5 December, 2025
Home2025 (Page 188)

Il campo Comunale di Giba ospita alle 16.00 la finalissima della 33ª Coppa Capodanno per giovanissimi, torneo organizzato dalla delegazione di Carbonia Iglesias della Lega Nazionale Dilettanti. A contendersi la Coppa saranno il Carloforte e la Marco Cullurgioni Giba, impostesi in semifinale rispettivamente al Carbonia (2 a 1) e all’Astra Carbonia (6 a 1).

La fase finale del torneo è stata organizzata con la collaborazione dell’Amministrazione comunale di Giba guidata dal sindaco Andrea Pisanu.

Sabato 4 gennaio a Carbonia, l’artista Boro Boro, all’anagrafe Federico Orecchia, ha “infiammato” la piazza Roma con il suo hip-hop underground. In molti conoscevano le sue canzoni e non hanno perso l’occasione di cantarle con lui.

Grazie alle sue doti da freestyle inizia a collaborare con artisti come Shade e Oliver Green, ad oggi l’artista torinese classe 1996 può raccontare di dovere la sua popolarità al brano “Drop The Money”, seguito da “Lento”. Boro Boro colleziona diversi record per milioni di stream e visualizzazioni su YouTube. Fra i suoi successi “Trasparente”, “Come stai bro?”, “Nena”. A luglio del 2020 pubblica il suo primo progetto discografico “Caldo” insieme a Mamblosco. Si tratta di un album composto da undici tracce ideate e registrate a Barcellona, un cocktail di mondi e stili musicali differenti che si fondono per dar vita ad un qualcosa di molto originale. Tanti successi come con “Cadillac” che ha avuto quaranta milioni di visualizzazioni. Nel 2023 vede la luce il suo primo e attesissimo album “Bendicion” che vanta collaborazioni con Goelier, Fred de Palma, Mamblosco, Elettra Lamborghini, Oriana, Villabanks e Artie5ive. Dopo questo album l’artista abbandona il nome Boro Boro per essere solo Boro. Ed è proprio lui il solo e unico Boro che il pubblico presente acclama sin dalle prime note.

Molti conoscono le sue canzoni, molti le cantano, molti conoscono il personaggio, ma conoscono veramente chi è Federico Orecchia?

Dietro le quinte, dopo il concerto, Boro lascia sul palco le sue canzoni “piccanti”… e lì che incontro un ragazzo senza occhiali da sole, dagli occhi azzurri come il cielo un sorriso dolcissimo ed una gentilezza disarmante.

Ragazzi che contrasto!

Parliamo, mi racconta un po’ di sé: è strafelice del successo appena riscosso a Carbonia… ma è dispiaciuto di non potersi trattenere a fare foto con i suoi fan, di lì a poco, infatti, deve prendere l’unico volo disponibile. Intorno a lui uno staff di giovani garbati, gentili…. Ma il tempo vola e con rammarico scappa via.

Di lui restano tantissime foto, tantissimi video, e una piazza piena di gente che ancora parla di Boro.

Nadia Pische

Mirko Meloni

 

 

L’assessore dell’Industria Emanuele Cani ha convocato per domani, martedì 7 gennaio 2025, alle ore 13.00, nella sede dell’assessorato in via XXIX Novembre a Cagliari, un incontro con i rappresentanti sindacali sulla vertenza Sider Alloys, per fare il punto a seguito dell’aggravarsi della situazione negli ultimi giorni.
L’assessore Emanuele Cani sarà presente domani mattina, assieme a operai e sindacati, di fronte ai cancelli dello stabilimento della Sider Alloys a Portovesme.

Domani, martedì 7 gennaio 2025, alle 7.00 saremo presenti, io e alcuni dell’equipe UPSL, come spesso ci sta capitando, ai cancelli della Sider Alloys, per un’assemblea con le lavoratrici ed i lavoratori Sider Alloys, in conseguenza dello slittamento imposto dall’azienda della ripresa lavorativa, nonché il ritardo nei pagamenti della 13ª e della retribuzione di dicembre. Poi alle 8.00 ci sposteremo in Portovesme srl per un’assemblea con i lavoratori SKV, in considerazione delle sempre maggiori difficoltà in cui versa il territorio, per mantenere viva l’attenzione.

Don Antonio Mura

Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Iglesias

 

Un goal realizzato al 5′ del primo tempo da Matteo Atzei, molto contestato dall’Atletico Masainas per una presunta posizione di fuorigioco, ha deciso la partita tra Atletico Masainas e Villacidrese, valida per la 17ª giornata del girone A del campionato di Promozione regionale. Su un lancio in profondità, è scattato l’attaccante della squadra campidanese, il portiere sulcitano Daniele Bove s’è fermato, con lui i compagni della difesa, chiamando a gran voce l’intervento dell’arbitro Edoardo Caddeo e del suo assistente di destra Tiberio Deidda, il fischio non è arrivato, Matteo Atzei è andato avanti e ha depositato il pallone in rete. Daniele Bove ha continuato a protestare, è stato ammonito ma la decisione non è cambiata. La Villacidrese ha incassato il goal e ha difeso la decisione della terna arbitrale, appoggiandosi anche alle riprese video.

Il goal della Villacidrese, inevitabilmente, ha condizionato lo svolgimento della partita che l’Atletico Masainas di Massimo Comparetti ha affrontato con una formazione ampiamente rimaneggiata, imbottita di giovanissimi. Anche la formazione allenata da Alberto Piras accusava alcune assenze, su tutte quella del bomber Mauro Ragatzu.

L’Atletico Masainas ha reagito, ha costruito diverse occasioni, appoggiandosi soprattutto sui lanci verso Momo Cosa, diverse volte fermato per le posizioni di fuorigioco. La Villacidrese non ha brillato ma è riuscita ad arrivare al riposo con il goal di vantaggio.

 

Nel secondo tempo l’Atletico Masainas ci ha provato con maggiore insistenza, il giovane portiere della Villacidrese Ovidiu Valentin Ghimici s’è opposto ad alcune conclusioni pericolose, la Villacidrese ha avuto la palla per chiudere i con ti sul 2 a 0 cogliendo un palo a portiere battuto, ma poi è stata la traversa a dire di no ad una straordinaria occasione dell’Atletico Masainas, con il pallone che ha pulito la linea di porta ed è tornato in campo.

 

Alla fine il contestato goal iniziale è risultato decisivo, scatenando l’entusiasmo in casa Villacidrese con i tre punti che portano la squadra a quota 27, al settimo posto, a quattro punti dalla zona playoff; l’Atletico Masainas resta fermo a quota 13, ora penultimo, a due punti dalla quota playout e a ben sei punti dalla salvezza diretta. Il campionato è ancora lungo, c’è un intero girone di ritorno da disputare, ma certamente d’ora in avanti i punti saranno sempre più “pesanti”.

Atletico Masainas: Bove, Capra, Uccheddu Nicola, Biccheddu, Todde, Uccheddu Paolo, Lindiri, Mura Federico, Cosa Matteo, Ballocco, Cosa Daniele. A disposizione: Maccioni, Mura Manuel, Zedde, Caredda, Cara, Deiana, Pistis. Allenatore: Massimo Comparetti.

Villacidrese: Ghimici, Pinna Mattia, Muscas, Saias, Porcu, Pilleri, Cirronis, Atzei, Piras, Figus, Paulis. A disposizione: Piga, Medda, Pinna Matteo, Ambus, Pittau, Lussu, Keita. Allenatore: Alberto Piras:

Arbitro: Edoardo Caddeo di Cagliari.

Assistenti di linea: Annamaria Sabiu e Tiberio Deidda di Carbonia.

Marcatori: al 5′ Matteo Atzei (V).

 

 

La società civile e quella politica italiana sul tema della Sanità si stanno dividendo in due come in America. Anche qui da noi probabilmente in futuro i tanti partiti confluiranno in due fronti. Ci sarà un fronte di conservatori e uno di progressisti, e ognuno avrà un diverso parere sul come risolvere i problemi.
La differenza di opinioni a cui stiamo assistendo in campo sanitario oppone quelli che propendono per una Sanità pubblica, integrata da una sanità privata e concentrata in pochi centri di riferimento, a quelli che propendono per una sanità prevalentemente pubblica e omogeneamente distribuita nel territorio.
Un manifestazione chiara di questa tendenza si è vista nella proposta di “Autonomia Differenziata” in cui le regioni del Nord vorrebbero una propria Sanità finanziata da fondi ricchissimi e una Sanità del Sud finanziata da un modesto Fondo Sanitario Nazionale.
Ciò porta alla situazione di stallo decisionale attuale in cui i politici, che hanno in mano una Sanità fallita, dovranno infine decidersi: o Sanità pubblica o Sanità privatizzata.
Onestamente non è chiaro quale via vogliano prendere, né se abbiano previsto quali conseguenze contrapposte ne deriveranno.
Non dobbiamo condannarli: la decisione , in realtà, è estremamente difficile. La storia, la Grande Storia sanitaria, ha da sempre due facce: una pubblica e una privata, ed è così da secoli e millenni.
Anticamente la Sanità, già da prima di Ippocrate, era sostanzialmente privata. Poi venne quel “tale” che raccontò la parabola del “Buon Samaritano”, e lì iniziarono i problemi di coscienza per l’umanità. La “coscienza” ribollì fino al quarto secolo dopo Cristo quando Benedetto da Norcia in Italia, e Basilio in Cappadocia idearono la “sanità ospitaliera” gratuita per tutti. Per aver preso quella decisione vennero fatti Santi. Quella sanità, totalmente caritativa, generò poi nella chiesa cattolica e in quella ortodossa il fulcro della loro missione assistenziale. Le città medioevali si riempirono di tanti ospedali caritativi retti da fratres” e “sorores” che erano finanziati da benefattori. Nell’anno 1456, un certo cardinal Rampini, a Milano, decise di chiudere i 16 ospedali caritativi della città e di costruirne solo uno, grandissimo, dotato di letti con comodini e bagni che scaricavano nei “Navigli”, con criteri di igiene e di amministrazione modernissimi. Venne chiamato “Ospedale Maggiore”. Era destinato agli acuti, cioè a quei pazienti che entrano febbricitanti o traumatizzati e ne escono, dopo poco tempo, vivi e sani, o morti. Poi costruì un ospedale fuori Milano, destinato ai “cronici”. Qui coloro che vi entravano, fossero essi storpi, lebbrosi, tubercolotici, folli, idioti, o semplicemente vecchi e poveri, vi restavano per sempre. Come si vede nella Storia, con l’invenzione degli ospedali civili e delle Rsa, noi del terzo millennio siamo arrivati secondi.
Quella di Rampini fu la rivoluzione che suggerì a tutta l’Europa come costruire gli ospedali moderni. Era il quindicesimo secolo e, se ci si pensa, oggi siamo ancora fermi lì a quella riforma ospedaliera. Invece, la medicina territoriale rimase in mano agli specialisti nei loro ambulatori privati finché, nel corso della Rivoluzione francese del diciottesimo secolo, si decise un piano anche per essa: tutto il territorio nazionale della nuova Repubblica venne suddiviso in “distretti sanitari” dotati di ospedali e di ambulatori pubblici, finanziati dallo Stato (esattamente come la ASL attuali). A quel piano, dette il suo apporto un tal “Marat”, socio di Danton e Robespierre. “Marat” è la pronuncia francese di “Marras”, un cagliaritano. A Cagliari, nella seconda metà del diciannovesimo secolo venne fondato l’ospedale “San Giovanni di Dio” finanziato da donazioni di cittadini facoltosi. Gli stessi benefattori pagavano la retta giornaliera dei ricoverati. Ogni cittadino era libero di salvaguardarsi come poteva, ma, come si sa nessuno era in condizione di farlo. Tanto meno si salvaguardavano le donne che non avevano alcuna autonomia finanziaria. Per capire quanto estrema fosse la miseria sociale ricordiamo che in quei tempi, in Italia, vi erano 286 nati morti ogni mille parti. Allora lo Stato riteneva che non fosse opportuno entrare nelle cose private di sanità. Qualche cambiamento comparve con le leggi Crispine del 1887 quando, dopo un gravissima epidemia di colera, per la prima volta il Governo dichiarò che l’igiene pubblica deve essere gestita e tutelata dallo Stato. Così nacque il primo embrione di Sanità pubblica e furono regolamentate le Opere pie. A fine 1800 vennero poste le radici delle Casse mutue. Esse erano Enti assicurativi nati nelle società operaie quando i lavoratori salariati iniziarono ad associarsi e mettere in comune proprie risorse per assicurarsi il rischio di vita. Le casse Mutue iniziarono a strutturasi meglio alla fine della Prima Guerra Mondiale e negli ultimi anni del Fascismo. In quel tempo le Casse mutue garantivano la salute solo ai lavoratori dipendenti dallo Stato e ai lavoratori di Aziende che lavoravano per lo Stato. La protezione tuttavia non era totale: se un minatore restava schiacciato sotto una frana poteva contare su cure gratuite limitate a 6 mesi in un anno mentre la famiglia poteva essere curata per soli 30 giorni in un anno.
L’assistenza per i mutuati, fuori dagli ospedali, era limitata soltanto alla visita del medico generico. Il mutuato doveva pagarsi i farmaci e gli Specialisti. I lavoratori privati invece non avevano nessuna assistenza. Quando un componente della famiglia di questi si ammalava tutta la famiglia correva il serio rischio di finire in povertà per pagare le spese di cura. Chi aveva case, terreni, bestiame li vendeva per pagare i ricoveri, i farmaci e gli specialisti. Per i lavoratori dipendenti tra il 1927 e il 1943 nacquero l’INAIL e l’INAM, finanziate obbligatoriamente con parte del salario, ma avevano molti limiti. Per altre categorie di lavoratori nacquero molte piccole mutue private che davano prestazioni modeste. Tutte le Mutue si differenziavano fra di loro in base all’entità della contribuzione dell’associato. Solo i poveri erano curati con fondi comunali. La carità era la forma di assistenza più diffusa.
La medicina caritativa sopravvisse in Italia fino al ventesimo secolo quando venne supportata anche dallo Stato che costruì i tubercolosari e i centri ospedalieri di assistenza ai lavoratori delle miniere e delle industrie pesanti (vedi CTO e Sirai), destinati sia agli operai vittime di incidente sul lavoro, sia alle loro famiglie (ostetricie e pediatrie).
La modestissima Sanità pubblica veniva controllata dal ministro dell’Interno, o da quello del Lavoro.
Fino al 1956 nessuna parte politica volle mai istituire il ministero della Sanità per evitare l’onere delle spese. Spese che sarebbero state intollerabili per lo Stato a causa della forte incidenza e mortalità da TBC, malaria e tifo. Negli anni ‘50 del 1900 vennero portate in Italia la Penicillina, la Streptomicina e il DDT, acquistati con fondi del Piano Marshall e della Fondazione Rockfeller; questo ridusse moltissimo l’incidenza di malattie da infezione.
Allora facevano paura allo Stato le spese per le malattie da microbi così come oggi fanno paura le spese per malattie da invecchiamento. Si sta ponendo oggi un dilemma di spesa simile.
In America nel 1945, quando ancora in Italia si vivevano gli strascichi delle lotte partigiane, divenne presidente Harry Truman. Fu un presidente determinato in ogni azione politica: decise la fine dello isolazionismo americano, occupò Berlino per non lasciarla ai russi e stabilì un ponte aereo per nutrirla, iniziò la guerra in Corea e finanziò il “Piano Marshall” che salvò l’Italia dallo sprofondare nella fame del dopoguerra, fermò definitivamente la Seconda Guerra Mondiale con le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki e, per quanto riguarda la politica interna americana, propose una modernissima “Riforma sanitaria”, nel contesto del “fair deal” (l’affare giusto per i diritti civili). Quella sua proposta di riforma influenzò la storia sanitaria italiana. La proposta iniziava con questa dichiarazione: «La Nazione ha bisogno che siano rimosse le barriere economiche per ottenere l’assistenza sanitaria. La salute di tutti i cittadini merita l’aiuto di tutta la Nazione». Egli propugnava l’assistenza sanitaria gratuita per tutti. Tuttavia, la proposta di riforma venne bocciata a causa della forte opposizione del partito Repubblicano.
Ai repubblicani si era associato, nel voto contrario, anche un gruppo di senatori democratici. La lobby delle assicurazioni private aveva vinto.
La riforma non si fece e ne conseguì la persistenza di un sistema sanitario nazionale basato sulle assicurazioni private, in cui i facoltosi si potevano curare in modo accettabile. I poveri e i vecchi potevano contare sul sistema assistenziale pubblico di “Medicaid” e “Medicare”. Circa il 60% della popolazione, se voleva assistenza, doveva stipulare una assicurazione privata. L’occasione perduta della proposta Truman fu parzialmente recuperata sessantasette anni dopo con Barak Obama. La riforma nota col nome di “Obamacare” venne approvata nel 2008 e con essa l’assistenza gratuita si estese ad altri 32 milioni di americani. Questa riforma contiene anche due novità: il divieto alle assicurazioni private di rescindere il contratto nel caso in cui il cliente contraesse il diabete o un tumore, e il divieto alle assicurazioni di mettere un tetto ai risarcimenti. Questo salvò gli assicurati dal calvario del dover ricorrere in giudizio, contro le assicurazioni, per ottenere l’intera somma spesa anticipatamente per le cure.
In America il presidente Harry Truman fallì ma ebbe successo in Italia. In una intervista il ministro della Sanità Tina Anselmi raccontò che già in Italia si discuteva sulla proposta di Truman nei primi anni ‘50. I princìpi in essa contenuti vennero da lei utilizzati per produrre la più grande legge del ventesimo secolo: laì Riforma sanitaria 833/78. Con essa si realizzò concretamente l’articolo 32 della Costituzione garantendo a tutti gli italiani l’assistenza sanitaria gratuita “dalla culla alla tomba”. La Riforma venne poi applicata successivamente dal ministro Aldo Aniasi nel 1980; venne poi applicata in Sardegna nel 1982. Da noi vi fu un immediato miglioramento della sanità pubblica. Gli anni dal 1982 al 1992 furono di grande creatività assistenziale sia negli ospedali che nei territori. Nel 1992 il mondo cambiò. Avvenne la più grave crisi politica ed economica del Dopoguerra. Con gli scandali della corruzione (“Mani pulite”) e col crollo delle “Partecipazioni statali” l’Italia stava andando in fallimento. Fu necessaria una cura da cavallo: bisognava risparmiare  e la sanità pubblica venne duramente colpita. Le Usl (Unità sanitarie locali), con gestione esclusivamente pubblica e territoriale, vennero trasformate in ASL, cioè in
“Aziende” a gestione di tipo privatistico con l’esclusione dei Sindaci dal controllo della gestione.
Vennero approvate leggi di riforma con lo scopo di ridurre ulteriormente la componente pubblica contenuta nella legge 833/78. Furono la legge 502/1992 e la legge 229/1999.
Così nacquero le “Aziende” gestite da manager. Con l’ingresso dei manager prese piede lo slogan “gestire con efficienza e efficacia” che banalmente vuol dire “spendere meno e ottenere lo stesso di prima”. In quegli anni si facevano corsi di “management” che insegnavano come farlo. Fu allora che si iniziò a “spendere meno” riducendo il personale ospedaliero e gli acquisti, gli emolumenti e le manutenzioni. I Sindaci, che prima erano i controllori, non potevano farci più niente. Nel 2011 il sistema di controllo sulla gestione economica delle ASL si fece più severo e vennero prodotte leggi che inducevano a chiudere intere Unità operative specialistiche e interi ospedali. Da allora l’efficienza degli ospedali ha preso la china fino alla condizione attuale. Oggi tutti, facoltosi e meno facoltosi, affollano i Pronto soccorso degli ospedali disponendosi in lunghe file d’attesa per farsi trattare una frattura, una febbre, una colica, o una crisi cardiaca o neurologica. Alcuni finiscono per prendere l’aereo verso regioni del Nord per ottenere cure.
Ecco, questo è il contesto in cui si trovano quei politici che devono prendere una decisione veramente difficile. Il dilemma, come si è voluto dimostrare, è storico ed essi legislatori non sono i primi che si apprestano ad affrontarlo. In passato si arrivò a non volere istituire il ministero della Salute per non aggravare il Bilancio dello Stato. Il dilemma è sempre lo stesso: diminuire le spese per la Sanità pubblica, limitandola a pochi centri, per salvare il Bilancio dello Stato? Oppure: salvare la Sanità pubblica, su tutto il territorio, mettendo a dura prova il Bilancio dello Stato?
Ci vogliono doti di saggezza, mediazione e determinazione veramente notevoli.

Mario Marroccu

Nella notte del 29 dicembre, la piazza Sant’Andrea, ad Assemini, ha accolto sul palco lo showcase di un grande artista in auge nel panorama musicale italiano di questi ultimi tempi: Tananai. L’evento, organizzato dal comune di Assemini, con in testa il primo cittadino Mario Puddu, in collaborazione con l’assessorato regionale del Turismo, è stato un vero successo.

La serata è iniziata con dj set, artisti emergenti del territorio, per poi proseguire dopo la performance di Tananai, con lo stratosferico dj set Sandro Murru. Le note delle canzoni, colonne sonore degli anni ’90/2000, sono riecheggiate nell’aria sino alle prime ore del giorno successivo, facendo ballare e cantare giovani e meno giovani, accorsi da tutta l’isola per partecipare ad una notte musicale dai toni unici!!!

Tananai, all’anagrafe Alberto Cotta Ramusino e in arte cantante e produttore discografico, è un 29enne, inizialmente conosciuto come Not For Us. Milanese cresciuto a Cologno Monzese, appassionato di musica sin da adolescente, ha al suo attivo diversi successi come Volersi male a Calcutta del gennaio 2020 Ichnusa e Maleducazione, pubblicati successivamente, tutti pezzi inseriti nel suo primo EP intitolato Piccoli Boati. A dicembre 2021 arriva Esagerata che non riscuote grande successo, così come accade nel 2022 a Sanremo con Sesso Occasionale, dove si pclassifica ultimo. Un pezzo che si imporrà in seguito, portandolo alla ribalta fino ad ottenere un grande successo di pubblico.

Il nomignolo Tananai è il nome con cui lo chiamava il nonno bresciano, nome simpatico ma poco lusinghiero dato che in dialetto indica una persona sciocca ed ingenua. Nel 2023 si ripresenta a Sanremo con il suo inedito Tango che parla di relazioni a distanza vissute lontani l’uno dall’altro, sia mentalmente sia fisicamente, e contro tutte le previsioni arriva ad un passo dal podio, dopo Marco Mengoni, Lazza, Mr Rain e Ultimo quasi come una rivincita per se stesso. Un artista che nella notte del 29 dicembre ad Assemini, nonostante il freddo pungente e l’umido incalzante, è riuscito ad infiammare il cuore di migliaia di persone desiderose di vederlo e di poter cantare con lui a voce talmente alta da arrivare quasi a coprire l’artista. Un anticipo del capodanno ricco di emozioni che Tananai con i suoi testi e le sue musiche ha regalato a chi sa amare.

Nadia Pische

Mirko Meloni

Domenica 5 gennaio 2025, a Nuxis, nei locali del Centro sociale gremito di un pubblico costituito prevalentemente da adulti, si è tenuto un concerto voluto dall’Amministrazione comunale e dal Gruppo Folk Sant’Elia al fine di inaugurare il nuovo anno.
E’ stato uno spettacolo magistrale in quanto sul palco si sono esibiti musicisti e cantautori professionisti che coniugano le loro capacità artistiche con l’amore per la tradizione culturale sarda.
Sonorità ancestrali e melodie moderne, voci vibranti e tonalità suggestive hanno caratterizzato i brani di Roberto Tangianu – suonatore di launeddas -, di Giambattista Longu – violinista -, di Peppino Bande – alla tastiera e all’organetto -, mentre le voci di Maria Giovanna Cherchi e di Cecilia Concas si sono alternate a quelle di Laura Santucciu e Fabrizio Sanna.
E’ stata una serata di intrattenimento e di condivisione di cultura in quanto canti in italiano e in sardo, antico e moderno, esperienze e riflessioni sulla nostra identità si sono susseguiti anche grazie a Emanuele Garau che, oltre ad aver cantato, ha introdotto il suo libro, Che fizu’e anima, nel quale esprime l’eredità lasciatagli da Maria Carta che ha conosciuto personalmente.
Ha fatto da collante alle oltre due ore di spettacolo la maestria del presentatore Giuliano Marongiu che ha esordito con il saluto “Viva Nuxis, viva la Sardegna”.
La serata si è conclusa con la poesia di Badore Sini “No potho reposare” intonata dagli artisti insieme al pubblico e con gli auspici del sindaco Romeo Ghilleri e della presidente del Gruppo Folk, Claudia Serra, a rincontrarci Atrus annus cun saludi.

Simona Pirosu

Dopo la pausa di fine anno, riparte questo pomeriggio il campionato di Eccellenza con la prima giornata del girone di ritorno.

L’Iglesias di Giampaolo Murru, transitata al giro di boa al sesto posto insieme alla Nuorese, a quattro lunghezze dall’ultima posizione utile per l’accesso ai playoff, occupata dal Calangianus, ospita il San Teodoro Porto Rotondo, formazione in lotta per la salvezza. Dirige Federico Cosseddu di Nuoro, assistenti di linea Antonio Carbini di Olbia e Andrea Cubeddu di Sassari.

Giampaolo Murru ha convocato i seguenti 18 calciatori: Fabricio Alvarenga, Santiago Brailly, Antony Cancilieri, Nicola Capellino, Stefano Crivellaro, Alessandro Fenu, Sasha Giorgetti, Adam Idrissi, Gianluigi Illario, Bryan Mancini, Samuele Mastropietro, Lorenzo Mechetti, Alberto Piras, Edoardo Piras, Mattia Pitzalis, Vincenzo Riccio, Momo Sakho, Alessandro Restivo.

Il Carbonia, dopo aver festeggiato il Natale e Capodanno con il morale alto per la vittoria sulla Ferrini che ha chiuso il girone d’andata, “battezza” il girone di ritorno sul campo della capolista Budoni. Sulla carta è una partita quasi impossibile ma poterla affrontare serenamente costituisce una buona base sulla quale cercare di costruire un’impresa. Dirige Gabriele Dascola di Cagliari, assistenti di linea Samuel Fronteddu di Nuoro e Mario Canu di Olbia.

Diego Mingioni ha convocato i seguenti 20 calciatori: Enrico Galasso, Stefano Atzeni, Mateo Broglia, Costantin o Chidichimo, Nicolas Garcia, Wellinto Caverzan, Nicolas Ricci, Tomas Pavone, Lorenzo Isaia, Davide Doneddu, Giovanni Carboni, Leonardo Tocco, Gianluca Filippi, Gianluca Cocco, Lorenzo Sartini, Francesco Dioneddu, Federico Moreno, Mauro Abbruzzi, Nicola Mancini, Danilo Cocco.

Sugli altri campi, spiccano l’impegno della capolista Monastir a Gavoi con il Taloro, quello dell’Ossese sul campo della pericolante Ferrini e l’impegno casalingo del Tempio con la Nuorese. Completano il programma della prima giornata del girone di ritorno le partite Alghero-Calangianus, Li Punti-Bari Sardo e Villasimius-Ghilarza.

Nella foto di copertina l’Iglesias di Giampaolo Murru

Nella foto sotto il Carbonia di Diego Mingioni

 

Sideralloys, la storia infinita di una fabbrica che non decolla. Dal 2018, quando la fabbrica venne rilevata dall’Alcoa attraverso Invitalia, nulla è cambiato se non qualche intervento nella fonderia.
Renato Tocco, segretario territoriale della UILM UIL, lancia un messaggio forte e chiaro.
«Il Governo deve essere parte centrale per la soluzione del problema e prendere decisioni che non possono più essere disattesedenuncia Renato Tocco -. Attualmente buona parte di lavoratori sono in mobilità e proprio per questo motivo il rientro dei lavoratori in fabbrica è incerto. A tale riguardo il 7 gennaio i lavoratori saranno ai cancelli per manifestare e denunciare questa situazione di stallo.»
«Il management Sideralloysprosegue Renato Tocco deve essere chiamato alle sue responsabilità e dire in modo chiaro e definitivo quale futuro produttivo intende dare allo stabilimento, il cui destino sembra non interessi nessuno.»
«Noiconclude Renato Tocconon ci fermeremo mai sino a quando il Governo non prenderà decisioni definitive, al fine di chiudere definitivamente questa situazione, salvaguardando così il futuro dei lavoratori, delle loro famiglie e, soprattutto, di un intero territorio.»
Armando Cusa