali della tutela dell’ambiente urbano.
L’iniziativa, promossa di concerto dall’assessorato dell’Ambiente, in collaborazione con quello della Pubblica Istruzione e alla società De Vizia, si è svolta dapprima con una dimostrazione pratica sulla differenziazione dei rifiuti urbani, alla quale i giovani studenti hanno risposto con interesse e inaspettata competenza, e successivamente è proseguita nell’aula consiliare di piazza Roma con un incontro nel quale è stato distribuito materiale informativo-formativo sui vari argomenti trattati.
Oltre i giovani studenti della terza media e della quinta elementare dell’Istituto Comprensivo Sebastiano Satta, accompagnati dai loro docenti, hanno partecipato diversi rappresentanti di associazioni impegnate nel campo della preservazione ambientale e in generale del decoro urbano.
L’amministrazione è stata rappresentata  dall’Ambiente Manolo Mureddu, dalle assessore alla Pubblica Istruzione e Cultura, Antonietta Melas e Giorgia Meli, dal presidente della Commissione Ambiente Giacomo Guadagnini, dai consiglieri comunali Gianluca Arru, Pino Giganti e Rita Vincis, e dal Direttore della società De Vizia, Massimo Simbula.
«Abbiamo concepito e promosso questa iniziativa, in collaborazione della società De Viziaha spiegato l’assessore dell’Ambiente Manolo Muredduperché riteniamo fondamentale promuovere una cultura di rispetto dell’ambiente che passi dalla corretta differenziazione e smaltimento dei rifiuti, dalla lotta senza quartiere all’abbandono degli stessi, al loro riciclo e riuso, fino alla più ampia tutela della realtà che ci circonda sotto ogni punto di vista o direttrice. Preservare il luogo in cui viviamo, in ogni suo ambito, significa nell’immediato migliorare la qualità della vita di ogni persona, e al contempo contribuisce a lasciare un mondo migliore per le generazioni future. Ed è proprio con coloro che un domani saranno i veri protagonisti della nostra comunità, ovvero i nostri giovani studenti, intendiamo portare avanti questo percorso di promozione culturale e di buone pratiche di cittadinanza attiva anche nel campo ambientale. Oggiha concluso l’assessore Manolo Mureddu -, abbiamo lanciato l’idea di un’alleanza tra Amministrazione comunale, scuola, famiglie e associazioni, quale strumento vincente per contribuire a forgiare i cittadini del domani in un’ottica di costruzione di una comunità migliore dove il rispetto dell’Ambiente e, dunque, del “bene comune”, diventi finalmente una pratica imprescindibile.»
«L’iniziativa di oggi è stata molto importante sia per la tipologia di problematiche trattate che per la rinnovata volontà, ribadita dai presenti, di collaborare e costruire sinergie tra le istituzioni, comunale e scolastica, gli studenti, le famiglie e le associazioniha detto l’assessora della Pubblica istruzione Antonietta Melas -. A partire dal prossimo anno scolastico, come Amministrazione comunale, nello specifico gli assessorati della Pubblica istruzione e Ambiente, struttureremo una serie di azioni e iniziative tese alla costruzione di un percorso didattico-educativo finalizzato al rispetto dell’ambiente.»

 

E’ sotto gli occhi di tutti l’esistenza di lunghe file di pazienti che si formano davanti ai laboratori diagnostici nella prima metà di ogni mese prima che si esaurisca il magro bubget e la nostra impotenza davanti alle prenotazioni di visite tanto lontane nel tempo da dover ricorrere a specialisti privati a pagamento.
La colpa è nostra. A causa della nostra disattenzione abbiamo lasciato crescere il disservizio sanitario senza prendere provvedimenti.
Quando ci lamentiamo contro le liste d’attesa per ottenere i ricoveri, le visite specialistiche, gli esami diagnostici, ci stiamo lamentando per la nostra incapacità ad esigere i LEA ì. I LEA sono i Livelli Essenziali di Assistenza che la legge garantisce a tutti gli italiani. Si tratta del minimo assistenziale per le nostre necessità di cura. I LEA sono le prestazioni sanitarie finanziate dallo Stato e descritte in un lunghissimo elenco: dall’estrazione dei denti cariati al trapianto cardiaco; dalla pastiglia della pressione alla protesi d’anca; dagli antibiotici ai vaccini, eccetera. Inoltre vi sono descritte tutte le visite specialistiche erogabili da Medici Specialisti dello Stato, i ricoveri, gli interventi chirurgici, eccetera. I LEA erano nati nella pancia di un “cavallo di Troia” (la legge 502/1992) che era stato fabbricato dal ministro Francesco De Lorenzo per far cadere la Grande Riforma Sanitaria 833/78, rinunziando alla assistenza sanitaria gratuita per tutti.
A quella ingenua rinunzia seguì la privatizzazione progressiva delle USL (Unità Sanitarie Locali) che forse ci porterà alla sanità a pagamento all’americana. Lo strumento legale che venne approvato per trasformare le USL in Aziende Sanitarie Locali (ASL) di diritto privato fu l’esclusione degli Enti locali (Comuni) dal controllo delle USL. I Sindaci non poterono più nominare il presidente della USL e i poteri vennero assunti dallo assessore della Sanità della Giunta regionale. Questi piazzò al vertice della ASL un uomo di sua scelta: il Direttore generale. Il Direttore generale a sua volta ebbe il potere insindacabile di nominare un Direttore sanitario e un Direttore amministrativo legati a lui da un contratto privato. Così un Ente di diritto pubblico venne amministrato da una triade di diritto privato del tutto svincolata dalle amministrazioni comunali.
Le cose cambiarono ancora dopo la modifica del Titolo V della Costituzione del 2001 quando lo Stato rinunciò alla esclusiva del potere legislativo in Sanità e lo cedette alla Regioni ordinarie.
Le Regioni acquisirono la capacità di produrre leggi in materia sanitaria e procedettero a riorganizzare le ASL. Quella riorganizzazione amministrativa basata sulla “efficienza ed efficacia”, cioè il massimo risultato con la minima spesa, mandò le ASL in coma profondo. Era successo che per pagare l’aumento di spesa imprevisto essi dovettero compensare le spese con la chiusura di reparti, di interi ospedali e il blocco delle assunzioni dei medici e Infermieri. Ne derivò la “mobilità passiva” e l’ulteriore indebitamento. A questo punto da poveri corpi comatosi delle ASL si procedette al prelievo di tutti gli organi amministrativi vitali per trasferirli in un nuovo mega-corpo amministrativo centralizzato nel capoluogo chiamato dapprima ATS e oggi ARES (Agenzia Regionale Sanità). Si tratta di un ente di diritto privato che ha assorbito le funzioni delle ASL territoriali ed ha assunto l’esclusiva sugli acquisti, le assunzioni del Personale e gli appalti per tutta per tutta la rete sanitaria della Regione. Le ASL, nonostante nominalmente esistano ancora, di fatto oggi lo sono solo virtualmente perché sono state svuotate del potere di iniziativa amministrativa.
La ARES ha acquisito tutti i fondi regionali destinati alla Sanità e da allora li utilizza a sua discrezione senza vincoli di destinazione.
Da allora la storia dei LEA è peggiorata perché i LEA costano e senza soldi non si può distribuire assistenza in proporzione alle richieste dei cittadini. Di conseguenza sono stati inventati i “budget” mensili che per motivi di risparmio sono poveri, sono aumentate le liste d’attesa per le visite specialistiche, sono diminuiti i ricoveri e gli interventi. Chi arriva ai laboratori d’analisi quando il budget è finito deve pagarsi l’esame. Si pagano gli esami di laboratorio, le ecografie, i colordoppler, le TAC, le Risonanze magnetiche e, a causa della carenza di specialisti dello Stato, si pagano le visite specialistiche.
A questo punto si può concludere che l’istituto dei LEA è fallito perché non è sufficientemente finanziato dallo Stato. E’ tutta una questione di soldi. Si tratta esattamente di quei soldi che arrivano alle Regioni dai cosiddetti fondi di perequazione. In base alla legge 42/2009 quei soldi dovrebbero essere distribuiti fra i territori al fine di pareggiare le differenze di assistenza tra territori ricchi e territori poveri. Mancando quei soldi chi vuole curarsi deve pagare. E’ l’esplosione della privatizzazione forzata della sanità pubblica. Questo è il percorso che porta obbligatoriamente alle assicurazioni sanitarie per coprire le deficienze dello Stato erodendo ulteriormente il potere d’acquisto delle pensioni e stipendi e impoverendo le famiglie.
Siamo stati tutti distratti. Non ci siamo accorti di cosa stesse succedendo. Oggi la nostra impotenza è dovuta ai seguenti motivi:
– Non abbiamo rappresentanti politici delle nostra comunità all’interno della ARES e delle ASL per poter esprimere le nostre istanze.
– Non abbiamo canali per comunicare con la ARES perché la ARES è volutamente strutturata come una fortezza impenetrabile a chiunque, tranne che al presidente della Giunta regionale che ne nomina il Direttore generale;
– Possiamo comunicare con la Giunta regionale solo attraverso la “ Conferenza territoriale sanitaria e sociosanitaria” formata dai Sindaci quando, una volta l’anno, esprimono un giudizio sul Direttore della ASL valutandone l’efficienza nella realizzazione del piano sanitario annuale. E’ l’unico momento in cui i Sindaci sono ascoltati (articolo 11, comma 9 e 10 della legge regionale n. 24 del 2020; legge di istituzione della ARES).
– Il personale sanitario non ha canali per comunicare se non attraverso il “Consiglio dei sanitari”, che peraltro non ha alcun potere e forse neppure esiste se non formalmente.
A questo punto, visto che l’enorme deficit di assistenza è direttamente proporzionale alla povertà economica della ASL, è necessario sapere se siamo in condizioni di negoziare con ARES i fondi per l’assistenza sanitaria che ci necessitano.
Per farlo dobbiamo sapere quali siano i nostri diritti e quali strumenti abbiamo per esigerli.
Gli strumenti disponibili sono quelli deliberati dalla Giunta Regionale e dal PNRR. Essi sono:
1 – Il piano ospedaliero regionale del 2017;
2 – la legge 24/2020 che ha istituito la ARES e le ASL;
3 – il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza);
4 – l’atto aziendale.
Utilizzando questi strumenti prodotti con valore di Legge è possibile esigere i fondi per finanziare i LEA.
Per quanto riguarda il territorio del Sulcis-Iglesiente si pongono alcune questioni:
Prima questione: l’Ospedale Unico.
Se al Giunta Regionale decide di realizzarlo deve fare tutti i passaggi necessari conseguenti all’articolo 42 della legge regionale 24/2020, cioè deve:
– deliberare la costruzione l’ospedale Unico,
– ordinarne il progetto,
– finanziarne la costruzione,
– arredarlo e dotarlo degli strumenti necessari ai servizi,
– assumere il personale.
– E’ una questione di finanziamento. Senza soldi si tratta solo di chiacchiere.
Per ora la ARES ha escluso il presidio ospedaliero unico e prevede per la ASL 7 tre strutture ospedaliere.
Il primo ospedale è il CTO di Iglesias, dotato di 127 posti letto e destinato alle patologie d’elezione. L’ARES e l’atto aziendale non hanno ancora preso in considerazione l’obbligo di deliberare l’organico del personale per il CTO, il finanziamento in spesa corrente per gli stipendi e le assunzioni. Inoltre, non è stata ancora considerata la specifica destinazione del personale medico e sanitario al CTO.
Il secondo ospedale è il Sirai di Carbonia, dotato di probabili 187 posti letto e deliberato come DEA di I livello per l’Urgenza e Emergenza. La ARES dovrebbe deliberare tutte le Unità Operative presenti nell’atto aziendale e dotarle di pianta organica. Non esiste la delibera sulle piante organiche e il relativo finanziamento nella spesa corrente. Senza una pianta organica adeguata alle funzioni di DEA (Dipartimento di Emergenza e Accettazione) dotata di un adeguato finanziamento l’ospedale non può esistere. Per ora è soltanto una intenzione scritta nell’atto aziendale.
Il terzo ospedale è la “Grande Casa della Salute” del Santa Barbara di Iglesias. E’ stata dichiarata nell’atto aziendale la destinazione del Santa Barbara a contenere la Casa della salute , l’ospedale di comunità, l’Hospice, il Centro Diabetologico e la Endocrinologia, la Neuropsichiatria infantile, il Centro di salute Mentale, la Nefrologia, la Psicologia, la medicina dello Sport, tutti i servizi Distrettuali; la riabilitazione (codici 56-60) la riabilitazione post Covid e la terapia intensiva Covid correlata. Tutti questi servizi hanno bisogno di finanziamenti. Alcune strutture sono finanziate attraverso il PNRR.
Molti altri servizi non hanno un esplicito finanziamento. Pertanto, non sono credibili se questo non esiste.
Seconda questione: problemi della medicina del territorio risolvibili con adeguati fondi.
– Carenza di Medici di medicina generale e pediatri.
– Liste d’attesa troppo lunghe.
– Insufficienza del budget per i laboratori analisi e radiologie.
– Fuga dei pazienti verso le ASL vicine più dotate.
-Recupero della autosufficienza specialistica perduta.
Terza questione: il problema demografico, dovuto a.
– forte invecchiamento della popolazione certificato da questi dati
a) numero degli ultrasessantacinquenni in Italia = 21 %
b) “ “ in Sardegna = 24 %
c) “ “ nel Sulcis = 28,5%
Numero assoluto di ultrasessantacinquenni nel Sulcis Iglesiente = 34.000 ( su 119.000 abitanti)
Nota Bene : Con questi dati demografici esiste un diretto rapporto con le malattie cardiovascolari,
tumorali , degenerative, demenze, insufficienze renali, eccetera.
Esiste inoltre una grave denatalità. L’ISTAT certifica che la nostra è la natalità più bassa del mondo
Natalità nell’Africa (Nigeria) = 44 nati per 1.000 abitanti
“ Francia = 12 “ “ “
“ Italia = 8 “ “ “
“ Sulcis = 5,2 “ “ “ La più bassa nel mondo

Questi dati che certificano la forte incidenza di malattie da invecchiamento giustificano la forte necessità di assistenza ospedaliera e la più forte mortalità. Va ricordato che la massima percentuale della spesa sanitaria (tra il 70 e 90%) si concentra nel primo e nell’ultimo anno di vita.
Considerata la più alta percentuale di Baby boomers nel nostro territori ne consegue che questo sarà il territorio più gravato in Italia dalla maggiore necessità di fondi per spesa sanitaria. Si tratta del territorio che ha la maggiore urgenza di risolvere il problema della esigibilità dei LEA con un forte finanziamento sia degli ospedali che della sanità territoriale, pena un intollerabile impoverimento delle famiglie.
Quarta questione: il problema dei posti letto in ospedale.
I posti letto attribuiti al Sulcis Iglesiente sono 313 per acuti e riabilitazione (fortemente sottostimati rispetto ai 3,7/1000 prescritti dalla legge Balduzzi). Dovrebbero essere attivi almeno 357 per acuti e 84 per riabilitazione Totale = 441 posti letto.
Consideriamo questi rapporti di disparità di posti letto:
313 posti letto totali nella ASL 7 di Carbonia Iglesias
5.790 in Sardegna (di cui 1.643 pubblici e 1.147 privati)
2.400 a Cagliari (di cui 1.800 pubblici e 600 privati)
E’ evidente il forte spostamento della bilancia a favore della città metropolitana di Cagliari (430.000 abitanti) rispetto alle limitazioni del Sulcis Iglesiente con i suoi 119.000 abitanti.
Da ciò nasce l’urgenza di esigere un riequilibrio territoriale dei servizi sanitari a protezione del territorio più debole, così come prescritto dalla legge n. 42/2009 che imporrebbe la redistribuzione dei finanziamenti regionali e dei fondi perequativi dello Stato.
Quinta questione: realizzare la mission 6 del PNRR nel territorio. Non è noto se esista un progetto approvato per la realizzazione della struttura di Grande Casa della Salute del Santa Barbara per cui dovrebbero essere spesi 5 milioni di euro entro il mese di giugno del 2026 e se esista un progetto da 260.00 euro per le COT.

Gli strumenti da apprestare con urgenza e utilizzare si trovano nelle leggi.
a) E’ necessario che i 23 Sindaci del territorio creino il canale di comunicazione con la Giunta regionale, per avere risposte dalla ARES, deliberando ed eleggendo la “Conferenza territoriale Sanitaria e Socio-sanitaria” della nostra Provincia, così come è prescritto dalla legge 24/2020.
b) Costituire il “Consiglio dei sanitari” della ASL, come previsto nell’atto aziendale e nella L. 24/2020.
c) La Conferenza provinciale deve esigere la delibera di Giunta regionale che definisca le piante organiche degli ospedali e i relativi finanziamenti. Sulla base di queste si potrà procedere alla soluzione del problema del personale. In assenza di queste delibere l’atto aziendale non ha valore.
d) La Conferenza provinciale deve esigere la progettazione della grande casa della salute del Santa Barbara con tutti i servizi previsti nell’atto aziendale, e peraltro già finanziati dal PNRR. Il ritardo nella procedura può comportare la perdita dei fondi europei.
e) Attuare la creazione del “Comitato locale LEA” per la verifica della corretta applicazione della ripartizione dei fondi e della erogazione delle prestazioni incrementando il budget per i laboratori.
f) Finanziare adeguatamente le convenzioni per la medicina specialistica.
g) Finanziare l’apertura di una Scuola per infermieri professionali.
L’esperienza maturata con i LEA insufficientemente finanziati induce ad un controllo serrato.
Ricordiamo che il ministro Francesco De Lorenzo legiferò nell’anno 1992 per la nascita dei LEA simultaneamente alla rinunzia degli italiani alla Grande Riforma di Tina Anselmi. Il primo elenco dei LEA si vide molto tardivamente e ampiamente incompleto dopo 10 anni, nel 2002. Il completamento dell’elenco si raggiunse nell’anno 2017, cioè dopo altri 15 anni. In tutto ci vollero 25 anni. Nonostante ciò il LEA promessi sono ampiamente falliti per scarsità di fondi.
Oggi si affaccia un‘altra promessa in cambio di un’altra rinunzia. E’ quella contenuta nel disegno di legge sull’Autonomia Differenziata. Stavolta si promettono i LEP (livelli essenziali di prestazioni).
I LEP sono stretti parenti dei LEA. Riguardano oltre il servizio sanitario anche l’istruzione, la assistenza sociale, i trasporti locali. In cambio di quest’altra promessa ci chiedono di rinunziare ai finanziamenti per sanità, istruzione, assistenza sociale e trasporti che oggi ci arrivano attraverso il fondo perequativo della fiscalità generale dello Stato. Stavolta, oltre al servizio sanitario, potremmo perdere l’adeguato finanziamento per la scuola, per l’università, per i trasporti e per l’assistenza sociale. Oltre alla sanità pubblica potremmo veder cadere anche altri servizi essenziali.
Timeo Danaos et dona ferentes.

Nuova tragedia questo pomeriggio sulla SP2. In uno scontro frontale tra un’auto e un furgone ha perso la vita un giovane di 24 anni, di Villamar. L’incidente si è verificato all’altezza della frazione di Tanì, ad alcune centinaia di metri dal punto nel quale si era verificato l’ultimo tragico incidente lo scorso mese di febbraio, costato la vita a due giovani. Nello scontro sono rimaste ferite altre cinque persone. La circolazione è stata a lungo interrotta per i soccorsi. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, carabinieri, alcune ambulanze e l’elisoccorso.

Gianluca Cro è il nuovo presidente del Cortoghiana, Fabio Piras è stato confermato alla guida della prima squadra.
La retrocessione in prima categoria non ha depresso gli animi in casa rossoblù, ma anzi la voglia di riscatto e di continuare a recitare un ruolo importante nel panorama calcistico regionale onorando la memoria ed il lavoro del compianto presidente Corrado Piras, ha spinto la dirigenza rossoblù a mettersi subito in moto per programmare la stagione 2023/24.
La novità più importante è l’elezione a presidente di Gianluca Cro.
31 anni appena compiuti, impiegato come ingegnere in un’impresa locale che si occupa di bonifiche ambientali, una carriera molto promettente che ti ha portato dalle giovanili del Cortoghiana a quelle del Cagliari con cui hai disputato due Campionati Primavera e sfiorato l’esordio in serie A, poi Torres, PortoTorres, Arzachena, una carriera che si interrompe a causa di due brutti infortuni, il completamento degli studi e la decisione di rimettere le scarpette ai piedi a fine 2018 per contribuire alla promozione del Cortoghiana di Corrado Piras. Ora si apre un nuovo capitolo con la proposta accettata con entusiasmo di presiedere la società calcistica in cui hai dato i primi calci ad un pallone. Ti senti pronto a questa sfida?
«Sono lusingato della proposta che mi è stata fatta insieme dalla dirigenza del Cortoghiana e da tanti amici, imprenditori e sponsor che vogliono impegnarsi per far continuare a vivere la storia del Cortoghiana e contribuire a rilanciare le sue ambizioni. Per me è una sfida entusiasmante e cercherò di calarmi subito nella parte. So di non essere solo, ci sono persone che hanno già dato prova negli anni di grande passione, competenza e professionalità ma conto di coinvolgere in società tanti altri giovani che come me hanno voglia di mettersi alla prova.»
Passare in poco tempo dal campo alla scrivania, è una scelta difficile?
«Non nascondo che mi sarebbe piaciuto essere protagonista in campo nella stagione passata e magari avrei potuto dare quel contributo di esperienza che in certi frangenti è mancato, sono stato vicino ai ragazzi per tutto il campionato compresa l’ ultima gara in casa del Villamassargia, ma I malanni fisici non mi hanno dato tregua. Bisogna capire quando è il momento di voltare pagina. Ed io l’ho capito. E poi il mio lavoro mi impegna davvero tanto e comunque ogni tanto due calci al pallone magari li darò.»
La conferma di Fabio Piras come allenatore è stato il primo atto del nuovo corso, quali sono gli altri obiettivi a breve?
«C’è stata una forte condivisione sulla scelta di confermare Fabio ed è stato bellissimo sentirsi dire subito di si, nonostante avesse già avuto richieste da club blasonati di Promozione. Non so quanti allenatori sarebbero stati capaci di tenere botta sino all’ ultimo minuto del Campionato con una rosa di soli 19 giocatori e senza Juniores. Ma non è solo una scelta di riconoscenza, Fabio è sicuramente uno che fa crescere i giovani sotto il profilo umano e sportivo, ha grande serietà e preparazione ed ha saputo creare un grande gruppo che spesso nel mondo del calcio fa la differenza. Ora cerchiamo di formare un gruppo ancora più forte e numeroso, con l’ innesto di alcuni giocatori di esperienza e giovani in rampa di lancio, ci teniamo pronti per un eventuale ripescaggio e comunque per una Prima Categoria dove vogliamo recitare un ruolo da protagonisti. Abbiamo la ferma intenzione di fare la Juniores, cerchiamo un tecnico che conosca la Categoria, i ragazzi e che abbia voglia di emergere. Stiamo lavorando all’ obiettivo di fare tutte le categorie dai piccoli amici agli Allievi. È partita l’ organizzazione del torneo di calcetto e subito dopo faremo un torneo per le categorie giovanili. Abbiamo deciso di avviare la campagna soci e iniziato a contattare nuovi e vecchi sponsor, insomma la macchina è già in moto al massimo dei giri.»
Tra poco inizieranno i lavori al campo che diventerà polivalente e sarà finalmente agibile, ma il sintetico rimane un sogno che si spera diventi prima o poi reale. In tanti hanno rifiutato in passato di giocare a Cortoghiana per via del terreno di gioco, come pensi di fare per convincere gli eventuali rinforzi ad accettare di giocare nello sterrato?
«Sfatiamo, intanto, la convinzione che tanti infortuni muscolari siano dovuti al terreno di gioco, quest’anno non abbiamo avuto praticamente problemi di questo tipo, mentre tanti amici che hanno scelto di giocare in campi più belli in erba sintetica e non, hanno dovuto spesso fermarsi per malanni di quel tipo, non dipende solo dal terreno, ma dalla preparazione, dalla vita quotidiana, dalla dieta che si segue. Giocare sul campo in terra battuta ha un suo romanticismo ed è comunque la passione per il calcio a fare la differenza, ma ciò non toglie che anche noi vorremmo vedere questo sogno realizzato, avere un campo sintetico serve non solo al Cortoghiana ma anche a tutta la città di Carbonia e, soprattutto, libera i nostri infaticabili volontari dall’incombenza di tanti lavori di manutenzione e preparazione. Per questo motivo ci sentiamo impegnati insieme all’Amministrazione comunale per esplorare tutte le strade possibili che ci consentano in un futuro prossimo di realizzare questo sogno.»
Un ultimo appello per l’avvio della nuova stagione?
«Sì. Lo rivolgo a tutti gli appassionati del Cortoghiana, agli imprenditori e ai commercianti ma anche a tanti genitori, sosteneteci, dateci fiducia, stateci vicino ed insieme potremmo fare qualcosa di concreto e veramente importante per il paese, per far fare sport a tanti giovani, per tenere in piedi un progetto che è educante ed inclusivo, a prescindere dai risultati sportivi.
Forza Cortoghiana!»

Lunedì 22 maggio, alle 16.30, la Sala Convegni della Biblioteca Comunale Pietro Doneddu di viale Arsia, a Carbonia, ospita una conferenza di Donatella Petretto, professoressa associata del Dipartimento di Pedagogia, Psicologia, Filosofia, già ricercatrice di Psicologia clinica, dal 2010 delegata dal Rettore dell’Università di Cagliari per il coordinamento ed il monitoraggio delle iniziative a supporto degli studenti con disabilità (legge 17 del 1999) per tutte le iniziative concernenti l’integrazione sociale e i diritti delle persone con disabilità, disturbi specifici ed altre difficoltà di apprendimento. Organizza Unisulky, Università popolare del Sulcis – Associazione culturale S’Ischiglia.

Il tema della conferenza è “Ogni persona ha il diritto di poter vivere bene e a lungo: invecchiare con una buona qualità di vita rappresenta la sfida attuale. È un obiettivo raggiungibile?” [PARTE SECONDA]

Se da un lato anche il progressivo invecchiamento della popolazione rappresenta una conquista – perché le persone vivono più a lungo ed è ben noto il grande contributo che possono dare a livello micro e macro-sociale – è tuttavia importante conoscere questo nuovo fenomeno demografico e governarne gli effetti.

Novità “green” per gli uffici postali di Gonnesa San Giovanni Suergiu. Nei giorni scorsi le sedi dei due Comuni del Sulcis Iglesiente sono state interessate da lavori di manutenzione straordinaria inseriti nell’ambito del progetto “Led”, che prevede il completo rinnovo dell’impianto di illuminazione, attraverso la sostituzione delle attuali lampade a fluorescenza con nuove luci led a basso impatto energetico, in grado di per consentire l’abbattimento (circa il 50%) dei consumi di energia elettrica e il risparmio dei costi di manutenzione legati alla maggior durata in ore dei corpi illuminanti.

Il progetto rappresenta da alcuni anni, per la parte meridionale della Sardegna, uno degli interventi principali per contenere i costi energetici e ha coinvolto finora 33 tra uffici postali, sedi direzionali e centri di recapito, con un risparmio annuo di oltre 281mila kwh e una riduzione delle emissioni di anidride carbonica di 242 tonnellate. Nel corso del 2023 si prevedono interventi in ulteriori 6 sedi del territorio, con un recupero annuo atteso di 28 kwh e una ulteriore diminuzione delle emissioni di anidride carbonica stimabile in 24 tonnellate. Anche l’iniziativa intrapresa a Gonnesa e San Giovanni Suergiu contribuirà al raggiungimento da parte di Poste Italiane, entro il 2030, dell’obiettivo di ‘zero emissioni nette di anidride carbonica’ come previsto dal piano strategico “2024 Sustain & Innovate”, che mette al centro della strategia, oltre all’innovazione, la sostenibilità, declinata in otto pilastri tra cui la decarbonizzazione degli immobili e della logistica.

«A conferma della rilevanza dei temi ambientali per la nostra strategia, Poste italiane diventerà un’azienda a zero emissioni nette entro il 2030 aveva ricordato  l’amministratore delegato Matteo Del Fante in occasione della presentazione del piano strategico “24 S.I.” l’impegno che abbiamo assunto per la sostenibilità e l’innovazione è un supporto importante per raggiungere gli obiettivi del Paese e dell’Europa per una ripresa economica sostenibile, in linea con quanto programmato nel Recovery plan.»

La sede Enel di Carbonia si trova in stato di abbandono da anni. UGL Chimici-Energia minaccia lo stato di agitazione. Da alcuni anni viene rimostrato all’azienda in quale stato di abbandono sia la sede di E-distribuzione sita in via Roma a Carbonia.
«Un misto fra obsolescenza e inadeguatezza ha caratterizzato la vita quotidiana per i Lavoratori che vi soggiornano durante l’orario di lavoro in questi ultimi anni – si legge in una nota -. Forse un presagio di futura chiusura ? Non sarebbe una novità dopo la chiusura del Punto Enel di Carbonia. La mancanza di spazi è un tema spinoso che va avanti irrisolto da tempo, ma la cosa che indigna di più è la mancanza di uno spogliatoio e di un bagno decoroso dedicato alle “Lavoratrici”, costrette ad utilizzare i medesimi servizi utilizzati dai Lavoratori di sesso maschile, cosa per cui UGL Chimici-Energia ha richiesto soluzioni ed evidenziato più volte all’azienda negli ultimi anni. Senza successo!»
«A più riprese questo sindacato, ha richiesto il anche il recupero generale della sede di Carbonia, che versa in stato di decadenza, dove i colleghi convivono in spazi ridotti e postazioni di lavoro realizzate con arredi di recupero da altre realtà aziendali dismessesi legge ancora nella nota -. Considerato che ad oggi dopo anni di evidenze espresse ai tavoli sindacali, L’azienda continua a convenire sulla necessità di risoluzione del problema… ma continuano a non esser note le tempistiche…riteniamo che probabilmente i problemi per i Lavoratori persisteranno ancora a lungo!!! Ragione per cui UGL Chimici-Energia, affida la sua protesta ai media e si prepara ad intraprendere lo stato di agitazione dei Lavoratori Enel della sede di Carbonia.»

«E’ una situazione vergognosa denuncia Franco Peana, rappresentante di UGL Chimici-Energia -, possibile che una multinazionale come Enel costringa le lavoratrici da anni, a non poter fruire di servizi igienici e spogliatoi dedicati…non esiste in Sardegna nel panorama Enel una situazione così indecorosa, ci aspettiamo una soluzione immediata dei problemi presenti nella sede di Carbonia o daremo corso a qualsivoglia iniziativa a tutela dei lavoratori tutti.»

 

Grande partecipazione nella sala polifunzionale del comune di Carbonia al workshop di costruzione partecipata “Vivere il Sud Ovest”, prima tappa del  percorso di creazione della destinazione turistica sostenibile del Sud Ovest della Sardegna.
Il progetto vede un partenariato molto ricco, costituito da:
• Gal Sulcis Iglesiente Capoterra e Campidano di Cagliari (capofila);
• Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara;
• FLAG Sardegna Sud Occidentale;
• Unione dei Comuni del Sulcis;
• Unione dei Comuni Arcipelago del Sulcis;
• Unione dei Comuni Metalla e Mare;
• Parco Naturale Regionale di Gutturu Mannu;
• Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna.
Il progetto si è classificato al primo posto nella linea A del progetto complesso “Sardegna, un’isola sostenibile”, promosso da Sardegna Ricerche nell’ambito della Strategia di Specializzazione Intelligente (S3) della Regione Sardegna (POR FESR 2014-2020), con un finanziamento complessivo di 200mila euro.

La festa della Letteratura Bimbi a Bordo, BaB 2023, quest’anno alla sua XI edizione, promette grandi novità. Dopo i festeggiamenti del decennale della manifestazione lo scorso anno a Guspini, si cambia casa: a ospitare la festa BaB, e a fare da sfondo alle attività dedicate a grandi e piccini, non saranno le Case a Corte e gli spazi verdi all’interno del paese di Guspini, ma i locali del cantiere minerario di Montevecchio, dove si coniugano archeologia industriale e ambiente incontaminato.

Dal 31 agosto al 3 settembre le presentazioni di libri, i laboratori e tutti gli spettacoli, saranno organizzati dunque a Montevecchio. Il “trasloco” del Festival, che si auspica possa ritornare già dall’anno prossimo nella sua sede originaria, è dovuto ai necessari lavori di ristrutturazione delle Case a Corte.

Il tema BAB 2023. Dalla scelta dei luoghi nasce anche l’ispirazione per il tema di quest’anno che sarà: OMBRA – LUCE. In questa edizione si è deciso di esplorare un territorio denso di storia e storie, ricco di bellezze naturali e di archeologia industriale, nuovi spazi consentiranno agli autori-ospiti di parlare di tante argomenti legati alla luce e al buio, al bene e al male, alla terra, al cielo e alle stelle, alla notte e al giorno, esplorando ciò che siamo percorrendo la nostra parte oscura e quella più luminosa.

La direzione scientifica del Festival è stata affidata anche per questa edizione al professor Martino Negri, illustre docente dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Le sue ricerche si sviluppano specialmente nell’ambito della letteratura per l’infanzia e della didattica della letteratura, focalizzandosi sulla forma narrativa del picture book.

Ospiti particolari: Nicola Cinquetti (vincitore del Campiello Junior), Claudia Palmarucci (vincitrice premio Andersen 2023 come migliore illustratrice dell’anno), Laura Marchetti (docente e creatrice della strada delle fiabe per la regione Puglia), e tanti altri.

Le nuove collaborazioni del BaB: Oltre ai partenariati istituzionali per questa edizione del Bab sono state attivate particolari collaborazioni con il “Festival del turismo itinerante”, condividendo e realizzando azioni di promozione alla lettura inserite in un programma di valorizzazione del territorio e di turismo lento, per portare la narrazione e i libri nel mondo del viaggio e della scoperta. Altro importante partenariato è quello siglato con Time in Jazz, “ Insulae Lab”, musica e parole del Mediterraneo, con il quale si programmerà la presentazione di un progetto originale.

Dopo circa due mesi di lezioni intense e partecipate, è terminato il progetto “Sicuri in strada”, che ha visto il comune di Carbonia – segnatamente il Comando di Polizia locale, l’assessorato della Pubblica Istruzione – e l’Auser in prima linea per diffondere l’educazione stradale tra gli studenti delle classi quinte delle scuole primarie, ritrovatisi
tutti insieme stamattina in piazza Roma per la giornata finale di un’attività educativa e formativa finalizzata a far sì che i bambini e le bambine  siano, fin da piccoli, portatori di buone pratiche di sicurezza stradale.
Una giornata finale all’insegna della partecipazione, della musica e del divertimento.
“Il progetto Sicuri in strada” è stato un successo, concretizzatosi nell’erogazione agli alunni di specifiche lezioni frontali con numerosi esempi pratici realizzati in collaborazione con gli agenti della Polizia locale. Durante le lezioni è stato  trattato il tema della segnaletica stradale, che ha registrato la partecipazione attiva e il pieno coinvolgimento degli studenti.
Il sindaco Pietro Morittu, l’assessora della Pubblica Istruzione Antonietta Melas e il Comandante della Polizia locale Andrea Usai hanno ringraziato gli agenti della Polizia locale e l’AUSER Carbonia per l’impegno profuso in un’iniziativa che ormai rappresenta un format apprezzato e collaudato, unitamente a tutti gli studenti che hanno contribuito all’ottima riuscita del progetto.
Un progetto che si poggia sulla ferma convinzione che l’attività di educazione stradale possa contribuire positivamente al processo di apprendimento del rispetto delle regole di convivenza civile dei bambini e più in generale della nostra comunità. L’auspicio è che approfondire il tema della sicurezza stradale nelle scuole possa favorire una maggiore
consapevolezza dell’importanza del rispetto delle norme del Codice della Strada, riducendo nel contempo il fenomeno di comportamenti irrispettosi e pericolosi per sé e per gli altri.
Per consentire la buona riuscita dell’iniziativa odierna, l’Amministrazione comunale ha messo a disposizione degli scuolabus per il trasporto degli studenti dai plessi scolastici di Bacu Abis, Is Gannaus, Is Meis e Serbariu.